No Pain, No Gain

<b>[Negozio]</b>

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  1. ~ Marcø
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    [Prima della ristrutturazione]





    Una vera e propria bettola, niente di più. Il negozio costituiva parte del pianterreno di un condominio ormai quasi disabitato, situato a sud dell'ospedale del villaggio, in una delle traverse della via principale che dall'East Gate portava al centro di Oto. L'antico studio di tatuaggi, dopo qualche anno di inattività, sembrava cadere a pezzi: l'insegna era coperta da un graffito, la porta cigolava ad ogni brezza e uno dei vetri delle ampie finestre era crepato. Sulla porta cigolante era appeso un cartello ormai ingiallito con scritto "Cercasi apprendista". Visto da fuori, il vecchio "No Pain No Gain" sembrava ormai alla fine della sua vita.
    In realtà, tutte le mattine, un uomo solitario apriva la porta del negozio e si sedeva dietro al bancone, attendendo una persona in particolare. L'attesa di Hakuseki durava ormai da quasi quattro anni, ma egli non aveva pensato nemmeno per un attimo di interrompere la sua routine. Il compito del signore sulla sessantina era scritto in un contratto in mano all'amministrazione otese, che avrebbe tutelato i beni della famiglia Yotsuki finché qualcuno non li avesse reclamati. Tutelare, in questo caso, significava non cedere l'attività a nessun compratore, e non, come di consueto, mantenere l'immobile in buono stato.
    Comunque, Hakuseki non avrebbe mai e poi mai cambiato i suoi programmi: aveva fatto un giuramento al titolare del negozio e il senso dell'onore del sessantenne era ferreo. Un vero gentleman.
    Per chi si fosse azzardato ad entrare, l'interno sarebbe sembrato perfino peggiore dell'esterno. Il divanetto sul quale i clienti attendevano il loro turno era stato mangiato dai topi e la pelle con il quale erano foderati i cuscini era stato preda del divertimento di un qualche felino dalle unghie ben appuntite. L'accesso all'area tatuaggi era bloccato da un asse di legno malconcia, piantata nel muro con due grossi chiodi, ma superarla era facile, per chi avesse avuto il coraggio di disobbedire al vecchio guardiano dello studio (che, per inciso, sedeva sull'unica sedia ancora utilizzabile).



    A breve la ristrutturazione!
     
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  2. ~ Marcø
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    No Pain, No Gain







    Dopo aver passato un'intera serata a pensare al testamento che avevo trovato, decisi di cercare l'unica persona che sembrava sapere qualcosa dei possedimenti dei miei genitori: un certo Hakuseki Mozumi. Chi era quell'uomo di cui non avevo mai sentito nominare? Perché il suo nome era scritto in dei documenti della mia famiglia?
    Domande a cui urgevano delle risposte e sembrava che avrei dovuto cercarle fra l'East Gate e l'Ospedale di Oto. Nonostante avessi passato tutta la notte a studiare i documenti e la mappa trovate nella cantina, ero riuscito a dormire abbastanza da arrivare ben riposato alla mia destinazione. Trovai facilmente il posto, di cui avevo memorizzato perfettamente la posizione, e rimasi quasi deluso. La situazione dell'immobile era penosa, sembrava davvero cadere a pezzi. Oltre alla porta malconcia, le finestre crepate e l'assenza di un'insegna dal quale capire di cosa si occupava il negozio, persino i muri sembravano marcire, mostrando delle macchie di umidità abbastanza spaventose da far fuggire i clienti più accaniti. Mi chiesi poi perché appendere ad un locale del genere un cartello con scritto "cercasi apprendista". Nessuno avrebbe mai voluto lavorare lì dentro.
    Eppure, dalla finestra potei vedere che all'interno del negozio c'era un uomo, sulla sessantina, seduto dietro al bancone. Senza pensarci due volte, bussai ed entrai nel locale. L'odore era persino peggiore dell'aspetto estetico, sembrava a metà tra l'odore di polvere e calcinacci e il fetore della decomposizione. L'uomo doveva soffrire di anosmia, per poter restare impassibile dietro al bancone. In realtà non restò proprio impassibile, quando i suoi occhi si fissarono su di me, sembrò avere un sussulto, che nascose prontamente.

    « Buongiorno, cerco il signor Hakuseki Mozumi, può aiutarmi? »


    Al sentire la mia domanda, l'uomo corrucciò la fronte e aggrottò le sopracciglia. Forse aveva perso anche l'utilizzo delle orecchie, oltre a quello del naso. Dopo poco più di una dozzina di secondi sembrò essere pronto a rispondere, ma chiuse nuovamente la bocca prima di darle fiato.
    Poi successe qualcosa che mi stupì: una piccola lacrima rigò la guancia sinistra dell'anziano signore. Avevo forse detto qualcosa di sbagliato? Prima che potessi parlare nuovamente, l'uomo sì alzò dalla sedia, si avvicinò a me e mi abbracciò. Rimasi paralizzato.

    « Signorino Yotsuki, finalmente è arrivato! L'ho aspettata a lungo! Mi faccia presentare, io sono Hakuseki Mozumi, custode delle sue proprietà immobiliari. Chiedo scusa per non averla mai cercata, ma suo padre mi aveva chiesto di aspettarla qui, vietandomi di contattarla per primo. Mi ricordo tutte le sue testuali parole, potrei scrivergliele su un foglio in questo momento. Il signor Matsuo era davvero intelligente, sapeva che sarebbe arrivato questo giorno. Sono sicuro che in questo momento la sta guardando pieno di orgoglio. La somiglianza tra lei e suo padre è enorme, sa? Per un attimo ho creduto di avere un'allucinazione quando la ho vista entrare. Anche il portamento è simile, da veri nobili. La sua è una nobile stirpe, sa? Discende direttamente dal... Oh, chiedo perdono signorino, non volevo annoiarla. L'età tira brutti scherzi... Bene, benvenuto al No Pain, No Gain il famoso studio di tatuaggi appartenente alla sua famiglia. Mi perdoni se non sono riuscito a mantenerlo in buono stato, ma i fondi finanziari della sua famiglia sono stati vincolati e non ho potuto usufruirne per ristrutturare l'immobile. Se lei è qui, probabilmente ha trovato l'accesso ai fondi e l'elenco dei suoi possedimenti, quindi sta a lei decidere cosa fare di questo posto. Suo padre teneva molto a questa attività, decida con calma cosa fare. »


    Non avevo pensato a quale sarebbe potuto essere l'aspetto della persona che cercavo, ma di sicuro non avevo immaginato che fosse quello, né che la mente fosse così distorta dall'età. L'uomo sembrava infatti essere affogato nei ricordi e aver lasciato la lingua sciolta, senza pensare alle cose importanti.
    L'immobile sembrava messo davvero male, definirlo fatiscente sarebbe stato fargli un complimento, però apparteneva a mio padre e sembrava che fosse lì che eseguiva l'arte dell'incidere simboli sulla pelle delle persone. No Pain, No Gain, il famoso studio di tatuaggi di cui non avevo mai sentito parlare. Era messo davvero male, ma avevo appena trovato i tesori della mia famiglia. Non ci pensai per più di un secondo.

    « Lo voglio ristrutturare. Questo posto diventerà migliore che ai suoi tempi d'oro. Il No Pain, No Gain riaprirà presto e io lo gestirò... Però, ho bisogno del tuo aiuto. Sono sicuro di poter gestire l'aspetto economico, ma non so niente su tatuaggi e fuuinjutsu. Conosci qualcuno che possa aiutarmi? »
    « Signorino, lei sta parlando con Hakuseki Mozumi, colui che ha insegnato la nobile arte del tatuaggio a suo padre... Però, come può vedere, le mie mani tremano, il mio corpo non risponde più come una volta e non posso più praticare la mia vecchia professione. Sarò ben felice di insegnarle tutto ciò che so, se vorrà seguirmi alla mia umile casetta. Vuole? »
    « Perfetto. Ti seguirò Hakuseki Mozumi, mio padre fece una buona scelta quando ti affidò le nostre proprietà, ti ringrazio in nome di entrambi. »


    L'uomo sembrò commuoversi, quando ascoltò le mie parole. Eh già, so quanto i ricordi possano essere importanti, per chi ha perso qualcosa o qualcuno. Da quel momento in poi mi sarei affidato al custode del mio studio di tatuaggi per imparare la "nobile arte" e sicuramente avrei provveduto a trovargli un'occupazione, una volta che avesse svolto il suo compito. Meritava un premio per avermi atteso così a lungo. Ma ero tornato, e tutto stava per cambiare.
     
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    [I problemi del Salone di Tatuaggi]

    Uscirono dal negozio, con il vecchio che lo chiuse a chiave con estrema cautela, pur impiegando iù tempo del previsto a causa del tremore alle mani, dovuto certo all'età avanzata ma non senza una cospicua partecipazione del suo stato emotivo. Disse che la casa non era lontana, e che doveva solo avere la pazienza di stare al passo di un vecchio per poter cominciare. A casa ho diversi rotoli con i disegni di base...e anche alcuni degli strumenti da apprendistato...se avete il talento di vostro padre, signorino Yotsuki, sono certo che non impiegherete molto ad imparare le basi e la filosofia dietro l'arte del Tatuaggio. Purtroppo di questi tempi molte cose sono andate perdute...ho sentito parlare di un certo Ledah che si occupa di tatuare, ma non so dove abbia appreso l'arte, e in generale, per quel poco che ho visto dei suoi lavori, penso che si tratti di un'opera efficace ma priva dell'anima...sterile e quindi di minor valore, anche se funzionante...forse. Chiacchiere da vecchio che criticava il lavoro di un giovane, sicuramente, ma a giudicare dallo stato del negozio non poteva essere stato Ledah, in affari da pochi anni, ad aver causato un così spaventoso declino.

    Arrivarono dopo poco davanti a una casetta stretta dai due palazzi adiacenti, con la facciata non più larga di quattro metri, occupati quasi intermanete da una porta e una finestra, strutturata su due piani con una finestra anche al piano superiore. Ecco...eccoci arrivati. Il vecchio aprì la porta con un poco di difficoltà e fece spazio. L'ingresso era polveroso quasi quanto il negozio, con una sala stretta ma abbastanza lunga in cui stavano un divano dall'aria abbandonata con accanto una poltrona che poteva avere mille anni, un tappeto tronfio di polvere, un tavolo con due sedie di legno dall'aria stabile. Una porticina in fondo dava verosimilmente al bagno mentre l'angolo in fondo a destra era adibito a cucinino. Proprio al centro della stanza una scala a chiocciola portava al piano superiore, dove un ambiente analogo era adibito a stanza da letto, libreria e studio. C'era anche una vecchia radio, probabilmente unica compagnia dell'anziano signore. Ecco, si accomodi ora signorino Yotsuki...posso offrirle del the? Dovrei...dovrei averlo qui, da qualche parte.

    Il vecchio stava avvicinando alla dispensa nell'angolo cottura, quando si udì bussare. Non un cortese ed educato battito sulla porta, ma piuttosto un rissoso e chiassoso colpo di maglio sul legno invecchiato. EHI VECCHIO! APRI! L'uomo sembrò un pò scosso, ma poi abbozzò un sorriso e continuò a cercare il The. Non ci badi, signorino Yotsuki, non è nulla di importante. BAM BAM BAM. Il bussare non cessava. VECCHIO! TI HO VISTO CHE ENTRAVI NON FARE IL FINTO TONTO! APRI IMMEDIATAMENTE O BUTTO GIU' LA PORTA! Non era una voce gentile...per niente. Con aria contrita l'anziano tatuatore si decise ad aprire, ed ecco che un ragazzotto sui vent'anni, alto poco meno di due metri, con una strana acconciatura ed un paio di occhiali scuri fece la sua comparsa sulla soglia, spingendo da parte il vecchio per entrare e chiudendosi la porta alle spalle. Non sembrava avere buone intenzioni.


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    Stammi a sentire vecchio! Le Asce non aspetteranno ancora molto. Mani d'Oro vuole il tuo dannato inchiostro speciale, quindi vedi di darti una mossa e darcelo. Ci devi un sacco di soldi e non vorrai mica che ci siano di nuovo incidenti come quella volta del tuo dito medio, vero? Il teppista minacciava apertamente, conscio che nessuno sarebbe intervenuto in difesa di quel vecchio che tremava, stavolta di paura, mentre si teneva strette le mani. Lo sguardo dell'anziano saettava verso il giovane e poi sul teppista. Io...io ho estinto il mio debito da molto tempo...non vi devo nulla, nè tantomento l'inchiostro...ora perfavore vattene... E poi verso Daisuke Non si preoccupi signorino, è una faccenda disdicevole ma risolverò tutto, forse potrebbe accomodarsi al piano di sopra mentre...

    Non prendermi per il culo vecchio! Ci hai ridato i soldi, ma non hai pagato per avere la nostra protezione,e hai pure fatto quell'orrendo tatuaggio al figlio del capo, ed ora deve portarsi dietro quell'orrore senza possibilità di levarselo! Non ti rendi nemmeno conto dell'errore che hai fatto, e a quanto vedo calpestarti le mani non è servito! Finalmente sembrò accorgersi della presenza di Daisuke E tu che cazzo hai da guardare? Cos'è, vecchio? Ti sei fatto un amichetto? Non pensavo fossi uno di quelli! E scoppiò a ridere sguaiatamente per qualche secondo, per poi riportare l'attenzione sull'anziano. Portati pure dietro un apprendista da due soldi, basta che mi dai quello che voglio! E cercò con un calcio alto di colpire il volto del vecchio, mandandolo verosimilmente a terra in caso di successo [Energia Rossa+2 tacche]


     
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  4. ~ Marcø
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    Questione di Rispetto







    Hakuseki chiuse con cura e doppia mandata la porta del negozio, quando uscimmo. Probabilmente per via dell'emozione, il tremore che gli impediva di muovere agilmente le mani era accentuato ed ebbe difficoltà a infilare la chiave nella serratura, ma non avrei mancato di rispetto a quell'uomo che aveva atteso così tanto per me. Né tanto meno mi lamentai quando lo seguii fino a casa sua, con un'andatura decisamente più lenta di quella cui ero abituato. Nel frattempo il vecchietto mi informò del materiale che aveva a casa, di come avrei imparato facilmente se avessi dimostrato di avere il talento di mio padre e dell'esistenza di un altro tatuatore ad Oto, un tale chiamato Ledah. L'anziano tatuatore sembrava non apprezzare molto il lavoro del ragazzo che aveva nominato, avremmo scoperto presto chi, fra noi, era il più talentuoso. Una sfida che raramente perdevo.
    Arrivammo ad un'umile casetta di due piani, probabilmente non più grande di uno dei saloni di casa mia, il cui muro frontale era così piccolo da poter ospitare solo una porta e una finestra, senza quasi avere spazi vuoti. No, non avrei permesso che quell'uomo continuasse a vivere in quel posto, lo avrei portato alla mia villa il prima possibile, giusto il tempo di imparare la nobile arte. Quando Hakuseki dovette armeggiare nuovamente con le chiavi capii come il suo tremore avesse influenzato la sua vita, a partire dalla sua passione per i tatuaggi.
    L'interno della casupola era simile a quello del negozio, piuttosto mal messo e polveroso, e ogni secondo che passai lì dentro aumentava la mia convinzione a portare via da lì l'anziano signore. Quando mi chiese di potermi offrire un the, non seppi rifiutare.

    « Grazie Hakuseki, lo accetto volentieri »


    Proprio mentre il mio ospite stava per iniziare a cercare nella sua umile dispensa, udii bussare con forza sulla porta e sbraitare in modo offensivo contro il proprietario della casa. Mi girai prima verso l'ingresso e poi verso il Mozumi, che sembrò voler evitare di aprire la porta. C'era qualcosa che non andava.

