Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. Roronoa™
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    Goyo - Capitolo IV






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    CITAZIONE
    Stupido genin! Aloysius mi pare che nel biglietto dia garanzie solo per il cibo! Ahhhh vabè, rimaniamo io e te a quanto pare."

    Quello che provai in quel momento fu una rabbia inaudita.
    Ce l'avevo con me stesso, con la mia ingenuità.
    Avrei ingerito la mia pillola senza nessun sospetto se non fosse stato per Daisuke, che mi aveva anticipato ed era svenuto davanti ai nostri occhi.
    Goyo aveva notato l'inganno, io no e questo mi rendeva furioso.

    L'idea di portare Daisuke in spalla non mi sfiorò nemmeno per sbaglio.
    Era una pazzia.
    L'avrei semplicemente lasciato lì, in quella stanza scavata sotto la baracca.
    Lo invidiai, mentre egli sonnecchiava il sottoscritto avrebbe rischiato la vita.
    La punizione che il Mikawa avrebbe inferto al mio collega non poteva essere peggiore della situazione in cui ero.


    Il Mikawa non lo ucciderà
    . Ne ero sicuro.

    Spostai l'attenzione sul secondo guardiano del South Gate di Oto.
    L'uomo elencò tutto il suo equipaggiamento, le sue tecniche e ciò a cui si era specializzato.
    Avevo al mio fianco un combattente dalla lunga distanza.
    Avevo ipotizzato che Gojo era un regalo del Mikawa, che mi sarebbe stato utile (se non mi avesse tradito), ma non mi aspettavo che avesse con sè una mappa.
    Annuendo alla domanda se avessi voluto conoscere la situazione in cui ci eravamo cacciati, il Chunin estrasse un foglio di carta malconcio dalla tasca.
    Su di esso era stato abbozzato con una matita l'intero possedimento del Mikawa. C'erano pallini rossi e neri, un viale, delle vigne, il lago, la baracca e altri luoghi.
    Capii dalla sua spiegazione che i puntini rossi rappresentavano le mine e quelli neri i nostri nemici.
    Gli shinobi che ci avevano attaccato dal lago erano rappresentati sulla mappa, e ciò confermava la validità della stessa.
    Ancora una volta mi domandai se fosse stata una buona idea fidarmi completamente delle sue parole.
    Le trappole nella pineta, i due uomini sul pelo libero del lago...tutto combaciava, ma solo perchè lo avevamo affrontato e questo Goyo lo sapeva; per il resto non potevo metterci la mano sul fuoco.


    CITAZIONE
    " Dimmi quello che devo fare e io lo faccio; basta che non ci fai ammazzare. Ah, ho visto che hai preso del materiale dalla baracca, sfutta ogni cosa che pensi possa tornarci utile. "

    Dovevamo sbrigarci ad uscire, ma non prima di aver stilato un piano d'azione.

    - Al piano di sopra ci sono delle tute come questa che indosso, cambiati e scendi. Dovevamo essere vestiti in maniera identica. Il motivo era semplice: non volevo mostrare ai nostri nemici, fin quanto possibile, che avevo il Chunin dalla mia parte.
    Se lo avessero capito tutti avrebbero bersagliato me, lasciando lui incolume.

    - Dammi un minuto per mettere a punto un piano - Presi la sua mappa e l'appoggiai sul tavolo.
    Quando avevo Daisuke dalla mia parte ogni decisione veniva presa insieme, ora però, con Goyo al mio fianco e Daisuke svenuto a terra, ero io al comando del team ed ogni errore sarebbe stato un mio errore.

    La prima idea che ebbi fu quella di passare dalla parte destra del possedimento passando a Sud, in prossimità del cancello. C'erano poche mine e nessun nemico a ostacolare il nostro cammino, infatti i ninja posizionati sul viale erano troppo vicini alla villa per intravederci nell'oscurità.
    L'idea fu scartata quando notai l'assenza di protezioni in prossimità del nostro obiettivo. Ci saremmo trovati davanti alla struttura senza nascondigli e con l'uomo sulla torre pronto a bersagliarci, insieme agli shinobi appostati sul viale.
    Un suicidio.
    Il secondo piano seguii subito il primo.
    Esso consisteva nel costeggiare la pineta ad est, per evitare sia le mine a terra sia le trappole installate nella pineta. L'unico difetto era dato dal fatto che ci saremmo trovati frontalmente all'unico uomo posizionato a difesa dell'officina.
    Dopo dieci secondi dalla bocciatura del secondo piano, Goyo mi raggiunse, con la falce occultata sul fianco sinistro.
    Fu proprio in quel momento che trovai una terza possibilità.

