Palazzo Yakushi

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    遺事

    Take care of all your memories.
    For you cannot relive them.



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    « Non posso darti ciò che mi stai chiedendo »



    Ogen Yakushi rimase seduta mentre di fronte a lei quella sfacciata ragazzina senza un passato e forse neppure un futuro si alzava in piedi, avvicinandosi alla sua persona ignorando quella tazza di tè che le era stata servita e che, nella sua vacua rotondità fumante, rappresentava molti più messaggi e parole di quelli che sarebbero mai stati detti in quella stanza, in quel giorno e in quell'occasione.
    … Era così smarrito l'animo di quella ragazza? Vi era dunque, a quanto pareva, castigo ben più grande di quello che il tatuaggio impresso sul di lei polso avrebbe mai potuto esprimere...
    « Non posso darti la risposta che così cerchi » Ripeté la matrona degli Yakushi, congiungendo entrambe le mani in grembo e chiudendo gli occhi nell'abbassare leggermente la testa, che prese poi lentamente a scuotere con rassegnazione « Nella nostra vita tutti noi abbiamo delle domande di cui cerchiamo disperatamente la risposta, e in altrettanto modo possediamo ricordi e sentimenti in grado di incatenarci o liberarci... la vera sfida è riuscire a trovare la propria strada con le proprie forze, immagino » E così dicendo, quasi involontariamente, sorrise: Quante volte, quando era stata giovane come quei due ragazzini con i quali si trovava adesso a parlare, si era sentita perduta e smarrita? Quante volte aveva creduto che niente avrebbe mai potuto salvarla dalla sua solitudine? Dai suoi errori?
    […] Di carattere impetuoso e naturalmente predisposto al comando, Ogen Yakushi -la bimba prodigio di un clan nomade dalla storia ancora tutta da creare- aveva difficilmente avuto modo di sviluppare un'indole incline al perdono, proprio o altrui, e allo stesso modo non era riuscita a creare una realtà in cui si sentisse propriamente accettata. Nella sua mente, come nel suo cuore, aveva sempre nutrito la sensazione che qualsiasi cosa facesse non fosse realmente sufficiente a guadagnarsi l'approvazione di qualcosa di cui non aveva neppure mai compreso l'identità, e benché ogni sua azione assumesse i connotati dell'eccezionalità e ogni sguardo a lei rivolto fosse colmo dell'ammirazione che tipicamente si riserva alle rarità del mondo, ogni volta le domande che quella ragazza si domandava erano: E' solo questo che posso fare? E' solo qui che posso arrivare?
    Quello di Ogen Yakushi era un continuo percorso che non vedeva una fine e che ben presto la costrinse ad accettare la verità di una vita priva di legami, i quali si erano ritrovati annichiliti in un percorso che vedeva come obiettivo ultimo qualcosa che ben presto si rivelò essere una missione, piuttosto che un desiderio: La prosperità del suo Clan.
    Non vi erano motivi reali al perché quella ragazzina che poteva avere tutto e che forse, effettivamente, lo aveva già; avesse deciso di sposare la causa dell'affermazione del suo Clan in tutto il mondo al tempo conosciuto... ma forse, se solo si fosse fermata realmente a pensare, si sarebbe presto resa conto che la ragione di quella sua passionale determinazione risiedeva nella speranza di poter in qualche modo affermare se stessa, lasciando un'impronta permanente dei suoi ideali e della sua volontà nella storia che, un giorno, l'avrebbe solamente ricordata...
    … era dunque veramente così diversa da quei due ragazzi che adesso cercavano in lei la risposta a tante di quelle domande di cui ancora, nonostante l'età, lei non aveva trovato l'origine? Poteva realmente biasimare quella rabbia puerile dettata dalla confusione? Quel timore nato dall'insicurezza?

    A quanto pareva cominciava ad essere troppo anziana per combattere le battaglie sbagliate.



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    « Quello che cerchi non avrai modo di trovarlo solo appoggiandoti al nome degli Yakushi »


    Ogen riprese a parlare dopo che la lunga pausa che scandì i suoi pensieri trovò fine e lei, alzando lo sguardo e riaprendo gli occhi sulla figura concitata della sua interlocutrice, si fece nuovamente seria e imperturbabile, com'era solita porsi quando l'argomento trattato assumeva le sfumature di un sentimento che si avvicinava molto a ciò che lei chiamava “comprensione” o addirittura “premura”.
    I suoi occhi, velati dell'esperienza di chi ha già conosciuto quei trascorsi, si socchiusero per un istante, brevissimo e labile, per poi ritrovare la concentrazione all'interno di quelli verdi di chi la stava affrontando.
    « ...Però il Clan Yakushi può offrirti una casa e un luogo in cui tornare » Riprese a dire la vecchia kunoichi « Può offrirti qualcosa che va al di là degli ideali che persegui, qualunque essi siano e saranno mai: Può darti dei legami e la sicurezza che la tua vita è riconosciuta dal mondo » Disse, intrecciando le lunghe e affusolate dita le une alle altre « Non esiste niente che sia propriamente malvagio o propriamente benevolo a questo mondo. Ogni cosa conserva un lato chiaro e uno scuro, sta a te decidere quale abbracciare... qui al Clan Yakushi troverai ciò che non vorrai vedere e ciò che invece vorresti avere solo per te » Continuò, chiudendo gli occhi « Come in ogni grande famiglia potrai decidere di avanzare da sola o affiancarti a qualcuno, e come in ogni vita da noi vissuta potrai valutare se prendere ciò che ti verrà offerto oppure rifiutarlo » Avrebbe voluto sorridere pensando a Febh e a quanto egli fosse cresciuto, intraprendendo un percorso che dal ragazzino che era lo stava facendo diventare un uomo... ma poi rifletté sul fatto che, ahimé, di lavoro su di lui c'era ancora tanto da fare, e festeggiare la metà del percorso poteva precludere la possibilità di gioire della fine dello stesso.
    Sospirando impercettibilmente e aprendo un occhio per lanciare un breve sguardo al Jonin di Oto, la vecchia donna si domandò quando sarebbe arrivato il momento di lui di riuscire a riconoscere il suo posto nel mondo... magari avrebbe potuto organizzare un matrimonio con una donna Yakushi. Aveva imparato per sua esperienza personale che in certi casi solo una moglie può mettere in riga il carattere assopito di un uomo-bambino. Avrebbe pensato alla possibilità.
    Suo malgrado, sorrise con (una molto poco velata) rassegnazione.
    « Se deciderai di divenire una Yakushi, potrò darti quanto ti ho detto, ma niente di più: Dovrai essere tu a scegliere cosa volere per te, e cosa invece rifiutare » Riprese a parlare Ogen Yakushi, con voce calma e modulata « Dunque la vera domanda che ancora una volta vale la pena di essere posta qui ed ora, è un'altra: Desideri appartenere al nostro Clan, diventare una di noi... nel bene e nel male di ciò che questa scelta potrà valere per te? » E quella domanda sarebbe stata posta con una calma fredda, obiettiva, tipica di una valutazione che non può e non deve essere influenzata « Non ti sto chiedendo di legarti a me e dichiararmi la tua fiducia o devozione » Avrebbe precisato subito dopo la matrona, alzando molto lentamente la mano destra di fronte a sé, fino a quando il suo proprio dito indice non si fosse trovato in perfetta linea d'aria con il volto della giovane e caotica Ren « Ma qualora deciderai di essere una Yakushi, dovrò chiederti di essere fedele e devota al nome che porterai orgogliosamente con te e dal quale non potrai mai più essere discostata... » ...come lei e molti altri prima di lei avevano accettato di fare, chi per seguire un proprio desiderio e chi perché non poteva fare altrimenti « Appartenere ad un Clan significherà abbandonare la linea di condotta e di pensiero che hai adottato fino ad ora. Significherà avere dei fratelli e delle sorelle, dei parenti e dei legami ai quali dovrai rendere conto per le tue azioni » Guardò con fermezza la ragazzina dagli occhi verdi, e il suo sguardo si fece penetrante « Appartenere ad un Clan significherà non essere più sola » Sentenziò con determinazione quasi impressionante « Non importa come ti sei comportata fino a questo momento, ma dovrai renderti conto che nella tua vita, d'ora in avanti, ti muoverai in una realtà che comprende qualcun altro all'infuori di te... spero tu riesca a capire » Disse, in quella che era una domanda senza interrogazione « Ma se non sei pronta a tutto questo non posso e non intendo accettare la tua presenza e il tuo nome tra gli Yakushi... » ...come aveva invece fatto con Febh molto tempo addietro, vedendo in lui il potenziale che ad ora riusciva a vedersi confermato « ...non posso permettere l'introduzione di un estraneo in questa realtà... » ...che lei aveva così fermamente protetto nel corso degli anni... « ...Quindi rifletti attentamente alla tua risposta Ren “l'illegittima” » Andò a concludere l'anziana kunoichi, ritornando ad abbassare lo sguardo e a chiudere gli occhi « Rifletti su te stessa e le tue esigenze: Desideri continuare ad essere la Bastarda oppure la Yakushi? La scelta del tuo destino è solamente nelle tue mani, ora come per sempre » E così dicendo calò il silenzio.

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  2. The Retribution
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    There is no Higher Place

    Le chiacchiere annoiano
    il tempo non è solo denaro
    è anche simbolo di arguzia.


    Prima ancora di mettermi ad analizzare tutta quella mole di discorsi assai troppo contorti per risultare veritieri alle mie sinapsi, mi venne spontaneo aggiungere qualcosa. - Siete cosciente del fatto che questa città zoppica a stento, che la gente muore di fame e che la criminalità dilaga.. in gran parte per colpa di pensieri del cazzo come questo, vero? - Mi portai una mano al mento come a riflettere, falsamente, su quella proposta e su quali fossero i pro ed i contro di accettare quello che mi veniva spacciato come aiuto disinteressato e filantropico. Certo, avrei avuto una casa, forse anche degli amici, ma a quale prezzo? Al prezzo della mia libertà, in ogni modo possibile, se mi fossi fatta mettere sotto da Ogen non avrei potuto recidere quel contratto tanto facilmente, non mi sarebbe stato permesso, ed io non avevo alcuna intenzione di firmare di nuovo la mia incarcerazione vita natural durante ad opera di quella vecchia. Ne di nessun altro. Era già stato doloroso doversi arruolare, ma quello era venuto per inevitabilità e lasciava comunque un ampio margine di manovra, non ch'è la libertà di sparire qualora le cose si fossero fatte troppo stupide anche per una disgraziata come me. Ma avere una famiglia con quei presupposti era come legarsi le mani e buttarsi in una vasca profonda mille miglia. Si, magari poteva darti una parvenza di aiuto, supportare i primi passi di una persona in un mondo del tutto nuovo, ma poteva anche essere, a lungo termine, una soluzione che permettesse ad un bruco di trasformarsi in una farfalla? Ogen era una disgraziata. Sola, isolata dal mondo, vecchia e stupida, rimasta aggrappata come una cariatide ad ideologie tanto vecchie quanto vecchia era la terra su cui poggiare il suo sterile corpo. L'unico motivo per cui era riuscita a sopravvivere tanto, con tutta probabilità, era stata la totale illegalità con cui si era espressa negli anni precedenti. Non che fosse colpa sua, Oto era quello che in gergo si chiamerebbe Ghetto, un luogo abietto dove solo chi è privo di scrupoli riesce ad emergere, ma non è l'unico modo per restare a galla. C'erano altre modalità per farlo ed io ne cercavo una che non mi bloccasse mani e piedi nel momento in cui, invece, avrei potuto spiccare il volo.

    - Se io entro a far parte di questa famiglia, voglio poterne uscire quando voglio. Perché se così non fosse, non sarebbe una famiglia ma un carcere a vita e non ho alcuna intenzione di lasciarmi di nuovo tarpare le Ali. Questi discorsi sull'illegittimità sono molto belli, ma all'anagrafe di Kusa risulterò comunque chiamarmi Yakushi, che vi piaccia o meno ma, soprattutto, che MI piaccia o meno. - Pausa. - Questo però non mi pone alcun obbligo nei confronti di questo clan, non me ne ha mai posto alcuno. Ed io mi muovo già in una realtà che comprende più persone.. semplicemente una vecchia di duecento anni dentro un castello isolato dal mondo non rientra tra le persone con cui voglio avere qualcosa a che fare. Non sarà adesso, non sarà tra un anno, ma alla fine sono sicura di spuntarla io la disputa su chi di noi due, un giorno, riuscirà a volare. Volete sapere il perché? Perché il bruco, quando diventa farfalla, è solo. - Distolsi un attimo lo sguardo dall'anziana. Non mi andava di mettermi a discutere di semantica con una che, a ben dire, poteva battermi sull'esperienza per qualsiasi cosa che non fosse il coraggio e la determinazione. - Apprezzo l'offerta ma devo declinare volentieri l'ingresso in questa famiglia. Io non vi conosco, non so nemmeno chi siete, sono arrivata da poco e ho intenzione di crescere con le mie gambe e mettere radici lontano dal marciume di Oto.. e quando sarò forte abbastanza tornerò qui e farò qualcosa per questa città, qualcosa che a lei non interessa fare. Io non sarò sola, avrò tante persone al mio fianco, un giorno, e lei non sarà tra queste. - Liquidai rapidamente la questione, i miei sogni erano ancora, appunto, sogni e non meritavano di essere sprecati con quella cariatide. C'erano orecchie ben più tranquille e cordiali a cui poterli riferire.

