Votes taken by OldCannella

  1. .
    Oh mio Dio, siete ancora (quasi) tutti qui! Mi siete ritornati in mente e mi son detto "stai a vedere che è tutto morto sulla vecchia Legend", e invece no, siete sempre qui! T______T













    Dio i flashback.









    Devo ricominciare a ruolare wrURgcp ueDEj9M
  2. .

    Posta da Casa


    Parte III - Partenza


    Per poco Kenta non si commosse davanti a così sincere dimostrazioni di solidarietà. Certo, il Guardiano rimase più freddo e distaccato, com'era nel suo carattere, ma promise nondimeno di aiutare il ragazzone, per quanto possibile. Ma per lui la reazione era scontata: alla fine erano compaesani, e per di più Kato era un suo superiore, e aveva quindi una certa responsabilità nei confronti dei giovani ninja del Villaggio.
    No, quello che davvero stupì Kenta fu la reazione dell'altro: un perfetto sconosciuto, che si preoccupava così per la sorte di suo padre. Allora al mondo c'è sempre anche brava gente! Non riusciva bene a spiegarsi tutto quell'interesse, ma dovevano esserci dei motivi. Magari aveva perso anche lui un caro. No, non perso pensò Kenta Papà non è ancora perso. Lo troviamo, eccome se lo troviamo!
    Ad ogni modo, il supporto di quel piccoletto poteva rivelarsi davvero prezioso, ed in più i suoi modi affabili e il fatto che fosse così minuscolo (almeno rispetto a lui) glielo fecero rimanere immediatamente simpatico.

    Grazie, grazie mille davvero, a tutti e due! Troverò il modo di sdebitarmi con te, Youshi, dovessi metterci anche tutta la vita!

    Rivolse un altro breve inchino al Guardiano.

    Signore, non lo so se questi banditi sono collegati a quelli dell'altra volta, anche se può essere. So solo che le strade sono sempre più pericolose, e che di quei maledetti ce n'è sempre di più in giro. Io comunque voglio andare prima a casa mia, perché da lì è partito papà, e devo scoprire dov'era diretto. Mamma non l'ha scritto, quindi mi tocca chiedercelo direttamente. Ma per darvi un'idea di dove si potrebbe andare a finire, Papà non va quasi mai più lontano di una venticinquina di chilometri da casa, tutta roba che si può fare in un paio di giorni di viaggio massimo, andata e ritorno. Se non si torna entro otto ore, cercateci in un'area così, intorno casa mia.

    Scarabocchiò velocemente le indicazioni per raggiungere la casa-fucina dei Nabe sul retro della lettera e la consegnò al Guardiano.

    Andiamo allora, Youshi! Dovremmo muoverci, quindi se non ti dispiace...

    Kenta afferrò il piccoletto con una delle manone, e se lo issò in spalla.

    Così facciamo prima, che c'ho il passo lungo.

    Senza sentire altre ragioni, si mise a correre in direzione di casa, con il nuovo amico in spalla e il cuore forse un po' meno peso di prima. Almeno, non era più solo ad affrontare quella cosa.
  3. .

    Posta da Casa


    Parte I - La Lettera

    [Alla Locanda]


    Kenta faticava un po' ad ambientarsi nella sua nuova casa ad Oto (una pensione da quattro soldi). Per cominciare, le cose non sembravano essere state costruite per persone della sua misura. Tutto era dannatamente piccolo. I pasti erano poco abbondanti. La gente, poi, lo guardava come fosse un mostro. I colleghi ninja tendevano a starsene per i fatti loro, e in molti lo trattavano con sufficienza per le sue origini umili, per la sua parlata provinciale, o per la sua ignoranza sul funzionamento di quel mondo nuovo e misterioso. O tutte e tre le cose.
    In poche parole, Kenta aveva una fortissima nostalgia di casa.
    Chissà come se la passano, alla fucina. Ce la fara Ken a lavorare con un braccio solo? E pa', a lui ci riuscirà di nuovo lavorare come prima con tutte quelle ustioni? Mi mancano, dannazione, mi mancano proprio. Ma che c'avevo nella zucca per venire qui? A fare cosa, poi? Mica gli sto dando una gran mano, a starmene qui sdraiato.
    In effetti, non avendo trovato molto da fare fino ad allora, Kenta si era limitato a ciondolare in giro e dormicchiare nella sua stanzetta. Aveva provato a capire come funzionasse il suo nuovo impiego, ma senza eccessivo successo. La situazione pareva calma, anche in un Villaggio movimentato come quello del Suono.