    Dopo alcuni secondi di silenzio, mi voltai verso il chunin.

    - Il piano è questo: percorriamo la pineta nella direzione che ci consente di raggiungere l'altra parte nel minor tempo possibile.
    Arrivati a circa quindici metri dall'officina, e questo dovrai dirmelo tu perchè non conosco perfettamente la pineta, attireremo l'attenzione del ninja -
    Indicai il pallino nero sopra il rettangolo rosso.
    - Lanceremo quattro frecce: due mireranno degli alberi distanti circa quaranta metri dall'uomo, gli altri dovranno colpire dei tronchi ad altezza uomo, posizionati circa dieci metri indietro dalle prime due frecce. Feci una pausa per osservare le sue reazioni.
    - Sui dardi che saranno più distanti dal nemico legheremo una corda all'estremità. Applicheremo su di esse l'alcool contenuto nelle lanterne posizionate di sopra. Attireremo la sua attenzione con il suono e con la vista. L'aumento d'intensità della luce sui dardi, causata dalla combustione dell'alcool, catturerà maggiormente la sua curiosità. Penserà che siamo io e Daisuke. - C'erano delle falle nel piano che avevo appena descritto al Chunin. Le elencai.
    - E' un diversivo che catturerà la sua attenzione per pochissimi secondi, appena il fuoco entrerà in contatto con il liquido infiammabile dovremmo già essere perpendicolari alla parete dell'officina, precisamente qui... lontani da queste mine. - Indicai il punto esatto in cui saremmo dovuti giungere nel momento di massima distrazione del nemico.
    - Mi hanno privato della possibilità di utilizzare tecniche ma riesco ad usare il chakra adesivo.
    Secondo particolare a cui fare attenzione: La fioca fiamma al momento del lancio non dovrà essere visibile dall'uomo, ergo bisogna trovare una posizione, una traiettoria e il momento ottimale per dare inizio al piano. -
    I due ninja che ci avevano attaccato al lago erano riusciti a mirarci con millimetrica precisione. Avevano una vista migliore della mia, dovevo tenerne conto. Se l'uomo avesse notato la fonte di luce al momento del lancio e durante il suo moto il diversivo sarebbe fallito.
    - Ultima cosa: evitiamo cartebombe- - Ne avevo utilizzate decine per scopi diversivi, all'interno della pineta niente ci avrebbe costretto ad utilizzare quell'arma (tranne la presenza di shinobi avversari) e questo i nostri nemici dovevano saperlo. Affrontavamo ninja di esperienza e di spessore, non sarebbero caduti in una trappola così elementare.
    Il briefing era concluso. Piegai la mappa e la posizionai sulla tasca, insieme all'accendino e alle corde.
    - A te l'arco, io prendo la balestra. Mi precederai di quindici metri. - Inutile dire cosa avrebbe dovuto fare. Nonostante mi fidassi della mappa i nostri nemici potevano pur sempre muoversi.
    - Se percepisci la presenza di un nemico alza l'indice della mano destra, una trappola l'anulare della stessa mano. Dissi mentre risalivamo gli scalini.
    Partimmo una volta chiusa la botola alle nostre spalle, prelevata dalla lampada, se possibile, altrimenti l'avrei trasportata direttamente , il serbatoio con l'alcool che avrei dovuto utilizzare per il diversivo e incoccata il dardo sulla balestra.
    Le tre frecce di riserva le strinsi tra i denti.

    L'uscita dalla baracca non fu semplice, ma tutto sommato impiegammo pochi secondi prima di scattare verso la pineta.
    Posizionato dietro a Goyo lanciai un occhiata verso il lago, dove all'andata due ninja, occultati sotto il pelo libero, ci avevano attaccato.
    Dall'acqua non emerse nessuno. Non ne fui felice.
    Se ne erano andati, forse per rinforzare un altro fronte.
    Non dovevo farmi prendere dal panico, ero un leader adesso e chi comanda l'ultima cosa che deve fare è cadere nel terrore.
    Se i nemici si fossero fatti vivi li avremmo notati.
    I miei sensi erano allertati e non erano quelli di un ottantenne.

