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    OUT OF TIME

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    Harumi si morse il labbro per trattenere la marea di emozioni che le sgorgavano in petto alla vista del suo mentore ridotto in quelle condizioni. Da quando aveva imparato a convivere con la sua metà più oscura aveva smesso di reprimere i suoi sentimenti, ma rimaneva ancora sorpresa da quanto violentemente la scuotessero avvenimenti che una volta l'avrebbero lasciata indifferente. E la visione di Eiatsu ridotto all'ombra di se stesso, con le carni scavate dall'impietoso scorrere del tempo e lo sguardo folle di chi ha attraversato l'inferno, la faceva tremare di rabbia. No, forse rabbia era troppo poco per descrivere il disgusto che provava in quel momento. Ignorò il sommovimento all'altezza dello stomaco, segno che la sua furia aveva raggiunto Matatabi, destandolo dal suo eterno dormiveglia.

    L'eliminatore aveva scelto volontariamente di sottoporsi al peggiore dei supplizi al solo scopo di salvarla, insieme agli altri membri della loro famiglia allargata. Poco importava che non fosse la stessa Harumi che conosceva, ma solo una versione alternativa. Il disgusto per la sua debolezza si mescolò alimentando la rabbia. L'aveva protetta attraverso i cicli immutabili e lei non era stata in grado di fare nulla per aiutarlo. Strinse i pugni, rimanendo immobile mentre colui che l'aveva accolta farneticava. C'era un senso nelle sue parole, dagli strati di disperazione emergeva un fioco lume di speranza. Forse le sue sofferenze erano giunte al termine, forse era giunto il momento propizio, forse...

    Mentre Kensei Hito dava la sua risposta, la giovane otese fece un passo avanti, stringendo il braccio dell'uomo senza badare al sudiciume che lo ricopriva. Eiatsu, ti ringrazio per averci dato la possibilità di raggiungere questo punto, sei stato incredibile. Poche parole, inutili per risolvere il dramma che li trovava coinvolti, ma che potevano toccare l'anima piegata dell'essere umano che aveva di fronte e donargli un minimo di sollievo. So che non sono la tua Harumi, ma ti garantisco che è fiera di te e di averti potuto aiutare nel tuo piano, sacrificandosi per riprodurre il rituale. Lo sapeva perché l'avrebbe fatto anche lei se le fosse stato richiesto, senza pensarci due volte. Ora non sei più solo, per quanto sia arduo il compito che ancora ci aspetta lotteremo al tuo fianco. Lasciò correre lo sguardo sui compagni che il fato le aveva messo a fianco. Avrebbero dato tutti il massimo, ne era certa.

    Il gruppo si era diretto di corsa verso l'origine del boato, identificato correttamente dai due otesi nella biblioteca. Ciò che vi trovarono riempì il loro cuore di gioia e al contempo di terrore. Al suolo, più o meno doloranti, ma vivi, giaceva quella che Harumi considerava la sua famiglia. A sovrastarli, tre individui che non conosceva, ma che identificò immediatamente come i responsabili dell'incubo dove erano stati precipitati. Il fremito che percorse il corpo della jinchuuriki era a metà tra la furia accumulata pronta a scatenarsi e il terrore per l'apparizione davanti a lei. Il suo corpo ne percepiva istintivamente la pericolosità e il Nibi stesso gemette mettendola in guardia.

    Le parole pronunciate dall'uomo, se davvero era tale, ricoperto di fulmini diedero ragione al pensiero esposto poco prima da Etsuko: il tempo era la chiave e a quanto pare non era infinito neanche per loro. Anzi, sembrava quasi che la situazione si fosse ribaltata e gli infiniti cicli a loro disposizione fossero agli sgoccioli. Altrimenti perché tanta fretta di agire? Bisognava solo guadagnare tempo impedendogli di mettere le mani sullo strumento. Ma lei poteva fare qualcosa? Mentre studiava la situazione indecisa sul da farsi, gli eventi presero forma intorno a lei lasciandola incapace di reagire.

    Akira ormai oltre ogni ragionevole sopportazione balzò in avanti desideroso di rivalsa, innescando la reazione della creatura. La giovane portatrice del Due Code fece solo in tempo a vedere il kiriano sbalzato all'indietro prima che il suo sguardo diventasse nero. Nei pochi che le rimanevano intuì che il tonfo sordo subito coperto da un incredibile boato era il suo corpo che sbatteva contro il suolo a seguito della saetta che l'aveva investita. Poi nelle sue orecchie rimase solo un rumore bianco di fondo, un fastidioso ronzio mentre null'altro percepiva. A quel punto perse i sensi.

    Prima il proprio respiro appena distinguibile. Un vago disagio, come quando nella lotta per svegliarsi non si percepisce ancora il proprio corpo. Una sensazione di calore alla fronte dove aveva battuto la testa. Hai intenzione di dormire ancora molto? Harumi batte debolmente le palpebre senza mettere tuttavia a fuoco. Il divertimento sta per iniziare, non voglio perdermelo. Il Nekomata stava fremendo, ormai completamente sull'attenti. Non era nelle condizioni di approfittare della momentanea debolezza della sua ospite, né forse l'avrebbe fatto a cuor leggero come in passato. Rimaneva comunque un demone pieno di rancore, desideroso di fuggire alla sua prigionia. Che fine hanno fatto tutte le belle parole di prima? Stai tranquillo, ci pensiamo noi... La kunoichi grugnì di dolore, indispettita dalle provocazioni del Gatto. Soprattutto perché la toccavano nel vivo.

    Il marionettista ha fatto qualcosa prima che fossimo colpiti, vuoi sprecare il suo sacrificio? In realtà il Due Code non sapeva in che condizione versasse l'Abara, ma aveva percepito chiaramente che si era intromesso impedendo che il colpo li prendesse in pieno e facendo sì che l'elettricità si scaricasse al suolo con i fili metallici che utilizzava nei suoi costrutti. Tuttavia la ragazza era ancora inchiodata a terra e stava riprendendo solo gradualmente la sensibilità agli arti. Ti presterò parte del mio potere, ma quando sarà il momento facci uscire mi raccomando. L'energia sovrannaturale del Demone iniziò a scorrere nel corpo della giovane, risanandone le ustioni e ponendo termine al sanguinamento dal taglio al capo. Ancora un poco e sarebbe stata in grado di unirsi alla lotta. Solo noi possiamo prendere la testa di Diogene Mikawa!




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    il trono vuoto


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    Harumi aveva seguito il suo istinto e si era recata nei recessi più segreti di Villa Mikawa. Mentre scendeva le scale cercò di esprimere una preghiera, ma non sapeva a quale divinità rivolgerla. Avendo vissuto una vita come la sua era difficile credere nell'esistenza di esseri superiori, ai quali interessasse il loro destino almeno. Eppure dopo tanta sofferenza aveva finalmente trovato il suo posto nel mondo, quindi forse la speranza era davvero l'ultima a morire. Persa in quel pensiero, si lasciò andare ad un'espressione di stupore alla vista della cripta. Similmente ad un fonte battesimale blasfemo, il suo centro era ricolmo di sangue. Aveva già visto quella scena. Era impressa nella sua mente in modo indelebile. Eppure qualcosa era diverso... Sbagliato. Il liquido era melmoso, di un colore malato, privo di vitalità, quasi mancasse il cuore di quell'antico rituale. La giovane portò una mano davanti alla bocca e corse su per le scale. Doveva avvisare gli altri. La sua intuizione poteva rivelarsi sbagliata, ma se non lo fosse stata...

    L'indizio racchiuso nel libro conduceva allo stesso punto indicato dall'intuito della kunoichi, l'unico residente nella Villa a non essere scomparso. Lo sguardo negli occhi della ragazza faceva chiaramente intendere che avrebbe voluto dire qualcosa, ma il Mizukage si sarebbe rivelato irremovibile nella sua volontà di sistemare prima la sua protesi e lei lo lasciò fare, stringendo le labbra dopo essersi limitata a correggerlo una volta sola. Il mio nome è Harumi. Lo guidò, insieme a chi volesse seguirli, giù per le scale, disarmando le trappole e premunendosi di avvisare Diogene perché cambiasse i codici, una volta che fosse stato in grado di farlo. Presto, sperava.

    La jinchuuriki lasciò che fosse prima Kensei a parlare, dando sfoggio delle sue conoscenze teoriche sui rituali Mikawa. Tuttavia non poteva competere con l'esperienza personale avuta dalla fanciulla, la quale infatti si sarebbe infine fatta avanti per colmare le sue lacune. Ho già visto questo rituale. Durante quella che ritenevamo l'ennesima assenza del Kokage... In realtà il suo corpo giaceva qui sotto, ricoperto di sangue fresco, in attesa dell'ultimo sacrificio, una scintilla per risvegliarlo. Non come Diogene Mikawa, ma come simulacro di Khorne. Un brivido corse lungo la schiena della ragazza che omise di specificare come l'agnello sacrificale richiesto dal dio oscuro fosse proprio lei e ciò che custodiva, il demone a Due Code. Quella volta siamo riusciti a sconfiggerlo, anche se non è stato...facile. In effetti, quella volta lei era semplicemente morta. O per lo meno avrebbe dovuto esserlo. Il sangue Mikawa che scorreva nelle sue vene era la testimonianza che per una volta nella sua vita Diogene aveva messo qualcun altro davanti a sé. Tuttavia il sangue sembra privo di energia, e non vi è alcun corpo, perciò... So che può suonare stupido, ma considerando quello che abbiamo visto con il pendolo... Potrebbe essere che ci troviamo nel passato, per essere più precisi in un giorno indeterminato prima della liberazione di Diogene-sama. Forse qualcuno voleva poterlo colpire proprio nel momento in cui era più debole, privo di conoscenza e prima che il dio si risvegliasse. Harumi osservò la reazione di Kensei ai suoi vaneggiamenti, rifiatando. Oppure si tratta solo di una coincidenza, e il rituale ha un altro scopo che ora mi sfugge. Mi dispiace non poter essere più utile, io... La fanciulla si interruppe, abbattuta per la sua impotenza e con un ansia montante.

    L'ultimo luogo da perlustrare era il laboratorio dove Fyodor conduceva i suoi esperimenti, mangiava, dormiva, insomma viveva. La ragazza c'era stata in precedenza, ma non si era mai trattenuta a lungo. A differenza dell'ambiente freddo, ma ordinato e pulito dove il suo padrino conduceva i suoi esperimenti sui cadaveri, lì sotto regnava una sorta di caos organizzato, ma piuttosto inquietante. Eppure mentre si allontanava dal centro della Villa proseguendo nei cunicoli sotterranei Harumi realizzò quanto si trovasse vicino ai margini della magione. Una casualità che si rivelò una fiaccola di speranza. Il gruppo non impiegò molto a trovare il nascondiglio e ad aprirsi una strada e Harumi li lasciò fare rimanendo in disparte per non intralciare, ma appena vide il volto al di là della porta fu la prima a gettarsi verso di lui con un grido soffocato. EIATSU! Per quanto emaciato e con la barba incolta, avrebbe distinto quei lineamenti tra milioni. L'uomo a cui era più legata li osservava con occhi severi. Doveva essere sopravvissuto al di fuori della bolla temporale grazie ai viveri lasciati dal padrone dell'antro, ma la sue condizioni sembravano quanto mai precarie.

    Il suo primo istinto fu quello di abbracciarlo e constatare il suo stato. Tuttavia la ragazza capì subito dal suo tono che non c'era tempo per lasciarsi andare a sentimentalismi, se non voleva rendere inutile il suo sacrificio. Mordendosi le labbra e trattenendo le lacrime, lasciò che fossero gli altri a rispondere. Erano stati loro a manipolare il libro e per quanto riguardava l'artefatto non aveva idea a cosa si riferisse, salvo che il sangue manipolato da Kensei non avesse rivelato sorprese. Aveva mille domande in testa, ma si impose di non farne alcuna, salvo l'unica che poteva dare loro una speranza di futuro. Cosa dobbiamo fare Eiatsu? Mi fido di te. Qualunque fosse stato il piano, qualunque richiesta avesse formulato l'uomo, lei avrebbe obbedito ciecamente, lasciandosi guidare dalla sua esperienza. L'aveva già salvata una volta, contro ogni previsione.



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    giochi di guerra


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    La teoria formulata dalla ragazza sull'origine dei Demoni e dei loro poteri riscosse timidi cenni di assenso, ma la questione venne accantonata per un secondo momento. Oto aveva promesso la massima collaborazione sull'argomento e avrebbe fornito personale e strumentazione. Quanto al Mizukage, anche attraverso la maschera si potevano percepire gli occhi dardeggianti di soddisfazione per il campione di sangue fornitogli dalla jinchuuriki col consenso del Kokage. Con quello e i resti dello Yonbi la ricerca avrebbe potuto proseguire ancora più speditamente. Mentre entrambi i capovillaggio non le prestavano attenzione Harumi allungò la mano verso il fluido dall'aria incandescente che fluttuava di fronte a lei, quasi ipnotizzata. Come scoprì ben presto, solo perché inerte non avrebbe dovuto sottovalutarne la pericolosità.

    La sensazione di calore atroce la investì non appena inglobato il liquido all'interno del suo palmo. Vene d'un rosso pulsante iniziarono a risalire dall'estremità lungo il braccio, lentamente ma inarrestabili come una colata lavica. Nonostante la quantità fosse minima, l'effetto era incommensurabile e l'avrebbe sicuramente consumata rapidamente se fosse stata un normale essere umano. Per fortuna lei era un po' speciale. La giovane aveva un istinto di sopravvivenza estremamente limitato, dettato dallo scarso valore che dava alla propria vita, ma non si sarebbe mai sognata di fare qualcosa di tanto stupido se non avesse portato dentro di sé il Nekomata, il Gatto infernale. Era sopravvissuta al rischioso rituale d'urgenza cui Eiatsu l'aveva sottoposta e da allora il suo corpo era cambiato, adattandosi a custodire l'enorme potere del Due Code.

    Il sangue del Quattro Code ardeva però nella profondità della sua carne e Harumi poteva percepire chiaramente il tentativo di rigetto verso quell'elemento estraneo per l'innato istinto di autopreservazione del suo organismo. I tessuti venivano infatti consumati ad una rapidità allarmante a cui perfino la rigenerazione demoniaca stentava a tenere dietro. La fanciulla si afferrò con la mano sana il braccio all'altezza del gomito, quasi a voler fermare la dilagazione dell'incendio. La fronte le si imperlò di sudore per l'aumento della temperatura interna e perfino chi le era vicino poteva percepire che la ragazza scottava come in preda ad una febbre innaturalmente alta. Anche il suo respiro si era fatto più affrettato, all'affannosa ricerca di ossigeno per raffreddare il sangue in circolo e rifornire le cellule dell'ossigeno consumato dal fuoco.

    Matatabi, per favore...

    Il demone sbuffò, ma non ci fu necessità di aggiungere altro. La ragazza e il gatto si capivano incredibilmente bene considerando che a lungo non erano stati in grado di comunicare l'un con l'altro, e che anche dopo i momenti di attrito non erano mancati. Solo l'ostinatezza della kunoichi nel voler convivere con lui e permettergli di realizzare, un giorno, il suo desiderio l'avevano alla fine convinto. Il Nibi lasciò che una piccola frazione del suo potere scorresse dal tantien attraverso i circuiti del suo ospite fino ad entrare in contatto con la parte sofferente. Agli astanti non sarebbe fuggita la lieve patina di chakra dalle sfumature azzurre e nere che ne avvolgeva la pelle, così come la fessura degli occhi che si era fatta più ferale, senza tuttavia che l'iride mutasse di colorazione, segno che la giovane non aveva perso il controllo. Non che nel caso sarebbe stato un problema, considerando chi era radunato intorno a quel tavolo.

    Nel frattempo le cellule del braccio iniziarono a scindersi più velocemente, sovrastando il consumo da parte della goccia di lava che si incuneava dentro la jinchuuriki. Lentamente, le venature si ritraevano man mano che i tessuti si rigeneravano, fin quando non rimase che il nucleo pulsante. A quel punto, simile alle zampe di un gatto che giocavano con un insetto, il chakra del Bakeneko si chiusero sull'intruso, isolandola dal resto del corpo per poi trascinarla con loro fino alla tana del Demone. Lì nelle successive ore ci avrebbe giocato, finendo per digerirla poco per volta. Fortuna nella fortuna, i due esseri codati condividevano in parte lo stesso elemento, il fuoco, ed erano perciò compatibili. Se avesse appreso qualcosa di utile o meno, solo il tempo l'avrebbe detto. Per il momento, repentina come era giunta, la crisi terminò lasciando Harumi decisamente provata, intera, ma prosciugata delle proprie forze. Decisamente disidratata, Harumi allungò la mano verso il suo bicchiere, pentendosi della sua bravata, grata della temporanea assenza di Youshi e augurandosi che il Colosso dei Mikawa e l'Inquisitore della Nebbia non si facessero beffe di lei, al contrario di qualcun altro.

    Tsk, così impari, idiota.

    Harumi chiese permesso e si congedò momentaneamente dal tavolo, dove rimasero a terminare il banchetto solamente i due kage, sebbene solo quello del Suono stesse godendo effettivamente delle prelibatezze preparate per loro. Kensei infatti non si era mai levato l'elmo che lo contraddistingueva, né aveva ingurgitato una singola goccia d'acqua. La giovane non poteva fare a meno di chiedersi se fosse effettivamente vivo e che tipo di persona ci fosse oltre quella spessa corazza d'acciaio che lo isolava dagli altri e dal mondo intero. Distraendosi con simili pensieri la fanciulla uscì dal lussuoso bagno del palazzo dopo essersi data una rinfrescata e cambiata d'abito. Le era bastato chiedere ad un inserviente perché le fosse portata la sua borsa, dentro cui aveva preparato l'occorrente per la lunga gita fuori porta. Decisamente rinfrancate e più comoda, Harumi si incamminò per tornare nel salone principale, ma svoltato l'angolo si imbatte nel Tokugawa che rientrava dopo essersi schiarito la mente ottenebrata dai fumi dell'alcol. Gli si avvicinò con un sorriso e percorsero la strada rimanente insieme senza parlare. Così come lei si era sentita stupida poco prima, immaginava che anche per il ragazzo l'idea di mostrarsi debole, per quanto non fosse colpa sua, lo mettesse a disagio, quindi evitò di fare riferimento all'accaduto o di chiedergli come stava. Inoltre era stata sola così a lungo che i silenzi non la mettevano a disagio, anzi al contrario. Parlava ancora poco, quando interpellata o se sentiva di dover assolutamente far sentire la sua opinione. Forse Youshi le stava simpatico anche per quello, uno spirito affine abituato a non fare rumore, sfiorando appena le vita degli altri.

    La riunione dopo cena si spostò su elementi di ben altra caratura. Linee vennero tracciate sulla mappa, cancellate e disegnate di nuovo in un commercio sull'esistenza di centinaia di migliaia di persone non inviate alla discussione sul proprio destino. La giovane pupilla del Mikawa ricopiò le suddivisioni territoriali che apparivano di fronte ai suoi occhi su un'agenda dall'aria vetusta e già compilata per tre quarti, nonostante in realtà fosse quasi nuova. Entrambe le proposte suonavano ai suoi occhi sbilanciate. Quella del Kokage era semplicistica e rispecchiava il suo modo di vedere il mondo. Bianco e nero. Con me o contro di me. Quella del Mizukage era eccessivamente complicata e testimoniava il suo modo di fare. Machiavellico e macchinoso. Harumi appoggiò il retro della penna sulle labbra con fare pensieroso ed iniziò a tracciare un terzo disegno mentre le contrattazione proseguivano. A Diogene sarebbe bastato spostare appena lo sguardo per studiarne i contorni, considerando la notevole differenza di altezza con la kunoichi al suo fianco.

    Per certi versi era più simile alla sua idea, ma la diagonale era inclinata diversamente e molto più ondulata a seguire rilievi naturali che potevano fungere da delimitazione. La linea passava appena a est dell'Aunaroch, punto su cui il Kokage non avrebbe sentito ragioni, assegnando quindi gran parte delle coste del Vento a Kiri. All'altezza di Suna si interrompeva, quasi che la ragazza fosse indecisa su quale lato far cadere la demarcazione. Ricominciava poco sopra, tagliando in due il Paese del Fuoco. Qui due diversi tratteggi indicavano delle alternative, uno tra Konoha e Otafuko e uno a sud della località commerciale. In ogni caso poi curvava riservando l'interezza della parte settentrionale del Continente a Oto. Oltre il mare, rimanevano assegnate al Suono le isole disabitate a sud di Kumo e un'unica porzione delle terre orientali con funzione di avamposto, ossia il Paese del Cielo. Successivamente era stato aggiunto un cerchio a riconoscere le pretese di Kiri sull'enclave della Zanna e in modo simile la punta meridionale del The dove si trovava la base navale del Colosso con l'isola Jiro, occupata fin dai tempi di Orochimaru, erano punti isolati in mano ad Oto. Sulla carta la distribuzione sembrava ancora sbilanciata a favore del Kokage, ma la realtà era ben differente. La maggior parte del territorio acquisito era infatti costituito da sabbia, montagne e ghiaccio. Sterile, e abitato per di più da popolazioni bellicose e contrarie ad ogni politica di integrazione. Il Mizukage al contrario guadagnava il controllo sulla quasi interezza delle coste, compresi gli sbocchi commerciali meridionali, e su territori densamente popolati e produttivi nel Paese del Fuoco e del The. Nessuno dei due sarebbe stato contento di quell'accordo, e questo era prova della sua bontà.