    - Detto questo sono stanca. Lei ha già abbastanza lacchè come Febh e quell'altro fuori dalla porta per perdere tempo con me ed io non ho alcuna intenzione di diventare come loro. - Alzai preventivamente la mano destra con il palmo volto ad indicare la donna, come quasi a fermare quello che stava per dire. - Le parole che sento sono vuote, non le ascolterò ulteriormente, non la veda come un'offesa, ma come il primo segno che, anche alla sua età, non si è mai bravi davvero a far nulla. - Lei mi aveva perso. E mi aveva perso perché, nell'egocentrismo del clan non c'era spazio per un'idealista indipendente con uno scopo più grande di quei quattro stronzi che prendevano sakè con la mafia o chicchessia. - Con permesso, adesso devo andare a conoscere il mio caposquadra alle mura. - Mi inchinai profondamente a Ogen preparandomi a fare dietro front. Indipendentemente dalle chiacchiere, dalle domande o dalle parole, mi voltai per tornare sui miei passi ignorando bellamente tutto il resto. Lei forse era immortale, io No.
     
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    帰結

    We are free to choose our paths,
    but we can't choose the consequences that come with them



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    Ascoltò le parole di Ren nello stesso modo con cui una donna anziana come lei avrebbe potuto ascoltare i capricci infantili di un bambino alle prese con una decisione troppo più grande di lui, e proprio come se si trovasse nella situazione descritta, Ogen Yakushi si limitò a fare ciò che chiunque, al posto suo, non avrebbe mai fatto: Congiungendo le mani in grembo e alzando la testa in direzione della giovane Genin, l'anziana capoclan rimase infatti in silenzio non dicendo una sola parola, né per fermare né per scacciare. Si limitò piuttosto a rimanere muta e immobile, mentre di fronte a lei l'impetuosa ragazzina dai capelli corvini imboccava la strada dell'uscita, dileguandosi ben presto alla vista, probabilmente ricordando la strada che aveva seguito per giungere sino a lì e che con ogni probabilità avrebbe percorso in direzione inversa, nella speranza di uscire dal territorio di quel Clan che sembrava tanto odiare... o almeno così sarebbe stato meglio per lei, perché qualunque tentativo da parte di Febh di alzarsi e seguirla sarebbe stato fermato brutalmente dalla matrona degli Yakushi, che avrebbe piuttosto atteso qualche lungo ed estenuante minuto prima di... sospirare sonoramente.
    Lasciando cadere la testa verso il basso, che prese a scuotere con irritata rassegnazione, la vecchia Ogen non poté fare a meno di invocare l'aiuto degli Dei, perché le donassero la pazienza e la tempra per sopportare ancora caratteri puerili e stolti come quello che aveva avuto la disgrazia di subire fino a quel momento.
    Agli effetti cominciava davvero a diventare troppo vecchia per quelle circostanze.
    […] Il cuore di quella ragazza era troppo confuso per ascoltare e troppo solo per decidere, qualcuno si era divertito a lanciare ciottoli nelle acque di un animo debole e le conseguenze si concretavano nei cerchi concentrici che ancora offuscavano la razionalità di quella creatura immatura e spaventata... di quel passo, il finale di quella vita era segnato, e non era dipinto certamente come lieto.
    Portandosi una mano raggrinzita alla testa, la vecchia donna sospirò nuovamente com'era solita fare quando non aveva più la pazienza, o la voglia, per fare qualcosa: Aveva provato, invano, a tenere vicino a sé un elemento che sarebbe sicuramente risultato problematico per il suo Villaggio e, ancor prima, per il suo amato Clan. Aveva deciso di condannare se stessa ad essere circondata dalla presenza sciocca di quella bambina sperando così di poter limitare quei danni che era sicura ella avrebbe fatto se fosse stata lasciata sola... eppure, non ci era riuscita.
    Facendo schioccare la lingua e irrigidendo le mani in una posa innaturale, la vecchia kunoichi tacque per un istante. Era palesemente nervosa, ora.

    « Febh? »



    Le sarebbe bastato chiamare una volta il nome del Jonin di Oto per sapere che l'attenzione di lui era già completamente rivolta alla sua persona, un motivo quello che bene o male la soddisfò... per quanto si potesse essere soddisfatti di sapere uno dei migliori elementi del proprio Clan come un ragazzino terrorizzato dalle donne di carattere, ovviamente.
    « Immagino lo avrai notato anche tu... » Esordì la matrona, alzando lo sguardo così da portarlo negli occhi del suo rinnovato interlocutore, cui sarebbe stata rivolta un'espressione gravida di cupa consapevolezza « Il cuore di quella ragazzina è terreno fertile per i demoni di questo mondo, affamati dell'insicurezza e delle paure di elementi deboli e perduti di cui il nostro uccellino in gabbia sembra il massimo esponente » E così dicendo, la vecchia donna congiunse con precisione i polpastrelli della mano destra con quelli della mano sinistra, quasi stesse facendo un gioco di precisione che poco spazio lasciava al margine d'errore « Quella mocciosa è molto più Yakushi di quello che vorrebbe mai ammettere, ma è troppo influenzabile per riuscire a portare sulle proprie spalle un'eredità come quella che il nostro Clan impone... non è il momento di darle un potere troppo grosso » Sentenziò dunque, dopo un lungo silenzio « Vorrei poter dire che rischia di perdersi, ma è evidente che è già perduta... e da troppo tempo perché una persona come me, o come te, possa ritrovarla e ricondurla su di una via. Qualunque questa potrebbe essere » E per un attimo, nella sua voce, parve fare capolino una nota di umiliazione, di quella tipica che si riserva alla rabbia per un destino beffardo e per la cecità stolta delle creature da questo mosse « Da qualunque punto vogliamo vedere la situazione, in ogni caso, è indubbio che la sua vita appartiene al Villaggio di Oto, e come rappresentanti di una delle dinastie più portanti del Suono, non possiamo permettere che la debolezza di uno divenga quella di tutti »
    Calò a quel punto un profondo e tetro silenzio.
    La giornata stava ormai cominciando a scemare, offrendo al sole, che fino a quel momento aveva calcato il teatro del cielo, la possibilità di lasciare lentamente spazio all'oscurità della notte, di cui la Luna era la sua protagonista più acclamata e desiderata. Nonostante tutto il Dio del Sole non si dava ancora per vinto e, con i propri raggi sanguigni, inondava di luce morente il Dojo all'interno del quale i due potenti Jonin Yakushi sostavano in silenzio...
    Dopo attimi che parvero interminabili, fu Ogen a riprendere la parola.
    « Segui quella ragazza » Ordinò incredibilmente, con freddezza « Non perderla di vista. Mai. » E così dicendo tacque per qualche attimo. Sembrava riflettere su qualcosa che ben presto si delineò sul suo volto, facendo assumere a questo un'espressione di dubbio e di diffidenza che nessuna dote di recitazione, per quanto eccelsa potesse essere, sarebbe riuscita a mascherare « Tieni d'occhio ogni sua azione, ma soprattutto scoprì tutte le relazioni che ha instaurato, instaura e instaurerà... una persona influenzabile e fragile come lei potrebbe risentire delle persone sbagliate... e io voglio sapere tutto, perché se mai il destino decidesse di condurla sulla via sbagliata, sarà mio compito non lasciare più traccia sia della strada che di chi su di essa si è incamminata » Sussurrò, inchiodando i suoi profondi occhi in quelli del giovane interlocutore « Non ti deve sfuggire niente, ma soprattutto... qualora quella sciocca ragazzina dovesse incontrare qualcuno che saprà domarla o legarla a sé come io non sono riuscita a fare... » E adesso, il suo sguardo si fece sottile come un filo « ...assicurati di non lasciarti sfuggire niente neanche del domatore »


    "... E così, la giovane Ren non trovò un Clan alleato né una famiglia. Non riconobbe i legami né le possibilità. Rifiutò la speranza e il futuro.
    Schiaffeggiata dalle conseguenze delle sue azioni, ottenne però la persecuzione di una dinastia molto più grande e terribile di lei... e l'attenzione di una donna il cui solo sguardo, nel corso delle centinaia di anni che l'aveva vista protagonista, aveva condotto all'oblio molte più anime di quelle che l'inferno aveva mai potuto contenere"


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    [Il Piano Segreto di Ogen]

    Ehi, io sono un'ottimo lavapiatti! Replicò, punto sul vivo dall'affermazione della donna mentre questa continuava il suo duello verbale con Ogen che sembrava stranamente conciliante. Persino troppo, tanto che nella testa del giovane Yakushi cominciava a farsi sempre più strada il pensiero che la vecchia avesse qualcosa in mente...un piano. Lei aveva sempre un piano ma nessuno poteva mai capirlo...forse se Febh fosse stato nel suo stato di piena concentrazione, come capitava nel corso di una missione, allora avrebbe anche potuto cominciare ad intravedere l'orizzonte degli intenti all'interno della mente della capoclan...ma in quel preciso momento le sue rotelle ruotavano in maniera troppo caotica per ottenere qualcosa di decente.

    E in queste situazioni di caos mentale, come già era accaduto in passato, potevano sorgere piccoli ed innocenti errori di ragionamento che con un processo a cascata arrivavano a generare una ricostruzione di fatti avvenuti e di intenti che ben poco avevano a che fare con la realtà, ma a cui il ninja si attaccava con tutte le sue forze, forse nella speranza di una stabilità che ancora non riusciva ad afferrare. La sua testa produsse una lettura degli eventi che non prometteva niente di buono, tanto che smise di seguire le parole che le due donne si scambiavano con tanta concitazione, fissando lo sguardo nel vuoto e socchiudendo gli occhi man mano che la trama di quel film mentale prendeva forma.

    Un piano...mormorò...si, ora è abbastanza chiaro... Non era certo che le due lo avessero sentito ma non gli importava più di tanto: aveva appena trovato una soluzione inutilmente contorta e arzigogolata che però dava un senso a quei piccoli dettagli che non gli tornavano. Molto più facile questo che accettare una realtà che non poteva controllare appieno. Anzi, è quasi tutto sensato ora... Il semplice concetto che Ren fosse uno spirito libero che rifiutava ogni gabbia e che per qualche motivo aveva smosso l'interesse della capoclan non poteva essere accettabile. Se Ogen non aveva preso quella ragazza e non le aveva strappato le braccia dopo quelle parole allora doveva avere un piano molto, molto complesso e crudele. E quasi certamente Febh non ci era finito in mezzo per caso...anzi, era lui il punto focale di tutto!

    Ogen non poteva aver semplicemente deciso di voler dare una chance a quella ragazza, ritenendola utile per il futuro. Ogen probabilmente aveva inviato LEI STESSA quella ragazza in modo che Febh la incontrasse. Doveva essere un suo qualche crudele gioco psicologico per metterlo alla prova! Il Jonin puntò il suo sguardo verso il viso della capoclan, cercando di catturarne gli occhi. Era stata brava, ma lui era più sveglio di così e la avrebbe assecondata, per ora. "Sfida accettata", voleva trasmettere con la sua espressione, ma probabilmente sarebbe solo sembrato un perfetto cretino nel guardare la donna con ferma decisione mentre Ren sparava qualche boiata sulle sue condizioni per far parte del clan.

    Allungò la mano, frapponendola tra le due donne proprio a metà del discorso della ragazza. E' sufficiente. Non credo ci sia altro da dire. Si era imposto un'espressione calma e sicura di sè sul volto, decisamente stonata rispetto alle occhiate preoccupate e ai minuti di immobilità con lo sguardo da pesce lesso. Io sono stato adottato nel clan e ho scelto di farne parte senza poterlo lasciare...ed è stata la scelta migliore della mia vita. Questo era vero...era anche quello che probabilmente Ogen voleva sentirsi dire secondo il suo piano segreto e dunque dirlo in quel momento e a quel modo significava giocare secondo le regole di lei...senza che lei lo sapesse. Insomma...un classico "io so che tu non sai che io so" spinto un pò al'estremo ed in effetti abbastanza privo di qualsivoglia significato al di fuori della testa contorta del Jonin.

