Palazzo Yakushi

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    遺事

    Take care of all your memories.
    For you cannot relive them.



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    « Non posso darti ciò che mi stai chiedendo »



    Ogen Yakushi rimase seduta mentre di fronte a lei quella sfacciata ragazzina senza un passato e forse neppure un futuro si alzava in piedi, avvicinandosi alla sua persona ignorando quella tazza di tè che le era stata servita e che, nella sua vacua rotondità fumante, rappresentava molti più messaggi e parole di quelli che sarebbero mai stati detti in quella stanza, in quel giorno e in quell'occasione.
    … Era così smarrito l'animo di quella ragazza? Vi era dunque, a quanto pareva, castigo ben più grande di quello che il tatuaggio impresso sul di lei polso avrebbe mai potuto esprimere...
    « Non posso darti la risposta che così cerchi » Ripeté la matrona degli Yakushi, congiungendo entrambe le mani in grembo e chiudendo gli occhi nell'abbassare leggermente la testa, che prese poi lentamente a scuotere con rassegnazione « Nella nostra vita tutti noi abbiamo delle domande di cui cerchiamo disperatamente la risposta, e in altrettanto modo possediamo ricordi e sentimenti in grado di incatenarci o liberarci... la vera sfida è riuscire a trovare la propria strada con le proprie forze, immagino » E così dicendo, quasi involontariamente, sorrise: Quante volte, quando era stata giovane come quei due ragazzini con i quali si trovava adesso a parlare, si era sentita perduta e smarrita? Quante volte aveva creduto che niente avrebbe mai potuto salvarla dalla sua solitudine? Dai suoi errori?
    […] Di carattere impetuoso e naturalmente predisposto al comando, Ogen Yakushi -la bimba prodigio di un clan nomade dalla storia ancora tutta da creare- aveva difficilmente avuto modo di sviluppare un'indole incline al perdono, proprio o altrui, e allo stesso modo non era riuscita a creare una realtà in cui si sentisse propriamente accettata. Nella sua mente, come nel suo cuore, aveva sempre nutrito la sensazione che qualsiasi cosa facesse non fosse realmente sufficiente a guadagnarsi l'approvazione di qualcosa di cui non aveva neppure mai compreso l'identità, e benché ogni sua azione assumesse i connotati dell'eccezionalità e ogni sguardo a lei rivolto fosse colmo dell'ammirazione che tipicamente si riserva alle rarità del mondo, ogni volta le domande che quella ragazza si domandava erano: E' solo questo che posso fare? E' solo qui che posso arrivare?
    Quello di Ogen Yakushi era un continuo percorso che non vedeva una fine e che ben presto la costrinse ad accettare la verità di una vita priva di legami, i quali si erano ritrovati annichiliti in un percorso che vedeva come obiettivo ultimo qualcosa che ben presto si rivelò essere una missione, piuttosto che un desiderio: La prosperità del suo Clan.
    Non vi erano motivi reali al perché quella ragazzina che poteva avere tutto e che forse, effettivamente, lo aveva già; avesse deciso di sposare la causa dell'affermazione del suo Clan in tutto il mondo al tempo conosciuto... ma forse, se solo si fosse fermata realmente a pensare, si sarebbe presto resa conto che la ragione di quella sua passionale determinazione risiedeva nella speranza di poter in qualche modo affermare se stessa, lasciando un'impronta permanente dei suoi ideali e della sua volontà nella storia che, un giorno, l'avrebbe solamente ricordata...
    … era dunque veramente così diversa da quei due ragazzi che adesso cercavano in lei la risposta a tante di quelle domande di cui ancora, nonostante l'età, lei non aveva trovato l'origine? Poteva realmente biasimare quella rabbia puerile dettata dalla confusione? Quel timore nato dall'insicurezza?

    A quanto pareva cominciava ad essere troppo anziana per combattere le battaglie sbagliate.



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    « Quello che cerchi non avrai modo di trovarlo solo appoggiandoti al nome degli Yakushi »