    « Vuoi che ci... »


    Una nuova scarica di manate sulla porta mi interruppe, seguita da una voce dal volume troppo alto per i miei gusti. Le parole che pronunciò mi fecero schifare. Chi era il coglione che si permetteva di offendere quel bravo signore? Stavo per andare ad aprire la porta, ma Hakuseki mi anticipò. Un ragazzone entrò spintonando il gentiluomo e chiudendo la porta con forza. Mi superava di qualche centimetro, nonostante sembrasse avere circa la mia stessa età. Il taglio di capelli e gli occhiali da sole, insieme ai modi che finora aveva dimostrato, mi fecero capire con che tipo di persona avevamo a che fare, quindi mi sarei comportato di conseguenza.
    Seguirono minacce poco velate, accenni a personaggi dai nomi insensati e a inchiostri speciali mentre Hakuseki spostava gli occhi fra me e il nuovo arrivato. Da quel che avevo capito, Hakuseki si era indebitato verso un qualche signorotto della zona che oltre a voler indietro i soldi prestati voleva una quota aggiuntiva in cambio di "protezione" e come risarcimento per un tatuaggio mal fatto. Cosa si aspettavano da un signore a cui le mani tremavano vistosamente? Fino a quel momento pensavo che le mani del vecchio tremassero per via dell'età avanzata o a causa di qualche malattia, ma quando sentii le parole del bulletto che aveva appena varcato la porta sul "calpestare le mani", dentro di me crebbe una rabbia improvvisa verso chi si era permesso di fare una cosa simile.

    « Cosa hai detto? »


    Fu solo quando pronunciai quelle parole che il ragazzo sembrò accorgersi di me e continuò a pronunciare inutili provocazioni. Già, inutili. Avevo già deciso la fine che avrebbe fatto quel ragazzo. Quasi inconsciamente, avevo già lasciato fuoriuscire il mio chakra, rivestendo il mio intero corpo con un leggero strato di elettricità. [Attivazione Manipolazione Elettrica]
    Così, quando scelse di dare il via alle danze, non mi trovò impreparato. Grazie all'aiuto di una piccola quantità di chakra, accorciai immediatamente le distanze, passando davanti ad Hakuseki e posizionando il mio braccio sinistro disteso leggermente di fianco al mio corpo, fra la gamba del mio bersaglio e la testa del signore, che fortunatamente era più basso di me. Era davvero forte il ragazzo, più o meno al mio livello, e il suo calcio mi avrebbe provocato un bel livido sul tricipite, nonostante la protezione offerta dalla mia armatura elettrica [Protezione, pot. 10]. Ma ad occhio e croce, quello che ci distingueva era la tecnica.
    Non persi tempo, ed immediatamente provai a girare il braccio mentre piegavo il gomito, con l'intento di afferrare la gamba avversaria. [Velocità: 425: Forza: 450, Rivestire: [Bomba], pot. 5] Ruotando la spalla sinistra per tentare di effettuare questa presa, avrei contemporaneamente innescato un altro movimento, che mirava a rendere inerme il mio avversario. Sperando di averlo afferrato o almeno di essere riuscito a sbilanciarlo verso di me, avrei tentato di colpirlo al viso un pugno destro che sarebbe partito dal mio fianco e percorrendo la traiettoria più diretta, avrebbe cercato il naso avversario. Intendevo farla finita con quel colpo, quindi potenziai i miei muscoli con un impasto di chakra. [Velocità: 425; Forza: 450 + Basso = 525, Rivestire: [Bomba], pot. 5]
    Se dopo il pugno avessi avuto ancora la gamba avversaria avvolta nella mia presa, l'avrei semplicemente scagliata verso l'alto, cercando di sbilanciare il bulletto per farlo volare per terra. Ero un tipo che prima spaccava qualche osso e dopo faceva le domande. Finchè non avesse chiesto pietà o non avesse perso i sensi non mi sarei fermato. Doveva pagare per quello che aveva fatto fino a quel momento al signor Mozumi.
    Se la mia presa non avesse avuto successo, o in caso che fosse riuscito a liberarsi, avrei colpito col sinistro subito dopo il tentativo con la mano destra. Il colpo che avrei tentato era un gancio sinistro al fegato avversario, abbastanza forte da fargli pentire di essere venuto in quell'umile casa privo di ogni forma di rispetto. Il pugno, oltre ad avere la traiettoria circolare tipica dei ganci, aveva anche una leggera inclinazione dal basso verso l'alto, per evitare di colpire le costole. [Velocità: 425; Forza: 450; Rivestire: [Bomba], pot. 5] Volevo decisamente fargli male e le scariche elettriche che accompagnavano ogni mio colpo gli avrebbero fatto capire con chi aveva a che fare.



    Ferite: 1 Leggera (braccio sx).
    Vitalità residua: 15/16

    Chakra utilizzato: Basso (attivazione ts), Basso (spostamento), Basso (potenziamento).
    Chakra residuo = 27/30
     
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    [La Lotta e l'Insegnamento]

    Certamente il bulletto non si aspettava una pronta reazione come quella di Daisuke, trovandosi con la gamba incarcerata prima ancora di riuscire a tirarla indietro. Signorino Daisuke... mormorò il vecchio, sorpreso da quello sviluppo inatteso Ma che fai, stronzetto? Non oserai... Ma le sue parole vennero mozzate dal dolore della gamba che veniva intrappolata nella presa di sottomissione e subito dopo dal pugno che spezzò il naso del teppista. AAUH! DANNATO BASTARDO! Tu non sai... Improvvisamente si ritrovò gambe all'aria, sbattendo infine la schiena a terra con un tonfo sordo, mentre dal suo naso grondavano fiumi di sangue. Si rialzò a fatica, reggendosi le narici e poggiando una mano sulla schiena dolorante. Bastardo...non finisce qui! Non sai contro chi ti sei messo! Avrebbe cercato di guadagnare la porta molto rapidamente, scappando senza nemmeno richiudersela alle spalle.

    Il vecchio si sarebbe alzato lentamente (era caduto durante la colluttazione) e avrebbe poi chiuso la porta, guardando il giovane che lo aveva salvao dal pestaggio. Sembrava estremamente preoccupato. Signorino Daisuke...non penso che sia stata una buona idea...la ringrazio molto ma è meglio non farsi notare da questa gente. Oggi era uno, ma domani saranno tre...e poi dieci. La cosa migliore è offrire una resistenza passiva, prima o poi se ne vanno in ogni caso...e pazienza se danneggiano qualcosa. Guardò verso il giovane con occhi tristi e spenti La vita è più importante delle cose. Vero, ma era palese come la sua vita fossero le sue mani e la sua arte. Vede, signorino...C'erano due bande di criminali nel quartiere dei piaceri. Le Asce e gli Alligatori...dopo qualche mese di conflitti l'equilibrio è stato spezzato...il leader delle Asce ha ottenuto nuove forse, in qualche modo non chiaro, e ha spazzato via l'organizzazione rivale da solo, rendendo il suo gruppo il leader incontrastato del crimine a Oto. Bada...parlo del crimine di bassa lega...estorsioni, vandalismi...niente di serio...niente di organizzato, ed ovviamente sono abbastanza svegli da non andare a disturbare i veri criminali...o la vecchia Ogen Yakushi li avrebbe già distrutti senza lasciare tracce.

    Una semplice banda di teppisti, con qualche arte ninja strappata qua e là. Un fastidio più che un vero danno, ed è per questo che Oto li ignora. E lei dovrebbe fare altrettanto. Ma basta parlare di queste cose tristi, signorino...si era parlato di un the, no?
    Il vecchio aveva tutta l'intenzione di tagliare corto, andando a preparare la bevanda calda, per poi servirla dopo pochi minuti. Durante la preparazione non smise di parlare di come suo padre gestiva gli affari, di alcune sue promozioni che erano state un successo...di come il giovane somigliasse al genitore. E poi servì il the.

    Non deve preoccuparsi, signorino. Se ha la metà del talento di suo padre non dovrebbe impiegare molto ad apprendere l'arte dei tatuaggi. E anche con queste mani invecchiate può star certo che sarò un buon insegnante. Il vecchio sorrise. Oh, ma non si lasci ingannare da questo aspetto fragile, sarò severo e inflessibile come lo sono stato con tutti i miei allievi. Non ammetterò errori o imperfezioni. Una volta terminato di sorseggiare la bevanda, avrebbe invitato il giovane al piano di sopra, dove lo studio era pronto ad accoglierli.

    Ecco, si metta sulla sedia, signorino. Intanto andò a prendere due piccoli contenitori in legno circolari, al cui interno era contenuto l'inchiostro. Quindi prese una scatoletta di legno contenente i pennelli e gli aghi necessari a tatuare secondo il metodo più antico. Questi sono attrezzi da apprendista, non sono il massimo ma per imparare sono più che adeguati. Una volta che avremo concluso, potrà fabbricarsi da solo i suoi utensili.

    Hakuseki avrebbe ignorato i tentativi del giovane di riportare la discussione sulle Asce e sulla discussione che era avvenuta. Ora che si trattava di lavorare, era perfettamente concentrato (anche il tremore si era ridotto notevolmente), prese due rotoli da uno scaffale con incavi a lovsanga, e li poggiò sul lettino vicino alle sedie, aprendoli per rivelare due strisce di un materiale che sembrava plastico e rosato, del tutto insospettabile quando il tessuto era avvolto nel rotolo. Me li sono fatti fare molto tempo fa da un amico. Questi rotoli replicano alla perfezione la consistenza e le caratteristiche della pelle, ma il disegno tracciato può essere annullato con un semplice impasto di chakra, a differenza della pelle, dove non è concesso sbagliare.

    Ora ti mostrerò la tecnica basilare.
    Mise mano al pennello e al puntale. Devi lasciare che l'inchiostro entri nela pelle attraverso le ferite. Solo una ferita può accogliere l'inchiostro nella maniera corretta. Un Tatuaggio fatto senza dolore non ha motivo di esistere, perchè non puoi accogliere qualcosa senza offrire qualcos'altro in cambio...e il dolore è una moneta di scambio accettata universalmente. Osserva bene la posizione dell'ago e del pennello...

    Inclinò l'ago a quarantacinque gradi iniziando a trapassare la finta pelle mentre col pennello sfiorava il punto di innesto. L'inchiostro va nell'ago, che poi si immerge nella carne. Una, due, dieci volte, fino a che non ottieni l'intensità di colore che vuoi...poi ti sposti e ripeti. Un lavoro metodico, ma che richiede sempre una visione al quadro generale e al simbolo che vuoi ottenere. Attese che Daisuke prendesse a sua volta gli strumenti che gli venivano offerti e intingesse il pennello. Ora comincia con apprendere il movimento....lavorando incessantemente fino a domattina dovresti iniziare a prenderci la mano...

    inkzj

     
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  6. ~ Marcø
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    La Prima Notte di Lavoro







    Furono inutili le parole che mi rivolsero Hakuseki e quella specie di fantoccio buono solo ad offendere, in quel momento non li sentii neanche, preso dalla foga del mio attacco. Sentii le nocche impattare contro il naso avversario, rompendolo, quindi il rumore della sua schiena contro il pavimento di quella piccola casetta. Fissai quel debole dall'alto finchè non si rialzò, per uscire velocemente inveendo contro di me. Respirai un paio di volte per calmare il battito del cuore che aveva accelerato, mentre disattivavo l'aura di elettricità che mi circondava: Quindi mi girai verso Hakuseki che, durante lo scontro, anche se mi vergognavo quasi a chiamarlo a quel modo, era caduto, forse per la sorpresa di aver visto il bullo finire al tappeto così facilmente.

    « Aspetta, ti aiuto a rialzarti! »


    Gli porsi la mano, mentre questi si rialzava piuttosto lentamente, notai l'espressione preoccupata. Chiuse la porta, per poi spiegarmi la situazione. Hakuseki cercava di condurre verso quel ragazzo e la sua banda di amici una sorta di resistenza passiva, in modo da non farli arrabbiare eccessivamente e mettere a rischio la propria vita. Non ero d'accordo: quegli sbandati non avevano nessun diritto di comportarsi a quel modo, ma avrebbero continuato a farlo fintanto che qualcuno di più forte o cattivo li avesse fermati. Anche se fossero tornati in tre, dieci o cento, nessuno di loro avrebbe più alzato una mano sul signor Mozumi, che presto avrebbe trovato alloggio a villa Yotsuki, lontano da quelle preoccupazioni.
    Comunque, non esposi le mie idee per non interrompere il discorso del mio nuovo maestro. Mi raccontò come il gruppo di banditi chiamati "Le Asce" avesse prevalso sugli "Alligatori", iniziando così a spadroneggiare per Oto, seppur mantenendo un basso profilo. Facevano i grossi, ma sapevano che era meglio lasciar stare le organizzazioni più grandi e organizzate della loro, o non sarebbe rimasto che polvere dei loro corpi. Provai a controbattere, quando mi disse di provare ad ignorarli, ma fu proprio in quel momento che il vecchio tatuatore ritirò fuori l'idea del the. Feci un cenno d'assenso col capo, mentre mi avvicinavo al tavolo.
    Durante i minuti necessari per portare l'acqua ad ebollizione, Hakuseki mi parlò di mio padre e della sua vita di artista. Il vecchio Matsuo venne descritto come un vero genio degli affari, senza però sete di denaro, che portava avanti la sua passione guadagnando un po' di soldi per la propria famiglia. Sapevo già di assomigliare a mio padre, ma, forse preso da un attacco di nostalgia, il mio ospite non fece altro che parlare di ciò che ci accomunava, sia nell'aspetto che nei modi di fare. Persino nel silenzio che stavo sfoggiando proprio in quel momento.

    « Non sono sicuro di essere bravo quanto lui, però. Me la cavo con la penna, ma un foglio di carta è piuttosto diverso dalla carne umana... »


    Hakuseki invece sembrava convinto che potessi eguagliare l'arte di mio padre, mi disse infatti, mentre mi serviva la bevanda calda, che sarebbe bastata la metà del talento del mio defunto genitore, per diventare un buon tatuatore. Il Mozumi si sarebbe trasformato in un insegnante severo ed inflessibile, per trasformarmi in un artista: perfetto. Un maestro troppo buono non mi avrebbe insegnato la perfezione, si sarebbe sciolto davanti ad i miei errori, senza correggermi. Invece, un bel sergente di ferro, come mio nonno, mi avrebbe fatto esercitare fino a quando i miei movimenti non fossero divenuti impeccabili.
    Salimmo al secondo piano, tramite la scala a chiocciola posta al centro della stanza. Il piano superiore costituiva la zona notte della casa, vi erano il letto, una sorta di studio e una libreria. Mi accomodai sulla sedia, quando Hakuseki mi invitò a farlo, fornendomi poi gli attrezzi del mestiere. Dentro alla scatoletta di legno che mi porse trovai dei pennelli e degli aghi, degli strumenti con cui imparare e perfezionare la tecnica, prima di costruire i propri attrezzi personali.

