Casa di Sasori Uchiha

Quartiere Uchiha

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    Sasori Uchiha abita in questa villa in perfetto stile giapponese, classico del quartiere Uchiha, delle dimensioni di circa 300 mq al piano inferiore e 160 mq al superiore.
    La sua casa si trova vicina al centro del quartiere...molto vicino al palazzo di Kaworu,il capoclan degli Uchiha....Sasori lo stimava molto, infatti voleva diventare forte e saggio come lui....
    La casa del giovane ninja è a due piani: quello inferiore comprende ingresso rettangolare, salone per ricevere gli ospiti, molto bello in classico stile giapponese ,con al centro un tavolino, alle pareti sono affissi degli ideogrammi di particolari personalità Uchiha oltre ke agli ideogrammi ke identificano le nobili origini della sua famigia, sala degli allenamenti, della dimenzione di 20x10, tutta in parchè attrezzata di pesi di vario tipo, tappetini), cucina (con fornelli, freezer, altri elettrodomestici e tavolino per i pasti), ed accesso al giardino interno, di metri 6x6, con laghetto di 2 metri x 3 rettangolare ad un angolo e all'estremità di quest'angolo due alberi di ciliegio che sporgono con la chioma sopra il laghetto ;
    al piano superiore la camera da letto di Sasori con scrivania, letto singolo, scaffali, per ospitare i libri ke avrebbe acquisito per diventare genin,oltre ke a degli armadi dove il ninja avrebbe riposto i suoi attrezzi.. ed una finestra che dà verso il laghetto, la camera è delle dimenzioni 4x4, altre due camere da letto, una del padre e della madre, l'altra per gli ospiti, due bagni, uno studio e uno sgabbuzzino.
    Il giardino della casa è molto ben curato dal padre di Sasori e anche dalla madre che come sempre cura un'aiuola posta nei pressi dell'ingresso della casa....

    L'entrata è un cancello di 3 metri di lunghezza e due di larghezza in ferro battuto lavorato con motivi curvilinei recante al centro lo stemma degli Uchiha in grande , con serratura.
    Un nuro di cemento di 2 metri circonda la villa e su di esso vi sono dipinti per tutta la lunghezza del muro gli stemmi del clan.
     
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    Un giorno d'inverno



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    «Parlato di Miyori Uchiha»



    inverno2bis
    Era trascorso qualche tempo dal mio incontro con Sasori Uchiha alla sala da The.
    In quel periodo ero stata molto occupata a cercare informazioni su mio padre in Accademia, ottenendo che poche e frammentarie notizie.
    Purtroppo non ero riuscita ad accedere ai dati anagrafici custoditi negli archivi del Palazzo Uchiha, la residenza di Kaworu sama.
    Il sennin ancora non aveva fatto ritorno a Konoha e senza di lui il passato di mio padre sarebbe rimasto perso nelle trame del tempo.
    Non potendo farci nulla, decisi che, forse, potevo ricambiare l'invito di Sasori san andando a trovarlo nella sua dimora.
    Nii san era tornato a Tetsu con Toshi san per la periodica visita medica, per cui non mi fu difficile strappare un permesso a Susumu.
    Lungo la strada mi ero fermata in una pasticceria gestita da un'anziana coppia che preparava dei dolcetti allo zenzero molto buoni.
    Per quell'occasione avevo deciso di indossare il cappotto corredato di guanti e sciarpa che mi era stato regalato da Hajime per il nuovo anno.
    Non era di foggia tradizionale, l'avevo scelto appositamente perché volevo vivere come una ragazza normale, per quanto non avessi dimenticato ne' il mio passato, né la mia duplice identità di samurai e kunoichi.
    Non impiegai molto tempo da arrivare davanti al cancello in ferro battuto con motivi curvilinei, su cui risaltava il simbolo del nostro clan.
    Mi guardai attorno alla ricerca di un campanello o qualcosa di simile che mi permettesse di annunciare la mia venuta.
    Non avevo idea se Sasori san fosse a casa o se la mia presenza fosse di qualche disturbo per lui o la sua famiglia.
    La mia era stata più un'improvvisata che una visita annunciata.
    E di certo se nii san ne fosse venuto a conoscenza, mi avrebbe rimproverata per la mia mancanza di buone maniere, per essere piombata da qualcuno senza prima avvisare.
    Arrossii al pensiero, ma intanto il danno ormai era stato fatto.


