Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. ~ Marcø
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    Giochi di Prestigio






    Dalle parole che pronunciò non riuscii a capire se Anteras ci stesse prendendo per il culo o se ci stesse mettendo in guardia. Possibile che tutti quegli avvenimenti fossero stati previsti o addirittura progettati? Sì, possibilissimo. Ci stavamo fidando della persona sbagliata? Anche questo possibile. Ma davvero quell'uomo avrebbe lasciato uno di noi due morire solo per recarsi a Kumo con il sopravvissuto? Qual'era il senso? Perchè avrebbe dovuto far morire un genin di Oto senza motivo?
    A quanto ne sapevo non potevamo permetterci la morte di nessuno che sapesse impugnare un kunai, e noi due sapevamo maneggiarli perlomeno discretamente. Inoltre aveva capito come ci eravamo sentiti quando avevamo capito di essere sotto esame. E ovviamente, aveva capito come ci saremmo sentiti appena avrebbe pronunciato quelle parole. Non avrei fatto il suo gioco, pensai che portarci alla paranoia fosse proprio quello che voleva. Dire che stava scherzando non cambiò niente.
    Ma chi era quell'uomo? Un maggiordomo dalle mani veloci, gli occhi diabolici e la lingua affilata quanto le migliori katane che abbia mai visto. Serrai leggermente la mascella, mentre ignoravo le parole pronunciate da Anteras. Giusto per ricordarci le sue abilità da prestigiatore, appuntò qualcosa con una penna comparsa dal nulla nella sua mano su un taccuino che notai solo in quel momento. Non mi feci stupire, quel giochetto poteva impressionare qualcuno solo la prima volta. Dopo aver chiuso il quadernino degli appunti, rispose alla domanda del mio compagno, con molta meno enfasi di prima. Ovviamente avremmo conosciuto shinobi esperti nello spionaggio e l'uomo con la cicatrice, un certo Auron. Che si fosse scritto qualcosa come promemoria per ricordarsi della domanda di Deveraux? O un appunto sulle nostre reazioni? Oppure un ennesimo gesto compiuto solo per farci riempire di dubbi e preoccupazioni? Avrei fatto meglio a ignorare anche quell'ultima azione.
    In ogni caso, la risposta alla mia domanda fu diretta, senza giochi parole. Avremmo visitato prima l'interno della villa e le stanze assegnateci, per poi passare all'esterno, dove si trovavano la maggior parte dei ninja che ci avrebbe dovuto presentare.

    « Grazie, Anteras »


    Lo seguimmo nelle stanze che avevamo già percorso, per tornare quindi all'ingresso e imboccare la rampa di scale nella quale era scomparsa May un paio di ore prima. Il maggiordomo decise quindi di informarci su quanto era difficile da pulire il pavimento, le impronte delle scarpe erano difficili da mandar via. Ci stava avvertendo che avrebbe potuto sapere dove eravamo passati?
    Inoltre ci domandò se ci ricordavamo come raggiungere lo studio e da dove era arrivata la domestica dopo essere sparita. Non ci pensai a lungo, dopo aver salito le scale era riapparsa dalle aperture sulla destra dell'ingresso, portandoci poi allo studio. Questo voleva dire che le scale non erano l'unico modo di accedere al piano superiore. In ogni caso non risposi al maggiordomo, cercando invece di incrociare lo sguardo di Deveraux, con un'espressione interrogativa. Qual'era il gioco di Anteras?
    La caratteristica principale del piano superiore era il lungo corridoio sul quale si affacciavano diverse porte e qualche passaggio secondario. Mi ricordò casa mia: il corridoio che avevo percorso insieme a Deveraux per discutere dei suoi progetti era molto simile a quello dove ci trovavamo ora.
    Il maggiordomo ci informò che, sfortunatamente, non avevano potuto metterci accanto, quindi io avrei avuto l'ultima stanza sulla parte sinistra del corridoio, mentre Deveraux l'ultima sulla parte destra. Le parole del ragazzo dagli occhi diabolici lasciavano sottintendere qualcosa: per metterci accanto avrebbero dovuto cambiare le porte, per il fatto che eravamo due Yotsuki. Cosa voleva dire?
    Continuò descrivendoci il piano, la posizione e il numero dei bagni, le regole per la notte e la dove si trovava la stanza del Mikawa. Esattamente davanti a quella del mio compagno di clan. Be', per me non ci sarebbe stato problema, non ero il tipo di persona che faceva casino la sera, soprattutto con la presenza di un coprifuoco.
    Ci recammo quindi verso la mia stanza, mentre venivamo informati dell'arredamento di ogni camera. Giunti davanti alla porta scoprimmo che il maggiordomo aveva dimenticato la chiave, dopo averci detto che sarebbe tornato subito scomparve.

