Ingresso al Bosco Secolare

[Ambientazione]

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  1. Generale Boros
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    Dopo essermi ripreso, vidi Xadoom che preoccupato mi chiese se andava tutto bene. Non ne ero sicuro, ma gli confermai che non c'erano problemi. Dopo esermi rialzato, notai che era tardi e mi ero completamente scordato che avevo un impegno urgente da sbrigare. Quindi corsi via a tutta velocità salutandolo distrattamente e inseguito da Voja me ne andai. Le mie ultime parole furono: "Senti, io devo andare, ma ci potremo incontrare domani a casa mia, chiedi in giro è facile da trovare!". detto questo letteralmente sparii.
     
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  2. darkxadhoom
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    Stupito e perplesso, Xadhoom osservò Apollo e Voja correre via, senza nenche avere il tempo di rispondergli un "ok". Sospirando contri gli impulsivi, Xadhoom tornò a casa per cena.
     
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  3. [Areiz] no [Kudo]
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    Passeggiava da solo, le mani in tasca, osservando le foglie degli alberi frusciare al vento: era un suono piacevole in sè, perchè sottolineava una calma innaturale. Entrare nel parco era stato facile, il guardiano non aveva fatto storie vedendolo arrivare. Quel pomeriggio non aveva voglia di combinare guai, preferiva rimanere un po' da solo, saggiare un po' di calma e soprattutto di respirare un po' d'aria fresca.
    Una folata di vento più forte, gli scompigliò i capelli, ma non ci fece caso. Il tocco della brezza fresca sulla pelle era stato rigenerante. Si portò una mano alla fronte, scostando un ciuffo di capelli biondi dagli occhi, e notò una panchina che, a prima vista, sembrava molto comoda. Vi si sedette, portando le braccia ad incrociarsi dietro il capo e rimase così, a fissare il cielo, gustando quella che solo la natura poteva donare all'animo umano.
     
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    Un candido fiume sotto la più lucente delle lune, sotto i suoi più affilati raggi si muoveva tristemente la testa dello shinobi solo.
    Raizen.
    Stava su quella panchina da quanto? Non lo sapeva, quella foresta le piaceva, anche se non ci andava spesso, purtroppo ultimamente si trovava spesso impegnato e doveva accontentarsi di un cielo inquinato da mille false luci; le piaceva fissare il cielo stando seduto li, anche se fissare quello splendido con quegli occhi non era bello, non era bello quel suo sguardo, perso tra quei mille astri, tra quei punti di luce, tra quelle che erano le felicità di chi era ormai tornato tra le braccia della prima nutrice, non era bello fissarlo con degli occhi spenti e persi tra i propri più scuri e tristi pensieri.
    Ma che poteva farci? Aveva rovinato tutto e non riusciva ad aggiustare nulla, prese a guardarsi le mani, le girò parecchie volte, quasi le esaminava monacalmente cercando cosa?
    Ciò che non aveva a sufficienza: potere, non per se stesso, per raggiungere la felicità degli altri, che poi era la sua.
    Un lungo sospiro mentre nuovamente distendeva spalle e gambe tornando ad ammirare il cielo.

    Inutile...incapace...buono a nulla

    Null’altro nei suoi pensieri mentre gli tornavano alla mente lacrime che non aveva saputo fermare, la felicità che non aveva saputo dare.
    Quel momento di pace e solitudine in cui si immergeva nel suo io più profondo e nascosto non l’avrebbe scambiato con nulla al mondo, forse nemmeno con la sua felicità, quel piccolo mondo di nebbia che ora le ruotava attorno riusciva a distenderlo e lentamente ad inibire qui tristi mostri che assalivano la sua mente.
    Chiuse gl’occhi, non più luci, non più stelle solo il riflesso della sua scura anima.
     
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  5. Keita Kitase
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    ...Rimpatriata?


