Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. DioGeNe
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    ::: Qualche tempo dopo :::

    Il colosso non entrava in quella stanza dai tempi dell'incidente. Spesso Diogenes si presentava agli altri come il ninja senza paura, o per lo meno era così che gli abitanti di Oto lo etichettavano, ma non era così...Essi non sapevano che praticamente ogni mattina, ogni volta che apriva quei dannati occhi, il guardiano del South si svegliava con una strana sensazione addosso, un inquietante senso di timore. E lì, davanti lo specchio del bagno, aveva paura di accendere la luce e guardarsi attraverso la lastra riflettente, temendo di vedere ancora una volta il suo volto invecchiato. Bhè quello che accadde non fu tanto diverso da questo...

    Si decise a rientrare finalmente nel laboratorio del padre. Oramai aveva raggiunto "naturalmente" quel potere che sia lui che il suo vecchio avevano così tanto bramato, non c'erano più tentazioni da cui farsi catturare. Ogni oggetto nella stanza di medie dimensioni era rimasto nella stessa posizione di un tempo; solo la polvere si era intrufolata e aveva trovato dimora in quel dannato posto. I vetri macchiati del suo sangue, oramai seccato, giacevano ancora a terra lì davanti la capsula...Per un istante alla mente del Jonin tornarono in mente quei momenti. Riuscendo ad allontanarsi da essi si avvicinò alle due lunghe scrivanie, completamente riempite da scartoffie e libri. Quanto tempo aveva buttato nel comprendere il contenuto di quegli scritti...Lo sguardo passò sui titoli di ogni tomo ma agli occhi bastava leggerne solo metà che la memoria già andava a riempire la parte mancante. Questo per tutti i libri; tutti meno che uno. Ma non fu solo questo aspetto che insospettì il Mikawa; il piccolo libricino non era allineato con gli altri e sulla sua copertina giaceva molta meno polvere che su ogni cosa nella stanza. Qualcuno era entrato! Subito lo sguardo del guardiano andò a terra, nella speranza di cercare qualche impronta utile, ma nulla; un tempo aveva ricevuto una marcata educazione da inseguitore, solo entrando nella stanza si sarebbe accorto della presenza di qualche anomalia causata da un'intrusione. Eppure Aloysius sapeva bene che a questo mondo esistevano ninja in grado persino di levarti i sandali dai piedi e non farsi notare. Dunque ritrovando la giusta calma prese in mano il piccolo scritto; così ad occhio e croce poteva contare non più di trenta pagine. Il titolo era come stato inciso sul cuoio della copertina, a mano e a caratteri cubitali citava: La mia storia. Era un diario, i cui caratteri non stampati erano inconfondibili agli occhi di Diogenes…Ferrid. Il colosso lo sapeva: il padre era morto nel momento in cui aveva stroncato la vita del precedente Garth, causando inevitabilmente la trasgressione del Patto di Sangue che anni prima i due Mikawa avevano stretto. Era vero, lo aveva visto dai ricordi dello stesso Capoclan, tramite un mistico contatto venutosi a creare durante lo scontro. Dunque la stesura e consegna di quei fogli doveva essere avvenuta dopo l’incidente ma prima del cambio di Garth…ovvero in un arco di tempo lungo due anni. Questo non lo aiutava; non gli restava che cercare le risposte a quelle domande in quel libricino dalla rilegatura improvvisata.


