Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Skylineeez
        Like  
     
    .

    User deleted


    L'attesa questa volta non fu particolarmente lunga, e dopo qualche istante il grande portone si aprì, ed accoglierci arrivò un ragazzo molto elegante, anche se il suo sguardo mi infondeva una sensazione particolare, che non avrei saputo spiegare. Qualcosa di particolare, se da un lato mi trasmetteva qualcosa di tetro, dall'altro sembrava chiamarmi a gran voce. Io non ero mai stato abile a relazionarmi con il prossimo, e non avrei saputo come comportarmi in questa circostanza. Smisi di guardare il ragazzo e spostai gli occhi sul pavimento, mentre seguivo i miei genitori spostarsi in un'altra stanza. La mano della mia mamma continuava a tremare, non si era calmata nemmeno adesso che eravamo all'interno di questa famigerata villa. Nemmeno l'educato gesto del ragazzo di chiedere i loro cappotti sembrò farla tranquillizzare. Al contrario mio papà aveva uno sguardo torvo, in un certo senso mi ricordava la sua faccia al termine dei lunghi rimproveri che mi faceva. Sembrava rassegnato. Ci sedemmo sul divano ed io rimanevo proprio in mezzo ai miei genitori. Anche a casa mi piaceva stare così, tra loro.
    Non capivo, a me sembrava un viaggio di piacere, eppure i miei genitori non sembravano essere molto rilassati, la rassegnazione di papà poteva essere dovuta al fatto che aveva deciso mamma la meta, classica cosa da vita da coppie, ma prenderla così a male mi sembrava esagerato. Nei pochi minuti il cui il ragazzo si assentò i miei genitori cercano sottovoce di scambiarsi qualche parola.



    Non avremmo dovuto venire in questo posto, stanno facendo di tutto per metterci in ansia. Non è un buon segno!

    Devi stare zitta ormai. Non avevamo altra scelta. Se non fossimo venuti saremmo già stati uccisi a Suna, almeno abbiamo fatto un tentativo.

    Ighishi, non dire niente di simile!

    Mia mamma stava per iniziare la sua romanzina verso mia papà quando il ragazzo fece nuovamente apparizione con un vassoio e delle tazze di tè. Un gesto carino, a me non piaceva particolarmente, ma appena l'ebbe posato mi lanciai su una delle tazze per berlo. Il viaggio era stato lungo e nemmeno una volta ci eravamo fermati perchè io potessi mangiare. Il tè non era molto, ma indubbiamente meglio di niente. Il mio gesto mi fece guadagnare degli sguardi carichi di rimprovero da parte della mia mamma, che invece non si avvicinò nemmeno lontanamente alle tazze. Ero certo che avrebbe voluto sgridarmi, ma davanti al ragazzo sembrava essere in soggezione: avrei guadagnato il richiamo più tardi. Il ragazzo parlò di qualcosa ch'io non capì, sembrava che i miei genitori dovessero fare qualche genere di offerta, forse volevano acquistare questa casa. Dando uno sguardo attorno a me però potei notare come quadri e altri oggetti attorno a noi fossero molto più belli dei nostri soprammobili, sarebbe stato molto bello vivere qui. I miei genitori si guardarono per un attimo, poi stranamente fu mio papà a prendere la parola.


    La nostra situazione non è molto rosea signore. La ringraziamo per la sua ospitalità e per la grazia con cui ci avete accolto, troppo onore sire. Detto ciò è mia premura non farle perdere tempo, non abbiamo tutto quel denaro, ma siamo qui per proporre uno scambio.

    Iniziò carico, si lanciò in un discorso pieno di complimenti e bei gesti, che però durò poco. Appena terminata questa frase si dovette fermare, sembrò come terminare la voce, poi iniziò a singhiozzare. Mia madre colse la palla al balzo.


    Facciamo breve sire, la nostra offerta è seduta qui, in mezzo a noi due.

    Non c'era bisogno di ulteriori spiegazioni, perlomeno questo è quello che penso mia madre, che non disse una parola di più. Si porto le mani nei capelli e resto in attesa di qualche segnale da parte dell'elegante ragazzo che ci aveva fatto entrare. Mio padre si era piegato su se stesso, con i gomiti sulle ginocchia ed il volto nascosto tra le mani, sembrava soffrire molto per quella situazione. Io ero stranito, non riuscivo a capire cosa stesse accadendo. Seguivo il discorso con attenzione, e le parole di mia mamma erano strane. Sembravano parlare di me, ero io ad essere seduto in mezzo a loro, eppure non capivo come la mia posizione potesse centrare qualcosa.
    Non ero mai stato un genio, ed anzi avevo sempre avuto grossi problemi di comprensione, ma nei momenti di pericolo anche i più lenti ingranaggi mettono la seconda. Guardai perplesso prima mia mamma, che fece di tutto per evitare il mio sguardo, e poi il ragazzo davanti a me. Non capivo, ma avevo iniziato a rivalutare il viaggio di oggi, non si trattava di una vacanza. E forse, sarebbe stato meglio per me non capire le reali intenzioni dei miei cari parenti.
     
    .
392 replies since 2/11/2007, 23:19   12226 views
  Share  
.