    Stava giusto pensando di uscire di nuovo, in cerca di ispirazione, quando sentì la voce del proprietario della locanda chiamarlo da dietro la porta.
    C'è posta, giovanottone! disse l'ometto, e a Kenta bastò allungare un braccio immenso per aprire la porta e afferrare la lettera che l'altro gli stava porgendo.

    Grazie mille, signore. Chi me la manda?

    Non lo so, ma l'ha portata un funzionario dell'Accademia. Sembra una roba ufficiale.

    Ah! Ottimo! Mi ci voleva proprio! Si sono fatti vivi, alle lunghe!

    Euforico, Kenta aprì la busta rompendone il sigillo e iniziò a leggere. Pochi secondi dopo, il proprietario lo vide sbiancare. La montagna umana che gli si parò davanti poco dopo non aveva niente dell'usuale bonarietà. Aveva lo sguardo spento, e un tremito furioso gli percorreva il corpo, facendo gonfiare i muscoli del collo.

    Devo andare. Non mi aspettate per cena.

    Lo scostò con una mano grossa come un piatto, e si lanciò a perdifiato in strada, la lettera accartocciata nell'altro pugno.

    vSaC22K

    [Alle Mura]


    Kenta arrivò trafelato alle Mura. Non si era fermato neppure per un istante. Tutto quello di cui aveva bisogno l'aveva già addosso, o stritolato in mano. Quella lettera, quella dannata lettera.
    Davanti a lui, il Guardiano, che aveva già visto, stava interrogando un tizio dai capelli bianchi e puntuti, un nanerottolo straniero, a giudicare dall'aspetto.
    Il gigante si fermò di botto, slittando sul terreno e sollevando un gran polverone, poi, senza curarsi dell'etichetta (e delle sue usuali buone maniere) interruppe i due, gridando.

    KENTA NABE, SIGNORE, CHIEDO IL PERMESSO DI LASCIARE IL VILLAGGIO PER UN PO'!

    Dopodiché, tese la lettera stropicciata al Guardiano. Se questi l'avesse presa e letta, avrebbe scoperto il perché di tanta agitazione e fretta.
    La lettera, scritta da una mano visibilmente instabile, era una richiesta di aiuto, inoltrata attraverso l'Accademia.

    CITAZIONE
    Kenta,
    Papà ieri non è tornato dal suo solitogiro di vendite.
    Di solito è così puntuale, lo sai, e avverte sempre se ritarda.
    Sono preoccupata da morire.
    Ti mando questa lettera tramite l'Accademia, per essere sicura che ti lascino venire, o almeno spero.
    Ti prego, fai in fretta.
    Un abbraccio,

    Yoko Nabe

    È di mia madre, signore. La prego, mi faccia andare. La prego.

    Nella sua voce c'era un'impazienza e un dolore che male si sposavano con un fisico così imponente. Quale che fosse il passato del gigante, doveva apparire chiaro che temeva che qualcosa di molto grave fosse successo al genitore scomparso.

    Ciao Cube, questo post è volutamente nel mezzo al post di Horla perchè pensavamo di fare una giocata di quelle co-masterate (una specie di miniquest in due) e questo dovrebbe essere il post di inizio. Poi ovviamente la spostiamo altrove. Ma il tuo contributo alla cosa è ben gradito, così magari ci facciamo pure uno stemmino :riot:



    Edited by OldCannella - 4/3/2018, 20:41
  4. .
    Ciao bestia! Per il solo fatto di avermi fatto questa buona pubblicità, non ti spiegherò un cazzo e ti lascerò a marcire tra i casini del regolamento e la chat u_u no, comunque, benvenuto finalmente, vedi di spicciarti a fare il pg, e se hai bisogno per le tecniche e roba simile chiedimi, tanto il mio numero ce l'hai!
  5. .

    Seguire la Corrente


    Parte IV - Al Cancello Est di Oto


    Improvvisamente, tutto cambia. Nessuno viene ad interrogarmi. Siamo solo io e il Guardiano. Ci metto qualche secondo a realizzare che, probabilmente, si è trattato di un bluff. Rimango letteralmente a bocca aperta per il colpo di fortuna sfacciata che ho avuto: ormai mi consideravo praticamente spacciato. La corrente, a volte, porta in direzioni impreviste. Cambia repentinamente. Ancora sorpreso, sento Kato che mi chiede la lettera. Mi ricompongo e gliela consegno.

