Villa MikawaResidenza di Aloysius Diogenes

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    Nei meandri di villa Mikawa


    Post 2 ~ Madre

    L'espressione sul volto della ragazza gatto si fece disgustata nell'osservare i mutamenti che si rincorrevano nel corpo di quello che sarebbe dovuto essere un essere umano, ma che di umano ormai aveva ben poco. Neppure lei, che aveva in sé i ricordi di una creatura millenaria com'era il due code, aveva mai visto nulla del genere. Quando il gigantesco occhio rosso si rivolse verso di lei, fremette, realizzando di aver fatto un errore nel lasciare che la giovane si lasciasse trascinare fin là giù. Il demone aveva sperato di approfittarne per prendere controllo di quel debole corpo, e quasi non gli pareva vero di vedere il suo possente nemico in difficoltà, ma era stato uno sciocco. Aveva davanti qualcosa di tanto antico e assurdamente potente, che perfino la sua più intima natura ne era spaventata. Una goccia d'acqua le scese lungo la guancia, seguita da un'altra, e un'altra ancora. Fiocchi bianchi aveva preso a turbinare nella stanza sotterranea, da prima sciogliendosi al contatto con la pelle calda, e poi iniziando rapidamente ad accumularsi sulle pareti, negli angoli, sui corpi e su di lei. Neve~nya? ... Yu...ki?Da una folata di vento particolarmente intensa quando incomprensibile visto l'ambiente dove si trovavano, riemerse non già la figura femminea dai capelli bianchi, ma Harumi. Tremante per il freddo, per la paura, per la sorpresa. Aveva solo un vago, indistinto ricordo di essersi diretta in quel luogo dopo aver abbandonato la stanza al piano superiore, ma non aveva memoria della strada percorsa. L'ombra scura al centro dell'ambiente sotterraneo, così come il possente Colosso e i suoi servitori, tutti furono ricoperti della candida patina, giacendo a terra immobili, come addormentati, avvolti da un sonno senza risveglio. Solo, nella tormenta, svolazzava di lembo d'un mantello, anch'esso imbiancato. L'attenzione della giovane ne fu attratta come il ferro da un magnete. E, nel momento in cui l'iride cremisi si puntò su di lei, le ginocchia le cedettero sul soffice manto gelato, ed ebbe un motivo in più per tremare.

