Palazzo Yakushi

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  1. Waket
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    L'ultima cosa che Hebiko ricordava di aver visto erano delle strambe creature simili a squali di terra ed un accecante raggio bluastro, prima che l'oscurità di quella notte diventasse del tutto buia. La prima cosa che percepì subito dopo fu un calore accogliente, accompagnato da una figura che la invitava a se. Probabilmente una sensazione che si spera di ricevere quando si passa a miglior vita. La Vipera si sforzò nel cercare di vedere bene la figura, sfocata come in un sogno, non del tutto chiaro a chi appartenesse, eppure sembrava così amorevole con lei, così simile. Avrebbe voluto allungare le braccia verso di lei, e qualche filamento di luce sembrò mimare quel gesto, un forte bisogno di conforto e di capire a chi appartenesse quella forma quasi familiare.

    Mam...?

    Si sentiva bene. Era certa di aver sentito una doce carezza sforarla, cercando persino di poggiarsi alla ricerca di un calore che le mancava da tempo. Per un momento sembrava aver accettato la sua morte, sentendosi rilassata come mai lo era stata da una vita. Poi, la realizzazione di ciò che temeva. Stava davvero per morire? No, non poteva essere. Non per mano di insulsi esserini. Non poteva finire così, sarebbe stato un insulto alla sua persona, che si sarebbe portata nell'aldilà. Non poteva crederci. Si portò immediatamente sulla difensiva. Doveva respingere quel calore, quella piacevole sensazione, era tutto un trucco, qualcosa che la spingeva ad accettare la sua fine. La luce da cui era composta scoppiettò rumorosamente, prima di prendere la forma originaria della ragazza, tesa e pronta alla battaglia. Nella realtà, il corpo di Hebiko attivò all'improvviso le scaglie, ricoprendosi con esse.

    T-Tu, maledetta gigantessa!! Cosa vuoi da me!?

    Yayoi poteva essere più alta di Hebiko, ma non l'avrebbe certo chiamata così in normali circostanze. No, la verità era che in quella stanza onirica, era lei ad essere piccina, non più alta di una mano. La percezione che aveva di se stessa, dopo una simile sconfitta, era piuttosto scarna, soprattutto davanti ad una sconosciuta. Nonostante tutto, sembrava comunque piuttosto combattiva, anche se dalla prospettiva della donna sarebbe apparsa come un gattino dal pelo rizzato.
    La presentazione non la aiutò a calmarsi del tutto, anche se il nominare Febh la fece calmare un poco, rilassando le spalle e guardandosi attorno, ancora leggermente confusa da quel gigantesco mondo.

    Ah. Okai, se ti manda Febh, suppongo sia- In che senso IN FIN DI VITA??

    Il panico sostituì in fretta la precedente furia, mentre si cercava inesistenti ferite lungo il corpo. Ascoltò vagamente distratta il discorso di Yayoi, allungando le braccia per arrampicarsi sul divano cercando un'altezza più dignitosa per parlarle. Alla spiegazione della proiezione, annuì, ancora frustrata e confusa, borbottando ironica:

    Huh, quindi tu hai scelto questa forma enorme perchè è grande come il tuo ego, capisco.

    Sibilò aggressiva alle sue provocazioni, rallentando la sua reazione di qualche secondo a causa del piccolissimo pacchetto di patatine apparso tra le sue mani, che buttò per terra stizzita, probabilmente facendo divertire la donna ancora più del dovuto:

    SO BENISSIMO COME SONO FATTA!

    Più o meno aveva ragione, a parte aver perso diversi centimetri d'altezza, sembrava tale e quale all'originale. Arrivò il momento dove dovette sforzarsi di ricordare cosa le fosse successo, fortunatamente aveva una chiara idea di ciò che l'aveva conciata in quello stato.

    Uh... Ero... No, eravamo in un bosco... Sì, mi ricordo. Dovevamo cacciare dei mostriciattoli. Erano piccini, sembrava un lavoro facile facile, nessuno mi aveva detto che il capo di quelle bestie era una specie di... piranha gigantesco. Capace di sparare raggi laser.

    Quella storia sembrava ridicola di per sè, aggiungendo il fatto che, piccola com'era, la sua voce era estremamente più acuta del normale non aiutava a percepire la vera gravità della situazione.
    Hebiko sussultò percependo la presenza della donna descritta da Yayoi, pur avendo ormai capito che, trattandosi di un sogno, tutto poteva accadere se lo si immaginava. Solo che per Hebiko era ancora un'esperienza nuova, mentre la donna sembrava piuttosto a suo agio nel crearsi il suo piccolo mondo.

    Piantala!! Possiamo concentrarci su di me?? Non devi tipo, che ne so, dirmi come faccio a salvarmi, dato che quel maledetto dello Yakushi non è nemmeno in grado di curarmi?? Sempre tutto da sola mi tocca fare, anche nella morte!!

    In mezzo a quella follia però le aveva dato un vero e proprio consiglio, anche se per le condizioni in cui si trovava, non era ancora chiaro come potesse sfruttarlo. Iniziò istintivamente a toccarsi il busto, vagamente confusa da quel discorso e dai precedenti. Si, era vero, a differenza dei comuni mortali il suo corpo non era davvero umano, era un misto di altre creature che le davano una forma umana, un po' come le cellule per una qualsiasi persona. Ma le sue, secondo Yayoi, erano senzienti? Se ciò era vero allora poteva comunicare in qualche modo, c'era prima un problema iniziale da risolvere:

    Un momento, se siamo in un mondo onirico non ho davvero il mio corpo. Come comunico con esso se non mi sveglio prima?? Quanto sono messa male?

    Per quanto la sua immagine fittizia non avesse alcun serpente, si trovava pur sempre nella sua mente, doveva per forza essere in grado di comunicare con il suo stesso corpo. Partendo da uno stato di incoscienza sarebbe stato complesso, si sentiva in mezzo al nulla, incerta della direzione da prendere, sempre se ce ne fosse stata una. Forse doveva prima immaginarsi come se fosse composta da una massa di serpi, e poi avrebbe inviato ognuna di loro a mandare un segnale alle reali che possedeva.

    Beh, tocca fare da sola, no? Questo funziona?

    Come prima cosa, si sforzò di riavere le sue dimensioni reali, almeno in proporzione della donna e l'ambiente che aveva attorno. Quello era facile. Subito dopo era il turno di qualcosa che sapeva di essere, ma ancora non accettava del tutto e perdipiù non le era completamente chiaro come funzionasse. Cercò di immaginare il suo corpo composto da tanti, piccoli corpi uniti tra loro. E cercò di immaginare questi corpi come serpi, vive e perfettamente in sintonia tra loro. Più o meno. Ancora faticava ad accettare la realtà del suo corpo, il quanto fosse diversa da una persona normale. Amare i serpenti era una cosa, esserene composta...
    Dopo essersi concentrata, il corpo si strappò in cinque diverse serpi, alcune più grandi delle altre, che strisciavano attorno quella stanza immaginaria piuttosto confuse. Sembrava però che la mente fosse ancora collegata, dato che si misero a parlare all'unisono, pur muovendosi in direzioni e con ritmi diversi.

    Mmmh... Non era esattamente quello che mi ero immaginata...



    Edited by Waket - 11/9/2019, 17:15
     
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