    Come hai detto...evidentemente non è questo che cerchi, quindi puoi andare. Ci rivedremo più tardi per la questione delle Mura. Lei si alzò, andandosene senza particolari remore, mentre Febh rimase seduto con aria compiaciuta, convinto di aver superato brillantemente quella parte della prova, almeno fino a che Ogen non tirò fuori la sua richiesta. Ehm...seguirla? Disse sorpreso. Era convinto che conclusa quella fase Ren non sarebbe più stata rilevante per la capoclan...forse il piano era ancora più contorto di quanto pensasse in origine. Non vorrei mi prendessero per uno stalker... Poi quei discorsi sul legami e domatori. Parole pericolose se gettate in pasto a una mente che viaggiava su un ragionamento assolutamente non lineare. Domatore....capisco. Si, aveva capito aglio per cipolla, spaziando oltre l'inverosimile il concetto: Ren doveva essere una qualche creatura in forma umana che cercava un padrone!

    Ho capito, Ogen-dono. Si inchinò brevemente. Non mi sfuggirà nulla, glielo garantisco.
     
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    Ospite a Palazzo Yakushi

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    La strada che dall'East Gate portava al Palazzo del Clan Yakushi non era poi così lunga, specialmente lungo le strada poco frequentate della zona orientale del Villaggio, visti i lavori e le raccomandazioni Amministrative di starsene lontani da quella zona casomai si ripresentassero problemi. Inoltre nessuno era così autolesionista da fermare Febh Yakushi mentre passava da quelle parti. O da qualunque parte, a voler essere sinceri.

    L'edificio aveva un lungo muro di cinta oltre il quale spuntava il massiccio edificio ospitante non meno di sedici persone, con un secondo edificio di grosse dimensioni che invece fungeva Dojo della famiglia, più qualche altra piccola costruzione, perlopiù usata come depandance nel largo giardino. Un singolo ingresso permetteva di accedere al giardino interno dove un vialetto dritto portava all'ingresso principale ed un secondo viale in ciottolato conduceva invece al laghetto delle carpe su cui si affacciava un piccolo porticato, ma i primi ad incontrare l'Amministratore Yakushi ed il suo ospite sarebbe state le due guardie al portone, sul quale spiccava, incisa nel legno, la sagoma stilizzata del Buddah Yakushi, patrono delle arti mediche.

    Delle due guardie una era una donna sulla trentina con un coprifronte di Oto portato a mò di tracolla ed aveva con sè una clava dalle dimensioni oltremodo massicce con cui stava minacciando un personaggio dall'aria molto familiare: Yasu Yakushi, il facente funzioni di facente funzioni di Guardiano all'East Gate, con gli abiti ancora inzaccherati di sangue, che tuttavia sembrava perfettamente sano mentre inginocchiato chiedeva pietà alla sua sigora. Kasumi...Kasumi tesoro non è colpa mia se ho rovinato la maglia, è stato il cugino Febh. Cara...posso spiegare. Spiegare un corno! Lei non aveva lineamenti da modella nè un fisico scolpito ma nel complesso risultava aggraziata, specie mentre brandiva l'arma oversize. Avevo appena lavato quella maglia, razza di lavativo incosciente! Oh, ma il signore è tornato dal Fronte di Kumo e non si bada più della povera moglie. Nossignore. QUARANT'ANNI DI MATRIMONIO E ANCORA NON HAI IMPARATO NIENTE? DISGRAZIATO! Ma cara... Un colpo netto di clava lo fece stramazzare, mentre la donna si accorgeva dei due nuovi arrivati e si fece molto più cordiale, accogliendoli con un gran sorriso mentre sollevava il maglio sporco di sangue sopra la spalla senza alcuna fatica. Oh cielo, che figuraccia! Cugino Febh entra pure ma ti prego scusati da parte mia e di mio marito per questo spettacolo indecoroso! Ora vedo di pulire mentre lui impara la lezione Aveva schizzi di sangue sulle guance ma sembrava assolutamente a suo agio mentre si spostava di lato, facendoli entrare...per poi dare qualche altra botta al marito che si contorceva al suolo.

    Decisamente più leggero nei toni Febh fece cenno a Keiji di varcare la soglia, e solo una volta a distanza di sicurezza sussurrò: Mi dicevano sempre che "tra moglie e marito non mettere il dito". Mai cosa fu più vera. Non sposarti mai. Per di là. Indicò un anfratto del giardino parecchio lontano dal viottolo principale, oltre il Dojo, dove riposava un piccolo edificio non più alto di quattro metri, tetto incluso, e da non più di quindici metri quadrati. Sarai ospite del clan in questa camera per la servitù, almeno fino all'arrivo di Itai. Sogghignò, aprendo la porticina una volta arrivati davanti alla meta...solo per mostrare un ambiente estremamente semplice, senza mobilio a parte un armadio a muro contenente un Fuuton, ma era tutto assai impolverato (specie il materasso). Ho restaurato tutto il palazzo e lo pulisco da cima a fondo due volte a settimana, ma questa stanzetta non la usa mai nessuno e non è molto salubre. Aspetta qui.

    Accanto alla casetta stava un piccolo ripostiglio esterno che lo Yakushi andò ad aprire. Sarebbe tornato dopo poco con ramazza, paletta, straccio, secchio e detersivo per pavimenti in mano, schiaffandoli in mano al Kiriano con aria assai seria. Hai detto di voler essere utile e sarai mio ospite. Quindi ora PULISCI. Da cima a fondo, con molta attenzione. Io aspetto qua fuori. Una volta pronta la tua camera per la notte penseremo a parlare.

    jpg



    O forse vuoi rimangiarti la tua parola, piccolo ninja di Kiri? Quindi indicò la spalla dell'altro. Bada anche di non sanguinare troppo. Il sangue è un casino da mandare via.

    E si sarebbe seduto sul prato a pochi metri di distanza, a gambe incrociate, giocherellando col Kunai che aveva usato per ferire il visitatore.





    CITAZIONE
    Ai fini di questa giocata considero che Febh non ha la sua Maglia del Prestigiatore (è in felpa!) nè la Snake Sword nè le bombe, ma essendo a casa dove ha il laboratorio, ha libero accesso a tutti i veleni e tonici del suo Materiale Personale.

    In questo Post è presente un Attacco Occultato che si rifà ad una sezione visibile ai soli Giudici Gdr: LINK
     
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    Capitolo Terzo



    Atto VIII
    Stare al gioco?


    Le risposte dell'uomo erano sempre più saccenti. « Ti stupirebbe sapere quanto so di ricordi cancellati e vite riscritte, pivello. » E data la sua esperienza, la cosa era anche plausibile, ma non date le mie capacità. « Allora sa che per fargli dimenticare del sottoscritto avrei dovuto cancellare tutto quello di cui avevamo parlato. Ma confido nella sua esperienza sul campo, non sono nessuno per obiettarle qualcosa. » dissi, mostrandomi effettivamente ben disposto. Febh proseguì ancora, mancando, a mio dire, per l'ennesima volta, il punto della questione. « Inoltre...anche prendendo tutto per buono questo tuo amico ubriacone sarà passato di qui o avrà sentito qualcuno che è passato. E chiunque lo abbia fatto è schedato, non ci piove. Sarà un lavoraccio ma possiamo facilmente ricontrollare tutto...non sono molti ad essere venuti ad Oto negli ultimi giorni. Certo, un simile lavoro sarà gravoso, ma per dissipare i miei dubbi questo ed altro, no? » « Non lo trovo affatto plausibile, Amministratore. » risposi subito, di getto, mostrando calma nella voce e tranquillità, avendo bene a mente il fatto che non volessi offendere nessuno in quella situazione. « Ed io ne sono la prova tangibile. Se non avessi richiesto di parlare direttamente con qualcuno di grado più elevato e mi fossi accontentato dei giri di parole di Yasu, a quest'ora sarei già tornato alle mie ricerche. Credo che un qualunque passante, non necessariamente intenzionato ad entrare nel suo Villaggio potesse aver visto quel che è successo, ma continuo ad affidarmi alla sua opinione. »
    Queste furono le parole prima che il suo kunai squarciasse l'aria, il cappotto Maeda e la mia spalla. Al che io pronunciai le mie giustificazioni e il ninja inscalfibile rispose a suo modo: « Oh, infatti io sto "solo declinando", di mia iniziativa, appunto. Ad Oto cerchiamo di essere molto pratici e definitivi con i nostri rifiuti, come presto imparerai. » Le sue parole furono taglienti quasi come l'arma che avevo infilata nella spalla, ma mai realmente pesanti. « Ammiro molto questo modo di fare decisamente pragmatico di voi Otesi. Magari potremmo approfittare del tempo concessoci dalla mia permanenza forzata per conoscerci meglio. » Avevo perfettamente inteso cosa volesse dire quel "pratici e definitivi" ma non potevo, non volevo e non dovevo mostrarmi debole: io, e Kiri con me, non mi sarei piegato ai deliri di un pazzo - perché di questo si tratta, quando parliamo di un Febh Yakushi: di un pazzo. « Potremmo anche mandare a chiamare Diogenes, perchè no? Certe cose vengono meglio quando ci sono spettatori, non lo sai? » proseguì l'amministratore, mettendo su un sorriso inquietante dei suoi. Il sudore sul mio corpo si fece freddo, più gelido dei venti in bufera di Genosha, il dolore alla spalla si fece pulsante, vivo ma intermittente. Avrei dovuto cercare di contenerlo in qualche modo, una volta arrivati alla dimora dello Yakushin. Per fortuna andavo in giro completamente bendato come una mummia. « Sarei oltremodo contento di vedere il Mikawa. » mi limitai ad aggiungere, vitreo in volto. Iniziai poi a muovere i primi passi dietro quell'inquietante e lunatico figuro.

    [...]