    Tenete, Signore.

    Sei libero di andare, ovunque tu voglia. Non hai colpe nei confronti di Oto. Io, Chunin Kato Yotsuki, ti esonero ufficialmente da qualsiasi responsabilità legata a questa missiva. Puoi rimanere qui, se vuoi, e aspettarmi. Magari ritornerò con la lettera e potrai riprendere il tuo viaggio.

    L'unica cosa che mi sento di rispondere, in un contesto del genere è:

    La ringrazio, Signore. Lascio a voi la valutazione della situazione. Ma avete ragione: qualunque sia il contenuto di quella lettera, non credo di essere la persona più adatta a consegnarla. Dovrò guadagnarmi la fiducia in un altro modo.

    Faccio una breve pausa, e in quei pochi secondi molte cose si fanno chiare.

    Signore, chiedo il permesso di recarmi a Kiri un'ultima volta. Voglio mettere in chiaro le cose con la mia famiglia, e possibilmente anche col Villaggio, visto che mi stabilirò qui e prima o poi qualcuno lo verrà a sapere. Quanto alla vostra domanda, sì, Signore, Hebiko mi ha detto di non aprirla. Non so se lei abbia ricevuto l'ordine da un suo superiore.

    Non è esattamente la verità, ma ormai non conta più. Ho realizzato una cosa, e molte cose sono cambiate.

    Arrivederci, allora, Signore. Tornerò il prima possibile.

    So già che non sarà così.
    Senza voltarmi esco finalmente dai Cancelli di Oto. Per l'ultima volta.

    [Due settimane dopo, da qualche parte]


    Il Maestro siede come sempre a gambe incrociate. Il volto è coperto dal solito ventaglio.

    Maestro, temo di aver fallito. Non sono stato in grado di seguire la corrente.

    Eppure sei qui, davanti a me. Vivo.

    Sì, ma cos'è cambiato? Persone si sono fidate di me, ho tentato di seguire la corrente, di muovermi lungo le trame del Fato, e non è cambiato niente.

    Ne sei sicuro? Gli effetti di quello che hai fatto potrebbero vedersi tra un po'.

    Il problema allora credo di essere io. Non mi piace dove mi porta il Fato.

    Il Fato non deve piacere o dispiacere. Deve essere accettato, e assecondato. E tu lo hai fatto egregiamente. Spero tu sia pronto per ripartire. Non sono affatto arrabbiato con te.

    Non sono sicuro di voler ripartire, Maestro.

    Come, prego?

    Ho detto che non credo di voler ripartire. Non voglio un'altra missione, Maestro.

    Non essere ridicolo, Reiji. Devi seguire la corrente. È questo il tuo destino.

    Questo è il destino che voi mi avete imposto. Magari non è quello che voglio.

    Attento, ragazzo, stai molto attento. Stai camminando su un terreno pericoloso. Sembra quasi che tu voglia impugnare il tuo Fato. Come gli sciocchi che noi disprezziamo.

    Che voi odiate, Maestro. Una di quelle persone l'ho messa in pericolo. Non voglio vivere così.

    Ti dispiace per quei pezzenti? Reiji, tu mi deludi.

    Mi dispiace, Maestro, ma non voglio più essere un'Onda. Non fa per me. Temo di essere troppo buono. E mi è venuta voglia di rivedere la mia famiglia.

    Il Maestro sembra sul punto di esplodere, ma si controlla. Sospira, sorride e allarga le braccia.

    Se questa è davvero la tua decisione. non posso ostacolarla. Vuol dire che il tuo destino non era questo. Anche io posso sbagliare. Se vuoi andare vai pure.

    Mi inchino, e mi volto. Non c'è bisogno di aggiungere altro. Mi ritirerò, cheiderò scusa a Papà, vivrò una vita normale. Sì, è questo quello che farò. Forse è quello che ho sempre voluto; forse è per questo che sono fuggito dall'Accademia. Volevo solo avere una vita normale e tranquilla.
    Sono già sulla porta, quando sento un lieve fruscio, e una presenza dietro di me.

    Purtroppo non posso rischiare che tu parli dell'Organizzazione. Mi dispiace Reiji, eri il mio preferito.

    Il panico mi attanaglia, e non riesco a reagire in nessun modo. Uno scatto lampeggiante.
    Per primo sento il sangue che mi scorre, caldo, sul petto.
    Solo dopo arriva il dolore.
    Ma dura poco.