    Ansimando, la ragazza si prostrò al suolo. Aaaaargh! Le fitte lancinanti si susseguivano una dopo l'altra, come se entità invisibili le stessero piantando infiniti aghi di ghiaccio nel ventre. Urlando con tutte le forze che aveva in corpo, fino a sovrastare la voce altrettanto disperata eppure sfinita della donna poco distante, strinse le unghie al suolo incidendo profondi solchi nel manto nevoso. Stravolta da una marea di sensazioni, si rendeva appena conto del sangue che le colava lungo le cosce, formando una pozza vermiglia sempre più larga sotto di lei. Male... fa male... aiuto... qualcuno... aiuto... arrrrrgh! Ormai prona a terra, inarcò la schiena, contraendo le gambe in spasmi inconsulti che non riusciva a controllare, come nel tentativo di trattenere qualcosa dentro di lei. Le lacrime disperate che le scorrevano lungo il viso si cristallizzavano, lacerandole la pelle. Tra una coltellata e quella successiva si aprivano impercettibili attimi di attesa dove la mente della giovane, sommersa dall'eccessiva sofferenza, sembrava trovare pace nell'oblio, solo per poi venirne bruscamente strappata dalla successiva offesa che attraversava il suo corpo ancora acerbo. Probabilmente se le avessero spezzato tutte le ossa, il dolore sarebbe stato più sopportabile. Io... io... Respirando a pieni polmoni l'aria gelata che le trafiggeva il petto, riuscì infine a sollevare almeno un poco il capo, puntellandosi su un gomito, e conficcando le dita dell'altra mano così fermamente nel pavimento da spezzarsi le unghie. La figura distesa davanti a lei le riempì il campo visivo. Vicinissima, eppure al contempo più lontana che mai. Quella donna, chi era, cosa ci faceva lì, cosa le stava accadendo. Tutti interrogativi che attraversavano la mente della kunoichi tra una contrazione e l'altra. Tu... tu... La voce si rifiutava di uscirle, se non per gridare, ma qualcos'altro si stava facendo strada dentro di lei verso fuori, verso la libertà. La nausea che aveva provato superata la soglia la sopraffece nuovamente, facendola rantolare, e accasciare sul fianco. Sentiva la vita scorrerle via lentamente dal basso, e un'altra parte di lei risalire attraverso l'esofago e la trachea, in un rigurgito innaturale.
    La neve le stava coprendo il lato del viso rivolto verso il cielo, anche se al suo posto c'era solo un vecchio soffitto di mattoni. Eppure i fiocchi continuavano a cadere, dolcemente implacabili, nascondendo tutto alla vista. Sopraffatta dal dolore, si chiese se non fosse meglio lasciarsi andare al loro misericordioso abbraccio una volta per tutte. In fin dei conti, la vita che valore poteva avere per una come lei? Era sempre stata indesiderata, fin da quando aveva memoria. Per la gente del villaggio dove era cresciuta era un oni, una portatrice di sventura, una maledizione. Tutti coloro che l'avevano aiutata, che avevano avuto pietà di lei, che le avevano donato anche solo un po' di affetto, erano andati incontro ad una fine crudele anzitempo. Quando alla fine avevano deciso di bruciarla come la strega che era, ci aveva messo poco per convincersi anch'essa che fosse la scelta più logica, ma migliore che potessero prendere per difendere le loro famiglie. Eppure, era stata salvata, contro ogni pretesa, contro ogni buon senso. Ma, mentre se ne stava rannicchiata ad un passo dalla fine, le sembrava che la speranza che le era stata donata fosse la più atroce delle punizioni. Che diritto poteva avere lei di vivere, se aveva preteso perfino la vita della sua stessa madre per venire al mondo? I due anziani che si erano presi cura di lei quando era piccola non glielo avevano raccontato, ma una volta deceduti i suoi concittadini non si erano fatti nessuno scrupolo a rinfacciare una colpa così imperdonabile ad una ragazzina rimasta ancora una volta sola. Ma ora non aveva più importanza, nulla aveva più importanza. Il dolore la manteneva cosciente, ma non sentiva quasi più le gambe. Con gli occhi vitrei, guardò la donna al suolo. Anche lei doveva averne per poco ormai. Una nuvola di vapore si alzava dal suo capo sempre più di rado, incerta, andando a disfarsi rapidamente nell'aria fredda. Nulla aveva più importanza, ma allora perché non riusciva a distogliere gli occhi dal suo volto? Perché il calore che abbandonava quella pelle di porcellana le faceva provare un'atroce sensazione di nostalgia? Perché in quegli occhi rassegnati ci si rispecchiava così bene? E infine, perché il modo disperato con cui si stringeva il ventre, come a proteggerlo dal mondo, le stava spezzando il cuore? Eppure, sapeva già la verità nella sua anima, prima ancora che la voce la declamasse.
    Non era passato neanche un minuto da quando quell'incubo bianco aveva sostituito la realtà della giovane kunoichi, ma per lei quel tempo si era dilatato tanto da diventare un'eternità. Anf...a...rgh... Un ammasso di chakra lasciò il suo corpo in un rigurgito, formando una pozza vischiosa sul pavimento imbiancato. Piegata dai crampi, i connotati stravolti, una traccia di incomprensibile risata negli occhi. Il destino aveva una strana ironia. L'inferno se l'era immaginato diverso, eppure la sua pena stabilita per contrappasso le pareva appropriata. Già, perché evidentemente doveva essere morta senza accorgersene, e le divinità la stavano punendo per quello che era: un'assassina. Una serie di piccole impronte tondeggianti si era formata a partire dalla chiazza, tanto leggere da quasi non lasciare traccia sulla neve fresca che non smetteva di cadere. Per quanto si sforzasse, la ragazza non riusciva proprio a ricordarsi quando aveva chiuso gli occhi per l'ultima volta, ma forse era normale per un defunto rimuovere gli attimi traumatici della triste dipartita. Rivolse uno sguardo carico di una pletora di sentimenti alla donna a terra poco più in là. Quanto aveva desiderato incontrarla, almeno una volta! Non si poteva dire che i kami non le avessero mostrato almeno un minimo di magnanimità nel tormento che le era stato inflitto. Un tremito spaventoso si diffuse lungo il pavimento su cui la giovane giaceva, simile ad un terremoto, ma né la neve, né i corpi da essa sommersi, diedero alcun segno d'averlo percepito. Qualunque fosse la causa doveva essere vicina, ma oltre al candore etereo i suoi sensi non percepivano altro. Non che la situazione potesse peggiorare ulteriormente, ma la cosa risvegliò un poco la kunoichi dal torpore indolente in cui stava precipitando. Nel frattempo, le piccole impronte alle sue spalle si erano tramutate in orme umane.

