Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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    Rimase lievemente stupito dalla rivelazione di Yachiru, meraviglia che non si preoccupò tuttavia di mostrare.

    Due giorni, accidenti... beh c'è da dire che l'intensità dello sforzo non è stata affatto da sottovalutare... però, accidenti, due giorni!

    Ancora pensieroso lo shinobi rivolse l'attenzione a Matsumoto.
    Non si aspettava che il suo grezzo umorismo venisse preso così di petto, a dirla tutta non si sarebbe aspettato quella risposta, quantomeno non proprio in quella forma. La cosa gli strappò un secondo sorriso.


    A beh, quantomeno non ne dovresti essere delusa allora.

    Diede un tono scherzoso e al contempo conclusivo, sarebbe potuto andare avanti per giorni, il suo cervello partoriva questo genere di stupidaggini con una velocità che aveva dell'incredibile, tuttavia, visto che non rientrava minimamente in quel caso, non voleva fare la figura del M.D.F.
    Guardando la bambina e la donna tuttavia qualcosa non gli tornava: quella era veramente casa del Mikawa?
    La prima volta che mise piede li dentro l'ambiente era del tutto differente, quasi una caserma militare di cui il colosso rosso era il generale, un ambiente adatto a lui insomma. Gli risultava estremamente difficile immaginare l'otese in un ambiente differente dal campo di battaglia o con un sorriso diverso da quello dato dal piacere di togliere la vita al proprio avversario.
    Quei piccoli pensieri vennero subito mondati gentilmente da Matsumoto, se era Raizen l'uomo in questione ad una donna simile bastava ben poco: una scollatura come quella.
    Parlando chiaro non è che Raizen, come sopra specificato, fosse un M.D.F. Semplicemente aveva una passione per un certo genere di cose, e di quel genere di cose la subordinata di Aloysius ne aveva in abbondanza.
    Senza proferir parola il konohaniano sfilò la maglietta e mise il termometro sotto l'ascella, conosceva gli stetoscopi, e generalmente quei dannati affarini gelidi non si accontentavano mai dell'addome, dovevano farti rabbrividire dal ventre sino al collo.
    Denudò il torace con pochi gesti, mostrando un torso nerboruto e asciutto, forse troppo asciutto, ma dopotutto era da un po' che non mangiava un pasto decente, la vita che faceva non era tra le migliori e non aveva certo tempo di stare ai fornelli, tuttavia la sua mole era tutt'altro che impensierita da quel momentaneo dimagrimento, rimaneva sempre un colosso, il colosso di Konoha.
    La cosa che avrebbe incuriosito maggiormente un occhio attento tuttavia sarebbero state le piccole cicatrici che formavano sulla pelle di Raizen una trama precisa e accurata a forma di squame, un piccolo ricordo del suo contratto d'evocazione.
    Mentre Matsumoto faceva quella che pareva essere una visita ormai di routine fece il suo ingresso l'otese.


    20 ore in condizioni critiche... cosa diavolo ho rischiato?
    Cosa diavolo mi è successo?


    Questa volta toccò a Diogene distoglierlo dai suoi pensieri, anche se non riuscì a mascherare la sua preoccupazione trovò comunque il modo di rispondergli.

    “Dura” è un eufemismo, credimi, potendo scavare nei miei ricordi mi crederesti il tuo parente più vicino per il sangue che ho perso senza tirare le cuoia.

    Rise sommessamente per poi prestare attenzione a Matsumoto, anche se non avrebbe mai voluto farlo.
    Rimase impietrito da quelle notizie, shockato era la parola più adatta, abbastanza da non curarsi minimamente della donna che gli sfilava il termometro e annunciava ai presenti il suo stato di salute ormai del tutto ripristinata.
    Il tutto venne prepotentemente assorbito dal ronzio assordante di poche parole:
    apertura involontaria di prima e seconda porta.
    Fu come un fulmine, un rapidissimo giavellotto attraversò i suoi ricordi perforando e cucendo assieme quelli strettamente legati a quella rivelazione.
    Venne preso dal panico più totale. Tese la mano dinnanzi a se come a voler allontanare un terribile mostro, ancora tremante prese a parlare.



    N-non sono tr-roppo ignorante Matsumoto, comprendo ben più di quanto le mie dimensioni, collegate a tristi luoghi comuni, lascino immaginare.

    Mentre parlava riuscì a tranquillizzarsi quanto bastava da non balbettare, tuttavia avevano fatto un errore, ma era normale, senza conoscere la sua storia e senza le strumentazioni giuste che in quella casa potevano mancare era del tutto plausibile.

    Tuttavia vi mancava un piccolo pezzo per avere il puzzle intero...
    ...e renderlo più realistico.


    Sospirò.