    Ogen riprese a parlare dopo che la lunga pausa che scandì i suoi pensieri trovò fine e lei, alzando lo sguardo e riaprendo gli occhi sulla figura concitata della sua interlocutrice, si fece nuovamente seria e imperturbabile, com'era solita porsi quando l'argomento trattato assumeva le sfumature di un sentimento che si avvicinava molto a ciò che lei chiamava “comprensione” o addirittura “premura”.
    I suoi occhi, velati dell'esperienza di chi ha già conosciuto quei trascorsi, si socchiusero per un istante, brevissimo e labile, per poi ritrovare la concentrazione all'interno di quelli verdi di chi la stava affrontando.
    « ...Però il Clan Yakushi può offrirti una casa e un luogo in cui tornare » Riprese a dire la vecchia kunoichi « Può offrirti qualcosa che va al di là degli ideali che persegui, qualunque essi siano e saranno mai: Può darti dei legami e la sicurezza che la tua vita è riconosciuta dal mondo » Disse, intrecciando le lunghe e affusolate dita le une alle altre « Non esiste niente che sia propriamente malvagio o propriamente benevolo a questo mondo. Ogni cosa conserva un lato chiaro e uno scuro, sta a te decidere quale abbracciare... qui al Clan Yakushi troverai ciò che non vorrai vedere e ciò che invece vorresti avere solo per te » Continuò, chiudendo gli occhi « Come in ogni grande famiglia potrai decidere di avanzare da sola o affiancarti a qualcuno, e come in ogni vita da noi vissuta potrai valutare se prendere ciò che ti verrà offerto oppure rifiutarlo » Avrebbe voluto sorridere pensando a Febh e a quanto egli fosse cresciuto, intraprendendo un percorso che dal ragazzino che era lo stava facendo diventare un uomo... ma poi rifletté sul fatto che, ahimé, di lavoro su di lui c'era ancora tanto da fare, e festeggiare la metà del percorso poteva precludere la possibilità di gioire della fine dello stesso.
    Sospirando impercettibilmente e aprendo un occhio per lanciare un breve sguardo al Jonin di Oto, la vecchia donna si domandò quando sarebbe arrivato il momento di lui di riuscire a riconoscere il suo posto nel mondo... magari avrebbe potuto organizzare un matrimonio con una donna Yakushi. Aveva imparato per sua esperienza personale che in certi casi solo una moglie può mettere in riga il carattere assopito di un uomo-bambino. Avrebbe pensato alla possibilità.
    Suo malgrado, sorrise con (una molto poco velata) rassegnazione.
    « Se deciderai di divenire una Yakushi, potrò darti quanto ti ho detto, ma niente di più: Dovrai essere tu a scegliere cosa volere per te, e cosa invece rifiutare » Riprese a parlare Ogen Yakushi, con voce calma e modulata « Dunque la vera domanda che ancora una volta vale la pena di essere posta qui ed ora, è un'altra: Desideri appartenere al nostro Clan, diventare una di noi... nel bene e nel male di ciò che questa scelta potrà valere per te? » E quella domanda sarebbe stata posta con una calma fredda, obiettiva, tipica di una valutazione che non può e non deve essere influenzata « Non ti sto chiedendo di legarti a me e dichiararmi la tua fiducia o devozione » Avrebbe precisato subito dopo la matrona, alzando molto lentamente la mano destra di fronte a sé, fino a quando il suo proprio dito indice non si fosse trovato in perfetta linea d'aria con il volto della giovane e caotica Ren « Ma qualora deciderai di essere una Yakushi, dovrò chiederti di essere fedele e devota al nome che porterai orgogliosamente con te e dal quale non potrai mai più essere discostata... » ...come lei e molti altri prima di lei avevano accettato di fare, chi per seguire un proprio desiderio e chi perché non poteva fare altrimenti « Appartenere ad un Clan significherà abbandonare la linea di condotta e di pensiero che hai adottato fino ad ora. Significherà avere dei fratelli e delle sorelle, dei parenti e dei legami ai quali dovrai rendere conto per le tue azioni » Guardò con fermezza la ragazzina dagli occhi verdi, e il suo sguardo si fece penetrante « Appartenere ad un Clan significherà non essere più sola » Sentenziò con determinazione quasi impressionante « Non importa come ti sei comportata fino a questo momento, ma dovrai renderti conto che nella tua vita, d'ora in avanti, ti muoverai in una realtà che comprende qualcun altro all'infuori di te... spero tu riesca a capire » Disse, in quella che era una domanda senza interrogazione « Ma se non sei pronta a tutto questo non posso e non intendo accettare la tua presenza e il tuo nome tra gli Yakushi... » ...come aveva invece fatto con Febh molto tempo addietro, vedendo in lui il potenziale che ad ora riusciva a vedersi confermato « ...non posso permettere l'introduzione di un estraneo in questa realtà... » ...che lei aveva così fermamente protetto nel corso degli anni... « ...Quindi rifletti attentamente alla tua risposta Ren “l'illegittima” » Andò a concludere l'anziana kunoichi, ritornando ad abbassare lo sguardo e a chiudere gli occhi « Rifletti su te stessa e le tue esigenze: Desideri continuare ad essere la Bastarda oppure la Yakushi? La scelta del tuo destino è solamente nelle tue mani, ora come per sempre » E così dicendo calò il silenzio.

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