Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. ~ Marcø
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    Determinazione






    Il gigante iniziò a parlare, e non osai interromperlo. Anzi, ogni parola che sentii non fece che rinforzare il mio spirito, mi sentivo pronto ad affrontare ogni cosa. Ovviamente il Mikawa aveva ragione, noi eravamo dei genin con un buon bagaglio di esperienze, ma un'infiltrazione a Kumo non era un compito adatto a noi, almeno fino a quando la nostra forza e le nostre conoscenze non avessero eguagliato quelle di un chunin. Senza contare che anche la vecchia patria del nostro clan aveva rinforzato le sue difese, potevano esserci spie o traditori dietro ogni angolo. Ed esattamente come traditori ci avrebbe trattato il jonin se non gli avessimo chiesto il permesso per recarci nel Paese della Nuvola. Però, noi glielo avevamo appena chiesto e, anche se sarebbe stata dura, era disponibile a prepararci per questo viaggio.
    Il Mikawa ci guardò, probabilmente per studiare le nostre reazioni. Quel discorso non aveva fatto altro che motivarmi, il mio spirito non era forte, era adamantino. Tranquillamente sorseggiai il bollente the verde che mi era stato preparato.
    Interpretando le nostre espressioni, Aloysius capì quello che provavamo, e continuò a parlare. Sperai di aver soddisfatto le sue aspettative. Con le parole che fece seguire, lasciò intendere che fosse stato lui a scrivere l'enigma propostomi da Deveraux, e che la nostra interpretazione sembrava essere giusta. Quindi ci disse che era pronto a gettarci nella mischia, per prepararci a ciò che ci avrebbe atteso a Kumo. Mi sentii realizzato, avevo trovato un compagno e un maestro nello stesso giorno, ero sempre più vicino al raggiungimento dei miei obiettivi. Non mi stavo illudendo: non sarei migliorato da un giorno all'altro come per magia solo perchè il Mikawa aveva detto che ci avrebbe allenato, dovevo impegnarmi, combattere e sopravvivere prima di poter dire che ero diventato "forte".
    Dunque, accennando ai libri posti davanti a Deveraux, il Mikawa ci disse che avremmo potuto studiare su uno di essi la geografia di Kumo, dovevamo però prendere in considerazione il fatto che il libro avesse una cinquantina d'anni e che il nemico poteva aver modificato l'ambiente nel tentativo di depistare eventuali estranei. Il secondo libro conteneva invece una sorta di poema sulle gesta dei nostri avi Yotsuki, ci fu consegnato in riferimento ad un discorso precedentemente avuto dai due ninja otesi. I poemi a volte esagerano, ma potevamo trovare un fondo di verità e, anche se non ci fosse stato, era un testo che avrei letto volentieri. Non avevo libri così antichi nella mia biblioteca, o almeno nessuno che riguardasse il clan Yotsuki, leggere quel tomo avrebbe solo aumentato le mie conoscenze.
    Il jonin fece una pausa e io ne approfittai per bere nuovamente, avrei dovuto fare i miei complimenti a May per la bontà della bevanda calda. Approfittai di quell'attimo per pensare ad eventuali domande da porre, ma mi sembrava di non aver alcun dubbio. Bene, dimostriamo la nostra determinazione Deveraux.

    « Solo una domanda: quando iniziamo? »


    Poggiai la tazza, incrociando quindi le dita. Ero pronto a tutto, l'importante è sempre stato migliorare, nient altro. E se avessi raggiunto il mio limite, senza poterlo superare, ne avrei accettato le conseguenze. Guardai Deveraux, aspettandomi uno spirito forte quanto il mio, ero sicuro che si sarebbe dimostrato pronto.
    Il Mikawa sembrò gradire la mia volontà ferrea, annunciando che l'introduzione era finita, adesso passavamo alle cose serie. Dovevamo informarlo delle nostre potenzialità e di chi ci aveva istruito fino a quel momento. In seguito avrebbe sperimentato la nostra potenza combattiva e la resistenza a interrogatori con tanto di torture, un particolare che mi fece pensare a quanto quel ninja avesse a cuore la sicurezza della nostra patria. Meglio morire che regalare informazioni al nemico. Sarebbe stato un corso accelerato, su ogni aspetto che un chunin doveva conoscere: agguati, camuffamenti, analisi del territorio e l'importanza di mantenere la calma. Avremmo avuto numerosi e severissimi sensei, probabilmente disposti ad utilizzare ogni metodo di insegnamento. Andare avanti o morire, queste furono le sue parole. Sembrava l'inferno e io ero pronto a gettarmici.
    Non vacillai davanti a quella scelta, ero lì per quello, non desideravo altro. Scelsi di prendere parola per primo.

    « Inizio io. Sono genin da quasi dieci anni, ho ottenuto questo grado fin troppo presto, regalando aspettative che ho probabilmente deluso. Ho sostenuto l'esame da privatista e sono stato istruito all'interno del clan. Il mio unico insegnante è stato mio nonno, Kuemon Yotsuki, è stato lui ad insegnarmi ogni cosa che so. Dopo aver interrotto i miei allenamenti per un lungo periodo, ho deciso di tornare alla vita da ninja, acquisendo la tecnica peculiare del mio clan: la manipolazione elettrica. Non è da molto che posseggo questa abilità, ma ha migliorato molto le mie doti nel corpo a corpo, la mia branca di specializzazione. »


    Passai il testimone a Deveraux, curioso di ascoltare come si sarebbe descritto. Probabilmente anche lui era un esperto del combattimento a distanza ravvicinata, in fondo pensai che avesse subito la mia stessa istruzione. Mi stavo esaltando, dimenticandomi della pericolosità dell'allenamento propostoci dal jonin. Sembrava qualcosa di mortale, eppure riuscii quasi a dimenticarmene. Ero vivo e stavo ricevendo la possibilità di raggiungere un nuovo livello, sempre più alto, sempre più vicino alla vetta alla quale ambivo.
     
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