Palazzo Yakushi

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Permanenza Forzata
    Capitolo Terzo



    Atto VIII
    Stare al gioco?


    Le risposte dell'uomo erano sempre più saccenti. « Ti stupirebbe sapere quanto so di ricordi cancellati e vite riscritte, pivello. » E data la sua esperienza, la cosa era anche plausibile, ma non date le mie capacità. « Allora sa che per fargli dimenticare del sottoscritto avrei dovuto cancellare tutto quello di cui avevamo parlato. Ma confido nella sua esperienza sul campo, non sono nessuno per obiettarle qualcosa. » dissi, mostrandomi effettivamente ben disposto. Febh proseguì ancora, mancando, a mio dire, per l'ennesima volta, il punto della questione. « Inoltre...anche prendendo tutto per buono questo tuo amico ubriacone sarà passato di qui o avrà sentito qualcuno che è passato. E chiunque lo abbia fatto è schedato, non ci piove. Sarà un lavoraccio ma possiamo facilmente ricontrollare tutto...non sono molti ad essere venuti ad Oto negli ultimi giorni. Certo, un simile lavoro sarà gravoso, ma per dissipare i miei dubbi questo ed altro, no? » « Non lo trovo affatto plausibile, Amministratore. » risposi subito, di getto, mostrando calma nella voce e tranquillità, avendo bene a mente il fatto che non volessi offendere nessuno in quella situazione. « Ed io ne sono la prova tangibile. Se non avessi richiesto di parlare direttamente con qualcuno di grado più elevato e mi fossi accontentato dei giri di parole di Yasu, a quest'ora sarei già tornato alle mie ricerche. Credo che un qualunque passante, non necessariamente intenzionato ad entrare nel suo Villaggio potesse aver visto quel che è successo, ma continuo ad affidarmi alla sua opinione. »
    Queste furono le parole prima che il suo kunai squarciasse l'aria, il cappotto Maeda e la mia spalla. Al che io pronunciai le mie giustificazioni e il ninja inscalfibile rispose a suo modo: « Oh, infatti io sto "solo declinando", di mia iniziativa, appunto. Ad Oto cerchiamo di essere molto pratici e definitivi con i nostri rifiuti, come presto imparerai. » Le sue parole furono taglienti quasi come l'arma che avevo infilata nella spalla, ma mai realmente pesanti. « Ammiro molto questo modo di fare decisamente pragmatico di voi Otesi. Magari potremmo approfittare del tempo concessoci dalla mia permanenza forzata per conoscerci meglio. » Avevo perfettamente inteso cosa volesse dire quel "pratici e definitivi" ma non potevo, non volevo e non dovevo mostrarmi debole: io, e Kiri con me, non mi sarei piegato ai deliri di un pazzo - perché di questo si tratta, quando parliamo di un Febh Yakushi: di un pazzo. « Potremmo anche mandare a chiamare Diogenes, perchè no? Certe cose vengono meglio quando ci sono spettatori, non lo sai? » proseguì l'amministratore, mettendo su un sorriso inquietante dei suoi. Il sudore sul mio corpo si fece freddo, più gelido dei venti in bufera di Genosha, il dolore alla spalla si fece pulsante, vivo ma intermittente. Avrei dovuto cercare di contenerlo in qualche modo, una volta arrivati alla dimora dello Yakushin. Per fortuna andavo in giro completamente bendato come una mummia. « Sarei oltremodo contento di vedere il Mikawa. » mi limitai ad aggiungere, vitreo in volto. Iniziai poi a muovere i primi passi dietro quell'inquietante e lunatico figuro.

    [...]

