Posts written by Shibuya-kun

  1. .
    Bentrovati, fanciulli e fanciulle della Legend.
    Probabilmente non vi ricorderete del sottoscritto, ma tempo fa partecipai al vostro gdr anche se fui costretto a mollare tutto per faccende personali dopo poco. Comunque, sono tornato a fare visita inizialmente per affari interforum, tuttavia continuando a bazzicare da queste parti m'è tornata la voglia di iscrivermi al GdR.
    Ho notato che alcune cose sono cambiate, come la grafica e qualche punto del regolamento che ricordavo diverso, ma forse è solo la memoria che m'inganna. O___o
    Venendo al PG, probabilmente interpreterò uno Shinobi di Suna, ma ancora non ne sono certo visto che sto facendo un po' troppa fatica a tracciare un profilo psicologico degno di tale nome. Pertanto, le porte sono ancora tutte aperte.
    Poi... boh, non so più cosa aggiungere, se volete chiedere voi qualcosa... Bye.
  2. .
    Auguri Yami!!
  3. .

    Spalle al muro



    S
    guardo fisso e inespressivo puntato contro quelle due entità umane che si erano poste sulla sua strada. Attendeva la loro risposta, magari associata anche a qualche domanda purtroppo inevitabile. Sapeva che qualcosa avrebbero chiesto, in ogni caso. E sarebbe anche strano non fosse stato così. Ciò che la turbava non era tanto il sapere che avrebbero posto delle domande, quanto il non sapere su cosa queste domande sarebbero giunte. Il suo nome? Il suo passato? La sua vita? Le sue ragioni?
    Comunque, quella ragazzina che all'apparenza pareva tanto innocua, ma che aveva le capacità di lanciarsi in caduta libera da un'altezza di circa trenta metri, aveva già realizzato come le buone maniere non assicuravano un buon approccio con la Hyuga rinnegata. Anzi. E di certo per lei era un sollievo quel cambio d'atteggiamento. Ciò che però importava davvero, doveva ancora arrivare.

    Deduco che le buone maniere non siano indicate come punto di incontro, non è vero Hyuga san? Speravo di farti comprendere che non avevo intenzioni ostili nei tuoi confronti, per quanto sia costretta per il momento a sbarrarti l'entrata.
    Cosa vogliamo da te? Semplicemente un nome, possibilmente il tuo vero nome; riesco a capire quando uno mi mente...


    Per quanto la riguardava, era piuttosto abile a mentire. Dopotutto doveva sopravvivere in qualche modo in quegli anni da vagabonda. Ingannare, mentire, rubare erano fattori ricorrenti nel suo stile di vita, e non ci trovava nulla di male a dire il vero. Tuttavia quel "riesco a capire quando uno mi mente..." ebbe in un certo senso un effetto abbastanza intimidatorio su di lei, tanto da farla interrogare sull'effettiva utilità di presentarsi con un altro nome. In ogni caso, quei suoi pensieri, quelle sue insicurezze non trovarono mai una manifestazione esterna alla sua mente. Non ebbe alcun cambio d'espressione, non un cenno che indicasse un qualsivoglia dubbio. Niente di niente. Solo quello sguardo inespressivo, eppure colmo di odio e rabbia, dipinto negli occhi perlacei.
    E ingurgitò un altro spicchio.

    Lasciami spiegare. Non è un problema il tuo abbigliamento, o il fatto che cerchi di non dare nell'occhio comportandoti esattamente come farebbe qualcuno che ha tutto da nascondere. Ma il problema è che purtroppo tutti noi viviamo in tempi fin troppo interessanti e la sicurezza degli abitanti del villaggio è diventata di primaria importanza, tanto da rischiare di fregarsene della privacy dei viandanti. E di questo mi scuso. Sono la prima che sa cosa significhi essere scambiata per un sospetto, quando invece si cercava solo di andare per la propria strada. Per cui possiamo arrivare ad un buon compromesso per entrambe. Mi dici il tuo vero nome e io garantirò per te, evitandoti inutili sessioni di interrogatori su cosa ci faccia un'esponente del nobile clan Hyuga fuori dalle mura del villaggio con un abbigliamento poco consono al tuo rango. Se pensi che ci sia un inganno sotto, guardami negli occhi e cerca di leggere se ti stia mentendo o meno. Credo che tu sappia comprendere la differenza tra verità e menzogna, o mi sbaglio?