    La jinchuuriki tuttavia tenne tutte quelle riflessioni per sé, a meno che non fosse il Capovillaggio in persona a chiederle di dargli corpo. Proprio allora sarebbe stata chiamata in causa, ma per un motivo diverso. Con tono sprezzante, che però forse voleva essere solo scherzoso, avrebbe chiesto al Mikawa se sarebbe stata proprio lei la terza vittima sacrificale, un'arma vivente da scagliare contro il cuore dello schieramento avversario. Prima ancora che l'uomo potesse replicare, Harumi si sarebbe alzata in piedi, portando la mano aperta sul voluminoso petto e guardando il Kensei dritto negli occhi, priva di qualsiasi remora o timore per quanto stava per dire o per il suo interlocutore.

    Se Diogene-sama me lo chiedesse,
    sarei pronta a mettere la mia vita nelle sue mani in questo stesso istante.

    Non potevano saperlo, ma questo era effettivamente già successo. Entrambi erano stati sommersi e salvati, ciascuno per la mano dell'altro. Il legame che gli univa andava al di là della mera ubbidienza e sottomissione. Ad unirli era un filo rosso del destino, un filo composto da sangue scarlatto, che solo gli dei -oscuri o benigni che fossero- sapevano dove li avrebbe condotti. Ma per il momento il debito nei suoi confronti era tale che la ragazza dubitava sarebbe mai riuscita a restituire in misura pari a quanto aveva ricevuto. Un luogo da chiamare casa e una famiglia. Che avrebbe protetto ad ogni costo.

    Lo giuro sul Gatto.

    Lo sguardo serio della ragazza durò un paio di secondi prima che chinasse la testa chiedendo perdono per l'interruzione e tornasse a sedersi. In quanto a durezza però l'Inquisitore della Nebbia la batteva ancora di gran lunga, e la richiesta di un patto di sangue al Colosso dei Mikawa ne fu la riprova. Prima che quest'ultimo potesse replicare fu però il Tokugawa a prendere la parola. Senza esimersi espose con chiarezza i suoi dubbi e le strategie che avrebbe adottato se fosse stato lui al comando. La jinchuuriki voltò pagina e prese appunti sul suo quadernino, annuendo su alcuni passaggi e sollevando la penna perplessa su altri. I ragionamenti del braccio destro del Mizukage avevano senso, ovviamente, ma probabilmente mancavano il punto della questione. Non appena ebbe terminato e nella stanza fu calato il silenzio, Harumi alzò timidamente la testa e cercò con lo sguardo il proprio Capovillaggio.

    Diogene-sama, permette?

    Se il Mikawa avesse fatto un cenno di assenso la giovane avrebbe posato l'agenda e si sarebbe alzata in piedi, pur dando l'impressione di essere ancora minuscola a fianco di giganti di quella levatura. Ispirò ed espirò profondamente per regolarizzare il battito del suo cuore e mettere ordine nei suoi pensieri, poi iniziò a spiegare il suo punta di vista sulla questione con voce calma e cortese, ma al contempo ferma e decisa. Mi rendo conto di non avere nessuna voce in capitolo e di essere la persona con meno esperienza qui dentro, ma vi prego di ascoltarmi lo stesso. Vi ruberò solo pochi minuti. Lasciò scorrere gli occhi sugli astanti, accertandosi di avere la loro attenzione, fermandosi per ultimo sul giovane kiriano. Youshi-san, approfitto del tuo intervento per partire da lì. La tua idea è ben ragionata e in un'altra situazione sarebbe un buon piano d'azione. Tuttavia ci sono due elementi fondamentali che non hai preso in considerazione. La ragazza alzò un dito. Primo: il tempo. La tua strategia, in assenza di una rete di spie già profondamente infiltrate, richiederebbe mesi, se non anni per portare la popolazione ad un punto tale da vedere con favore un possibile intervento esterno. Tempo che non abbiamo, visto che siamo già in fase di mobilitazione. Inoltre cercare di corrompere la persona sbagliata potrebbe mettere la pulce nell'orecchio ai vertici militari di Kumo. Stessa cosa dicasi per le azioni di disturbo. Anche se compiute con la massima cura, non possiamo essere sicuri che qualcuno non ci scopra o qualche mente particolarmente brillante unisca i puntini. Quello a cui il Kokage-sama punta è approfittare del loro momentaneo indebolimento e di portare un colpo inaspettato quando meno se lo aspettano. Per questo l'effetto sorpresa è fondamentale. La giovane si inumidì appena le labbra con la punta della lingua e proseguì, alzando un altro dito. Secondo: il nemico che abbiamo di fronte. E a ben guardare è lo stesso motivo per cui il tuo piano potrebbe funzionare in astratto, ma non in questo caso. Il Paese del Fulmine è controllato da una dittatura militare, la cui giunta è guidata dai Cremisi. Non possiamo fare affidamento su un'opposizione interna strutturata. Inoltre è proprio la tua premessa errata. Non stiamo progettando di invadere un paese per rubarne le risorse. Stiamo pianificando un affondo mortale ad un nemico che ha dimostrato di poterci colpire a casa nostra come e quando vuole. Se dovessimo lasciarci alle spalle una landa desolata, sarebbe comunque una nostra vittoria. Ci saremmo tolti una spina dal fianco, assicurandoci di avere un fronte in meno di cui occuparci in futuro.

    Harumi fece una piccola pausa, chiedendo con gli occhi scusa a Youshi per averlo contraddetto di fronte al suo superiore. Quando riprese a parlare si sarebbe questa volta rivolta al Mikawa in particolare, e a Kensei di riflesso. Anche se non sono a conoscenza dei dettagli del piano, capisco che vuole puntare tutto su una battaglia decisiva Diogene-sama, a costo di utilizzare tutte le nostre risorse in un unico attacco mirato. Lo comprendeva, è vero, ma non lo condivideva fino in fondo. Sotto la guida di Ukitake, anche se poteva scommetterci con sotto lo zampino del capoclan, aveva ampliato i suoi studi fino a comprendere le biografie di grandi condottieri e manuali sull'arte della guerra. A livello tattico non ho nulla da eccepire, né ho l'esperienza per darle suggerimenti, ma a livello strategico vorrei comunque che mi ascoltasse. Le battaglie si vincono con la forza, ma le guerre si vincono con la logistica. Piegandosi sul mappa ancora distesa sul tavolo, allungò un dito ad indicare il Paese delle Sorgenti Termali. Questo territorio per noi è di fondamentale importanza. Possiamo già contarvi come base d'appoggio essendo nella sfera d'influenza dell'Accademia, ma credo che sia meglio portarlo al più presto sotto il nostro controllo. Nonostante non sia una grande potenza militare, ha sicuramente una popolazione maggiore a quella di Oto. Con i nostri uomini impegnati in guerra, contare sulla loro forza lavoro ci assicurerebbe un rifornimento continuo di generi alimentari e prodotti di consumo. La giovane spostò l'indice facendolo scorrere verso il mare e poi fino a Kiri. Inoltre è la via più breve per collegare il Suono con la Nebbia, senza dover passare da territori controllati da altre potenze come il Fuoco. La kunoichi non aveva ancora finito. Del resto il suo taccuino era ricolmo di appunti che riguardavano proprio quel punto nevralgico. Consideriamo poi l'ipotesi remota, ma non trascurabile, che la spedizione vada male. Volendo credere che rispetteranno la neutralità del Paese del Gelo, cosa tutt'altro che scontata, si lanceranno in una controffensiva inseguendo le nostre forze al di là dello stretto, sempre che la loro flotta ne sia in grado. Ma anche passassero via terra, prima di arrivare ad Oto dovranno attraversarlo, perciò controllando il Paese delle Sorgenti Termali potremmo organizzare una più efficace resistenza per rallentarli. Meglio combattere in casa altrui, ma meglio ancora se in quella casa abbiamo già piazzato le nostre trappole.

    La fanciulla si fermò un poco a riflettere, per poi tornare a rivolgersi verso il Tokugawa. Youshi-san, in questo caso il tuo piano potrebbe funzionare: ci sono già tutte le precondizioni. Sia Kiri che Oto hanno degli agenti sul territorio, e inoltre la loro presenza non preoccuperebbe nessuno, né il potere centrale è tanto forte da poter sopprimere tutte le voci dissidenti. Sono abituati alla pace, perciò con i soldi potremmo effettivamente convincere parte dei nobili a cambiare schieramento. Mi chiedo se... Harumi rimase meditabonda, per poi chiedere a Kokage. In che rapporti siamo con i loro vertici? Potremmo puntare a sostituirli con qualcuno a noi fedele? Oppure in caso contrario potremmo eliminarli e gettare il paese nel caos. La tranquillità con cui quella ragazzina tanto carina ed educata parlava di argomenti tanto truci faceva raggelare il sangue ed era completamente incomprensibile da chi non ne conoscesse il passato. Fomentando due diverse fazioni potremmo ottenere una guerra civile... e così una scusa per intervenire militarmente nel Paese. Oto da ovest e Kiri da est. Ci divideremmo il territorio, affidandolo poi a nobili locali sotto la nostra ala. Così la presenza delle nostre truppe ad un balzo dal Fulmine desterebbe meno sospetti. Ovviamente agiremmo in nome dell'Accademia, per preservare la popolazione locale. Un sorriso per nulla rassicurante si formò sul viso della kunoichi, ma sparì un istante dopo quando chinò il capo imbarazzata per l'escalation che avevano avuto i suoi pensieri. Mi scusi Diogene-sama, mi sono lasciata trasportare dai ragionamenti, la prego non prenda in considerazione tutto ciò che ho detto... Harumi si risedette, nascondendosi il viso arrossato con le mani. Aveva lasciato correre troppo la lingua, dilungandosi nonostante fosse una mera accompagnatrice. Cosa avrebbe pensato Diogene di lei?


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    giochi di guerra


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    Harumi portò la mano davanti la bocca a coprire un sorriso sincero di fronte al lieve imbarazzo mostrato da Youshi. Era così raro che l'assassino tanto composto rimanesse sorpreso da qualcosa che trovava adorabile il contrasto. Lo seguirono mentre faceva strada nel Palazzo fino a raggiungere una suntuosa tavola apparecchiata. Non si aspettava di meno dal Mizukage, che di certo teneva a non sfigurare davanti alla magnificenza dimostrata dal Capovillaggio del Suono durante la sua ultima visita. Cortesia che non mostrò nei suoi riguardi, ponendole una domanda a bruciapelo piuttosto insidiosa. La giovane non avrebbe battuto ciglio, riservandogli un sorriso molto più accennato rispetto al precedente e volgendo appena lo sguardo verso il Mikawa. La ringrazio per le gentili parole, Mizukage-sama. Nell'ultimo anno ho completato il mio addestramento sotto la supervisione del Kokage a Villa Mikawa. Purtroppo non proveniendo da una famiglia ninja mi mancavano, diciamo, le basi. Fortunatamente ho colpato le mie lacune. Quindi niente missioni di nota per me, anche se ho assistito in alcune faccende... interne. Ma non vorrei tediarla e far raffreddare le pietanze che ci ha così generosamente offerto. Avrebbe atteso dunque un cenno del padrone di casa per allungare le posate verso il piatto imbandito.


    La giovane fu rapita dal racconto del Mikawa. Non sapeva dire se per il tono, o per il contenuto, fatto sta che l'ascoltò avidamente, spalancando la bocca quando si interruppe per una breve pausa scenica e sospirando per la sorte del fedele Omoi. E quando Diogene afferrò la boccetta non poté che seguirne i movimenti, rimanendo incantata ad osservare il fluttuare del liquido scarlatto sebbene avrebbe dovuto essere ormai usa a tale spettacolo. Quando il Colosso la chiamò in causa si riscosse quasi frastornata e dovette battere un paio di volte le palpebre per mettere a fuoco i commensali. Io... Avrei una teoria a riguardo, se vuole sentirla... Con una timidezza memoria di anni orsono, Harumi fece sentire la sua voce sottile, abbassando lo sguardo sulla tovaglia immacolata. Credo che i demoni codati siano... Simili a stelle. Probabilmente gli astanti le stavano rivolgendo uno sguardo perplesso a dir poco di fronte a quella metafora azzardata, ma la fanciulla evitò di confermarlo alzando lo sguardo ed affrettandosi a continuare. Le stelle si formano quando enormi ammassi di gas si riuniscono nel vuoto spaziale e si condensano fino a divenire globi brillanti ed incandescenti. Ecco, io credo che i demoni si siano in origine generati dalla condensazione del chakra presente in natura. Superata la massa critica hanno iniziato a risplendere, assumendo una coscienza propria. Si inumidì le labbra secche e proseguì. La loro apparentemente illimitata riserva di chakra e rigenerazione potrebbe essere collegata alla loro capacità di attrarre il chakra naturale in modalità simile alla Modalità Eremitica, ma su scala immensamente più grande. Avrebbe allargato le braccia per enfatizzare il concetto.

    Avrebbe timidamente alzato la testa per verificare come era stata accolta la sua idea, ma le rimaneva ancora qualcosa da fare. Entrambi i capovillaggio aspettavano qualcosa da lei e nonostante fosse in soggezione si fece coraggio e si rivolse al Colosso. Diogene-sama, se permette. Harumi prese un calice inutilizzato, visto che non aveva beveva vino, e un coltello da arrosto pulito piuttosto affilato. Senza battere ciglio, quasi fosse un gesto abituale, si fece un lungo taglio sul palmo della mano. La linfa vitale scivolò lungo il polso ed iniziò a gocciolare nel recipiente fino a riempirne una buona parte. A quel punto avrebbe spinto il bicchiere verso il Mizukage se il Capovillaggio del Suono non avesse avuto nulla da ridire. Tuttavia aveva ancora qualcosa da fare. Mentre l'attenzione del Kenchiki era presumibilmente rivolta verso il suo sangue la jinchuuriki avrebbe teso la mano a sfiorare il liquido sospeso dal potere del Mikawa. Contrasse la mano per riaprire la ferita che già si stava cicatrizzando e afferrò una goccia sferica separata dall'insieme. Il sangue sarebbe entrato in circolo, mescolandosi a quello misterioso della giovane che già conteneva al suo interno parte dell'essenza del Nibi e di Diogene. Una mossa piuttosto azzardata, ma quello era l'unico modo per interagirvi. Se l'avesse solo toccato o ingerito si sarebbe degradato o avrebbe dato esili risposte. Così invece poteva lasciare fluire il suo chakra e quello di Matatabi per integrare quel minuscolo frammento del Tetracode. E non aveva nulla da temere: in fondo Diogene era al suo fianco.

    Indipendentemente dalla reazione, la discussione avrebbe preso presto un'altra piega. Il Kokage parlò di Mumei, la Senza Nome. Harumi aveva custodito la spada durante l'assenza del Capoclan e la conosceva bene, ma poteva solo immaginare il tormento interiore dell'uomo. Era come se il Nekomata avesse smesso di farle sentire la sua voce. Fu però sorpresa dalla menzione della divinità oscura. Se quello era il motivo del suo mutismo forse qualcosa sarebbe potuto finalmente cambiare. Anime intrappolate in armi. Il concetto non la faceva impazzire, ma poteva accettarne la scelta se compiuta liberamente. Interessante il pensiero che fosse complementare a quella del portatore. Questo le fece turbinare in mente tutta una serie di ipotesi, ma la sua attenzione fu richiamata dal proseguire del racconto. In particolare la menzione agli Dei Mikawa. Lei ne aveva conosciuto uno solo ed era stato un incontro terribile. Ma apparentemente ne esistevano altri di benevoli. Qualcosa le risuonava nella mente a quell'idea, ma non sapeva perché. Altre cose dovevano essere discusse, ma non toccava a lei prendere la parola. I grandi del Continente stavano tirando i dadi sulla sua sorte.


  5. .

    il trono vuoto


    6

    Il meccanismo scattò come la giovane attendeva, segno che non era stato forzato da chi si era introdotto nella Villa. D'altro canto non sembrava neppure che fossero in possesso della chiave segreta del covo, ed il motivo era presto detto. Non c'era traccia di impronte sulle scale che scendevano nei recessi della magione. La scia che avevano seguito fino all'arazzo si interrompeva di fronte alla decorazione parietale, scomparendo nel nulla. Harumi scese alcuni scalini per accertarsene, ma quella pista sembrava condurre ad un vicolo cieco. E allo stesso modo dovettero pensarla gli aspiranti investigatori coinvolti in quel caso, che si disinteressarono della rivelazione della ragazza per tornare ad analizzare lo studio al piano di sotto. Eppure il marionettista sunese, comprensibilmente più attratto dai meccanismi che dalla superstizione, le aveva infilato una pulce nell'orecchio con il suo borbottio confuso. Un teatro od un tempio, aveva detto Shunsui. E se entrambi erano assenti in senso stretto, allargando il concetto le sovvenivano delle possibilità. Riguardo la prima, ragionando lateralmente, c'era il teatro anatomico, un modo elegante per chiamare la sala per le autopsie di Eiatsu. Si trattava tuttavia di una pista troppo flebile e decisamente fuori mano al momento, ma la avrebbe sicuramente verificata in seguito. Quanto alla seconda...

    Lasciata sola, la portatrice del Due Code sarebbe scesa per la scalinata, disattivando le trappole come le aveva insegnato il capoclan. Con i sensi allerta cercava tracce del passaggio recente di intrusi, così come dello scorrere del tempo anomalo che aveva colpito l'intero complesso. Possibile che qualche meccanismo di difesa avesse escluso i recessi più protetti da quella maledizione? Era forse per quello che le impronte svanivano una volta varcata la soglia? Già cancellate dal tempo, o al contrario non ancora impresse sul pavimento polveroso? Apparentemente anche là sotto tutto era immobile, ma non che prima fosse esattamente vivace. L'unico vero momento di gloria della sua storia recente, parlando dal punto di vista di Harumi, erano stati gli eventi della cripta. E proprio là si diresse, guidata da un'illusoria speranza. Il sancta sanctorum, il nucleo stesso della Villa e l'altare di sangue dove si era compiuta una morte e una rinascita. Se non era un tempio, era di certo la cosa che più gli ci si avvicinava.

    La kunoichi del Suono percorse con le dita le rocce levigate intorno alla stanza e le pietre regolari che ne componevano il fondo, raccogliendone presumibilmente solo polvere. Eppure nei suoi occhi quel luogo era tinto delle cangianti sfumature scarlatte del sangue. Raggiunto il centro, si chinò in una posa simile alla preghiera, di fronte al nulla, nel silenzio rotto solo dai rintocchi del pendolo che distorti e surreali raggiungevano anche quell'antro abbandonato. Dopo qualche secondo di riflessione, con una delle lame che portava con sé si aprì una ferita sufficientemente profonda per far sgorgare un copioso fiotto di sangue. In lei scorreva anche quello del suo benefattore e quel dettaglio poteva fare la differenza. La linfa vitale andò ad irrigare il suolo sterile e la fanciulla, mordendosi il labbro inferiore per non farsi sfuggire nessun mugolio di dolore, con un movimento deciso andò a disegnare un ensou, un cerchio simbolo della totalità e del nulla. Al suo interno, attingendo alla ferita che già si stava rimarginando per merito del Nibi, tracciò due kanji dal significato inequivocabile. Famiglia. Casa. Ovunque fosse il Mikawa, quella era la sua dimora e i suoi abitanti la cosa per lui più preziosa. Harumi si rialzò, sperando che quell'ancora potesse riunirli attraverso il tempo e lo spazio, un faro da seguire per il Maestro del Sangue. La prego, faccia ritorno sano e salvo, Diogene-sama.



    Tornata nello studio, Harumi si trattenne dal gridare, ma per motivi diversi. Un misto di incredulità e un pizzico di rabbia per la condizione in cui era ridotta la stanza presumibilmente. Solo la condizione dei suoi occupanti le fece sbollire, lasciandole sulle labbra una domanda laconica. Si può sapere che cosa avete combinato? Tuttavia già si era avvicinata al sunese, che del terzetto le pareva l'unico a cui potere effettivamente prestare una mano con le medicazioni. Il Mizukage infatti aveva un arto fuso, che quindi si rivelava come sospettato dalla giovane metallico, mentre l'altro che si era presentato come Akuma si teneva gli occhi quasi fosse stato accecato. Akira non era presente, probabilmente era fuori a sbollire la rabbia per non aver potuto distruggere il marchingegno diabolico. Abara-san, se ha delle medicazioni posso disinfettarle e fasciarle le mani, purtroppo con la casa in queste condizioni non ho idea di cosa sia rimasto. La giovane avrebbe fatto del suo meglio per mettere in pratica le nozioni apprese dal medico della Villa, al quale in molti dovevano la vita. D'altronde la ragazza era una spugna che assorbiva qualsiasi nozione dalla sua famiglia allargata, una tela bianca sui cui il Capovillaggio aveva abbozzato delle linee appena accennate.