    « Grazie, Hakuseki. Mi impegnerò al massimo, sono sicuro che ti darò le stesse soddisfazioni che ti diede mio padre! »


    L'uomo sembrava contento ogni volta che parlavo, quasi sicuramente per via dei ricordi legati alla mia famiglia. Notai inoltre come, adesso che la situazione lo richiedeva, riuscisse a controllare il tremore delle sue mani, riducendolo al minimo. Dopo aver afferrato due rotoli da uno scaffale, li aprì sul letto, mostrando il loro contenuto particolare. Il materiale che li componeva era diverso dalla normale carta: era roseo e sembrava piuttosto denso, ma morbido. Era un composto atto a replicare la consistenza della pelle, in modo da far allenare i giovani tatuatori senza dover incidere sulla carne di qualche povero malcapitato. Una caratteristica molto importante di quel materiale era la sua durabilità: poteva essere usato più volte, dopo essere stato cancellato con un semplice impasto di chakra. Comodo, soprattutto vista la mia inesperienza.
    Per ovviare a questo problema, mi avrebbe mostrato la tecnica che stava alla base di quell'arte: l'inchiostro andava fatto penetrare nella pelle tramite le ferite causate dall'ago che veniva infilzato nella carne. Il dolore era fondamentale, perchè l'opera si compiesse correttamente, questo infatti dimostrava il sacrificio che si era disposti a fare per ottenere qualcosa di eterno. Quale miglior merce di scambio del dolore? Anche mio nonno la pensava a quel modo, una delle migliori dimostrazione me l'aveva data trasformando il mio chakra in elettricità. Un po' come infilare le dita in una presa della corrente.
    Mi avvicinai ad Hakuseki, per osservare al meglio la sua tecnica di penetrazione della carne: l'ago formava un angolo di circa quarantacinque gradi con la pelle finta, passava fra i capelli del pennello e infilzava la pelle più volte, fino a far raggiungere ad essa la sfumatura desiderata. Era un lavoro lungo, richiedeva una grandissima pazienza e una buona visione del lavoro da fare, anche se qualche metodo per aiutarsi esisteva, l'avevo letto fra gli appunti di mio padre. A differenza di certi artisti, che tenevano il disegno davanti agli occhi, per replicarlo al meglio sulla pelle, Matsuo era solito applicarne una copia direttamente dove avrebbe dovuto fare il tatuaggio, così da riprodurlo senza il minimo errore. Alcuni pensavano che quella non fosse vera "arte", copiare un tatuaggio, gli utilizzatori di questa tecnica affermava invece che, avendo disegnato loro la figura da imprimere nell'epidermide, essa permetteva di compiere lavori perfetti, soddisfacendo al meglio il cliente.
    Ero quasi sicuro che Hakuseki fosse contrario a quella tecnica, ma non glielo chiesi. Mi aveva dato un compito da fare e io avrei compiuto esattamente l'incarico che mi era stato affidato: ripetere il movimento per tutta la notte, così la mattina seguente sarei dovuto essere in grado di padroneggiarlo egregiamente. Feci un cenno d'assenso con il capo, poi concentrai la mia attenzione sul rotolo che mi trovavo davanti. Inclinai l'ago, che tenevo nella mano destra, cercando di posizionarlo come mi aveva mostrato Hakuseki, quindi posizionai il pennello fra l'ago e il rotolo, dopo averlo intinto nell'inchiostro.
    Spostai la mano con l'ago, fino a farlo penetrare nella pelle, facendo attenzione a non spingere troppo a fondo. La pelle aveva fatto meno resistenza di quanto pensassi, il risultato era invece invisibile a chi non avesse visto precisamente il punto dove l'ago aveva bucato la pelle. Ripetei il movimento nello stesso punto, in modo da far diventare il materiale del colore che desideravo. Una volta raggiunta una tonalità abbastanza scura, iniziai a trasformare il punto in una linea.
    Ero lento, me ne rendevo conto, ma potevo permettermelo visto che non si trattava di pelle vera. Avrei prima preso bene le misure sulla profondità e la densità delle penetrazioni, per poi velocizzare via via il movimento. Mentre disegnavo la linea che mi ero prefissato nella testa, mi resi contro di quanto dovevano essere vicine le penetrazioni per avere un colore uniforme, senza spazi vuoti a rovinare il disegno.
    Iniziai a deviare dalla retta immaginaria che stavo disegnando, trasformandola in una linea curva. Ormai riuscivo a rendermi contro di quante volte potevo iniettare l'inchiostro nella pelle prima di dover immergere nuovamente il pennello, evitando così di penetrarla senza disegnarci. Lo sguardo di Hakuseki incombeva su di me. Solo in quel momento pensai alla possibilità di aver interrotto la sua routine quotidiana, cercai di rimediare.

    « Hakuseki, se vuoi riposarti o hai da fare, non disturbarti per me, ti assicuro che continuerò ad impegnarmi fino a domani mattina! »


    Non alzai lo sguardo per parlare, né usai un tono particolarmente ricco di emozione: ero concentrato sul mio compito. Se il signore avesse deciso di riposarsi gli avrei augurato una buona dormita, mentre io continuavo a infilzare la finta pelle con l'ago. Piano piano, si iniziava a intravedere una figura sul rotolo: sembrava un cerchio, ma non l'avrei chiuso, avrei invece stretto la curva, per disegnare una spirale. Ci stavo mettendo più tempo di quanto pensassi, il numero di penetrazioni necessarie ad uniformare il colore era impressionante. Capii immediatamente perché il signor Mozumi mi aveva parlato del dolore: la puntura di un ago non mi spaventava, come non mi spaventava il morso di una formica, ma se con questa ci fosse stato un'intero formicaio pronto a divorarmi un morso alla volta, allora tutto avrebbe cambiato significato. Senza contare che compiere così tante volte lo stesso movimento, seppure poco faticoso, mi stava stancando più di quanto pensassi. Non mi sarei certo fermato per quello, però.
    Continuai a disegnare la mia spirale, mentre ripensavo alle parole del bulletto. Se non erravo aveva nominato un certo inchiostro speciale e Hakuseki non aveva negato né la sua esistenza, né di non averlo. Cosa voleva dire "speciale"? Era l'inchiostro con cui, secondo le leggende, alcuni ninja ricoprivano il proprio corpo in cambio di potenziamenti fuori dal normale? Mi sarei dovuto informare la mattina successiva, una volta padroneggiato il movimento. Ancora non avevo finito il primo disegno che mi ero prefissato di fare!
    Fu un lavoro lungo, e il risultato non mi soddisfò pienamente: c'era ancora molto su cui lavorare. La larghezza del tratto non era costante e. nonostante mi fossi impegnato al massimo nel compiere dappertutto lo stesso numero di penetrazioni, la tonalità del colore non era perfettamente uniforme. Notai, almeno, che le spire interne sembravano riuscite meglio delle prime che avevo disegnato. Un accenno di miglioramento.
    Iniziai a lavorare sul secondo rotolo, lasciando viaggiare la fantasia. Avrei tentato con qualcosa di più complesso, cercando di occupare più spazio possibile. Linee curve, dolci che si dividevano e diramavano come delle graminacee, coprendo velocemente lo spazio vuoto. Ma non era semplici ciuffetti erbosi, anzi, si stavano trasformando in pericolosi rovi, pieni di punte e uncini. Sì, percepivo sempre più chiaramente il significato di ciò che stavo facendo: i sentimenti si stavano fondendo con un semplice disegno, dando così vita ad un'intricata opera d'arte. Senza che me ne rendessi conto, i miei movimenti si stavano facendo sempre più fluidi, le penetrazioni più regolari e il ritmo più veloce. Stavo migliorando a vista d'occhio, o almeno così mi sembrava: avevo perso la cognizione del tempo, concentrato come ero. Poteva essere passata appena un'ora da quando avevo iniziato a disegnare, oppure il sole poteva essere prossimo allo spuntare, ma non avrei posato l'ago fino a quando Hakuseki non mi avrebbe fermato.
    Sul rotolo si era delineato un groviglio spinoso, simile ad un rovo selvatico, che riempiva ogni spazio possibile, escluso un angolo. Avevo intenzione di prendere spunto da alcune delle opere di mio padre per riempire quel vuoto: i libri che ricopiava erano delle vere e proprie opere d'arte, ogni capolettera catturava lo sguardo, facendo sorgere il dubbio che fosse stata disegnata da esseri ultraterreni. Aveva davvero delle mani d'oro, che dimostravano la sua esperienza formata da anni e anni di pratica. Pensando ad una delle sue miniature avrei provato a tatuare una lettera, completando così il secondo rotolo. Fu in quel modo che firmai la mia prima vera opera, con un'elaborata lettera "D", che nessuno avrebbe mai visto. Infatti, distraendomi per la prima volta, scorsi della luce entrare dalla finestra, annunciando probabilmente il sole mattutino.
    Disegnare così a lungo mi aveva fatto indolenzire non solo le dita, ma le intere braccia. Rilassai i muscoli del busto, collo compreso, mentre cercavo Hakuseki con lo sguardo. Non mi ero scordato dei miei pensieri della notte, ero ancora interessato all'inchiostro speciale, che sarebbe stata la prima cosa su cui avrei chiesto informazioni dopo avergli dato il buongiorno.

    « Buongiorno Hakuseki. Prima di valutare il mio lavoro, potresti togliermi un dubbio? Ieri, durante la tua discussione con quel ragazzo, avete nominato un certo inchiostro speciale: posso sapere di che si tratta? »



     
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    Avete esagerato a voler creare un disegno quando ancora faticate a creare un punto. Avrebbe detto Hakusei ad opera conclusa, sfiornado il rotolo e cancellandone ogni traccia. Aveva un'espressione dura, ed era comparso alle spalle di Daisuke senza che questi se ne accorgesse per nulla, tanto era concentrato sul lavoro: dopo aver lasciato il giovane ad esercitarsi si era appisolato, ma in qualche momento durante la notte doveva essersi alzato ad osservare il lavoro senza fiatare, quasi senza respirare, come a voler valutare in silenzio le basi del suo allievo. La figura era completamente disomogenea, anche se poteva non sembrarlo. Il numero di punture deve essere calibrato alla perfezione ed ancora avete difficoltà a imprimere la stessa quantità di inchiostro con ogni puntura...sono importanti sia il tempo in cui l'ago rimane nella pelle sia il movimento eseguito nell'estrarlo. Inoltre il colore che potete osservare non sarà mai quello definitivo: la pelle guarisce cresce, riduce l'irritazione dovuta alle punture e cambia nel tempo: quello che dovete creare non è un disegno pronto non appena terminata l'opera. Quello che vi deve interessare è il disegno dopo alcune ore o giorni. Il prodotto finito ariva sempre molto dopo la fine della sua creazione...e quello che avevate fatto sarebbe sbiadito in maniera disomogenea. Un obbrobrio, fondamentalmente.

    Quindi si sarebbe spostato per prendere dal piano di sotto un pò di pane con della marmellata per fare colazione con l'allievo. Signorino Yotsuki, comprendo la vostra impazienza, ma bruciare le tappe può dare origine a pericolose imprecisioni che, se prese come abitudine, possono rovinare anche il talento più promettente. Quindi mangiarono e, una volta concluso, alla sola menzione dell'inchiostro speciale il vecchio si irrigidì, alzandosi per iniziare a frugare la sua libreria, apparentemente in cerca di alcuni rotoli. Non è necessario che ne parliamo, signorino Yotsuki. Il Jigoku non fa per voi...è un peso che questo vecchio intende portare da solo. Non spiegò altro, limitandosi a mostrare all'allievo le carte che aveva trovato, che mostravano disegni geometrici più o meno semplici, con cui il ragazzo avrebbe potuto cominciare ad esercitarsi nelle forme. Quadrati, rombi, stelle, cuori e cerchi nell'ordine. Niente di astruso, ma si trattava delle basi. Cominciate con questi, e poi proseguiremo con immagini più complesse.

    E per tutto il giorno, dopo aver concesso appena due ore di sonno all'allievo, continuarono con figure via via più complicate, trasformando le semplici linee delle immagini geometriche in tralci di piante con piccole foglie. Ogni errore, anche infimo, nella simmetria o piega della foglia avrebbe comportato la cancellazione di tutto il lavoro fatto fino a quel momento, obbligando Daisuke a ripartire da capo, magari velocizzandosi ogni volta, anche se un'eccessiva velocità avrebbe portato ad una distribuzione dell'inchiostro non uniforme, cancellando nuovamente il lavoro da capo. Nonostante tutto ci furono anche parole di lode o comunque cenni di approvazione con il capo.

    Una volta appreso a disegnare le foglie passeremo ai motivi a zig-zag, che sono la base del motivo elettrico. Il fulmine è il simbolo del tuo clan, e tipicamente tuo padre lo inseriva, a volte anche nascosto, in tutte le sue opere. Una sorta di firma personale. Il motivo elettrico non era semplice quanto poteva sembrare: le linee spezzate che si intersecavano e accoppiavano in fasci eleganti ed al contempo carichi di energia potevano apparire casuali e irregolari, ma in realtà esisteva un preciso rapporto sulla lunghezza di ogni segmento e sulla posizione che assumeva nel disegno di insieme, con notevole frustrazione del maestro che verosimilmente avrebbe dovuto far ripetere decine e decine di volte lo stesso tatuaggio magari per un semplice terzetto di punti di troppo su un segmento. Domani passeremo al motivo a fiamma, una volta che avrete appreso a gestire con più naturalezza il motivo elettrico.

    [...]

    Fu solo verso la mezzanotte di quel secondo giorno, dopo poche pause per mangiare un tozzo di pane e formaggio e magari un pò di biscottini stantii, che accadde qualcosa di imprevisto: un rumore di vetro rotto. Cosa succede? Il vecchio sembrava stanco per la lunga giornata in piedi, ma scattò in piedi per affacciarsi al piano di sotto, dove tre uomini erano entrati dalla finestra rotta. Quelli lo videro e gli lanciarono contro qualcosa di cilindrico: una bomba fumogena! Per il cielo ma che fate? L'intero ambiente fu invaso dal fumo, impedendo di vedere ad un palmo dal naso. Chiunque fossero quegli uomini, fecero una sola domanda: Dove sta il Jigoku? Mani d'Oro non vuole più aspettare! Gli uomini avrebbero provato ad avvicinarsi, coperti dal fumo, salendo rapidamente le scale fino al piano superiore, qui uno di loro avrebbe cercato di aggredire il vecchio Hakuseki per legarlo, mentre altri due avrebbero attaccato Daisuke, cercando di pugnalarlo col favore del fumo, uno alle spalle e uno all'addome. Ma come facevano a vedere? [Forza e Velocità Energia Verde+2 tacche - Kunai]
     
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    Interruzione Inaspettate







    Quando ascoltai il giudizio del mio maestro tornai con i piedi per terra. La sua espressione mi ricordò mio nonno, perennemente deluso da ciò che vedeva. Mi sentii colpevole: non ci avevo messo tutto il mio impegno, avrei dovuto lavorare di più. Annuivo, ascoltando le parole di Hakuseki e cercando di fissare nella mia memoria i passaggi più importanti. Al suo occhio attento non era sfuggita la disomogeneità del mio disegno, probabilmente questo dipendeva dalla quantità di inchiostro iniettato per puntura. Inoltre, anche se la figura poteva sembrare disegnata correttamente, avrei dovuto predire come si sarebbe trasformata mentre la pelle guariva.
    Dopo aver considerato questi fattori, fui completamente d'accordo con il mio ospite. Quel lavoro era un obbrobrio e meritava di essere cancellato, cosa a cui pensò il signor Mozumi con un semplice contatto. Già, quei rotoli avevano salvato davvero la pelle di qualche poveraccio.
    Sciolsi un po' il collo e le spalle, mentre ci apprestavamo a fare colazione. Era stata una nottata piuttosto pesante ed ero sicuro che non sarebbe stata che la prima di una lunga serie: pratica, pratica e ancora pratica, fino a raggiungere la perfezione. Quando Hakuseki mi riprese, facendo leva sulla mia sicurezza e sulla fretta nel bruciare le tappe non potei che fare ammenda.