    Basandomi su ciò che hai detto e su ciò che ho passato, è evidente il mio problema non è da limitarsi ad un solo episodio, anzi, è ben diverso, è ben più grave.
    Questa non è stata la prima volta che ho dato di testa, già poco dopo la promozione a genin mi successe la stessa cosa, vista la gravità di ciò che accadde si può dire che fosse solamente una “piccola” crisi dovuta all'apertura della prima porta.
    Più tardi, quando appresi la tecnica di manipolazione del vento che mi contraddistingue ne ebbi una seconda, simile a questa anche se meno potente.
    La prima la ebbi poco dopo il mio primo vagito, e probabilmente, inconsciamente fui io, poco prima della nascita ad uccidere mia madre, in un momento delicato come quello del parto è probabile che io abbia aggiunto qualche complicazione.
    Non è un apertura casuale, è incapacità, da parte del mio organismo, di mantenere chiusi quegli argini che normalmente rimangono sigillati.
    Per questo i draghi, fidati seguaci conosciuti durante l'addestramento al controllo della mia abilità, mossi da compassione e da gratitudine per aver salvato due membri delle loro fila mi imposero questo sigillo, utili ad arginare quella fuoriuscita di chakra.

    Chinò il capo sconsolato, si sentiva un po' un menomato. Inoltre aveva omesso, per ignoranza più che per altro, che tutte le volte che si era “sentito male” il suo corpo non era più sotto il suo controllo, bensì era un'altra entità che si sostituiva a lui in una logorante battaglia per conquistare la libertà.

    Tuttavia pare che la malattia sia degenerativa. Quando voi mi avete assistito si stava aprendo la 3 porta, ciò vuol dire che più il tempo passa più porte ci sono il rischio che si aprano.
    Non posso correre quel rischio. Ne va della mia vita come avete avuto modo di osservare.


    Aveva un aria grave.

    Per cui devo chiedervi un'altro favore: ora che le avete chiuse dovete sigillare le porte, evocherò un drago, colui che mi ha impresso il sigillo, aveva intuito tutto questo, quindi sarà sicuramente d'aiuto al vostro compito, sempre se accetterete.
    Il mio fisico non ne risentirà, se non per il chakra che ho a disposizione: ovviamente calerà vertiginosamente, perderò probabilmente anche la possibilità di usare la mia abilità innata, ma è meglio che perdere la vita.


    Dopo aver esposto tutti i suoi pensieri si focalizzò sull'otese.

    Dovrei parlare solamente con te ora, ovviamente se credi che Matsumoto e Yachiru possano ascoltare non mi faccio problemi.

    Avrebbe aspettato delle reazioni alla sua frase per poi riprendere a parlare.

    Temo che Livon mi abbia giocato un brutto tiro.
    Non so quanto le mie parole possano infastidirti Mikawa...


    Pareva non fosse del tutto sicuro di dover dire ciò che. Mentre parlava pochi secondi prima, era maturato nella sua testa.

    Temo che il fabbro “infernale” mi abbia affidato una katana maledetta.

    Storse la bocca per poi continuare.

    Potrebbe sembrarti incredibile, ma da quando quella spada ha fatto la comparsa al mio fianco non ho avuto pace: Livon si è liberato di una spada maledetta.

    Leggendo il volto di Raizen, Diogene, non avrebbe scorto la benchè minima ombra di menzogna, il ninja era sincero, o almeno, nel suo delirio, pensava di esserlo.

    Da quando l'ho impugnata sono stato perseguitato da delle terribili entità, le stesse che mi hanno definitivamente mandato fuori controllo attanagliandomi la mente.

    Sospirò nuovamente, ancora più incupito.

    Una volta sigillate le porte dovremmo recarci da lui.

    Attese una risposta immobile, si scostò solamente per poggiare la schiena al muro, stare in equilibrio cominciava a dargli fastidio alla schiena.

    Quando siete pronti evocherò il drago.

    Appena ricevuto un segnale avrebbe evocato kubomi per dirgli di convocare il grande medico.
    Dopo qualche minuto sarebbe apparso da un enorme nuvola di fumo un drago altrettanto grande, lungo venti metri si attorcigliò fuori dalla finestra in attesa.


    Grazie Tekuro-san, abbiamo scoperto il motivo del sigillo.

    Sapeva di non parlare con uno studipo e che quindi sarebbero bastate quelle parole per far comprendere al draco la gravità della chiamata, dal canto suo il grosso drago parve preoccuparsi.

    Tranquillo, non abbiamo modificato nulla, ma grazie al tuo aiuto lo faremo, purtroppo la malattia è degenerativa, bisogna sigillare le porte.

    Il rettile si sfregò qualche volta il mento con le mani mentre rifletteva.

    Uhm uhmmm.

    Non parlò, ma dal modo in cui abandonò la sua posizione parve rimandare il tutto a più tardi.

    Bene allora, se non volete invecchiare qui giovani umani io sono pronto.

    Raizen annuì lanciando uno sguardo a Diogene per riceverne il via libera.
     
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