    Mentre Harumi accudiva il giovane di Suna ebbe modo di farci conversazione. In particolare si fece spiegare nei dettagli cosa avevano fatto per provocare l'esplosione. La ragazza ascoltò in silenzio, per poi buttare lì un commento apparentemente superfluo. So che è una domanda stupida a questo punto, ma qualcuno ha provato a riavvolgere le lancette della pendola? Sarà anche un cliché da romanzo... La kunoichi lasciò trasparire il suo principale svago, a cui poteva dedicare meno tempo che in passato dopo essersi ambientata in quella caotica famiglia. ...però non vedo perché non provarci. C'è anche quella questione della scrittura al contrario del Secondo Kokage, forse ha qualcosa a che fare con questo. In fin dei conti qui sembra sia passato molto tempo, quasi fossimo nel futuro... Magari si può riavvolgere o qualcosa del genere. La voce della genin tradiva tutta la sua incertezza e quasi sembrava riemergere la sua personalità timida e impacciata di quando era arrivata ad Oto. Si rendeva conto da sé che era fin troppo scontata come idea, ma non le veniva in mente altro. Anche se parlare della pagina strappata le fece ricordare di un'altra cosa. Prima cercavate delle mappe vero? Avete delle coordinate se non ho capito male. E se andassero lette al contrario, da destra a sinistra? Ovviamente Harumi non poteva sapere che si trattava di un messaggio lasciato tempo prima dal Kokage all'Abara, perciò le mancava un pezzo del puzzle. Tuttavia era così in ansia per i suoi cari da parlare a ruota libera con qualsiasi suggerimento le venisse in mente, al costo di fare la figura dell'idiota, nella speranza di trovare qualcosa di utile.

    In realtà aveva un altro paio di idee non particolarmente brillanti. In precedenza Kensei le aveva rivolto una domanda alla quale non aveva saputo rispondere. Perché lei era ancora lì, unica tra gli abitanti della Villa? Qualcuno si era preso la briga di alterarle i ricordi e intrappolarla in un'illusione perché conducesse la sua vita di tutti i giorni senza interruzioni. Ma se fosse bastato che non interferisse aveva molto più senso ucciderla... Il pensiero la fece rabbrividire, temendo non per lei, ma che quella sorte fosse toccata agli altri. Anche imprigionarla sarebbe stato più efficace. Per quanto assurdo, sembrava che volessero che rimanesse lì, anche se innocua. Mi chiedo se...Harumi spostò lo sguardo dall'orologio all'Akuma. Aveva una vaga idea di cosa potevano fare i suoi occhi, ammesso che nel frattempo avesse recuperato la vista. Forse lui o il marionettista potevano darle una risposta. Scusate, ma questo artefatto come si alimenta esattamente? Secondo voi è in grado di sostenersi autonomamente, oppure ha bisogno di una qualche fonte? A seconda della reazione, le sarebbe venuta in mente una sola risposta, sebbene non necessariamente corretta. La fanciulla era una jinchuuriki, portatrice del Demone a due code. Se si parlava di chakra, non poteva esistere batteria migliore di lei. Cosa avrebbe visto il kiriano osservandola con i suoi occhi magici? O forse Matatabi, percepiva alterazioni nel flusso di energia, ora che glielo faceva notare?




    Edited by Historia - 2/9/2021, 20:41
  6. .

    Il lago del mistero


    Post 7 ~ Ricerche

    La notte era passata senza che le speranze del Senju trovassero compimento. Di malumore forse anche per quel motivo, oltre la veglia condivisa col clone, Yato si rivelò particolarmente pungente non appena il duo della Foglia fu lontano dal loro anfitrione. Shin sospirò, più profondamente del solito. Sebbene avesse tentato di dissimularlo con uno sbadiglio, al compagno non dovette sfuggire quanto fosse scocciato per quelle continue frecciatine. Nessuna sorpresa quindi per la risposta a tono che ne seguì.

    E di solito tu sei più bravo a fare amicizia. C'è un motivo, ovviamente. Ma se non ci arrivi da solo è tempo sprecato tentare di spiegartelo. Magari quando sarai più grande ne riparliamo, ok?

    Come suo solito il Kinryu se l'era cavata con una battuta di scarsa levatura, ma credibile come ripicca. Per fortuna al molo trovarono la coppia di Yotsuki ad attenderli ed ogni ulteriore replica di Yato non avrebbe trovato spazio. Tuttavia il neo chunin non era l'unico ad essersi svegliato con il piede storto e Zoruto sembrava ancora meno comprensivo. Per l'opposizione del compagno di Konoha alla fine il giovane si trovò ad esporre quella teoria che prima si era rifiutato di spiegare proprio al Senju rompiscatole.

    Quel Pagliaccio è l'artefice della corte di Kusa, non un esibizionista qualsiasi. Io ritengo che i vantaggi nel curarlo siano maggiori dei demeriti. Innanzitutto, non credo che saremmo comunque in grado di rimetterlo a nuovo, ma sarà sufficiente a dimostrare la nostra buona volontà. Non sappiamo per quale motivo lui o il suo amico si trovino qui, e questo mi infastidisce, ma di certo non lo scopriremo mostrandoci ostili, anzi. Se invece collaborassimo, o fingessimo di farlo, potremo osservarlo più da vicino suscitando meno sospetti. Fino ad ora è il nostro unico appiglio e ritengo sia meglio tenercelo buono. Inoltre se il tipo che stava cercando è abbastanza forte da poterlo ridurre in quel modo ci servirà la sua conoscenza del bersaglio se decidessimo di recarci alla Villa. Infine possiamo sempre usarlo come diversivo se le cose si mettono male, ma deve essere almeno in grado di camminare per seguirci. Altre domande?

    Con quella che era chiaramente una domanda retorica chiuse la sua filippica. I presenti avrebbero avuto poco tempo per esporre le loro remore perché ad un certo punto uno dei kiriani si sarebbe fatto vivo. E proprio il fatto che fosse da solo sarebbe stata la prima cosa a saltare all'occhio. Anche se già il fatto che fosse tutto intero era qualcosa su cui Shin personalmente non avrebbe scommesso molto. Le informazioni riportate furono molto illuminanti, soprattutto perché combaciavano da una parte con quanto aveva raccontato loro la Liberalità e dall'altra con i nome carpiti da Kato.

    Quando Yato propose di affrontare il nemico alla villa Shin ebbe un tremito. Sei contro uno? Neanche in dieci contro uno avrebbero avuto una speranza. Prima che fosse costretto ad intervenire inventando una scusa, come il fatto di dover consultare il Pagliaccio a riguardo, fortunatamente Zoruto lo zittì con un'altra uscita delle sue. Sebbene grato, il giovane iniziava a credere che lo Yotsuki fosse un piantagrane ben peggiore del Senju e ogni volta che lo sentiva parlare gli prudevano le mani pur non essendo parte in causa. Così quando, dopo aver atteso inutilmente il ritorno del Maestro, il jonin decise di andarsene per i fatti suoi, ne fu segretamente sollevato.

    Anzi, la sua improvvisa uscita di scena diede un'idea allo shinobi di Konoha, che la formulò nel poco tempo disponibile prima che l'energumeno scomparisse alla vista.

    Probabilmente sta andando a sbronzarsi in qualche bettola, ma da quando siamo arrivati quel tizio ha avuto un comportamento sospetto per quanto mi riguarda e si è rivelato utile come della sabbia a Suna. Forse ci nasconde qualcosa...

    Avrebbe atteso un istante, il tempo che il dubbio si insidiasse nei presenti. Spostò lo sguardo su Kato, alla ricerca di una sponda, poi su Etsuko ed infine su Yato. E proprio rivolgendosi a lui avrebbe chiuso il discorso.

    Ieri mentre seguivamo il samurai hai detto che saresti stato in grado di pedinarlo senza farti scoprire. Credo che dovremmo tenere d'occhio Zoruto, ma tu sei l'unico che può riuscirci tra noi. Yato, potresti assicurarti che non sia un pericolo per la missione?

    Blandì il collega con null'altro che la verità, senza usare un finto tono mellifluo, ma un crudo realismo. D'altro canto se fosse riuscito a togliersi dai piedi il Senju lo stesso Kinryu avrebbe potuto agire in modo più libero, condividendo con l'amico del Suono una parte delle notizie non irrilevante che fino a quel momento aveva taciuto. Certo, rimaneva sempre Etsuko, ma fino a quel momento si era dimostrato decisamente meno interessato a far loro le pulci su qualsiasi cosa. In qualche modo poteva collaborare, o almeno sperava.

    Se Yato avesse colto il suggerimento e si fosse messo all'inseguimento dello Yotsuki ribelle, Shin si sarebbe finalmente seduto, quasi svuotato dalla tensione. Lasciato trascorrere mezzo minuto si riprese e si voltò per osservare il centro del lago e poi alzò lo sguardo verso il sole che iniziava a raggiungere la sommità del suo percorso nel cielo. Per colpa della scomparsa del corvo avevano perso diverso tempo, ma non era ancora troppo tardi. Se le creature lasciavano il fondale solo con il coprifuoco, quindi al tramonto, potevano rimandare l'esplorazione della loro tana almeno fino alle due, nelle stime più ottimistiche del Kinryu. In effetti c'era qualcosa di cui avrebbe preferito occuparsi prima.

    Etsuko-san, scusa se torno sull'argomento, ma hai avuto modo di vedere bene la persona posseduta alla villa? Potresti descrivercela per favore?

    Shin avrebbe annuito alle parole del kiriano, fissando l'amico per vedere se aveva compreso di chi si trattasse dagli indizi che aveva sparso fino a quel momento. In ogni caso gli avrebbe tolto l'ultimo dubbio con una battuta sibillina, ma chiarificatrice per chi conoscesse il personaggio.

    Un lupo sguaiato insomma... Certo che il Pagliaccio deve averne di coraggio per essere suo compagno. Da quello che ci hai raccontato non mi sentirei sicuro di affrontarlo in questo momento, contando che non sappiamo ancora né di cosa sia vittima né come liberarlo. Penso che ci convenga lasciarlo confinato nella villa al momento. Se riesce ad uscire...

    Il giovane non concluse la frase, ma era chiaro che si aspettava il peggio. Qualcosa del livello da dover costringere i cartografi a cancellare quel ridente borgo di pescatori dalle mappe per intendersi. Tuttavia ciò li fece sovvenire un'altra informazione che sia lui che Yato avevano omesso di riportare.

    Ah dimenticavo, oltre all'uomo nella villa il nostro nuovo amico variopinto ha nominato anche un'altra persona.

    Avrebbe riportato il più fedelmente possibile il dialogo avuto la sera prima, sia per quanto verteva l'aspetto del terzo elemento sia per la sua possibile posizione, se c'era da dar credito alla pronta risposta fornita dal Pagliaccio alla domanda insidiosa del Senju.

    Tornando a noi, un discorso simile a quello della villa vale per il tempio sotto il lago. Sembrerebbe il fulcro del rituale, ma anche ammesso che non trovassimo resistenza, il che già di per sé è abbastanza improbabile, qualcuno di voi ha idea di come fermarlo? Distruggere le statue potrebbe aiutare secondo te Etsuko-san?

    Il Kinryu non poté che domandarsi, ancora una volta, perché ci fosse sempre qualche strano rituale in mezzo. A Città di Pietra se l'erano cavata per il rotto della cuffia, ma avevano investigato decisamente più a fondo di quanto non avessero fatto fino a quel momento lì. Decisamente mancavano loro dei pezzi per risolvere quell'enigma. Alcuni probabilmente li avrebbero trovati sul fondale, ma stavano dimenticando la parte più importante.

    Quel samurai... Non credo sia qui per caso. La spada che porta al fianco è tutto fuorché una banale katana.

    Che Yato fosse stato ancora in mezzo a loro oppure no avrebbe comunque soggiunto, dopo una pausa ben studiata, il motivo di quell'affermazione tardiva a mo' di giustificazione.

    Ci ho messo un po' per farmelo venire in mente perché lo vista solo per un istante, ma credo che sia stata forgiata dallo stesso artefice della mia. Quindi se lo affrontate cercate di disarmarlo il prima possibile, è pericolosa.

    Non avrebbe aggiunto altro per il momento, anche perché non sapeva veramente cosa potesse fare, ma lo sguardo serio nei suoi occhi era piuttosto convincente.

    Mitsuhide Akechi potrebbe essere il Portatore che hai nominato, ma ritengo più probabile che sia invece un suo sottoposto, forse una specie di guardia del corpo o tuttofare. Potremmo non avere ancora incrociato le strade con il vero responsabile di tutto ciò. E se dobbiamo farlo, sarà meglio affrontarlo lontano dal tempio sommerso dove ha preparato chi sa quali trappole. Questo ci riporta però ad un'altra questione: come troviamo il samurai?

    Quello sarebbe stato un buon momento per Etsuko di menzionare il potere secondario dei suoi occhi diabolici, ma non per questo meno utile. O per lo meno di fare presente al gruppo di avere doti da sensitivo. Shin non avrebbe trovato nulla da ridire su eventuali proposte da parte del kiriano, mancando di alternative. Anzi, l'avrebbe spronato a dare un'occhiata alla sua lama se poteva essere utile come traccia per quella dell'uomo che stavano cercando.

    Direi che abbiamo un piano allora, o per lo meno dei compiti da svolgere. Io scorterò Etsuko-san e lo proteggerò mentre usa le sue doti, tu intanto Kato potresti battere la zona con i tuoi cloni. Potremmo allestire una battuta di pesca, con le tue copie a fare da rete per spingerlo verso di noi, o per controllare i confini del villaggio. Se non salta fuori niente ci sposteremo sui dintorni. Ah e visto che ci sei è meglio se ci portiamo avanti, inizia a vedere in giro se saltano fuori dei respiratori per tutti. Volenti o nolenti temo che un tuffo ci toccherà farlo prima o poi.


  7. .

    il trono vuoto


    5

    Harumi torse le labbra per il dolore, ma non lasciò andare nessun suono. Un atteggiamento stoico, difficile dire se derivato dall'orgoglio per la sua adozione o dal suo passato atroce che l'aveva lasciata sorda a sofferenze di poco conto. Inoltre la giovane sapeva di poter fare affidamento sul potere del demone gatto. Mentre ancora Akira armeggiava con le bende, dimostrando una palese scarsa dimestichezza, le sue straordinarie capacità rigenerative erano all'opera ed il sangue aveva smesso di scendere, anche se probabilmente il kiriano non se n'era accorto.

    L'uomo aveva risposto alla sua domanda senza un briciolo di esitazione, strappando un sorriso alla ragazza da tanto era serio il suo cipiglio. Doveva essere veramente sicuro di sé. Oppure molto borioso. La kunoichi tuttavia allontanò quella seconda opzione. Non lo conosceva, ma a pelle sentiva di potersi fidare. D'altro canto se non fosse stato per lui sarebbe stata ancora vittima di quell'illusione maledetta. Si avvicinò a lui e lo prese sottobraccio. Per il breve istante in cui rimase appoggiata Akira avrebbe percepito un'opprimente morbidezza contro il corpo.

    Allora è assunto come guardia del corpo, Akira-san. Mi affido a lei!

    L'Hozuki era molto ciarliero, e per tutto il percorso verso la Villa non smise di interrogare la giovane otese, che fece del suo meglio per soddisfarne la curiosità.

    Sì, faccio anch'io parte della famiglia... No, siamo in molti! Il Kokage ha molti seguaci che abitano nella magione... In che senso troppo vecchio?

    Mentre cercava di decifrare quell'ultimo quesito, troppo ambiguo per la sua innocente mente, raggiunsero il limitare dell'aria d'influenza del rituale che l'aveva fatta cadere vittima del terribile genjutsu. Solo la prontezza di spirito del suo accompagnatore impedì che gli sforzi compiuti fino a quel momento si rivelassero vani e che la ragazza tornasse a vagare tra i boschi convinta che tutto andasse bene. Akira la fece oscillare con forza, facendo sobbalzare visibilmente i doni che aveva ricevuto da madre natura.

    Akira-san ci sono, può smetterla di scuotermi... Per fortuna che ero con lei, altrimenti sarei ripiombata in quell'incubo! Ho fatto proprio bene a portarla con me!

    Alcuni minuti dopo, quella sua certezza vacillò. Pezzi di rampicanti, uniti a frammenti di mattoni, schegge di marmo e un gran polverone, si levarono nel cielo insieme al boato dei colpi. Il kiriano stava demolendo una parete della Villa! Dimenticandosi per un istante del pericolo costituito dal jutsu sconosciuto, Harumi fece un paio di passi in avanti, ma si fermò subito dopo maledicendosi della sua distrazione. Chiuse gli occhi, ma non si ripresentò alcuna ricaduta. Il sollievo durò però poco, perché dovette correre a brancare il braccio dello spadaccino prima che arrivasse alle fondamenta.

    Akira-san si fermi un momento! Vede, la tecnica è spezzata! Ha fatto un buon lavoro, ma ora si calmi!

    Il tono della fanciulla era conciliante, ma le unghie piantate nel braccio dell'uomo davano tutta un'altra impressione. Anche se considerando lo stato di furia in cui si trovava e la differenza di forza tra i due, probabilmente non se ne sarebbe neppure reso conto. Però era vero che grazie al suo intervento finalmente poteva rimettere piede a casa. Anche se lo spettacolo che le si presentava davanti era piuttosto desolante e Harumi non poté che ripetere la parole pronunciate poco prima da Akira.

    Che cosa è successo qui?



    Chi è Tensai-Jin?

    La voce della kunoichi era fredda e i suoi occhi ferali. Si aspettava delle spiegazioni da Akira, dettagliate e alla svelta. Non sapeva ancora con chi o che cosa aveva a che fare, ma era certa che l'avrebbero pagata cara. Li avrebbe trovati e fatti a pezzi, a costo di impiegarci una vita intera. L'aura omicida veicolata dal flusso di chakra demoniaco che aleggiava intorno alla ragazza avrebbe fatto rizzare i peli di chiunque si fosse trovato nelle vicinanze, ma sarebbe durato un istante soltanto. Harumi prese un respiro profondo e si calmò. Per il momento.

    Furono interrotti dal frullare di ali proveniente dall'alto. Un'ombra scura calò su di loro, rivelandosi un unico essere composto da infiniti esseri. Dieci, cento, mille occhi, ed una sola vita. Le sue molteplici voci risuonarono all'unisono, coprendo ogni altro suono. Lo sguardo gelido che la kunoichi restituì all'essere, del tutto fuori luogo sul suo bel viso ed in completo contrasto con quanto Akira aveva visto fino a quel momento, lasciava intendere che aveva gradito ben poco le parole dell'enorme pipistrello.

    Andiamo Akira-san.

    La coppia avrebbe varcato le porte spalancate della dimora. L'ultimo che era passato di lì non si era preso neppure la briga di chiuderle. La vista dell'interno era deprimente quanto l'esterno. Uno spesso strato di polvere e ragnatele copriva ogni cosa, fatta eccezione per le due tracce di impronte che si potevano distinguere a fatica [Abiltà]. Qualcuno, oltre al Mizukage, era stato lì meno di recente. Non v'erano però segni in senso contrario. Dovevano essere usciti da un altro punto. Oppure si trovavano ancora nella Villa.

    Ignorando le indicazioni del mostro, Harumi si sarebbe diretta prima verso lo studio di Diogene alla ricerca del Kokage, o quanto meno di una qualche traccia o indizio. In effetti lo scompiglio e ancora la doppia serie di impronte indicava che si trovava sulla strada giusta. Non che si aspettasse di veder comparire il capoclan come se nulla fosse seduto sulla sua poltrona, ma vedendo la stanza vuota le prese un morso al cuore. Facendosi forza, la ragazza studiò con attenzione la scrivania del capoclan e i suoi cassetti, alla ricerca di qualsiasi cosa che potesse spiegare lo stato di abbandono in cui versava l'edificio.

    Alla fine le impronte li condussero comunque al primo piano, dove ad aspettarli era presente un gruppetto piuttosto variegato. L'unica persona che Harumi riconobbe senza indugio era Kensei Hito, kage della Nebbia. Il ragazzo con gli occhiali di fianco a lui aveva un'aria familiare, ma non ricordava dove l'aveva già visto. Il terzo invece era per lei un totale sconosciuto. La giovane li squadrò con aria sospettosa. Poi il suo sguardo si spostò sulla pendola che ticchettava in modo fastidioso alle loro spalle. Stranamente non v'aveva fatto caso fino a quel momento, ma il rumore era piuttosto insistente e si insinuava nella testa.

    Signori, se non vi dispiace vorrei una spiegazione di cosa ci facciate nella mia casa. E di quello che avete scoperto: ho sentito parlare di jutsu temporale.

    Ascoltato quanto avevano da dire, avrebbe lasciato le pubbliche relazioni ad Akira prima di rimettersi in marcia. Lì non sarebbe stata di alcuna utilità, a meno che la parola in codice lasciata dal Mikawa non avesse risvegliato in lei quale strana memoria. Tutto si poteva trovare nella Villa fuorché un teatro. Anche il riferimento alla pagina strappata dal libro poteva forse farle suonare qualcosa, sebbene non fosse un'esperta di storia otese. Sapeva solo quello che le aveva insegnato Ukitake. Certo, se avesse potuto vedere il libro magari un dubbio sarebbe potuto sorgerle. Forse aveva già visto il tomo. Che si trattasse di un diario?

    In quanto infine a rituali arcani, poteva dire la sua su quelli legati al sangue per averne subito gli effetti in prima persona, ma quanto a jutsu spazio temporali era completamente sperduta. Avevano già mandato Hebiko in avanscoperta, o forse era più corretto dire retroscoperta, ma non era ancora tornata, né si erano verificati altri cambiamenti. Che le fosse successo qualcosa o dovessero semplicemente attendere, in cinque bloccati ad aspettare erano decisamente troppi.