    « Chiedo scusa, oggi riproverò con più impegno! »


    Fu una colazione umile, del pane con un po' di marmellata, ma mi tirò su. Fu quindi in quel momento, che chiesi al tatuatore del suo inchiostro speciale. Hakuseki dimostrò immediatamente di voler cambiare argomento, alzandosi e dicendomi che il "Jigoku" non faceva per me, era un affare che riguardava solo lui. Annuii, non avrei insistito: ne avremmo riparlato quando sarebbe stato pronto. Mi mostrò invece delle carte, con dei disegni, prevalentemente geometrici, di varie difficoltà. Avrei cominciato con figure dalle linee dritte, come quadrati rombi e stelle, per poi passare a forme composte anche da linee curve, in particolare cuori e cerchi. Tutto questo dopo una piccola pausa: avevo due ore e ne avrei approfittato per riposare. Mi distesi sul letto, addormentandomi velocemente.
    Hakuseki mi svegliò, per dirmi che era ora di iniziare. Quel poco sonno mi aveva rilassato un pochino, ero pronto a dare il meglio di me stesso. Mi sedetti, impugnando nuovamente gli attrezzi del mestiere e osservando i rotoli davanti a me. Cominciai dai quadrati, come il mio maestro aveva detto. Il movimento sembrava più naturale del giorno precedente e il risultato era decisamente migliore, ma ancora non sufficiente. Cercai di ricordarmi su cosa mi aveva ripreso l'esperto tatuatore, per rimediare ai miei errori.
    Prestai particolarmente attenzione a quanto inchiostro facevo penetrare nella pelle ad ogni puntura, regolando bene questo rapporto e il numero di iniezioni avrei dovuto migliorare l'omogeneità del colore. Per evitare di sbagliare la quantità di inchiostro aumentai il numero di volte in cui immergevo il pennello nell'inchiostro: avere una tintura sempre ben liquida mi aiutava ad usarne sempre la stessa dose. Disegnare un buon angolo non fu facile, rischiavo di sforare le dimensioni del lato, quindi rallentai per prestare maggiore attenzione a dove infilavo l'ago. Quando fui soddisfatto, proseguii ad un ritmo sostenuto, fino ad arrivare all'angolo seguente. Rallentare per i particolare, non ci vedevo niente di sbagliato e sembrava funzionare. Dopo aver concluso il primo quadrato, notai di non aver rispettato esattamente la simmetria. Guardai Hakuseki, scuoteva la testa. Cancellò il mio disegnò con un semplice tocco.
    Iniziai nuovamente, conscio del mio errore. Mi ero dimenticato di tenere bene a mente il disegno completo, sbagliando due angoli. Il secondo quadrato che disegnai mi soddisfò pienamente e secondo Hakuseki era "migliore del precedente", non disse che dovevo ancora migliorare ma lo capii subito. Continuai con qualche altro quadrato, di dimensioni diverse, prima di passare ai rombi. Non vi fu una differenza poi così grande, riuscii a disegnare il primo rombo quasi perfettamente. Quasi. Il colore non era perfettamente omogeneo, ma il mio maestro sembrò reputare sufficiente anche quel risultato. Proseguii, con dei nuovi rombi, impegnandomi nell'usare sempre la stessa quantità di inchiostro. Tante punture con il giusto inchiostro, era questa la formula del tatuaggio perfetto.
    Non finii di disegnare la prima stella che mi resi conto di quanto stessi sbagliano. Feci cancellare il disegno al tatuatore, per riniziare dai quadrati. Tre quadrati, tre rombi e poi di nuovo la stella. Immaginai dove avrei dovuto infilare l'ago, concentrandomi al massimo nel mantenere il ritmo dell'ago. Quanto lavoro c'era dietro tatuaggi articolati come draghi che ricoprivano schiene intere? Quanto impegno?
    Lo avrei scoperto solo continuando ad esercitarmi. Finalmente conclusi la serie di stelle, simmetricamente impeccabili. Distesi il braccio destro un paio di volte, prima di passare ai cuori: la vera sfida. Disegnare due metà uguali era quasi impossibile, ma ero pronto a dare tutto me stesso per non deludere il mio sensei. Continuai per quasi un'ora, senza riuscire ad arrivare al passo successivo, quei cuori erano maledettamente difficili. Ogni volta però, mi impegnavo come se fosse la prima, senza mai darmi per sconfitto. Avevo tutta la vita per perfezionare la tecnica, non mi sarei mai arreso.
    Riuscii finalmente a disegnare diversi cuori, simmetrici e dalla tinta uniforme, appagando me stesso e Hakuseki, che si complimentò per il risultato ottenuto. Quando pensai però alla figura a cui toccava adesso quasi mi spaventai: i cerchi non ammettevano il minimo errore, un solo punto fuori dalla circonferenza avrebbe compromesso l'intera figura. Dovevo disegnare qualcosa di simmetricamente perfetto, la presi come una sfida. Infilzai l'ago, dando il via ad una nuova opera. Un buco alla volta, una puntura dopo l'altra composi una circonferenza formata da un'infinità di iniezioni di inchiostro. Fu un lavoro metodico, usai tutta la mia pazienza per procedere lentamente ma evitando errori. Non dovevo bruciare le tappe, era questo il punto fondamentale. Mi concentrai al massimo delle mie potenzialità, non avrei sbagliato una penetrazione.
    Quando conclusi il cerchio mi girai verso Hakuseki, che mostrò il suo assenso con un cenno della testa. Mi scappò un sorriso, mentre cercavo di ritrovare la concentrazione necessaria ad un nuovo cerchio. Non me la presi quando notai che il secondo cerchio non era perfetto come il primo, avevo cercato di strafare e sapevo quale sarebbe stata la conseguenza.
    Mi trovai nuovamente a disegnare le linee dritte che componevano quadrati, rombi e stelle fino a tornare ai cuori. Mi sembrò più facile disegnarli in modo simmetrico, senza però prenderli alla leggera: sapevo che il minimo errore sarebbe stato punito immediatamente. Ogni successo mi invogliava ad andare avanti con impegno sempre maggiore, fino a quando, diverse ore dopo aver iniziato, non conclusi tutta la sequenza, senza mai sbagliare.

    « E adesso? »


    Continuai passando a figure più complesse e irregolari, quali piante e foglie, sotto l'attento occhio dell'anziano tatuatore. Come un avvoltoio, da dietro di me, osservava le mie creazioni pronto a cancellare il tutto con il semplice passaggio della mano. Ricopiai tutto il giorno i disegni che Hakuseki mi mostrava, perfezionando sempre di più la tecnica. Confrontai il disegno che stavo facendo con il ricordo che avevo del rovo disegnato sul secondo rotolo: vi era una differenza abissale, come fra il disegno di un bambino e quello di un adulto. E io volevo diventare un pittore, un artista della pelle.
    Fu solo dopo aver fatto sufficientemente esperienza con lo stile vegetale che passammo a quello successivo, ben più interessante: il motivo a zig-zag, la base per quello elettrico. Ma prima, il signor Mozumi mi portò un piccolo spuntino composto da pane e formaggio, per rifocillarmi. Mi godei la piccola pausa, rilassando i muscoli e sciogliendo spalle e collo. Ricominciai, con lo stesso impegno di prima. Intendevo dimostrare tutto il mio talento, rendendo Hakuseki soddisfatto del suo allievo e, magari, ricordandogli mio padre.
    Fu a forza di ripetere quel motivo, cancellato molte volte dalla mano del mio maestro, che iniziai a capire lo schema che nascondeva. Seppur caotico, all'apparenza, vi era un ordine, un rapporto preciso, che i segmenti seguivano, mostrandosi nell'insieme armoniosi. Esprimevano potenza, erano adatti agli Yotsuki come me e mio padre. Pensando proprio a lui, riuscii ad andare avanti tutta la notte, prendendo ogni errore come una possibilità di fare più pratica. Alla fine sarebbe stato inutile disegnare perfettamente alla prima: poteva essere fortuna, che non avrei avuto quando sarebbe toccato ad una persona ricevere l'ago, invece che ad un rotolo.
    Hakuseki mi preparò alla giornata seguente, dicendomi che mi sarei esercitato nel rappresentare fuoco e fiamme. Intendeva procedere un elemento alla volta? Fu un'idea ispiratrice, un motivo per ogni elemento, stilizzandolo ma rendendo bene l'idea. Acqua, fuoco, vento, elettricità e terra, più ovviamente i due elementi che formavano il tao: oscurità e luce. L'essenza di tutto ciò che potevamo vedere, la base di ogni cosa. Già, l'oscurità. Quando il mio sguardo viaggiò fino alla finestra mi accorsi che era già scesa la notte. Il tatuatore sembrò notare la distrazione, ma invece di riprendermi, mi offrì un altro spuntino, a base di biscotti.
    Dopo il rapido break, ricominciai il mio esercizio. Avevo riempito più e più volte quei rotoli ormai, raggiungendo un livello nettamente superiore a quello delle opere del giorno precedente: il mio tratto sembrava essersi trasformato, diventando più sicuro, omogeneo e preciso. Mi stavo avvicinando sempre di più all'obiettivo che mi ero prefissato per quei primi giorni. Mentre invece, il mio progetto a lungo termine, era quello di continuare ad esercitarsi sempre, per non perdere mai le capacità che stavo acquisendo.
    Nel silenzio della casa, come un tuono durante una notte serena, proruppe il rumore di un vetro che si rompeva. Io e l'anziano tatuatore scattammo in piedi immediatamente. Lasciai l'opera a metà, ripromettendomi che qualcuno avrebbe pagato per quell'interruzione. Hakuseki si affacciò al piano di sotto, chiedendo cosa stava succedendo e venendo ripagato con un oggetto cilindrico da cui usciva del fumo. Seguì una nuova richiesta del famoso inchiostro speciale, quindi erano ancora loro! Perchè usare un fumogeno? Per non farsi riconoscere basta un passamontagna, avevano bisogno di un vantaggio strategico. Mi circondai immediatamente con uno strato di elettricità, preparandomi così allo scontro.

    « Hakuseki stai attento! »


    Almeno due persone salirono le scale, coperte dal fumo, circondandoci. Grazie ad i miei riflessi, potenziati da quell'elettricità che circondava il mio corpo, appena sentii qualcosa sfiorare il mio busto cercai di bloccare le minacce, riducendo al minimo i danni. Il vigliacco che mi attaccò alle spalle mi procurò un bel taglio sul fianco [Ferita Quasi leggera], che avrebbe avuto un'entità sicuramente maggiore se non fosse stato per la protezione offerta dal chakra che mi ricopriva, mentre invece quello che mi accoltellò frontalmente fu meno fortunato: riuscii a schivare maggiormente il suo affondo, subendo meno danni [Ferita Mezza leggera].
    I miei avversari sembravano vederci bene, nonostante il fumo, probabilmente erano dotati di visori oppure di capacità sensoriali sviluppate. Niente che mi spaventava, sia ben chiaro, sapevo esattamente come replicare. Con il braccio sinistro cercai di stringere il braccio avversario, facendo leva sul gomito. Se il mio avversario non avesse ritirato immediatamente l'arto, se lo sarebbe ritrovato stretto fra il mio busto e il mio avambraccio, che spingeva con forza verso l'alto, aiutato da una piccola quantità di chakra [Forza: 450 + 50 = 500; Velocità: 425; rivestire pot. 5]. Se le mie previsione fossero state giuste, sarei riuscito ad infliggerli un bel colpo all'articolazione, neutralizzandogli il gomito. Quindi mi sarei girato di scatto, con il braccio disteso all'altezza del mio sterno: avrei tentato un colpo alla cieca, rivolto all'assalitore che aveva colpito alle spalle [Forza: 450; Velocità: 425; rivestire pot. 5]. Non ero sicuro che sarei riuscito a mandarlo ko con quell'unico colpo, magari aiutato da un colpo di fortuna, ma non era quello il mio scopo.
    Sperando di aver almeno allontanato i miei due avversari, sarei scattato verso la finestra aprendola immediatamente. In quel modo almeno una parte del fumo sarebbe uscita e avrei avuto una veloce via d'uscita. Se infatti avessero provato a far uscire con la forza Hakuseki dalla porta principale, mentre qualcun'altro mi tratteneva, mi sarei potuto buttare, tre metri non erano eccessivi per un ninja bel allenato come me.



    Ferite: 1 Leggera (braccio sx), Quasi Leggera (fianco destro), Mezza Leggera (fianco sinistro).
    Vitalità residua: 13.75/16

    Chakra utilizzato: Basso (attivazione ts), Mezzobasso (potenziamento)
    Chakra residuo = 25,5/30
     
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    [Tatuaggi nella notte]

    Il tafferuglio nel fumo fu abbastanza semplice da sistemare per il giovane ninja del clan Yotsuki, che bloccò l'arto dell'attaccante che lo aveva appena ferito in una stretta letale, dislocando facilmente l'articolazione con la sua forza superiore, anche se il secondo attacco andò a vuoto, forse perchè il suo bersaglio si era rapidamente allontanato fuori portata. In ogni caso non trovò ostacoli fino alla finestra e riuscì a guadagnare l'uscita proprio mentre uno dei teppisti usciva dalla cortina di fumo reggendo il vecchio tatuatore per il collo tramite una specie di garrota, stretta abbastanza per impedire i suoi movimenti ma non tanto da ucciderlo o fargli perdere i sensi. Trovandosi davanti un ostacolo imprevisto, l'aggressore col passamontagna (che non indossava occhiali nè altri mezzi per vedere) scattò in avanti, molto più rapido degli uomini affrontati nella nebbia, cercando un calcio basso verso il ginocchio dello Yotsuki [Velocità Rossa+2 tacche] che si sarebbe poi concatenato a un calcio alto diretto al volto [Velocità Rossa+3 tacche - Forza Rossa+1 tacca]

    Una combinazione particolarmente pericolosa e ben eseguita, che certo sottintendeva una conoscenza delle arti marziali un filo superiore al classico pestaggio da vicolo. Comunque per eseguirla aveva dovuto lasciar andare il vecchio, e successivamente, comunque andasse, avrebbe cercato un attacco un pò strano: un semplice pugno ma con l'intera mano avvolta di uno strano chakra nerastro che si condensava quasi come un liquido in numerose spire. Non si trattava di una tecnica di Oto...almeno non una di quelle che poteva conoscere uno come Daisuke. Un colpo devastante che mirava al cuore con notevole velocità [Velocità Blu] ma che tuttavia non sarebbe mai arrivato a bersaglio! Oh, no, signorino Yotsuki! Il vecchio si frappose infatti all'impatto con le mani intrecciate davanti al volto, incassando il pugno carico di chakra nerastro e finendo a terra perla spinta...ma Daisuke era in salvo!

    Il vecchio, colpito al posto di Daisuke, si sarebbe afferrato la mano mentre l'aggressore arretrava di qualche passo, apparentemente allarmato da quell'interferenza. Sul dorso della mano di Hakuseki c'era una chiazza nera nel punto d'impatto, anche se lui non sembrava averla notata. Maledizione, via da qui! I teppisti al piano di sopra saltarono poi a loro volta sul vicolo, uno dei due aveva un braccio piegato in maniera innaturale e nessuno dei due portava alcun genere di meccanismo per vedere attraverso il fumo. Ad ogni modo, obbedendo all'ordine del teppista che aveva apena ferito in vecchio si dileguarono nella notte, dissolvendosi in quei vicoli di cui erano padroni e lasciando i due aggrediti a leccarsi le ferite.

    Oh, non avrei mai, MAI dovuto parlargli dell'esistenza del Jigoku... Il vecchio sembrava in preda al panico, con la testa fra le braccia, e pochi istanti dopo cominciò a tremare visibilmente mentre una macchia nera sul dorso della mano iniziava ad espandersi fino a disegnare il tatuaggio di un serpente che stritolava le carni con le sue spire d'inchiostro. Cosa...no, non è possibile che...ne aveva già uno? Ma non...AAAAAAAAHHHHHHHH!!!!! Un urlo terrificante avrebbe squarciato la notte mentre il serpente si espandeva sempre di più fino ad avvolgere l'intera mano, guadagnando rapidamente il polso e pochi istanti dopo passando al braccio. Le urla aumentarono di volume, mentre dietro a qualche finestra si accendevano luci indiscrete.

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    Hakuseki avrebbe cercato di attirare l'attenzione dello Yotsuki, intimandogli di andarsene Signorino...dovete scappare...non..non portatemi all'ospedale...per fermarlo serve un....tatuaggio che lo blocchi... Faceva fatica a respirare mentre il disegno del serpente andava espandendosi sempre di più sulla sua pelle. Quel Ledah...dovrebbe riuscirci...forse...portatelo qui....forse lui può....AAAAAAAHHHHHH!!!!...non c'è molto tempo! Stordito e poco in contatto a causa dell'atroce dolore, Hakuseku sarebbe scivolato rapidamente in uno stato tra il coma e la veglia, tormentato dal terribile tatuaggio che lo stava uccidendo. Ma cosa poteva fare Daisuke? Andare a cercare un tizio di nome Ledah in tutta Oto, convincerlo e poi portarlo dal vecchio...il tutto in una manciata di minuti? Una simile impresa era priva di qualunque possibilità di riuscita.

    Le alternative però erano altrettanto impraticabili: lasciar morire il vecchio tatuatore in preda a quel mostruoso supplizio....o cercare con le sue acerbe capacità di bloccare l'avanzata di quel disegno assassino dentro la pelle. Ma quale simbolo poteva fermare un serpente omicida? Col vecchio fuori gioco come poteva sapere cosa fare? Avrebbe forse dovuto affidarsi alla fortuna e spremere fino in fondo quel talento che gli si attribuiva? Una prima pelle su cui agire, con una fretta del diavolo e senza sapere cosa tracciare. Non si trattava della più rosea delle aspettative.

    Ma ancora una volta: che altre possibilità aveva?
     