    Non feci caso alla strada percorsa, stavo cercando, nella mia testa di prevedere o almeno di organizzarmi psicologicamente, quello che sarebbe successo o che avrei dovuto dire. Sarebbe stato conveniente continuare a mentire? Avrei dovuto dirgli la verità? Itai mi aveva parlato di sue conoscenze in grado di scavare nella testa delle persone, come avevo detto di saper fare anch'io, magari senza l'intento di modificare i ricordi a proprio piacimento, però aveva anche parlato di ninja del Villaggio della Foglia. Tuttavia, essendo i rapporti con Oto molto lacerati, magari il Kyuudaime non aveva le conoscenze necessarie per essere informato anche sul Villaggio del Suono.
    Ero nella merda fino al collo.
    Senza rendermene conto, dicevo, mi ritrovai davanti ad un enorme palazzo dove una giunonica kunoichi con una enorme sorta di clava in mano stava discutendo con colui che immediatamente riconobbi dalla distanza: Yasu. Fui sorpreso ma non eccessivamente nel vederlo lì, sano, senza più quel buco che gli trapassava il corpo seppur provvisto della sua verde, anzi, ormai cremisi maglietta; quando vidi il mio accompagnatore vociargli contro e lui rispondergli, infatti, avevo capito che c'era qualcosa di peculiare in quei cugini dallo stesso cognome. Il Fatto che poi Febh fosse riuscito a non ferirsi pur mostrando una certa efferatezza col suo kunai, mi fece intendere che qualcosa di quegli "Yakushi" fosse legata alla loro capacità di rigenerarsi. Il teatrino a cui assistetti fu davvero comico: Yasu fu colpito con una violenza tale da quella che compresi essere sua moglie dai loro discorsi, che rimase, nuovamente, tramortito a terra. Sorrisi, dinnanzi alla totale illogicità di quella gente. La donna fu in grado notare il mio sopracitato sorriso immaturo, perché proprio in quell'istante si accorse del nostro arrivo. « Oh cielo, che figuraccia! Cugino Febh entra pure ma ti prego scusati da parte mia e di mio marito per questo spettacolo indecoroso! Ora vedo di pulire mentre lui impara la lezione » Avevamo due cose in comune in quel momento, io e quella donna: il sorriso isterico da vergogna, e sangue, tanto, sul corpo.
    Mentre entravamo nel palazzo, Febh si rivolse al sottoscritto come si fa con un amico caro, o almeno con una persona con la quale si è in rapporti, attraverso informalità ed ironia che mi fu sì lieve ma tremendamente amara. « Mi dicevano sempre che "tra moglie e marito non mettere il dito". Mai cosa fu più vera. Non sposarti mai. Per di là. » E mentre pronunciava queste parole, mi indicava un piccolo anfratto, lontano dall'ingresso, che si apriva poi su una piccola costruzione spartana, simile ad un capanno per gli attrezzi. « Sarai ospite del clan in questa camera per la servitù, almeno fino all'arrivo di Itai. » aggiunse. Dunque Itai era stato informato? Era solo questione di ore allora. Ma chissà cosa sarebbe successo in quelle ore. Potevo aspettarmi di tutto da Febh Yakushi. E proprio alla luce di questa considerazione, delle sue azioni dapprima gentili al Gate, dalla pugnalata in mala fede di qualche minuto prima, da tutti i suoi sinistri sorrisi, che non mi sarei più fidato di una sua singola parola o di un suo gesto. Ma non l'avrei dato a vedere, nossignore, non avrei certo osato mancare di rispetto alla sua ospitalità né venir meno ai miei obblighi di soldato di grado inferiore. Avrei fatto, finché ritenuto saggio, tutto ciò che mi sarebbe stato richiesto. A modo mio e nella maniera più conveniente, possibilmente senza andare incontro a negazioni da parte dei miei ospitanti.
    Aprì la porta di quel modesto edificio mostrandomi una stanza alta non più del doppio del sottoscritto e non più larga di una quindicina di metri. Niente v'era all'interno se non un armadio con un grande sigillo al centro e polvere un po' ovunque. « Ho restaurato tutto il palazzo e lo pulisco da cima a fondo due volte a settimana, ma questa stanzetta non la usa mai nessuno e non è molto salubre. Aspetta qui. » disse, prima di allontanarsi per dei brevi istanti. Poi tornò con in mano scopa, secchio e detersivo. Non credevo ai miei occhi. « Hai detto di voler essere utile e sarai mio ospite. Quindi ora PULISCI. Da cima a fondo, con molta attenzione. Io aspetto qua fuori. Una volta pronta la tua camera per la notte penseremo a parlare. » disse sinistramente l'uomo. Già iniziavo a riportarmi alla mente le parole che avevo detto riguardo il suo conto. « O forse vuoi rimangiarti la tua parola, piccolo ninja di Kiri? » « Sono un uomo d'onore, non potrei mai rimangiarmi la parola data. Se è quello che serve, sarò lieto di fare quanto richiesto. » risposi io, esibendomi in un piccolo inchino. Poi l'Amministratore indicò la mia spalla: « Bada anche di non sanguinare troppo. Il sangue è un casino da mandare via. ». Sorrisi, apprezzando l'ironia. Tolsi immediatamente di dosso il mio cappotto, pesante per quel tipo di faccende e lo lanciai nel prato dove si era seduto a giostrarsi con il kunai sporco di sangue del Gate lo Yakushi. Dentro non v'era niente, l'equipaggiamento era tutto nelle tasche dei pantaloni e l'unico filatterio col mio sangue, seppur vuoto e non contenente alcuna informazione, era nelle mani di Febh, o forse, in volo verso Kiri. Poi iniziai lentamente a togliere la prima fasciatura di bende sull'avambraccio destro, cosicché potessi poi spostarle con estrema attenzione sulla spalla, cercando di fermare l'emorragia. La fasciatura sembrò reggere, evitando così ipotetici sprechi di sangue inutili e macchie in più da scrostare. Qual era la maniera più rapida per lavare quel luogo? L'olio di gomito? E se il sigillo sul muro fosse un sigillo esplosivo? Essendo lo Yakushi avvezzo a questo genere di iniziative, come mi aveva detto il mio Kage, sarebbe stato decisamente da sprovveduti non considerare ogni mortale ipotetica possibilità. A quel punto anche altre domande sorsero nella mia mente. E se il detersivo fosse stato in realtà acido? Oppure l'acqua avvelenata o la scopa e lo straccio intinti di qualche sostanza pericolosa? Dovevo stare al gioco? Sarebbe mai arrivato itai? Non potevo trovare risposta a niente di tutto questo. Potevo però cercare di evitare un qualsiasi tipo di interazione diretta con gli oggetti datimi. Potevo utilizzare parte o tutte, escluse delle apposte sulla spalla sanguinante, le mie bende al posto dello straccio ma acqua e detersivo erano necessarie per pulire a fondo quella piccola - ma non troppo - stanza. O forse l'acqua potevo evitare di utilizzarla, andandola a cercare da altre parti? Dopotutto, ero un ninja di Kiri, qualcosa potevo pur sempre fare tramite il chakra.
    Partii col togliere un po' di polvere da quella stanza: impugnai saldamente la ramazza come ogni buona comare sa fare e cominciai a togliere la maggior parte della polvere, almeno quella superficiale, ammucchiandola tutta vicino all'uscio della porta. Non fu certo una operazione facile: la stanza spoglia ed ispida mi rendeva molto difficile raggiungere gli angoli e le parti nascoste come quella inferiore dell'armadio con l'enorme sigillo - il quale mi sarei impegnato a non toccare in nessun modo o quasi, quel fuunjutsu non mi piaceva affatto. Quando ritenni che il più grosso fosse stato tolto, pensai alla pulizia affondo del locale. Mi venne in mente la buona custode del palazzo Maeda che era solita ripetere "se non passi il detergente è come non pulire". E come darle torto? Cercai dunque un modo per non entrare in contatto diretto con il detergente fornitomi da Febh e quale modo poteva essere migliore dell'utilizzare una sorta di scopone per dare il cencio? Avevo bisogno di qualcosa che trasformasse la ramazza in una sorta di panno assorbente. Per fortuna che andavo in giro bardato come una cazzo di mummia - per la seconda volta quel giorno la cosa mi tornò utile. Pensai dunque di togliermi la maggior parte delle bende che avevo addosso, cominciando da quelle sulla faccia e sull'avambraccio sinistro, quello non lesionato: le avvolsi poi intorno alla ramazza, aiutandomi con qualche centimetro del filo di nylon che avevo a disposizione per legare il tutto ben stretto. Era solo questione di trovare il modo per unire il detergente all'acqua che arei dovuto far saltare fuori: per prima cosa svuotai il secchio, gettando l'acqua fuori dalla porta, badando a non bagnare l'Amministratore: avevo bisogno di un grande contenitore dove mettere il detersivo ed intingere il nuovo spazzolone. A quel punto aprii l confezione del liquido atto a sgrassare quel posto e lo posi interamente dentro il secchio. A quel punto non mi restava che inondare d'acqua quel posto: composi i sigilli della Tigre, poi de Cavallo, del Topo, e poi nuovamente della Tigre, mantenendola: inspirai profondamente mentre il mio tantien irrorava di chakra ogni singolo centimetro del mio diaframma, dei miei polmoni e del mio stomaco, riempiendoli tutti di fresca, limpida acqua kiriana. Stavo eseguendo la tecnica dell'Onda AcquaticaOnda Acquatica - Mizurappa
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Tigre, Cavallo, Topo, Tigre (4)
    L'utilizzatore, mantenendo il sigillo della tigre, può emettere un potente getto d'acqua. La Velocità è pari la Concentrazione dell'utilizzatore. La gittata massima è 6 metri, mentre la larghezza è 3 metri; la potenza offensiva sarà pari a 30. Se presenti almeno 12 unità, le dimensioni e la gittata saranno raddoppiate.
    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 5 / Consumo: Medio )
    [Da studente in su]
    . Cercai di trattenermi il più possibile nel fare danni, il mio intento, alla fine, era soltanto quello di bagnare le pareti. Avrei fatto particolare attenzione a non colpire l'armadio col mio getto acquatico per paura di poterlo rompere. Mi sarei occupato di come pulirlo soltanto successivamente, quando, calando l'acqua dalle parete, esso fosse stato bagnato di rimbalzo se così si può dire. Neanche il soffitto sarebbe stato escluso dal mio getto.
    Quando ebbi finito di spirare liquido, la stanza era quasi allagata, per fortuna la porta rimaneva aperta e faceva fluire velocemente il tutto all'esterno. Fu in quel momento che brandii fieramente la scopa e la intinsi nel detergente. Passai a quel punto a strofinare il muro più e più volte, prima la parete di destra, poi quella di sinistra, ancora quella ove presente la porta ed infine quella dove presente l'armadio. Prima di passare ad asciugare tutto con le bende, dopo aver adeguatamente risciacquato la stanza con una seconda, imperterrita ondata, avrei dovuto scrostare il tetto e il pulire il muro retrostante all'armadio, oltre che all'armadio stesso, ovviamente. Poggiai la scopa contro il muro, tra l'armadio ed il muro stesso e feci leva, cercando di non toccare niente ed allo stesso tempo di non spezzare l'attrezzo che mi serviva per pulire. Prima da una parte, poi dall'altra, cercando di distanziarlo quanto bastasse per poterci infilare la scopa e pulire come bisognava fare. Poi passai la scopia anche sull'armadio, strofinando bene nei punti più decorati, dove si annidava più polvere. Nuovamente con dei brevi colpetti alle estremità destra e sinistra del mobile, lo riappoggiai sulla superficie ora pulita su cui giaceva prima. Infine, fui in procinto di pulire il soffitto - era passata circa una quarantina di minuti da quando avevo iniziato a pulire la stanza, cambiando anche più di un paio di volte le bende, dato che le prime si erano già sporcate completamente, lasciandomi giusto qualche fascia sull'addome e poi quelle sulla spalla che contenevano il sngue -. Stetti particolarmente attento a non farmi grondare addosso neanche una goccia di quel maledetto detergente. Magari poteva pulire i muri e bruciare i tessuti! Iniziavo ad essere paranoico. Che fosse questo l'intento ultimo di Febh, quello di portarmi al suo livello di pazzia e farmi dubitare anche della mia ombra? Avrei cercato il più possibile di mantenermi calmo e pacato, almeno fino allo sperato, se veritiero, arrivo di Itai. Quando tutto fu una schiuma, dopo circa un'ora, decisi prontamente di riutilizzare la tecnica per sciacquare via il tutto. Composi nuovamente i sigilli già fatti, soffermandomi sulla Tigre per rieseguire la stessa tecnica e sciacquare tutto nuovamente. Fu divertente, nonostante tutto. Smontai infine la scopa, riprendendomi quelle poche decine di centimetri di nylon utilizzate e buttando le bende sporche dentro il secchio di detergente ormai vuoto. Infine presi le ultime bende che avevo sull'addome e le utilizzai per pulire l'armadio, asciugandolo in ogni suo angolo. La stanza era decisamente bagnata così uscii all'aperto, entrando nel giardino ma rimanendo sempre a distanza del buon amministratore. « Se il sole sarà benevolo, tra qualche minuto sarà tutto asciutto. » dissi, mostrandomi nudo in volto e quasi nudo anche sul corpo. Il cappotto Maeda era rimasto vittima dell'acqua, che fuoriusciva dalla stanza e lo travolgeva nella sua statica presenza sulla verde erba. « Quando sarà tutto asciutto vedrò di meditare. La ringrazio ancora per l'ospitalità. »

    Chissà dove mi avrebbero portato le mie nuove, indotte, paranoie.




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    È colpa tua. Ratty

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    Nel mentre che il kiriano puliva Febh sembrava assai impegnato a leggere una rivista stravaccato sull'erba, anche se fece una breve pausa per scrivere una lettera al Mizukage ed inviarla tramite una lucertola evocata ad hoc (che la avrebbe portata alla voliera di Oto assieme al filatterio). Prestava attenzione a ciò che faceva il suo ospite solo distrattamente, osservandolo dannarsi per levare via la polvere e poi comporre i sigilli di un jutsu molto elementare con cui inondò il piccolo ambiente. Attento con quello sputo d'acqua! Se rovini il tatami poi te lo faccio pure riparare! Si lagnò l'Amministratore, a muso duro mentre vedeva l'acqua strabordare oltre la porta della casetta e gocciolare dal soffitto. Ma guarda te questa gente che va a sputare acqua in casa d'altri. Io uso Suiton molto più raffinati e precisi per pulire. In effetti avrebbe potuto risistemare quella stanza in una manciata di secondi, ma in un modo o nell'altro non aveva mai trovato la voglia di farlo.

    Poi venne il momento del detergente, che Keiji versò nel secchio vuoto accanto a sè, cominciando a dar di ramazza sul pavimento e sui muri. Sembri aver paura di bagnarti col sapone...cos'è, a Kiri non vi lavate mai? Troppa umidità per aria per sentirsi sporchi? Commentò sarcastico nel vedere le precauzioni del suo ospite che forse aveva subodorato l'inganno in atto...ma che non era ancora riuscito a difendersi efficacemente ed anzi si stava lentamente esponendo sempre di più al pericolo. Spostò il mobile quel tanto che bastava perchè si aprisse un poco mostrando il materasso che conteneva, impolverato almeno quanto la stanza. Vedi di sbatterlo per bene, se non vuoi che ti venga l'allergia. Bende o non bende. Non disse altro mentre Keiji continuava la sua opera di pulizia, fino a quando non risciacquò tutto e si portò poi fuori dalla casetta, senza più le bende, ottenendo uno sguardo quasi deluso da parte dello Yakushi. Ci hai messo un secolo, sei nagato con le faccende di casa. E poi pensavo che quelle bende nascondessero chissà quale cicatrice o malattia della pelle...ed invece sei solo uno con un pessimo senso della moda. Sbuffò, puntellandosi sui gomiti per alzarsi ed avvicinarsi, a braccia conserte, al suo ospite.