    Le tracce, come aveva già appurato Kensei, proseguivano fino all'ala ovest. Il kiriano era tornato sui suoi passi dopo essersi ritrovato in un vicolo cieco, ma Harumi sapeva già dove erano dirette prima ancora di arrivarvi. L'arazzo le mise soggezione come la prima volta che si era soffermata ad osservarlo con i suoi colori cupi e sanguigni. Una battaglia dell'era antica, sospesa tra leggenda e storia. La giovane si voltò, verificando chi l'avesse seguita. Non glielo avrebbe impedito, ma a quel punto li avrebbe costretti a fare un passo indietro.



    Akira-san, potresti voltarti ed assicurarti che lo siano anche i nostri amici?

    Era una richiesta solo di facciata poiché finché non fosse stata certa di non avere nessuno vicino sarebbe rimasta immobile. Se qualcuno avesse fatto il furbo poi non sarebbe stata l'unica a cui rendere conto, ma anche al padrone di casa. Nella speranza di trovarlo da qualche parte, prima o poi. Si sarebbe quindi avvicinata alla parete, nel punto dove tempo prima Yachiru le aveva aperto la strada, e avrebbe mosso rapidamente le dita a sfiorare i meccanismi celati [Abilità]. A differenza di allora, Harumi era parte della famiglia a pieno titolo ed aveva accesso ai segreti del Mikawa. O per lo meno a quelli che Diogene sceglieva di condividere. Con uno scatto, il passaggio verso il covo si sarebbe rivelato. Le impronte procedevano all'interno.

    Se volete seguirmi prestate attenzione a dove mettete i piedi.

    La jinchuuriki si sarebbe inoltrata nell'oscurità, da sola se necessario, disattivando man mano le trappole sul percorso ed accendendo le fiaccole sui porta torce. Se nulla si fosse frapposto tra lei e la sua meta sarebbe infine giunta alla cripta del sangue. Provava sentimenti contrastanti per quel luogo, ma in quel momento l'unico suo pensiero era trovare i membri della sua famiglia. O gli invasori responsabili di quella situazione assurda.
  8. .

    giochi di guerra


    1

    Harumi finì di preparare i bagagli con estrema attenzione. L'opportunità era di quelle che capitava una volta ogni morte di kage per un otese: visitare il Villaggio della Nebbia. I rapporti tra le due potenze accademiche erano stati tesi in passato, stando alle lezioni che le aveva impartito Ukitake, ma dall'elezione di Kensei Hito a nuovo capovillaggio il vento era mutato. Legati nel sangue, era proprio il caso di dirlo, dalla comune ascendenza Mikawa, lui e Diogene avevano rispolverato antichi piani mai accantonati, aspirazioni di grandezza mal viste dagli altri alleati. Kiri ed Oto scalpitavano, bramando vendetta e gloria.

    La giovane portatrice del Due Code avrebbe avuto l'onore di assistere ad un giorno storico, e non solo: si sarebbe potuta sedere a quello stesso tavolo dove le decisioni venivano prese. Se un anno prima le avessero chiesto dove immaginava di trovarsi in futuro, non le sarebbe mai venuta in mente una posizione tanto prestigiosa. Nessun altro accompagnava infatti il Colosso dei Mikawa. Né il fido Eiatsu, che rimaneva a farne le veci al Villaggio, né la piccola Yachiru. Harumi si sentiva un po' in colpa per averle rubato il posto di mascotte a fianco del capoclan, ma il motivo era chiaro. Diogene stava investendo su di lei per renderla una risorsa preziosa. Forse era meglio definirla una scommessa.

    L'unico risultato accettabile era il successo, e l'uomo non avrebbe evitato di sottolinearlo facendole pesare la promozione del pupillo del Mizukage a chunin prima di lei. A differenza del Tokugawa, negli ultimi mesi la kunoichi era rimasta incastrata in numerose questioni spinose all'interno delle mura di Oto, e più specificatamente di Villa Mikawa. Non aveva mancato di dare il suo contributo, almeno in un'occasione fondamentale. Tuttavia si trattava di cose che non dovevano assolutamente raggiungere le orecchie dell'Accademia e per le quali quindi nessuno l'avrebbe mai lodata. Ciò nonostante, quella situazione non le pesava. Ogni sua scelta era stata per il bene della sua nuova famiglia e l'aveva fatta di sua spontanea volontà. Non sarebbe stata un promozione mancata a farle cambiare idea.

    Sarà il caso che mi sbrighi allora, altrimenti mi lascerà indietro.

    Una risata solare ed un sorriso respinsero lo sguardo severo del capovillaggio. La ragazza approfittò del viaggio, che trascorse tutto sommato rapido, per osservare il modo in cui Diogene interagiva con le persone che incontravano, annotando mentalmente dettagli anche insignificanti, ma per lei nuovi, come i piatti ordinati durante le soste alle locande. L'aura di terrore e rispetto lo precedeva, sebbene potesse dissimulare quando fosse stato strettamente necessario. Particolarmente impressa le rimase l'accoglienza riservata loro nella cittadina di Durai.

    L'industria cantieristica prosperava anche grazie alle generose commesse del Mikawa. Il Kokage aveva fatto fabbricare, pagandole di tasca propria, numerose navi da guerra di grandi dimensioni. Oltre ai carpentieri sfamava direttamente o indirettamente un mare di marinai, dal più umile dei mozzi agli ufficiali al comando, oltre a una lunga lista di fornitori dell'indotto. Di fatto era il signore del luogo, e si era letteralmente comprato quel ruolo inondandoli di denaro. Harumi annotò tutto mentalmente. Avrebbe fatto uso di quell'informazione più avanti.

    Il viaggio in mare verso nord trascorse tranquillo. Nonostante fosse inverno, l'Oceano di Kanashi era placido e la temperatura rimaneva piacevole, al contrario delle fitte nebbie che li accolsero poco prima di avvistare le isole dell'arcipelago kiriano. I marinai capirono di essere arrivati anzi proprio dalla sfumarsi dell'orizzonte in lontananza. Così come Konoha era circondata da foreste, Kiri lo era dalla foschia. L'enorme bastimento manovrò con un'agilità insospettabile tra le cale, facendo infine il suo ingresso nel porto fortificato del Villaggio sotto l'occhio vigile delle pattuglie di ronda.

    I bastioni bianchi, il cui colore era forse tale proprio per confondersi con il muro di vapore che costituiva la prima difesa da intenzioni ostili, si ergevano a strapiombo tutto intorno al tratto di costa a cui erano giunti, incombendo su di loro come lame pronte ad infliggere la suprema punizione. Risalirono la scalinata fino al cancello nero. La pesante inferriata di freddo ferro brunito era calata, ben diversa dai Gate perennemente aperti del Suono. La giovane otese si fece avanti, aspirando l'aria umida a pieni polmoni.

    Aloysius Diogenes Mikawa, Kage di Oto, annuncia il suo arrivo a Kirigakure no Sato!

    Harumi aveva formulato la frase con oculatezza. In primo luogo il nome, a sottolinearne l'importanza a prescindere dal proprio ruolo. In secondo luogo, una affermazione al posto di una domanda per rendere conclamato l'evidente: lui non aveva bisogno di chiedere il permesso di entrare, l'avrebbe fatto con o senza il loro permesso. Il Colosso non avrebbe mai supplicato qualcuno. Tuttavia era buon uso presentarsi una volta arrivati, soprattutto considerando che erano giunti lì come ospiti, invitati dal capo della Nebbia in persona. Qualcuno sarebbe dovuto essere doppiamente pazzo per decidere di ostacolarli.

    Per fortuna il Mizukage doveva aver previsto quella possibilità, perché ad aprire loro il cancello fu proprio il giovane Tokugawa di cui avevano parlato qualche giorno prima. Harumi l'accolse con un sorriso, portando istintivamente la mano allo zaino come se volesse controllare di averlo ancora con sé, ma fu Diogene il primo a parlare. I due guerci si sarebbero studiati per alcuni secondi, dando alla kunoichi la curiosa impressione che fossero in qualche modo imparentati. Sarebbe toccato a lei rompere il ghiaccio, permettendo al gruppo di avviarsi verso la loro meta.

    Felice di rivederti, Youshi-kun, e congratulazioni per la tua promozione! Facci strada per favore.

    L'atmosfera nel Villaggio della Nebbia era più allegra di quanto Harumi avesse immaginato. Il capovillaggio non aveva lesinato nelle decorazioni per accogliere al meglio i suoi ospiti, segno di quanto ci tenesse a fare bella figura come padrone di casa. Ed a proposito di casa, la magione del Kenchiki ricordava da vicino Villa Mikawa, per lo meno nell'aspetto esteriore, tanto da lasciare stupefatta la giovane otese. La sua attenzione fu però attratta dall'uomo davanti all'edificio, di cui ricambiò l'inchino di saluto.

    L'interno della magione se possibile era ancora più sfarzoso, come principesco il banchetto allestito per loro. Prima di consegnare lo zaino al guardarobiere, la giovane ne estrasse un involucro di pelle scura. Si sarebbe quindi avvicinata a Youshi, porgendole il pacchetto. Se avesse sciolto il laccio esterno, si sarebbe rivelato essere un astuccio porta oggetti, con all'interno un set di cinque affusolati coltelli da lancio. La lama dei dardi era di un affilato acciaio reso nero come la pece dalla brunitura, l'impugnatura era avvolta in strisce di cuoio nero notte. Non riflettevano un singolo barlume di luce nel salone illuminato a festa ed anzi sembravano assorbirla. Più li si osservava più i loro contorni diventavano sfumati e difficili da cogliere.

    Si tratta di un piccolo pensiero per il grado chunin, non è niente di che, sul serio! Quando li ho visti ho pensato che ti sarebbero stati utili visto che combatti tra le ombre!

    La ragazza strinse le spalle in un atteggiamento umile. In realtà aveva pensato per giorni a cosa avrebbe potuto fargli piacere ricevere, trovando quella soluzione poco prima di arrendersi. La kunoichi guardò di sottecchi il giovane nella speranza di scorgere almeno un pizzico di felicità nel suo volto, o per lo meno un segno di gradimento. Poco dopo il loro anfitrione si rivelò, o forse li stava già osservando e non se ne erano accorti, facendo gli onori di casa. Diogene rispose giustamente per primo, in tono piuttosto familiare. La fanciulla al suo seguito avrebbe a sua volta chinato la testa in segno di rispetto.

    La ringraziamo per l'invito, Mizukage-sama, e per la calorosa accoglienza.

    C'era ancora tempo per delle chiacchere prima che iniziassero le conversazioni serie, che come da tradizioni andavano aperte con un brindisi. Il bicchiere del Kokage sarebbe stato riempito da lesti attendenti, mentre Harumi avrebbe prima declinato educatamente, poi si sarebbe rassegnata a farsi versare poche dita di liquido ambrato. Imitando gli altri avrebbe levato il calice, ripetendo le parole di buon augurio e sorbendo un piccolo sorso di vino. Era dolce.

  9. .

    il trono vuoto


    4

    Harumi fissò lo shinobi della Nebbia cercando di capire chi avesse davanti. Parlava dei kage, alcune delle più importanti persone del Continente, con una tono tale da lasciar intendere una certa familiarità. Non per questo tuttavia l'avrebbe guardato meno torvo ogni qual volta avesse mancato di rispetto a Diogene Mikawa, quale che fosse la scusa. La ragazza si limitò a scuotere la testa, proseguendo con il discorso. A quanto pareva il sospetto che iniziava a insidiarsi nel suo petto era più che giustificato, perché ciò che lei vedeva non corrispondeva a quanto le stava descrivendo Akira. Eccezion fatta per la sua immagine. Innocentemente, Harumi tirò un sospiro di sollievo, non accorgendosi dell'imbarazzo di cui l'uomo era stato vittima.

    No, non sono pazza. Non credo almeno. Ma è quello che direbbe anche un pazzo, suppongo.

    Quando il ragazzo rifiutò la ricompensa, enunciando il suo credo ninja e offrendosi di aiutarla senza nulla in cambio, avrebbe ricevuto un sorriso modesto, ma nella sua semplicità probabilmente il più bello da quando si trovava di fronte alla kunoichi. Considerando il suo passato e la sua vita ad Oto, una affermazione del genere non poteva che sorprenderla positivamente, e non aveva motivo di dubitare della sua sincerità. Harumi si sarebbe limitata ad un grazie, ma profondamente sentito. Poi avrebbe congiunto le mani a formare il sigillo.

    Il sangue colava dal braccio, scivolando tra le dita e, una goccia alla volta, cadendo sul pavimento malmesso in un ticchettio appena percettibile. La giovane però non se ne curava, occupata com'era ad osservare l'ambiente circostante. Da quanto era sotto quell'illusione? L'espressione sul suo volto più che sofferente per la ferita auto inferta era estremamente arrabbiato, un cambiamento tanto repentino rispetto ai modi di fare precedenti che probabilmente avrebbe preso in contropiede perfino il kiriano, salvo poi scomparire un istante dopo. La ragazza aveva fatto un respiro profondo, tornando alla sua espressione naturalmente sorridente nei confronti di Akira che le porgeva un panno sporco.

    La ringrazio, ma non si preoccupi per me, le mie ferite guariscono in fretta. Se proprio vuole fasciarla, devono esserci delle bende pulite in un kit medico dentro quel mobiletto. Questa...dovrebbe essere una delle nostre basi di appoggio nel Bosco.

    La ragazza esitò un attimo nel confermare quando effettivamente il ninja della Nebbia era andato affermando fino a quel momento, quasi si sentisse in colpa ad ammettere di essere in torto nonostante non fosse palesemente colpa sua. Una volta che l'uomo ebbe terminato con le medicazioni, la ragazza si alzò ed uscì dalla porta, facendogli cenno di aspettare un momento. Con un paio di balzi felini, aiutata dal chakra che controllava alla perfezione, fu sulla cima di un grosso albero e da lì scrutò oltre la coltre della vegetazione per orientarsi. Riatterrò a fianco del nebbioso con un tonfo ovattato e si rassettò le vesti.

    Come ricordavo, le mura sono in quella direzione.

    Non si sarebbe però mossa, fissando invece l'uomo negli occhi, come se stesse cercando di leggergli dentro.

    Akira-san, lei è forte?

    La domanda a bruciapelo poteva indurlo in confusione, ma probabilmente lo spadaccino aveva visto abbastanza del mondo per capire cosa intendeva il suo interlocutore. Che qualcosa non andasse lì era chiaro già da un po', ma probabilmente la situazione non sarebbe migliorata proseguendo, anzi. Se avesse deciso di seguirla lo avrebbe fatto consapevole dei possibili rischi. A modo suo la ragazza stava cercando di dimostrare la sua premura, per evitare di coinvolgere una persona che aveva appena conosciuto nei suoi problemi. Akira l'aveva già aiutata tantissimo ed il pensiero di abusare della sua gentilezza la preoccupava. Poteva osare chiedergli di più? Poteva di nuovo fare una richiesta così egoista?

    Akira-san, per favore mi aiuti.




    Superare le mura del Villaggio per l'Hozuki non sarebbe stato un problema. Uno sguardo intimidente da parte della sua accompagnatrice, un semplice lui è con me, e le guardie del gate si sarebbero scansate per lasciarli passare senza aggiungere altro. All'andatura sostenuta dettata da Harumi non ci avrebbero messo molto prima di arrivare di fronte al vialone che conduceva a Villa Mikawa. Prima di tutto doveva accertarsi che gli altri stessero bene. Se si fosse scoperto che si trattava dell'ennesima prova di Eiatsu o di uno scherzo particolarmente elaborato la faccenda si sarebbe risolta con una risata, al massimo qualche pugno ben assestato sul cranio del responsabile, e poi avrebbe potuto accompagnare Akira dal capovillaggio se fosse stato in casa. Altrimenti...

    La fanciulla avrebbe fatto un paio di passi verso il cancello d'ingresso, quando il suo accompagnatore l'avrebbe vista arrestarsi improvvisamente come se avvinta da una forza invisibile. Gli occhi si sarebbero fatti vacui per alcuni secondi, poi si riscosse e si voltò, cominciando a percorrere la strada a ritroso. Se il kiriano l'avesse fermata o interrogata a riguardo, lei l'avrebbe fissato come se non si fosse accorta della sua presenza prima, ma poi gli avrebbe risposto con un tono di voce sospettosamente tranquillo mentre dava le spalle all'edificio monumentale.

    Dobbiamo andare a Villa Mikawa no? Da questa parte.

    Fortunatamente, la kunoichi non avrebbe dovuto sacrificare un altro braccio per tornare in sé, ma sarebbe bastato un intervento energico da parte del kiriano per farla rinsavire. L'illusione non si era ancora radicata profondamente, e il suo flusso del chakra tornò normale in poco tempo. Era palesemente legata alla casa, a questo punto era inevitabile pensarlo. Il solo avvicinarvisi l'aveva riattivata, perciò il medium doveva trovarsi entro il perimetro della proprietà. Con suo sommo sgomento però il genjutsu non sembrava avere effetto sul suo compagno. Mentre studiava la situazione, l'occhio allenato della ragazza scorse una serie di impronte sul ghiaino del vialone, almeno altre due o tre persone si erano dirette verso la Villa di recente [Abilità]. Qualcuno, o qualcosa, stava cercando di tenerla fuori da casa sua. Chi poteva avercela specificatamente con lei?

    Akira-san, sembra che io non possa proseguire oltre. Dovrò affidarmi ai suoi occhi e alle sue orecchie per il momento, cerchi di capire cosa mi impedisce di entrare, la prego.


  10. .

    il trono vuoto


    2

    Diogene pronunciò un'unica parola, che rischiò di andare perduta tra i singhiozzi della ragazza. Un'unica parola, ma di un valore inestimabile, in grado di cambiare interi destini.

    Scemo...

    Harumi si pulì il volto con la manica, cercando di darsi un contegno. Si era lasciata andare all'emotività, come una bambina. Non succedeva da... Quando era stata l'ultima volta che si era comportata così? Che aveva lasciato trasparire ciò che provava veramente? Non riusciva a ricordarlo.

    ...l'importante è che tu abbia capito.

    Un silenzio imbarazzato sarebbe sceso nella stanza, interrotto solo dal soffiare su un fazzoletto della giovane. Aveva accumulato tensione per giorni e alla fine era inevitabilmente esplosa. Ed incredibilmente ora si sentiva meglio. Le veniva quasi da ridere al pensiero, ma a giudicare dall'atmosfera nella camera sarebbe stata fraintesa. Ora che si era ricomposta, poteva finire di dirgli quello che aveva meditato nel profondo del suo cuore durante quei lunghi giorni di veglia, in cui il tempo pareva immobile e che ora sembrava aver finalmente iniziato a scorrere anche per lei.

    Io... Sono sempre stata sola. Voi per me siete le prime persone che possa chiamare una famiglia. Eiatsu, Yachiru, Matsumoto, gli altri...e tu.

    Seguì una breve pausa in cui abbassò la testa, impacciata, prima di continuare con una battuta per stemperare il clima che lei stessa aveva contribuito a rendere pesante.

    Come una specie di severo padre poco presente... O forse un nonno? Giovane però eh!

    Una risatina cristallina avrebbe spezzato almeno in parte la tensione. Per qualche assurdo motivo la paura reverenziale che provava per il grande ninja era momentaneamente stata messa a tacere. Forse era impazzita del tutto, oppure lo stato pietoso in cui versava il kokage la stava inconsciamente manipolando.

    In fin dei conti sei pur sempre il capofamiglia, e sei stato tu a decidere di accogliermi ed io... Non potrò mai essertene abbastanza grata!

    Quasi di riflesso, la ragazza si sarebbe inchinata profondamente di fronte all'uomo. Non lo aveva mai ringraziato prima per tutto quello che aveva fatto per lei, non ce n'era stata l'occasione o meglio la necessità. Eppure ora sentiva di doverlo fare e non si trattenne al costo di sembrare ridicola. Solo in atteggiamento di umile preghiera, poteva dare voce alla sua supplica.

    Io vorrei solo... io vorrei...

    No. Non vorrei. Harumi ispirò profondamente. Per la prima volta nella sua vita stava per esprimere un desiderio egoistico. Non c'era spazio per un condizionale. Si rialzò e rivolse i suoi occhi innocenti al volto di Diogene.

    Io voglio avere un cognome. Il tuo cognome. Voglio un segno che dimostri che faccio parte di questa famiglia. Che questa è la mia casa.

    Harumi si volse verso la finestra. Nel cielo ormai nero brillava un sottile falce di luna. Solo un frammento, ma sufficiente a dare speranza e rischiarare il cammino di chi si affidava alla sua flebile luce. Senza distogliere lo sguardo dal corpo celeste, riprese a parlare.

    Miyazaki non è il mio vero cognome, l'ho scelto quando è stato il momento di compilare i moduli per l'arruolamento. Mi sono ispirata all'autore di uno dei miei libri preferiti, Kaguya e il castello nel cielo. Uno dei pochi ricordi felici della mia infanzia. Ve lo consiglio, è una bella storia.

    Il suo sorriso si era fatto triste, ma non aveva intenzione di arretrare di un passo. Non avrebbe ceduto proprio alla fine, dopo che aveva messo se stessa. Essere morta e risorta aveva messo molte cose in prospettiva, dando a ciascuna il giusto valore. Era stata ridotta in frantumi, ma da quel giorno in avanti poteva ricostruirsi come meglio credeva, basandosi solamente su ciò era importante per lei, e non sul giudizio degli altri. La ragazza si portò una mano al cuore. In fin dei conti il sangue del capoclan scorreva già nelle sue vene. Dall'indomani avrebbe ripreso a trattarlo con il rispetto che gli era dovuto, ma in quel momento la fanciulla fece un ultimo passo verso di lui, superando tutte le barriere che li separavano.