    A Minoru sarebbe dispiaciuto vedere tutto questo spreco.

    Il buio prende il sopravvento.
    Poi, il nulla.

    Nota BeneChiedo scusa se ho aggiunto questa parte finale, ma non sapevo dove altro metterla. E chiedo scusa anche se ho fatto perdere tempo a te Cube, a tutti quelli che si sono letti la giocata, e l'hanno seguita su Discord. Questo finale forse inaspettato è dovuto al fatto che cambierò pg, perché con questo proprio non mi ci sono trovato. Qui a Oto terrò l'altro (il gigante metallico) e con il nuovo andrò a Konoha, a fare un ninja normale (più o meno).
    Ci tengo a specificare che il cambio non è stato causato né da questa giocata, né da chi vi ha partecipato o ha partecipato alle discussioni su Discord. Anzi, io mi ci sono divertito parecchio, era da un po' che non mi teneva così sulle spien giocare a un gdr!
    Detto questo, Cube non importa che mi stemmi, ma metti la timeline nondimeno, così stemmo io te! Ci becchiamo in altre giocate con l'altro otese!

  6. .

    Voglia di Ramen


    Parte I - Da qualche parte a Oto


    Quella mattina Kenta Nabe si era svegliato con un certo languorino. Non che la cosa fosse strana, per un bestione di 150 chili col metabolismo di una fornace a carbone. La fame era una condizione perenne della sua esistenza, e aveva scoperto, suo malgrado, che senza la cucina abbondante della mamma aveva difficoltà a saziarsi.
    Era arrivato nel Villaggio solo da pochi giorni, e alloggiava ancora in uno squallido tugurio di pensione, un luogo miserabile con letti minuscoli (anche se, a favore degli albergatori, si può dire che ben pochi letti non sembrino minuscoli ad uno alto quasi due metri e mezzo) e porzioni risicate.
    Quella mattina, dicevamo, la fame colpì forte il monumentale stomaco del ragazzone, che dopo un po' di rimuginamenti si decise ad uscire in cerca di un buon posto dove mangiare a dovere. Tanto un giretto me lo devo fare comunque. Ancora c'ho da capire bene cosa devo fare per diventare un ninja

    Così, si era alzato rischiando per l'ennesima volta di distruggere il fragile lettino, si era vestito in fretta ed era uscito in cerca di una taverna. Una bella tinozza di ramen, ecco cosa mi ci vorrebbe per rimettermi in sesto!
    Camminava in giro già da un po', torreggiando sulla folla e creandosi il vuoto intorno (non sono molti quelli a cui vada a genio l'idea di ritrovarsi troppo vicino ad un colosso del genere), quando gli cadde l'occhio su un capannello di gente, radunato intorno a quello che pareva essere...un chiosco di ramen! Dato che la sua testa si trovava quasi un metro al di sopra dell'assebramento, non ebbe difficoltà a leggere il nome del posto, Ramen Sounds Good, un nome davvero invitante, si disse Kenta. Affisso vicino all'entrata c'era anche un volantino, che indiceva quello che sembrava un torneo di braccio di ferro. Sì, ma il ramen ce l'hanno lo stesso, vero? Deciso ad avere la sua meritata colazione, il bestione si fece largo tra la folla, come sempre senza troppi problemi a causa della sua stazza, fino a trovarsi di fronte le più improbabile delle buttafuori. Da lontano non le aveva notate, perché erano troppo basse, ma quelle erano decisamente una fragile adolescente e una bimbetta dal musetto allegro, con capelli rosa ordinatamente pettinati. Kenta non aveva idea di che cosa ci facesse una bimba del genere in quel posto, ma lei sembrava sapere il fatto suo, e continuava a rivolgersi alla folla con una vocetta allegra e squillante che fece scaldare il cuore a Kenta. Gli ricordava una delle sue cuginette più piccole. Attese che finisse di parlare con il primo della fila, un tizio coi capelli neri a ciuffo sugli occhi, e ne approfittò per leggere per bene il volantino, quindi si decise ad accucciarsi davanti a lei, fino a portarsi più o meno alla sua altezza. Sedeva su un tavolino, quindi non dovette sdraiarsi per guardarla negli occhi.