    Bene, mentre asciuga ora possiamo parlare. Sorrise affabile. Dimmi la verità, ti sei divertito a rimettere ordine nel caos, eh? E fidati, fra poco troverai la cosa ancora più divertente. Ora...vuoi ripetermi cosa è successo oggi? Hai davvero sentito del Gate da un ubriacone a cui hai poi cancellato la memoria? O forse hai qualcosa a che fare coi restauri? Che senso poteva avere fare ancora quelle domande senza minacce o torture in atto? La risposta è presto data, perchè Febh Yakushi aveva consapevolmente somministrato una dose da cavallo di veleno al suo ospite....ma non un veleno dannoso o letale, quanto piuttosto uno che gli avrebbe sciolto la lingua [Veleno Ammorbidente (2 dosi)]
    Veleno Ammorbidente [Veleno]
    La somministrazione di 1 dose rende la vittima euforica e le rende difficile mentire durante un interrogatorio. Il consumo di chakra necessario per mentire all'Interrogazione Mentale è raddoppiato. L'effetto dura per due round (8-12 domande a discrezione del QM.) L'effetto euforizzante dura un'intera scena Gdr ma senza gli altri effetti.
    Tipo: Speciale - Variabile
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 5
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Crediti: 50 )
    [Da Chunin in su]


    Febh era andato a prendere gli attrezzi per pulire ed in quell'occasione aveva versato due dosi del suo composto scioglilingua nel detergente, in una formulazione inalatoria con dispersione aerea che attraverso il naso o gli occhi poteva entrare in circolo. Pulendo nella stanza, spargendo il detergente ovunque e stando vicino al secchio Keiji vi si era esposto, e pur avendo risciacquato tutto alla fine, il tempo di contatto era stato più che sufficiente per cominciare ad avere gli effetti euforizzanti che avrebbero allentato le capacità di controllo della vittima. Una cosa è la forza di volontà per resistere al dolore ed alle intimidazioni...ma tutt'altra cosa è l'effetto di un agente chimico sul cervello, contro il quale non si poteva fare granché.

    Lo Yakushi peraltro era immune a quel veleno, potendosi esporre senza problemi e detossificandolo subito dopo. Allora...proseguiamo la nostra chiacchierata, ti va? Aggiunse allegro. Che mi dici delle tue paranoie riguardo al cancellare la memoria alla gente, lo fai da molto? E da quanto conosci Gene? Inframezzare domande a caso per far abbassare la guardia al cervello obnubilato serviva per spezzare la sua concentrazione e facilitare gli effetti della droga. Conosci per caso Deveraux Yotsuki, il Guardiano che ora è in congedo? Ah, e Itai come sta? Qualche novità non top secret di recente?

    jpg



    Poi scioccò le dita. Ah, giusto! Mai sentito parlare di un certo Flagello Immortale? Me ne hanno parlato parecchio male. Alla fin fine tutto stava a capire se Kiri, o Keiji, potesse avere qualcosa a che fare con l'uomo che aveva minacciato Deveraux e che costituiva il principale sospetto dell'attacco al Gate.
     
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    Capitolo Quarto



    Atto IX
    Lingua sciolta. †


    Ogni tanto la mia mente offuscata da ipotesi di complotto e timore di essere in una gigantesca trappola trovava pace in quel denigrante pulire. Alla fine sempre meglio che aspettare davanti alle Mura di Konoha un incredibilmente tardivo guardiano. Saltuariamente, poi, il mio operato veniva interrotto da frasi che percepivo ovattate e non sempre comprendevo in toto, da dentro la stanza: l'Amministratore aveva fatto la sua prima osservazione dopo minuti di silenzio quando utilizzai la suiton per pulire il muro. « Attento con quello sputo d'acqua! Se rovini il tatami poi te lo faccio pure riparare! Ma guarda te questa gente che va a sputare acqua in casa d'altri. Io uso Suiton molto più raffinati e precisi per pulire. » disse, mentre, sul prato, si intratteneva, ingannando il tempo.
    Quando passai a pulire il soffitto, lo Yakushi si accorse che stavo facendo di tutto per evitare che il detergente potesse sfiorarmi e si pronunciò in una battuta xenofoba, ridondante e nient'affatto nuova. « Sembri aver paura di bagnarti col sapone...cos'è, a Kiri non vi lavate mai? Troppa umidità per aria per sentirsi sporchi? » Questa volta rimasi impassibile, la sua comicità non mi aveva toccato - anche se io ero il primo a divertirmi coi luoghi comuni, quella volta, forse per la situazione, non riuscii a distrarmi un secondo ed a godere di qualche stralcio di simpatia. Mi indicò, anche con una certa veemenza., come pulire il materasso che comparve dal muro. Alla fine delle pulizie di primavera uscii, ringraziai e mi stirai, a quel punto, mostrandomi in tutta la mia stazza, privo di bende. « Ci hai messo un secolo, sei nagato con le faccende di casa. E poi pensavo che quelle bende nascondessero chissà quale cicatrice o malattia della pelle...ed invece sei solo uno con un pessimo senso della moda. » disse, alludendo alla mia nuova veste. « Ha ragione, a Kiri ho chi pulisce per me. Come le ho detto, è più il tempo che passo in viaggio che a casa. » risposi, mentre notavo, cosa che prima mi era sfuggita totalmente, l'incredibile colore acceso che l'erba di quel palazzo aveva. « Che bellezza è quest'erba. E' anche soffice quanto sembra? » dissi, gettandomici come si fa con una piscina. Avevo una irrefrenabile voglia di rotolarmi su qualcosa di delicato e morbido. Poi, realizzai: era una vita che non mi allenavo. Mi alzai di scatto, seduto col busto retto ed iniziai a guardarmi freneticamente intorno. « Quanto spazio! Potrei tornare a fare i miei kata con la spada qui. Magari posso vedere se mi ricordo ancora Empi, visto che è un secolo che on pratico il karate! » con un rapido salto mi misi in piedi ed iniziai ad eseguire il kata della Rondine che ci avevano insegnato sotto l'esercito Maeda. Il Karate era infatti la difesa senza spada che Munsu riteneva migliore: una ferrea disciplina, semplice ed estremamente potente. Quando vidi l'Amministratore alzarsi però e venire verso di me, mi interruppi bruscamente, mettendomi nella posizione del saluto iniziale. Ero agitato, avevo iniziato a sudare, ero un unico fremito. Sentivo il cuore nel petto rimbalzarmi più e più volte senza sosta. Comparve perfino un sorrisetto isterico sul mio volto. « Bene, mentre asciuga ora possiamo parlare. » disse, mentre si avvicinava con le braccia conserte. « Dimmi la verità, ti sei divertito a rimettere ordine nel caos, eh? E fidati, fra poco troverai la cosa ancora più divertente. Ora...vuoi ripetermi cosa è successo oggi? Hai davvero sentito del Gate da un ubriacone a cui hai poi cancellato la memoria? O forse hai qualcosa a che fare coi restauri? » Mentre pulivo era successo qualcosa della quale non potevo rendermi conto. Ero stato avvelenato - per lo meno non drogato, questa volta, avevo entrambe le orecchie e non mi trovavo a Genosha - ma non ero in pericolo di vita. Quel veleno mi eccitava, mi rendeva euforico, mi liberava dagli stretti vincoli autoimposti della formalità: tutto questo al fine di farmi diventare più malleabile, di farmi parlare più apertamente. E ci riuscì. « Sicuramente è stata una voce a dirmelo! Ah, ah! » dissi ridendo e colpendo un paio di volte il braccio destro dell'amministratore col mio gomito destro, come a voler dire "hai capito la battuta?" « Però le posso giurare che io non c'entro niente con questi restauri. Che motivo avrei per attaccare Oto? Mica è la città che vede lamadre di mio figlio copulare con un dannatissimo uomo qualunque, perché dovrei avercela con Oto? Si rende conto, ci ha fatto anche un altro figlio, quella bugiarda di una Yamanaka! » dissi in crescendo con voce sempre più stridula. Mentre parlavo iniziai a tamburellare il piede destro ed a fare in su ed in giù con la testagiphy.. « Allora...proseguiamo la nostra chiacchierata, ti va? Che mi dici delle tue paranoie riguardo al cancellare la memoria alla gente, lo fai da molto? E da quanto conosci Gene? » proseguì l'amministratore, cercando di scoprire informazioni vitali sul sottoscritto. Prima scoppiai in una grassa risata, poi risposi esprimendomi forse troppo velocemente. « Non si è mai troppo sicuri quando si deve cancellare le proprie tracce! » dissi, aggiungendo un piccolo ghigno alla fine della frase. « Ma ancora non ho imparato a cancellare la memoria. So passare i miei ricordi con estrema esattezza e precisione su quei filatteri ma per ora non so se sono realmente capace di cancellare la memoria, anche se mi sto impegnando per modificare e perfezionare le mie capacità di artista eh! » ogni mia frase usciva con tono particolarmente alto. Poi sgranai gli occhi, rendendomi conto di aver contraddetto quanto detto qualche ora prima al Gate. « Ops. » aggiunsi, portando poi la mano sulle guance e spalancando poi la bocca11-deadpool-3.w529.h529. « Ma parliamo di cose più importanti, tipo del gigantone Mikawa! Sai, a lui piace il sangue, quelli del mio clan ci si nutrono, quindi ... sì, insomma, l'affinità è stata istantanea! » dissi, aggrottando le ciglia ed annuendo ossessivamente. « Mi ha aiutato a sistemare un casino a Kotetsu bara. Sai, reincarnazioni, antichi riti da evitare, divinità che ti vogliono fare la pelle. E vedessi che fegato che ha! » Forse lo Yakushi avrebbe inteso quell'ultima frase come un "sapessi che coraggio che ha dimostrato" ma io invece mi riferivo proprio al fegato del Garth che vidi in mano alla vecchia sciamana. Poi passò a domande più banali e scontate: « Conosci per caso Deveraux Yotsuki, il Guardiano che ora è in congedo? Ah, e Itai come sta? Qualche novità non top secret di recente? » ancora scoppiai a ridere istericamente un'altra volta, prima di rispondere. « Oddio, ad Oto avete guardiani con quel nome? Poi vi meravigliate se vi sfondano il Gate! » avrei detto, sempre in preda alle risate. « Itai sta bene, è sempre il solito smidollato che non sa prendere una decisione con polso fermo, però è bravo ad organizzare delle feste al tempio della Nebbia. Non a condurle, sono stati capaci anche di inscenare un suo funerale in sua assenza ... » aggiunsi, mentre mi si strizzava l'occhio sinistro e tiravo indietro la testa. Ma fu a quel punto che Febh toccò un nervo cruciale che forse, data la mia sovreccitazione, non avrebbe dovuto toccare: Jeral, Flagello Immortale. « Ah, giusto! Mai sentito parlare di un certo Flagello Immortale? Me ne hanno parlato parecchio male. » Sgranai gli occhi, strinsi forte i pugni, talmente tanto da conficcarmi le unghie nelle carni e da far sanguinare i palmi delle mani: digrignai i denti con rabbia e poi, come si addice ad una persona in preda alla più totale rabbia e disperazione ... iniziai a sbattere i piedi per terra e le mani sulle ginocchia: « QUEL MALEDETTO FIGLIO DI PUTTANA MI HA RUBATO LA SPADA. » urlai a squarcia gola. « SONO ALLA DISPERATA RICERCA DI UN MODO PER VENDICARMI E RIAVERLA! »

    I miei desideri più intimi presero il sopravvento sul raziocinio. L'Amministratore di Oto, forse, sarebbe stato molto lieto di sentire quelle notizie, tuttavia avrei dovuto spiegare dei segreti militari di Kiri, cosa tutt'altro che discreta. A peggiorare la situazione c'era il veleno che avevo in corpo che non mi permetteva di pormi freni.




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    Le Conseguenze delle proprie Parole

    Febh osservava compiaciuto il suo "ospite" che cominciava ad accusare gli effetti del veleno, con facile eccitabilità, difficoltà a concentrarsi, iperattività. Era quasi poetico vedere quel rompiscatole così composto cedere agli effetti distruttivi delle sostanze chimiche che toglievano ogni briglia all'autocontrollo, ed in qualche modo l'animo corruttore tipicamente otese che viveva in tutti gli shinobi del villaggio stava facendo capriole come un cagnolino all'interno dell'Amministratore, mentre con un sorriso affabile si faceva più vicino per cominciare la sua insidiosa forma d'interrogatorio.