    Qual è la tua risposta, Diogene?




    [...]



    Bussavano alla porta. Nulla di strano, se la porta in questione non fosse appartenuta a una baracca dispersa all'interno del Bosco dei Sussurri, uno degli angoli più pericolosi dell'intera Oto. Il che era tutto dire. La foresta selvaggia pullulava di mostri nati dalla fantasia della natura o dalla perversione dell'uomo. Ma anche le piante stesse di cui era costitutita sembravano concepite appositamente per attentare alla vita di chiunque avesse la malsana idea di avventurarsi tra le spire. Eppure lo shinobi in attesa davanti alla soglia della casupola di tutto ciò non si curava, e a ragione. Pochi nell'intero Continente avrebbero osato confrontarsi con colui che aveva rinunciato al cappello da Mizukage per motivi noti solo a pochi. Le fiere in agguato ignoravano le faccende dei kiriani, ma percepivano distintamente il tremendo potere che emanava il jonin e se ne tenevano istintivamente alla larga.

    I minuti passarono, abbastanza perché l'uomo iniziasse a pensare che la baracca fosse vuota, ma non a sufficienza perché si decidesse ad andarsene. Ad un certo punto, preceduto da una serie di rapidi passi proveniente dall'interno, la porta si spalancò, rivelando una scompigliata ragazza. Non molto alta, ma decisamente ben formata, sarebbe bastato un rapido sguardo per capire che la fretta era dovuta dal tentativo di indossare rapidamente l'uniforme del Villaggio. Il viso accaldato sfoggiava un sorriso cordiale, sebbene gli occhi che vagavano all'intorno, come alla ricerca di qualcosa, tradivano una certa confusione.

    Scusi l'attesa, pensavo si sarebbe occupato Anteras di accoglierla, ma deve essere occupato... Prego, si accomodi.

    L'ospitalità a Villa Mikawa era sacra. D'altronde, chi mai si sarebbe sognato di attaccare la residenza del Kokage? Harumi fece strada per quelli che furono non più di pochi metri agli occhi di Akira fino ad un tavolo robusto, ma bisognoso di una riverniciatura, indicandogli una delle uniche due sedie presenti nella stanza. Se a quel punto il ninja della Nebbia si fosse guardato intorno, avrebbe constatato lo stato di decadenza in cui versava lo stabile, sebbene sembrasse abitabile, a patto di non essere schizzinosi con i coinquilini che abitavano le intercapedini dei muri. La ragazza nel frattempo si affaccendava davanti ad una scansia, tornando alcuni minuti dopo con due bicchieri di carta. Ne adagiò uno di fronte al suo ospite, che a quel punto ne avrebbe riconosciuto il contenuto come un tè solubile di qualità appena passabile.

    Mi chiamo Harumi, e le do il benvenuto a Villa Mikawa. Se cercava il Kokage non è in casa, ma posso provare ad aiutarla lo stesso. Spero che gradisca il tè, anche se Anteras lo prepara di certo meglio. Chi sa dove si è cacciato, e dire che è il maggiordomo...

    La ragazza avrebbe poggiato una guancia sulla mano, pensierosa, mentre oscillava sovrappensiero il bicchiere economico. Perfino Fudoh si sarebbe accorto che qualcosa era chiaramente sbagliato in quella situazione. Eppure finché il jonin non avesse fatto nulla, quella sceneggiata sarebbe continuata come se fosse la realtà, tanto la giovane si impegnava a rendere coerente la sua narrazione.

    Perché mi fissa così? Ho i capelli in disordine? Stavo riposando, poi devo andare in Amministrazione per portare dei documenti, nella speranza che nel frattempo Febh-sama non li abbia usati per costruirsi un cappello da imbianchino... Ma mi sembrava che stesse dicendo qualcosa mentre attendeva fuori, vuole ripetere le sue domande?

    Se Akira l'avesse accontentata, la giovane avrebbe annuito, però avrebbe posato la bevanda e avrebbe posato i suoi occhi sull'ospite, quasi lo stesse valutando. O meglio come se fosse stato lui a dire qualcosa di strano, e non la ragazza. Tuttavia avrebbe mantenuto l'espressione benevolente e avrebbe replicato con fare accondiscendente, soprattutto alla sua domanda che gli venisse indicata la strada per entrare al Villaggio.

    Akira-san, lei è già dentro Oto. Non ha forse passato le mura per venire fin qui?

    A quel punto si sarebbe accorta che, effettivamente, l'uomo appariva armato. Cosa stavano pensando al gate? Aveva forse un permesso speciale per tenere con sé il suo equipaggiamento? In ogni caso Harumi si limitò a muoversi sulla sedia, che scricchiolò preoccupantemente, alla ricerca di una posizione più comoda, evitando di fare una scenata per niente. In fin dei conti non si riteneva in pericolo: i suoi compagni, i sottoposti del capoclan, sarebbero accorsi in un attimo se la situazione fosse fuggita di mano.

    Per quanto riguarda Orochimaru, sarà anche forestiero, ma dovrebbe sapere che è morto da un pezzo! Anche se ammetto che se anche solo la metà delle leggende che sono state tramandate su di lui sono vere, non sarebbe così strano trovarlo vivo e vegeto, magari su una qualche isola tropicale a continuare i suoi esperimenti proibiti tra un cocktail e l'altro... Ma non credo che lo troverà ad Oto. Hanno perfino abbattuto il suo vecchio palazzo... Ah!

    La giovane si bloccò improvvisamente e portò la mano sotto il mento. Si era rammentata qualcosa parlando dell'edificio che l'Amministratore del Suono aveva raso al suolo con eccessiva foga una notte ormai lontana. Forse non centrava nulla, ma magari sarebbe stato d'aiuto all'Hozuki.

    Ci sarebbe... Sì, la segretaria... no mi scusi, intendevo il nuovo Consigliere del Suono, Hebiko Dokujita, potrebbe saperne qualcosa. Ovviamente è possibile che anche Diogene-sama e Febh-sama abbiano delle informazioni, ma il capovillaggio è fuori casa al momento e il nostro facente funzioni è un individuo... peculiare. Mi dispiace non poterle essere più utile di così.

    Non si sarebbe dilungata nel dare spiegazioni dettagliate sull'origine di quell'intuizione, nulla di più di una pallida traccia per la vaga richiesta del kiriano. Non sarebbe stata lei a rivelare le conoscenze del Villaggio, di cui le peculiari doti elastiche e serpentine della Vipera del Suono facevano parte, ma non reputava di aver fatto alcun danno nell'indirizzare Akira verso quella pista. Ma quello era argomento per un'altra storia. Ad ogni giorno bastava la sua pena, e molta doveva provarne l'uomo alla vista della ragazzina nella baracca. Che stava succedendo lì?

  11. .

    The Swordmastah


    1

    Come diamine ci era finito lì? L'ultima cosa che ricordava erano dei noodles istantanei, un'improvvisa botta di sonno e... Inutile, per quanto si sforzasse la memoria non accennava a ritornare. Magari l'avevano drogato. Ma ciò non avrebbe reso che ancora più assurda l'intera faccenda. Il ragazzo si guardò intorno. Il locale tutto sembrava tranne che il nascondiglio di qualche cattivo. Al massimo avrebbe avuto da ridire sull'arredamento. Un rumore sordo continuo attirò la sua attenzione e scostò una tenda per osservare fuori. L'edificio era avvolto in una tempesta di sabbia dall'aria minacciosa. Almeno ora aveva una vaga idea di dove fosse: di certo non era Kiri.

    Un sogno, sì non poteva che essere altrimenti. O un elaborato genjutsu, ma in fondo era uguale. Alquanto realistico, considerando che da un po' provava un fastidioso stimolo alla minzione. Il giovane si mise a cercare se tra le varie porte vi fosse un bagno, ritrovandosi infine a leggere una targhetta criptica. Se credi di essere tu il prossimo allora supera la vera porta. Eccola, l'uscita da quel mondo onirico. Non era stato difficile in fin dei conti, pensare positivo portava sempre i suoi frutti. Invece oltre la soglia c'era esattamente quello che si sarebbe dovuto aspettare, ovvero un bagno. Beh poco male, almeno avrebbe potuto liberarsi in santa pace. Piuttosto soddisfatto, realizzò solo alla fine che qualcuno aveva dimenticato di sostituire il rotolo della carta igienica terminato. Che sogno del cavolo!

    Il ragazzo iniziò a frugarsi le tasche alla ricerca di un fazzoletto. In una di esse però sentì accartocciarsi intorno alle sue dita qualcosa di metallico. Rigirandolo tra le mani vide che si trattava di un sottile foglio dorato tutto stropicciato. Una chiave, o un biglietto, ma per dove? Shin alzò lo sguardo. La fessura che aveva osservato durante i suoi bisogni appariva proprio della dimensione adatta. Ben giocata, inconscio! Rassettò il suo lasciapassare e lo infilò con la stessa nonchalance di una banconota dentro un distributore automatico. Istantaneamente, si aprì lungo la parete un passaggio che un attimo prima non sarebbe stato neanche intuibile, ma non era così strano in un sogno no?

    Chiunque avesse elaborato quell'illusione si era dato decisamente da fare. Creare un intero torneo di arti marziali, e con delle regole a dir poco bizzarre poi, superava probabilmente le sue capacità di immaginazione, che fosse cosciente o meno. Il miglior spadaccino del continente, no del mondo intero, niente meno! Era sempre stato così megalomane o era l'effetto del controllo mentale? In ogni caso, applicò il sigillo al petto e calzò la maschera da lupo che il suo anfitrione gli offriva, smettendo di farsi domande. Se c'era da menare le mani non si sarebbe certo tirato indietro. E poi era certo che ad un certo punto si sarebbe risvegliato sul suo letto come se nulla fosse successo.

    Dall'armeria il Kinryu recuperò due katane, non perché intendesse usarle contemporaneamente, non era d'altronde permesso, ma più che altro come riserva nel caso la prima si rompesse. In fin dei conti erano comunque lame di legno, non sarebbero durate all'infinito. Quanto al punto rimasto, decise di tenerlo da parte. Non era bene consumare tutto subito, per quanto si trattasse comunque di un sogno. Ed a proposito di sogni, giustamente visto il tema il premio sarebbe stato niente meno che una spada! Incredibile! Il giovane non riconobbe la foggia dell'arma tanto acclamata, ma doveva essere preziosa. A meno che il suo misterioso illusionista non lo stesse prendendo in giro, cosa che era più che possibile.

    Tutto era pronto. Le regole erano state spiegate, niente di complicato se non alcune limitazioni per dare spettacolo e mettere alla prova il loro valore con la spada. In effetti si era applicato parecchio in quell'arte, ma non si considerava ancora un maestro, anzi, riteneva di avere ampio margine di miglioramento. Chi sa, magari quell'allenamento mentale l'avrebbe aiutato! Shin si guardò intorno. Gli altri convitati sembravano prenderla più seriamente. Dietro le maschera animalesche poteva celarsi chi sa chi, divinità come riflessi della sua personalità. La quale doveva essere alquanto contorta per aver partorito uno spettacolo simile. Il giovane rimase in silenzio, lasciando che fossero i suoi compagni a scaldare l'atmosfera. Perché c'era anche un pubblico? Quella fantasia stava andando veramente oltre... Beh pazienza, ormai era lì, perciò tanto valeva stare al gioco!
  12. .

    Attacco ad Oto


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    Stava lentamente affondato nella palude cremisi. I suoi tentativi di liberarsi apparivano futili, ma la ragazza continuò a lottare agitando le braccia finché il sangue non le ricoprì il capo. Il fluido vitale le penetrò nei polmoni, impedendole di respirare. Mentre soffocava, il mondo intorno a lei andava ottenebrandosi. Alla fine rimase immobile, fluttuante nell'oscurità liquida. Era morta, ma per qualche motivo la sua coscienza si rifiutava di scomparire. Era impossibile capire quanto tempo fosse trascorso, se pochi istanti o intere ere, ma ad un certo punto la giovane scorse un puntino luminoso. Concentrandosi su di esso, lo vide pulsare come un cuore umano, facendosi ad ogni battito più grande e splendente, fino a raggiungere le dimensioni di una porta. La fanciulla allungò la mano verso il varco, sfiorandone la superficie brillante con la punta delle dita.

    Harumi si svegliò di soprassalto. Era nel suo letto, nella sua stanza, al primo piano di Villa Mikawa. Non c'era più traccia né della tenebra che l'aveva avvolta né della soglia di luce. La kunoichi scostò le coperte madide di sudore e si portò le mani al volto. Aveva già fatto sogni simili in passato, ma raramente tanto vividi. Il suo inconscio continuava a riproporle l'esperienza nella cripta, dove la sua vita aveva avuto termine. Per alcuni minuti almeno. Il kokage aveva infatti infuso in lei nuova linfa, richiamandola dall'oblio. Da quel giorno, il loro rapporto era mutato, da prima impercettibilmente, poi in modo più marcato. Molte cose erano successe, alcune piacevoli, altre meno, e diverse meriterebbero di essere raccontate. Ma quella notte c'era altro a cui pensare.

    La ragazza si era messa a sedere sul bordo del letto e aveva allungato una mano per afferrare il bicchiere d'acqua che teneva sul comodino. Ci mise un po' a realizzare che non aveva dovuto accendere la lampada per riuscire a distinguere i contorni nella penombra. In effetti l'intera camera era stranamente illuminata considerando che doveva essere notte fonda. Rabbrividendo il contatto dei piedi nudi sul pavimento, Harumi si avvicinò alla finestra, e ciò che vide la lasciò scioccata. Corse fuori dalla stanza, salendo al piano superiore, dove si apriva un largo terrazzo. La ringhiera che si rivolgeva verso l'interno del villaggio era già affollata da diversi membri della famiglia, ed altri continuavano ad aggiungersi. La giovane si fece largo, fino ad avere una visuale sull'intero borgo, ed ogni residuo dubbio di essersi sbagliata si dissolse.

    Oto stava bruciando.



    Harumi si guardò intorno. Matsumoto aveva passato un braccio intorno alle spalle della piccola Yakhiru, ma nessuno sembrava veramente spaventato. Sui volti l'espressione più comune era l'apprensione, tuttavia la Villa era lontana dalle fiamme e non era così semplice accedervi. Inoltre erano tutti seguaci a diverso titolo del capoclan. Non si sarebbero persi d'animo per così poco. Il problema era che nessuno tra i presenti sembrava avere idea di come reagire di fronte a quella minaccia. Diogene era lontano da casa per solo i kami sapevano cosa, ed Eiatsu non si era ancora fatto vivo. Forse era all'obitorio e nel caso per raggiungerli avrebbe impiegato diverso tempo. Erano dei professionisti, ma a mancare era la catena di comando.

    Qualcuno doveva prendere in mano la situazione, ma nessuno sembrava intenzionato ad assumersi l'onere. In fin dei conti erano dei gregari, sottoposti del kokage abituati ad obbedire, non a comandare. La kunoichi si voltò di nuovo ad osservare le alte fiamme, che illuminavano il cielo di tetre tinte rossastre. Poi, senza nessun preavviso, con entrambe le mani si schiaffeggiò le guance, provocando un schiocco secco che echeggiò nel silenzio. Tutti si voltarono a guardarla, quasi risvegliati dalla trance provocata da quel cupo spettacolo. Lei era l'ultima arrivata, ad eccezione di Tasaki che non si vedeva da nessuna parte, ma aveva già dimostrato di avere il coraggio di fare scelte folli per il loro bene.

    La nostra casa è sotto attacco...

    La voce era bassa, ma la udirono chiaramente visto che stavano praticamente trattenendo il respiro. La giovane diede le spalle alla balconata, rivolgendosi ai presenti, che la videro circondata da un'aura rossastra provocata dagli incendi che si stavano diffondendo tra i vicoli. Alzando il capo e il tono, raccolse la sua determinazione e continuò.

    Noi siamo la famiglia di Diogene Mikawa, kokage del Suono. Con che occhi potremo guardarlo quando tornerà, sapendo che abbiamo lasciato distruggere il suo Villaggio senza muovere un dito, al sicuro dietro le nostre mura?

    Un mormorio di assenso si diffuse nel semicerchio davanti a lei, e iniziarono a parlottare a coppie e piccoli capannelli sul da farsi. Bene, era riuscita a scuoterli, ma non era abbastanza. Reagire prontamente era la priorità. Per quanto ne sapevano potevano essere il prossimo bersaglio. L'entità della minaccia era sconosciuta, e quello era il loro più grosso problema. Non avevano abbastanza informazioni. Dovevano partire da lì.

    Radunate tutti nel salone principale, ci serve spazio. Toi, prepara un tavolo per favore. Ukitake-san, ho bisogno di una mappa del Villaggio e dei piani per le emergenze. Yakhiru...potresti portare le puntine colorate che hai in camera?

    Doveva mostrarsi sicura davanti agli altri, ma dentro di sé Harumi era spaventata. Cercò di calmarsi e regolarizzare il respiro. Un passo alla volta. Non era da sola, era certa che gli altri la avrebbero aiutata. Continuava a ripetersi che agire poteva essere sbagliato, ma non fare nulla lo era sicuramente. Al piano terra, alcuni minuti dopo, c'era l'intero personale della Villa in tenuta da battaglia. Anteras in un angolo stava servendo del caffè e le fece l'occhiolino quando la vide scendere le scale, offrendogliene una tazza che la ragazza accettò con riconoscenza. Una carta di Oto era già distesa su un ampio tavolo, mentre il maestro reggeva sotto braccio una serie di rotoli.

    Bene, iniziamo segnando i luoghi colpiti.

    Dal terrazzo godevano di una visuale di tutto rispetto, soprattutto considerando che gli edifici circostanti erano tutti più bassi della residenza. Ashiro sollevò Yakhiru fin sopra il mobile, e la bambinetta dai capelli rosa iniziò a piantare segnalini, scegliendo i colori più appariscenti [mappa]. L'amministrazione, l'armeria, l'ospedale, ma dovevano esserci altri bersagli che che non si riuscivano a distinguere da lì. Si trattava chiaramente di un'azione coordinata portata da più individui, ma dalle mura non si erano levati allarmi. Che si trattasse di un lavoro interno? Nulla poteva essere escluso al momento.

    La ragazza fece scorrere lo sguardo tra i presenti, cercando di radunare le idee. Il capoclan aveva istruito molti tra i presenti all'infiltrazione e alla raccolta delle informazioni, e loro avevano bisogno di alcune paia d'occhi sul campo. Ma poteva chiedere loro di rischiare la sua vita? Non ci sarebbe stato da stupirsi se si fossero rifiutati. In suo soccorso venne Soifon, che aveva fatto parte delle squadre inseguitrici in passato e che rivaleggiava ancora in scaltrezza con la maggior parte dei suoi colleghi.

    Non possiamo muoverci alla cieca, se decidiamo di agire dobbiamo mandare qualcuno a controllare. Posso andarci io, se volete.

    La giovane non riuscì a trattenere un respiro riconoscente. Era bastato che lei spezzasse il ghiaccio perché la sala si riempisse di offerte e proposte. Ognuno voleva fare la propria parte. Il morale era alto e il vociare vivace spazzò via i timori nel cuore della fanciulla.

    Ragazzi... Grazie...

    Harumi si passò la manica sugli occhi umidi e inforcò gli occhiali. Lesse rapidamente il rotolo che gli era stato passato. Era dato ampio risalto affinché fossero prioritariamente protette la Villa e i tesori che custodiva, subito dopo venivano i segreti del Villaggio. La ragazza rientrava in entrambe le liste in quanto portatrice del Due Code. Il suo pensiero andò quindi a Kamine, jinchuuriki dell'Hachibi. Da quello che sapeva si trovava a casa di Febh, e sinceramente alla giovane non venivano in mente luoghi più sicuri al momento. Tuttavia avrebbe fatto indagato a riguardo se le contingenze l'avessero permesso.

    Finnian, Bard, Meirin, assicuratevi che le difese della Villa siano in ordine e rafforzate il perimetro.

    La kunoichi iniziò ad assegnare i compiti, dividendoli in squadre di tre elementi affinché si supportassero l'un l'altro. Il giovane giardiniere dall'incredibile forza si mise sull'attenti in una divertente imitazione di un soldato, mentre gli altri si limitarono ad annuire.

    L'ospedale è inagibile... Unohana potresti allestire un centro di primo soccorso nel giardino della Villa? Fyodor so che vorresti tornartene nel tuo pozzo, ma sei la persona più qualificata in campo medico tra di noi, ti prego di darci una mano. Anteras, prepara un punto di ristoro e rimani a guardia dell'ingresso, mi affido a te.

    La donna chinò rispettosamente il capo, diversamente il pallido dottore che in passato aveva trattato sia Harumi che Diogene schioccò le labbra con disappunto, ma rimase dove si trovava, consapevole di non potersi sottrarre. Il maggiordomo rispose portando una mano sul petto e con il suo solito sorriso criptico. Non avrebbe fatto entrare nessuno a costo della vita.

    Soifon, tu guiderai la squadra di ricognizione avanzata. Prendi Gennosuke e Goyo con te, se le cose si mettono male è meglio avere qualcuno che sa combattere. Ma rimanete furtivi e cercate di evitare qualsiasi contatto con il nemico. Conoscete tutti i vicoli di Oto e chi li abita, dovrebbe esservi facile mimetizzarvi. Iniziate da palazzo Yakushi, assicuratevi se potete dell'incolumità della portatrice dell'Otto Code e di dove si trova l'Amministratore. In caso di pericolo ritiratevi immediatamente, chiaro?

