Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. Skylineeez
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    Può esserci per un bambino di una decina d'anni situazione più difficile da comprendere ?
    Dubito.

    L'ultimo arrivato si era seduto poco distante da noi, ma la luce ne illuminava solo parte delle gambe e del volto. Bastava perchè si potesse intuire la sua mole, era un gigante rispetto ad una persona normale, era incredibilmente grande rispetto alla mia piccola persona. Sin da quando si era unito a noi avevo sentito delle strane sensazioni dentro di me, i miei genitori nel vedere quella persona avevano iniziato a tremare e singhiozzare peggio di prima, ed io, anche senza essere famoso per la mia empatia capivo che provavano sensazioni devastanti. La paura, indubbiamente prima delle altre. Prese il monopolio del discorso, lasciando ben intendere il suo ruolo preminente rispetto al giovane ed elegante ragazzo che ci aveva intrattenuto sino a quel momento.
    Non che avesse poi parlato molto, era stato molto rapido ed allo stesso tempo intenso.
    Sulle mie povere spalle piovevano adesso non solo emozioni contrastanti, ma vere e proprie responsabilità. Un genere di cosa che non avevo mai provato prima. Nella mia esistenza infelice nessuno mi aveva mai affidato un compito, nè semplice nè difficile. Nemmeno apparecchiare il tavolo era cosa per me adatta.
    Nella semplicita delle sue parole e nel suo rivelare la situazione era riuscito a far comprendere anche a me il genere di pericolo che incombeva sulla mia testa, ma non solo, si riversavano su di me verità che mi erano state nascoste da tempo.


    Mai avrei pensato mio papa una spia...

    Guardai più volte i miei genitori, spostando ripetutamente lo sguardo dall'uno all'altro. Che dire, penso sia impossibile per la natura umana provare dell'odio sincero verso i propri familiari, ma era la sensazione che sentivo dentro di me adesso. La spiegazione può essere di per sè semplice, l'amore verso la propria mamma ed il proprio papà è grandissimo, ma come ormai si sa, l'amore può trasformarsi in odio, ma senza diminuire nell'intensità. Si tratta solo di cambiare il verso ad un vettore, non se nè modica l'intensità. In questo momento ero riuscito a capire che molte delle cose che mi erano state dette non erano altro che menzogne.


    Non sono stato lasciato in quella casa con le strane persone per una vacanza, ma era per curarmi. E poi mi hanno abbandonato da solo. E papa è una spia.

    I pensieri non erano poi così chiari. Non si può cambiare l'intera esistenza di una persona con così poche parole; soprattutto non si può sperare che una persona possa cambiare radicalmente in un niente. Il cambiamento dev'essere coltivato, ed io ero certo e sentivo dentro di me che oggi, in quelle parole pronunciate dal gigante ci fosse nascosto il seme della mia ricrescita. Una crescita che sarebbe stata lenta e difficile, della quale non potevo certo prevedere i risultati, ma che indubbiamente mi avrebbero reso una persona diversa.


    Ryoshi tu devi capire...

    Provò a dire mia mamma, prima che il proprio pianto le smorzasse le parole in gola. Era evidentemente non in grado di continuare il discorso, ed allo stesso modo lo era mio papà. Da quando era entrato nella stanza il gigante non aveva smesso per un secondo di guardarlo, con le guancie rigate dalle lacrime e gli occhi rossi. Aveva mosso in capo in avanti annuendo alle sue parole, ed aveva strabuzzato per un'attimo gli occhi quando il gigante mi aveva lanciato il kunai dicendo di ucciderli. Da quel momento aveva spostato su di me il suo sguardo. Difficile dire se avesse paura, i miei genitori mi pensavano un'idiota, presumibilmente erano già certi che saremmo morti tutti in quella stanza.
    Io, non ne ero della stessa idea. Mi alzai lentamente dal divano e presi il kunai con la mano destra. Ne avevo già maneggiati diversi, non era la prima volta che usavo un'arma, non sarebbe stata nemmeno la prima volta che ferivo qualcuno, ma se fossi riuscito nel compito ordinatomi, sarebbe stata la prima volta in cui avrei tolto la vita da un corpo.


    Come ?