    A quelle parole, la giovane Hyuga puntò lo sguardo dritto negli occhi della sua interlocutrice. Era vero, lei aveva imparato bene a distinguere il vero dal falso anche se il prezzo per quella capacità fu davvero alto, troppo alto. Avrebbe preferito rimanere ingenua ed ignorante, in tal senso. Negli occhi della giovane Miyori non riusciva a percepire traccia di menzogna, eppure... Eppure non poteva fidarsi. Non doveva. Il rischio era troppo alto. Anche se...
    Prima ancora di giungere ad una decisione, però, la giovane continuò il suo discorso che prese, tra l'altro, una piega del tutto inaspettata.

    Posso offrirti un posto dove poter restare nel tuo anonimato almeno fino quando non sarai pronta per questo villaggio. Non ti chiederò nient'altro che non sarai disposta a dirmi tu stessa. Non pretendo di passare per un Kami, ma posso aiutarti ad ambientarti in questo mondo fin troppo perfetto, che tende a lasciare ai margini chi non si adegua alle sue regole. Senza formalismi, senza false cortesie, semplicemente come Miyori... Miyori Uchiha...

    La reazione di sorpresa che ebbe quello che Misaka avrebbe definito come un servo, non poteva essere paragonata a ciò che la giovane vagabonda sentiva in quel momento. Non lasciò trasparire nulla, nessuna emozione, nessun gesto, nessun cambio d'espressione. Eppure dentro di lei la sorpresa era forte. Appariva come una di quelle offerte talmente vantaggiose da risultare impossibili da rifiutare, ma allo stesso tempo dubitava che al mondo ci fosse qualcuno così stupido da dare tanto senza volere nulla in cambio. Ne era convinta, da qualche parte c'era una fregatura anche se non riusciva ne a vederla, ne a percepirla. Strano.
    Quel maggiordomo (?), lei lo vedeva in quel modo, abbassò la testa mentre sul suo volto si aprì un ampio sorriso di divertimento che si trasformò poi in cordialità per supportare la ragazzina.

    La invito ad alzare lo sguardo, signorina.

    E così fece. Guardò la cima delle mura di Konoha, guardò il punto da cui Miyori si era lanciata nel vuoto pochi istanti prima. Le sembrava una follia, al momento, eppure le fece capire quanto quelli che erano definiti come Ninja fossero straordinari, almeno nel corpo.

    Vede quegli uomini, lì in cima? Sono nervosi in questi giorni, sà, poco tempo fà un uomo ha cercato di... mostrare il suo disprezzo per Konoha, in un modo decisamente letale. O esplosivo, se preferisce.
    Tutto si è risolto per il meglio, ma sono diventati più meticolosi, dopo il rischio corso. A volte, potrei perfino arrivare a definirli... rozzi e impazienti, quando hanno anche il minimo problema nelle domande di rito che hanno l'obbligo, di porre ai visitatori.


    Mentre quel giovane di nome Hakuya parlava, la giovane spostò la sua attenzione dagli uomini che pattugliavano il perimetro del villaggio in cima a quelle alte protezioni al suo interlocutore. Doveva ammettere che quel tipo di persone, quel tono formale e gentile, proprio non riusciva a sopportarli. Le ricordavano troppo quella persona. Lo capiva, lo percepiva, quel ragazzo indossava una maschera fatta di falsi sorrisi e parole gentili per coprire ciò che era veramente, proprio come fece lui a suo tempo e quella maschera era ciò che detestava maggiormente, eppure... Eppure infondo era diverso da colui che più di ogni altro odiava. Come minimo, benché i suoi ricordi e l'esperienza le imponevano l'odio, il suo istinto le permise almeno di sopportare la presenza e le parole di quel tipo.

    Tuttavia ammetto di capirli in parte, in fondo hanno una responsabilità ancora maggiore sulle spalle, dopo aver evitato un simile pericolo. Tanto da sentirsi quasi giustificati a maltrattare i turisti, in nome della sicurezza del villaggio, come spesso capita di sentire nei discorsi dei mercanti, dei ninja in visita, e dei visitatori più "rilevanti" in generale, come gli esponenti dei clan più famosi, per esempio.
    E questo non fà molto bene alla reputazione di Konoha, di questo è facile rendersene conto.