    Entrammo nella pineta qualche secondo dopo aver lasciato la baracca.
    Ero pronto, agguerrito più che mai.
    Evitammo di percorrere il sentiero principale che avevo percorso con Daisuke, la nostra direzione di marcia coincideva con quella che ci avrebbe assicurato un tempo minimo di permanenza nella pineta, anche se ciò ci costringeva a saltare e a schivare tutti gli ostacoli che ci si sarebbero messi di fronte: alberi, rami, cespugli etc etc

    Meno strada percorrevamo e meglio sarebbe stato per noi.




    Immersi nel silenzio della pineta i miei occhi notarono la luce del lampione installato alla sinistra dell'edificio sorvegliato.
    Ero ancora troppo distante per poter intravedere i dettagli dell'officina.
    Dovevo sapere se la struttura aveva finestre, se sulla sommità il guardiano era visibile o meno; più informazioni avevo e meglio ci saremmo difesi ma dovevo essere cauto, tempo al tempo, il nemico ci stava aspettando.
    Spostai il mio sguardo verso Goyo.
    Farlo correre davanti a me era stata un ottima idea, se avevo anche solo un grammo di sospetto su di lui in quella corsa non avrei temuto un colpo basso, anche se poteva sempre condurmi nella bocca dei nemici.

    Ad un tratto vidi Goyo fare un cenno con la mano sinistra. Il suo indice indicò l'edificio e compose un due e un cinque.
    Venticinque, ergo attenzione alla guardia.
    Dopo tre falcate si fermò all'istante, occultando la sua posizione dietro a tre tronchi molto vicini, quasi in contatto.
    Le radici uscivano dalla terra come tentacoli, le ramificazioni erano così intrecciate l'una con l'altra da far sembrare quei tre alberi come una pianta unica.
    Era un ottimo luogo dove nascondersi, c'era spazio per altre due persone.
    Eravamo a venticinque metri dall'unico edificio sorvegliato dell'officina, troppo distanti da quanto pronosticato nella baracca, ma a detta di Goyo di ripari migliori non li avremmo trovati.
    Dovevo accontentarmi.
    La nostra priorità era distrarre il nemico, focalizzare la sua attenzione in un luogo diverso da quello in cui avremmo agito.
    Il meccanismo delle corde era buono, il problema era riuscire ad arrivare ai piedi dell'edificio prima che l'uomo potesse accorgersi che quelle piccole fiamme all'orizzonte non erano shinobi in avvicinamento, ma un inganno.
    Erano ninja d'esperienza, il tempo disponibile per arrivare a destinazione era esiguo, forse nullo.
    L'ideale sarebbe stato posizionarsi a dieci metri dall'edificio ma in quel caso, senza una buona copertura, il ninja avrebbe notato il dardo “illuminato” muoversi tra la vegetazione. Se fosse accaduto ciò, la nostra copertura sarebbe saltata.
    Mentre pensavo a come bruciare rapidamente quei "quasi" trenta metri, Goyo mi aveva già mostrato la traiettoria che i dardi avrebbero dovuto percorrere.
    Per quanto riguardava traiettorie, gittate, velocità non mi sarei mai permesso di ribattere al chunin. Era un combattente dalla lunga distanza, quei concetti erano chiarissimi nella sua mente, un po' meno per chi come me era capace solo di rompere nasi e zigomi.
    Diedi un occhiata furtiva alla struttura.
    Non c'era nessuno sulla sua sommità.
    Consapevole del divario tra la vista del sottoscritto e quella di Goyo, si prese lui la briga di controllare la presenza di uomini nelle vicinanze e del ninja che dovevamo distrarre.
    Non servii nemmeno il mio ordine, la sua testa si muoveva a destra e sinistra.
    Se non fossi stato troppo concentrato, con trecento pensieri nella mente, avrei sfruttato quei momenti per imparare qualcosa da lui.
    Dovevo trovare un modo per distrarre il nemico in maniera più efficace.
    Mentre le mie mani lavoravano per mettere a punto i preparativi, taglio delle corde con le forbici a una distanza di dieci centimetri dall'estremità, fissaggio sui dardi etc etc ebbi un idea.
    Un aumento d'intensità della luce avrebbe catturato l'attenzione del ninja solo per pochi secondi, per prolungare quel tempo dovevo creare una luce "a intermittenza", come quella emanata da una lanterna in movimento nella boscaglia. Come? Semplice, applicando il fluido sulla corda non in maniera continua, ma a strati, equidistanti tra di loro.
    Senza dire nulla a Goyo aprii la boccetta ricavata dalla lanterna e iniziai ad applicarlo sulla corda con il mignolo, il dito più piccolo, facendo attenzione a seguire con perfezione la superficie laterale della fune.
    In meno di un minuto ebbi tutto l'occorrente per dare inizio all'azione. [Manualità]
    Mi misi con un ginocchio a terra, la balestra puntata verso "il nulla".
    Anche Goyo era pronto, con la corda dell'arco in tensione, aspettava solamente il mio segnale.
    Arrivò.
    Come deciso nella baracca, i due dardi sibilarono fino a colpire due alberi posizionati a circa quaranta metri dalla nostra distanza.
    Non persi tempo a osservare la reazione dell'uomo, mi limitai a dare una sbirciata mentre armavo nuovamente la balestra.
    Dovevamo essere rapidi.
    Prima di scoccare gli ultimi due dardi accesi l'estremità delle corde con l'accendino. Assicurato il mantenimento della fiamma le lanciammo dieci metri indietro a quelle lanciate qualche secondo prima.
    Andarono a segno, le punte in ferro perforarono la corteccia e la fiamma ancora viva aveva iniziato a salire verso l'albero attraverso la fune.

