Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    Nel vortice... della Follia.









    Rimasi in silenzio. Per buona parte del tempo. L’unica azione che compivo era quella di spostare gli occhi, in cerca di risposte che purtroppo… non potevo di certo ottenere. Solo una cosa era certa: ero finito nel gioco dei grandi. In una situazione nella quale la mia comprensione dei fatti faticava a mantenere il contatto con la realtà. Solo le parole che il Jonin Diogene mi riservò dopo poco mi consentirono di riprendere il filo degli eventi. Io, Kato Yotsuki, avrei assunto la funzione di tramite tra Jotaro, quella strana figura, e il Mikawa stesso. Il mio Chakra per affinare la tecnica della Trasformazione… e renderla qualcosa di ben più efficace.

    Annuii, con un gesto secco della testa. Accettai il compito e mi preparai al “rito”, seguendo le indicazioni del Jonin e di Jotaro, il quale questo ultimo dopo avermi somministrato diverse domande, riprese a parlare concludendo la parte introduttiva del rituale. Nella teoria il mio corpo, la mia riserva di Chakra e il mio Tantien avrebbero assunto il ruolo di catalizzatore… un tramite, una via, un percorso attraverso il quale Jotaro avrebbe riacquisito la sua capacità di manipolazione del Chakra e di conseguenza la possibilità di agire su Diogene stesso. Tutto ciò però doveva essere messo in pratica e la cosa mi destò decisamente qualche preoccupazione, per dire un eufemismo. Il mio compito era quello di mantenere la massima concentrazione possibile, pena danni irreversibili sul corpo del Mikawa.

    Le assicurazioni dell’amico del Jonin furono sicuramente rifrancanti, ma di certo non sufficienti. Ciononostante non ribattei all’uomo e accettai quanto proposto. Accovacciandomi nel luogo indicato dall’uomo incrociai le gambe e appoggiai il dorso delle mani vicino alle ginocchia, rispettivamente per lato, formando così la classica posa meditativa. Sospirai, per un’ultima volta… e poi chiusi gli occhi, aspettando il momento in cui tutto sarebbe iniziato.


    Ci volle qualche momento, qualche secondo, di apparente tranquillità prima che una sensazione, quasi come un vortice, una cascata, una sorta di voragine mi colpisse. Direttamente, con forza. Dentro di me. Mantenni gli occhi chiusi, distrarsi sarebbe stato inutile. Sapere quello che mi stava succedendo attorno ancora meno.

    Passavano i minuti e i miei pensieri, in quei frangenti, si facevano sempre più difficili. La mia lucidità stava venendo messa alla prova costantemente. La sensanzione che più si avvicinava e descriveva meglio quello che stavo provando era una sola… era come se stavo mantenendo costante il mio chakra elettrico. Il problema era che non lo avevo mai fatto per così tanto tempo, per il semplice motivo che non potevo resistere così a lungo.

    Dopo diverso tempo aprii gli occhi, spinto dalla necessità di capire quanto mancava al termine. Già, perché gocce di sudore, freddo, colavano dalla mia fronte… e quello che vidi fu decisamente grottesco. Kanji illuminati caratterizzavano l’intera stanza, una luce blu, quasi azzurra, illuminava malamente il locale. Che fosse il mio Chakra? Poco mi importava in quel momento. Dovevo restare immobile, mantenere la concentrazione, preservare il contatto tra me, Jotaro e il Jonin.

    Finché ad un certo punto l’esperto di Funjustu esclamò contro il Jonin. Ma cosa stava succedendo precisamente? Era molto difficile dirlo se non che il mio corpo iniziò a sentire ancora di più la sposatezza. Sapevo che stavo per concludere le mie energie: - Sto esaurendo la mia riserva di Chakra, non so quanto ancora potrò resistere… - fu l’unico mio avviso al duo. Forse inutile, forse inascoltato ma necessario.

    Il tempo passava e ormai quando stavo per mollare la presa, spinto da un senso di conservazione istintivo, i miei occhi si spostarono sul Ronin e sul suo gesto estremo. Piantodosi una sorta di pugnale nel proprio corpo contestualmente percepii un’ondata di energia positiva, di chakra, di forza… di respiro. Stava buttando via la sua vita per il mio Chakra? Fino a che punto si sarebbe spinto? Questa ondata però si faceva via via sempre più intensa, quasi come un fiume che andava in piena e i cui argini difficilmente potevano sostenere un tale forza. Già, esattamente così. Non ero stato addestrato in questi termini. Non sapevo gestire una situazione del genere. Mi alzai leggermente dalla mia posizione con la schiena. Serrai i pugni e spinsi me stesso a resistere. L’uomo nel frattempo proseguì la sua opera di “dissanguamento”, in un macabro gioco-forza contro e per la conclusione del rituale… situazione che proseguì fino a… quel momento.

    Quell’istante, quel grido che risuonò nella stanza, nei miei timpani e nella mia testa. Un grido di dolore. Un grido di morte. L’uomo che stava gestendo il complesso funjustu… si era forse ucciso? Seguirono momenti di silenzio. I miei occhi fissi sull’uomo. Era da tempo che non succedeva… ma avevo paura. Un brivido percorse la mia schiena… stava per finire tutto? Stavamo per morire?


    I miei dubbi si fecero via via più forti, più penetranti finché dagli occhi di Jotaro un liquido, viscoso e nero come la pece, non iniziò a colare verso il basso. Prima ancora di realizzare l’evento fui spinto indietro, da una forza terribile, intrappolato in una rete nera. Spessa, incomprensibile. Da lì in poi non feci altro che diventare un mero spettatore. Seguirono immagini che mai avrei dimenticato. Un esplosione di sangue, che innondò tutta la stanza, imbrattando ogni persona e oggetto mi lasciò esterefatto. Diogene era deceduto?

    Dubbi che vennerro presto fugati. Il sangue si ricompose, per una volta, per due volte, per tante volte. Forme, oggetti, persone… continuarono a ripresentarsi caoticamente davanti ai miei occhi… come una sorta di ordalia. In un vortice di emozioni e paure che mai avevo sperimentato precedentemente… prima che finisse tutto. Prima che Jotaro finesse disteso a terra. Sarei mai sopravvissuto a tutto quello?


     
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