Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. Roronoa™
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    New Entry - Capitolo III






    Il risultato ripagò lo sforzo compiuto.
    Spostare quel tappeto polveroso fu come spostare una montagna.
    Il veleno ingerito al lago aveva ridotto a brandelli i muscoli degli arti superiori e a ogni loro contrazione seguiva una fitta lancinante che si propagava per tutto il braccio. [Dolore Grande || Vitalità = 12.50]

    Quando vidi la botola davanti ai miei occhi non seppi se festeggiare o disperarmi.
    Con il pollice feci cadere il Fuuma Shuriken dalla mano e mi inginocchiai per analizzarne il bordo, alla ricerca di qualche anomalia.
    Tranne polvere e qualche minuscolo insettaccio sembrava non esserci installata nessuna trappola a scatto.

    Prima di calarmi nelle viscere della terra mi decisi a indossare una delle tante tute da giardiniere lì presenti.
    Ero stato torturato abbastanza dal freddo.
    Riempii le tasche dell'indumento con tutto ciò che il mio cervello catalogò come utile: accendino, specchio, corde, qualche gancio e due forbici.
    Ignorai l'ascia, troppo pesante per le mie povere braccia, e le lanterne. Le avrei prese solo se necessarie per scendere sotto la baracca.

    Prima di alzare la botola fu necessario un istante di raccoglimento, in cui raccolsi tutto il coraggio che avevo in corpo.
    Non era facile quanto sembrava: nel migliore dei casi avremmo trovato una via di uscita, nel peggiore sarei saltato in aria insieme al rifugio, per la felicità del Mikawa.

    Con il cuore in gola e i polmoni pieni d'aria spalancai la botola con tutta la forza che avevo nel braccio.
    La poca luce presente nella baracca assalì istantaneamente l'oscurità del sottosuolo.
    Un timido soffio d'aria calda risalì dallo scantinato, portando con sé un odore che il mio cervello associò subito ad un pasto familiare: ramen.
    La comunicazione raggiunse lo stomaco, che rispose brontolando.
    I quattro scalini che avevo di fronte non portavano ad un tunnel sotterraneo, bensì ad una stanza, scavata nel terreno, ampia abbastanza da contenere un tavolo e qualche cianfrusaglia.
    Ripresi il Fuuma, lo posizionai davanti al busto e scesi.
    Sopra al tavolo i miei occhi notarono un biglietto, due tazze e due armi con annesse munizioni, ma prima di fiondarmi sulla fonte del buon odore scrutai l'intero ambiente.
    Alla mia destra, nella penombra, notai una figura a terra.
    Se non fosse stato per il mio sangue freddo quell'uomo sarebbe finito con la gola squarciata, ma la mia vista fu più rapida del mio istinto, infatti, notai subito i suoi occhi chiusi, il bavaglio e le mani legate con una grossa corda.

    Avevo davanti un uomo dai capelli tra il rosso e il viola, corporatura snella, molto più alto del sottoscritto, apparentemente non armato.
    Sebbene avesse gli occhi chiusi non mi fidai, dargli le spalle per mangiare sarebbe stata un azione da sprovveduti.
    Mi avvicinai tenendo in alto il Fuuma.
    Per svegliarlo decisi di sferrare un innocuo calcio sul suo piede.
    Al minimo scatto avrei abbassato la lama su di lui.
    L'uomo rispose al mio tocco mormorando qualcosa di incomprensibile, poi aprii gli occhi e lentamente iniziò a liberarsi.
    Si muoveva come una lumaca ma sotto al mio sguardo accadde tutto velocemente.

    - Non muoverti! - Esclamai, facendo indietreggiare il braccio per concentrare la sua attenzione sull'arma.
    Stavo stringendo i denti dal dolore, far scendere l'arto sarebbe stato solo un sollievo.
    La mia minaccia arrivò tardi, davanti ai miei occhi l'uomo si era già libero da ogni vincolo.
    Le corde e il bavaglio erano alla sua sinistra.

    CITAZIONE
    "Uahhh che sonno! Oh, forse non dovrei dire cosi...emh. Vabè: sono un ostaggio! Sono stato rinchiuso qui e torturato! Non mangio da cento giorni! Ho una gamba malandata...emh...che sono stato torturato l'ho detto? Comunque ce ne avete messo di tempo è?"