    Scattammo all'unisono, come saette, mantenendo la stessa formazione di avanzamento: Goyo davanti, io dietro. I quindici metri di distacco diventarono cinque per ovvi motivi: dovevamo oltrepassare l'edificio non sorvegliato quasi all'unisono.
    Volevo fermarmi, andare a controllare se la fiamma non si fosse spenta, ma era una pessima idea e lo sapevo.
    Nel migliore dei casi avremmo incontrato un solo nemico, nel peggiore l'intero esercito del Mikawa.
    Correvo con i sensi in allerta, sicuro che qualcuno lo avremmo incrociato; non ero mai stato un ragazzo fortunato, ma anche se in quel preciso momento lo fossi diventato venticinque metri non erano tre metri, il ninja non sarebbe caduto in quello stupido inganno.
    Cosa avevo fatto? Veramente avevo pensato di riuscire ad ingannare un Jonin con un po' di luce?
    Mi stavo lasciando sopraffare dalle emozioni, ancora una volta. Cercai di oppormi allo sconforto, consapevole che essa mi avrebbe solo annebbiato la mente.
    L'unica cosa che poteva calmarmi era giungere ai piedi della struttura o ... combattere.
    Per un attimo sperai che qualcuno ci fermasse, avrei sfogato tutta la rabbia su di lui.
    Ne avevo da vendere.


    Nel caso avessimo raggiunto l'officina senza incontrare nemici, nel momento esatto in cui uscì dalla pineta avrei lanciato uno sguardo verso l'edificio a destra.
    Posizionato in mezzo alle due strutture il lampione illuminava solo la parte centrale dell'officina, non i nostri corpi o le pareti che avremmo percorso.
    Sarei saltato sulla parete verticale senza fermarmi.
    Il chakra adesivo abbondava sotto ai miei piedi, nella giusta quantità.
    Come un fulmine giunsi sulla superficie laterale ad est, lontano dallo sguardo del nemico. Ce l'avevamo fatta!





    CITAZIONE
    Scusa il ritardo Gene.

    1° link

    In questa immagine sono illustrati i tre percorsi corrispondenti ai tre piani.
    Il terzo è quello che ho attuato, sulla seconda immagine ho provato a illustrare il lancio dei dardi ma senza successo. E' possibile osservare i nostri movimenti però :zxc:
    2° link
    Il piano consiste nel creare un diversivo per l'uomo che sorveglia l'edificio a sinistra, l'unico contrassegnato sulla mappa di Goyo. ( di cui Deveraux non si fida al 100%, motivo per cui manda davanti Goyo. Più di quello non fa :zxc: )
    I primi due dardi devono solo fare rumore, le luci create con la fune è il vero inganno.

    Per il ninja le luci dovranno essere delle lanterne, il cambio d'intensità seppur breve deve simulare un movimento per rendere più realistico il tutto.
     
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392 replies since 2/11/2007, 23:19   12255 views
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