Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. Jotaro Jaku
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    l'Abisso




    Quando Jashin salutò il ninja che aveva davanti, con un misto di superiorità e ilarità, Jotaro capì di essersi liberato del suo carceriere, ma non aveva la minima idea di cosa sarebbe successo da qual momento in avanti. Nel mondo reale, una forte luce azzurrina sembrò farsi strada dalla corteccia epiteliale che ormai aveva quasi il diametro di un tronco, illuminando di quel colore tutta la stanza, accecando per un momento i presenti, ma senza causare ulteriore danno. Fyodor da dietro il cadavere ormai consumato che aveva dato vita a Yashimata, osservava come un ratto curioso e spaventato il susseguirsi degli eventi, mentre Eiatsu aveva perso i sensi e si trovava a terra in una pozza di sudore; quanto allo Jaku, nessuna risposta da dentro la corteccia; la cui crescita si era arrestata, essendo ormai arrivata a penetrare il solaio del piano superiore e le cui radici si erano infossate nel terreno della stanza sotterranea. Nessun rumore.

    [Nell'Abisso]

    Il sistema circolatorio di Jotaro si era praticamente incenerito, rilasciando in un istante tutta l'energia che conteneva, sventando ogni pericolo per il mondo reale, ma chiudendo il ninja in una realtà, dentro la sua mente, dalla quale non avrebbe potuto uscire senza il proprio chakra. Quando Jashin era scomparso, Jotaro aveva iniziato a precipitare. Si trovava sempre nello sconfinato spazio bianco dove era fino a pochi istanti prima, la porta gigante era scomparsa, e lui aveva sentito il pavimento scomparire sotto ai suoi piedi, cadendo in un infinito spazio bianco. Aveva perso ogni stimolo legato ai 5 sensi, stava semplicemente precipitando, poteva percepirlo in qualche modo; non avendo più alcuna sicurezza, non sapeva se prima o poi si sarebbe fermato, o se la sua esistenza sarebbe cessata; la sua unica certezza era di trovarsi da qualche parte dentro la sua anima, in caduta libera, senza la minima energia. Da solo. O almeno, così credeva.



    Qualcosa lo aveva osservato. Quel "qualcosa" che lui aveva percepito molto tempo prima, quando aveva iniziato a studiare gli oggetti che portava dentro. Una sorta di "firma" energetica che a volte, in piena meditazione era riuscito a scorgere nel profondo. Un avvoltoio che era rimasto in disparte, ad osservare ogni sua mossa, chissà per quale ragione.
    Più precipitava nei meandri del suo essere, più riusciva a sentire questa entità attorno a sè. Era diversa da Jashin, riusciva a percepirla, eppure essa lo evitava, restando in disparte a osservarlo compiaciuta. Per la prima volta da quando esisteva, Jotaro provò qualcosa di nuovo, un'emozione a metà strada tra il terrore più puro e semplice, e la follia. In un'istante, gli sembrò come se questo "qualcosa" avesse circondato l'enorme dimensione completamente candida che lo tratteneva, e stringendola l'avesse resa un cubo completamente scuro, come il fondale di un oceano. Improvvisamente si sentì sbattere a terra, generando un suono sordo, come un peso metallico che tocca il fondo di una piscina. Immobile, completamente paralizzato sul fondo di questo abisso, con un'infinita quantità di materia oscura sopra di sè. Incapace di provare, pensare, o percepire alcunché. Solo un sussurro, una frase incomprensibile che gli risuonava fin dentro l'anima, e lo scuoteva in ogni sua fibra.

    [Nel Mondo Reale]

    Dalle piccole crepe generate nella corteccia dal chakra pochi istanti prima, iniziò a sgorgare un finissimo liquido estremamente viscoso, di una colorazione tra il blu scuro e il nero petrolio. Prima ricoprì la corteccia, quindi si fece strada fino al pavimento, molto lentamente.
    Fyodor lasciò andare il cadavere e afferrò Eiatsu, per trascinarlo via da quella strana materia che ormai stava invadendo il pavimento, temendo fosse chissà quale liquido tossico che nemmeno lui avrebbe voluto assaggiare. Pochi istanti ancora e il liquido si fermò completamente, evaporando in una densa nebbiolina nera, e sparendo nel nulla in una decina di secondi.
    La corteccia dell'albero iniziò ad appassire, ad afflosciarsi e ad accumularsi sul terreno come fosse semplice legno marcio, rivelando il corpo di Jotaro in perfetto stato, seduto a terra svenuto.

    [Nell'Abisso]

    Le ultime sensazioni di Jotaro, mentre all'esterno quel liquido odioso si sfaceva strada, furono di un abbraccio composto da una miriade di tentacoli che lo coprirono completamente e lo stritolarono fino a renderlo una massa informe di sensazioni e ricordi; fino a che qualcosa lo avrebbe afferrato all'altezza del petto, e lo avrebbe strattonato verso l'alto, facendolo volare in verticale ad una velocità tale da fargli ripercorrere in un istante incalcolabile tutta la distanza che aveva coperto durante la sua caduta. Quando spalancò gli occhi si trovava nuovamente in quell'abisso bianco, ma qualcosa era cambiato. C'era nuovamente una porta. Una porta circolare come quella di un deposito, e il pavimento era stato inondato da un denso liquido nerastro, in tutto e per tutto simile all'acqua al tocco, ma del colore della pece.

    [Nel mondo reale]

    Quando aprì gli occhi nuovamente, sussultando, si trovava seduto a terra, dove prima si trovava l'albero; circondato da rimasugli vegetali marci, con vicino a sè Fyodor con un piccolo carrellino metallico coperto di attrezzi per sezionarlo. Alla vista di quella reazione, Fyodor sospirò, come se avesse appena perso la possibilità di farlo a pezzi per scoprire qualcosa di interessante. Eiatsu era stato sistemato su una sedia. Era ancora privo di sensi.
    Quando Jotaro provò ad alzarsi non si sentì ferito, o debole, ma gli sembrò mancasse qualcosa. Era pieno di energie e privo di dolore, eppure per qualche ragione si sentiva più leggero. Provò ad impastare il chakra, non accadde nulla. In quel momento capì cosa gli mancava. Quello che sperava fosse solo un brutto sogno, che sarebbe scomparso con il risveglio invece, non se ne era affatto andato. Ricordava quello che era successo nell'Abisso, e ogni volta che chiudeva gli occhi, poteva visualizzarsi in quella distesa bianca con quel liquido che gli arrivava fino alle caviglie, davanti a quella strana porta.

    [...]

    Quando Fyodor lo riportò alla realtà, Jotaro gli pose una curiosa domanda.

    << Non ti conosco servo di Oto, per caso tra le tue doti c'è quella di poter generare un sistema circolatorio del chakra? Mi trovo a necessitarne uno. >>

    Per qualche strana ragione, nonostante fosse completamente privo di chakra, si sentiva lo stesso circondato da qualcosa. Sembrava una sorta di energia che non riusciva a definire, ma per il momento, non sembrò interessato ad andare a fondo della questione. Era solo dannatamente sicuro di sentirsi osservato.

     
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