Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. Roronoa™
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    Enigmi.







    Le parole di Anteras furono taglienti, studiate appositivamente per farci sentire piccoli in confronto al colosso. Tramite "imput" decisi a tavolino il Mikawa poteva controllare le nostre emozioni. Poteva spingerci a lottare con più forza o demoralizzarci .
    La mia determinazione rimase intatta, sicuro che nessuno dei due sarebbe morto per mano diretta di Diogenes. Magari non avremmo resistito all'addestramento ma che vantaggio avrete avuto Oto con la nostra morte?
    Il maggiordomo ci stava sottovalutando, e questo mi faceva irritare. Poteva essere un vantaggio ma essere trattato come un bambino era troppo per i miei gusti.
    Quando disse che stava scherzando strinsi i pugni. Pensava che gli avremmo creduto?

    Un taccuino comparii tra le mani di Anteras. Dopo averlo aperto iniziò a scrivere su esso. Ero dietro di lui, senza possibilità di leggere cosa stesse scrivendo. In quelle condizioni analizzai il tempo trascorso e la velocità della sua mano.
    Non fui ossessionato dalla curiosità, non potevo cadere nella paranoia. Forse voleva questo Anteras, spingerci a farci domande in maniera ossessiva.
    Dopo aver richiuso il taccuino fece il nome di un certo Auron, che doveva essere quell'uomo con la cicatrice sull'occhio.

    Senza proferir parola iniziai a seguire il maggiordomo. Ci stavamo dirigendo verso le camere, luogo dove avremmo trascorso i momenti più felici di quel soggiorno in casa Mikawa.
    Attraversando le due stanze già visitate iniziammo a salire su una lunga scalinata. Questa volta non persi tempo nell'osservare le meraviglie contenute in quella dimora. La mia mente era altrove.
    Cercavo di ricordarmi la posizione delle stanze e i vari modi per arrivarci.

    CITAZIONE
    " Questi pavimenti sono pessimi per la pulizie; le impronte delle scarpe sono una cosa che odio profondamente! Piuttosto, ricordate come avete raggiunto lo studio? Inoltre da dove era arrivata May quando vi è venuta a chiamare dopo le ore di attesa? "

    Iniziai ad odiare seriamente quelle domande. Mi voltai verso Daisuke, intercettando il suo sguardo perplesso.
    Tralasciando la prima frase, che poteva essere analizzata in molti modi, quelle due domande facevano parte di un altro test.
    Se il taccuino fosse ricomparso avremmo avuto la certezza che quel ragazzo si stesse segnando tutte le nostre risposte.
    Il suo comportamento poteva avere lo scopo di indurci a credere di poter riuscire a controllare facilmente la situazione.
    Nonostante i miei dubbi, mi limitai a rispondere con un secco:
    - Certo. -
    Difficilmente avrebbe insistito per avere le risposte. In quel caso mi sarei sentito come un alunno che viene interrogato da un professore.
    Raggiunta la cima della scalinata ci trovammo su un lungo corridoio, percorribile orizzontalmente. Era simile a quello che avevo percorso a casa di Daisuke.
    Vi erano numerose porte, ciascuna per ogni stanza da letto.
    Anteras prese parola, informandoci che per alcuni motivi le nostre camere erano state posizionate agli estremi del piano. L'essere Yotsuki era un problema? Sembrava di si, ma non capii il perchè.
    Ignorando questo fatto, di cui avrei parlato successivamente con Daisuke, il maggiordomo mi fece sapere che avevo la stanza di Diogenes di fronte alla mia. Non avrei dovuto far rumore la notte.
    Altra cosa importante: tre bagni erano presenti nel piano, uno dei quali era riservato a quattro tizi che dovevamo ancora conoscere. Il Mikawa ci regalava tutto il lusso possibile, dovevo riconoscerglielo: un letto matrimoniale, scrivania... erano delle signor camere.
    Dopo aver annuito ci avvicinammo alla stanza di Daisuke... ma lì accadde un fatto strano: Anteras non aveva le chiavi.
    Per un attimo non pensai ad un test.
    Mi avvicinai rapidamente al mio ingresso, come aveva ordinato il maggiordomo e dopo aver provato a girare la manopola in entrambi i versi mi resi conto dell'inganno. Anteras sapeva che era chiusa.
    Mi voltai ma vidi solamente Daisuke. Il maggiordomo era sparito al piano di sotto e il mio compagno aveva già capito tutto.

    CITAZIONE
    « Ehi Dev, non so te, ma io ho l'impressione che non tornerà molto presto... Controlla la tua stanza, anche se dubito che sarà aperta. »

    Sbuffai, senza badare al rumore prodotto.