    Non feci caso alla strada percorsa, stavo cercando, nella mia testa di prevedere o almeno di organizzarmi psicologicamente, quello che sarebbe successo o che avrei dovuto dire. Sarebbe stato conveniente continuare a mentire? Avrei dovuto dirgli la verità? Itai mi aveva parlato di sue conoscenze in grado di scavare nella testa delle persone, come avevo detto di saper fare anch'io, magari senza l'intento di modificare i ricordi a proprio piacimento, però aveva anche parlato di ninja del Villaggio della Foglia. Tuttavia, essendo i rapporti con Oto molto lacerati, magari il Kyuudaime non aveva le conoscenze necessarie per essere informato anche sul Villaggio del Suono.
    Ero nella merda fino al collo.
    Senza rendermene conto, dicevo, mi ritrovai davanti ad un enorme palazzo dove una giunonica kunoichi con una enorme sorta di clava in mano stava discutendo con colui che immediatamente riconobbi dalla distanza: Yasu. Fui sorpreso ma non eccessivamente nel vederlo lì, sano, senza più quel buco che gli trapassava il corpo seppur provvisto della sua verde, anzi, ormai cremisi maglietta; quando vidi il mio accompagnatore vociargli contro e lui rispondergli, infatti, avevo capito che c'era qualcosa di peculiare in quei cugini dallo stesso cognome. Il Fatto che poi Febh fosse riuscito a non ferirsi pur mostrando una certa efferatezza col suo kunai, mi fece intendere che qualcosa di quegli "Yakushi" fosse legata alla loro capacità di rigenerarsi. Il teatrino a cui assistetti fu davvero comico: Yasu fu colpito con una violenza tale da quella che compresi essere sua moglie dai loro discorsi, che rimase, nuovamente, tramortito a terra. Sorrisi, dinnanzi alla totale illogicità di quella gente. La donna fu in grado notare il mio sopracitato sorriso immaturo, perché proprio in quell'istante si accorse del nostro arrivo. « Oh cielo, che figuraccia! Cugino Febh entra pure ma ti prego scusati da parte mia e di mio marito per questo spettacolo indecoroso! Ora vedo di pulire mentre lui impara la lezione » Avevamo due cose in comune in quel momento, io e quella donna: il sorriso isterico da vergogna, e sangue, tanto, sul corpo.
    Mentre entravamo nel palazzo, Febh si rivolse al sottoscritto come si fa con un amico caro, o almeno con una persona con la quale si è in rapporti, attraverso informalità ed ironia che mi fu sì lieve ma tremendamente amara. « Mi dicevano sempre che "tra moglie e marito non mettere il dito". Mai cosa fu più vera. Non sposarti mai. Per di là. » E mentre pronunciava queste parole, mi indicava un piccolo anfratto, lontano dall'ingresso, che si apriva poi su una piccola costruzione spartana, simile ad un capanno per gli attrezzi. « Sarai ospite del clan in questa camera per la servitù, almeno fino all'arrivo di Itai. » aggiunse. Dunque Itai era stato informato? Era solo questione di ore allora. Ma chissà cosa sarebbe successo in quelle ore. Potevo aspettarmi di tutto da Febh Yakushi. E proprio alla luce di questa considerazione, delle sue azioni dapprima gentili al Gate, dalla pugnalata in mala fede di qualche minuto prima, da tutti i suoi sinistri sorrisi, che non mi sarei più fidato di una sua singola parola o di un suo gesto. Ma non l'avrei dato a vedere, nossignore, non avrei certo osato mancare di rispetto alla sua ospitalità né venir meno ai miei obblighi di soldato di grado inferiore. Avrei fatto, finché ritenuto saggio, tutto ciò che mi sarebbe stato richiesto. A modo mio e nella maniera più conveniente, possibilmente senza andare incontro a negazioni da parte dei miei ospitanti.
    Aprì la porta di quel modesto edificio mostrandomi una stanza alta non più del doppio del sottoscritto e non più larga di una quindicina di metri. Niente v'era all'interno se non un armadio con un grande sigillo al centro e polvere un po' ovunque. « Ho restaurato tutto il palazzo e lo pulisco da cima a fondo due volte a settimana, ma questa stanzetta non la usa mai nessuno e non è molto salubre. Aspetta qui. » disse, prima di allontanarsi per dei brevi istanti. Poi tornò con in mano scopa, secchio e detersivo. Non credevo ai miei occhi. « Hai detto di voler essere utile e sarai mio ospite. Quindi ora PULISCI. Da cima a fondo, con molta attenzione. Io aspetto qua fuori. Una volta pronta la tua camera per la notte penseremo a parlare. » disse sinistramente l'uomo. Già iniziavo a riportarmi alla mente le parole che avevo detto riguardo