Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. DioGeNe
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    L'ospite




    Dopo un estenuante viaggio verso ovest ero finalmente ritornato nella mia dimora dalla lontana kiri .Un viaggio che sicuramente era stato fruttuoso . Avevo ritrovato uno dei membri di una famiglia che contava pochissimi esponenti, ed era amica di mio padre. Adesso però ero solo in casa. Avevo mostrato la via per l’ufficio amministrativo a Yamashita così che potesse andare a fare richiesta del permesso di soggiorno.In un villaggio ninja burocrazia era padrona. Comunque stavo approfittando di questa sua assenza per recuperare le forze dopo il viaggio, nonché preparare tutto il necessario per fare stare il mi ospite a suo agio durante questi due o tre giorni che sarebbe stato ad Oto. Con aria concentrata camminavo per casa raccogliendo il necessario, e forse anche il superfluo, quando passando per un corridoio di un’ala esterna del palazzo vidi un cono di luce che proveniva dal soffitto .Il cono luminoso nasceva per la precisione da un foro grosso quanto tre palle di cannone che lasciava intravedere un frazione di cielo, nel mio soffitto. Mentre guardavo quel danno enorme alla mia abitazione, e tra me e me speravo vivamente che non incominciasse a piovere, mi resi conto di quanto fosse mal messo quel posto. Analizzando bene la struttura mi accorsi che il legno era marcio e andava cambiato al più presto se non volevo che crollasse tutto il soffitto del corridoio. In realtà me ne ero accorto già da diversi giorni però speravo che la struttura avrebbe retto fino al mio ritorno...evidentemente così non era stato. Controllai che ore erano...probabilmente Yamashita avrebbe perso un po di tempo con le burocrazie e le carte indispensabili per il suo soggiorno, cosa che mi dava, ad occhi e croce, almeno un paio di orette di tempo: potevo usarle per riparare il mi soffitto. Feci mente locale su quello che mi serviva. Poi imboccai un corridoio secondario per andare in una stanza poco distante dove avevo lasciato la settimana prima diverse cassette di attrezzi, una scala e delle travi di legno fresco che pensavo di utilizzare in altro modo. Purtroppo il danno al mio soffitto era impellente così le presi senza rimpianti. Con due viaggi avevo trasportato tutto e posizionato al scala. Con cautela arrivai fino al soffitto coprendomi con un mano gli occhi a causa dei raggi del sole che penetravano in casa e mi accecavano. Incominciai a lavorare rimuovendo con cautela le travi che andavano cambiate e sostituendole con quelle buone. Ogni tanto lo scricchiolare della strutture,e l’oscillare della scala ad ogni colpo di martello mi costrinsero fermarmi. Ma dopo un’ora aveva completato almeno metà del mio lavoro.

    Ed ecco che mentre il martello calava per l’ennesima volta su un chiodo, sentì bussare qualcuno alla porta. Pensai che fosse pericoloso lasciare tutto in sospesa,ma dopotutto mi potevo assentare per qualche secondo...Lasciai scala ed arnesi alla rinfusa per terra e sulla scala e mi affrettai alla porta. Yamashita comparve oltre l’uscio.Aveva fatto molto prima di quanto mi aspettassi.



    “ Hai fatto presto...a quanto pare Yami si sta dando da fare parecchio in questi giorni. Vieni dentro...benvenuto a casa mia.”



    Lo feci entrare, cercando di essere più ospitale possibile. Sebbene lo stile di Oto non contemplasse molo l’ospitalità mia madre, sunese, mi aveva inculcato certi valori e modi di fare che mi contraddistinguevano parecchio



    “ Andiamo in cucina...lì potremo parlare. Purtroppo non sno riuscito a preparare niente...ho appena scoperto non avere più il soffitto del corridoio... quindi tempo che per pranzo c dovremmo arrangiare...spero che tu sia bravo in cucina...ahah”


    Mentre così discorrevo cercando di essere un buon ospite, mi accorsi che veramente non ero un gran che come padrone di casa. Normalmente non ero ciarliero e così mi trovavo un po in difficoltà nel parlare con un completo sconosciuto, sebbene la voglia di cambiare questo stato delle cose fosse grande. Che io ne sapevo infatti, la famiglia di Yamashita era amica di mio padre ed io ero interessato vedere con questa famiglia lo aveva interessato.
    Ascoltai concentrato quello che Yamashita mi diceva e mi accorsi di aver imboccato il corridoio sfregiato solo a causa dell’anomalo cono di luce di fonte ai miei occhi.


    “ Guarda che danno...non c’è proprio nulla da fare, questo posto è un rudere. Mi ci sto mettendo di impegno per metterlo apposto...ma come puoi ben vedere non ho fatto un gran che...forza andiamo, dopo pranzo vedrò di darci una sistemata...”


    dissi con modestia. Camminavamo con passo tranquillo e mi accorsi quanto fosse quasi anomalo, che due ninja parlassero del più e del meno nella tranquillità di una casa, lontano dai compi di addestramento e di missione.
    Stavo per riprendere la parola, ma quando emisi il primo suono un ruggito scoppiò dal soffitto. In un attimo la consapevolezza di ciò che stava accedendo mi colse senza neppure vedere e mi congelò le parole. Intuì che il soffitto stava cadendo…ero stato uno sciocco…dovevo completare quello che avevo terminato Mentre l’istinto mi costrinse a voltare la testa verso il boato, mi resi conto che, nonostante il mio livello di preparazione fisica, non sarei mai riuscito a schivare quelle macerie. Speravo solo che Yamashita non rimanesse coinvolto pure lui nel crollo, ma era una speranza totalmente assurda. L’ultima cosa che vidi prima di chiudere le palpebre fu una pietra dalle dimensioni di un tavolo a dieci centimetri dal mio corpo.


    “NO...”




     
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