    Detto ciò, è però anche vero che rimangono guardiani, e sono tutte bravissime persone il cui unico scopo è assicurare la pace e il benessere di chi si affida a loro per tale compito. In tal senso, avere l'assistenza di due ninja di grado Chunin, e due che hanno inoltre aiutato col problema di cui sopra, nell'accogliere una turista... sono sicuro che li tranquillizzerebbe a sufficienza, da permettere al loro senso del dovere di riposare, e alla loro immagine di uscirne non peggiorata ma anzi persino migliorata, per l'accogliente disponibilità che di certo dimostrerebbero.
    In fondo, immagino che presto saremo tutti dei concittadini, vero? Sono sicuro allora, che sia nell'interesse di tutti cominciare le cose col piede giusto. Noi per primi, glielo assicuro.
    Và di farlo anche a lei per caso, signorina...?


    Rimase impassibile e silenziosa mentre esaurì gli spicchi dell'arancia. Colta da infiniti dubbi si indagava per capire a quale parte di sé doveva dare ascolto: alla logica, all'esperienza o all'istinto.
    Infondo, secondo la logica, la loro offerta era decisamente buona. Avrebbe solo avuto da dire il nome e sarebbe potuta alloggiare in una qualche casa senza dover rendere conto a nessuno. Sarebbe rimasta nell'anonimato e avrebbe potuto gestire le cose come meglio credeva. Eppure l'esperienza le diceva di no, non accettare. Le persone ingannano, anche quelle che sembrano le più gentili. Anzi, quelle in particolar modo. Se avesse accettato, nella migliore delle ipotesi avrebbe dovuto dare qualcosa in cambio, qualcosa di difficile per lei. Nella peggiore, beh, meglio non pensarci. Tuttavia, quest'ultimo scenario veniva oscurato e spazzato via dal suo stesso istinto. Non aveva basi fondate per dirlo, semplicemente lo sentiva. Quei due, o almeno Miyori, non stavano mentendo. Percepiva una sorta di sincerità nella loro offerta.
    In ogni caso, forse avrebbe potuto fare una scommessa, due punti a favore di quelle e persone, un punto contro. E c'era anche un piccolo particolare non trascurabile. Doveva decidere alla svelta o le domande dei guardiani sarebbero piovute come i proiettili di una mitragliatrice.
    Infine giunse ad una decisione e, dopo una lunga pausa dove lasciò regnare il silenzio, parlò con tono diretto e deciso, benché inespressivo.

    Miyori Uchiha-san, la tua offerta sembra talmente buona da sembrare irrinunciabile. Tuttavia, proprio questa appetibilità la rende sospetta. Vuoi solo il mio nome e saresti disposta ad offrirmi un alloggio sicuro, lontano da occhi e orecchie indiscrete. Benché le tue parole sono dette con tono sincero, risultano comunque poco credibili.
    Per le mie orecchie sembrano il delirio di un pazzo. Chi diavolo offrirebbe di aprire le porte di una sua proprietà ad una sconosciuta? Che ne sai tu di me? Potrei benissimo essere un'assassina. Potrei dirti un nome falso, tanto non esistono prove. Non ho nemmeno un documento che certifichi la mia identità. Se davvero alla luce di ciò, sei disposta ad ospitarmi alle condizioni descritte, allora accetto la tua follia.
    Il mio nome è Misaka.


    Infine decise di scommettere. Scommettere sul suo istinto e sulla logica. Non percepiva alcuna malvagità da loro, in un certo senso le erano sembrate due brave persone. Certo, non poteva fidarsi ma la loro offerta sembrava davvero buona. In ogni caso, decise di omettere il cognome, anche se era ovvio, non provava nessun senso di appartenenza al clan Hyuga e nemmeno desiderava che le persone creassero un legame inesistente tra lei e quella gente.
    Voleva dare a quei due una possibilità. Sospettava comunque che il momento in cui avrebbero chiesto qualcosa in cambio, non sarebbe stato troppo lontano. Ma infondo aveva le spalle al muro e non aveva altra scelta che accettare. Insomma, scelse il minore tra i mali, o meglio, quello che appariva come tale.



  4. .