    La domanda era semplice, la risposta assai meno. Per quanto le emozioni fossero contrastanti mi ritrovavo a dover superare un muro molto alto, ed io non ero abituato nemmeno a superare i gradini. Un'intera esistenza senza una vera e propria educazione rendeva difficile per una persona renderla preparata alla vita. Ma la vita generalmente prima ti chiede i risultati, e poi ti spiega come ottenerli. Sta a te, appunto, vivere e sopravvivere.
    Mi voltai, guardando sia il ragazzo elegante che il gigante. Chissà quali erano i compiti che mio padre doveva svolgere nei loro confronti, e chissà in quale modo aveva fallito...


    Fallito...

    Pronuncia quella parola mentre guardavo mio papà. Non era propriamente voluta, ma si sa che l'inconscio tira dei brutti scherzi. Il suo sguardo cambiò, per un'attimo mi guardò con aria di rimprovero, ma quell'emozione si trasformò in stupore quando la lama del kunai passò rapida sotto il suo mento, tranciando di netto la gola e facendo zampillare del sangue sulle mie vesti.
    Non mi ero nemmeno accorto di averlo fatto, il tutto era successo troppo velocemente, mi portai la mano sinistra alla bocca, che nel frattempo avevo spalancato per l'incredulità del mio gesto. Rimasi qualche attimo a guardare gli occhi di mio papà, il cambio d'espressione era stato rapido, rapidissimo, ma mentre passava dal rimprovero allo stupore ero certo di aver visto un lampo di trionfo nei suoi occhi. Essere padre dev'essere difficile, ed io certo non gli avevo mai dato nulla di cui vantarsi, ma forse oggi mio papà avrebbe potuto gioire del suo figliolo. Io certo dovevo rimediare alla terribile reputazione che quell'uomo mi aveva lasciato.


    Ryoshiiiiiii!!! Sei il solito scemo!!!! Odd

    A me era sembrato che dal momento in cui avevo sgozzato mio padre al momento in cui mia madre si era alzata per inveire contro di me fossero passati dei secoli, nei quali ero rimasto fermo impietrito ad osservare il corpo di mio padre afflosciarsi. Ma probabilmente nella realtà si era trattato di pochi secondi, istanti per meglio dire. Mia madre era schizzata in piedi, mentre il suo corpo veniva pervaso dai brividi, probabilmente paura e dolore allo stesso tempo. Verso di lei provavo le stesse sensazioni che provavo verso mio padre. Lei però, aveva detto quella terribile parola. Tutta Suna sapeva bene come le mie emozioni diventassero incontrollabili quando venivo appellato con quella parola : " scemo " . Era una cosa che non potevo sopportare, e lei lo sapeva. Non avrei mai potuto perdonarla per quell'affronto. Non dopo che era stata lei a provare a vendermi. A vendere il suo unico figlio.

    Se l'azione che aveva portato alla morte di mio padre era stata imprevedibile, questa volta le mia condotta venne segnata dal seme della ricrescita ch'era stato piantato. Fu proprio un'ondata di crudeltà ed odio ad invadermi, sostituendosi alla solita stupidità che mi accompagnava. Saltai addosso a mia madre, facendola cadere a terra e rimanendo a cavalcioni sopra di essa. A differenza di mio padre l'unica emozione che mi comunicarono i suoi occhi fu lo schifo. Lei mi aveva sempre detestato, da sempre provava rancore verso quel figlio demente che tanto la faceva vergognare.
    Non riuscì a controllare lo stato di stress e disperazione che mi aveva inculcato in tutto questo tempo. Una pioggia di coltellate cadde sopra il suo corpo, andando a colpire indistintamente ogni dove, sia il petto che il collo che il volto.
    Non potevo certo comprendere la devastazione che tutto quel sangue stava portando ai tappeti ed ai divani. Pezzi si pregiati avrebbero meritato un trattamento migliore, ma come già detto, la crescita ha bisogno di tempo.
    Forse avrei dovuto alzarmi e consegnare il kunai ai piedi del gigante, mostrando come avevo adempiuto al mio compito, per segnalare la differenza rispetto al mio genitore inadempiente, ma non era questo ciò che mi premeva. Non mi premeva sapere se avrei avuto la grazia, ora coma ora, mi premeva sfogarmi.
    In tutto questo lasso di tempo non avrei pronunciato altra parola, sarei rimasto con lo sguardo fisso verso mia madre, continuando a riempirla di coltellate finchè qualcuno, o qualcosa non mi ci avesse diviso.
     
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392 replies since 2/11/2007, 23:19   12253 views
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