il suo conto. « O forse vuoi rimangiarti la tua parola, piccolo ninja di Kiri? » « Sono un uomo d'onore, non potrei mai rimangiarmi la parola data. Se è quello che serve, sarò lieto di fare quanto richiesto. » risposi io, esibendomi in un piccolo inchino. Poi l'Amministratore indicò la mia spalla: « Bada anche di non sanguinare troppo. Il sangue è un casino da mandare via. ». Sorrisi, apprezzando l'ironia. Tolsi immediatamente di dosso il mio cappotto, pesante per quel tipo di faccende e lo lanciai nel prato dove si era seduto a giostrarsi con il kunai sporco di sangue del Gate lo Yakushi. Dentro non v'era niente, l'equipaggiamento era tutto nelle tasche dei pantaloni e l'unico filatterio col mio sangue, seppur vuoto e non contenente alcuna informazione, era nelle mani di Febh, o forse, in volo verso Kiri. Poi iniziai lentamente a togliere la prima fasciatura di bende sull'avambraccio destro, cosicché potessi poi spostarle con estrema attenzione sulla spalla, cercando di fermare l'emorragia. La fasciatura sembrò reggere, evitando così ipotetici sprechi di sangue inutili e macchie in più da scrostare. Qual era la maniera più rapida per lavare quel luogo? L'olio di gomito? E se il sigillo sul muro fosse un sigillo esplosivo? Essendo lo Yakushi avvezzo a questo genere di iniziative, come mi aveva detto il mio Kage, sarebbe stato decisamente da sprovveduti non considerare ogni mortale ipotetica possibilità. A quel punto anche altre domande sorsero nella mia mente. E se il detersivo fosse stato in realtà acido? Oppure l'acqua avvelenata o la scopa e lo straccio intinti di qualche sostanza pericolosa? Dovevo stare al gioco? Sarebbe mai arrivato itai? Non potevo trovare risposta a niente di tutto questo. Potevo però cercare di evitare un qualsiasi tipo di interazione diretta con gli oggetti datimi. Potevo utilizzare parte o tutte, escluse delle apposte sulla spalla sanguinante, le mie bende al posto dello straccio ma acqua e detersivo erano necessarie per pulire a fondo quella piccola - ma non troppo - stanza. O forse l'acqua potevo evitare di utilizzarla, andandola a cercare da altre parti? Dopotutto, ero un ninja di Kiri, qualcosa potevo pur sempre fare tramite il chakra.
    Partii col togliere un po' di polvere da quella stanza: impugnai saldamente la ramazza come ogni buona comare sa fare e cominciai a togliere la maggior parte della polvere, almeno quella superficiale, ammucchiandola tutta vicino all'uscio della porta. Non fu certo una operazione facile: la stanza spoglia ed ispida mi rendeva molto difficile raggiungere gli angoli e le parti nascoste come quella inferiore dell'armadio con l'enorme sigillo - il quale mi sarei impegnato a non toccare in nessun modo o quasi, quel fuunjutsu non mi piaceva affatto. Quando ritenni che il più grosso fosse stato tolto, pensai alla pulizia affondo del locale. Mi venne in mente la buona custode del palazzo Maeda che era solita ripetere "se non passi il detergente è come non pulire". E come darle torto? Cercai dunque un modo per non entrare in contatto diretto con il detergente fornitomi da Febh e quale modo poteva essere migliore dell'utilizzare una sorta di scopone per dare il cencio? Avevo bisogno di qualcosa che trasformasse la ramazza in una sorta di panno assorbente. Per fortuna che andavo in giro bardato come una cazzo di mummia - per la seconda volta quel giorno la cosa mi tornò utile. Pensai dunque di togliermi la maggior parte delle bende che avevo addosso, cominciando da quelle sulla faccia e sull'avambraccio sinistro, quello non lesionato: le avvolsi poi intorno alla ramazza, aiutandomi con qualche centimetro del filo di nylon che avevo a disposizione per legare il tutto ben stretto. Era solo questione di trovare il modo per unire il detergente all'acqua che arei dovuto far saltare fuori: per prima cosa svuotai il secchio, gettando l'acqua fuori dalla porta, badando a non bagnare l'Amministratore: avevo bisogno di un grande contenitore dove mettere il detersivo ed intingere il nuovo spazzolone. A quel punto aprii l confezione del liquido atto a sgrassare quel posto e lo posi interamente dentro il secchio. A quel punto non mi restava che inondare d'acqua quel posto: composi i sigilli della Tigre, poi de Cavallo, del Topo, e poi nuovamente della Tigre, mantenendola: inspirai profondamente mentre il mio tantien irrorava di chakra ogni singolo centimetro del mio diaframma, dei miei polmoni e del mio stomaco, riempiendoli tutti di fresca, limpida acqua kiriana. Stavo eseguendo la tecnica dell'Onda AcquaticaOnda Acquatica - Mizurappa