    «Sasori san... spero di non arrecarti disturbo...» mormorai tra me.
     
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    Era una tipica giornata invernale, adatta come sempre agli allenamenti del giovane Uchiha. Si trovava nel giardino interno, che dava sul retro della casa. Si stava allenando a corpo libero come al solito. Il gattone pigramente stava prendendo dei tiepidi raggi di sole sonnecchiando all'ombra dell'albero che era cresciuto vicino al laghetto, quando improvvisamente, si destò e guardò in direzione del cancello.
    Era un segnale che Sasori aveva imparato con gli anni a riconoscere.
    C'era qualcuno al cancello, d'altronde i gatti hanno un udito parecchio sviluppato rispetto a quello umano.
    Quindi si mise il suo tipico mantello nero ed andò al cancello.



    Con piacere notò che era Miyori Uchiha, la ragazza che aveva conosciuto casualmente alla Sala del Thè durante uno dei suoi pomeriggi di relax.
    Non appena la vide andò ad aprire il cancello, poi le disse:


    Mi fa piacere che hai trovato subito la strada.


    Sorrise non appena terminò il discorso poi continuò:


    Entra pure, vieni andiamo in casa staremmo sicuramente meglio che qua al gelo.


    Nel frattempo, il gattone anche lui si era presentato al cancello per salutare Miyori. Infatti si avvicinò e fece le fusa in segno di saluto.
    Quindi Sasori con un gesto fece entrare la ragazza, poi disse:


    Non c'è che dire, quel nastro ti sta davvero un incanto !


    Poi pensando alla casa in particolare alla sua camera che era un pò in disordine, disse:


    Non ti scandalizzare per il disordine, ma mio padre sta sempre fuori per missioni ed io nel tempo libero preferisco allenarmi piuttosto che sistemare la mia camera. Per il resto casa è in ottime condizioni. Quindi tranquilla.


    La fece accomodare in salone. Poi disse:


    Gradisci qualcosa da bere?


    Sorrise rimanendo in attesa di una risposta da parte della ragazza.


     
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    Un giorno d'inverno. 2



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    «Parlato di Miyori Uchiha»


    Inaspettatamente fu proprio Sasori san a venirmi incontro al cancello.
    Non sembrava seccato del mio arrivo non preannunciato, anzi il suo viso si illuminò in un sorriso, che mi rilassò l'animo.

    Qualcuno mi aveva fornito una mappa dettagliata. Replicai al suo commento, mentre il grosso micio nel frattempo era sopraggiunto a salutarmi.


    «Sasori san, sicuro che non ti arreco disturbo? Temo di non aver rispettato le regole della buona educazione facendomi trovare qui senza neanche un avviso.» Mi scusai, mentre mi sedevo sui talloni per coccolare per alcuni istanti il felino. Mi rialzai subito dopo, anche se rischiai di perdere l'equilibrio per il commento che lo shinobi fece sul nastro.
    Arrossi leggermente, mormorando un flebile «Grazie», seguendolo verso l'abitazione.


    Una volta all'interno mi tolsi il cappotto e la sciarpa per evitare di surriscaldarmi.
    Per quanto fosse inverno, io ero abituata a temperature ben più gelide.


    «Non preoccuparti per l'aspetto della casa, bado alle formalità solo quando non è possibile farne a meno.» Lo rassicurai in tono un po' criptico. La nobiltà esigeva certi comportamenti, ma alla fine erano solo delle facciate vuote, che spesso nascondevano comportamenti ipocriti. E per fortuna al momento a Konoha avevo incontrato solo una persona per la quale avevo rispolverato la mia educazione da hime. «Sasori san dove posso poggiare le mie cose senza dare fastidio?» Chiesi educatamente, terminando di levarmi i guanti.