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  10. ~ Marcø
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    Il Serpente Maledetto







    Lo sfortunato ragazzo che mi aveva attaccato frontalmente subì in pieno la mia controffensiva, ritrovandosi con un braccio inutilizzabile e probabilmente un bello shock psicologico, mentre l'altro assalitore fu più fortunato, scansando in qualche modo il colpo. Poco male, avevo il mio momento di pausa per fuggire dalla finestra e bloccare il passaggio ad un terzo uomo mascherato che stava trascinando via il mio sensei. Era un laccio quello intorno al collo del Mozumi?
    Appena mi vide lasciò andare il tatuatore, caricandomi immediatamente. Ma a quella sottospecie di teppistelli da due soldi piaceva venire malmenati più e più volte? Con attacchi di quel livello si sarebbero solo fatti del male. Grazie alla mia difesa perfetta, sì, la mia armatura elettrica, avevo guadagnato riflessi sovrannaturali per un ninja del mio livello [Mantenimento Innata, bassissimo; Riflessi: 400 + 25 (Rivestire) + 25 (Sinapsi del Fulmine) = 450]. Senza contare che, se in qualche modo fosse riuscito a colpirmi, avrebbe vinto una bella scossa elettrica. Era proprio masochista.
    Iniziò con un calcio sinistro circolare, all'altezza del ginocchio, tipico del Muay Thai. Pensava di saperne qualcosa di arti marziali? Pensava di saperne più di me? Secondo lo stesso stile di lotta, ruotai la gamba, alzandola leggermente. Invece del mio ginocchio colpì la mia tibia, procurandomi poco più di un piccolo livido [Ferita Mezza Leggera, Rivestire (protezione) 10] e vincendo invece una bella dose di elettricità, che non sembrò spaventarlo. Infatti, cercò di colpirmi, più rapidamente di prima, al viso con la stessa gamba. No, questo colpo era meglio non prenderlo. Alzai immediatamente il braccio, attutendo la botta [Ferita Mezza Leggera]. Sembrava essere più esperto dei suoi compagni, ma dubitavo che sarebbe durato tanto. Finchè non tirò fuori un asso dalla manica, avvolgendo il pugno in un'aura strana. Non potevo lasciarmi colpire, era un colpo dalle potenzialità sconosciute e mirava dritto al mio cuore. Era fottutamente veloce, ma forse potevo scansarlo.
    Iniziai a spostarmi, mentre riaffiorava un flashack: io che mi frapponevo fra il primo teppistello che avevo incontrato ed Hakuseki, proteggendolo. Le situazione adesso era invertita: colsi con la coda dell'occhio il tatuatore che si spostava, per parare quello strano colpo. Cadde, dopo essere riuscito a proteggermi. Stavo per avventarmi sull'aggressore, quando questo indietreggiò per poi dileguarsi insieme ai suoi due compagni. Solo in quel momento notai che nessuno di loro sembrava essere dotato di un qualche visore speciale. Semplice abilità?
    Lasciai che scappassero, fiondandomi verso il mio maestro, che sembrava ferito. Recisi il flusso di chakra elettrico giusto un attimo prima di toccare il Mozumi: sembrava essere in crisi, nominò prima il Jigoku, quindi iniziò a urlare per il dolore. Solo in quel momento notai i risultati dell'attacco del ragazzo mascherato: sulla mano tremante del tatuatore era apparso un disegno a forma di serpente che strisciava rapidamente intorno all'intera mano. Che fossero quelli gli effetti del famoso Jigoku? Un inchiostro maledetto?
    Il mio primo istinto fu quello di estrarre un coltello da combattimento e tagliare l'arto dal gomito in giù, visto che il serpente stava conquistando terreno velocemente, aggredendo il polso. No, quell'uomo non avrebbe mai potuto accettare l'idea di aver perso una mano, era grazie a quella che aveva creato le sue migliori opere d'arte, doveva esserci un altro modo.

    « Hakuseki, ti prego, dimmi come aiutarti! »


    Stavo avvicinandomi, per toccarlo sulla spalla, quando mi disse di scappare via, e chiamare quel Ledah, il tatuatore. No, il serpente si muoveva troppo rapidamente, non potevo permettergli di superare la spalla. Non c'era tempo, quindi feci la cosa più istintiva. Se c'era bisogno di un tatuaggio per bloccare quel disegno, ci avrei pensato io. Caricai in spalla l'anziano signore, incurante di ogni sua forma di protesta. Corsi fino al secondo piano dell'immobile, posandolo sul suo letto. Afferrai velocemente l'inchiostro, l'ago e il pennello, dopo aver spostato la sedia. Avevo bisogno di consigli, ma l'unica persona capace di aiutarmi era appena scivolata in un sonno comatoso, tormentato dal dolore. Era ora di iniziare, lasciando che fosse la mia mano a prendere le decisioni.
    Intinsi il pennello nell'inchiostro, lo avvicinai alla pelle e feci un respiro profondo. Infilzai l'ago per la prima volta nella carne di un uomo, capendo quanto buono era stato il lavoro dei creatori dei rotoli con cui mi ero allenato. Grazie a loro, e ad Hakuseki, adesso godevo di una buona preparazione. Avevo cominciato appena sopra il gomito: il serpente era ancora piuttosto distante, ma avevo bisogno di guadagnare tempo, quindi avrei disegnato subito qualcosa nella speranza che lo rallentasse. Trasformai il punto in una linea, che avrebbe poi circondato l'intero braccio. Mi resi conto che la vera difficoltà di quel tatuaggio stava nella differenza della forma della zona da tatuare: disegnare in piano era semplice, su un braccio il tutto si complicava. A volte dovevo fermarmi, spostare il braccio di Hakuseki, e ricominciare. Il tempo era contro di me e mi resi conto di quanto stessi soffrendo quella condizione: il tatuaggio non era omogeneo quanto gli ultimi che ero riuscito a disegnare, né altrettanto perfetto. Fui costretto a ripassare in alcuni punti, per rendere equa la tonalità, ma riuscii a completare la circonferenza prima che il serpente arrivasse al gomito. Un tatuaggio quasi privo di fantasia: una semplice linea nera larga circa mezzo centimetro che circondava tutto il braccio. Serviva solo come prima barriera, avrei iniziato a fare sul serio in quel momento.
    Avevo in mente di tentare con un motivo simile al rovo che avevo disegnato precedentemente, solo con qualche miglioria data dalla piccola esperienza che mi ero fatto. Lasciai un po' di spazio dalla prima linea che avevo disegnato, per cominciare con una nuova serie di punture. Avrei quindi disegnato una linea curva, raffinata, che si intrecciava più e più volte, dalla quale partivano delle spine uncinate. Spostai il braccio più volte, stando attento ad evitare il serpente che saliva inesorabilmente sempre più su. Mi inquietava, ma cercavo di mantenere al massimo la concentrazione, non potevo permettermi errori, non sapevo neanche se sarebbe bastato quel tatuaggio a fermare la minaccia. Mi assicurai che non ci fosse nemmeno una fessura, doveva essere qualcosa di perfetto. Avrei steso il colore in modo molto omogeneo, concludendo anche questa seconda barriera.
    Ma non mi sarei fermato. Continuai con un motivo geometrico, dei triangoli incastrati l'uno con l'altro, come a formare una catena. Era una delle figure più facili da disegnare, per questo la scelsi. Circondai per la terza volta l'intero braccio, con quest'ultimo strato di inchiostro. Quindi posai ago e pennello, impugnando invece un coltello da combattimento. Ero pronto ad una soluzione estrema, se quelle non avessero funzionato. Perchè doveva toccare ad Hakuseki? Perchè proprio a lui che sembrava essere l'unico a conoscere il metodo per bloccare quella strana arma? Poteva lasciarmi colpire, e quindi salvarmi. O forse colpendomi al cuore sarebbero riusciti ad uccidermi immediatamente?
    Il vecchio tatuatore mi aveva salvato la vita, ora toccava a me salvare la sua.



    Ferite: 1 Leggera (braccio sx), Quasi Leggera (fianco destro), Mezza Leggera (fianco sinistro), Mezza Leggera (gamba dx), Mezza Leggera (braccio dx)
    Vitalità residua: 12.75/16

    Chakra utilizzato: Bassissimo (mantenimento ts)
    Chakra residuo = 25,25/30
     
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    È colpa tua. Ratty

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    [L'Arte del Tatuaggio e i segreti del Jigoku]

    Man mano che Daisuke lavorava freneticamente sul suo sensei il serpente non smetteva di crescere e risalire, riempiendo la pelle della sua vittima con le sue infinite spire, superando il polso e facendosi lentamente strada fino all'avambraccio. In qualche modo sembrò che la semplice linea circolare, una volta raggiunta, fosse stata sufficiente per fermarlo, tanto che l'animale battè il muso sull'inchiostro risultando palesemente sorpreso dall'ostacolo...ma tuttavia riuscì a infoltire ancora di piùù le sue spire, fino a forzare e superare il blocco, inglobandolo come se non fosse mai esistito ed avanzando ancora più in fretta per avventarsi sui rovi nell'istante esatto in cui venivano completati!

    All'impatto la creatura sanguinò realmente, gettando lunghe stille di sangue nero lungo tutta la sua estensione, prima di ritrarsi per il dolore. La catena aggiunse resistenza a quel blocco ma risultò poi inutile: il serpente aveva troppa paura del dolore per superare quell'impareggiabile ostavolo spinoso, anche se magari era solo una questione di tempo. Si erano fatte le due inoltrate quando ecco che il vecchio tatuatore aprì gli occhi, solo per realizzare la situazione. Questo...il Jigoku è... guardò attentamente i rovi che proteggevano il suo corpo dal serpente, poggiandovi sopra due dita tremanti. Lo avete bloccato voi, signorino Yotsuki? Voi... i suoi occhi si riempirono di lacrime. Siete uno sciocco, signorino Yotsuki...per questo povero vecchio avete... Il Jigoku è pericoloso, poteva farvi del male! Dovevate fuggire come vi avevo detto...voi...grazie...grazie mille... e giù di lacrime silenziose e di mani tremanti.

    Ma guardatemi...guardatemi...un povero vecchio che piange. Che vergogna, che vergogna mostrarmi così davanti a voi. Sembrava che il dolore fosse scomparso del tutto. Fermare un Jigoku usando dell'inchiostro normale significa aver creato un'immagine praticamente perfetta. Siete un allievo migliore di quanto non potessi mai sperare... sussurrò, ancora debole, mentre si asciugava le lacrime. Ora che è stato bloccato posso eliminarlo, anche se ci vorrà qualche giorno, ma voi non potete immaginare quanto vi sia debitore, signorino Yotsuki... Lo guardò, abbassando poi lo sguardo sulle mani tremanti. Anche se...anche se penso che il minimo sia darvi una spiegazione.

    Questi rischi...questi attacchi sono tutta colpa mia
    Spiegò Ho commesso un grave errore con un mio allievo di nome Daigoro...era un bravo ragazzo e mi aiutava in bottega nonostante gli affari fossero decisamente scarsi...ma imparava con passione ed interesse. Poi iniziò a frequentare delle brutte compagnie...e ben presto iniziai a vedere tatuaggi simili al mio stile su quei delinquenti del quartiere dei piaceri. Lui disse che erano suoi amici, che ora era nel gruppo e stava diventando importante: lo chiamavano Mani d'Oro e.... beh, non ha senso raccontarvi tutto quello che accadde. Diciamo che ho contratto un debito e che poi lo ho estinto, non senza sacrifici...che ho fatto anche un tatuaggio al figlio del capo delle Asce per tenerli buoni ma non gli è piaciuto...e ho rotto ogni rapporto con Mani d'Oro...ma ormai era venuto a sapere dell'esistenza dei Jigoku e lo desiderava. Tutto è degenerato fino a quello che avete visto oggi.

    Sembra folle che ci siano attacchi del genere per dei tatuaggi e degli inchiostri...ma in realtà l'Arte dei Tatuaggi di Oto è tutto tranne che una semplice forma d'arte. In essa c'è filosofia, creatività, arte, certamente....ma c'è anche un grande potere. Molti jutsu possono essere trascritti in forma di tatuaggio. Il metodo più semplice è ovviamente quello di tracciare un Fuuinjutsu. I più abili esperti nei Fuuinjutsu poi, possono riuscire persino a trasformare i Ninjutsu in simboli e puoi ben immaginare quale vantaggio possa fornire avere la capacità di generare un drago elettrico da un simbolo sulla schiena. Ma non parliamo di queste forme avanzate e concentriamoci sui Fuuinjutsu. Un abile tatuatore può creare disegni e motivi capaci di replicare i rotoli da richiamo, stipando quindi le armi al suo interno...ma può anche utilizzare veri fuuinjutsu, usando sè stesso come una tavolozza perenne. Basta usare il chakra e il fuuinjutsu si attiva, senza mai cancellarsi. Per ottenere questi risultati servono esercizio, dedizione, precisione e soprattutto inchiostri speciali, in cui siano state inserite grandi quantità di chakra.

    Ci sono diversi metodi per imprimere chakra negli inchiostri, e si possono ottenere effetti diversi a seconda di quello che viene utilizzato. Un metodo abbastanza comune è un impasto diretto, usando un pezzo di metallo conduttore del chakra immerso nell'inchiostro. Ci vuole una continua e costante immissione di energia per circa due ore per impregnare l'inchiostro, e poi si hanno circa sei ore per tracciare il tatuaggio prima che essa scompaia. Un secondo metodo consiste nell'usare dei cristalli...molto rari a dire il vero, ma nel Bosco dei Sussurri li si può trovare, capaci di immagazzinare chakra. Poi li si riduce in polvere e li si mescola all'inchiostro che diviene un pò più denso, lasciando un colore più deciso e che richiede più precisione per ottenere buone immagini. Un terzo metodo, meno comune ma molto efficace, consiste nell'inserire nell'inchiostro una parte del corpo di un essere vivente, dopo averci impastato grandi quantità di chakra. C'è chi usa i capelli...chi usa il sudore o le lacrime...e chi usa il sangue. Bastano poche gocce in genere e si ottiene un inchiostro molto potente, ma anche estremamente irregolare, che richiede una grande manualità per ottenere gli effetti desiderati. Questi tre tipi di inchiostri vengono comunemente chiamati Hitashi
    (Imbevuto) Kessho (Cristallo) e Gisei (Sacrificio).

    Non è il caso di approfondire adesso le diverse proprietà, ma come concluderai la tua formazione per le figure di base passeremo all'uso del più semplice dei tre: Hitashi, che non ha caratteristiche particolari a arte la sua eccezionale stabilità e facilità di utilizzo.[/color] Il vecchio accarezzò la mano in cui il serpente sembrava essersi calmato, poi dopo un lungo secondo fece un sospiro, portando uno sguardo amareggiato sull'allievo. E poi c'è il Jigoku (Inferno). L'inchiostro proibito, che richiede atti terribili per essere prodotto...ma che al contempo ha dei poteri immensamente superiori al già potente Gisei. Poche persone ricordano ancora i metodi per fabbricare un inchiostro Jigoku, e nessuna di esse, per quanto ne so, ha la minima intenzione di crearne uno nuovo. Questo significa che ci sono solo sette boccette rimaste...anzi, sei dato che uno di essi è stato usato a quanto pare. Deglutì, cercando le parole per proseguire. Per creare un Jigoku bisogna compiere un sacrificio umano....riempire il suo corpo di inchiostro avvelenato e, una volta che la vittima perde i sensi, gli si devono tagliare le vene e raccogliere tutto il sangue. Ci sono molti elementi preparatori che non conosco, ma il senso è che una volta preso il sangue misto a inchiostro lo si fa riposare e concentrare secondo un rituale particolare. Un nuovo tentennamento. Poi....poi volendo lo si può nuovamente iniettare in un secondo sacrificio umano, per migliorare il grado di purezza...ci sono alcuni Jigoku minori, impuri, che circolano ma non hanno un potere così elevato da costituire un vero pericolo. Ma negli anni sette Jigoku sono stati tenuti in particolare attenzione per il loro grande livello di purezza...pare che ognuno di essi sia stato purificato almeno cento volte. Vengono chiamati Shichikessaku (Sette Capolavori).

    Il problema è che non è possibile distruggere il Jigoku. Fuoco, chakra, acidi, niente lo può intaccare. E se lo usi su qualcuno...se crei un tatuaggio col Jigoku, allora alla morte del portatore esso si fonderà col suo sangue, preservando il corpo fino a che non verrà estratto completamente, pronto per essere riutilizzato. Io sono venuto in possesso di uno dei Sette Capolavori molto tempo fa...mi fu affidato da vostro padre, signorino Yotsuki, ma non so come lo ottenne. Nello specifico, io porto con me il Jigoku no Hana...mentre questo. Indicò il braccio. E' certamente opera di Jigoku no Orochi...non è che una goccia eppure come avete visto mi ha quasi ucciso. Guardò Daisuke. Ma ora basta...il vostro addestramento deve continuare, e non dovete farvi distrarre dalle favole o da quei teppisti. Sicuramente penseranno che il tatuaggio mi abbia ucciso, quindi potrebbero tornare a cercare il mio Jigoku...dobbiamo andare via da qui per ora, l'inchiostro è al sicuro e conosco un posto dove potremmo stare. Si alzò un pò a fatica, guardandosi intorno con aria triste. Questo posto verrà probabilmente distrutto, ma non importa, sono solo cose.