    La kunoichi fece un cenno di assenso col capo ed iniziò a distribuire l'equipaggiamento necessario ai membri della sua squadra. Purtroppo le ricetrasmittenti avevano un raggio d'azione limitato, ma anche per quel problema Harumi aveva una soluzione.

    Lulu, Korra, Toi, abbiamo bisogno di un ponte radio e di una prima cerchia di sorveglianza. Disponetevi a semicerchio ai limitare del quartiere Mikawa, se qualcuno di sospetto supera quella linea avvisate e ripiegate, non fatevi coinvolgere. A gestire la logistica e le comunicazioni da qui ci penserà Ukitake-san... Matsumoto, potresti rimanere con Yakhiru qua?

    Tra le due fu sufficiente uno sguardo perché si capissero. Era chiaro a tutti che Harumi volesse tenere al sicuro la bambinetta, e nessuno nella stanza per quanto duro di cuore avrebbe avuto alcunché da ridire. Giusto l'interessata mise il muso, ma Matsumoto, che aveva un indubbio istinto materno, fu brava a presentarle l'intera situazione come un gioco.

    Balalaika, Hajikee, Kasumi, voi sarete la squadra di riserva. Rimanete in stand-by in attesa di istruzioni. Potremmo aver bisogno di rinforzi dove meno ce lo aspettiamo.

    In una delle tante lezioni di tattica che il capovillaggio le aveva fatto impartire il sensei si era soffermato sull'importanza di tenere forze fresche nelle retrovie e di come avesse fatto innumerevoli volte la differenza tra la vittoria e la sconfitta in battaglia. A quel punto non rimanevano che tre persone ancora da nominare.

    Mastro Fang, Hotarubi, Ashiro... Devo andare a vedere con i miei occhi cosa sta succendendo in Amministrazione. Non possiamo permetterci di lasciare i segreti di Oto in mano a chi sa chi. Posso contare sulla vostra scorta?

    Il vecchio maestro di arti marziali appoggiò i pugni chiusi sulla schiena, sorridendo sotto i folti baffi bianchi. Hotarubi sorrise a sua volta, seducente, mentre accarezzava la vipera mollemente adagiata intorno al suo collo. Ashiro grugnì il suo assenso, battendo un piede a terra. Nonostante gli sforzi di Matsumoto era ancora un selvaggio, ma di buon cuore e Harumi gli avrebbe affidato volentieri la propria incolumità.

    La fanciulla lasciò spaziare nuovamente lo sguardo per la sala. Ognuno aveva il suo compito, non occorreva indugiare ulteriormente. Socchiuse gli occhi, pregando un dio che non conosceva di proteggerli tutti. Quando gli riaprì, brillavano per la determinazione.

    Andiamo!


    Nel frattempo, fuori dal porte della Villa, due occhi attenti studiavano la situazione. Non visto, il Freddo, come l'aveva ironicamente soprannominato il Mikawa, vide le diverse squadre uscire, chi inoltrandosi per i vicoli, chi raggiungendo la sua posizione, chi iniziando a lavorare freneticamente all'interno della proprietà. Quando vide la portatrice del Nibi guidare un gruppo verso il centroMi muovo in direzione dell'Amministrazione, ma passeremo dall'armeria probabilmente visto il percorso. della città, dove il pericolo era maggiore, l'espressione sul volto del jonin mutò impercettibilmente. O forse fu solo un gioco di ombre, mosse dalle fiamme in lontananza, a dare quell'impressione.

    Per un secondo ponderò se fare un passo avanti, afferrarle un braccio e trascinarla al sicuro, nelle profondità della Villa. Probabilmente sarebbe quello che avrebbe fatto Diogene se fosse stato lì. Eppure, stranamente, dopo molto tempo un essere vivente lo incuriosiva. Cosa avrebbe fatto la ragazza? Come si sarebbe comportata di fronte agli ostacoli che avrebbe incontrato? Quelle ed altre domande gli sorsero inaspettate. Era già successo che la giovane riuscisse nel difficile compito di sorprenderlo, e il gusto di quella sensazione era rimasto impresso nella sua memoria. Probabilmente i vivi le chiamavano emozioni.

    Eiatsu la lasciò sfilare, seguendola con lo sguardo, per poi pedinarla dalle ombre, sufficientemente lontano da non essere percepito, ma anche abbastanza vicino da poter intervenire in caso di necessità. L'avrebbe lasciata fare, per il momento. Sarebbe stata l'ennesima prova a cui sottoporre la kunoichi per verificare che potesse rispondere alle aspettative che il kokage aveva su di lei.

    [Note]Team A [Ricognizione Avanzata] : Soifon, Gennosuke, Goyo
    Team B [Riserva] : Balalaika, Hajikee, Kasumi
    Team C [Sorveglianza] : Toi, Lulu, Korra
    Team D [Difesa] : Meirin, Finnian, Bard
    Team E [Assalto] : Ashiro, Fang, Hotarubi
    Team F [Supporto] : Fyodor, Unohana, Anteras
    Team G [Logistica] : Ukitake, Yakhiru, Matsumoto

    L'utilizzo delle conoscenze di Diogene è stato concordato con il player stesso e il QM.

  13. .

    The Island


    Post 22 ~ Epilogo

    Forza bruta. Veleno. Fulmini e fiamme. Il trio accademico aveva scatenato contro CaoCao tutto ciò che aveva, arrivando al limite ultimo delle loro possibilità. Per come erano allora, almeno. Dove da soli avrebbero fallito, in tre riuscirono, costringendo il nemico terribilmente debilitato a ritirarsi definitivamente dallo scontro. Privo di energia e senza più il corpo del clone a sorreggerlo, il braccio del Kinryu che reggeva la spada cedette. La punta di Luglio d'Accompagnamento si piantò nel terreno annerito e lo shinobi si appoggiò di peso alla guardia dell'arma, piegando un ginocchio.

    Ce l'abbiamo fatta.

    Fu poco più di un sussurro. Non era finita. L'ultima frase pronunciata dallo spirito della spada, la situazione di vita e di morte in cui si trovavano, lo scontro che proseguiva altrove. Tuttavia, erano sopravvissuti ad un avversario terribilmente scaltro, per quanto prossimo alla follia, e già quello era un risultato degno di lode. In più avevano portato a termine il compito loro assegnato dal fato, di proteggere la stanza da intromissioni finché il Cuore non fosse stato sconfitto. Eppure, nessuno lì dentro aveva voglia di festeggiare.

    Con estrema difficoltà, reggendosi a malapena sul precario sostegno, il Kinryu si tolse la maschera dal viso, respirando finalmente con tranquillità a pieni polmoni. Gli veniva da ridere nel considerare quanto anche quel gesto semplice gli procurasse fitte al costato. Raramente era stato ridotto così male nella sua carriera. A fatica slacciò i primi bottoni del corpetto e infilò l'oggetto nella tasca interna dove lo conserva di solito. Nel ritrarre la mano sfiorò qualcosa, e il ragazzo abbassò lo sguardo. Ciò che vide lo fece rabbrividire, ma poi sul suo volto si dipinse un sorriso triste.

    Era prevedibile immagino...

    Traballante nel corpo e nello spirito, il giovane forzò il suo corpo a rialzarsi. L'esaurimento della sua tecnica speciale aggiungeva dolore e stanchezza, e il chakra gli bastava appena per non svenire, ma c'era chi era messo peggio. Rivolse lo sguardo al suo primo compagno dei tempi dell'Accademia. Il suo primo amico fuori dalla propria famiglia. Si morse il labbro per non distogliere lo sguardo dal moncherino sanguinante. Quella ferita era per lui il monito di quanto aveva realizzato su quell'isola, dopo l'incontro con il Coraggio. Era stata la sua debolezza ad infliggere quello sfregio sul corpo del marionettista. Non era abbastanza forte per proteggere nessuno, era quella la verità.

    Si riscosse solo quando Kato iniziò a tamponare la ferita del sunese. Con passi pesanti, si avvicinò all'Abara per prestargli soccorso a sua volta. Srotolando alcune delle fasce da combattimento che portava alle braccia, le strinse intorno al busto del ragazzo per tenere premuta la benda improvvisata.

    ...mi dispiace, Shunsui.

    Shin avrebbe pronunciato quelle parole senza alzare gli occhi dal suo lavoro, ma se il marionettista l'avesse osservato, avrebbe notato sul suo viso una serie di sentimenti contrastanti, ma sul sollievo svettava il senso di colpa. Era chiaro a chi lo conoscesse bene quali ragionamenti popolavano la sua mente in quel frangente. Sia che il sunese avesse parlato, sia che fosse rimasto in silenzio, appena finito di medicarlo il foglioso si sarebbe rialzato, passandosi una mano sul viso per rimuovere la polvere e forse un accenno di lacrime.

    La comunicazione di Hayate avrebbe rialzato lievemente il loro umore, ma lo scricchiolio sinistro proveniente dal soffitto gli avrebbe fatti rapidamente ripiombare nella preoccupazione. Rimanere lì era pericoloso, ma anche andarsene non sarebbe stata una passeggiata. Shin avrebbe preso sottobraccio dal lato sano il compagno ferito, facendo cenno all'otesi di aiutarlo.

    Il tunnel è ancora bloccato... Noi siamo stati portati qui da quel traditore, ma voi da che strada siete arrivati Shunsui? Indicaci la via, ti portiamo noi.

    La voce era secca, quasi arida, come se non gli fosse rimasta una goccia di saliva in bocca. Una volta che si fosse poggiato a lui il ninja della Sabbia avrebbe percepito quanto fosse teso il giovane, tanto da tremare lievemente. Eppure i suoi occhi continuavano a scandagliare la stanza, alla ricerca di un soluzione. Il suo animo era spezzato, ma non si era ancora arreso.

    A quanto pareva l'unica strada percorribile era attraverso la pesante anta metallica divelta dal Guerriero del Vuoto. Avrebbero fatto a ritroso il cammino del gruppo dell'Abara finché non avessero incontrato la Mansuetudine, che era venuta loro incontro, portando con sé tanto il braccio mozzato del sunese quanto il necessario per le prime cure. Tra gli Hayate che avevano incontrato fin'ora non sembrava così malvagio, ma anche si fosse rivelato il peggiore dei mostri ormai doveva considerarlo un suo superiore.

    Quella consapevolezza colpì Shin mentre veniva ripulita la ferita del ninja della Sabbia e sostituito il bendaggio. In cuor suo non aveva abbandonato Konoha, ma mettersi agli ordini di un'organizzazione di quel tipo non lo rendeva certo meritevole di lodi. Scosse la testa, cercando di scacciare quel pensiero. Avrebbe affrontato quel dilemma quando sarebbe stato inevitabile, per il momento aveva altro di cui preoccuparsi. In particolare una questione pressante, che iniziava a mettergli una giustificata ansia. I suoi tradimenti quel giorno non erano ancora finiti.

    Andate pure avanti, vi raggiungo tra un minuto.

    Con un groppo in gola, la voce del giovane era uscita stranamente strozzata. Una tenue luce filtrava da quella che doveva essere l'entrata a quel complesso sotterraneo e ben presto sarebbero stati all'aria aperta, ma a lui rimaneva ancora una cosa da fare. Quando fosse rimasto solo ed il rumore dei passi fosse scomparso, avrebbe infilato la mano sotto la maglia, tirando fuori un ciondolo. Il cristallo di puro chakra condensato era attraversato da una miriade di crepe sottili e il colore, solitamente di una trasparente lucentezza come l'acquamarina, ricordava un opale nero.

    Il pendente sembrava sul punto di esplodere in mille pezzi, ed era un vero miracolo che non fosse successo durante il combattimento in effetti. Mentre lo fissava, un piccolo frammento si staccò e cadde, polverizzandosi prima di toccare il suolo. Il tempo stava finendo. Doveva mandare un messaggio, e ripagare un debito. Non voleva fare nessuna delle due cose, ma non poteva sottrarvisi, lo sapeva bene. Con una lentezza esasperante, unì le dita macchiate da una goccia del suo sangue a formare poche posizioni magiche.

    Non stava pensato a niente e a nessuno mentre apriva il varco, il cervello sembrava paralizzato con il corpo che agiva come un automa, perciò Yukichi non avrebbe potuto incolpare nessuno della sua sfortuna se non gli dei avversi. Era la prima volpe del clan di Inari ad avere aderito alla sua causa, con l'entusiasmo tipico della gioventù, dopo che il ragazzo aveva siglato il contratto sul monte Yume. Il fato aveva scelto lui, con un macabro senso dell'umorismo.

    La kitsune, dall'aspetto di giovinetto, lo fissava preoccupato, e ne aveva ben ragione. Di sicuro Shamada prima e Anzu poi dovevano aver riferito cosa stava accadendo su quell'isola, ed esservi convocato non prometteva di essere una passeggiata di piacere. Quando vide che non c'era nessun pericolo imminente si rilassò un poco, ma gli bastò alzare lo sguardo sul volto del suo evocatore per essere assalito dall'ansia. Quelli erano gli occhi di qualcuno che aveva la morte nel cuore. Non che lui l'avesse più un cuore, ma questo non cambiava. Aveva perso un muscolo, non la sua anima. Non ancora almeno, non del tutto.

    Ho un ultimo messaggio da affidarti, Yukichi.

    Prese fiato un paio di volte, senza riuscire a formulare le parole, mentre la kitsune iniziava ad agitare irrequieta la coda, riflettendo sul significato della parola ultimo.

    Dì agli anziani di preparare la Pergamena che vi ho affidato, verrò presto a prenderla. E... Perdonami, se puoi...

    Luglio d'Accompagnamento sibilò nell'aria, recidendo in modo pulito il braccio della creatura. La volpe rimase immobile, pietrificata, mentre il sangue sgorgava dalla sua spalla. Lo shinobi alzò il ciondolo davanti a sé, mettendolo di fronte agli occhi dell'evocazione.

    Il talismano è spezzato. Non sono più degno della vostra amicizia e collaborazione. Riferisci anche questo.

    Il monile, che aveva resistito fino a quel momento, si disciolse in una miriade di frammenti come neve al sole. Ben presto, nella mano del giovane rimase solo il cordino vuoto che fluttuava lievemente sospinto dalla corrente che proveniva dall'uscita. Lentamente aprì le dita, e quello fu trasportato lontano dall'aria. L'ultima cosa che Yukichi vide prima di scomparire, tornandosene al tempio furono le guance del ragazzo solcate da lacrime silenziose.

    Tutto è compiuto.

    La lama maledetta era ricoperta di sangue innocente, e al ragazzo sarebbe bastato fissarla per capire se il suo debito era stato saldato. Con quel taglio non aveva solo privato di un braccio la volpe umanoide, ma spezzato il legame che l'univa a quelle creature. Non sarebbe stato mai più il benvenuto tra loro. Era stato un prezzo da pagare che andava oltre il mero pezzo di carne richiesto dalla spada. Un'altro brandello della sua anima gli era stato strappato con l'inganno.

    Ora sei soddisfatto?

    Aveva perso ancora qualcuno, ed era giusto così. Per i deboli non c'erano scuse o preghiere che tenessero. Nonostante ciò, affidò ai kami Yukichi, sperando che le arti mistiche delle kitsune gli salvassero per lo meno la vita. Con che occhi l'avrebbe guardato Anzu quando si sarebbero rivisti? Lei era l'unica alla quale non voleva rinunciare, a costo di perdere egli stesso qualcosa. Per lei avrebbe sacrificato ogni altra evocazione. L'aveva già dimostrato durante l'incontro con l'Inquisitore di Kiri. Per lui, Anzu era speciale. Erano stati insieme fin dal giorno della sua nascita, quando ancora la kitsune era imprigionata all'interno di una vecchia moneta.

    E proprio per poterla liberare aveva raggiunto il santuario delle volpi di Inari e stretto un contratto con loro, a patto di seguirne i principi. Le avevano offerto un posto dove stare, anche se non apparteneva al loro clan, ma rimaneva comunque un'estranea per loro. Ora che la promessa era stata spezzata, sarebbe stata cacciata per causa sua? O sarebbe rimasta con loro, abbandonandolo? L'avrebbe accettato, in fin dei conti se lo meritava. Come probabilmente si meritava il suo disprezzo. Quello sarebbe stato però un colpo molto più duro da sopportare.

    Uscendo dal percorso sotterraneo, si sarebbe ricongiunto con gli altri. Il suo volto privo di qualsiasi forma di vitalità, segnato troppo profondamente perché la sola stanchezza potesse giustificarlo. Non avrebbe proferito parola con nessuno, a meno di non essere interpellato. Ad un certo punto però, rimasto un po' discosto con solo Kato al suo fianco, gli avrebbe sussurrato poche criptiche parole, che solo lui avrebbe potuto capire.

    Quando tutto questo sarà finito, accompagnami al monte delle Volpi. Sono atteso.



    Sul terreno reso provvidenzialmente brullo da un incendio di origine sconosciuta erano stati disposti, probabilmente dai padroni di casa, dei lunghi tavoli dove fare accomodare un grande numero di ospiti. Il Kinryu era terribilmente provato dalla giornata impegnativa, ma cercò di trovare un minimo di motivazione per partecipare a quello che sembrava un summit conclusivo. L'Arma era stata sconfitta con la collaborazione di tutti, ora restava da decidere una linea d'azione, possibilmente comune, per il futuro. Il ragazzo lasciò vagare lo sguardo, riconoscendo Xu Shu, affiancato da due donne che non aveva mai visto, e poi gli esponenti di Hayate a parte.

    Ignorò tanti i primi quanto i secondi, ed avrebbe fatto lo stesso con il terzo tavolo, ad esclusione i rappresentanti della Tregua, non fosse stato la persona seduta al centro della delegazione e incaricata di presiederla. Nonostante il suo spirito esausto, il ragazzo ne fu rapito. Era probabilmente una delle donne più belle che avesse mai visto, forse alla pari di Kairi Uchiha. Ma dove quella appariva indomita e fiera, questa appariva delicata e maestosa. Se si fosse voltata nella sua direzione avrebbe notato le lunghe ciglia fremere appena sulle palpebre socchiuse, ma avrebbe avuto comunque l'impressione di essere osservato. Rendendosi conto di essersi immobilizzato per un istante, si sarebbe limitato a portare una mano aperta al petto e a chinare rispettosamente il capo, prima di proseguire entrando nella zona riservata agli accademici.

    Con lieve sorpresa, tra di loro si trovava niente meno che l'Hokage. Era abbastanza sicuro che non fosse con la delegazione accademica con cui lui era approdato sull'isola, quindi doveva averla raggiunta solo in seguito. In ogni caso non ebbe modo di avvicinarvisi per il momento, circondato com'era da ragazzini per lo più di altri villaggi, né ne aveva motivo. Non era a lui che doveva riferire l'esito della missione, ma all'Accademia intera, compresa ovviamente Konoha. Cercando un posto libero, Shin vide altri due volti familiari, e passando si fermò a scambiare poche parole.

    Ti avevo detto di non preoccuparti perché avrebbe trovato da solo un modo di uscirne, Kensei Hito, e da quello che vedo avevo ragione. Mi fa piacere rincontrarti, Akira-san, nonostante le circostanze. Abbiamo ancora un ramen in sospeso dai tempi della Valle del Riso.

    Si fermò un istante, come se avesse improvvisamente realizzato qualcosa di fondamentale.

    In effetti è da prima della partenza che non mangio nulla... Anche se temo che il cibo dovrà aspettare. Sembra che stiano per iniziare. A più tardi, Akira-san, Kensei-san.

    Gli ultimi convitati stavano infatti prendendo posto. Rivolse un cenno del capo in segno di commiato a ciascuno dei due, cercando di non incrociare lo sguardo dell'Inquisitore di Kiri. Anche con lui aveva una questione in sospeso, ma non così rilassante come una ciotola di spaghetti in brodo fumanti. Lo shinobi della Foglia si sedette poco discosto, rimanendo vicino a Shunsui se questi avesse voluto, in modo da potergli offrire una mano in caso di bisogno. Il giovane infatti, per quanto non lo desse a vedere, continuava a covare un sordo senso di colpa per le condizioni del compagno, fosse stato curato o meno nel breve intervallo di tempo trascorso. Dall'altro lato avrebbe avuto piacere si sedesse l'amico del Suono, ma avrebbe ovviamente lasciato libero Kato di agire come meglio avesse creduto.

    Il chunin cambiò diverse posizioni sulla seduta, nel tentativo di trovarne una comoda. L'altezza del tavolo non era evidentemente pensata per quella sedia, ma non ci si poteva aspettare altrimenti vista la fretta con cui era stato preparato tutto. Alla fine si appoggiò con un gomito al piano, proteso in avanti, mentre con le dita dell'altra mano tamburellava sul legno, decisamente annoiato. Quel tipo di riunioni non portava mai a nulla di buono, nella sua acerba opinione, e la scena che aveva davanti sembrava confermarlo. I pezzi grossi parlarono per primi, e se da una parte si muovevano timide proposte di collaborazione, dall'altra si levarono ingiuriose minacce che la rendevano impossibile.