    Ci accomodammo in salotto.
    L'ambiente era accogliente e Sasori era un perfetto padrone di casa.

    Quando mi chiese se volessi qualcosa da bere, mi ricordai del sacchetto che avevo ancora in mano.


    «Se per te non è un disturbo, gradirei del the. Intanto se hai un vassoio vorrei disporre come si deve i dolci che ho portato. Sono allo zenzero, spero ti piacciano. Scusa, ma non ho pensato a prendere una più ampia scelta. Temo che abbia ancora molto da imparare. Sono più abituata a combattere che a vivere una vita normale.» Ammisi arrossendo.
     
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    Sasori sorridendo disse a Miyori tranquillamente:


    Mannò, figurati. Ho appena terminato il solito ciclo di allenamento.


    Di fronte al "grazie" della ragazza, in risposta al suo complimento, sorrise un pò imbarazzato, poi fece accomodare la ragazza all'interno della propria casa.



    Comprese il discorso espresso dalla ragazza riguardo alle formalità. D'altronde anche suo padre gli aveva insegnato qualcosa a riguardo. Ma crescendo, si rese conto che non gli piacevano, preferì non utilizzarle quando non era strettamente necessario. Stava riflettendo, quando Miyori gli chiese dove poggiare le sue cose, rispose semplicemente:


    C'è una piccola panchetta, lì sulla sinistra, con l'appendiabito. Metti pure lì.


    Fece una pausa poi disse sorridendo:


    Anzi, fai come se fossi a casa tua. Tanto oramai mio padre non fa più caso al disordine che regna in questa casa.


    Rise. Non accadeva troppo spesso. Era una spensieratezza che si era perso nel tempo, quando ancora tra quelle mura tutto era bello, tutto era caldo ed accogliente. Adesso quelle mura erano soltanto fredde e razionali, fatte solo di mura e mattoni. Si accomodarono in salotto, come aveva proposto il giovane, il quale propose qualcosa da bere alla sua ospite, la quale rispose così:


    «Se per te non è un disturbo, gradirei del the. Intanto se hai un vassoio vorrei disporre come si deve i dolci che ho portato. Sono allo zenzero, spero ti piacciano. Scusa, ma non ho pensato a prendere una più ampia scelta. Temo che abbia ancora molto da imparare. Sono più abituata a combattere che a vivere una vita normale.»

    Rispose contento e tranquillo nel modo seguente:


    Del thè ? Certo ! Quale preferisci ?


    Alla notizia dei biscotti, rispose:


    Grazie ! Non dovevi disturbarti ! Prendo subito il vassoio.


    Sì alzò e si diresse convinto al mobile lungo basso che si trovava sulla destra, aprì lo sportello e controllò al suo interno, vedendo piatti bicchieri di ogni tipo ed eleganza, ma non vassoi.
    Quindi, andò verso la parete opposta, dove era presente un mobile identico al precedente ed anche in quel caso c'erano tovaglie e recipienti di ogni forma. Anche questa volta non c'era traccia di un vassoio.
    Ma dove sarà andato a finire, pensò tra sè e sè. Poi si alzò, andò a vedere in cucina e contento con un sorriso a trentadue denti, un pò imbarazzato, tornò da Miyori:


    Scusami se ci ho messo tanto. Mio padre l'aveva già usato e se l'era dimenticato in lavastoviglie.



    Quindi avrebbe preso un biscotto per assaggiarlo, doveva essere squisiti. Poi dopo averne addentato uno avrebbe esordito:


    Come ti trovi qui a Konoha ?


    Anche il gattone si avvicinò a Sasori per cercare di "scroccare" qualcosa. Gli diede il pezzo rimanente del biscotto. Anche il gattone sembrava gradire. Fece le fusa a Sasori in segno di ringraziamento. Poi si diresse anche dalla ragazza per il secondo piatto.
    A quel punto Sasori si alzò e si diresse in cucina per preparare il thè che la ragazza aveva richiesto. L'acqua l'aveva lasciata in precedenza sul fuoco, quindi non c'era da attendere così tanto quindi a quel punto disse dalla cucina:


    Quanto zucchero vuoi ?


