Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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  1. Jotaro Jaku
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    Un passo verso il fondo [5]



    [Alcune ore dopo il rituale]

    A seguito del rituale, la fragilità del colosso gli avrebbe fatto perdere i sensi. Al suo risveglio, i suoi assistenti si sarebbero trovati tutti attorno a lui, era in una sala della villa con le apparecchiature mediche e si trovava in un normale letto, a riposo. Sebbene il suo corpo fosse attraversato da fitte di dolore, si sarebbe sentito perfettamente in forma, come se si fosse appena svegliato dopo una lunga e ristorante dormita. Ad una prima occhiata, si sarebbe accorto che tutti si trovavano lì (anche Kato, se avesse voluto) ad eccezione di Eiatsu. Il collega non si trovava vicino al letto, nè nella stanza. Sarebbe stato Fyodor il primo a rivolgersi a Diogene.

    - Come ti senti. Dovresti stare bene stando a cosa ha detto Eiatsu. -

    L'espressione del cadavere non sembrava affatto preoccupata, ma era chiaro che le sue parole nascondevano altro; se da una parte il colosso non aveva riportato danni permanenti, dall'altra, qualcosa era andato storto.
    Se fosse stato il gigante del suono a chiedere, la carcassa avrebbe risposto, altrimenti sarebbe stato lui stesso a farsi avanti.

    - A quanto dice l'eliminatore, il tuo chakra è riapparso dal nulla, e le tue ferite..beh non hai alcuna ferita, anche se non abbiamo idea di come sia possibile. Il dolore che senti dovrebbe essere unicamente a causa dello stress, sul genere del dolore fantasma quando si perde un arto...il problema, è che dopo che sei svenuto, abbiamo dovuto prendere il ragazzo.. - Disse indicando Kato, se fosse stato presente - ...E portarvi via di corsa dal bunker del rituale. -

    A questo punto, Diogene avrebbe avuto chiaro che erano due le figure assenti nella sala. A quel punto, Fyodor si sarebbe grattato il mento con fare preoccupato, e ricordiamo che quell'uomo era stato per tre secoli in una pergamena infernale a subire torture. Quindi avrebbe tagliato corto:

    - Eiatsu è di sotto, non siamo troppo esperti di sigilli di contenimento, ma abbiamo fatto il possibile, lo abbiamo sigillato, ed Eiatsu ha eretto una barriera attorno a lui per tenerlo confinato, ma ho come la sensazione che si sia solo prendendo gioco di noi. Il problema è che Mumei è conficcata dentro di lui, e non siamo riusciti a tirarla fuori, quindi lo abbiamo rinchiuso. -
    Eppure non sarebbe dovuto essere un problema, Jotaro era si esperto, ma la sua condizione fisica era piuttosto mediocre al momento, e non aveva alcun chakra, come era possibile che due ninja come lo erano loro non fossero stati in grado di dominarlo? A questo avrebbe risposto lo stesso Fyodor.

    - Mi spiace capo, abbiamo provato, ma ci ha quasi massacrati, e non gli abbiamo strappato nemmeno un capello nel mentre. Eiatsu pensava che essendo geneticamente un Mikawa impuro, la comunione con la Spada avesse causato qualche problema, quindi ha provato ha richiamarla, ma è come se fosse scomparsa nel nulla. - In quel momento, le parole di Fyodor assunsero un significato più strano. Stando a quando diceva, la spada non era più conficcata nel corpo del nukenin, ma era stata come risucchiata dentro di lui.

    - Non solo, ma quel tizio ha più chakra di te boss, e non abbiamo idea del perchè. Sembrava in coma, con la faccia piena di pece, quando all'improvviso dopo che sei svenuto, la sua riserva ha iniziato a riempirsi. Eiatsu lo ha contenuto come poteva, ma quello si è liberato delle costrizioni come fossero di carta, e ci è letteralmente saltato addosso. -


    [Molti piani sotto]

    Eiatsu si trovava seduto a terra, a gambe incrociate, in posizione di meditazione, mentre, davanti a lui, una barriera energetica separava un angolo della stanza dal resto del volume. Al suo interno, una figura dai lunghi capelli era seduta a terra col capo reclinato. Le braccia erano confinate da un sigillo, e i paletti oscuri erano ancora conficcati nel corpo, dal momento del rituale.
    Quello che doveva essere Jotaro non parlava, non si muoveva, ma ogni tanto emetteva suoni sconnessi, alternava emissioni gutturali a risate sottovoce, a sospiri. Qualunque cosa gli fosse successa, non era proprio in sè.

    - Sai...che non potrai tenermi qui per sempre....Sai, che posso uscire quando voglio... -

     
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