    « Ehi Dev, non so te, ma io ho l'impressione che non tornerà molto presto... Controlla la tua stanza, anche se dubito che sarà aperta. »


    Aspettai che il mio compagno provasse ad entrare nella sua camera, mentre ero sempre più convinto di essere davanti ad una prova. Osservai la porta che avevo davanti, senza notare niente di strano. Legno chiaro, con intagli decorativi, un pomello e nessun indizio. Mi girai, controllando le porte dietro di me, che sembravano essere uguali alla mia. Dov'era il trucco?
    Ripensai alle parole di Anteras: "purtroppo tenervi vicini non sarebbe stato possibile in quanto avremmo dovuto cambiare proprio le porte...essendo voi dei Yotsuki!". Qual era il significato di quelle parole? Perchè avrebbero dovuto cambiare le porte essendo noi due Yotsuki? Durante i miei ragionamenti provai a bussare sulla porta e cercai delle fessure sulle quali fare pressione, senza ottenere risultati.
    Cosa avevamo in comune io e Deveraux, due Yotsuki? La nostra abilità di manipolare l'elettricità? Ma cosa c'entrava con il fatto di cambiare le porte? Se quelle porte erano state costruite per rispondere al nostro tipo di chakra il nostro arrivo era stato previsto dal Mikawa.
    Ero in difficoltà. Mi diressi verso il centro del corridoio, in cerca del giovane Yotsuki.

    « Anteras sembra essere sparito, quindi dobbiamo aprire da soli le porte. Sulla mia non ho trovato niente di strano, però stavo ripensando alla frase che ci ha detto prima quella sorta di prestigiatore: non possiamo stare accanto perchè apparteniamo allo stesso clan e avrebbero dovuto cambiare le porte. Cos'è che ci accomuna? La manipolazione elettrica! Non so perchè, ma ho l'impressione che sia questa la chiave, se non hai niente in contrario la mia idea è quella di provare ad aprirle al mio segno con un po' di chakra elettrico. Sei d'accordo? »


    Se Deveraux avesse approvato la mia idea sarei tornato davanti alla porta, appoggiandoci quindi la mano sinistra. Fischiai, per richiamare l'attenzione del mio amico, per poi mostrargli la mano aperta. Avrei chiuso un dito ogni secondo, concludendo con il pollice.
    Appena chiusi a pugno la mano destra impastai del chakra nella mano sinistra, facendolo fuoriuscire sotto forma di armatura elettrica. Mi sarei sentito un idiota se avessi fallito.

    Se compare la scritta sulla porta


    La porta non si aprì, stavo per girarmi verso Deveraux, prendendomi la colpa per quel tentativo stupido, quando successe qualcosa. Davanti ai miei occhi apparve una scritta, l'ennesimo indovinello. Stavano testando le nostre capacità di intuizione e ragionamento? Se fosse stato così non avrei voluto fare brutta figura: ero sempre stato considerato un ninja estremamente talentuoso, volevo dare questa idea anche a chi ci stesse osservando in quel momento.
    Lessi un paio di volte ciò che era comparso sulla porta, dopo aver smesso di impastare chakra nella mano: sembrava essere un metodo di codifica dell'alfabeto basato su una progressione numerica. Una potenza di due? No, il terzo valore non soddisfaceva quella richiesta.

    « Mm, qui è apparso un altro indovinello, da te? Hai qualche idea? »


    Mentre aspettavo la sua risposta provai a fare qualche altra ipotesi sui numeri che mi trovavo davanti. 2, 8, 26, 80... Mi ricordavano qualcosa, ma mi sfuggiva cosa. Non erano la potenza di due, ovviamente nemmeno quella del tre, e non aumentavano di un numero fisso, ne tanto meno diminuivano. Oppure sì? Sorrisi, rendendomi conto di essere arrivato alla soluzione. Osservando i numeri notai che erano potenze del numero tre, diminuite di un'unità. Sembrava tornare.
    Iniziai a sostituire i valori, anche se trovai un paio di problemi nel calcolare l'undicesima potenza di tre. Se avevo fatto bene i miei calcoli il risultato era quattro. Ma quattro cosa? Sussurrai quel numero, ma non successe niente. Provai a ripeterlo a voce un po' più alta: niente. Bussai quattro volte, senza ottenere risultati. Stavo per incidere il numero nel legno quando Deveraux mi disse la sua idea: ruotare il pomello di tanti giri quanti fosse il risultato dell'equazione.

    « Giusto! Proviamoci! »


    Afferrai il pomello, con la mano destra ruotandolo quattro volte in senso orario. Se non avesse funzionato, non avrei proprio saputo che fare. Incidere qualcosa sulla porta avrebbe potuto rovinarla e dubito che il Mikawa l'avrebbe presa bene.
     
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