     
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    Un giorno d'inverno. 3



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    «Parlato di Miyori Uchiha»


    Poggiai le mie cose dove indicatomi dal giovane Uchiha, dopo averle ripiegate ad una ad una.

    «Sai Sasori kun, potrei prenderti sul serio. Se vuoi che mi comporti come se fossi a casa mia, credo proprio che ti darei una mano a fare una sorpresa a tuo padre. Per me non sarebbe un problema, sono diventata brava a riordinare la mia stanza.» Osservai, ripensando ai tempi in cui dovevo discutere con la servitù per permettimi di rendermi utile. Sembravano trascorsi eoni da quando avevo abbandonato la villa sul lago a Suiren.

    Seduti in salotto, in un'atmosfera rilassante, mi concessi del tempo per riflettere su quale fragranza mi sarebbe piaciuta assaporare.


    «The verde, ma se non ce l'hai, va bene qualunque altro tipo di miscela.» Mi affrettai a spiegare. Non volevo esagerare approfittando troppo della sua cortese ospitalità. «Per i dolci, figurati, nessun disturbo.»

    Lo seguii con lo sguardo mentre cercava un vassoio all'interno degli armadi presenti all'interno della stanza.

    «Sasori kun, va bene anche un tovagliolo se non lo trovi Osservai, ma l'Uchiha si era già volatilizzato da un'altra parte, ritornando dopo un po' con l'oggetto che aveva recuperato dalla lavastoviglie, visibilmente imbarazzato.

    «Non preoccuparti, succede pure a me di non trovare qualcosa se me l'ha messa a posto qualcun altro.» Commentai, rivolgendogli un sorriso gentile. «Permettimi di aiutarti a disporli sul vassoio, in cambio della tua perseveranza nel cercarlo.»

    Attesi che fosse lo shinobi ad assaggiare per primo il dolcetto allo zenzero, sia per educazione sia perché ero curiosa di vedere se gli sarebbero piaciuti.

    Sebbene non disse nulla, non mostrando espressioni disgustate mentre lo mangiava, ipotizzai che perlomeno non avesse trovato il loro gusto orribile.
    Ma avevo altro a cui pensare.
    L'innocente domanda di Sasori mi aveva dato da riflettere.

    Come mi trovavo a Konoha?


    «Bene, credo...» risposi titubante. «Sono passati mesi dal mio arrivo al villaggio e i primi tempi sono stati un po' complicati. Mi sono dovuta abituare al vostro stile di vita molto diverso dal mio e piano piano ho cominciato a conoscervi, ho stretto preziose amicizie. Ora le cose vanno meglio, ma ci sono momenti in cui ho nostalgia del mio paese natale.» Ammisi con estrema sincerità.

    Forse un giorno avrei imparato a chiamare Konoha, la mia casa, a sentirmi un tutto con i suoi abitanti, ma per il momento era ancora presto.

    Accarezzai il felino, mentre gli porgevo un biscotto preso dal vassoio.

    Nel frattempo Sasori si era allontanato un istante.


    « Quanto zucchero vuoi ? » Mi chiese gentilmente dall'altra stanza, che supposi fosse la cucina.

    «Non prendo zucchero. Preferisco il sapore al naturale del the, grazie.» Risposi in tono cortese.
     
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    Sasori rimase sorpreso di quanto aveva sentito. Sorrise poi disse tranquillamente:


    Sei sicura? C'è un bel pò da fare qui per dare una sistemata....


    Il lavoro grosso che c'era da fare, non era tanto al piano terra, che praticamente era apposto, quanto il piano di sopra.In particolare la sua stanza era veramente disordinatissima, per non parlare del bagno.
    La camera del padre e di sua madre, invece era immacolata, visto che a casa c'era davvero poco. Era uno shinobi molto impegnato e soltanto quando poteva faceva una visita al giovane.
    Prima di inziare però una tazza di the sarebbe stata l'ideale. La ragazza preferì prendere il the verde, che era sempre presente in casa, essendo una miscela tradizionale, quindi il ragazzo disse:


    Allora vada per il the verde. Lo prendo anch'io, mi ricorda la mia infanzia.