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    Era stata una giornata particolarmente stancante. Non tanto per chissà quali attività faticose o laboriose, quanto per la spossatezza che derivava dalla noia e dal caldo che si percepiva in quel periodo. Come quando da bambino adoravo sostare per molte ore della sera sul davanzale esterno della finestra di camera mia, ultimamente sembravo prediligere delle passeggiate notturne che culminavano quasi sempre presso quel bosco secolare che appariva così sano e rilassante.
    La luna era particolarmente pallida quella sera e le stelle ne circondavano la bellezza come tante candele attorno ad una bella ragazza a cui si dedica una sfarzosa festa per gli anni compiuti.
    -Eh, meno male che c'è sto bosco bello tranquillo...-
    Sospirai mentre continuavo il percorso abitudinario che portava all'interno del manto boschivo. Una strada fatta e rifatta, non più considerata dallo sguardo poichè la mente ne conosceva già il tragitto. C'era una leggera brezza mentre mi ci addentravo. Assorto nei miei pensieri, arrivai presso lo spiazzo adibito, in cui molti potevano sfruttare l'occasione per riposare all'ombra degli alberi durante le ore del giorno.
    Distratto, e sicuro non ci fosse nessuno, finii per sbattere contro qualcosa che non sembrava essere un albero...


    -Ahio!-

     
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    E con gl’occhi chiusi vagava, dentro un mondo che solo lui immaginava colori linee sinuose musica che si muoveva, ne era totalmente preso, pareva che quelle immagini lentamente gli si stringessero addosso distendendo il suo corpo e lentamente facendolo rilassare, quasi diradando le sue tristezze.
    Poi avvertì un lieve colpo al piede

    “crack”

    Era ciò che meglio commentava ciò che era successo nella sua mente, quel mondo che quella note si era faticosamente creato di strutto da
    Aprì gl’occhi, lentamente, all’inizio avevano ancora attorno a loro un frammento di quel mondo che ancora li rendeva sognanti poco dopo svanì lasciando posto ad uno sguardo omicida.
    Un sottile ma udibile bisbiglio, come un fioretto tra le costole.

    Avanzo di mezzo ninja da strapazzo...guarda dove cazzo metti i piedi, sperando che l’incapace che ti ha addestrato ti abbia insegnato a farlo.

    Un piccolo ninja bicolore aveva urtato i suoi piedi, non mosse un muscolo, non alzò del tutto la testa, se non quel poco che bastava per guardare l’imbranato in cagnesco.
     
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  7. Keita Kitase
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    ...Scontro notturno


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    Urtai proprio contro il naso.
    Non fu piacevole e, d'istinto, scattato per l'improvviso dolore, chinai il capo indietreggiando e, con la mano destra, mi coprii lo stesso naso massaggiando la parte dolorante. Poco più tardi, con gli occhi lacrimanti, alzai lo sguardo, mentre un non so chi proferiva verso di me parole irate e offensive...
    -Ehi! Vedi di darti una calmata!-
    Il dolore sembrò traslocare nel momento stesso in cui la rabbia lo sostituiva. Non avevo idea di chi fosse quel buzzurro che nel cuore della notte si era mezzo in mezzo alla mia strada, per giunta aggredendomi nel peggiore dei modi.
    Quello non era il periodo adatto, specie per mancarmi di rispetto.
    Lo guardai con occhio torvo, pronto alla rissa se non si fosse scusato.

     
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    Un’altra stoccata, un altro sguardo, mentre solamente un sopracciglio di quegli occhi così particolari si incurvava, lasciando tuttavia immutata l‘aria minacciosa : si lo provocava.

    Sennò?

    Aveva ancora le gambe incrociate e l’unica cosa che si era spostata era la testa, rimase così, per qualche attimo; poco dopo la gamba sinistra, sollevandosi repentinamente dalla destra si mosse contro le caviglie dell’individuo sconosciuto alla massima velocità, l’avrebbe distratto con quel movimento mentre la gamba destra ritraendosi e dandole appoggio le dava la possibilità di alzarsi.
    Mentre si alzava osservò la schivata del ninja caricando un pugno destro che avrebbe avuto come obiettivo lo stomaco avversario, con l’intento di colpirlo appena compiuto il movimento per effettuare la schivata.

    Attento...potresti cadere di nuovo

    sfotteva, e le riusciva da dio.



    In caso la schivata fosse stata troppo ampia Raizen sarebbe rimasto seduto con la gamba raccolta aspettando un movimento dell’avversario.
     
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  9. Keita Kitase
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    ...Rissa?


