Le Terme

[Svago]

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    Noncuranza








    C’erano tanti modi per spegnere il fuoco di un uomo, l’acqua ghiacciata, il dolore, le battute sulle eventuali dimensioni ridotte del pene, ma quello probabilmente più efficace erano i sentimentalismi. Quando una donna si mette su quei binari Raizen era convinto che ormai la partita fosse quasi totalmente chiusa, mai chiusa del tutto, la Montagna era sempre stato un sognatore.
    Ma a prescindere da quello che organizzasse per il futuro le parole della ragazza ebbero lo stesso effetto di un frigidarium, e gli sbalzi di temperatura, si sa, erano sconsigliatissimi per dei bamboo rigogliosi, tendevano ad afflosciarli in pochissimo tempo.
    In realtà Raizen non era mai stato disinteressato ai problemi altrui, spesso non ne veniva reso partecipe, complice il fatto che sembrasse tale, un piccolo circolo vizioso che non si impegnava a rompere, per il suo bene quanto per quello altrui. Restava fedele ad un accordo non scritto che tratteneva agli altri dallo sfogarsi davanti al suo volto severo e lui di rincuorarli alla sua maniera, generalmente tutt’altro che delicata.
    Mentre Kiyomi parlava sollevò una gamba e si appoggiò al ginocchio, era la prima volta che la ragazza gli parlava di se stessa, mettendo giù il velo da antipatica smorfiosa che Raizen spostava a furia di pisellate. Tecnica che per dispiacere degli scettici parve funzionare ottimamente.
    Non interruppe la kunoichi, lasciando che terminasse quella che si rivelò probabilmente essere una delle confessioni più importanti che avesse mai fatto. Quando terminò Raizen la guardava con occhi diversi dal solito, non era presente la solita bramosia, il desiderio fisico, non erano in grado di trasmetterne la medesima innocenza e bontà, ma sicuramente c’era interesse. Attese che Kiyomi finisse per avvicinarsi, voleva che notasse l’assenza di timore verso quei problemi che gli aveva esposto, non perché non lo riguardassero o non gli interessassero o ancora perché lui fosse un uomo tutto d’un pezzo, semplicemente perché non reputava che fosse un problema per lei.
    La strinse col braccio che più le era vicino, questa volta senza la minima traccia di maliziosità, Kiyomi avrebbe potuto notare come quell’abbraccio fosse diverso dal solito: tutte le cose stavano al loro posto e la mano si poggiò sulla spalla anziché sul seno, dettaglio non da poco.

    Beh, direi che ognuno semplifica ciò che non vede.
    Penso sia normale.
    Ho un bell’aspetto è vero, forse, ma è temporaneo quanto lo è il tuo. Sono ricco adesso, qualche tempo fa dormivo ovunque ci fosse un giaciglio orizzontale sufficientemente morbido, salto di livello che coincide col mio elevamento nella scala sociale. Nessuno però mi ha mai dato nulla ma penso sia importante sottolineare che di contro, io non ho mai dato nulla a nessuno.
    Un rapporto di mutua noncuranza.


    Fece spallucce, e dopo quel piccolo preambolo che spiegava come i due avessero affrontato la stessa onda, seppur con strumenti e modi differenti, si dedicò a rispondere al resto.

    Sei semplicemente cresciuta, e nel farlo sei diventata schiava degli altri, accomodandoti sulla via che hai reputato a te più consona, nonostante fosse soltanto quella più semplice.
    Succede, venir apprezzati è bello, piace a tutti ricevere delle attenzioni e a tanti piace darle quando persone come te le accettano, è un po’ il motivo che mi spinge ad essere così immediato, passami l’eufemismo.
    Se un uomo, un qualsiasi uomo, non viene rimesso apposto quando fa apprezzamenti così spinti come i miei allora si sente autorizzato a fare tutto, a farne di più… ma a cosa pensi che siano diretti?
    Ci può essere di tutto dietro a quel seno, a quelle cosce tornite, Kiyomi, Saiju, Nanako, Shizune… non importerà nulla, loro vedranno un pezzo di carne e lo apprezzeranno, tutto qui. A nessuno importerà niente di cosa c’è li dietro perché ciò che importa è il davanti… o il di dietro, dipende dai gusti.


    Aggiunse per sdrammatizzare, conscio che quello che stava per dire avrebbe pesato non poco.

    Ti sei… comportata come la peggiore delle puttane.

    Attese un ceffone, meritato, seppure il fine di quell’affermazione non fosse quello di offendere.

    E io come il peggiore degli uomini.

    C’era tristezza ora nei suoi occhi e pentimento.

    Tra noi due probabilmente quello più spregevole sono io.
    Sono stato come gli uomini che ti ho appena descritto, l’unica differenza è che io sono arrivato a sfruttare ciò che potevo.
    Non ti ho imbrogliato, ma resta comunque un errore, tuo per avermelo permesso, mio per aver proposto un simile pagamento.


    La guardò negli occhi.

    Posso aiutarti e voglio farlo. Ma preferirei aiutare te, non dare a chiunque la possibilità di sbavarti dietro per qualche anno in più o a te di mostrare la mercanzia una volta si e l’altra pure.
    Non è una questione di pudore, ma per quanto tu possa non notarlo, di rispetto verso il tuo stesso corpo che dici di venerare e che invece svendi ai bavosi più inclini a dirti quanto piacere hanno nel vederlo.
    Io ti VEDEVO come una ragazza viziata, ora mi piacerebbe vederti come una ragazza che agisce per il proprio interesse, non per tenere alta la considerazione che il prossimo ha di lei.


    Aspettò una conferma.

    E non farti venire fretta, i frutti son buoni maturi.

    Strizzò un occhio con convinzione, per Raizen la metà migliore dei vent’anni era la seconda, in cui i lineamenti si indurivano leggermente ma il corpo restava comunque sodo e qualche espressione iniziava a dare più carattere al viso, anche se dopo qualche secondo si accorse che la frase non aveva un limite e che generalmente quel maturi veniva usato per un’altra categoria di donne.

    Maturi al dente. Non sfatti.

    Precisò con convinzione.
     
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