    CITAZIONE
    Che dire, sei stato più bravo di questo sperassi. Il mio unico rammarico è stato quello di non aver potuto passare un'ultima giornata con te, come quelle che trascorrevamo quando ancora eri un ragazzino spaesato nel nuovo villaggio. Ho stampata nella mia mente l’immagine di un bambino di corporatura scarna, stremato nel fisico e con gli occhi pieni di lacrime bussare alla mia porta e presentarsi come Siomaru. No, non avevi detto nulla ma capii chi eri dagli occhi, li stessi della mia amata. Sin da allora sapevo che saresti diventato quello che mai io sarei potuto diventare, lo leggevo nel tuo sguardo trasbordante di ambizione. Non mi hai dato il tempo di rimettermi in salute e ripresentarmi a te in maniera decorosa. Lascia allora che ti spieghi come sono andate le cose, sin dal principio. La nostra famiglia fu la prima a passare dalla Rosa ad Oto; mio padre Ru Yamaneko era il capoclan Mikawa, discendente per linea diretta con il fondatore Kaiso. Dunque io fui il primo del nostro clan a frequentare l’Accademia, la struttura nota anche nel nostro villaggio natio. Avevo perso tutti e nove i fratelli, mia madre era finita per impazzire dal dolore e mio padre doveva, oltre che sopportare tutto ciò, gestire l’intero clan. Sono sicuro che stai già cercando di ricostruire l’intera storia dei Mikawa e a riguardo ti dirò solo una cosa: Non credere alle voci che circolano alla Rosa o a quello che ti può aver detto Garth…mio padre, il Terzo Capoclan, amava me, i miei fratelli e soprattutto Loira, tua nonna. Non avrebbe mosso un dito contro di noi, figuriamoci ucciderci tutti per timore di perdere il suo potere. E’ stato un padre di gran lunga migliore di quanto non sia stato io per te. Dedicò anima e corpo per curare mia madre e me che decise di farsi scavalcare dal IV Garth. Certo quest’ultimo aveva talento e forse sarebbe comunque riuscito nell’impresa di atterrare Yamaneko ma posso garantirti che non avrebbe avuto vita così facile. Io ho visto quel duello…la Lince Rossa, così era soprannominato, combatteva di gran lunga meglio di come fece; basti pensare che il Consiglio, quando lo elesse come capoclan, dichiarò di non aver mai visto un tale controllo sul sangue…nemmeno da Kaiso. Vidi il suo corpo cadere a terra senza vita, lì in quella landa desolata a metà strada tra la Rosa ed Oto. Avrei voluto fare qualcosa ma ero a stento in grado di stare in piedi…non mi rimaneva che piangere. Sapevo che nel clan Mikawa funzionava così: il comando spetta al più forte, ma puoi ben capire quali siano stati i miei sentimenti nel servire colui che ha ucciso una delle due persone che amavo e che mi erano rimaste. Poco dopo, per fortuna, incontrai tua madre. Avevo solo diciassette anni mentre lei era proprio una ragazzina appena quattordicenne. In accademia, ovviamente…lei allora stava intraprendendo la carriera ninja mentre io ero riuscito finalmente ad uscire dalla fase più cruciale della malattia. Speranzoso tentavo di mettere in pratica le conoscenze che fino ad allora avevo potuto studiare solo teoricamente. Ci innamorammo e trascorremmo anni indimenticabili proseguendo insieme negli studi, affrontando le prime missioni e vivendo la giovinezza. A Suna, in quelle calde terre, lontane da un passato che volevo lasciarmi alle spalle e ottimali per la mia salute. Ma ero pur sempre un ninja di Oto, dovevo farmi firmare continuamente permessi per restare a Suna, e soprattutto ero un Mikawa…dopo diversi anni il clan sembrò ricordarsi di me venne a riprendermi con la forza. Mi tenevano sotto d’occhio da sempre, questo lo sapevo, ma mai avrei potuto pensare che sarebbero arrivato a tanto. Minacciarono di uccidere Mizari se l’avessi rivista ancora e mi impedirono di tornare al villaggio della Sabbia. Dovetti quindi allontanarmi da lei e tornare ad Oto per servire Garth. Al tempo io non capii tale comportamento ma sono sicuro che tu adesso abbia già capito: il Sangue Puro che scorreva nelle mie vene era una minaccia per il IV Capoclan (non appartenente alla linea pura di discendenza). Ma Mizari era già in cinta di te; tale informazione non arrivò alle orecchie del clan perché io stesso non ne sapevo nulla…certo potevo avere dei sospetti ma erano anni che provavamo ad avere un figlio senza mai riuscirci. Le nostre strade dunque si separarono: da una parte io che decisi di riaffrontare il mio passato e ripercorrere, in parte, le orme di mio padre e dall’altra Lei che smise di essere una Kunoichi e si dedicò alla tua crescita. Fu la paura nel confronti del clan e la scarsa