    C'era lo zampino del Mikawa.

    CITAZIONE
    " Veniamo al sodo. Se volete il mio aiuto dovrete darmi una pillola e una porzione di ramen...potete decidere se fidarmi o meno di me. Se volete potete interrogarmi...ecco, forse questo non avrei dovuto dirlo! Aloysus mi ucciderà..."

    - Ti avrei già interrogato se non avessi il Tantien distrutto. - Il jutsu dell'interrogazione mentale era uno dei miei preferiti, secondo solo alla mia tecnica speciale.
    Amavo scrutare nei ricordi delle persone, illuminare gli angoli bui della loro mente, ma sapevo anche che ninja esperti erano in grado di resistere a quella tecnica.
    Forse l'uomo era uno di questi.
    Alla storia del prigioniero non ci credevo minimamente: il suo volto era sano come quello di un neonato, non aveva nessuna frattura o lesione visibile e il suo risveglio era stato fin troppo dolce per chi è abituato ogni giorno a subire torture e percosse.
    La sua proposta mi allettò, ben conscio dell'enorme prezzo da pagare.

    Proseguire senza di lui, e quindi senza un probabile nemico, oppure fidarmi, dimezzare le risorse e magari avere ai miei comandi un uomo capace?
    Dovevo fidarmi di lui?
    Le sue parole e il suo atteggiamento mi spingevano ad accettare la proposta, era fin troppo chiaro che quell'uomo era lì solo per aiutarci, ma anche il brindisi al lago era stato supportato da tutti e i risultati si erano visti.
    I dubbi sapevano torturare meglio di una lama incandescente.

    Senza proferir parola mi avvicinai.
    Avevo deciso...anzi, l'espressione giusta era "aveva deciso", infatti, la decisione non era stata dettata dalla ragione ma dall'istinto.
    Bisognava scegliere se fidarsi o no, se correre il rischio o meno e in tutte queste occasioni, salvo casi particolari, il cervello avrebbe cercato una risposta per due giorni per poi arrendersi. Il motivo era semplice: la ragione cerca delle prove concrete e reali ma niente in quel momento mi assicurava che quell'uomo non era un nemico.

    Solo due cose erano certe: le mie condizioni erano precarie e l'intero possedimento del Mikawa pullulava di nemici a me superiori.

    - Accetterò ma solo a una condizione: - Lo guardai dall'alto.
    - Eseguirai ogni mio ordine! E con ogni intendo qualsiasi! - Avrei guidato il team fino alla villa, lottando anche contro la paura di essere tradito da quell'uomo.
    C'era un dettaglio importante da considerare: se quell'uomo era un nostro nemico lo avremmo visto nel campo di battaglia.
    Stavo correndo un rischio, anzi, un ennesimo rischio.
    Avevo le braccia distrutte, il sistema circolatorio del chakra funzionante dal bacino in giù, il veleno in circolo...e forse qualcos'altro, erano cosi tanti i malanni che non riuscivo nemmeno a elencarli.

    Se il tipo avesse accettato la mia condizione gli avrei fornito quanto richiesto, senza mai abbassare la guardia.

    Il biglietto avrebbe avuto la mia attenzione solo per pochi secondi, dopo di che lo avrei posizionato dentro la tasca destra della tuta, insieme all'accendino e allo specchietto.

    C'era qualcosa di più importante da fare.
    Avremmo dialogato uno davanti all'altro, con le tazze di ramen stranamente tiepide tra le mani.
    Non era una chiacchierata tra amici; con quattro sorsi avrei consumato il pasto e con poche parole avrei invitato l'uomo a fare altrettanto.

    - Ogni minuto trascorso qui è un minuto regalato ai nemici.
    Dobbiamo muoverci velocemente ma prima di metterci in moto devo sapere come ti chiami e cosa sai fare. -
    Se sarei stato fortunato, oltre a trovare un alleato, avrei avuto davanti a me uno shinobi appartenente ad un clan potente.






    Chakra rimanente: 19.75/30
    Vitalità: 12.50 / 16
     
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