    Ehi, ciao piccolina! Ho visto che c'è un torneo di braccio di ferro, e che fanno sconti per chi partecipa. Di norma non lo farei, ma c'ho una famona che non ti dico, e ce ne vuole di soldi per riempire questo pancione che mi ritrovo. Come si fa a iscriversi? Basta che ti dica chi sono? In ogni caso mi presento, che papà dice sempre che è maleducazione se non ti presenti. Io sono Kenta Nabe, fabbro del villaggio di Nabemura, ma ora non faccio più il fabbro. Ora faccio il ninja, o almeno ci provo. Sono appena arrivato e ancora devo ambientarmi, sai, è tutto nuovo per me. Insomma, piccolina, come ti chiami te? Mi iscriveresti, per favore, che c'ho davvero una fame boia?

    Ciò detto si sarebbe rialzato, perché a stare così in basso gli girava la testa, e avrebbe atteso la sua risposta, sperando di poter fare presto colazione. Chissà perché poi c'è tutta questa gente? È una cosa tradizionale fare a gara di braccio di ferro? O a tutti stamani andava del ramen? Mah, ci capisco ancora poco in questa città...
  7. .

    La Serpe, la Bestia ed Io


    Parte I - Amministrazione di Oto


    Collegata alla giocata tra Haru e Hebiko


    Sarei curioso di sapere perché la porta ha una grossa crepa. Insomma, mi sarei aspettato qualcosa di un filo più curato per l'amministrazione di un Villaggio importante come quello del Suono. Questa porta, invece, è decisamente rovinata. Dovrebbero cambiarla, così fa passare gli spifferi.
    Ad ogni modo eccomi qua. Sono entrato in silenzio, nessuno mi ha fermato e questa porta mi ha incuriosito. È l'ufficio che cerco? Non ne ho idea, ovviamente.
    Da dentro sento una voce, però. Parla con un accento strano. Ed è straordinariamente profonda, come se provenisse da un petto smisurato. So che si chiama origliare, ma non posso fare a meno di ascoltare: la voce fa letteralmente tremare le pareti.

    Sta parlando di trovare un lavoro lì al Villaggio! Che se non sbaglio è quello che mi ha detto di fare il Guardiano ciuffoso alle Mura! Stavolta il destino mi ha davvero portato dove sarei dovuto essere! Non succede quasi mai, e l'entusiasmo ha la meglio. La vociona sta chiedendo qualcosa ad un probabile interlocutore, ma io ormai sono rapito dalla gioia per essere riuscito ad andare effettivamente dove volessi andare.
    Senza dare il tempo all'interlocutore di rispondere, spalanco la porta.

    Scusate l'interruzione, ma non ho potuto fare a meno di sentire che qui si tengono i colloqui di lavoro. In teoria dovrei cercarne uno anche io. Anzi, diciamo che in realtà io starei cercando una certa Hebiko! Mi hanno detto di rivolgermi a lei, che avrebbe potuto aiutarmi!

    Solo dopo aver parlato mi rendo conto di cosa ho interrotto. Nella stanza ci sono effettivamente due persone, e un bel po' di caos tutto intorno. Libri e pergamene sparse in giro. Alla scivania siede un qualcosa di grosso dalla forma vagamente umana. Un essere umano immenso, dalla pelle scura e dai capelli foltissimi. Dev'essere il proprietario della voce profonda. Vicino al colosso capelluto sta impettita una ragazza minuta, dai capelli rossi e piuttosto graziosa, anche se con qualcosa di affilato nei tratti, che le dà un aspetto severo e vagamente minaccioso. Non so perché, ma entrambi mi danno immediatamente l'impressione di potermi fare molto, ma molto male.

    Ehm...scusate ancora...io sarei Reiji, ehm, ecco...se volete ripasso più tardi...eh-eh...

    Bella figura di cacca che hai fatto, vecchio mio. Complimenti vivissimi.
    Però accidenti, è proprio carina la rossa!
  8. .