    Quanto odiavo l'arroganza. Un attimo prima ti trovi rilassato e riflessivo e l'attimo dopo senti risalire un'irritazione ed un nervoso per delle semplici parole che esternano con assurda facilità la protervia di chi, sconosciuto, si appresta a sfogare chissà quale idiota problema sul primo che li capita a tiro.
    Non ebbi nemmeno il tempo di reagire con chissà quale controfrase che, da seduto, ebbe la brillante idea di concretizzare quell'intenzione di stuzzicarmi. Usò una buona velocità per tentare di spazzarmi.
    Reagii di scatto indietreggiando quel poco che bastasse per evitare il colpo. Subitaneamente si alzò in piedi tentando di colpirmi con un pugno allo stomaco...madornale errore mostrarsi così deciso nell'offensiva, specie contro un ragazzino, a vista sua.
    Prima che potesse fare qualsiasi mossa, impastai 1x Basso di chakra in velocità al braccio sinistro (Vel: 325--->400), tentando di afferrare il collo, anticipando il suo tentativo di offesa (Counter). Se ci fossi riuscito, avrei mantenuto la posizione per poi guardarlo dritto negli occhi, con sguardo infuriato, in attesa di un qualche risvolto.
    Non sapevo cosa dirgli, ero solo profondamente arrabbiato.


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    Inutile.
    Era la miglior parola per definire le sue azioni, il suo avversari possedeva quasi il doppio della sua velocità, si ritrovò costretto dal nemico a fissarlo negli occhi, ancora un ghigno, pensava di poterlo attaccare nuovamente con una testata al naso, non lo fece, presto sparì quel suo ghigno e un’aria triste gli si sovrappose, il suo corpo teso si addolcì e scivolo sconsolato dalla presa dell’avversario.
    Un sorriso malinconico si impadronì delle sue labbra prima che queste iniziarono a muoversi articolando i suoni.

    Sei...forte...

    Lo guardò per qualche istante, guardò quei suoi strani capelli, il suo vestiario, socchiuse gl’occhi pensieroso, la sua mente vagava fino a qualche mese prima.

    “Che ci fai qua sopra?? Ti sembra forse di essere a casa tua o nel tuo lurido giardinetto della tua squallida casa?!? Scendi subito o ti farò pulire i gabinetti dell'accademia!!!”

    Spalancò gl’occhi allibito

    Il ninja bicolor!

    Tutti quei pensieri durarono pochi secondi, dopo aver riacquistato uno sguardo normale Raizen continuò la sua frase.

    ..Sei forte...Keita sen sei

    Scandì le sillabe volutamente cercando di destare i ricordi del suo ormai ex sensei.
    Non sapeva se sorridere di quella situazione oppure vergognarsi per aver attaccato una persona che sapeva estremamente gentile, nell’indecisione non fece nulla.

    Non ci si dovrebbe dimenticare così in fretta dei propri allievi, e, come diavolo a fatto a dimenticare me?
    Cioè, le sembro dimenticabile?!?


    Indico la sua stazza e i bianchi capelli.
    Quell’ira che poco prima aveva preso possesso di lui era svanita, era fatto così Raizen, forse un po’ schizzato, ma riusciva a passare da uno stato emotivo ad un altro con la massima rapidità.
     
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  11. [Areiz] no [Kudo]
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    » Incontri del Destino



    Il tempo di raggiungere quella panchina tanto agognata, che capì di non essere l'unico a desiderarla, anche perchè sembrava esserci uno scontro in atto. Ed i due contendenti erano niente poco di meno che Raizen e Keita.

    «È mai possibile che per una panchina dovete fare tutto questo casino?? Se continuate così finiranno per buttarvi fuori»



    Aveva incrociato le braccia, e sorrideva alla vista dei due: il ninja bicolore che teneva per il collo il suo stesso allievo. Con calma esperante si sedette sulla panchina, appena lasciata libera, aprendo un libro in cui vi era un segnaposto. Sembrava che il giovane biondo fosse molto dedito alla sua lettura. Forse per questo aveva cercato un luogo riparato come quel bosco.

    «Che mi raccontante di nuovo?» disse loro mentre si concentrava su delle rune dal significato molto complesso.
     
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  12. Keita Kitase
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    ...End


    E come tutto iniziò, finì nel momento stesso in cui stava per diventare seria. L'espressione di quel ragazzo si fece cupa, mentre pronunciava parole dal tono sconfitto che elogiavano la prestazione di chi stava chiamando sensei. Conosceva il mio nome.
    -C-come?-
    Lasciai la presa, indietreggiando confuso. Lo guardai con fare interrogativo mentre cercavo di focalizzare il suo volto non bene illuminato nella notte.
    A detta delle sue ultime parole, era stato mio allievo. Mi avvicinai ancora di più, quasi incollando il mio volto al suo, dopodichè, realizzai.