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Tigre, Cavallo, Topo, Tigre (4)
    L'utilizzatore, mantenendo il sigillo della tigre, può emettere un potente getto d'acqua. La Velocità è pari la Concentrazione dell'utilizzatore. La gittata massima è 6 metri, mentre la larghezza è 3 metri; la potenza offensiva sarà pari a 30. Se presenti almeno 12 unità, le dimensioni e la gittata saranno raddoppiate.
    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 5 / Consumo: Medio )
    [Da studente in su]
    . Cercai di trattenermi il più possibile nel fare danni, il mio intento, alla fine, era soltanto quello di bagnare le pareti. Avrei fatto particolare attenzione a non colpire l'armadio col mio getto acquatico per paura di poterlo rompere. Mi sarei occupato di come pulirlo soltanto successivamente, quando, calando l'acqua dalle parete, esso fosse stato bagnato di rimbalzo se così si può dire. Neanche il soffitto sarebbe stato escluso dal mio getto.
    Quando ebbi finito di spirare liquido, la stanza era quasi allagata, per fortuna la porta rimaneva aperta e faceva fluire velocemente il tutto all'esterno. Fu in quel momento che brandii fieramente la scopa e la intinsi nel detergente. Passai a quel punto a strofinare il muro più e più volte, prima la parete di destra, poi quella di sinistra, ancora quella ove presente la porta ed infine quella dove presente l'armadio. Prima di passare ad asciugare tutto con le bende, dopo aver adeguatamente risciacquato la stanza con una seconda, imperterrita ondata, avrei dovuto scrostare il tetto e il pulire il muro retrostante all'armadio, oltre che all'armadio stesso, ovviamente. Poggiai la scopa contro il muro, tra l'armadio ed il muro stesso e feci leva, cercando di non toccare niente ed allo stesso tempo di non spezzare l'attrezzo che mi serviva per pulire. Prima da una parte, poi dall'altra, cercando di distanziarlo quanto bastasse per poterci infilare la scopa e pulire come bisognava fare. Poi passai la scopia anche sull'armadio, strofinando bene nei punti più decorati, dove si annidava più polvere. Nuovamente con dei brevi colpetti alle estremità destra e sinistra del mobile, lo riappoggiai sulla superficie ora pulita su cui giaceva prima. Infine, fui in procinto di pulire il soffitto - era passata circa una quarantina di minuti da quando avevo iniziato a pulire la stanza, cambiando anche più di un paio di volte le bende, dato che le prime si erano già sporcate completamente, lasciandomi giusto qualche fascia sull'addome e poi quelle sulla spalla che contenevano il sngue -. Stetti particolarmente attento a non farmi grondare addosso neanche una goccia di quel maledetto detergente. Magari poteva pulire i muri e bruciare i tessuti! Iniziavo ad essere paranoico. Che fosse questo l'intento ultimo di Febh, quello di portarmi al suo livello di pazzia e farmi dubitare anche della mia ombra? Avrei cercato il più possibile di mantenermi calmo e pacato, almeno fino allo sperato, se veritiero, arrivo di Itai. Quando tutto fu una schiuma, dopo circa un'ora, decisi prontamente di riutilizzare la tecnica per sciacquare via il tutto. Composi nuovamente i sigilli già fatti, soffermandomi sulla Tigre per rieseguire la stessa tecnica e sciacquare tutto nuovamente. Fu divertente, nonostante tutto. Smontai infine la scopa, riprendendomi quelle poche decine di centimetri di nylon utilizzate e buttando le bende sporche dentro il secchio di detergente ormai vuoto. Infine presi le ultime bende che avevo sull'addome e le utilizzai per pulire l'armadio, asciugandolo in ogni suo angolo. La stanza era decisamente bagnata così uscii all'aperto, entrando nel giardino ma rimanendo sempre a distanza del buon amministratore. « Se il sole sarà benevolo, tra qualche minuto sarà tutto asciutto. » dissi, mostrandomi nudo in volto e quasi nudo anche sul corpo. Il cappotto Maeda era rimasto vittima dell'acqua, che fuoriusciva dalla stanza e lo travolgeva nella sua statica presenza sulla verde erba. « Quando sarà tutto asciutto vedrò di meditare. La ringrazio ancora per l'ospitalità. »

    Chissà dove mi avrebbero portato le mie nuove, indotte, paranoie.




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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