    Salvo improvvisi cambiamenti di piani, il vecchio avrebbe preso alcune cose dal piano di sopra: perlopiù i suoi strumenti, gli inchiostri e alcuni libri e rotoli, quindi avrebbe guidato Daisuke lungo le vie di Oto nella notte, ben avvolto in una pesante coperta di lana per contrastare il freddo. Arrivarono nella zona vicino al quartiere Yakushi, nello specifico in un palazzone dall'aria poco curata che aveva un ingresso per la cantina e un ingresso tramite scala antincendio per il primo piano, ma apparentemente non era possibile raggiungere il piano terra. Dalle finestrelle a livello strada che si affacciavano sulla cantina giungeva una luce soffusa unita a strani odori, unita ogni tanto a una piccola esplosione seguita da qualche impropero. Sembra che il giovanotto della cantina sia impegnato stanotte, ma non dovrebbe disturbarci: gli ho affittato la cantina senza fare domande e lui non ne fa a me. E con lui al lavoro non credo che qualcuno ci verrà a disturbare, anche se ci avessero seguito o se scoprissero che questo palazzo mi appartiene. Dopotutto non credo che qualcuno delle Asce oserebbe mai fare guai vicino al palazzo Yakushi...e soprattutto in una casa dove l'Amministratore di Oto sta facendo esplosioni e strani odori. Il vecchietto avrebbe sogghignato, raggiungendo il primo piano di quel rudere (non lo si poteva chiamare in altro modo) per poi entrare in una stanza che decisamente meritava una buona spolverata.

    Un tempo era un appartamento e poi un magazzino, poi non ho più avuto motivo di usarlo e quindi è rimasto un pò abbandonato...ma abbiamo due letti, un armadio, un tavolo, un lettino da tatuaggi e qualche cassa da usare come scaffale. Riposate ora signorino Yotsuki. Domattina continueremo fino a concludere tutti i motivi elementali. Quindi vorrei che iniziaste a usare Hitashi con uno dei Fuuinjutsu più semplici: il Simbolo del Fisico. Se non lo conoscete vedrò di insegnarvelo prima: non ha senso tracciare un fuuinjutsu su una persona che non lo sa usare, ma io penso che anche il tatuatore debba saper usare quello che va a creare.

    Dopo quella lunga notte sarebbe stato il momento di dormire, magari di metabolizzare la mole di informazioni, e poi dal mattino all'alba sarebbe cominciato lo studio dei motivi dell'aria, della terra e dell'acqua, con una breve pausa per spiegare il funzionamento del Simbolo del Fisico, se necessario.
     
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  12. ~ Marcø
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    Spiegazioni







    Per fortuna non mi ero limitato a disegnare quel semplice anello di inchiostro, che servì solo a darmi quel poco tempo di cui avevo bisogno per completare il rovo. Infatti, il serpente, dopo essersi ingrossato sempre di più e aver ricoperto tutto l'avambraccio, sfondò quella leggera barriera con facilità, fermandosi solo davanti alla linea spinata. Dopo aver completato anche il terzo livello di protezione, notai come il serpente avesse deciso, almeno momentaneamente, di fermarsi, ferito e sanguinante. Era vivo. Non avevo mai visto niente del genere, ma ricordai qualcosa delle vecchie leggende che conoscevo. Se esistevano tatuaggi che potevano aiutare un ninja in combattimento, avrei dovuto immaginare l'esistenza di tatuaggi dannosi per gli umani.
    Non feci in tempo a tirare un respiro di sollievo, che vidi aprire Hakuseki aprire gli occhi.

    « Hakuseki! Come stai? »


    Anche se non mi rispose direttamente, capii che stava molto meglio: era commosso, sembrava quasi felice, e si muoveva senza problemi. Osservò il nuovo tatuaggio che aveva sul braccio, rendendosi conto che era una mia opera. Mi ringraziò e vidi un tipo di sincerità nei suoi occhi che raramente mi era stata riservata. Si permise quindi qualche lacrima di commozione, prima di riprendersi e iniziare a spiegarmi un po' di cose. Ovviamente, la creatura che avevo confinato, era composta da Jigoku, l'inchiostro maledetto e per fermarlo con del normale inchiostro era necessario un disegno tracciato perfettamente. Inoltre capii finalmente chi era il famigerato Mani d'Oro: un ex allievo del mio maestro, abbastanza dotato, un tale di nome Daigoro, che si era legato ad una banda di teppistelli, diventando il loro tatuatore. Sfortunatamente, Mani d'Oro era venuto a sapere dell'esistenza del Jigoku, e la situazione era diventata quella che avevo visto fino a quel momento.
    Iniziò quindi a spiegarmi perchè da cosa dipendeva l'importanza di quell'inchiostro, fornendomi alcune nozioni che già conoscevo e altre che mai avevo sentito. Tramite il disegno di fuuinjutsu sul corpo di un ninja si poteva incrementare notevolmente la sua potenza, dandogli la possibilità di utilizzare complessi ninjutsu senza i preparativi solitamente necessari. Oppure la possibilità di riutilizzare un sigillo tatuato sul corpo infinite volte, senza bisogno di disegnarlo ad ogni utilizzo. E ancora, disegnare sigilli di richiamo sulla pelle invece che su un rotolo! I materiali necessari erano, riassumendo, un bravo tatuatore e un buon inchiostro. Ma come si poteva creare questo inchiostro chakrico? Non ci fu bisogno di interrompere, la risposta arrivò immediatamente da sola. Se la cavava bene anche con le parole, non solo con le mani.
    C'erano più modi di mescolare il chakra all'inchiostro, che davano vita a colori dalle diverse potenzialità. Il primo metodo, chiamato Hitashi, consisteva nell'impastare continuamente chakra direttamente nell'inchiostro, grazie ad un materiale conduttore per un determinato periodo di tempo. L'inchiostro ottenuto avrebbe permesso di effettuare il disegno entro circa sei ore, prima di diventare inefficace. Il secondo metodo, Kessho, cioè cristallo, richiedeva l'uso di speciali minerali rintracciabili nel Bosco dei Sussurri, nei quali immagazzinare chakra. Quindi andavano sbriciolati e mescolati alla tinta, rendendola densa e richiedendo una maggiore precisione per essere utilizzata. L'ultimo metodo ordinario era il Gitei, di cui già il nome era un programma. Per comporre questo tipo di inchiostro era necessario, appunto, utilizzare qualcosa proveniente dal corpo di un essere vivente, come capelli o sangue, dopo averli imbevuti di chakra. Era il più potente fra questi metodi, ma ci voleva molta abilità per padroneggiare l'uso di questo speciale inchiostro. Dopo aver concluso l'apprendistato sul normale inchiostro, saremmo passati all'Hitashi, il più facile da utilizzare e, probabilmente, da creare.
    Finalmente, si prese una piccola pausa, per riprendere fiato. Notai come il suo sguardo cadde alla figura disegnata sul braccio: il quarto tipo di inchiostro. Il Jigoku, l'inchiostro maledetto che si era guadagnato il nome di "Inferno", era il più potente colore che un tatuatore potesse usare. Ma per avere questa potenza, necessitava di atti crudeli per essere creato. Fortunatamente, non vi erano più di sei boccette di quest'inchiostro così pericoloso, visto che la settima era appena stata usata. Vi era un particolare rituale per creare il più pericoloso degli inchiostri: consisteva nell'usare il corpo di un essere umano come circuito di raffinamento del liquido, anche più volte, migliorando la purezza della tinta. La storia ci raccontava che vi erano sette capolavori, sette boccette di Jingoku che si diceva essere state purificate cento volte. Sicuramente, era necessario uno spirito d'acciaio per creare un inchiostro così "puro", oppure una mente completamente priva di qualsiasi tipo di moralità.
    Una delle caratteristiche di quest'inchiostro era la sua pericolosità: bastava una goccia per uccidere una persona. Non potei che fissare il serpente disegnato sul braccio del Mozumi: quell'inchiostro era indistruttibile, ma ero riuscito a fermarlo. Un altro elemento particolare era la sua longevità: un corpo tatuato con questo inchiostro si sarebbe conservato dopo la morte, per permettere all'inchiostro ci continuare la sua esistenza. Questo voleva dire che dal braccio di Hakuseki avremmo potuto ricavare del Jigoku? In ogni caso, Hakuseki aveva già del Jigoku da parte, era per quello che erano venuti a cercarlo, no? La sua boccetta era quella del Jigoku no Hana, fornitagli tempo prima da mio padre. Probabilmente voleva che arrivasse a me, prima o poi, ma non l'avrei mai reclamata di diritto.
    Infine, il saggio tatuatore si alzò, dimostrando di essere ancora in forma. Ci saremmo spostati in un luogo più sicuro, dicendo addio a quell'immobile che, probabilmente, sarebbe stato distrutto. Il nostro piccolo viaggio, durante il quale aiutai Hakuseki a trasportare il materiale, si concluse dalle parti del quartiere Yakushi, davanti ad un edificio piuttosto particolare. Sembrava non esserci accesso al piano terra, ma solo a cantina e primo piano. Diciamo che non era il massimo della discrezione, secondo i miei parametri, ma se il Mozumi diceva che il posto era sicuro, mi sarei fidato. Le luci accese e i rumori che sentii provenire dalla cantina mi fecero capire che doveva già esserci qualcuno. Quando osservai il mio maestro con sguardo interrogativo mi rispose che il giovanotto a cui aveva affittato la cantina doveva trovarsi al lavoro. Fra parentesi, il "giovanotto" sembrava essere l'attuale amministratore di Oto, o così capii. Decisamente, quel posto era sicuro.
    Salimmo direttamente al primo piano, senza andare a disturbare l'inquilino al lavoro.

    « Hakuseki, perchè non hai vissuto qui, invece che nella tua vecchia casa? »


    Il dubbio mi sembrava abbastanza legittimo: entrambi gli edifici erano piuttosto mal messi, ma almeno questo sembrava vere una parvenza di vivibilità. Mi rispose che inizialmente era nato come appartamento, ma in seguito venne trasformato in magazzino, per questo probabilmente divenne inutilizzato, finendo poi per rimanere abbandonato. Dunque, venne il momento di riposarsi, finalmente. Tra una cosa e l'altra, ad occhio e croce, dovevano essersi fatte le tre: finalmente un po' di meritato riposo. Fino alla mattina dopo, durante la quale saremmo andati avanti con la mia formazione sui motivi elementali prima di arrivare infine ai primi fuuinjutsu con l'inchiostro Hitashi. Avrebbe dovuto insegnarmi il simbolo di cui parlava, perchè non lo conoscevo, ma ero sicuro di poterlo apprendere velocemente.

    « Va bene, allora buonanotte Hakuseki, domattina lavoreremo sodo. »


    Avevo voglia di imparare, ogni sviluppo mi attirava sempre più. Però, avrei pazientato fino all'alba seguente, il sonno iniziava a farsi sentire. Mi sdraiai, scivolando lentamente in un sonno tranquillo.

    [...]

    Eccomi nuovamente con gli attrezzi in mano, davanti ai rotoli d'esercizio. Dopo un piccolo ripasso sul motivo elettrico, passai a quello del fuoco: non era il mio forte, ma riuscii a cavarmela egregiamente. Iniziai copiando il modello fornitomi dal maestro, fino a memorizzalo così bene da riuscire a riprodurlo senza dover guardare ogni volta. Riusci a immaginare come sarebbe continuato il tratto: in fondo, niente era casuale, c'era un disegno, delle forme e delle proporzioni da rispettare. Il motivo era formato principalmente da numerose linee curve che partivano da un punto centrale formando le lingue appuntite. Tante piccole fiammelle.
    Hakuseki sembrò soddisfatto e mi sottopose un nuovo elemento: l'aria. Vortici, avvolti l'uno dentro l'altro, che al contempo si respingevano, trasformandosi in complicate spirali. Anche la quantità d'inchiostro che inserivo era minore: i tratti erano più sottili e raffinati, come se il disegno stesse per sollevarsi dal rotolo e volare via, sparendo in mezzo alle correnti d'aria. Non era importante solo ciò che volevo rappresentare, ma anche come lo rappresentavo. Probabilmente, il tatuatore voleva che capissi anche concetti come questo, oltre che imparare i movimenti e i disegni basilari.
    I tratti che componevano il motivo dell'aria cambiavano all'improvviso, come il vento, rendendomi più complicata l'interpretazione dello schema che stava alla base del tatuaggio. Ci volle più esercizio rispetto al motivo del fuoco, ma fu un lavoro soddisfacente. Ci avevo preso la mano ormai, anche se copiare disegni già esistenti non è che mi entusiasmasse davvero. Peccato che fossi a metà del mio lavoro: superata l'aria, sarebbero mancati terra e acqua.
    Finito l'elemento a me più avverso, tutti conoscevano le difficoltà che noi Yotsuki avevamo con l'elemento del vento, toccò a quello che più facilmente potevo superare: la terra. Almeno, secondo il punto di vista dei ninjutsu, i disegni erano tutta un'altra cosa. Anche questo elemento non sembrava proprio il mio forte: così statico, immutabile nel tempo, completamente diverso dalle forme che la mia mano disegnava meglio, forse perchè percorsa da chakra elettrico. Chissà se era possibile che persino le doti artistiche di un individuo fossero influenzate dalla sua impronta, una bella teoria, avrei potuto approfondirla in seguito. Il mio obiettivo, in quel momento, era completare il disegno. Continua a impegnare tutto me stesso nell'apprendimento di quel tipo di tatuaggio, senza quel tassello non avrei potuto raggiungere l'apice, il punto che mi ero prefissato. A differenza dell'aria, le linee della terra erano ben marcate, spesso quasi dritte con angoli ben definiti, da un certo punto di vista esprimevano forza. Erano però completamente estranee al cambiamento e alla reattività, particolari che mi interessavano di più.
    Fui quindi felice di passare all'elemento mutevole per eccellenza: l'acqua. Vi erano diversi punti di somiglianza con il motivo dell'aria, i cambiamenti continui e la raffinatezza del tratto, ma vi erano una rotondità e un'armonia ineguagliabili. Erano ovvie anche le differenze tra il motivo dell'acqua e quello elettrico, che cambiava in modo così improvviso, con angoli quasi più pericolosi della punta di una spada. I risultati che ottenni nel disegnare il motivo dell'acqua furono quasi ottimi, avevo capito facilmente lo schema di base, riuscendo a creare subito delle buone opere.
    Poggiai finalmente l'ago e riposi il pennello di fianco al contenitore di inchiostro, quasi esaurito. Probabilmente lo avrei utilizzato per esercitarmi sul simbolo che aveva nominato la sera precedente e, una volta terminato il normale inchiostro, se fossi stato pronto, saremmo passati ad utilizzare Hitashi. Fremevo dalla voglia di andare avanti. L'unico problema era che non avevo mai sentito parlare di quel fuuinjutsu: il Simbolo del Fisico. Ero sicuro che Hakuseki sarebbe stato più che pronto ad insegnarmi un sigillo utilizzato anche dai ninja. Aveva già dato prova di riuscire ad impastare il chakra, aveva cancellato più e più volte i miei disegni, quindi pensai che avesse ricevuto un addestramento, almeno basilare, sulle arti ninja.