    Quindi andò direttamente in cucina a mettere in infusione la miscela. Per una decina di minuti buona. Poi tornò subito dalla ragazza. Il gattone avrebbe seguito Sasori in tutti i suoi spostamenti, sperando di rimediare qualcosa da mangiare, ma per il momento non ebbe fortuna.



    Sorrise un pò imbarazzato, poi si lasciò aiutare dalla ragazza, che era nettamente più brava in quel genere di cose. In fondo Sasori se la cavava tra le mura domestiche, non era di certo all'altezza di sua madre. Purtroppo Non c'era stato il tempo sufficiente per apprendere la maestria materna. Era passato un anno, ma ancora non si era dato pace, ma in quel momento preferì non pensarci troppo. Voleva passare dei bei momenti.

    Quei biscotti erano davvero squisiti. Era curioso di sapere, prima di esprimere il suo parere su quei meravigliosi biscotti, se la ragazza si fosse ambientata nel villaggio. Non doveva essere semplice lasciare la propria casa, per trasferirsi da un'altra parte. Mentre rifletteva, prese un altro biscotto e lo assaporò con la dovuta calma. Aveva lo sguardo un pò malinconico e perso nel vuoto, poi quando la ragazza prese la parola, si concentrò su quanto disse:


    «Bene, credo...Sono passati mesi dal mio arrivo al villaggio e i primi tempi sono stati un po' complicati. Mi sono dovuta abituare al vostro stile di vita molto diverso dal mio e piano piano ho cominciato a conoscervi, ho stretto preziose amicizie. Ora le cose vanno meglio, ma ci sono momenti in cui ho nostalgia del mio paese natale.»


    I pensieri di Sasori erano stati appena confermati, quindi disse:


    Lo immagino. Per questo, per qualsiasi cosa, passa pure quando vuoi, anche per una semplice tazza di the....


    Aveva interrotto per un attimo il discorso pensando se fosse già arrivato il momento di togliere la miscela dall'infusione, ma per sicurezza avrebbe finito prima il discorso e poi sarebbe andato a controllare la situazione. Quindi riprese:


    Questi biscotti sono davvero gustosi ! Li hai fatti tu ?


    Nel frattempo il gattone, consumò velocemente il meraviglioso biscotto offerto da Miyori, miagolò non appena lo terminò, sperandone in un secondo, ma Sasori disse rivolto al felino:


    Direi che ne hai mangiati a sufficienza, non credi gattone?


    Il gatto miagolò verso Sasori, come per dire di farsi gli affari suoi, però per evitare ulteriori e faticose discussioni, il felino preferì acciambellarsi ai piedi della ragazza, facendo prima le fusa come ringraziamento per il pasto.
    Sasori scosse la testa, era un gatto davvero particolare. Ma gli teneva compagnia ed era particolamente affezionato a lui. Poi si rivolse a Miyori:


    Vado a togliere la miscela dall'infusione, dovrebbe essere pronto oramai.



    Tornò con il the versato nell'apposito servizio che utilizzava quando c'erano gli ospiti. Lo usava sempre sua madre quando avevano ospiti. Sarebbe stata particolarmente contenta di vedere suo figlio con una graziosa ragazza. Gli occhi del ragazzo si fecero leggermente umidi, poi con un battito di ciglia un pò più vigoroso degli altri, nascosero quelle leggere lacrime, che erano comparse negli occhi del ragazzo, al ricordo della madre.
    Non mostrò però alcun cambiamento di comportamento ed espressione poi disse:


    Prima di risistemare allora voglio mostrarti un pò la casa....