    Il clima era teso, e i rapporti sembravano tesi non solo con Hayate, ma all'interno dell'Accademia stessa, se non addirittura dello stesso Villaggio. Shin avrebbe voluto veramente chiudere gli occhi ad un certo punto, esausto com'era gli era bastato accomodarsi tranquillo perché gli calasse addosso tutta la stanchezza. Si stava sforzando di rimanere attento, ma era ormai al limite. Tuttavia quando il Coraggio fece il suo nome trovò la forza di sollevare la testa per rivolgergli uno sguardo che, agli occhi di tutti i presenti, sarebbe stato inequivocabilmente di disprezzo.

    Ti piace prendere in giro la gente, non è vero?

    L'odio negli occhi del foglioso era d'altronde ben giustificato. All'angolo, con la propria vita e quella dei suoi amici a rischio, aveva chiesto alla spada di prestargli il suo potere. E quella l'aveva fatto, chiedendo un compenso esagerato. La ferita era troppo fresca nell'animo del ragazzo perché riuscisse a trattenersi. Era inutile, non sarebbe mai potuto andare d'accordo con quel mostro. Però ne aveva bisogno, per diventare più forte. Aveva stretto un patto con il Diavolo, ne era sicuro, ma era troppo tardi per pentirsene. La cosa migliore che poteva fare era approfittarne a pieno per trarne il massimo profitto, considerando il prezzo che aveva dovuto pagare.

    Ascoltò con attenzione, sebbene sempre con un principio di sonnolenza, gli interventi dell'uomo che avevano trovato in compagnia di Shunsui nella camera del trono e che rispondeva al nome di Feng Gu, così come di Akira Hozuki. I quali certo non la mandarono a dire ad Hayate, entrando in contrasto tanto con le proposte della fanciulla che aveva attirato il suo sguardo in precedenza come un fiore con un'ape, tanto con l'Hokage stesso. Il ragazzo stava veramente iniziando a ponderare di fingersi morto nel caso in cui avessero iniziato ad estrarre le armi, ma la situazione poteva ancora peggiorare, come in effetti tentò di fare un ronin di Kumo a lui sconosciuto, gettando una testa mozzata sul tavolo di Hayate. Però gli diede anche un'informazione interessante, che gli permise di unire diversi puntini.

    Alla fine l'assemblea ordinata si trasformò in una serie di piccoli capannelli di persone, alcune impegnate in comunicazioni dal carattere più riservato, altri che cercavano di smussare gli angoli emersi durante i colloqui. Shin si stiracchiò, cercando con lo sguardo gli amici alla sua destra e sinistra, se fossero stati lì ovviamente, chiedendo in particolare all'Abara se avesse bisogno di qualcosa, considerate le sue ferite e poi domando ai due se sarebbe stato scortese andarsene a quel punto.

    Immagino abbiate qualcosa da dirmi e da dirvi.

    Il giovane alzò gli occhi in direzione della voce. Alle sue spalle stava Raizen Ikagami, il decimo kage di Konoha. Anche se si fosse messo in punta di piedi, Shin non gli sarebbe probabilmente arrivato che al mento. Nascosta dalla sua imponente massa scorse poi Saru, la giovane kunoichi di Suna con cui aveva condiviso l'inizio dell'esplorazione sull'isola, prima di abbandonarla al suo destino per sfuggire alla cattura. Doveva intendere per forza quell'episodio con quella richiesta diretta. Il Kinryu affilò lo sguardo per un istante, ma subito dopo tornò a poltrire sul tavolo.

    No, non credo.

    Sarebbe seguito un momento di silenzio decisamente imbarazzante, che avrebbe provocato probabilmente una qualche reazione da parte della focosa ragazzina piuttosto che dall'imponente capovillaggio. Visto che tuttavia la sua battuta non era stata compresa, si sarebbe riscosso, deciso a levarsi di torno quella scocciatura il prima possibile. Non gli importava che le tavole intorno a loro fossero ancora gremite di gente, in fin dei conti erano stati loro a voler iniziare il confronto in quel luogo. Il giovane lasciò uscire un lungo sospiro.

    D'accordo, prestiamoci a questo ridicolo teatrino.

    Appoggiate le mani sul piano vi avrebbe fatto forza per alzarsi in piedi e rivolgere la sua attenzione verso il duo male assortito.

    Di solito i panni sporchi si lavano in casa, ma diamo pure spettacolo in pubblico. Prego, prima le signore.

    Non avrebbe né rivolto un sorrisetto sarcastico, né provocato in alcun modo la sua interlocutrice. Anzi, il volto del giovane era insolitamente serio, quasi scuro, e la voce secca, priva di ogni traccia di allegria, ma abbastanza forte per raggiungere anche le persone più distanti tra quelle lì radunate, a patto di essere interessati ad ascoltare.

    Avrebbe lasciato che fosse la genin a riassumere l'avvenuto, limitandosi ad annuire di quanto in quanto, a patto che non dicesse palesi bugie, per le quali l'avrebbe ripresa, dicendo la sua. Solo dopo che questa avesse esaurito le proprie argomentazioni sarebbe intervenuto.

    Come ha sentito da lei, ho proposto a Jins Kaguya di collaborare, in qualità di alleati accademici, senza nascondergli alcuna delle informazioni in nostro possesso. Lui ci ha però prima minacciati di imprigionarci, quindi mi ha attaccato una volta che mi sono, giustamente, opposto. Ne è seguita una breve lotta alla quale mi sono infine sottratto ritirandomi. Ho lasciato lì la kunoichi di Suna perché ho reputato che non fosse in pericolo di vita e il vederla qui sana e salva mi conferma che il mio giudizio non è stato sbagliato. A proposito, dov'è Jins?

    Avrebbe fatto atto di guardarsi intorno, prima di tornare a fissare i suoi interlocutori.

    Ah già, l'ha detto prima il ronin di Kumo esaltato. A quanto pare era un Hayate, quindi il suo obiettivo fin dall'inizio era ostacolarci. Ora mi spiego la stranezza del suo comportamento ed il rifiuto di farci incontrare una rappresentanza della Tregua. Direi che i fatti abbiano dato ragione alla mia intuizione, ed il mio operato dovrebbe essere lodato anziché messo in discussione.

    Non aveva ancora risposto dell'accusa silente di aver abbandonato un alleato per mettersi in salvo da solo, ma ci sarebbe arrivato presto, il tempo che uno dei due glielo facesse notare. E, vagamente irritato dal tono che stava prendendo l'intera conversazione, non si sarebbe certo risparmiato, rivolgendosi direttamente al capovillaggio anche mentre parlava con la sunese.

    Hokage-sama, non penso che ci sia bisogno di ricordarle cosa siamo, ma lo dirò ugualmente. Noi siamo ninja, soldati addestrati a compiere il nostro dovere. Non siamo bambini dell'asilo che giocano a fare gli amiconi. Se qualcuno qua lo pensa, ha decisamente sbagliato mestiere. La missione viene prima.

    Anche senza spostare lo sguardo, poteva immaginare che l'Inquisitore di Kiri fosse in ascolto. Avevano avuto, qualche ora prima, un violento scambio di opinioni su cosa volesse dire essere uno shinobi. Su alcuni punti si erano trovati d'accordo, anche se vi erano arrivati da percorsi differenti per trarne conclusioni differenti. Quella che stavano combattendo era diversa da una guerra solo nel nome, ed in una guerra sacrifici andavano fatti. Nei villaggi nascosti non vigeva la coscrizione obbligatoria: ognuno era libero di scegliere quella strada. Ma, se lo faceva, doveva essere pronto a mettere a repentaglio la propria vita.

    Avrebbe avuto molto altro da aggiungere, ma si morse la lingua. Invece, se fosse stato vicino a lui avrebbe interpellato direttamente Shunsui Abara, il ninja di Suna con il grado più elevato presente sull'Isola, cui si sarebbe rivolto con l'onorifico in forma di rispetto, cosa che non faceva ormai da tempo. Mentalmente si scusò con l'amico per averlo sfruttato come via di fuga ad una conversazione che sembrava sul punto dal degenerare.

    Shunsui-san, pensavo che spiegassero queste cose alle reclute della Sabbia, o sbaglio? Tra alleati ci si aiuta come se fossimo membri dello stesso villaggio, ma abbiamo dei compiti da assolvere. Salveresti un compagno, condannando un paese?

    Lo stesso Shin avrebbe dato una risposta ben diversa solo qualche giorno prima, ma nel frattempo erano avvenute molte cose. Soprattutto, aveva preso consapevolezza di quanto fosse debole e dell'inutilità dei suoi sforzi. Il potere dell'amicizia poteva sconfiggere il male solo dentro a un fumetto. Nel mondo vero serviva il potere per poter proteggere le persone care. Il Kinryu continuò dopo aver lasciato cadere la domanda retorica posta in precedenza.

    La risposta dovrebbe essere chiara a tutti. Tuttavia, se il Villaggio di Suna ha qualche rimostranza verso il mio operato, ne renderò conto.

    Aveva finito la sua arringa difensiva, per il momento. Guardare troppo a lungo negli occhi Raizen gli aveva fatto tornare in mente una notte terribile per Konoha che avrebbe preferito dimenticare, le cui ferite erano troppo recenti e non si erano ancora rimarginate, perciò sperò la che questione si sarebbe chiusa lì. Rimaneva da spiegare la frase sibillina del Coraggio, ma quello sarebbe stato semplice: gli sarebbe bastato dire la verità. Certo, sfruttando l'ambiguità della lingua parlata, ma erano dettagli.

    Per quanto riguarda la spada, è presto detto. Ho combattuto con il Coraggio e Kensei Hito, come potrà confermarti lui stesso, e al termine ho perso la mia lama. Hayate me ne ha offerta una in prestito come sostituzione, e come si può notare non è una persona che accetta un no come risposta. Oltretutto è un'arma piuttosto pesante da impugnare. Ma è meglio di niente suppongo.

    Ancora, avrebbe guardato con astio verso il moccioso con la mazza, che probabilmente avrebbe risposto ridendosela di gusto. Dove c'era da seminare zizzania, era sempre pronto. Dopo alcuni secondi, se nessuno avesse aggiunto altro, si sarebbe riseduto al suo posto. Non aveva le energie per allontanarsi al momento, e già reggere una discussione di quel calibro era sfiancante. Non vedeva l'ora di andarsene da lì e andare a farsi un bel bagno caldo. Anche se c'era il rischio concreto che vi ci si addormentasse dentro e affogasse.

  14. .

    The Island


    Post 18 ~ Proviamoci di nuovo!

    Shin socchiuse gli occhi dietro la maschera mentre ascoltava la lunga filippica del ragazzino, contenente per lo più informazioni inutili o dilazionabili considerata l'urgenza. Accompagnato dal blateramento di fondo -per i kami quanto gli piaceva parlare a quel tipo?!- lo shinobi rifletté che non conosceva nessuna della nuove leve del Villaggio della Foglia, e che la maggior parte della sua generazione o gli stava antipatica, o era scomparsa, a volte entrambe le cose. Non poté che domandarsi se vi fosse veramente qualcosa che lo aspettava là una volta tornato. Quel pensiero scomparve, assorbito dal silenzio in cui era piombata la sala. Gli sembrava che il monologo si fosse concluso con una domanda, ma non aveva molta voglia di dare spiegazioni dettagliate al momento, e di fatti da lì a poco avrebbero avuto altro di cui occuparsi. Ah niente di che, abbiamo incontrato gente, fatto cose, ed ora eccoci qui con CaoCao.

    A proposito del Guerriero del Vuoto, ad una rapida occhiata sembrava veramente provato dallo sforzo fatto per salvarli, e Shin gli era grato per questo, ma sembrò riprendersi almeno in parte dopo aver ingerito i tonici che Kato gli aveva porto. Nessun sostegno venne invece dal genin, aggrappato a Xu come se dall'uomo dipendesse la sua vita. Ed in effetti, ora che gli tornavano in mente stralci della conversazione a senso unico avuta poco prima, poteva essere veramente così. Gli occhi di CaoCao però continuavano ad accarezzare il compagno come un lupo affamato fissa un coniglio ai suoi piedi. Probabilmente si sarebbe accorto di essere osservato dal ninja, la cui espressione era intellegibile dietro la maschera, ma l'avrebbe distintamente udito sussurrare. Quando vuoi, CaoCao. Se l'uomo gli aveva detto il vero, aveva bisogno di uno di loro per portare a termine il suo piano, quindi occorreva tenersi pronti.

    La battaglia sopra di loro infuriava, e Shin poté solo pregare Inari che l'amico della Sabbia stesse bene perché anche loro avevano compagnia di cui occuparsi. Le sfere di elettro e terra vennero distrutte con una semplicità quasi eccessiva dallo Yotsuki e da Youkai, tanto che il Kinryu, pronto a scattare, si ritrovò a fermarsi di colpo, sorpreso. Bell'idea! Ora pensiamo a... Prima che potesse finire di parlare, la palla di luce esplose in un'onda abbagliante, tanto forte da penetrare attraverso le fessure della maschera. Dopo un istante il bianco intenso, totale, fu sostituito dal nero più intenso e il mondo piombò nell'oscurità per il giovane. Il disorientamento iniziale durò però poco. Era comunque un chunin, e neanche di primo pelo, non poteva abbassare la guardia in quel modo nel bel mezzo di uno scontro.

    Acuì gli altri sensi al massimo per sopperire alla mancanza di quello che comunque rimaneva il principale. Fortunatamente si era addestrato a combattere senza fare affidamento alla vista, ancora un poco e avrebbe preso le misure [Abilità]. La prima cosa di cui si rese conto, al netto dei movimenti agitati di Youkai che sembrava impegnato a proteggere i due uomini indifesi, fu dello sfrigolio elettrico davanti a lui, lo stesso prodotto in precedenza dalla sfera elementale. Non gli serviva l'avvertimento del ragazzino per capire che la loro amica era tornata a trovarli, come presumibilmente anche la sua compagna di roccia [Nota]Leggo nella descrizione che appare come un ammasso di fulmini crepitanti, quindi deduco che facciano un minimo di rumore, spero di non essermi sbagliato ^^'. Tutto ciò che riuscì a fare per il momento, però, fu alzare le braccia a protezione del volto e prepararsi ad incassare l'offensiva del costrutto.

    Puntuali, diversi fulmini partirono alla volta del foglioso, infrangendosi contro le sue protezioni, che strinse i denti e resse l'urto grazie ad una sottile patina di energia e l'afflusso di chakra ai muscoli superficiali [Slot Tecnica 1 e Difesa][1° Fulmine] Busto
    Resistenza 650, Protezione 35 (Giubbotto rinforzato)
    [Manipolazione della Natura] +20 Protezione
    [Impasto] 1/2 Basso +2 Resistenza

    [2° Fulmine] Busto
    Resistenza 650, Protezione 35 (Giubbotto rinforzato)
    [Manipolazione della Natura] +20 Protezione
    [Impasto] 1/2 Basso +2 Resistenza

    [3° Fulmine] Braccia
    Resistenza 675, Protezione 25 (Parabraccia in cuoio)
    [Manipolazione della Natura] +20 Protezione
    [Impasto] Basso +3 Resistenza

    [4° Fulmine] Gambe
    Resistenza 650, Protezione 20 (Maschera della Volpe - estesa alle gambe)
    [Impasto] 1/2 Basso +2 Resistenza

    Nota: incasso tutti i colpi, non dovrebbe richiedere slot difesa tranne la parata al viso con le braccia.

    Manipolazione della Natura
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può incrementare l'efficacia delle proprie armi, protezioni o colpi senz'arma infondendo chakra affine alla sua impronta di chakra. Deve possedere almeno un'abilità Impronta di Chakra. Gli effetti di questa tecnica non si applicano al calcolo dei danni verso le persone, ma solo ai fini di parate o danni a equipaggiamenti e oggetti. Può incrementare la potenza di un'arma o del corpo senz'armi di 20 o triplicarne la capacità di danneggiare gli oggetti. Alternativamente può incrementare le capacità difensive di una protezione di 20. Anche se sottoposto a questa tecnica, un equipaggiamento non diviene capace di bloccare tecniche avanzate, ma può bloccare costrutti generati da tecniche speciali..Tipo: Ninjutsu - Katon/Raiton/Suiton/Fuuton/Doton
    (Consumo: Basso ogni colpo )
    [Richiede Impronta di Chakra]
    [Da chunin in su]
    . Ouch. La prima scarica era terminata, ma ce ne sarebbero state altre se non si fossero occupati di quella cosa più che in fretta. A quanto pareva Youkai in qualche modo ci vedeva perché si affrettò a descrivere loro la situazione, trascurando però il dettaglio più importante: la posizione della sfera di luce, l'unica che avevano difficoltà a percepire. Anche senza le sue indicazioni però, se la sarebbero cavati. Lui e Kato avevano affrontato cose ben peggiori nelle profondità di Città della Roccia.

    Come si usa dire, squadra che vince non si cambia. Quindi l'otese e il genin tentarono di replicare la strategia precedente, schiantando la sfera di roccia contro quella di elettricità e cercando nuovamente di infilzarla con la spada che aveva nel frattempo recuperato. Tutto ciò ovviamente avveniva nel buio più completo, ma il rumore dello scontro bastava a fare intuire le dinamiche.

    Se avessero avuto successo, e se ne sarebbe reso conto udendo svanire il fruscio dei sassi e lo schioppettio delle saette, nuovamente non rimaneva che il più infido tra gli avversari, quello apparentemente composto di luce. L'aveva vista in precedenza assorbire tranquillamente il colpo dell'otese, che in base a quello ebbe un'idea piuttosto interessante per capirne la posizione, sfruttando il rimbalzo dei kunai contro la parete rocciosa o, al contrario, contro l'avversario luminoso. La dimensione della sfera, sebbene minore delle altre, era comunque notevole e, partendo dal presupposto che non si fosse spostata troppo, anche Shin lanciò gli ultimi due coltelli che gli erano rimasti, ad altezze diverse, uno a circa un metro e mezzo da terra, ed uno a circa tre metri [Slot Azione 1][Lancio] Forza 650, Potenza 10

    [Impasto] 1/2 Basso +2 Forza
    .

    Shin ascoltò con attenzione tutti i suoni che tornavano indietro, cercando di coglierne le diverse sfumature e facendosi un'idea di massima di dove dovesse trovarsi grazie al contributo dell'amico. Ora non rimaneva che colpirla. Riprovò ciò che non aveva avuto modo di fare prima, ossia, considerando che si potesse trattare di una sorta di manipolazione o costrutto di chakra, danneggiarlo con un jutsu che interferiva con il flusso di energia. Magari sarebbe stato efficace nell'aprire un varco nella sua difesa, in quel campo fluttuante di onde. In ogni caso, sarebbe ricomparso dopo un movimento accelerato a portata, saltandogli praticamente addosso e portando un fendente discendente con il taglio della mano contro la sommità della sfera [Slot Tecnica 2 e 3]Passo Lampo - Shumpo
    Abile: L'utilizzatore può utilizzare le tecniche di spostamento accelerato senza bisogno di posizioni magiche, ma il tempo di caricamento rimane inalterato.[Da genin in su]

    Maestro del Passo Lampo
    Talento: L'utilizzatore può eseguire Attacco Improvviso consumando uno slot tecnica base invece che avanzato; può essere utilizzato una volta ogni due round. Non è possibile sfruttare altre abilità "Talento" in combinazione.[Da chunin in su]

    Scatto del Lampo
    Maestria: L'utilizzatore guadagna 1 tacca a Velocità per il primo attacco eseguito dopo una tecnica di spostamento accelerato.[Da genin in su]

    Assalto del Lampo
    Maestria: L'utilizzatore guadagna 2 tacche a Forza per il primo attacco eseguito dopo una tecnica di spostamento accelerato.[Da chunin in su]

    Miraggio inarrestabile
    Abile: L'utilizzatore, se utilizzata una tecnica di spostamento accelerato, può ignorare uno Status medio tra Azzoppato, Ingombro, Scoordinato e Semiparalisi durante l'esecuzione della tecnica e per tutta la durata dello spostamento; può essere utilizzata una volta per round.[Da genin in su]

    Passo del Miraggio
    Speciale: L'utilizzatore, se utilizzata una tecnica di spostamento accelerato, non può essere soggetto ad AdO o S&M nello slot tecnica utilizzato o nello slot azione immediatamente successivo allo spostamento accelerato.[Da chunin in su]

    Taijutsu Difensive [2]
    Maestria: L'utilizzatore guadagna una protezione naturale contro ninjutsu pari a 20, per 2 round, se utilizzata una taijutsu. Non è cumulabile. [Da chunin in su]

    Piano B [0]
    Speciale: L'utilizzatore può sfuggire facilmente dalle situazioni problematiche nella quale si è cacciato: ogni azione intrapresa per evitarla senza affrontarla direttamente è potenziata di 2 tacche in una statistica a scelta dell'utilizzatore al momento della scelta della situazione. Questa abilità può coerentemente essere utilizzata quando il primo piano è fallito oppure quando scelto un piano inusuale per affrontare il problema.[Da chunin in su]

    Scatto Migliorato [2]
    Abile: L'utilizzatore si muove molto più rapidamente: la distanza massima dello slot gratuito aumenta di 3 metri. [Da genin in su]

    Passo Rapido
    Abile: L'utilizzatore durante Attacco Improvviso si muove molto più rapidamente: l'aumento della distanza massima dello slot gratuito concessa da Scatto Migliorato diventa di 6 metri.[Da chunin in su]

    [Gratuito Istantaneo] Movimento fino a 12m

    [Fendente] Velocità 675, Forza 700, Potenza 10 +30 Fasce Potenziate (dimezzata a 15 con Mortificazione)

    [Maestria] +1 Velocità, +2 Forza
    [Piano B] +2 Forza
    .

