Palazzo Yakushi

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  1. Waket
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    La ancora mini Hebiko borbottò sottovoce alla sua provocazione, concentrandosi nel ricordare le sue condizioni, ma niente di più sembrava voler apparire.

    Non lo so, ricordo solo di essere stata attaccata, il resto è buio ancora. ...E'-E' tanto grave la situazione?

    Roteò gli occhi alla ramanzina, borbottando tra se. Certo che le piaceva cavarsela da sola, ma uno dei motivi era che riteneva incompetente chiunque avesse attorno. E questo strano desiderio di Febh nell'insistere che poteva cavarsela da sola sotto sotto le puzzava della solita poca voglia di fare dello Yakushi.

    Appena mi sveglio mi prendo le ferie. Così anche LUI impara a cavarsela da solo per un po'.


    Il primo esperimento non fu del tutto un successo. Le serpi gironzolavano confuse arrampicandosi dove riuscivano, la mente ancora coordinata non sembrava comunque guidarli alla perfezione. Sembravano però condividere tutti gli stessi sentimenti, si muovevano nervosi e confusi, rispondendo nuovamente all'unisono:

    E' successo un sacco di tempo fa, maledizione. Man mano che imparavo a controllare ed usare sempre più chakra devo averli risvegliati. Non sapevo nemmeno di averli, non è certo stato volontario! ...AH, forse tu intendi....

    Le serpi si irrigidirono. Certo, la prima volta che era successo qualcosa di strano era stato dopo diversi allenamenti che l'hanno spinta a risvegliare le potenzialità del suo corpo, ma il power up più grosso era accaduto artificialmente. Tramite Raizen. In un occasione che nessuno avrebbe mai dovuto scoprire.
    I rettili slinguettarono un paio di volte, decisamente più quieti rispetto a prima. Le bestiole andarono a ricomporsi, ricostruendo Hebiko come in precedenza, piuttosto corrucciata riguardo il dafarsi. Fortunatamente altri consigli non tardarono ad arrivare, e persino i commenti che la ragazza aveva riguardo la situazione potevano giustificare in parte il suo atteggiamento.

    Ah, ottimo, devo solo accettare il fatto di essere un mostro per evitare di lasciarmi morire ovunque io sia. Fantastico.

    Prese un profondo sospiro. Un conto era sentirsi turbata per la costante presenza di Orochimaru dentro di lei, un altro era accettare di non essere del tutto umana. Il fatto che fosse una figlia in provetta non faceva che peggiorare la cosa. Borbottò verso Yayoi, cercando di allentare la tensione:

    Vedi di pulire tutto quando te ne vai, non è che puoi spaziare così tanto nelle menti altrui. Non delle tue colleghe!

    Si trovava in uno stato di stallo. Doveva innazitutto ricordare qualcosa che si era attivato artificialmente, e come se non bastasse accettare il suo corpo e se stessa per quello che era, il tutto in relativamente poco tempo dato che non sapeva nemmeno la gravità delle sue condizioni, tantomeno quanto tempo e come questo scorresse in quella dimensione. Dire che fosse sotto pressione era riduttivo. Eppure era così che era iniziato tutto, la primissima volta che era riuscita in qualche modo goffo ad usare la sua abilità era quando aveva cercato di scappare dalla presa dell'Hokage, il suo braccio si era allungato spinto dalla disperazione e dal forte desiderio di liberarsi da quella situazione. Era stato proprio lo stress a creare quell'impulso che aveva dato il via a tutto, il siero aveva solamente velocizzato il processo. Doveva concentrarsi su quel singolo elemento se voleva sperare di ottenere qualcosa. Un misto di istinto e volontà di sopravvivere, decisamente quello di cui aveva bisogno ora.
    La prima cosa da fare era riconnettere la mente al corpo. Tramite la mente aveva ancora il controllo del chakra, perciò lo fece fluire tutto attorno a se, trovano pian piano ogni "pezzo" del suo corpo, dal collo, alle spalle, scendendo verso il busto fin sulla punta dei piedi. Sembrava avesse qualche problema a farlo fluire in maniera corretta sul suo braccio destro. Dopo aver spaziato per bene il suo chakra, assicurandosi di aver toccato la maggior parte del corpo, doveva in qualche modo risvegliarlo, non esattamente se stessa ma le serpi da cui era composta, quel miscuglio di creature da cui era realmente formata. Doveva comunicare con loro, con se stessa. Ancora non conosceva la sua vera identità, ed ora doveva esplorarla a fondo, o morire per le ferite provocate. Certo, c'era una piccolissima possibilità che lo Yakushi l'avrebbe salvata se le cose si fossero messe troppo male, ma non ci fece troppo affidamento, meglio non fidarsi.
    Come prima cosa, doveva percepire queste serpi. Sfruttando il chakra, mandò diversi segnali in diverse parti del corpo. Nella realtà di tanto in tanto si muoveva appena, a volte stringendo la mano, a volte piccoli scatti più bruschi, ma il suo reale obiettivo era quello di percepire non il suo corpo, ma ogni singola serpe muoversi all'unisono sotto il suo comando. Non sembrava in grado di contarle, ovunque mandasse lo stimolo le creature da cui era composta si muovevano in maniera naturale, rispondendo ad esso come un comune mortale reagiva a stimoli come una forte luce o un forte calore improvviso. Yayoi era stata abbastanza chiara nella sua descrizione: lei era quelle serpi. Non erano due entità separate, erano tante piccole entità semplici che insieme formavano un'entità più completa, come per una persona erano le sue cellule. Ma lei aveva ancora più potenziale di così, le sue "cellule" erano senzienti, avevano la possibilità di reagire agli stimoli in automatico, senza aspettare segnali dal cervello ma agendo per conto proprio, distintamente ma allo stesso tempo all'unisono. Non doveva dar comandi al proprio corpo, non doveva "controllare" le serpi. Doveva solo decidere il risultato che voleva ottenere. Grazie alla stimolazione del chakra lungo tutto il suo corpo, si diede un semplice ma preciso ordine: devo controllare lo stato del mio corpo e la gravità delle mie ferite.
    Si sforzò di percepire ogni singola informazione a riguardo: non era importante il numero di creature da cui era composta, non era importante cercare di controllarle una per una, il tutto era e doveva essere un processo naturale. Si sforzò solamente di percepire dove queste serpi erano ben allineate e coordinate, e dove invece sembrava esserci più confusione, più danno, dove le cose non sembravano coese come ci si aspettava. Così facendo avrebbe dovuto capire lo stato di ogni singola ferita che possedeva.

     
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