    La volpe e l'artista



    A
    nsia. Tensione. Insicurezza. Sapeva che non sarebbe riuscita a passare in ogni caso e il dover dare delle spiegazioni le metteva addosso una paura difficilmente spiegabile. Non quel tipo di paura che si ha di fronte alla morte, un'altra. Forse peggiore. Si, perché ci sono cose ben peggiori della morte stessa e lei lo sapeva meglio di chiunque altro. Procedeva a sguardo basso e volto nascosto nella sua tuta tentando di isolarsi da ciò che le accadeva intorno. Voleva sembrare una persona qualunque, senza volto, non riconoscibile. Nessuno doveva individuare quei suoi occhi color perla, nessuno. Avrebbero attirato troppa attenzione e come diavolo avrebbe potuto poi dare spiegazioni? No, non poteva. Avrebbe potuto sostenere qualsiasi cosa, ma nessuno le avrebbe creduto. Non c'era nulla e nessuno che potesse confermare le sue parole.
    Persa in questi pensieri, forse inutili, forse paranoici, non si era nemmeno accorta che qualcuno la stava osservando. E quel qualcuno non era la gente che aveva intorno che la vedeva solo per ciò che appariva. Era un po' diverso lo sguardo con cui era osservata. Curiosità e, forse, una punta di preoccupazione.
    La signora che poco prima aveva pubblicamente umiliato Misaka subì una sorta di vendetta da parte di quel qualcuno appostato in cima alle mura. Quattro roditori iniziarono ad inseguire la tizia che strillando si diede alla fuga trascinando con sé il figlio. Ma la giovane non si accorse di nulla. Era troppo concentrata sui fatti suoi, sui suoi pensieri. Odiava rivelare chi era perché in fondo, lei, non era nessuno. Per il mondo non esisteva. Non c'era una sola, singola prova della sua esistenza. Viveva una vita misera e senza significato, direbbero molti. Ma che ne sanno loro? Che ne sanno di quello che lei ha già vissuto, ha già provato, ha già sofferto? Niente. E questo le dava forza. Forza di andare avanti e combattere contro tutto e tutti.
    Avvenne in poco più di un istante. Una ragazzina si era lanciata dalle mura e uno strano individuo era comparso proprio nel punto di atterraggio afferrando al volo il corpo della giovane. I due, ora, si trovavano di fronte a Misaka la quale assistette a tutta la scena. Impassibile. Come se fosse qualcosa che capita tutti i giorni. Non appena si rese conto che i due avevano qualche affare da sbrigare con lei, alzò la testa con aria fiera. Li squadrò attentamente. Erano ninja, sicuramente. Una mocciosa come quella non si butta all'improvviso da un'altezza simile e di certo una persona normale non appare all'improvviso afferrando al volo la mocciosa in questione. Forse, erano degni della sua attenzione.
    Era nervosa. A quanto ne sapeva lei, quei due potevano benissimo essere sentinelle che la stavano per arrestare. In qualche modo doveva riuscire a mostrare un po' di sicurezza altrimenti era come dire "Hey, ci avete preso in pieno! Arrestatemi!". Ma allo stesso tempo era restia a parlare di sé. Quei due erano un problema.

    Mi scusi un secondo.


    Tono formale e ben educato. Come se stesse parlando al... suo capo. Le ipotesi erano due, o quel tizio era del tutto matto, o quella ragazzina era in qualche modo un pezzo grosso. Chi diavolo parlerebbe così ad una persona di un paio di anni più giovane di Misaka? Ma poco importava a dire il vero. Con quelle parole, lo strano tizio si era congedato ed era uscito dal campo visivo della ragazza dirigendosi, a grandi linee, dove vi era rimasto l'ultimo rimasuglio della spesa lasciato indietro dalla madre di prima.
    Colei che meritava attenzione, adesso, era la giovincella che si trovava di fronte a lei.

    Mi scuso per i miei modi poco ortodossi. Non era mia intenzione dare tutto questo spettacolo. Mi trovavo sugli spalti e non ho potuto fare a meno di notare la vostra appartenenza a questi luoghi, per quanto non mi pare di conoscervi. Suppongo che il mio gesto possa risultare maleducato; imporre la mia presenza alla vostra persona. In tutta sincerità preferirei risparmiarvi inutili interrogatori se possibile, ma le regole sono diventate fin troppo ferree e i guardiani tendono a dimenticarsi delle necessità altrui.


    Misaka rimase a fissarla in muta contemplazione. Non le sembrava una normalissima quattordicenne, o quindicenne, più o meno doveva avere quell'età. Era più... elegante. C'era qualcosa in quella ragazza che non la convinceva ma la parte del suo discorso riguardante il voler evitare interrogatori le fece guadagnare qualche punto agli occhi della Hyuga.
    In ogni caso rimase in silenzio a fissarla. Non come una persona che non trovava le parole adatte per dire qualcosa, quanto più come qualcuno che non aveva assolutamente nulla da dire. Forse, lo sguardo che aveva dipinto negli occhi perlacei già diceva tutto. Quello sguardo... così diverso da quello di una normale diciassettenne. Pareva più vicino ad essere lo sguardo stanco di un quarantenne che aveva già visto troppe, troppe cose nella sua vita.