    -Raizen-san?!! M-ma...che ci fai qui? E che cavolo ti è preso?-
    Domandai un pò innervosito da quello che era appena successo.
    -Che ti succede?-
    Prima che potessimo affrontare la questione, Areiz-kun arrivò anch'egli. Nel riconoscerci, venne appositamente a sedersi sulla panchina. Non aveva tutti i torti nel riprenderci in quei modi di fare.
    -Non è successo niente Areiz-kun. Piuttosto biondino, perchè sei sveglio a quest'ora?-

     
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    Sorrise alle parole di Keita, anche se si rendeva conto che quel sorriso era malinconico e poco reale.
    Prese poi un respiro profondo per iniziare a parlare.

    Non preoccuparti, colpa mia. Non ti avevo riconosciuto in un primo momento, e come vedi non sono incline in questo stato ad essere gentile e ragionevole.

    Guardò il terreno in silenzio, per qualche istante il suo sguardo si fece ancora più triste mentre coglieva un filo d’erba.

    Cosa mi è successo?
    Non riesco a raggiungere gli obiettivi che mi sono promesso di portare a termine quando ho iniziato il mio viaggio in questo mondo.


    Guardò Keita con uno sguardo forte all’apparenza ma triste nel fondo, mentre giocava col filo d'erba appena colto spostò lo sguardo per poi continuare a parlare.

    Non riesco a trovare la mia stessa felicità, una felicità che ottengo proteggendo il sorriso degli altri, ma come detto...sono un fallimento totale, riesco solamente a fare il contrario.

    Guardò poi un altro arrivato, conosceva anche lui, un suo vecchio compagno.

    Salve Aeriz

    Si lasciò sfuggire un altro sorriso falso, non per cattiveria semplicemente voleva mostrarsi forte pur non essendolo, e forse perché sapeva che un simile incontro meritava quell’espressione felice.

    Niente di che comunque, solo un piccolo fraintendimento, da parecchio non ti si vede.
    Comunque, ora purtroppo devo andare, mi dispiace che questo incontro sia avvenuto in un occasione simile cari compagni, spero di rincontrarvi presto, in una situazione migliore.


    Si alzò lentamente dalla panchina a testa bassa, quasi più triste di prima. Durante i primi passi alzò una mano senza voltarsi per salutare i due amici, mentre con passo quasi strascicato procedeva a testa bassa.
     
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  14. [Areiz] no [Kudo]
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    » Don't worry - Be Happy



    Areiz sorrise ai due nuovamente. Poi si decise a dare risposta alla sua presenza...

    «Beh avevo intenzione di leggere con un po' di pace questo libro di medicina per prepararmi, nonostante non abbia tutti i requisiti. »



    Guardò Raizen-kun negli occhi e vi notò un grande tristezza. Stava per andarsene, ma il biondo cercò di fermarlo.

    «No. Resta...nessuno merita di restare solo quando il proprio cuore anela ad altro...»



    Chiuse il libro con uno schiocco secco, mentre si alzava.

    «Ricorda che per quanto poco ci conosciamo, se hai bisogno di aiuto, lo troverai sempre alla mia porta. Per un compagno questo e molto altro»



    Sorrise gentilmente, nonostante il ragazzo si stesse avviando via. Sperava di riuscire a farlo rimanere...
     
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  15. Keita Kitase
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    Sgrunt.
    Fu solo questa la reazione che ebbi all'udire quel marasma di blablabla fatto di piagnistei. Continuava, come portato ad una sorta di sfogo tendente all'autodistruzione.
    Era si grande e grosso, ma sembrava un bambino indifeso...CHe situazione odiosa.
    Non dissi nulla per tutto il suo sproloquio. Areiz tentò di sanare quelle ferite banali con la solidarietà, io rimasi in disparte, finché non lo vidi voltare le spalle, dirigersi per allontanarsi e salutare con un pigro o abbattuto - non sempre s'intravede la differenza - cenno della mano.
    A quel punto non mi trattenni più.


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    Scattai con velocità contro di lui, la sua schiena. Saltai teatralmente e con convinta decisione, tentai di colpirlo alle natiche con la volante gamba destra. Quando si fosse girato, sperando attirassi la sua attenzione, avrei solo detto.
    -Sei una schiappa.-

     
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78 replies since 6/10/2007, 19:21   1218 views
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