Costiera di Kiri

[Ambientazione]

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Reagii d’istinto, lasciandomi andare alla cosa più naturale, giusta e bella in quell momento. Le mie mani, dolcemente, accarezzarono un corpo che ormai conoscevano a memoria e le braccia dietro di loro lo strinsero. Avvicinammo i nostri corpi dolcemente e la strinsi a me, desiderandola in quel momento più di ogni altra cosa, desiderando in un moto d’impazienza che quegli anni da vivere assieme trascorressero veloci per assaporare tutta la gioia, la sofferenza che avrebbe causato, per sentirmi vivo.

    Scosso da quel guscio di apatia dove mi ero rinchiuso dopo la morte di Yui, ero tornato dall’oltretomba, dal baratro in cui ero rinchiuso grazie a lei. La storia si stava ripetendo? Coloro che mi avevano rovinato la vita non esistevano più, avevano pagato per quanto mi avevano fatto. La storia non si sarebbe ripetuta, soprattutto perché da allora io non ero più la stessa persona. A pensarci bene, quando ancora mi capita di ripensare al passato visto un futuro così importante, io e Yui eravamo una coppia perfetta per consolare uno il dolore dell’altra.

    Io avevo perso tutto ed ero a Kiri da poco, senza niente o nessuno che mi facesse sentire a casa. Lei aveva subito anni di violenze continue e ripetute. Ora però era diverso. Avevo amato sinceramente Yui, ma Ayame era diversa: era la mia felicità, la cosa che in quel momento non mi spingeva a sopravvivere, ma a migliorarmi perché già stavo vivendo a pieno la mia vita, grazie a lei.

    La baciai, forse come non l’avevo mai baciata da quando ci amavamo, e da allora di baci ce ne eravamo scambiati tanti. Non risposi, non ce ne era bisogno. Mi limitai a passare una mano tra i suoi capelli, a tenerla vicino a me mentre l’altra scendeva lungo il suo corpo fino al suo fianco, spostandosi poi sotto la sua maglietta finendo inevitabilmente sul suo ventre, poco sotto il suo ombelico, dove lentamente, ancora piccolo e quasi invisibile, nostro figlio stava crescendo. La nostra vita, stava crescendo.

    Inevitabilmente, quando mi distaccai dalle sue labbra, tenendo una mano sul suo ventre e con l’altra cercando la sua, finii per sorridere, quasi con una malinconia inevitabile, ripensando a tutto ciò che avevamo passato. Chinai il capo su di lei, visto che ero più alto e dolcemente, come se fosse la prima volta e ben conscio che non sarebbe stata l’ultima, le confessai quanto valeva per me, così, semplicemente, senza nessun giro di parole o elogi, senza dolcezze. Non servivano quelle.

    image
    « Ti amo… »


    Mormorai a bassa voce, così ché solo lei potesse sentirmi, mente ancora una volta, mi chinavo su di lei, per ripetere quel bacio che ci eravamo appena scambiati. Se poteva esistere un giorno più bello della vita di un uomo, per me, fino a quel momento, era quello.





    Fine






     
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