    Sei proprio un'idiota~nya...

    Ad Harumi parve di udire delle parole sussurrate nel vento, ma non riuscì ad afferrarne il senso o l'origine. Mentre si interrogava a riguardo, inaspettata quanto un'esplosione, un'onda con la forza di una valanga proveniente dal centro dello scantinato dove si trovavano i resti del Mikawa e del Jaku la ribaltò e la scaraventò con violenza contro la parete dietro di lei. Argh! La ragazza rimase addossata alla parete dopo lo schianto, sputando sangue. Doveva essersi fratturata qualcosa nell'impatto. Ma il peggio venne solo dopo, quando la pelle le iniziò a bruciare come se qualcuno le avesse versato dell'acido addosso [Ferita][Diffusa] 6 Leggere (Contusione)
    [DnT Medio] Dolore (1/2 Leggera su 3)
    [Status] Indebolimento
    . Con il capo rivolto a terra a fissarsi i suoi piedi, non aveva la forza o la volontà di reagire. D'altro canto il suo corpo era tanto provato da quasi rifiutarsi di muoversi. Quanto sangue doveva aver perso poi, da quando era iniziato quel supplizio? Il flusso dal suo basso ventre, per quanto lento, non accennava ad interrompersi, ma forse, essendo una punizione che doveva durare per l'eternità...

    Sciaff

    Il suono dello schiaffo riverberò nell'ambiente sotterraneo facendosi sempre più sfumato fino a scomparire. Harumi alzò lo sguardo davanti a sé, fino a incontrare il volto della persona che l'aveva colpita con rabbia alla guancia. La mano ancora levata, era vestita come lei, anzi, sembrava proprio lei se non fosse stata per alcuni dettagli: i capelli di un bianco accecante, gli occhi gialli ferini e due orecchie feline a contornarne la figura. Le pupille della ragazza si dilatarono per lo stupore, facendole dimenticare per un secondo il mondo intorno a lei, mentre l'allucinazione, perché altro non poteva essere, apriva bocca.

    Proprio una marmocchia così stupida doveva trovarmi quello squartacadaveri~nya?

    La kunoichi del Suono, più perplessa per il modo di esprimersi che offesa per le insulti che dovevano essere rivolti a lei, se ne stette zitta. O era finita in un'oltretomba ben strano, o qualcosa non andava.

    Certo che qualcosa non va! Ma cosa ti dice la testa~nya? Guardati intorno!

    La ragazzina fremette, spaventata. Le stava leggendo nella mente? Ora che l'entità, qualsiasi cosa fosse, lo faceva notare, null'altro nella stanza sembrava essere stato turbato dalla devastazione invisibile che l'aveva quasi fatta secca. Stringendosi la testa con le mani, colpita da un'improvvisa emicrania alle tempie, la giovine si sforzò di ricordare. La neve...i fiocchi avevano iniziato a cadere dopo che quell'occhio l'aveva fissata... Unendo i puntini, la spiegazione poteva essere che...

    Allora forse non sei del tutto irrecuperabile, mocciosa~nya...

