Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. Jotaro Jaku
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    Tagliare col passato



    Al termine del mio discorso, in effetti non breve, il giovane Eiatsu risultò visibilmente preoccupato dalla situazione in cui i presenti stavano versando. C'è da dire che uno era morto, un'altro era un morto immortale risorto rimorto, più volte, e uno era un aborto genetico che probabilmente sarebbe sopravvissuto; quindi era legittimo che l'unico a preoccuparsi davvero fosse Eiatsu; sebbene l'altra parte della grande porta non fosse così spaventosa come i vivi erano soliti dipingerla.

    << Chiedo venia, ho perso il senso del tempo. >>

    Immediatamente, il ninja studioso, con l'aiuto di un interessato quanto inquietante Fyodor, iniziò a tracciare simboli mentre il suo aiutante sfogliava un grande tomo sull'Edo, forse frutto anche degli studi di Jotaro stesso. Il redivivo durante il processo, fissava negli occhi il ninja dalla pelle bianca che stava aiutando Eiatsu; anche Fyodor era tornato da oltre la porta, sebbene in modo diverso, Jotaro lo comprendeva dagli occhi. Il più avulso dalla situazione, sebbene anche il più fedele alla sua indole, era invece Yashimata, che a tutto pensava meno che a quello che stava succedendo; per lui era un momento buono come un altro per accumulare potere e conoscenza. Jotaro inizialmente sembrò non recepire le parole del nukenin; era intento, immobile, a fissare Eiatsu e Fyodor, in silenzio. Dopo qualche istante, e dopo la risposta dello stesso "pallido" a Yashimata, rispose anch'egli, annuendo.

    << Dentro di me non c'è più niente. La scatola si è vuotata mesi fa, era presente anche il Garth. E' la scatola vuota che ora crea problemi. >>

    Intanto il chakra di Eiatsu stava continuando a scendere; non solo per il rituale, che avrebbe richiesto del tempo, ma forse anche per un uso contemporaneo dell'Edo, vicino a dove si trovavano loro, che Jotaro ignorava. La cosa andava risolta in fretta, e un modo il Jaku lo conosceva; semplicemente lo stava tenendo come ultima risorsa. Il motivo stesso per il quale Eiatsu stava praticamente brancolando nel buio: gli mancava l'ultimo tassello del rompicapo. Il clone primaris aveva varcato la soglia, come Yashimata, come Fyodor, come ogni altro soggetto all'edo, ma aveva ancora dei collegamenti con il mondo da questa parte; uno di questi collegamenti era ciò che avrebbe permesso la riuscita del rituale inverso.

    << Eiatsu-kun, quello che vuoi fare non può riuscire, perchè vuoi controllare una cosa sbagliata. L'Edo Tensei, non importa eseguita da chi, non comporta rischi per l'utilizzatore. La tua situazione e la mia sono due problemi completamente separati, ma la risoluzione di uno terminerà anche l'altro. >>

    Jotaro chinò leggermente il capo, mentre le diramazioni lignee stavano ormai quasi del tutto avviluppando il suo corpo e confondendo i suoi lineamenti. Anche la sua voce si stava facendo più roca. Il "contenitore" che aveva contenuto le Reliquie era ormai al collasso. Sospirò.

    << Serve...uN...sACriFicIo....cHe....nOn...pu..Oi....fAre...tU.....>>

    Muovendo lentamente le braccia, ormai quasi totalmente irrigidite dal legno, Jotaro riuscì appena in tempo a serrare gli arti superiori nel sigillo della capra, e i suoi occhi si chiusero. Lui era esattamente come tutti gli altri morti, ma aveva una cosa in più. Una cosa che la morte non aveva potuto portargli via con il trapasso, il suo debito con Jashin. Per quanto assurdo fosse il destino, era ancora un morto immortale, e la sua immortalità era lì, da qualche parte dove le parole mortali non erano in grado di arrivare, doveva varcare un attimo la porta.