    - Chiusa... vedo se c'è qualcosa ... - Diedi un approfondita occhiata alla porta e ai margini della stessa. Tutto sembrava perfetto.
    Feci scorrere la mia mano sulla superficie liscia e lucida del legno allo scopo di individuare qualsiasi piccola crepa. Qualcuno poteva aver scritto in caratteri minuscoli come aprire la porta.
    Agli angoli e sulla maniglia non vi era nulla che mi lasciasse pensare ad un meccanismo.
    Sfondare la porta? Potevo riuscirci ma non era questo ciò che dovevamo fare. Il Jonin non lasciava mai nulla al caso da come avevo potuto capire con i pochi minuti di conversazione avuti con lui.
    Anteras doveva averci lasciato un indizio, un qualcosa che ci avrebbe condotto alla soluzione dell'enigma.
    Una frase senza senso pronunciata dal maggiordomo era quella sugli Yotsuki. Perchè avrebbero dovuto cambiare le porte se io e Daisuke eravamo "vicini di stanza"?
    Daisuke prese parola, proponendomi di provare ad utilizzare il chakra elettrico sulla superficie della porta.
    Annuii, sorridendo.
    Aveva ragione, anche se qualcosa mi diceva che non era quella la soluzione al problema.
    In ogni caso era una valida idea.
    - Giusto, se stavamo accanto potevamo farci visita con il semplice utilizzo della manipolazione elettrica. Il Jonin ha voluto posizionarci il più lontano possibile. Posizionai i palmi sul legno.
    - Le camere sono personali, gli altri probabilmente sfrutteranno le loro abilità per entrare. In questo caso nessuno può entrare nella camera dell'altro. Tranne noi due. L'unica coimplicanza sarebbe stata solo la distanza.

    Con una semplicità inaudita, e dopo il fischio del mio compagno che fece il conto alla rovescia con la sua mano destra, attivai l'innata. Con naturalezza posizionai il chakra elettrico sui palmi, eccitando il legno che come proprietà aveva quella di essere un buon isolante.

    [ Se il tentativo va a buon fine ]

    La mia espressione sarebbe cambiata in un istante. Alla vista dell'equazione mi sarei messo le mani sui capelli. Diogenes aveva beccato il mio punto debole: la matematica sposata con le lettere.
    Posizionai la mano destra sul mento, con l'innata già disattivata.
    Sopra la formula vi erano tre imposizioni: A,N,B e R erano già state fissate.
    Sotto appariva l'uguaglianza con il punto interrogativo ma le lettere contenute in quel "periodo" erano diverse da quelle sopra.
    Non potevo disperarmi così facilmente.
    Cacchio! Fino a qualche minuto prima ero l'uomo più determinato del mondo. Ridevo in faccia al Mikawa e ora davanti alla formula non potevo farmi vedere titubante.
    E se il Mikawa ci stesse osservando?
    Posta quella domanda trovai la forza di reagire. Doveva vedermi come un uragano pronto a distruggere qualsiasi cosa fosse sotto ai miei piedi.
    Schiantai le mani sulla porta, con il viso a qualche centimetro da essa.

    CITAZIONE
    « Mm, qui è apparso un altro indovinello, da te? Hai qualche idea? »

    - Anche! Idee? Forse una ce l'avevo.
    - La soluzione è quel punto interrogativo, se da te c'è... dobbiamo trovare una codifica che non contraddica le imposizioni fatte da Diogenes - E la trovai.
    Ogni lettera aveva il suo rispettivo numero, crescente allo scorrere dell'alfabeto.
    A uguale 1, B uguale 2.
    Alla lettera N, a cui toccava il numero 14, il Mikawa aveva fissato il numero 1.
    E ora? A O dovevo dare il numero 2 o 15,oppure 14?
    La disperazione prese il sopravvento. Non potevo rispondere a quella domanda. Diedi uno sguardo a Daisuke, sperando di trovare al suo posto la porta della sua stanza aperta.
    In quel caso lo avrei obbligato ad aiutarmi. Eravamo un team, e i compagni si aiutano a vicenda.
    Invece il mio sogno crollò come un castello di sabbia. Daisuke era ancora lì, di fronte all'entrata della sua camera da letto.
    Continuai il lavoro, regalando numeri alle lettere dell'alfabeto.
    Conclusi i miei calcoli: avevo tre possibili soluzioni ovvero -4,-14 e -15, a seconda di come avrei proseguito nell'assegnare le cifre dopo la N.
    Terminata la mia funzione di "calcolatrice" udii Daisuke mormorare qualcosa. Qualche istante dopo la sua voce si fece più intensa.
    Quattro? Che stesse comunicando il suo risultato?
    Dissi anche io le tre cifre ma quando vidi la maniglia, che si muoveva sia a destra che a sinistra, visto che l'avevo già provata, ebbi un illuminazione.
    Tanti giri quanto fosse il risultato. Il meno? Non sarebbe stato un problema, infatti avrei scelto come negativo il senso antiorario.
    Ero felice, perchè ero sicuro che quella era la soluzione che stavamo cercando.

    - Tanti giri della maniglia quanto è il tuo risultato. Se è un numero positivo prova a girare la maniglia in senso orario. - Sorrisi spavaldo.
    - Se non va, prova nel senso antiorario tenendo conto dei giri già fatti. -

    Così feci. Avrei tentato tutti e tre i casi. Se la porta non si fosse aperta avrei provato nel senso orario tenendo conto dei giri già fatti.







     
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