fiducia nelle mie capacità a non permettermi di rivedere più tua madre…questo fino a meno di un anno fa. Poco prima di allora rientrai di nuovo in una fase critica della malattia e questa volta sentivo che ne sarei uscito difficilmente. Avevo già completato la capsula ed ero già pervenuto alla scoperta di non essere più in grado di poterla usare su di me per motivi di età…con la malattia che avanzava poi. Intanto tu divenivi a velocità impressionante un ninja straordinario. Fu dopo la tua nomina a guardiano di Oto che presi la decisione di tornare a Suna; oramai il Clan già aveva ricevuto abbastanza da me: avevo riformato i D10 e riportato alla luce una delle tecniche di Kaiso, il Patto di Sangue. Avevano ben compreso la gravità della mia malattia e capirono che non potevo più rappresentare una minaccia per il Garth…il vero pericolo ora eri tu. Avevi superato Akashi e Luis nel controllo del sangue senza grandi difficoltà; avevi dimostrato di valere recuperando due pezzi del leggendario Vermiglio Roccia e Sangue. La missione ti fu assegnata proprio nella speranza di toglierti di mezzo; nessuno voleva sporcarsi le mani del sangue di un discendete di Kaiso. Il nostro clan è molto legato alle leggende, sono legate proprio con la nostra religione; uccidere un membro della casata principale avrebbe portato eterna sventura alla famiglia del fratricida. Il Gran Consiglio, alla Rosa, fu informato dei tuoi progressi e a quel punto il IV Garth non poteva più toglierti di mezzo. Avrebbe potuto farlo prima ma ero stato abile a mantenere segreto il tuo effettivo legame di sangue con me. Io ero quasi sempre in missione per recuperare i materiale per le mie ricerche e intanto lasciavo che tu crescessi autonomamente; in questo modo il nostro rapporto non avrebbe destato sospetti. Certo, forse non sarei stato un padre presente ma era un prezzo adeguato per garantire la tua incolumità. Per loro non eri altro che un giovane Mikawa talentuoso cresciuto ad Oto, che aveva trovato accoglienza nella mia casa. Quando Garth seppe la verità mi cercò e mi trovò; mi disse che non saresti mai stato accolto nel vero villaggio, quello della Rosa, e che non avrebbe ceduto il trono ad uno sbarbatello per ridar prestigio ai diretti discendenti di Kaiso...Ce l’aveva a morte con lui e tutti noi, suoi discendenti; non poteva usare le armi del clan né tantomeno apprendere le tecniche più segrete e questo lo faceva infuriare come nessun’altra cosa. Come accennato ritornai a Suna nella speranza di poter rivedere Mizari; mi avevi detto che si era gravemente ammalata ed erano passati diversi anni dal tuo arrivo al Suono. Il malore poteva essere peggiorato nel tempo e la sua vita già presa dal mietitore senz’anima. Posso dirti che l’ho ritrovata ma nulla più. L’unico tuo modo per conoscere completamente la verità è quello di venire qui, tra le Sabbie del Deserto, luogo da cui ora ti sto scrivendo. Ho contattato Yashimata per consegnarti questo diario, serviva un ninja di cui mi potessi fidare e che fosse in grado di superare le difese della Villa. Nonostante la mutazione provocata dalla Tecnica Proibita c’è ancora in lui qualcosa di umano; ho provato a riaccendere in lui un alito di vitalità parlandogli della sua famiglia; probabilmente già lo sai ma io e suo padre, Jushiro, siamo stati grandi amici. Non lasciare che abbandoni completamente il lato migliore di sé, che ancora speranza.
    Un’ultima cosa riguardo la Capsula. E’ da due mesi che sto riconsiderando un dato uscito fuori ai tempi della sperimentazione sui topi da un errore procedurale. Penso si possa trovare una cura all’invecchiamento delle cellule. Deve essere qualcosa strettamente legato al nostro sangue…
    Penso di rimanere qui fino alla fine dei miei giorni. Viste come sono andate le cose spero di morire per mio volere, infrangendo il patto, che a causa di questa dannata malattia. Ma che dico, come sempre tu brucerai le tappe e batterai sul tempo anche ciò che ho cercato di sconfiggere per tutta la vita senza mai riuscirci. Con orgoglio,

    Ferrid Mikawa.


    Non esistono parole in grado di descrivere l’insieme di sensazioni, pensieri, stati d’animo che Aloysius stava provando. Ogni frase letta, ogni pagina sfogliata suscitava nel Colosso qualcosa di diverso. Solo una cosa era certa: Suna lo stava chiamando e il piccolo Siomaru aveva risposto all’appello.


    SPOILER (click to view)
    La giocata è ambientata più di un mese prima della partenza di Luis e Febh verso Kiri
     
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