    « Finito. Adesso tocca al Simbolo del Fisico. Puoi insegnarmelo? Non lo conosco, in realtà... »





    Mi sono permesso di aggiungere il motivo a fiamma di cui avevi parlato qualche post fa, mi sembrava giusto allenarsi anche su quello prima di passare ai tatuaggi speciali. Se ho sbagliato pagherò col sangue :pwn:
     
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    È colpa tua. Ratty

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    [Il Simbolo del Fisico e Hitashi]

    Il vecchio aveva osservato con implacabile attenzione l'opera del suo allievo, interrompendo giusto ogni tanto per qualche minima correzione del tratto o per mangiare qualcosa. Alla fine di tutto quell'estenuante lavoro sulle base Daisuke disse che non conosceva il Fuuinjutsu che il vecchio voleva fargli tatuare. Si tratta di un Jutsu estremamente semplice, qualunque studente ppuò apprenderlo quindi non penso impiegherete molto tempo a padroneggiarlo. Come dicevo non è necessario saper usare il jutsu per tatuarlo, ma per sfruttare un tatuaggio si, e avrete la prova dell'efficacia della procedura solo utilizzandolo, signorino Yotsuki. Passò quindi a spiegare la forma esatta del simbolo (non troppo complesso trattandosi di un simbolo con alcuni kanji all'interno e due semplici strutture simili a fulmini che attraversavano la circonferenza). Si può utilizzare anche il motivo del Fuoco o dell'Acqua, l'effetto è sostanzialmente invariato, ma mi è parso di capire che aveste una particolare affinità per il motivo elettrico, come vostro padre. Gli mostrò come andava tracciato sulla pelle con inchiostri speciali, e come il chakra dovesse essere impastato nel centro esatto, per poi incanalarlo tramite i motivi che attraversavano la circonferenza, così da distribuire le capacità di rafforzamento. Non ci sarebbe voluto granchè per imparare a usarlo come si doveva.

    A quel punto sarebbe stato il momento di passare allo sviluppo del più semplice tra gli inchiostri speciali: Hitashi. Un inchiostro irrorato di chakra, che si mantiene pronto all'uso per qualche ora e poi torna ad essere normale. Semplice da preparare, ma anche privo di particolarità.
    Creare un Hitashi non è particolarmente difficile...semplicemente è una procedura che richiede parecchio tempo. Basta del normale inchiostro in cui va inserita una strisciolina di carta reattiva al chakra. Inoltre si deve usare un contenitore speciale in legno capace di condurre il chakra e concentrarlo all'interno. Penso che quasi ogni ninja artigiano possa produrne una con relativa facilità, ma intanto potete prendere pure uno dei miei, signorino Yotsuki. Si avvicinò a uno dei mobili, tirando fuori un cilindro di bambù e porgendolo a Daisuke con le mani tremanti. Ci ho già messo dell'inchiostro con la striscia dentro.

    ink2

    Dovrete mantenere il contatto con l'inchiostro per almeno quattro ore, caricandolo continuamente di chakra. Questo significa che non potrete utilizzare chakra in nessun altro modo, o rischiate di mandare a monte l'intero procedimento. Suggerisco di uscire e fare una passeggiata: stare fermi immobili funziona comunque ma rende l'inchiostro più denso e di minore qualità, mentre imprimergli le diverse sensazioni delle attività quotidiane migliora la qualità. Quanto più un evento vissuto è intenso o straordinario, tanto maggiore sarà la qualità dell'Hitashi che assorbe chakra. Scadute le quattro ore torna qui e procederemo alla tatuatura. Non ci sarà bisogno di nient'altro a parte il tempo.

    In giro per Oto in quelle ore sarebbero successe diverse cose, ma le più particolari senza dubbio sarebbero state tre:

    CITAZIONE
    In giro per i vicoli una voce strasciata avrebbe detto parole particolarmente evocative dopo gli eventi di quegli ultimi giorni:

    Stupida oca, dammi i soldi se ci tieni alle gambe di tuo figlio! Lo stesso teppista dai capelli rossi che aveva aggredito Hakuseki ed era stato sonoramente pestato e messo in fuga da Daisuke stava cercando di intimorire una commerciante, stavolta armato di manganello. La Donna minacciata poteva avere una quarantina d'anni e stringeva un bambino che non poteva avere più di sei anni. Se era un ninja, certamente non poteva essere più che uno studente. Perfavore, lasciaci in pace. Non ho i soldi per pagarti...se mio marito fosse vivo..

    Non mi interessa se quello sfigato di tuo marito si è fatto ammazzare contro Kumo e ti ha lasciata da sola. Se fosse stato sveglio ti avrebbe dovuto tagliare la gola prima di partire, tanto doveva essere un perdente! Mio padre non è un perdente! Reagì il bambino, mosso da un impeto di coraggio che venne presto spezzato da un singolo calcio che lo mandò gambe all'aria, con un piccolo urlo della madre che corse ad abbracciarlo mentre piangeva. Ti prego...non ho i soldi...torna domani..

    Domani potrei chiedere molto di più, ti conviene pagare ora, stupida oca! E poi un sorriso sghembo. A meno che tu non voglia pagare in qualche altro modo. Non sei poi così vecchia... E sul volto di lei passò un'espressione terrorizzata.

    CITAZIONE
    Non lontano dalle mura del villaggio era in atto un'esercitazione. Probabilmente uno scontro di addestramento tra giovani ninja che si stavano allenando nell'uso del chakra adesivo per correre tra i tetti. Due squadre di tre membri ognuna stavano saltando da un tetto all'altro, bersagliandosi con kunai e shuriken che verosimilmente avevano i bordi non affilati, a giudicare dal volo irregolare. Certo, l'esercizio creava qualche piccolo disagio alla gente per strada che vedeva gli allievi saltare qua e là e inseguirsi usando a volte la folla come schermo od ostacolo, ma niente che potesse impensierire Daisuke.

    Almeno fino a quando uno di quei ninja non gli atterrò davanti: sul braccio aveva tatuato un serpente e teneva un'ascia da lancio legata dietro le reni. Che fosse un caso? Ad ogni modo sarebbe durato un secondo dato che quello sarebbe poi ripartito per i tetti, abbastanza rapido [Rossa] ma soprattutto libero dal vincolo del movimento a due dimensioni. Valeva la pena cercare di stargli dietro? Ma senza impastare chakra sarebbe stato difficile inseguire, magari senza farsi notare, una persona che può correre qua e là per i tetti!

    CITAZIONE
    Poco prima di rientrare una nube di fumo si sarebbe levata dall'edificio che ospitava Hakuseki! Che si trattasse di un incendio? O magari un'esplosione? Affrettandosi a raggiungerlo si sarebbero incontrate diverse persone stese a terra che si reggevano la pancia e vomitavano a più riprese, mentre una nebbiolina verdastra avvolgeva il tutto. I pochi che si reggevano in piedi, una dozzina, stavano minacciando con torce e forconi un tizio proprio accanto alle scale che portavano all'appartamento/studio del vecchio tatuatore.

    Il tizio in questione aveva gli abiti a pezzi e i capelli pieni di polvere e sembrava intento a implorare perdono. No, aspettate, è solo temporaneo! Si è trattato di un semplice malinteso...un piccolo esperimento andato male ma passerà tutto! Aveva un che di patetico, ma a differenza dei suoi aguzzini dalle bocche sporche non sembrava subire minimamente gli effetti di quella nebbiolina. Il guaio era che lo stesso Yotsuki rischiava di essere esposto a quella sostanza...bastava stare a meno di trenta metri e respirare quella roba per venire bombardati da improvvisi e violenti conati!

    Cosa conveniva fare?

    Stranamento però Hakuseki, una volta ragiunto, avrebbe detto di star bene, abituato com'era a odori ben più forti.

    Io possiedo già un simbolo del fisico tatuato sul mio corpo, quindi non potremmo verificare se il tatuaggio ha avuto effetto, signorino Yotsuki, ma potreste usare voi stesso come modello. Spiegò Hakuseki, facendo strada fino al lettino approntato in mezzo alla stanza. A volte tatuare sè stessi può creare delle difficoltà, ma ci sono dei metodi per ovviare, se uno vuole approfondire la cosa: scopra la parte che intende tatuare, signorino Yotsuki, al resto penso io. Infatti, seppur con un certo senso del macabro, riuscì con un tocco di mano a separare la parte di pelle designata e ad appoggiarla sul tavolo da lavoro. Vi sconsiglierei di guardare la parte scoperta, ed eviterei anche di allontanarmi a più di dieci metri da questo lembo di pelle, la mia chirurgia medianica non ha un ampio raggio d'azione. Vi ricordo che anche se separata, formalmente la pelle è ancora attaccata al corpo e proverete ogni sensazione come se agiste direttamente sul corpo.

    La procedura non è molto diversa rispetto alla normale tatuatura, solo che ovviamente non vi è consentito sbagliare questa volta. Inoltre l'ago presenta una sottilissima striscia di metallo conduttore del chakra in cui dovrete impastare ad ogni affondo: solo così il pennino riuscirà a trascinare le energie dell'Hitashi e trasmetterle sotto la pelle. A quel punto non restava che iniziare l'opera e poi testare il tatuaggio, una volta rimessa la "tela" al suo posto.

    CITAZIONE
    Carica Hitashi di chakra. Durante la passeggiata avrai qualche guaio, ma a sta a te decidere come affrontarlo, contando che non puoi usare il chakra. Una volta tornato a casa tatua su di te il Simbolo del Fisico usando la tecnica Hitashi. Fatto questo potrai considerarti un tatuatore degno di questo nome e la giocata, almeno per quanto mi concerne, potrà dirsi completata con il mio post conclusivo :riot:
    Se poi vorrai sfruttare ulteriormente i vari spunti che ho provato a fornirti per giocate o competenze, sei ovviamente liberissimo di farlo, ed anzi mi farebbe piacere partecipare, magari anche come Pg (un tatuaggio fa sempre comodo anche se ne ho già due XD)
     
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  14. ~ Marcø
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    La Prova Finale







    Hakuseki cominciò immediatamente a spiegarmi il Simbolo del Fisico, in modo piuttosto ottimistico: pensava che avrei imparato molto velocemente quel fuuinjutsu utilizzato anche da dei banalissimi studenti. Mi rassicurai, non sembrava niente di complicato, avrei imparato in fretta. L'unico modo per essere sicuri che avrebbe funzionato, sarebbe stato quello di provarlo io stesso, quindi mi conveniva far subito un buon disegno, non sarebbe stato carino sbagliare proprio sulla mia di pelle.
    Il sigillo consisteva in un simbolo, composto in parte da ideogrammi, attraversato da due saette che decoravano la circonferenza. Quello, ovviamente, era un tocco in stile Yotsuki, ma poteva anche essere rappresentato con il motivo del Fuoco o dell'Acqua. Mi mostrò quindi come disegnarlo ed infine irrorarlo di chakra, completando l'opera.
    Iniziai a fare pratica con il disegno, scegliendo ovviamente il motivo del Fulmine. Oltre a risultarmi naturale, lo trovavo appagante: raffigurare quell'elemento a cui ero così legato era come rappresentare la mia stessa vita in qualcosa che sarebbe rimasto per sempre. Un segno indelebile nella storia, cosa potevo volere di più?
    Ovviamente, per far sì che un tatuaggio come quello funzionasse anche come fuuinjutsu, avevo bisogno di tracciarlo con un inchiostro speciale e non con la normale tinta usata dalla maggior parte dei tatuatori. Avevo bisogno di Hitashi, l'inchiostro imbevuto di chakra, ma ancora non sapevo come crearlo. Hakuseki, da buon maestro, fu subito pronto a sopperire a questa mia carenza, cominciando la spiegazione. Le componenti fondamentali erano il tempo e un contenitore in legno conduttore di chakra, che mi avrebbe fornito lui. Una volta posizionato l'inchiostro nel contenitore, insieme ad una striscia di carta reattiva, non avrei dovuto far altro che impastare chakra in esso in modo continuo, per circa quattro ore. Un bel dispendio di energia e anche un momento di vulnerabilità: utilizzare in altro modo l'energia alla base del mondo dei ninja, avrebbe significato mandare a monte tutti gli sforzi fatti in quel momento. Sfortunatamente, era anche importante vivere esperienze significative durante il processo di creazione, in modo da ottenere un inchiostro di buona qualità.
    Dunque, secondo il suggerimento dell'anziano tatuatore, sarei uscito per fare una passeggiata, sicuro che nelle vie otesi avrei trovato qualcosa di straordinario. Si poteva definire "straordinario" ciò che ad Oto era banale? Ricordavo di aver visto un uomo con una gallina al posto della testa correre nel bel mezzo del mercato da piccolo, ma nessuno si stupì troppo: nel villaggio del Suono, quella era l'ordinaria routine.
    Dopo aver guardato l'orologio, salutai Hakuseki suggerendogli di riposarsi, in mia assenza. Ero fuori da quella casa, con il cilindro contenente l'inchiostro legato tramite un laccio alla mano destra e pronto a qualcosa che potesse stupirmi. Decisi si seguire un percorso a spirale che mi avrebbe lentamente portato al centro dal villaggio, se poi avessi avuto ancora tempo mi sarei inventato qualcos'altro, quindi mi incamminai. La temperatura era piacevole, un punto a mio favore. Se avesse fatto freddo quanto la notte passata, difficilmente avrei trovato qualcosa di più emozionante di un po' di brina sull'erba. Mi sfrecciarono accanto dei bambini, rincorrendosi l'un l'altro. Strinsi il cilindro, pronto ad ogni cosa: le baby-gang di Oto potevano essere perfino più pericolose di quegli idioti delle Asce.

    « Attenti, bimbi! »


    Dubitavo che uno scossone al mio cilindro avrebbe avuto un effetto negativo, anzi, forse mescolare un po' l'inchiostro poteva solo migliorare il risultato, ma era meglio non rischiare. Avvicinai a me il cilindretto nel quale continuavo ad impastare chakra, mentre mi resi conto di essere tornato nel quartiere malfamato dove si trovava anche la casetta di Hakuseki. Non passai davanti a quell'edificio, ma riconobbi alcune delle vie ed ebbi la conferma finale quando vidi il ragazzo dai capelli rossi che avevo pestato nell'umile casetta del mio maestro. Non mi avvicinai a lui, non cercavo rogne, ed ero certo che lui avrebbe fatto lo stesso, le aveva già prese una volta. Notai però che impugnava un manganello e che stava parlando ad una donna. L'atteggiamento che stava tenendo, aperta minaccia, era perfetto per condurre un'estorsione e altrettanto perfetto per farmi intendere le sue intenzioni. La lezione che gli avevo dato non era bastata, eh?
    Pensavo di affiancare semplicemente la donna, sarebbe bastato per fargli capire che non era il caso di importunarla, finché non vidi un ragazzino, fino a quel momento coperto alla mia vista dalla prospettiva, apparire fra i due. Il suo atto da piccolo eroe fu interrotto da un violento calcio. La donna si gettò immediatamente sul bambino, urlando che non aveva soldi, mentre cercava di consolare il bambino. Sentii qualcosa crescere dentro e rividi le immagini del ragazzo che minacciava Hakuseki. Quell'idiota non aveva scrupoli, probabilmente pensava che la sua forza bastasse a spadroneggiare dove voleva, in nome della sua banda. Avrei cancellato ogni sua convinzione. Mi trovavo dietro allo stronzetto ed elaborai velocemente una strategia che mio nonno avrebbe approvato per la sua spettacolarità, dopo avermi mostrato quanto sarebbe stata inefficace contro un vero ninja. Non importava, volevo solo che se qualcuno avesse visto avrebbe raccontato l'accaduto, facendo perdere credibilità alle Asce.
    Avevo già iniziato a correre, quando la donna assunse un'espressione di terrore. No, ragazzo, qualsiasi cosa tu abbia detto, ha solo peggiorato la tua situazione. Afferrai un coltello dalla mia sacca e lo lanciai, facendolo passare ad un pelo dall'orecchio del bastardo. Lo vidi irrigidirsi, per poi cercare chi avesse osato. Avevo calcolato perfettamente il tempo, non avrebbe visto niente più di un piede, ma sarebbe stato già troppo tardi.
    Avevo saltato a circa un metro e mezzo di distanza dal mio bersaglio, per poi esibirmi un calcio volante degno dei maggiori esperti di arti marziali, che impattò sulla faccia del bastardo esattamente come avevo progettato. Sì, stavi avendo solo quello che meritavi. Lo colpii con forza, buttandolo per terra ed atterrando su di lui. Misi un ginocchio sulla sua gola, mentre il naso gli iniziava a sanguinare. Stava diventando un abitudine, lo avrebbe ricordato. Tossì, cercando di divincolarsi. Mi avvinai al suo orecchio, trattenendomi dall'uccidere quello stronzo davanti ad un bambino.