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    L'Edo era una tecnica estremamente complessa, e allo stesso tempo molto semplice. Si fondava sul dare e avere; un determinato pagamento per ottenere un altrettanto determinato risultato. Funzionava contemporaneamente su due piani, quello mortale e quello astratto; ovviamente i due attori, l'evocatore e l'evocato, stavano su due piani separati, e ognuno vedeva la grande porta dal suo versante. Jotaro non aveva mai imparato a evocare, aveva preferito studiarla per capirne il funzionamento recondito. Una volta morto, pensava, avrebbe compreso l'altra faccia della medaglia, ovviamente però senza potervi interagire. La fortuna, se uno non volesse pensare che legarsi a Jashin fosse tutto parte di un disegno, stava che di fatto, sebbene morto, egli possedeva ancora qualcosa di proprietà nel mondo, il suo posto. Jashin gli aveva imposto di pregarlo e servirlo, in cambio gli aveva donato il potere sulla Grande Porta. Egli avrebbe potuto attraversarla ogni volta per condurre le ferite dei nemici dal mondo mortale a quello dei morti, ma di fatto, la chiave della porta gli apparteneva ancora.
    Quando Jashin lo aveva chiamato a sè, ritenendolo "impertinente" lo aveva bandito dal mondo, per punizione, ma Jotaro non era mai "effettivamente" morto, poichè non poteva morire! Quindi era finito in una condizione di passaggio, una sorta di limbo, che si rapportava in maniera strana con l'Edo.
    Poteva essere richiamato, riportando sulla terra una parte del suo essere, mentre il resto restava in quel limbo. L'immortalità è un dono potente, ha un valore non indifferente all'interno del cerchio della creazione, e poterne disporre non è cosa da poco.


    [...]

    Ora stava lì, in quel limbo, davanti alla Grande Porta della morte. Per riportarlo in vita, se fosse morto, l'evocatore avrebbe dovuto sacrificare la sua vita, scambiandola; ma in questo caso, Jotaro avrebbe potuto provare una cosa folle, essere evocatore di se stesso, sacrificare lui stesso qualcosa, mentre Eiatsu teneva la porta aperta. Ma cosa? Cosa possedeva lui in quel limbo se non i suoi ricordi, la sua anima, i suoi rimpianti? Beh. Aveva ancora la sua immortalità da sacrificare.

    AVEVA ANCORA TUTTA LA SUA FOTTUTA PORTA
    Vi poggiò le mani

    << Jashin questo non lo gradirà....>>



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    Sacrificando tutta la sua immortalità, avrebbe pagato il prezzo per rievocarsi dall'Edo Tensei, come un uomo mortale, senza che Eiatsu dovesse pagare niente, o almeno questo era quello che sperava; dopotutto non c'erano istruzioni per una cosa del genere....La stanza si sarebbe illuminata di una luce così densa da penetrare persino le crepe dei muri, e accecare tutti i presenti per alcuni minuti, poi, il silenzio.
    Ovviamente lui era certo di un 10% di quello che sarebbe successo. Nella migliore delle ipotesi avrebbe sacrificato nel processo la sua immortalita, ovvero la parte facile. La parte più difficile sarebbe stata il sacrificare anche la componente genetica del primo Hokage che stava creando confusione. Lui avrebbe potuto sopravvivere senza dato che ormai non aveva più dei manufatti nucleari che pulsavano dentro di lui. Tutto questo avrebbe richiesto sicurezza; cosa che non gli mancava, ma anche una discreta precisione e una stabilità energetica quasi impensabile. Avrebbe potuto sfruttare Eiatsu per quello, con il collegamento aperto, avrebbe potuto agganciare a mo di moschettone la sua parte Senju al collegamento con l'Edo, e con un grosso colpo di fortuna, si sarebbero tutti salvati. Magari il processo si sarebbe portato dietro la possibilità di Eiatsu di usare l'Edo per il resto della sua vita, ma quelli erano dettagli trascurabili, e poi a dirla tutta; forse Jotaro non aveva la minima idea di quello che stava facendo, e sperava nel colpo di fortuna. Questo non lo avrebbe detto a Eiatsu, però.


    [Jotaro sceglie di rinunciare al Culto Jashin]

    Edited by Jotaro Jaku - 24/1/2017, 04:16
     
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