    Mentre stava parlando, si alzò ed andò ad aprire le porte tipiche giapponesi scorrevoli che davano all'esterno. Con un leggero cigolio si aprirono, mostrando gradualmente la vista meravigliosa del giardino giapponese con il laghetto con i pesci rossi dentro poco dopo i due ciliegi in fiore. Era davvero una visuale magnifica, che a Sasori, piaceva molto. Gli comunicava una tranquillità veramente notevole. Quello era davvero il pezzo forte della casa. Infatti la cucina dava sul retro dove c'era il giardino, che era stato un pò sistemato come campo di battaglia per i suoi allenamenti da suo padre. C'erano armi sparse un pò ovunque, zolle divelte, e un povero albero provato da 100 scontri.
    Il resto era concentrato tutto all'interno. Quindi non appena la ragazza avrebbe terminato gli avrebbe fatto fare un pò un tour guidato della casa. Prima chiaramente avrebbe lasciato terminare il the ed i biscotti, l'avrebbe presa con la dovuta calma. In fondo suo padre chissà quando sarebbe tornato. Era appena partito per una missione. Quindi avevano tutto il tempo.
    Non appena aprì le porte completamente, si rimise seduto e a quel punto disse:


    Che te ne sembra ?


    gruppi%20giappone%20cascata%20e%20ciliegi



    Una volta che Miyori avesse finito il the disse:


    Bene, allora se mi vuoi seguire...


    Sarebbero partiti dal piano terra. Gli fece vedere oltre al salone, nel quale avevano degustato the e biscotti, la bellissima palestra, attrezzata con qualsiasi cosa fosse indispensabile per la cura del corpo. Poi fu la volta della cucina, dove c'erano qualche piatto e bicchiere che doveva ancora essere messo in lavastoviglie. Poi visitarono sia la parte del giardino sul retro, devastata dagli allenamenti del ragazzo, poi quello invece curatissimo giapponese.
    Infine andarono al piano superiore. Mentre saliva, il ragazzo era un pò preoccupato per il casino che c'era.
    Infatti non appena arrivati nel corridoio fece prima vedere la camera dei suoi genitori, molto bella. Era arredata di tutto punto con una precisione quasi maniacale, c'era il letto matrimoniale, oltre che varie foto che ritraevano suo padre e sua madre. Ce n'era anche una dove sua madre era ritratta, tra i due ciliegi dietro al laghetto, la quale sorrideva con lui piccolo in braccio. Lì Sasori era contento e sorrideva spensierato.
    Poi lo studio del padre anche quello parecchio ordinato, il ripostiglio dove c'era un pò di tutto, sistemato con rigore in degli armadi con scritto sulle ante cosa contenevano. Fino a qui tutto bene.
    Poi venne il difficile, il bagno. C'erano asciugamani sparsi per terra, il tappetino a lato della vasca da bagno ancora umido, il phon che era ancora attaccato alla presa vicino al lavandino. Gli spazzolini da denti vicino al lavandino, il pavimento in parte bagnato e il mobiletto del bagno leggermente aperto, che conteneva sapone, olii per il corpo oltre agli asciugamani puliti e ben riposti. La vasca era pulita in compenso. L'altro bagno, quello della camera dei suoi genitori aveva solo due asciugamani per terra e il pavimento un pò bagnato, per il resto nient'altro da commentare.
    Fu la volta poi della sua camera, prima di entrare Sasori disse un pò imbarazzato:


    Mi spiace per il disordine...


    Poi entrarono, c'era il letto ancora sfatto, i libri dove studiava l'arte della guerra e del mimetismo ancora aperti e sul letto, quello delle tecniche per terra, ai piedi del letto. I vestiti si trovavano sulla sedia, quelli sporchi, mentre l'armadio era aperto con quelli puliti che di solito usava per le missioni, pronti per metterseli. Sulla scrivania c'era qualche appunto scritto, poi la lista delle cose rimanenti da comprare, che suo padre gli aveva lasciato scritto prima di partire.
    Poi c'erano sempre sulla scrivania un bel pò di foto. Una in particolare che ritraeva lui e Shika Nara una volta che aveva finito il corso genin dove Shika aveva ricoperto il ruolo di sensei. Era passato un sacco di tempo da allora. Quindi una volta finito il "tour" disse:


    Questa è la mia umile dimora. Allora mi sa che dobbiamo darci un pò da fare,non credi ?


     
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