Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. ~ Marcø
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    Nuove Conoscenze






    Deveraux avanzò l'idea che il jonin avesse già pensato a noi, per aggiornare la mappe di Kumo. Quel ragazzo sembrava essere più sveglio di me, spesso notava cose che mi sfuggivano. Aloysius confermò, specificando che avevamo la possibilità di aiutare il nostro villaggio svolgendo quel compito.
    Iniziai a sfogliare i due libri che il giovane Yotsuki mi aveva passato, mentre si presentava descrivendosi. Quando disse che la sua sensei era stata la madre, non potei che pensare alla mia: una kunoichi dotata, stroncata troppo presto da un male incurabile. Ci voleva coraggio per una donna allenare il proprio figlio, a volte serva un distaccamento emotivo per tirare fuori il meglio dal proprio allievo e una mamma potrebbe fermarsi prima di averlo spinto al limite delle sue possibilità. Scoprii poi che il mio compagno aveva già conosciuto un amministratore del villaggio, svolgendo con lui un paio di missioni. Ero l'unico a non avere conoscenti importanti? Forse era la punizione per aver vissuto tra le mura di casa troppo a lungo.
    Il metodo di combattimento di Deveraux sembrava essere simile al mio: tipico, per un Yotsuki. Manipolazione elettrica, raiton e tanto corpo a corpo, con un debole per una tecnica di interrogazione mentale.
    Il colosso non sembrò molto colpito da come ci presentammo, disse che avremmo avuto modo di esporgli le nostre debolezze e in nostri punti di forza in seguito. Ma la parte più interessante arrivò dopo: all'interno di quella casa vivevano i migliori ninja del villaggio e ci stava offrendo un posto. Era tanto che non dormivo in una casa abitata e l'idea di farlo mi fece provare una sensazione strana. Potevo fidarmi di tutte quelle persone? Decisi che avrei dato fiducia solo a Deveraux e al jonin. Gli altri ninja, anche se in qualche modo avevano convinto il Mikawa a lasciarli vivere all'interno della sua villa, mi preoccupavano. Avevo visto come poteva un persona sembrare sana a molti, dimostrando invece la propria pazzia solo in alcune situazioni, quindi non avrei abbassato la guardia.
    Il contenuto dei due libri, da cui avevo alzato gli occhi per ascoltare le parole del nostro superiore, era decisamente interessante e le mappe sembravano più che accurate. Se i ninja di Kumo non avessero in qualche modo cambiato il paesaggio, non certo una capacità da genin come me, ci saremmo orientati piuttosto bene all'interno del territorio nemico. Un bel vantaggio. Finii di bere il the, mentre pensavo al viaggio che ci aspettava.
    Cercai di memorizzare alcune delle mappe più ampie, difficilmente avrebbero cambiato intere catene montuose o coste, e non sarebbe stato intelligente viaggiare all'interno di Kumo con quei due libri. Mentre sfogliavo le pagine del secondo libro, qualcuno entrò nella biblioteca. Mi girai, vedendo così due uomini: uno alto e magro, forse di qualche anno più grande di me, vestito da maggiordomo, e un secondo uomo massiccio, probabilmente sulla quarantina, con una cicatrice ben visibile sul viso.
    Il jonin otese ci informò che quel giorno non ci saremmo allenati con lui, avremmo dovuto aspettare la giornata seguente, si sarebbe occupato di noi in palestra. Il ragazzo vestito da maggiordomo si chiamava Anteras e il suo compito era quello di farci conoscere villa Mikawa. Deveraux si presentò ai due nuovi arrivati, nonostante non ci avessero detto l'identità di entrambi.

    « Daisuke Yotsuki »


    Dopo essermi alzato salutai con cenno della testa il colosso, che uscì accompagnato dall'uomo muscoloso. Guardai quindi Anteras, notando la particolarità del suo sguardo: sembrava di guardare un demone dritto negli occhi. Interessante.
    Tesi i muscoli per una frazione di secondo, mentre il maggiordomo si avvicinava a me. Sperai che non avesse considerato il mio sguardo come una sfida, non era nelle mie intenzioni iniziare a farmi dei nemici fin dal primo giorni di allenamento. Per me quello era già il primo giorno, anche se Diogene ci aveva detto che lo avremmo incontrato domani, in palestra. Sicuramente ci avrebbe messo alla prova, in qualche modo.
    Mi tranquillizzai appena il maggiordomo palesò il motivo del suo avvicinamento, facendo sparire la tazza dalla quale avevo bevuto con un abilissimo gioco di mani, degno di un ninja esperto. Quindi, ci spiegò che per quel giorno sarebbe stato al nostro servizio, facendoci conoscere la casa e i suoi inquilini. Eppure, uno dei suoi inquilini non ci era stato presentato, nonostante lo avessimo appena incontrato. In ogni caso, non avrei fatto domande.
    Il maggiordomo specificò qual'era l'unica regola a cui dovevamo attenerci: non uscire dalla tenuta. Nessun problema, se questo era il prezzo dell'allenamento, un piccolo sacrificio che non mi sarebbe costato sforzi. Deveraux non riuscì a trattenersi. Non capii subito quale fosse il senso della frase, dubitai che avesse appena sfidato Anteras, ma non ne ero sicuro.
    Pensai bene alle parole da pronunciare, forse anche troppo, visto che il mio compagno mi anticipò. Fece esattamente le domande che io non avrei mai posto, ma almeno una avrebbe soddisfatto le mie curiosità. Notai anche come per l'ennesima volta saltò fuori il tema dello spionaggio, quasi una costante per Deveraux. Prima che Anteras rispondesse chiusi i libri sulla geografia di Kumo, poggiandoli sul tavolo. Mi interessai invece al terzo libro.

    « Deveraux, potresti passarmi quel libro? E, Anteras, la mia unica proposta è quella di visitare la stanza che ci è stata affidata, vorrei posare questo mantello e i libri, se possibile »


    Non mi sembrava che i poemi avessero attirato molto la sua attenzione, quindi confidai nel fatto che avrei potuto leggere molto presto la storia del mio clan. Se il maggiordomo ci avesse portato alla stanza dove avremmo riposato e ci avesse lasciato lì avrei potuto iniziare subito a leggere, trovando magari qualche notizia interessante. Il libro, parlando del nostro clan, mi avrebbe sicuramente fornito qualche dettaglio su Kumo e le sue tradizioni, sperando che col tempo non fossero cambiate più di tanto.
    Non sapevo il perchè, ma la presenza di Anteras mi preoccupava: avevo l'impressione che ci avrebbe fatto fare tutto tranne che portarci dove avremmo potuto rilassarci.
     
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