    Dimenticavo la buona educazione. Il mio nome è Miyori.


    E così, con un inchino si presentò. Immediatamente la Hyuga si accorse di come aveva evitato di riferirle il cognome. Ma non le importava... sia che sia stata una semplice svista o una estromissione voluta. Ognuno vive in circostanze diverse, dopotutto. In ogni caso, quella presentazione denotava una spiccata educazione tipica degli esponenti delle famiglie più nobili. Un plebeo non si sarebbe certo presentato con un inchino usando termini così formali.

    E il giovane che mi accompagna è Hakuya-san.


    Proprio il giovane in questione, si era avvicinato a Misaka e le porse il frutto protagonista della scena di poco prima. La ragazza lanciò un'occhiata inespressiva al ragazzo mentre prese l'arancia senza troppi complimenti. Non che le appartenesse come sembrava credere lui, ma per una che da un paio d'anni a questa parte sopravviveva rubando, quel frutto era oro. Faceva parte della sua politica, infondo. Non rifiutare mai il cibo, non farti ingannare, se trovi soldi per terra tieniteli... e tutta roba simile. Avrebbe potuto benissimo scrivere un manuale di sopravvivenza per senzatetto.

    Lieto di incontrarla, signorina. Credo che questo le appartenga, comunque. Prego.
    Anche se certo, quanta sporcizia.... immagino le farebbe piacere poterla togliere, prima. O sbaglio?


    Chi era questo? Che voleva da lei? La stava provocando? Si domandava. Ma non reagì assolutamente. Non una singola risposta, non un singolo cambio d'espressione. Nulla. Quasi come se non l'avesse nemmeno sentito. La presenza di quel ragazzo la irritava, non lo dava a vedere, certo, ma la irritava. Sembrava gentile, ad un primo impatto le sembrò un po' un provocatore, ma gentile. E ciò la infastidiva. Le ricordava in un certo senso lui. Quel... Era meglio che non ci pensasse. Doveva concentrarsi sul momento. Due persone che probabilmente volevano fregarla si erano poste sulla sua strada. Doveva trovare il modo di liberarsi di loro e proseguire.
    Nel frattempo, questo Hakuya-san era ritornato di fianco alla sua... padrona (?). I due erano proprio di fronte a lei, come per ostacolarla.
    Ipocriti.
    Si erano posti sulla sua strada, si fingevano gentili. Ne era convinta, volevano fregarla. Non capiva i loro fini, eppure dentro di lei era già squillato quel campanello d'allarme che dice: "Attenzione!".
    Tensione. Era tesa, eppure rilassata in un certo senso. Giocare con la sua stessa vita, scommetterla, vederla appesa ad un filo, era ormai una cosa naturale. Fin troppo, forse. Ma morire non la preoccupava.
    Affondò le unghie nella pelle dell'arancia e con una calma innaturale iniziò a sbucciarla. Lasciò cadere i vari pezzi della buccia per terra, staccò uno spicchio e se lo mise in bocca. Una scena del tutto innaturale se si considera che era lei, quella che doveva rispondere. Mostrava una calma sovrumana mentre dentro di lei c'era solo un vortice di tensione, e, forse, anche un po' di paura per quegli sconosciuti.

    Umm... Che volete da me?

    Rispose con aria quasi assente, come se non la riguardasse. Staccò un altro spicchio e si mise a mangiarlo. Il tutto poteva anche essere interpretato come una mancanza di rispetto dopo due presentazioni così eleganti e cordiali, ma non gliene importava nulla. Infondo domandò semplicemente l'unica cosa che le interessava in quel momento. Il modo in cui lo chiese, beh, rendeva noto che non era affatto cresciuta in un luogo elegante, anzi! Dopotutto, non importa cosa si insegna ad un ragazzo, ciò che ha vissuto rimarrà sempre dentro di lui. E lei ne era un chiaro esempio.

  5. .