    Bravo, bravo, fai un pò di esercizio. Ma dopo magari, ora dobbiamo parlare. E da là diede il via alle domande, cominciando con un breve riepilogo, giusto per testare il livello di guardia. Sghignazzò mentre l'altro gli dava di gomito, giusto per stare al gioco intanto che gli effetti su Keiji si accentuavano progressivamente. Ti preferisco di gran lunga così allegro. Vedi che pulire fa bene all'anima? Poi gli diede una pacca sulla spalla. Brutta storia tua madre, comunque. Principalmente perché è di Konoha. Di recente è diventata un postaccio, ma anche prima non scherzava affatto. Commentò sommariamente...un pò come faceva in ogni situazione, mentre arrivava la domanda successiva, sbugiardando le doti di repulisti mnemonico del Kiriano. Oh, capisco. L'altro sembrò rendersi conto di ciò che aveva detto, ma Febh non voleva che si concentrasse troppo su un singolo argomento, quindi lasciò correre. Piccolo Lapsus. Comprensibilissimo. Continuiamo pure, ti va? Aveva comunque assimilato l'informazione più importante: il ninja di Kiri aveva sparato una marea di cazzate ed il suo intero impianto difensivo crollava come un castello di carte.

    Lo stato di lingua sciolta sarebbe durato ancora per poco, quindi piuttosto che perdere tempo a recriminare e farlo strisciare come un verme era meglio continuare ad insistere per ottenere qualche altra informazione...soprattutto quelle relative al Gate. Non commentò le frasi dell'altro su Gene, limitandosi ad un cenno del capo appena abbozzato, mentre inarcò appena un sopracciglio al commento che sfuggì all'altro sul Guardiano. Stava per commentare quando Keiji fece una tirata abbastanza confusa sul funerale di Itai. Inscenare il funerale? Realmente stupito inclinò il capo, cercando invano di immaginare la scena. E poi dicono che IO sono un cattivo Amministratore. Oh, quando sarà qui questa gliela faccio scontare!

    Ma non poteva lasciarsi distrarre più di tanto, perché era il momento della domanda più importante, quella che voleva porgere sin dall'inizio: quella sull'uomo sospettato dell'attacco. E saltò fuori che non solo lo conosceva, ma piuttosto lo ODIAVA! Oh...

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    Dopo qualche istante in cui processava l'informazione, i vari pezzi della vicenda cominciavano a mescolarsi in una singola immagine a cui mancava ancora qualche pezzo. La straordinaria capacità di fraintendere dello Yakushi ne avrebbe riempito una buona metà, ma serviva ancora qualcosa per concludere...anche se al sentire quelle grida furiose il suo atteggiamento verso lo shinobi si era notevolmente ammorbidito, così come il suo tono, quasi da conversazione casuale. Oh, ha preso qualcosa anche a me a dirla tutta. Qualcosa che ridurrò a pezzetti pieni di vergogna quando lo ritroverò, ma comunque mi è stato preso e farò il possibile per riottenerlo. Avrebbe poggiato entrambe le mani sulle spalle di Keiji. Posso prometterti questo: io andrò a cercare quella carogna e gliela farò pagare. Potrei ricordarmi della tua spada in quel'occasione. Aiutami ora, e avrai un modo per vendicarti. Sogghignò, lasciando che quelle parole facessero il loro effetto, anche perché erano assolutamente sincere: l'Amministratore aveva tutta l'intenzione di farla pagare cara all'idiota chiamato Flagello.

    Ma prima perchè non mi racconti qualcosa di lui? E magari mi spieghi anche cosa intendevi con "sfondare il Gate". Nessuno ha parlato di "sfondamenti"...come mai lo hai detto? Non è che in realtà ne sapevi qualcosa e hai paura di ritorsioni? Con la droga in circolo inventare una balla ragionevole sarebbe stato molto complesso. Lo avrebbe lasciato andare. Non c'è mica bisogno di preoccuparsi, sai? Ora che sappiamo di avere un nemico comune siamo amici. Qualunque cosa tu possa dire non può irritarmi nella benché minima misura. Certo, Febh Yakushi non aveva alcun bisogno di essere irritato per causare dolore e devastazione negli altri. Sarebbe stato quasi un insulto pensarlo.
     
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    Capitolo Quarto



    Atto X
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    Non riuscivo a trattenermi. Le parole mi uscivano di bocca di loro spontanea volontà, senza che io potessi fare a meno di stare quieto o fermo o semplicemente non impazzire nei fumi della smania che avevo in testa. La cosa positiva è che non mi rendevo conto del mio comportamento nient'affatto consono, delle mie imbarazzanti battute e di tutti i tic che la situazione mi avevano portato. Non me ne resi conto, dicevo, almeno finché non mi fu fatto notare. « Ti preferisco di gran lunga così allegro. Vedi che pulire fa bene all'anima? » disse, colpedomi sulla spalla che lui stesso mi aveva ferito, forse non rendendosene conto. Digrignai un attimo i denti, come un cane a cui per sbaglio pesti la coda che, immediatamente, poi, torna a farti le coccole. Ero davvero così allegro? L'informazione rimbalzava nella mia testa mentre la mia lingua si scioglieva. Parlavo senza penare, rispondevo senza ascoltare. Era come se desiderassi avere un'interlocutore, come se necessitassi di qualcuno con cui parlare non rendendomi conto che la persona che avevo davanti e scherzava sulle mie colorite espressioni mi stesse interrogando. Più di un particolare, oltre a quello già citato, però, mi misero in guardia inconsciamente. « Brutta storia tua madre, comunque. Principalmente perché è di Konoha. Di recente è diventata un postaccio, ma anche prima non scherzava affatto. » Commentò lo Yakushi, dimostrando poca attenzione alle mie parole: avevo detto "madre di mio figlio" quindi da intendersi come mia moglie o la mia compagna, in ogni caso non di certo la mia genitrice. Feci finta di niente, più che altro perché non ero capace di notare la cosa sul momento, troppo preso dal tamburellare con mani e piedi o dall'agitare la testa. Dimostrò una notevole galanteria e magnanimità non scomponendosi alla notizia che avessi mentito spudoratamente all'ingresso del villaggio ... ma sapevo benissimo che aveva qualche secondo fine in testa, dopotutto era Febh, mi erano bastati quei pochi momenti in sua presenza per riuscire ad inquadrare la sua ininquadrabile prevedibilità. Fu interessante la sua reazione alla notizia della falsa cerimonia funebre per il Kyuudaime Mizukage alla quale risposi incrociando le braccia ed annuendo con un piccolo broncio, quasi a voler dimostrare superiorità. Niente, tuttavia, avrebbe potuto anticiparmi quello che sarebbe venuto dopo. Niente, allo stesso modo, avrebbe potuto anticipare quello che avrei fatto io.
    La mia violenta reazione alla domanda sul Flagello non solo mi indispose, rendendomi una sorta di mastino incollerito e in preda all'odio più totale, ma sembrò modificare radicalmente l'atteggiamento dell'Amministratore per una ennesima volta. Percepii un cambiamento forse sincero o forse motivato più profondamente dei precedenti, non una semplice bizza né un esercizio di ordinaria schizofrenia. Mi disse che Jeral aveva portato via qualcosa anche a lui, qualcosa che poteva sminuzzare e rivestire di vergogna - quindi non qualcosa ma qualcuno -, e che si sarebbe prodigato nell'aiutarmi ad avere vendetta, giurandolo addirittura!
    Fu in quell'istante che tutte le incongruenze e le conclusioni mi si palesarono in testa come una torcia in una buia foresta, di notte: Jeral aveva sfondato il Gate, rapito qualcuno ad Oto e se ne era andato. L'orgoglio ferito del pazzoide Amministratore del Villaggio del Suono era stato ferito, da lì l'estrema necessità di salvaguardarsi da chiunque passeggiasse nei pressi del Gate in cui ero andato a fare domande. Alla fine, si smascherò: « Ma prima perchè non mi racconti qualcosa di lui? E magari mi spieghi anche cosa intendevi con "sfondare il Gate". Nessuno ha parlato di "sfondamenti"...come mai lo hai detto? Non è che in realtà ne sapevi qualcosa e hai paura di ritorsioni? Non c'è mica bisogno di preoccuparsi, sai? Ora che sappiamo di avere un nemico comune siamo amici. Qualunque cosa tu possa dire non può irritarmi nella benché minima misura. » Era finalmente giunto il momento: ero pronto, sapevo. Namida mi aspettava. La formalità e la compostezza lasciarono il posto all'azione di stomaco per via del veleno: le mezze misure e le insidie celate da una buona arte oratoria andavano a farsi benedire in quel contesto dove a farmi parlare era ancora la chimica di un veleno e non il cuore puro. « No. » dissi, secco, cercando di togliere le mani che l'amministratore mi aveva posto sulle spalle. « Non ho bisogno d'aiuto. » I tic corporei erano sempre vistosissimi ma lentamente le idee nella mia testa riprendevano un filo e si ristabilivano. « O meglio, non posso averne bisogno, non in questo momento. » Abbassai lo sguardo un istante, prima di ricercare per l'ennesima volta gli occhi dell'uomo con gli straordinari poteri rigenerativi. « Incontrai il Flagello per sbaglio. » ed era vero « Mentre cercavo informazioni sul mio clan, ovviamente, » ed anche questo era vero « Ma arrivato nel paese delle onde, su di un istmo di spiaggia su cui vi era un forte, la sua tetra figura mi si palesò davanti e prima che potessi fare qualsiasi cosa, mi colpì alla nuca, facendomi svenire. Al mio risveglio, il forte era distrutto e la mia spada non era al fianco. » dissi, indicando il fodero vuoto che portavo con me. Questo invece era vero solo in parte. « Mi hanno detto, però, che il Flagello non è solito lasciare in vita le persone. Il fatto che io non sia morto ma soltanto disarmato costituisce una vera e propria incognita nei suoi piani. Fintanto che non scopriamo » - e con questo plurale stavo alludendo a Kiri - « cosa voglia dal sottoscritto, non possiamo promettere niente. Quando sarà il momento, sarò io e Kiri con me a contattarla per chiudere in gabbia o, meglio ancora, fare a pezzetti, quell'infido bastardo. » dissi, sempre serissimo in volto. Febh avrebbe potuto osservare questa volta il mio viso, scoperto e senza bene, muoversi spigolosamente a riguardo di quella discussione, con fare duro, aspro e carico di risentimento - nonostante braccia, gambe e testa continuassero a muoversi, anche se con decisamente meno enfasi, con spasmodica energia. « Non le sto rifiutando il mio aiuto: le sto dicendo di muoverci con cautela e di non bruciare questa possibilità che l'Accademia tutta ha di porre fine alla piaga dal nome di Jeral. »

    Stavo usando l'argomentazione che aveva funzionato col Mizukage. Speravo, con tutto me stesso, che funzionasse anche con lo Yakushi.




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    Situazioni che si Trascinano

    Nonostante gli effetti del veleno, o forse proprio a causa degli stessi, il Kiriano non aveva quasi più filtri e si ritrovò a declinare la "generosa e disinteressata" offerta dell'Amministratore di Oto, che non mancò di mostrarsi un pò indispettito da quelle parole. Bello, tu stai fraintendendo un poco la situazione, temo. Sibilò con gli occhi socchiusi. Quello è già morto, solo che non è stato informato, tutto qua. Se ti ha steso e rubato la spada forse non aveva bisogno di farti secco ma gli serviva l'arma. Possibile che volesse compiere qualche delitto con quell'arma così da far ricadere la colpa su Kiri? Da quel poco che sapeva del Flagello non gli sembrava affatto il suo modus operandi.

    Sai che questa storia è strana? Ero a Tetsu qualche mese fa per dei piccoli affari di famiglia e il Flagello era in città, anche se non lo ho visto. Sostanzialmente ha fatto una carneficina. Sapeva però, almeno sommariamente, quello che mi aveva detto Gene sul modo in cui quel criminale era andato dietro Deveraux e dunque non poteva essere la stessa cosa? A meno che non voglia qualcosa da te. Magari vuole che tu vada in cerca della tua spada. Portò le mani sui fianchi, alzando lo sguardo al cielo, assorto in un qualche ragionamento contorto che probabilmente non avrebbe portato a niente di buono. Poi tornò sul suo interlocutore, ed improvvisamente i suoi occhi sembravano quelli di un cuoco di fronte al pesce crudo mentre decide in che modo prepararlo.

    5702c71c90a40



    Dici di usare cautela? Beh...vedi, vecchio mio. Gli diede una spintarella alla spalla dolorante. Usare cautela significherebbe considerare il Flagello un pericolo. Mentre ti ho già detto che è un cadavere. Sorrise. Non serve cautela per schiacciare uno scarafaggio, basta giusto avere qualche idea di base su quanto possa puzzare una volta spappolato. Ossia avere un'idea generica di cosa è capace di fare. Mi si dice che sa usare dei potenti Raiton. Tu gli hai mica visto qualche arma prima di stramazzare come un povero pivello? O magari sai descrivere il suo aspetto o qualche altra capacità. Si sarebbe avvicinato lentamente al volto dell'altro. Perchè vedi...ogni tua speranza di ammazzarlo è vana...di sicuro arriverò prima io. E non gli farò troppe domande mentre gli strapperò via la testa dal collo, quindi credo sia il caso che tu lasci perdere questa faccenda, mi racconti cosa ne sa Itai di questa faccenda, visto che hai citato Kiri, e poi speri che io mi ricordi della tua spada. Tagliò corto con un tono secco e tutt'altro che affabile, per poi voltarsi e fare qualche passo indietro. Era evidente che tutta quella situazione gli aveva fatto venire più di un'idea malsana.