    Il Vagabondo Rosa


    Parte I - Fuori dalle Mura di Oto

    Alla fine, eccomi qui. Me le immaginavo più piccole, le Mura del Suono. Abituato a casa, dove il mare è il principale schermo posto a difesa del Villaggio, le Mura di Oto mi appaiono immense, ora che finalmente me le trovo davanti. Come ci sono arrivato? Camminando, credo, spinto da un qualche impulso che non so spiegarmi. Ho attraversato le montagne di quello che credo fosse il Paese del Fulmine. Ho camminato, da solo, per boschi di alberi secolari, e sono infine giunto in mezzo alle verdi colline e ai campi coltivati di quello che, adesso lo so per certo, era il Paese delle Risaie. Vista la quantità di appezzamenti allagati avrei dovuto fare prima il collegamento.
    Le mie gambe e una serie di scelte più o meno obbligate (come quando sono dovuto scappare da quel gruppo di cinghiali decisamente poco socievoli) mi hanno portato qui, anche se non sono affatto sicuro di volerci essere, qui. Ma non sta a me decidere. O meglio, sta a me, ma qualsiasi scelta io faccia probabilmente non mi soddisferà, quindi in realtà, alla fine, non cambia molto. Scegliere in maniera incongrua equivale a non scegliere affatto.
    Fermo, appoggiato al mio piccolo bastone, compagno fedele del pellegrino, osservo l'alta cinta muraria attraverso un velo fitto di pioggia gelida. Da sotto il bordo del cappuccio vedo, in lontananza, una vasta apertura in quella montagna di pietra. Uno dei cancelli di Oto.
    Senza darmi il tempo di riflettere, le mie gambe si mettono in moto, e sciaguattando nella fanghiglia mi avvio verso il cancello.

    Viste da così vicino, le Mura appaiono ancora più immense. Mandano un messaggio molto chiaro: qui si entra solo col nostro consenso. Dare l'assalto a questa fortezza di Villaggio sarebbe un suicidio. Non mi resta che sperare che chiunque sia di guardia sia anche nell'umore giusto per accogliere un viaggiatore fradicio e dalla storia ambigua. Forse sarebbe meglio che pensassi ad una storia plausibile per giustificare la mia presenza. Temo fortemente che quelli come me vengano definiti traditori, anche se in realtà non ce l'ho con nessuno. Sono solo scappato. Non ho niente contro l'Accademia o i Villaggi. Anzi, rispetto moltissimo quelli che, al contrario di me, hanno il coraggio di impegnarsi per un bene superiore o per un ideale che serva alla comunità. Buon per loro. Non è colpa mia se sono nato codardo e indeciso.
    Quanto alla storiella da raccontare, ci rinuncio subito. Finirei per tradirmi, lo so. Meglio affidarsi all'ispirazione del momento. Per precauzione, però, rivolto in dentro il bavero del mantello, dove tengo ancora appuntato il coprifronte, tutto graffiato in seguito alla turbolenta caduta che ha dato inizio alla mia nuova vita. Così non si dovrebbe vedere, ma non dovrebbe nemmeno apparire come un tentativo deliberato di celare la mia condizione. Non voglio destare sospetti, anche perché in effetti non voglio fare nulla di male. Sono arrivato qui senza un motivo preciso, e senza un motivo preciso vorrei entrare a vedere il Villaggio. Incontrare qualcuno magari. Fare due chiacchiere. Mi manca un po' il contatto con la gente. Con la mia gente, soprattutto. Shinobi, come me. O meglio, come sarei dovuto essere io se non avessi deciso altrimenti.

    Non ha senso titubare ulteriormente. Credo che mi abbiano già visto, anche. Non mi sono avvicinato in maniera particolarmente furtiva. Ormai sono in ballo, e mi tocca ballare, di nuovo.
    Con voce inizialmente incerta, poi sempre più sicura, esclamo:

    Eh-ehi, voi di casa. C'è nessuno? Vi prego, aprite il cancello per dare ospitalità ad un povero pellegrino infradiciato! Non ho cattive intenzioni, voglio solo entrare e trovare un po' di riparo e cibo.

    Ecco, ormai è fatta. Cosa diceva sempre il mio vecchio a proposito di Oto? Ah già, che non sono i più ospitali dei ninja. Chissà perché non mi è venuto in mente prima che mi mettessi ad urlare davanti alla loro porta.
    Ma è così che deve andare. Spero solo che il guardiano di turno non abbia troppi pregiudizi verso gli individui ambigui che spuntano dal nulla chiedendo asilo.
    Dentro di me, però, temo che non sarà così.
    Le cose non vanno quasi mai come spero io.
    Sospiro, e attendo, anche stavolta, che il fato faccia il suo sporco lavoro.
  9. .
    Ma te guarda com'è diventata hi-tech la Legend!
    Come state legendosi? Mi siete rivenuti in mente, e ho pensato di fare un salto a salutare!
    Abbracci e cannella per tutti!











    Sono troppo monco con questa interfaccia nuova, non so nemmeno con che account sono, e soprattutto perché ho tra i miei PG uno decisamente non mio? :whem:
9 replies since 30/8/2014
.