    Considerando tutte le possibilità, prima di ricadere al suolo per effetto della forza di gravità lo shinobi avrebbe portato l'altra mano dietro la schiena. Non l'aveva che appena infilata nella sacca porta oggetti alla ricerca di un fumogeno, quando si rese conto di non averne. Mer... Riuscì a soffocare solamente metà dell'esclamazione di disappunto, ma già la sua testa stava elaborando. Adattarsi. Improvvisare. Non era diventato un chunin veterano perché aveva un bel faccino. Nell'atterrare, raccolse la gamba al petto, per poi scaricarla con enorme potenza contro il terreno al di sotto della sfera, nel tentativo di frantumarlo. [Slot Azione 2][Calcio] Velocità 650, Forza 700, Potenza 10 +30 (Fasce Potenziate) +20 (Tocco Distruttivo) x3 (Manipolazione della Natura)

    [Impasto] 1/2 Basso +2 Forza
    [Tocco Distruttivo] Basso +20 Potenza
    [Piano B] +2 Forza

    Distruzione ad Area (Intermedio)
    Arte: 'utilizzatore può causare danni ad area tramite i colpi corpo a corpo: il colpo si propagherà entro 1,5 metri sulla superficie colpita a partire dal punto d'impatto. La potenza del danno ad area è metà (x0.5) rispetto a quella del colpo diretto, viene considerato come il danno di una [Bomba] per il calcolo dei danni. Nel caso vengano colpiti jutsu difensivi il danno ad area si somma al danno inferto sul punto di impatto diretto.(Mantenimento: ½ Basso a colpo)
    [Da chunin in su]

    Tocco Distruttivo (Superiore)
    Arte: L'utilizzatore può danneggiare gli oggetti con gli attacchi corpo a corpo; la potenza del colpo non armato contro oggetti e armi è aumentata di 10 ogni consumo ½ Basso. Non aumenta la potenza contro avversari. (Consumo: ½ Basso a colpo ogni 10 di potenza)
    [Consumo massimo: 4 Bassi])

    [Da chunin in su]
    .

    Un tentativo disperato, nulla di più, di sollevare un polverone, frammenti di roccia e di terriccio alzati dall'impatto. Ma non bastava, e appena ebbe una superficie d'appoggio sotto il piede di ritorno saltò, portando un calcio al volo perpendicolare al suolo contro la sfera [Slot Azione 3][Fendente] Velocità 650, Forza 650, Potenza 10 +30 Fasce Potenziate (dimezzata a 15 con Mortificazione)

    [Piano B] +2 Forza
    . L'avrebbe colpita appena, ma lo scopo era un altro, cioè creare un moto ascensionale per quel nuvolone, in modo da dirigerlo contro l'obiettivo. Soffocare la fonte di luce dall'interno, sporcarla, magari interferire in qualche modo con le sue frequenze. In ogni caso, sarebbe toccato all'amico cercare di intervenire, anche se le possibilità di avere la meglio si stavano riducendo con il passare dei secondi. Ora Kato, colpisci! In aria, sopra di me! Gli sarebbe bastato seguire la sua voce per togliersi gli ultimi dubbi sulla posizione. Non potevano permettersi di rimanere bloccati lì ancora per molto.

    Se invece il piano per distruggere la sfera elettrica e quella di roccia fosse fallito, occorreva occuparsi prima di loro perché si trovavano proprio sulla loro strada e li bloccava da prendere iniziative contro la loro compagna luminosa. Occorreva improvvisare, cosa nella quale per fortuna i due erano piuttosto bravi, anche se con risultati discutibili.

    Abbassato il baricentro, Shin sarebbe sparito dopo aver calcolato la distanza con il nemico composto da fulmini grazie allo fragore delle scintille. Ricomparve ai suoi piedi -non che quella cosa ne possedesse- pronto a scaraventarlo in aria con un calcio ascendente di incredibile potenza. Era più difficile mancarlo che colpirlo, considerando le sue enormi dimensioni, ma ciò di cui si preoccupava il Kinryu era la sua composizione, dall'apparenza poco solida. Perciò ricoprì la suola del piede di una sottile patina di elettricità, non tanto per aumentare i danni, quanto piuttosto nella speranza che respingesse un essere fatto della stessa sostanza [Slot Tecnica 2/bis]

    Taijutsu Difensive [2]
    Maestria: L'utilizzatore guadagna una protezione naturale contro ninjutsu pari a 20, per 2 round, se utilizzata una taijutsu. Non è cumulabile. [Da chunin in su]

    Piano B [0]
    Speciale: L'utilizzatore può sfuggire facilmente dalle situazioni problematiche nella quale si è cacciato: ogni azione intrapresa per evitarla senza affrontarla direttamente è potenziata di 2 tacche in una statistica a scelta dell'utilizzatore al momento della scelta della situazione. Questa abilità può coerentemente essere utilizzata quando il primo piano è fallito oppure quando scelto un piano inusuale per affrontare il problema.[Da chunin in su]

    Miraggio inarrestabile
    Abile: L'utilizzatore, se utilizzata una tecnica di spostamento accelerato, può ignorare uno Status medio tra Azzoppato, Ingombro, Scoordinato e Semiparalisi durante l'esecuzione della tecnica e per tutta la durata dello spostamento; può essere utilizzata una volta per round.[Da genin in su]

    Passo del Miraggio
    Speciale: L'utilizzatore, se utilizzata una tecnica di spostamento accelerato, non può essere soggetto ad AdO o S&M nello slot tecnica utilizzato o nello slot azione immediatamente successivo allo spostamento accelerato.[Da chunin in su]

    Assalto della Foglia [Avanzato]
    Talento: L'utilizzatore se messo a segno un taijutsu può allontanare l'avversario fino a 12 metri; la spinta non provoca danni aggiuntivi all'avversario, ma potrebbe provocarli l'impatto, la spinta ha Forza pari a quella dell'ultimo attacco eseguito; una volta ogni due round. Non è possibile sfruttare altre abilità 'Talento' in combinazione.[Da chunin in su]

    [Calcio] Velocità 650, Forza 650, Potenza 10 +30 Fasce rinforzate x3 Manipolazione della Natura, Spinta di 12 metri, Stordimento
    .

    La sua idea era spedirlo a sbattere contro il soffitto della stanza sovrastante, che dalla base del tunnel non doveva trovarsi a più di una dozzina di metri, sperando che la stazza del bersaglio gli si ritorcesse contro. In ogni caso avrebbe completato la sequenza d'attacco recuperando gli unici due coltelli rimastagli e scagliandoli nella direzione in cui l'aveva lanciata, sperando che l'attraversassero al momento dell'impatto con la roccia sovrastante conducendo la corrente in maniera simile alla wakizashi di Youkai prima [Slot Azione 1/bis]Assalto del Lampo
    Maestria: L'utilizzatore guadagna 2 tacche a Forza per il primo attacco eseguito dopo una tecnica di spostamento accelerato.[Da chunin in su]

    Potenza d'assalto
    Maestria: L'utilizzatore guadagna 1 tacca a Forza per il primo attacco eseguito dopo una tecnica o un'abilità che allontana un avversario.[Da genin in su]

    [Lancio] Forza 750, Potenza 10*2

    [Maestrie] +3 Forza
    [Piano B] +2 Forza
    [Impasto] 1/4 Basso +1 Forza
    . In ogni caso a quel punto, salvo che il suo primo calcio non fosse andato completamente a vuoto, avrebbe avuto una linea pulita contro la sfera di luce, che era il suo scopo primario. Era indubbio che dovevano eliminare quella, altrimenti concentrarsi sulle altre sarebbe stato inutile.

    Per fortuna venne in suo aiuto il compagno di mille avventure, che scagliando con attenzione i suoi kunai gli permise di intuire a grosse linee la posizione del nemico. Grazie! Non l'avrebbe caricata direttamente, a quello poteva pensarci l'otese, ma aveva altro in mente. Dopo aver cercato rapidamente un fumogeno dalla sacca porta armi solo per accorgersi di non averne con sé, si scagliò direttamente contro la sfera [Slot Gratuito][Istantaneo] Movimento fino a 9m

    Scatto Migliorato [2]
    Abile: L'utilizzatore si muove molto più rapidamente: la distanza massima dello slot gratuito aumenta di 3 metri. [Da genin in su]
    . Giunto ai suoi piedi, sferrò un poderoso pestone al suolo, sollevando, sperava, un copioso polverone, che avrebbe diretto verso l'obiettivo con un altro calcio, questa volta ascendente con tanto di salto. Non contava di danneggiarlo seriamente, quanto pregò i kami che le scorie superassero la sua difesa [Slot Azione 2/bis e 3/bis]. L'idea era quella di soffocarne la luce, dall'interno se possibile, altrimenti di far sì che la polvere si mescolasse alle sue onde interferendovi. Un azzardo, senza dubbio, ma gli mancavano alternative migliori al momento e la cecità non migliorava certo le cose. Comunque fosse andata, avrebbe intimato a voce alta al compagno di attaccare, per dargli un punto di riferimento nonostante la cecità. Iniziavano ad essere a corto di alternative.

    Chakra: 59/80
    Vitalità: 12/18
    En. Vitale: 26/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 600
    Velocità: 650
    Resistenza: 600
    Riflessi: 625
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 600
    Agilità: 600
    Intuito: 600
    Precisione: 600
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Lancio
    2: Calcio
    3: Calcio
    Slot Tecnica
    1: Manipolazione della Natura
    2: Attacco Improvviso
    3: Mortificazione Arti Magiche
    Equipaggiamento
    • Cartabomba II × 1
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Fasce da Combattimento × 12
    • Coltelli da Lancio × 5
    • Rotolo da Richiamo × 2
    • Giubbotto Rinforzato × 1
    • Tonico Coagulante Minore × 1
    • Accendino × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1
    • Maschera della Volpe × 1
    • Equip. debilitante [-2 Vel.] × 1

    Note
    Status: Ingombro (durata 2/?), Accecato (1/1)
    Equipaggiamento extra: Spada del Coraggio
  15. .

    I Segreti del Mikawa


    7

    Il piano congegnato da Harumi e Matatabi aveva funzionato. Khorne, il dio del sangue, era caduto nella loro trappola. Troppo fiducioso di sé, aveva sottovalutato tanto il demone quanto la sua fragile portatrice. A causa di quella leggerezza si ritrovava in quel momento schiacciato sotto la zampa fiammeggiante del bakeneko, all'interno del mondo interiore della ragazza. Apparentemente avevano loro la mano vincente per quel giro. Ma la partita non era ancora finita.

    Questo è scorretto! Tu, VOI! Mi avete teso una FOTTUTA TRAPPOLA!

    Alle stesso tempo, però, la kunoichi e il Nibi non avevano considerato che la divinità decaduta avesse un piano di riserva. Anche se l'avessero previsto, comunque, non era in loro potere far nulla per evitarlo, poiché l'entità aliena era in grado di agire anche nel mondo esterno tramite il corpo di Diogene, più vicino ad un burattino di cui il nemico tirava i fili che al terrificante capovillaggio del Suono e capoclan dei Mikawa. La figura di Harumi, al contrario, era ormai completamente sommersa nella prigione di sangue vermiglia che, lentamente quanto inesorabilmente, stava ponendo fine alla sua vita in modo orribile, soffocandola mentre era ancora cosciente.

    La volta avvolta dal buio sopra la cella del nekomata vibrò ancora, mentre pezzi che la costituivano crollavano al suolo sollevando esplosioni d'acqua, simile all'interno di una cattedrale colpita da un terremoto incessante, che la smantellava un poco alla volta in un crescendo inevitabile. Mancava poco al colpo di grazia, e tanto Matatabi quanto il Gatto ne erano consapevoli. Quel corpo stava morendo. All'improvviso un lampo di chakra vermiglio come il sangue attraversò il cielo, se tale termine si poteva usare per quel luogo senza tempo. Fu il Nibi il primo ad accorgersi che qualcosa non andava. Abbassò lo sguardo sull'essere indicibile, stringendo la morsa delle dita artigliate sul suo simulacro e assottigliando ulteriormente le pupille feline.

    Che cosa hai fatto, dannato?!

    Il messaggio mortifero, veicolato da un'illusione dalla potenza ineguagliabile, aveva raggiunto direttamente la mente della giovane kunoichi, instillandole un pensiero non suo, ma incredibilmente affascinante. Lo spirito della jinchuuriki però stava in quel momento vagando all'interno dell'anima del Colosso e se ne sarebbe resa conto solo alcuni istanti più tardi, giusto in tempo per il gran finale. Un'idea folle, a lei completamente aliena, ma forgiata in modo tanto realistico da farla sembrare sua. Uccidere Aloysius Diogenes Mikawa.

    Harumi ce l'aveva fatta, aveva soddisfatto le aspettative del Due Code portando a termine il compito che si era prefissata. Sapeva, o meglio voleva credere, che da qualche parte nel profondo la coscienza del capoclan fosse ancora viva, pronta a lottare per riprendere il controllo del suo corpo e della sua vita. Ed aveva ragione. Nonostante sentisse le forze venire meno, non si era persa d'animo e infine l'aveva trovato. Annaspando alla ricerca di aria, aveva versato il suo sangue come tributo per risvegliarlo ed ora lo fissava negli occhi con un tenero sorriso che le richiedeva tutte le sue residue forze mantenere.

    Harumi...sei riuscita a trovarmi.

    Lei avrebbe annuito piano, incapace di parlare. Aveva fatto la sua parte, ora stava all'uomo riprendersi ed affrontare la divinità caduta. Perché, anche avendone il potere, non spettava a lei salvarlo. Gli avrebbe dato una mano, ma solo lui poteva salvare se stesso. Fu a quel punto, mentre i due si fissavano, l'uno inchiodato alla croce, l'altra che la croce la portava dentro, che Harumi sarebbe caduta ai piedi della motta di sabbia dopo aver portato una mano alla fronte. Una fitta allucinante alla tempia la travolse, come un chiodo piantato direttamente nel cervello. Provata, al limite dell'umana resistenza, la giovane ritenne che fosse il modo in cui il fisico comunicasse alla sua psiche che fosse giunta la sua ora.

    Invece dopo poco quel dolore acuto iniziò a scemare, lasciandola stranamente lucida e in forze. Che il Mikawa avesse riguadagnato il controllo sulla pozza di sangue in cui era sprofondata, tirandola fuori? Non appena il nome dell'uomo le ebbe attraversato la mente, Harumi alzò gli occhi verso la figura inchiodata. Il kokage avrebbe realizzato subito che qualcosa, dentro di lei, era cambiato. L'espressione sul suo volto era tirata, non più stanca, ma felice, bensì spaventata ed aggressiva, come un animale messo all'angolo. Lo temeva, chiaramente, ma c'era dell'altro. Il suo sguardo, solitamente limpido e di un'innocenza quasi fastidiosa, era rovente, affamato. Bramava la sua morte. Doveva uccidere Diogene Mikawa.

    La kunoichi abbassò lo sguardo, confusa. Aveva fatto tutta quella strada fino a lì, soffrendo nel corpo e nella mente, per...ammazzarlo? Sì, sembrava che fosse proprio quello il motivo. Perché non lo aveva ancora fatto allora? L'obiettivo era più che a portata di mano, con il Mikawa imprigionato, debole e impotente, e lei dotata di un'energia ritrovata. Eppure, non riusciva a ricordare come era giunta a tale decisione. Lo odiava? No, più ci pensava e meno gli sembrava che c'entrasse qualcosa un risentimento personale. Nonostante ciò, la ragazza si rimise in piedi ed iniziò ad avanzare nuovamente verso la croce dalla quale era ruzzolata giù poc'anzi. In fin dei conti non era importante, doveva semplicemente fare ciò che era giusto, senza pensarci troppo.

    Lentamente, si arrampicò lungo la china, raggiungendo l'altezza del Colosso appeso. Sorrise, ma per l'ironia: conciato così non incuteva nessun timore, assomigliava piuttosto ad uno spaventapasseri stropicciato. Matatabi avrebbe riso nel vederlo così. Giusto, il demone codato! Magari era suo quel desiderio bruciante, che l'ammantava con un fascino irresistibile. La ragazza inclinò un poco il capo, incerta, e tamburello sulla mandibola con un dito. No, anzi, sarebbe andato su tutte le furie per la condizione in cui era ridotto. Si sarebbe sentito tradito dal suo rivale prediletto per essersi piegato a qualcun altro che non era lui. Diogene era il destinatario finale della sua vendetta, il nekomata avrebbe odiato a morte la giovane per avergliela sottratta, prendendo per lei la gloria.

    Quindi perché era lì? Come erano arrivati a quel punto? Sapeva cosa doveva fare, ma la infastidiva all'inverosimile non capire, o riuscire a ricordare, una cosa tanto banale. Era un ninja, di Oto per giunta, ma non era un'assassina a sangue freddo. Non uccideva la gente per divertimento, o perché le veniva semplicemente chiesto. Non provava sentimenti malevoli, oscuri, da ormai lungo tempo, da quando gli aveva relegati nelle profondità più recondite della sua anima al punto di dimenticarli, con una tale intensità da far emergere una personalità alternativa, nata dalla fusione tra la sua parte peggiore e il potere del Due Code. Eppure, era lì davanti alla sua vittima con la stessa tranquillità di un macellaio di fronte ad un agnello.

    Stava per diventare carnefice di un uomo che tutto si poteva definire tranne che buono, sul cui capo pendevano colpe incalcolabili, troppo numerose anche solo per ricordarle. Se c'era qualcuno, nel continente, a meritare la morte, quello era lui. La giovane alzò la mano, le dita unite a formare una lama, le unghie insolitamente affilate. La portò con una lentezza esasperante sopra la testa, sotto lo sguardo incredulo dello shinobi. Era quella la fine di Diogene, capoclan dei Mikawa, capovillaggio del Suono, il Colosso. Nel momento in cui l'uomo chiuse gli occhi, calò il colpo.

    La prima cosa che avrebbe percepito sarebbe stato il calore, tiepido, del sangue. Poi, spalancate le palpebre, l'avrebbe visto. Il prezioso fluido vitale lo ricopriva da capo a piedi, per poi colare lungo l'asta di legno fino a dissetare la sabbia nera su cui sorgeva la croce. Eppure, non sentiva alcun dolore. Dove l'aveva colpito la ragazza? Perché respirava ancora? La risposta alle sue domande sarebbe stata evidente, non appena avesse abbassato lo sguardo. Harumi giaceva riversa al suolo, il volto rivolto verso di lui, la mano affilata piantata nelle carni al di sotto del costato. Respirava appena, ma sorrideva, e questa volta era un sorriso sincero, come quando poco prima l'aveva risvegliato dal suo sonno.

    Pochi istanti prima. Il braccio era appena partito, diretto alla gola del sovrano caduto, quando Harumi aveva avuto un'illuminazione. Khorne, la divinità del sangue, era lui che stava combattendo fino a poc'anzi insieme a Matatabi e al Gatto. Era lui il vero nemico che doveva affrontare. L'avevano sfidato, puntando su un'azzardo sconsiderato per trarlo in trappola. E l'essere oscuro aveva rilanciato, ribaltando il tavolo. Non c'era più possibilità di vittoria, se non andando all-in. Mettendo l'unica cosa che le era rimasta di valore sul piatto. La sua stessa vita. In cambio di quella di Diogene Mikawa. Un cambio più che vantaggioso, a onor del vero.

    Il liquido vermiglio si spandeva intorno al corpo della giovane come l'olio da una bottiglia rotta. L'emorragia interna stava riempiendo anche i polmoni, e nonostante continuasse a tossire sangue per liberarli non le arrivava abbastanza ossigeno al cervello. Presto sarebbe svenuta. Era quasi contenta, non sentiva più niente se non il morbido abbraccio della sabbia rovente. Si sarebbe lasciata lentamente avvolgere da quell'oscurità, questa volta tanto rassicurante. Si chiese se qualcuno avrebbe pianto per lei. Il Mikawa no di certo, e neppure Eiatsu, anche se forse si sarebbe rattristato. Matatabi invece si sarebbe infuriato come non mai. Povero Matatabi, lasciato di nuovo solo. Il suo pensiero andò al demone codato, chiedendogli perdono per aver infranto anzitempo la loro promessa.

    Infine, quando ormai sentiva la vita abbandonare il suo corpo e la vista si faceva sfuocata, riuscì ad incrociare lo sguardo con l'uomo cui aveva salvato la vita, donando al suo posto la propria. Cercando di trattenere i conati, gli rivolse uno sguardo incredibilmente sereno. La sua ora era giunta, ma non c'era traccia di tristezza sul suo volto, ne di rabbia. L'unica cosa che l'uomo vi avrebbe scorto era una sconfinata fiducia nei suoi confronti. Gli stava affidando quel futuro che lei non avrebbe potuto vivere. Qualcosa di dimenticato, sottovalutato, eppure fondamentale. Era quello il vero dono che Harumi stava facendo a Diogene.

    N...non...potevo...lasciarla morire...le pa...re?
    Non...me...lo avrebbero mai...per...donato...


    [Nota]Potenza Rilascio 30 + 60 (6 Leggere di danno)

    6 Leggere Autoinflitte +20 Leggere da Genjustsu = danno di 26 Leggere alla Vitalità

    Non avendo subito 30 Leggere o più di danno dovrebbe essere ancora viva, sebbene morente perché superata la Vitalità totale.

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