    5702cad4d361f



    Anzi, se non avrò abbastanza aiuto potrei anche dovermi impegnare un pò più del previsto e decidere di tenere la spada come ricordino per me. Si voltò appena, con un sorriso gentile, quasi stesse offrendogli di scegliere tra due tipi di torta per la merenda. Oppure di spezzarla sul momento, giusto per smaltire lo stress. Vedi un pò cosa preferisci. Non gli era sfuggito l'indebolirsi del veleno (dopotutto lo aveva creato lui e ne conosceva bene gli effetti) ma nemmeno lo spasmodico attaccamento del Kiriano per la sua arma, che poteva funzionare come utile leva motivazionale (e forse questa era anche l'idea del Flagello) per avere la sua collaborazione. Allora...quanto tieni a quella spada? Abbastanza da volermi aiutare in ogni modo possibile?
     
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    Capitolo Quarto



    Atto XI
    Realizzazioni. †


    Stavo insistentemente annuendo, tamburellando con la mano destra sul bicipite sinistro mentre il piede destro teneva il ritmo di una canzone tradizionale kiriana quando, come un fascio di luce che illumina l'unica pianta all'interno della stanza, mi resi conto di quello che stavo facendo. Er caduta la mia maschera formale, i miei freni inibitori erano stati letteralmente scardinati e sorpassati di gran lunga. Ogni sillaba che usciva dalla mia bocca mi rendeva meno agitato e più consono. Tuttavia quest'effetto inebriante durò abbastanza da permettermi di finire in una pessima posizione. Sbugiardato su tutta la linea, in errore e prigioniero. La conversazione con l'amministratore fu surreale, qualcosa che mai mi sarei aspettato di vedere fare a due ninja più - nel caso di Febh - o meno - nel mio caso - esperti. Come mai, comunque, fui portato a quell'eccessiva enfasi? Io che ero e sono un uomo tutto d'un pezzo? La testa leggera ed i ricordi annebbiati suggerivano una ed una sola cosa - per l'ennesima volta nel giro di pochi giorni -: droga. Quando l'Otese iniziò a rispondere alle mie questioni potè notare senza difficoltà come tutti i miei tic scomparvero all'improvviso e le mie sopracciglia si aggrottassero verso il basso in un'espressione mista a risentimento e rancore: dovevo ricompormi. Ridistesi completamente la schena che in quella bolgia oziosa di membra che era diventata il mio corpo si era piegata formando una inquietante curva. La testa si piegò leggermente verso destra e le braccia scesero sul busto, morbide. « Bello, tu stai fraintendendo un poco la situazione, temo. Quello è già morto, solo che non è stato informato, tutto qua. Se ti ha steso e rubato la spada forse non aveva bisogno di farti secco ma gli serviva l'arma. » disse, portando una motivazione totalmente infondata. La risposta fu istantanea: « Se fosse bello che morto non saremmo qui a discuterne, non trova? E sopratutto non mi avrebbe rubato la spada. » replicai, con un accennato sorriso sulla faccia. « Ma soprattutto, uno capace di stendermi con un semplice colpo non aveva certo bisogno di una spada che neanche poteva utilizzare a pieno. » aggiunsi, riferendomi alla tecnica segreta di cui ero esecutore. Una Kenkichi riconosce un Kenkichi. « Sai che questa storia è strana? Ero a Tetsu qualche mese fa per dei piccoli affari di famiglia e il Flagello era in città, anche se non lo ho visto. Sostanzialmente ha fatto una carneficina. A meno che non voglia qualcosa da te. Magari vuole che tu vada in cerca della tua spada. » disse poi, centrando il discorso. Io servivo a Jeral per qualche motivo: lui era interessato ad approfondire la questione di Namida ed io ad essa collegato in qualche modo. Non poteva lasciarmi andare, non poteva fare finta che non esistessi: per questo motivo mi aveva rubato la spada, per avere la certezza che un giorno fossi tornato da lui.
    Rimasi in silenzio, continuando ad ascoltare l'Amministratore che tentava vanamente di minacciarmi. « Dici di usare cautela? Beh...vedi, vecchio mio. » disse, punzecchiandomi ancora la spalla con un'ennesima spinta. Cercai di contenere il dolore e di rimanere impassibile, per quanto il mio fisico mi concedesse. « Usare cautela significherebbe considerare il Flagello un pericolo. Mentre ti ho già detto che è un cadavere. Non serve cautela per schiacciare uno scarafaggio, basta giusto avere qualche idea di base su quanto possa puzzare una volta spappolato. Ossia avere un'idea generica di cosa è capace di fare. Mi si dice che sa usare dei potenti Raiton. Tu gli hai mica visto qualche arma prima di stramazzare come un povero pivello? O magari sai descrivere il suo aspetto o qualche altra capacità. » Continuavo ad ascoltarlo con sguardo crucciato mentre lentamente si avvicinava alla mia faccia. « Perchè vedi...ogni tua speranza di ammazzarlo è vana...di sicuro arriverò prima io. E non gli farò troppe domande mentre gli strapperò via la testa dal collo, quindi credo sia il caso che tu lasci perdere questa faccenda, mi racconti cosa ne sa Itai di questa faccenda, visto che hai citato Kiri, e poi speri che io mi ricordi della tua spada. » concluse, allontanandosi poi in malo modo, e dandomi le spalle. La tentazione di tentare un attacco suicida era molta ma per principio non avrei mai attaccato nessuno alle spalle. « Anzi, se non avrò abbastanza aiuto potrei anche dovermi impegnare un pò più del previsto e decidere di tenere la spada come ricordino per me. Oppure di spezzarla sul momento, giusto per smaltire lo stress. Vedi un pò cosa preferisci. Allora...quanto tieni a quella spada? Abbastanza da volermi aiutare in ogni modo possibile? » A queste ultime parole il mio volto divenne sempre più cagnesco e ispido fino a culminare in un piccolo, rilassato sorriso. Chiusi gli occhi un istante, prima di rispondere punto per punto, con tutta la calma che era solita contraddistinguermi, alle affermazioni di Febh:

    « Se Lei è così certo di trovarlo senza il mio aiuto, di aver già pronta una profonda buca dove gettare il suo cadavere tagliato a pezzettini, io qui sono superfluo. Se si tratta di forzarmi a collaborare minacciando di spezzare la mia spada » come, tra l'altro, minacciò di fare lo stesso Flagello se non mi fossi presentato entro la scadenza ad Oto « la avverto che questa tattica non funzionerà: tra avere la certezza di non riottenere la mia spada per la vostra testardaggine e il sapere che lei è disposto a frantumarmela una volta che non abbia collaborato, non vedo molte altre alternative.E non solo, » rallentai, iniziandomi a muovere verso l'amministratore fino a distanza molto ravvicinata. « E se mai lei farà qualcosa a Saruhyondo, giuro su Khorne, che il casino successo all'East Gate sarà niente in confronto a quello che farò io. » Feci poi qualche passo indietro. Avevo davvero appena minacciato il probabile Jonin? Dovevo sperare che lo scontro rimanesse di intelletti, se volevo uscire vivo da quella situazione. « Per quanto riguarda le informazioni sul Flagello, purtroppo sono protette da segreto di stato. Dovrebbe confrontarsi prima con Itai e solo allora, sotto diretto comando del Mizukage, sarò disposto a condividerle con lei. » dissi, facendo spallucce. « A quella spada tengo più della mia vita, comunque perché essa stessa è la mia vita, il mio nome, la mia storia, il mio lascito, i miei poteri. Non sarà minacciandomi di perderla che mi convincerà a desistere da ciò che io e Kiri siamo pronti a fare. Sono già morto. » Mi sedetti poi in terra, sulle ginocchia, in posizione meditativa. « Suppongo che adesso aspetteremo il Kyuudaime o mi sbaglio? »




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    L'ultima parola va a chi picchia più forte

    Tu e i modi di dire non andate granchè daccordo, eh? E comunque hai decisamente fegato, sai? Replicò lo Yakushi, un pò scocciato, indicando il fianco destro dell'altro. Non stava affatto riferendosi al coraggio ma piuttosto all'effettiva capacità del fegato dell'altro di depurare il suo veleno, i cui effetti erano sì molto blandi dopo i primi secondi, ma non si aspettava che il Kiriano riprendesse il controllo tanto in fretta...probabilmente era una persona molto inquadrata che detestava perdere il controllo e sapeva gestirsi meglio di altri. O era stato esposto a droghe molto più pesanti e quindi aveva sviluppato una qualche tolleranza. O quello o sei il peggior fattone delle isole occidentali. Sbuffò a braccia conserte, proseguendo la chiacchierata e portando sul tavolo la sua minaccia...solo per essere in ultima analisi deluso.

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    Non sei divertente. Per niente. Borbottò con voce piatta, più annoiato che irritato. Prima non fai quello che mi aspetto che tu faccia. E io odio le sorprese. Poi ti avvicini senza permesso e minacci un Gate che ti ho già detto avere il potere di rendermi irritabile. Sono quasi tentato dallo spezzarti il collo giusto per divertirmi un poco...ma non lo farò. Tuttavia, se mai ti usciranno di nuovo dalla bocca delle parole anche solo paragonabili ad una vaga minaccia stai pur certo che non sarà la spada a spezzarsi, ma ogni tua speranza di brandirla nuovamente. Sorrise appena, sibilando. E con questo intendo le tue braccia e i tuoi denti.

    Vuoi tacere in attesa di Itai? Benissimo. Avrai un sacco di tempo per pensare a modi alternativi di tenere la tua adorata spada mentre sarai ospite del palazzo, proprio nella stanza che hai appena pulito. Intanto io finirò di elaborare i dettagli della tua punizione per quello che hai appena detto...e per avermi annoiato. Con una sola goccia di sangue richiamò a sè una lucertola rossabe4b2c1fd3f95e434de12171f8b5da3e non più grande di un avambraccio, che gli salì rapidamente sulla spalla. Brennblut, che cosa ti serve? Schnell, ti prensento Taikutsu KasuFeccia Noiosa. Potrai chiamarlo Kasu. E' ospite del palazzo e non può uscire dal perimetro delle mura. L'animale sporse il petto con vivo orgoglio. Capito, Brennblut! Sono onorato che tu abbia scelto me per questo incarico di alta responsabilità. Finalmente vedo che hai appreso il modo corretto per rivolgerti ai tuoi alleati e...Taikut...non si chiama davvero Feccia Noiosa, vero? La lucertola sembrò sgonfiarsi tutta in una volta. Ti prego dimmi che non è uno che ha mangiato l'ultima barretta alle nocciole del distributore automatico. Non di nuovo. E' di Kiri e ha minacciato di far saltare l'East Gate. Replicò lo Yakushi ignorando del tutto il monologo del povero rettile, che tuttavia a quelle parole si accese di flebili fiamme. Oh! Sapeva che una delle cose con cui non si scherzava era l'East Gate, e guardò con nuovi occhi il suo prigioniero. Questo tralasciando che Febh aveva un attimo rimaneggiato il capo d'accusa nella sua testa ed a nulla sarebbe servito cercare di farlo ragionare, dato che avrebbe ignorato qualunque lamentela come se non la avesse sentita. Poi si rivolse al ninja di Kiri, ormai quasi del tutto padrone di sè. Keiji, lui invece è Ssalschnell. Non ti servirà chiamarlo, perchè se farai qualche sgarro lui ti arrostirà vivo, e non ci saranno Suiton abbastanza bagnati da salvarti. Quando arriverà il Mizukage vedremo i termini del tuo rientro a casa. Io proporrò del mogano, ma sospetto che quel tirchio preferirà la cremazione ed una banale urna. Vedremo, appunto.