    Ingresso


    Occhi di fuoco. Occhi bianchi che racchiudevano troppo dolore e troppa rabbia. Quelli erano gli occhi di quella giovane diciassettenne che per due anni aveva vissuto rubando e dormendo dove poteva meditando vendetta. Sguardo cupo, stanco. Guardava dritto di fronte a sé, a testa alta. Non si vergognava di ciò che era. Non si vergognava di indossare una vecchia e spessa tuta invernale grigia ormai sgualcita, vittima dell'usura e del tempo. Procedeva su quell'enorme strada fin troppo trafficata per i suoi gusti vittima degli sguardi diffidenti della gente. Sembrava una ladra, una vagabonda, una poco di buono. Quella strada procedeva sempre dritta e in lontananza si potevano scorgere le alte mura del villaggio in cui era diretta. Konoha, le mura di Konoha. Passo dopo passo, metro dopo metro, più si avvicinava e più quelle mura diventavano alte ed imponenti. Il grande portone era aperto e c'era sicuramente un gran via vai quel giorno. Mercanti, viaggiatori, ninja e chi più ne ha più ne metta. Sulla sua strada, davanti a lei, un bambino rovesciò una borsa della spesa. Mele, arance e limoni si sparsero sulla terra battuta del grande sentiero. Il bambino si cimentò a raccogliere la sua frutta. Un arancia, però era finita ai piedi di Misaka. Quando il fanciullo le si avvicinò per raccoglierla venne preso per un polso dalla madre e strattonato via.

    Stai lontano da quella... è una poco di buono.

    Disse la donna a suo figlio mentre si allontanavano dalla ragazza. Come darle torto? Appariva veramente come una criminale così conciata. Ma la ragazza non se ne curò. Si limitò a guardare quella coppia madre-figlio con aria impassibile. Era abituata ad esser trattata in malo modo dalla gente, e in un certo senso lo preferiva anche. Non le piaceva esser trattata con gentilezza. Le ricordava lui... Lui, che odiava più di ogni altro al mondo. Lui, che aveva amato più di ogni altro al mondo. Lui, che più di ogni altro al mondo voleva veder morto. Ma non prima di una certa altra persona. Ed ecco perché era diretta al grande villaggio in cui erano racchiuse le sue origini. Ecco perché era diretta a Konoha.
    Più si avvicinava al portone e più l'ansia e i dubbi l'attanagliavano. Sarebbe riuscita ad entrare indisturbata? No... non in quello stato, almeno. Era quasi impossibile che la sorveglianza non notasse una come lei. Per non parlare degli occhi bianco-argentati. Come li avrebbe spiegati? Non voleva certo andare a dire chi era! Non poteva fidarsi della gente. Non poteva! Ma forse, peggio ancora, quando l'avrebbero fermata che doveva fare? Non aveva documenti. Non aveva nulla che potesse confermare la sua identità. Per l'anagrafe non esisteva. Era solo un fantasma. Non aveva possibilità di entrare. Ma doveva provarci in ogni caso. Abbassò la testa tentando di nascondere il volto nel colletto della tuta. Sguardo fisso sui suoi stessi piedi. Sentiva la tensione aumentare, l'adrenalina scorrerle nelle vene, il suo cuore battere all'impazzata. Hyuga, ninja, kunoichi, vendetta erano le sue parole d'ordine. E piano piano, passo dopo passo, era sempre più vicina al suo desiderio. Pochi passi e sarebbe stata dentro, finalmente, nel villaggio di Konoha.
  6. .
    Ohhh Shino!! xDDD
    Si, ti prego. Qua ho davvero bisogno di una guida... comunque... contatti in cosa? Msn? Skype?

    Grazie a tutti per il benvenuto ^__^
    PS: Kalastor, mi sa tanto che ti aggiungerò ^___^
  7. .
    Ciao a tutti... vecchie canaglie, giocatori impeccabili, fancazzisti cronici, maniaci sessuali e fanatici d'ogni sorta. [Cit.]
    Ok.. allora, mi presento.
    Il mio vero nome è Gianluca, sono di Bergamo e ho 20 anni.
    Sono capitato qua più o meno per caso cercando un GdR di Naruto ben fatto. E a tal riguardo, complimenti! (Mi sono letto tutto il regolamento ma credo proprio che avrò bisogno di qualche ripetizione xD)
    Comunque, boh. Ho già in mente più o meno che tipo di personaggio interpretare. ^__^
    Anche se devo ancora decidere un po' di cosette. xDDD
7 replies since 24/6/2011
.