    Quella rivelazione suscitò nella giovane un moto al cuore simile ad una stretta, differente dalla morsa che le avvinceva le viscere e il cui responsabile si stava prendendo gioco di lei. Sì perché era proprio quello il pensiero che attraversò la mente della ragazza, e l'emozione che produsse aveva la forma della rabbia. Ne aveva ormai dimenticato il gusto in tutti quegli anni in cui l'aveva repressa, trasformandola in sottomissione, in senso di colpa e auto commiserazione. Sul volto del suo doppio felino comparve un'espressione di soddisfazione molto simile ad un sorriso. Harumi non aveva mai provato odio nonostante le innumerevoli sopraffazioni e cattiverie che aveva subito, ma ora il sapore acre di quel sentimento le invase la bocca, mescolandosi a quello del sangue che le colava lungo il mento. L'aberrazione atavica che si nascondeva nelle ombre aveva scrutato nella sua anima, estraendone uno dei frammenti a lei più caro, il ricordo di una madre che non aveva mai conosciuto. E per quello si era meritata il suo disprezzo. L'otese cercò di rialzarsi, ma nel muovere appena un passo lontano dalla parete a cui era appoggiata perse l'equilibrio. Con sua sorpresa, invece di cadere a terra, si ritrovò sorretta da quella copia di sé. Socchiudendo gli occhi, Harumi si affidò a quella sorta di abbraccio per un lungo, lunghissimo secondo. Grazie... La fiamma d'odio che aveva preso ad ardere in lei scemò lentamente, fino ad estinguersi, veloce come era venuta. Il sorriso compiaciuto scomparve dal viso dell'altra, sostituito da un'aria seria.

    Allora direi che è ora di tornare~nya.

    La giovane annuì, soffermandosi però a guardare un punto oltre la spalla del suo sostegno, perso tra le neve. Stringendo le mani intorno alle braccia che la tenevano su, fissò la se stessa gatto direttamente negli occhi. Lasciami...un minuto soltanto... Ogni parola le provocava fitte al petto, ma la voce le uscì salda. La sua interlocutrice, turbata, rivolse gli occhi altrove in un tacito fai come vuoi, per poi aiutarla a muovere qualche passo incerto.
    Davanti alla donna che le aveva donato la vita l'espressione della ragazza si fece cupa. Avrebbe avuto centinaia di cose da dirle, ma tra tutte svettava un desiderio ardente di implorare il suo perdono. Era colpa sua se era morta. Questa consapevolezza la schiacciava come un macigno fin da quando l'aveva scoperto. Tutte quelle persone che l'avevano sempre chiamata oni avevano, alla fine, ragione: era un'assassina. Se lei non fosse mai esistita, se sua madre non l'avesse mai avuta, forse... Harumi aprì la bocca, con la mandibola tremolante, senza però riuscire ad articolare alcun suono.

    Poppante, non farmi incazzare~nya!

    La giovane trasalì dalla violenza dell'esclamazione, ma quella non aveva ancora finito.

    Matanabi, un demone che ha strappato più vite di quante possa ricordare con la stessa leggerezza di un contadino che passa la falce sulle spighe, non ha mai provato un briciolo di senso di colpa~nya...E tu che hai perso la tua genitrice per l'indifferenza degli uomini, che sei la vittima dei kami capricciosi, te ne carichi l'intera responsabilità sulle spalle~nya? Non provarci neppure, pensi che lei lo voglia~nya?

    Come una doccia gelata, le fredde sentenze di quella parte di sé la stordirono, provocandole una vera e propria rivoluzione di paradigma dentro la sua anima che avrebbe richiesto tempo per giungere a piena maturazione. Intanto, però, le lacrime presero a rigare il viso della piccola Harumi, mentre il muro che aveva costruito intorno a sé per proteggersi da un mondo che non la voleva si crepava e iniziava a perdere alcuni tasselli. Mordendosi il labbro inferiore, chiuse gli occhi, stringendo le palpebre tanto forte da farsi male. Il tempo concessole ormai era agli sgoccioli, ma prima di andare doveva dirle almeno una cosa. E, se non potevano né dovevano essere delle scuse, allora l'alternativa era una soltanto.

    Grazie...arrivederci...mamma...