    La lucertola scese dalle sue spalle, piccola ed apparentemente innocua, mentre Febh si voltava, lasciando solo il suo prigioniero. Mangiare e dormire non sarebbero stati un problema, anche se forse avrebbe assistito a litigi familiari nel giardino che inevitabilmente si concludevano in qualche linciaggio o efferato omicidio...solo per poi rivedere quella stessa gente rialzarsi e camminare via come se nulla fosse. Un piccolo circo degli orrori, durante il quale nessuno gli avrebbe mai rivolto la parola...nemmeno Schnell, che per quanto trovasse deplorevoli i modi del suo evocatore, era comunque l'alleato più ligio al dovere e rigoroso che si potesse desiderare.
     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Farsi dei rispettabili nemici
    Capitolo Quinto



    Atto XII
    Testarde Attese †


    Non vi erano dubbi, alla fine: ero stato drogato. Nel giro di qualche ulteriore istante, mentre esprimevo all’Amministratore il mio rammarico per le sue prese di posizione violente e incoscienti, il mio corpo lentamente riacquistava la sua compostezza e regalità. « Tu e i modi di dire non andate granchè daccordo, eh? E comunque hai decisamente fegato, sai? O quello o sei il peggior fattone delle isole occidentali. » Disse Febh, indicandomi il fegato. Sorrisi, ricordandomi della battuta fatta su Diogene – quelle droghe, per lo meno, non erano allucinogeni – e togliendomi ogni dubbio sull’esser stato messo sotto l’effetto di qualche stupefacente. Ero stato attento a non toccare niente a mani nude, probabilmente il metodo di contagio non era stato il tatto né l’ingestione: rimaneva l’inalazione. Il veleno doveva essere, per forza di cose, nel detergente, avendo buttato via l’acqua immediatamente e fuori dalla porta della stanza che fui destinato a pulire. Tuttavia l’uomo non parve gradire la mia presa di posizione né la mia spontanea iniziativa di avvicinarmi. Le minacce poi, lo irritarono non poco: la questione dell’East Gate gli stava così a cuore che le mie minacce globali furono intese soltanto come particolari. Se non fossi riuscito a mettere le mani sulla mia spada per colpa sua non mi sarei certo fermato all’East Gate; di Oto non sarebbe rimasto che un cumulo fumante di cadaveri e macerie. Non mi interessava quante volte avrei dovuto trafiggere il suo corpo prima di potergli fare davvero del male, non mi interessava quante volte sarei stato costretto a strappargli le unghie, a cavargli gli occhi, a mangiargli il cuore, se Febh avesse ostacolato in qualche modo il ritorno di Saruhyondo, lui sarebbe morto. Dopotutto, mai sottovalutare un Genin, no? « Non sei divertente. Per niente. Prima non fai quello che mi aspetto che tu faccia. E io odio le sorprese. Poi ti avvicini senza permesso e minacci un Gate che ti ho già detto avere il potere di rendermi irritabile. Sono quasi tentato dallo spezzarti il collo giusto per divertirmi un poco...ma non lo farò. Tuttavia, se mai ti usciranno di nuovo dalla bocca delle parole anche solo paragonabili ad una vaga minaccia stai pur certo che non sarà la spada a spezzarsi, ma ogni tua speranza di brandirla nuovamente. E con questo intendo le tue braccia e i tuoi denti. » Si sfogò come potè, non avendo recepito il messaggio di prima: « Le minacce sono inutili. Sono già morto senza la mia spada. »
    Quando mi sedetti sulle ginocchia citando la venuta di Itai, l’uomo rispose stizzito, quasi infastidito. Era senza dubbio abituato a ricevere tutto quello che richiedeva. Avevo avuto un saggio dei suoi infiniti poteri, immagino che ad Oto fosse solito fare leva esattamente su questi o almeno, che questi fossero il suo biglietto da visita prediletto per non dover ribadire più di mezza volta un concetto. Peccato che io fossi un osso più duro di un otese qualunque, la cui morte non avrebbe però significato niente per nessuno o quasi. Ero un ospite straniero che possedeva informazioni vitali per una sua piccola ossessione, non mi avrebbe massacrato così facilmente, nonostante, come si diceva alla Cascata, “gliele levassi dalle mani”. « Vuoi tacere in attesa di Itai? Benissimo. Avrai un sacco di tempo per pensare a modi alternativi di tenere la tua adorata spada mentre sarai ospite del palazzo, proprio nella stanza che hai appena pulito. Intanto io finirò di elaborare i dettagli della tua punizione per quello che hai appena detto...e per avermi annoiato. » disse infine, mentre, con una piccola goccia di sangue, evocò un animale senziente assai simile ad una lucertola. Mentre si mise a discutere con la sua evocazione io mi alzai, voltandomi e dandogli le spalle, per dirigermi verso la stanza che avevo da poco pulito. Lì nuovamente mi misi a sedere sulle ginocchia, in posizione meditativa e chiusi gli occhi. Non avrei risposto a nessun altra sua insinuazione fino all’arrivo del mio Kage e se avessi dovuto scontare qualche altro sadico gioco da parte dello Yakushi vi sarei sottostato senza alcun timore – ma non dolore quasi certamente – ma le ripercussioni diplomatiche sarebbero potute davvero essere infinite. Febh poi, insieme alla sua evocazione, si riavvicinò alla stanza, presentandomi la sua piccola creatura. « Keiji, lui invece è Ssalschnell. Non ti servirà chiamarlo, perchè se farai qualche sgarro lui ti arrostirà vivo, e non ci saranno Suiton abbastanza bagnati da salvarti. Quando arriverà il Mizukage vedremo i termini del tuo rientro a casa. Io proporrò del mogano, ma sospetto che quel tirchio preferirà la cremazione ed una banale urna. Vedremo, appunto. » Rimasi in posizione meditativa, senza neanche riaprire gli occhi, accennando soltanto un piccolo movimento della testa come segnale di presa visione.
    Le minacce non sarebbero funzionate. Forse Febh non aveva mai incontrato nessuno così stoicamente dedito alla sua missione da farsi scorrere addosso tutto ciò che fosse un insieme sconnesso di nozioni non terminante nel recupero della spada. Morire faceva parte di uno di questi insiemi e perciò era una situazione verso cui non provavo interesse. Qualsiasi cosa mi sarebbe stata proposta come cibo o come bevanda sarebbe stata declinata, anzi, ignorata. Fintanto che mi fosse stato possibile sarei rimasto in quella posizione, cercando di concentrarmi soltanto su me stesso.

    Attendevo Itai e speravo che quella volta si sarebbe potuto riscattare ai miei occhi.




    StatisticheStatus
    Forza: 600
    Velocità: 500
    Riflessi: 500
    Resistenza: 475

    Agilità: 500
    Precisione: 500
    Concentrazione: 500
    Intuito: 500

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica Base]
    [Slot Tecnica Avanzata]


    [Slot Gratuito]



    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.



    Edited by Ade Geist - 13/4/2016, 21:31
     
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    È colpa tua. Ratty

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    La Comitiva e Febh Yakushi

    Palazzo Yakushi pareva quasi un castello, con i suoi anni di storia sulle spalle e i recenti restauri avvenuti da meno di otto anni ad opera dell'ultimo arrivato nel clan. Si diceva che il Clan fosse vissuto nell'ombra per anni, riportato alla luce solo dalle gesta, per quanto famigerate, di Kabuto Yakushi, noto alleato di Orochimaru e poi di Obito Uchiha nella Guerra Mondiale dei Ninja. Il cognome del giovane ninja alleato dalla Rradice come Spia era stato scelto quasi per caso, ma i suoi capi non potevano certo aspettarsi che fosse realmente un membro del clan malavitoso che durante tutti quegli anni, invece di unirsi ad un villaggio, aveva scelto di gestire il sommerso senza dare troppo nell'occhio.

    Grazie alle sue sperimentazioni dopo la redenzione, nell'immediato dopoguerra, Kabuto comprese che le capacità di guarigione che pensava derivassero dal sangue Uzumaki di Karin erano in realtà parte del suo retaggio, riscoperto quasi per caso. Quando con l'Invasione nell'anno 0000 l'intero assetto geopolitico venne stravolto, Kabuto tornò a far parte di Oto sotto Orochimaru, ma stavolta portò con sé il suo clan, al quale si era riavvicinato, rendendo gli Yakushi una realtà nel mondo ninja, e non solo in quello della malavita. Si dice che in quell'occasione l'intero palazzo venne rilocato dalla sua posizione originaria (gelosamente custodita dai vecchi del clan) e spostato sul terreno in cui sorge adesso, nelle porzioni sud-orientali del Villaggio di Oto, tronfio come solo un castello feudale può esserlo.



    La porta d'ingresso dava ad un'ampio giardino aberato con diversi edifici in cui viveva praticamente l'intero clan, mentre quattro ponti si gettavano a far da tramite al fossato e alla seconda cerchia muraria che portava all'edificio principale. Gli Yakushi avevano molti soldi e sembrava che adorassero farlo notare. All'ingresso stava una donna massiccia sulla quarantina, con una voluminosa clava e uno sguardo poco raccomandabile. Raizen non poteva saperlo, ma si trattava della bisbetica moglie di Yasu, l'arciere incontrato a Kumo. A dispetto degli ottanta chili buoni di muscoli e lieve sovrappeso, la giunonica kunoichi aveva una voce quantomeno delicata e gentile (tranne quando strigliava il marito), e nel vedere la comitiva in arrivo sembrò inizialmente preoccuparsi, specialmente nel vedere le insegne ufficiali (se indossate) del Mizukage e dell'Hokage. Oh, cielo, pensavo che il cugino Febh scherzasse! Arrivano delle personalità importanti e io sono un disastro! Possibile che proprio oggi quel buono a nulla dovesse accompagnare Ogen-dono a fare acquisti? Cielo, cielo, cielo! La sentirono dire mentre apriva uno scomparto della clava mostrando uno specchietto e provando a sistemarsi alla meglio prima che fossero proprio davanti a lei. Be-benvenuti. Avrebbe detto una volta posta davanti all'evidente inutilità dei ritocchi di emergenza, facendo un inchino aggraziato ai nuovi arrivati. Il mio nome è Kasumi Yakushi. Ninja di nazioni lontane che vengono nella nostra umile dimora, sono mortificata per questa accoglienza poco elegante ma il cugino Febh ha l'abitudine di scherzare e non pensavo che il Mizukage sarebbe davvero arrivato fin qui! Perdipiù accompagnato dall'Hokage e dai due sopravvissuti di Genosha...e dal Mistico di Kiri!

    Nel suo rapido inchino le cadde dalla tasca una rivista patinata, che spiegava come avesse fatto a riconoscere a colpo d'occhio così tanti ninja mai visti prima...una semplice descrizione da parte di Febh (che nemmeno li conosceva tutti) non poteva giustificare la cosa, ma l'illimitato potere del gossip e dei paparazzi non aveva eguali (IMMAGINE)!
    In ogni caso fece loro cenno di entrare, aggiungendo: Ogen-Dono non è presente, ma l'Amministratore Febh Yakushi vi attende nell'edificio a sinistra. Generò un Clone corporeo, che lasciò a guardia dell'ingresso mentre li accompagnava. Non posso allontanarmi più di tanto dalla mia copia, ma si tratta di una piccola camminata. Prego.

    Li attendeva un edificio basso ma discretamente elegante, normalmente usato per qualche cerimonia o visita formale, anche se non si trattava della sala più sfarzosa nè di quella più ufficiale (che paradossalmente era anche la più sobria e spoglia di decorazioni: il Dojo, come l'Hokage avrebbe appreso alcuni mesi dopo). Kasumi li lasciò davanti all'ingresso (anche la giovane otese che si era unita al gruppo), lasciando che fossero loro a far scorrere la sottile porta di legno per rivelare l'interno, una stanza ampia di circa nove tatami, con diverse candele accese davanti ad una sorta di altare. Febh era là, in piedi, intento a sistemare i fiori e le offerte davanti a quella evidente cerimonia funebre con tanto di incenso appena acceso e di foto del defunto. Cosa poteva significare? Non appena si voltò a guardarli assunse un'espressione contrita. Ah, eccovi. Prego, entrate pure... Sospirò. Non avrei mai pensato che potesse succedergli una cosa del genere...un bravo ragazzo anche se un pò testone. Scosse il capo, lasciando che tutti raggiungessero l'interno e vedessero per chi era stato apparecchiato il funerale. Keiji-kun...mi ha detto del tragico incidente alla riunione.

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    Inutile dire che nemmeno dieci secondi dopo Febh si stava rotolando a terra, sbellicandosi dalle risate per lo scherzo che, va detto, gli era costato parecchie più energie di quante non ne meritasse...ma di contro aveva anche messo in chiaro che Keiji qualcosa lo aveva raccontato, il che poteva essere una sagace mossa sulla scacchiera politica. O almeno così avrebbero pensato i posteri, lui era interamente focalizzato sull'usare le sue risorse per organizzare quella scenetta!

    Solo una volta riportato all'ordine, se gli avessero chiesto notizie sul prigioniero si sarebbe illuminato, come ricordando qualcosa di importante. Oh, giusto! Grazie, me lo hai fatto ricordare! Schioccò le dita, quindi si affrettò a raggiungere una cassapanca adagiata ad una delle pareti per poi aprirla ed estrarre un oggetto avvolto in diversi panni, alcuni sporchi di sangue. Lo svolse appena, mostrando un braccio mozzato da qualche tempo, quindi rimase là in piedi a fissare l'intero gruppo, soprattutto Raizen. E...ehi, ma che ci fa lui qui? Io ho chiamato te. Sono faccende tra noi! Scosse quel braccio amputato verso l'Hokage, come se stesse scacciando un cane. Sciò, sciò, nessuno ti ha invitato! Non c'è nulla di peggio degli imbucati, bah!

    Edited by Febh - 18/9/2016, 22:20
     
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