    « Se ti rivedo minacciare qualcuno, non mi fermerò. Il coltello che ti ho fatto passare accanto all'orecchio lo userò per tagliarti le palle, così vedremo se penserai ancora di essere un vero uomo. Poi inizierò a spaccarti le dita, una ad una, come hai fatto a quel povero tatuatore. Proverò su di te ogni tecnica di tortura che mi verrà in mente, finchè non chiederai pietà. Quindi, ti sgozzerò, come una maiale. Hai capito? NON HO SENTITO! »


    Ignorai le sue lacrime, mentre lo ascoltavo gorgogliare dei "sì" sufficientemente convinti. Spostai quindi il ginocchio dalla sua gola, solo per colpirlo con un sinistro alla tempia, lasciandolo per terra, svenuto. Avrebbe scoperto cosa significa non poter reagire, essere alla mercé di qualcuno. Mi alzai, dopo aver raccolto il manganello che il ragazzo aveva lasciato cadere. Mi avvinai al bambino, e lo guardai dritto negli occhi. Aveva smesso di piangere, ma aveva paura a parlare. Sì, lo avevo salvato, ma stringevo ancora il manganello in mano. Glielo porsi, sorridendo.

    « Allenati ragazzino, diventa un bravo ninja e proteggi tua madre. Tornerò a farti visita, se quel ragazzo si farà rivedere dimmelo, gli darò l'ultima lezione »


    I ringraziamenti della madre, che mi abbracciò e baciò più volte, furono seguiti da un the e un paio di biscotti che non riuscii a rifiutare. Tutto ciò mi fece ricordare cosa significava avere una famiglia. Era passato davvero tanto tempo dall'ultima volta che qualcuno mi aveva abbracciato e, anche se da buon ninja riuscivo a nascondere i miei sentimenti, non potei rimanere colpito. Fu un effetto strano, che scaldò il mio cuore solitario. Riuscii a non arrossire, mentre rassicuravo la donna. Avrei fatto in modo che non la avrebbero mai più disturbata. Avrei sgominato personalmente quella banda, in pochi giorni mi avevano già dimostrato di non meritare di esistere.
    Iniziai ad allontanarmi, mentre qualcun altro si avvicinava alla giovane madre per chiedere informazioni. Vidi diversi uomini dallo sguardo infuocato fissare il ragazzo disteso per terra. Difficilmente gli sarebbe tornata voglia di riavvicinarsi a quel quartiere, sempre che ne fosse uscito.
    Passai quindi per il quartiere dei Piaceri, che conoscevo di fama, ma che non avevo mai frequentato. Quasi tutti in realtà dicono così, ma non sono in molti che possono dire di non essere mai entrati in uno di quegli edifici ed io ero fra quelli. Sinceramente, darsi alla pazza gioia con alcool e prostitute mi sembrava una vera e propria dimostrazione di debolezze, soprattutto da parte di un ninja. Uscii, con una strana espressione, da una parte ero quasi felice, perchè riuscivo a distinguermi dalla massa, dall'altra sconcertato per la quantità di persone che in pieno giorno popolavano quel quartiere e per la loro condizione.
    Prima ancora di completare il giro più esterno del villaggio, successe qualcosa di quasi altrettanto emozionante. All'improvviso, vidi apparire una squadra di ninja correre su tetti e muri degli edifici che mi circondavano, niente di preoccupante, solo qualcuno che aveva fretta pensai. Poi li vidi lanciare diversi shuriken, contro altri ninja. Stavo per correre in aiuto di una delle due squadre, pensando che il villaggio fosse sotto attacco, quando notai le strane traiettorie delle armi e gli effetti quasi inesistenti. Era una semplice simulazione, con armi non affilate. Forse meglio così, non potevo impastare chakra e avrei dovuto buttare via quell'inchiostro per aiutare contro un eventuale attacco. Scossi la testa e continuai a camminare, ma un kunai mi tagliò la strada, seguito da uno shinobi che mi atterrò davanti per recuperarlo. Iniziai a protestare, mentre i miei occhi svolsero una veloce quanto attenta analisi. Feci subito caso al tatuaggio che circondava uno dei suoi bracci, un serpente nero, molto simile a quello che il Jigoku aveva formato su Hakuseki. Immediatamente dopo notai l'arma legata dietro le reni: un ascia. Un'arma inusuale per un ninja.
    Ripartì senza degnarmi di uno sguardo. Ascia? Tatuaggi? Cazzo, poteva essere una coincidenza, ma meglio assicurarsene. Partii immediatamente dopo di lui, sicuro di riuscire a stargli dietro. Era veloce, ma non quanto me. In ogni caso, era meglio non farsi notare: non potevo arrampicarmi sui muri, sarebbe bastato salire e sparire una volta raggiunti i tetti, per disfarsi di me. Fortunatamente, l'attenzione del ragazzo era diretta verso gli altri ninja con cui si stava esercitando, quindi, quella che cercavo di far sembrare una semplice corsetta d'allenamento, tranne nei momenti in cui nessuno mi guardava e potevo scattare, non attirò molta attenzione.
    Fu solamente dopo qualche minuto che pensai di dovermi nascondere dietro gli angoli, per non suscitare qualche sospetto. Si muovevano rapidamente, vedere che qualcuno riusciva a stargli dietro avrebbe potuto farmi smascherare.
    Da un momento all'altro si fermarono, sui tetti di due edifici opposti di una piazza non molto grande, per bersagliarsi di armi. Afferrai un lenzuolo scuro steso sopra la mia testa, per poi avvolgermelo addosso, senza lasciar scoperto neanche un dito o un capello. Attraversai la piazza facendo finta di essere impaurito e lanciando qualche urletto femminile. Solo dopo aver raggiunto l'edificio sul quale si trovava il ragazzo con l'ascia lasciai il lenzuolo su una finestra, cominciando ad arrampicarmi facendo affidamento solo sui miei muscoli. Una volta raggiunta la cima, sbirciai i ninja facendo sbucare solo la parte alta della testa, fino agli occhi. Si erano fermati per riposarsi un attimo, quindi le due squadre si mescolarono, per poi ripartire. Scesi il più velocemente possibile, mentre il ragazzo tatuato passava saltando sopra la mia testa. Lo avrei perso, avevano deciso di rimanere sui tetti. Provai a seguire le strade che andavano nella direzione che il ninja aveva preso, ma non ci volle molto prima di rendermi conto di aver fallito l'inseguimento. Avevo perso il mio obiettivo e non avrei potuto indagare sulle Asce.
    Ogni secondo che passava la mia voglia di distruggere quell'insulsa banda aumentava, però ammisi che mi stavano fornendo una buona scarica di emozioni. Presi l'inseguimento come l'unico degli allenamenti fisici che avevo fatto in quei giorni, quindi non fu tutto sprecato, almeno avrei mantenuto la mia forma tonica. Il nonno mi avrebbe ripreso comunque, al suo occhio attento non sarebbe sfuggita quella settimana priva di esercizi. Sarebbe finita al solito modo: mi avrebbe invitato a dimostrare in modo pratico, cioè combattendo con lui, di aver mantenuto la forma, così da potermi battere l'ennesima volta. Il risultato non era diverso nei periodi in cui mi allenavo ininterrottamente, però andava bene così. In ogni scontro con il vecchietto mi sembrava di trovarmi contro un avversario diverso, tanti erano gli stili che conosceva ed adottava contro di me. Un maestro di cui andare fiero, come Hakuseki.
    Mi guardai intorno, per inseguire quel ninja tatuato avevo deviato dal percorso a spirale, avvicinandomi molto velocemente al centro del villaggio. Era anche vero che erano passate quasi tre ore da quando ero uscito, se non di più. Decisi quindi di dirigermi verso la casa di Hakuseki, quella dalle parti del quartiere Yakushi, ovviamente, passando per le vie più affollate che conoscevo. Nonostante questo, la parte emozionante della passeggiata sembrava essere finita. Ero un po' sconcertato, in realtà. Che non bastassero quelle esperienze per un buon Hitashi? Avevo continuato a impastare chakra tutto il tempo, ma non potevo sapere se sarebbe bastato a creare un inchiostro di buona qualità.
    Con quei pensieri per la testa mi avvicinai alla zona dove si trovava la casetta, percependo un cattivo odore. Non pensavo ci fosse una conceria da quelle parti. Fu proprio quando girai l'angolo che mi resi conto di quale fosse l'origine del fetore. Vidi la residenza di Hakuseki circondata dal fumo, ma non erano scarti di combustione, l'odore era ben peggiore e il fumo sembrava colorato. Allungai il passo, mentre notavo molte persone vomitare in preda a malori. Ad un certo punto, sentii l'odore penetrarmi nei polmoni e riempirmi la gola, quindi delle contrazioni, come se stessi per... Per...
    Vomitai, appoggiandomi al muro, mentre il mio pensiero corse subito all'inchiostro. Non dovevo smettere di impastare, neanche per un secondo. Vomitai nuovamente. Però era davvero disgustoso, quel fumo verdastro era un veleno di qualche tipo, probabilmente frutto del ragazzo che lavorava in cantina. Ennesimo conato di vomito. Un esperimento andato male? Mi allontanai, per far smettere i conati e respirare un po' di aria pulita. L'edificio e per circa trenta metri intorno erano impraticabili, come fare? Intanto vidi una decina di persone che con armi poco convenzionali, quali forconi e torce, minacciavano un ragazzo che cercava di scusarsi. Non capii cosa stava dicendo, ma almeno sapevo chi era il creatore di quella nube di fumo. Mm, poteva essere molto utile in altre situazioni, anche se in quel momento era un ostacolo fra me e il mio maestro. Iniziai a fare respiri profondi, immagazzinando più ossigeno possibile, quindi camminai a passo svelto fino alle scale che portavano al piano di Hakuseki, ignorando gli sguardi dei presenti e cercando di memorizzare la faccia dello scienziato. Sperai soltanto di non riniziare a vomitare una volta entrato in casa.
    Dopo aver chiuso la porta dietro di me, buttai fuori l'aria dal naso, sperando così di ripulirlo. Azzardai un paio di respiri, sentivo ancora il cattivo odore, ma riuscii a tenere il contenuto del mio stomaco al suo posto. Forse avrei dovuto insistere di più nel rifiutare quel the... Cercai l'anziano tatuatore sperando di non trovarlo nella stessa situazione delle persone fuori dall'edificio.

    « Hakuseki? Oh...»


    Il mio ospite stava tranquillamente seduto, come se niente fosse. Accennai a ciò che stava succedendo lì fuori e domandai come facesse a stare bene, ottenendo come risposta un semplice "sono abituato a odori ben peggiori". Rabbrividii, solo al ripensare a ciò che avevo sentito. Scossi la testa, per ricacciare un conato.
    Fu dunque il momento di un'altra spiegazione. Avrei dovuto compiere su me stesso il tatuaggio, un'operazione piuttosto difficile in realtà, ma Hakuseki asserì che ci avrebbe pensato lui. Scoprii il polpaccio destro, abbastanza largo da ospitare il tatuaggio senza doverlo rimpicciolire. Annuii, diretto verso il maestro che, con quello che chiamò un intervento di chirurgia medianica, asportò la pelle dalla gamba e la appoggiò sul piano dove avrei operato. Non potevo allontanarmi era consigliabile evitare di guardare la parte scoperta. Non lo avrei fatto, in fondo avevo già vomitato abbastanza quel giorno.
    In ogni caso, avrei sentito dolore come se la pelle fosse stata attaccata e non mi era permesso sbagliare, quindi dovevo concentrarmi. L'esperienza appena passata non mi sarebbe stata d'aiuto, avevo ancora un cattivo retrogusto in bocca, ma sapevo di potercela fare. Non era la prima volta che impugnavo un ago e il fatto che stavolta questo conducesse il chakra, cambiava poco. Appoggiai il cilindro contente l'inchiostro davanti a me ed afferrai gli attrezzi del mestiere. L'arte aveva inizio.
    Iniziai ad impastare nell'ago, bagnai il pennello nell'inchiostro e riportai alla mente il simbolo che stavo per disegnare. Sapevo esattamente dove avrei dovuto fare ogni puntura e quante volte infilzare l'ago nello stesso punto. Iniziai dall'alto, spingendo l'ago nella pelle. Sentivo ogni puntura, ogni singola penetrazione dell'ago e pensai all'insegna del negozio. Senza alcun sacrificio, non avrei ottenuto nessun risultato e, come aveva detto Hakuseki, il dolore era la moneta di scambio accettata più facilmente.
    Non c'era solo il dolore a rendere difficile la mia opera, ma la diversa tonalità della pelle. Mi ero allenato su pelle chiara, dove si poteva vedere chiaramente l'inchiostro, invece la mia era ben più scura e la tinta non si vedeva bene dopo la prima puntura, ma solo dopo averne compiute un paio. Non che l'effetto fosse peggiore, anzi, rimasi colpito: mi piaceva. Non solo tatuare, mi piaceva come stava diventando quel mio pezzo di pelle, mi piaceva lavorare su me stesso. Capii come mai mio padre si fosse innamorato di quell'arte, trasformandola in un lavoro, o forse in un passatempo con il quale arrotondare le entrate. Lo ringraziai mentalmente per avermi fatto ereditare le sue proprietà.
    Dopo aver completato metà del tatuaggio, mi fermai, per riposarmi. Non potevo permettermi neanche un errore e fino a quel momento era filato tutto liscio. Meglio non essere impazienti e sciogliersi un po', prima di proseguire. Appoggiai ago e pennello e rilassai la muscolature, prendendomi anche una pausa dalle continue punture. Chissà, magari se avessi imparato e portato avanti anche quel tipo di arte medica sarei riuscito ad operare su me stesso senza provare alcun dolore. Una bella prospettiva.
    Riniziai dopo appena tre minuti, non volevo che l'inchiostro rimanesse fermo per troppo tempo. Ero a buon punto e stavo facendo un ottimo lavoro, ma non mi lasciai distrarre, rimasi concentrato fino all'ultima iniezioni di inchiostro. Non ci volle molto a concludere il tatuaggio, ormai avevo fatto abbastanza pratica da completare un lavoro così semplice velocemente e in modo impeccabile. Avevo usato una quantità di chakra non indifferente per creare l'Hitashi e infine utilizzarlo per quel tatuaggio, nel quale adesso avrei dovuto impastare nuovamente, come Hakuseki mi aveva detto, e iniziavo ad essere stanco, ma ero alla fine di quel primo lavoro. Dovevo solo provarlo.
    Chiesi al maestro di sistemare il lembo di pelle, quindi osservai il mio lavoro. Magnifico, ero fiero della mia opera. Impastai una minuscola quantità di chakra, percependo immediatamente i muscoli potenziarsi in modo più duraturo del normale. L'effetto non scomparve immediatamente, ma durò leggermente di più: con la stessa quantità di energia avrei potuto rinforzare la stessa area per il doppio del tempo. Sorrisi, rendendomi conto di aver completato correttamente quel fuuinjutsu. Ero un tatuatore a tutti gli effetti. Cercai lo sguardo del mio maestro.

    « Grazie Hakuseki, non potrò mai ringraziarti abbastanza. Avrò ancora bisogno del tuo aiuto, conosci molte cose che mi interessa sapere e voglio ripagarti per i tuoi servigi nei confronti della mia famiglia. Vuoi venire a vivere a Villa Yotsuki? »






    CITAZIONE
    Grazie per la bella e divertente giocata Febh, per ulteriori sviluppi stai sicuro che ti contatterò :riot:
    Buon post di conclusione e grazie ancora!
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Cronache dei Tatuaggi



    Daisuke

    Deciso ad indagare sulle proprietà di famiglia, Daisuke scopre il negozio di tatuaggi che era stato gestito dal padre ed in cui lavora ancora l'anziano maestro tatuatore Hakuseki. Il negozio versa in cattive acque, con l'ombra di un'associazione con le Asce, un piccolo gruppo criminale locale ed il peso di un segreto legato ai leggendari Inchiostri Proibiti: i Jigoku. Hakuseki insegna al giovane Yotsuki le basi dell'arte del tatuaggio, anche se abbandonano temporaneamente il negozio per paura degli attacchi di Mani d'Oro, un esponente di alto rango delle Asce. Dopo un nuovo incontro fortuito con i teppisti e un piccolo incidente che appesta mezzo quartiere, Daisuke arriva ad utilizzare il più semplice metodo di tatuatura potenziata dal chakra, detto Hitashi.
     
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