Palazzo Yakushi

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  1. Febh
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    È colpa tua. Ratty

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    La Comitiva e Febh Yakushi

    Palazzo Yakushi pareva quasi un castello, con i suoi anni di storia sulle spalle e i recenti restauri avvenuti da meno di otto anni ad opera dell'ultimo arrivato nel clan. Si diceva che il Clan fosse vissuto nell'ombra per anni, riportato alla luce solo dalle gesta, per quanto famigerate, di Kabuto Yakushi, noto alleato di Orochimaru e poi di Obito Uchiha nella Guerra Mondiale dei Ninja. Il cognome del giovane ninja alleato dalla Rradice come Spia era stato scelto quasi per caso, ma i suoi capi non potevano certo aspettarsi che fosse realmente un membro del clan malavitoso che durante tutti quegli anni, invece di unirsi ad un villaggio, aveva scelto di gestire il sommerso senza dare troppo nell'occhio.

    Grazie alle sue sperimentazioni dopo la redenzione, nell'immediato dopoguerra, Kabuto comprese che le capacità di guarigione che pensava derivassero dal sangue Uzumaki di Karin erano in realtà parte del suo retaggio, riscoperto quasi per caso. Quando con l'Invasione nell'anno 0000 l'intero assetto geopolitico venne stravolto, Kabuto tornò a far parte di Oto sotto Orochimaru, ma stavolta portò con sé il suo clan, al quale si era riavvicinato, rendendo gli Yakushi una realtà nel mondo ninja, e non solo in quello della malavita. Si dice che in quell'occasione l'intero palazzo venne rilocato dalla sua posizione originaria (gelosamente custodita dai vecchi del clan) e spostato sul terreno in cui sorge adesso, nelle porzioni sud-orientali del Villaggio di Oto, tronfio come solo un castello feudale può esserlo.



    La porta d'ingresso dava ad un'ampio giardino aberato con diversi edifici in cui viveva praticamente l'intero clan, mentre quattro ponti si gettavano a far da tramite al fossato e alla seconda cerchia muraria che portava all'edificio principale. Gli Yakushi avevano molti soldi e sembrava che adorassero farlo notare. All'ingresso stava una donna massiccia sulla quarantina, con una voluminosa clava e uno sguardo poco raccomandabile. Raizen non poteva saperlo, ma si trattava della bisbetica moglie di Yasu, l'arciere incontrato a Kumo. A dispetto degli ottanta chili buoni di muscoli e lieve sovrappeso, la giunonica kunoichi aveva una voce quantomeno delicata e gentile (tranne quando strigliava il marito), e nel vedere la comitiva in arrivo sembrò inizialmente preoccuparsi, specialmente nel vedere le insegne ufficiali (se indossate) del Mizukage e dell'Hokage. Oh, cielo, pensavo che il cugino Febh scherzasse! Arrivano delle personalità importanti e io sono un disastro! Possibile che proprio oggi quel buono a nulla dovesse accompagnare Ogen-dono a fare acquisti? Cielo, cielo, cielo! La sentirono dire mentre apriva uno scomparto della clava mostrando uno specchietto e provando a sistemarsi alla meglio prima che fossero proprio davanti a lei. Be-benvenuti. Avrebbe detto una volta posta davanti all'evidente inutilità dei ritocchi di emergenza, facendo un inchino aggraziato ai nuovi arrivati. Il mio nome è Kasumi Yakushi. Ninja di nazioni lontane che vengono nella nostra umile dimora, sono mortificata per questa accoglienza poco elegante ma il cugino Febh ha l'abitudine di scherzare e non pensavo che il Mizukage sarebbe davvero arrivato fin qui! Perdipiù accompagnato dall'Hokage e dai due sopravvissuti di Genosha...e dal Mistico di Kiri!

    Nel suo rapido inchino le cadde dalla tasca una rivista patinata, che spiegava come avesse fatto a riconoscere a colpo d'occhio così tanti ninja mai visti prima...una semplice descrizione da parte di Febh (che nemmeno li conosceva tutti) non poteva giustificare la cosa, ma l'illimitato potere del gossip e dei paparazzi non aveva eguali (IMMAGINE)!
    In ogni caso fece loro cenno di entrare, aggiungendo: Ogen-Dono non è presente, ma l'Amministratore Febh Yakushi vi attende nell'edificio a sinistra. Generò un Clone corporeo, che lasciò a guardia dell'ingresso mentre li accompagnava. Non posso allontanarmi più di tanto dalla mia copia, ma si tratta di una piccola camminata. Prego.

    Li attendeva un edificio basso ma discretamente elegante, normalmente usato per qualche cerimonia o visita formale, anche se non si trattava della sala più sfarzosa nè di quella più ufficiale (che paradossalmente era anche la più sobria e spoglia di decorazioni: il Dojo, come l'Hokage avrebbe appreso alcuni mesi dopo). Kasumi li lasciò davanti all'ingresso (anche la giovane otese che si era unita al gruppo), lasciando che fossero loro a far scorrere la sottile porta di legno per rivelare l'interno, una stanza ampia di circa nove tatami, con diverse candele accese davanti ad una sorta di altare. Febh era là, in piedi, intento a sistemare i fiori e le offerte davanti a quella evidente cerimonia funebre con tanto di incenso appena acceso e di foto del defunto. Cosa poteva significare? Non appena si voltò a guardarli assunse un'espressione contrita. Ah, eccovi. Prego, entrate pure... Sospirò. Non avrei mai pensato che potesse succedergli una cosa del genere...un bravo ragazzo anche se un pò testone. Scosse il capo, lasciando che tutti raggiungessero l'interno e vedessero per chi era stato apparecchiato il funerale. Keiji-kun...mi ha detto del tragico incidente alla riunione.

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    Inutile dire che nemmeno dieci secondi dopo Febh si stava rotolando a terra, sbellicandosi dalle risate per lo scherzo che, va detto, gli era costato parecchie più energie di quante non ne meritasse...ma di contro aveva anche messo in chiaro che Keiji qualcosa lo aveva raccontato, il che poteva essere una sagace mossa sulla scacchiera politica. O almeno così avrebbero pensato i posteri, lui era interamente focalizzato sull'usare le sue risorse per organizzare quella scenetta!

    Solo una volta riportato all'ordine, se gli avessero chiesto notizie sul prigioniero si sarebbe illuminato, come ricordando qualcosa di importante. Oh, giusto! Grazie, me lo hai fatto ricordare! Schioccò le dita, quindi si affrettò a raggiungere una cassapanca adagiata ad una delle pareti per poi aprirla ed estrarre un oggetto avvolto in diversi panni, alcuni sporchi di sangue. Lo svolse appena, mostrando un braccio mozzato da qualche tempo, quindi rimase là in piedi a fissare l'intero gruppo, soprattutto Raizen. E...ehi, ma che ci fa lui qui? Io ho chiamato te. Sono faccende tra noi! Scosse quel braccio amputato verso l'Hokage, come se stesse scacciando un cane. Sciò, sciò, nessuno ti ha invitato! Non c'è nulla di peggio degli imbucati, bah!

    Edited by Febh - 18/9/2016, 22:20
     
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