    Devastata nel corpo e nello spirito, ma non ancora rassegnata, non più, la ragazza unì le mani a comporre il sigillo della tigre. L'altra Harumi però la interruppe, appoggiandole una mano sulla spalla, e parlandole con una gentilezza inattesa.

    Un'ultima cosa~nya. Questa è la prima volta che ci incontriamo, ma io sono dentro di te, sempre~nya. Sono una parte di te, quella parte che hai rifiutato e sommerso più nel profondo, ma che il nibi ha riportato in superficie~nya. Ricordatene~nya! Ed ora, ti darò una mano~nya... Però togliti quell'espressione idiota dalla faccia~nya.

    Con un gesto fulmineo, trafisse il fianco della giovane con la punta delle dita della mano aperta [Slot Tecnica I e II + Slot Azione I] Rilascio - Genjutsu Kai
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tigre (1)
    L'utilizzatore può deflettere genjutsu usando 2 slot tecnica. L'utilizzatore deve essere consapevole di essere sotto l'influsso di un'illusione. È possibile sfruttare i danni subiti volontariamente per aumentare l’efficacia del rilascio, senza costo in chakra. Ogni leggera subita incrementa di 10 l'Efficacia; status Leggeri aumentano di 10 l'Efficacia, a status Medio di 30, status Gravi di 60. Si possono rilasciare solo illusioni con efficacia inferiore quella del rilascio. Può eliminare più genjutsu solo se la somma delle efficacia di ogni genjutsu è inferiore all'efficacia del rilascio. È possibile usarla su un'altra persona. È possibile sommare l’Efficacia con un’altra persona se utilizzata insieme. È possibile utilizzarla senza sigilli, riducendo di 10 l'Efficacia.Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: ½ Basso ogni 5 d'efficacia )
    [ [Efficacia Massima Rilasciata: 15 per Grado]]
    [Da studente in su]

    [Ferita]
    [Busto] 3 Leggere (Perforazione)
    [DnT Medio] Sanguinamento (1/2 Leggera di 3)
    . Un tenue sorriso attraversò il volto della fanciulla, mentre il mondo intorno a lei scompariva nell'oblio.

    VQJqTyq

    Nel riaprire gli occhi, la prima cosa che vide furono le pareti della stanza ricoperte di sangue. Ogni cosa ne grondava, compresa ella stessa, ma il proprietario era il Mikawa. La seconda cosa fu la sua mano, con le dita ancora unite a formare una lama, intrise invece del suo, di sangue. Oltre ai lividi e alle ustioni che aveva subito durante il suo sogno ad occhi aperti, infatti, il suo corpo era martoriato da una lacerazione sul fianco destro, poco sotto l'ultima costola, da cui continuava a colare la preziosa linfa vitale. Ci mise ancora un paio di secondi, ma alla fine Harumi tornò in sé. Afferrò dalla sacca porta oggetti due tonici, deglutendoli interi, mentre si asciugava con la manica i liquidi che le imbrattavano il volto [Slot Azione II e III][Equipaggiamento]

    Tonico di Ripristino Minore [Tonico]
    Ingerendo questo farmaco il ninja ripristina la propria vitalità di una ferita Media.
    Dose Massima: 2 al giorno.
    Tipo: Supporto - Supporto
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 1
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Crediti: 45)
    [Da genin in su]

    Tonico Coagulante Inferiore [Tonico]
    Questo tonico quando ingerito richiude ferite fino ad un valore complessivo di Media ma non rigenera vitalità.
    Dose massima: 2 al giorno.
    Tipo: Supporto - Supporto
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 1
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Crediti: 30)
    [Da studente in su]

    Azione Rapida [1]
    Abile: L'utilizzatore può annullare l'attivazione di un AdO avversario una volta a round; l'utilizzo dell'abilità deve essere specificato prima dell'attivazione dell'AdO. [Da genin in su]

    Possessione Demoniaca: L'utilizzatore, mantenendo la tecnica speciale, sarà maggiormente aggressivo e portato all'offensiva, incapace di controllare i propri istinti: tale condizione si affievolisce con l'aumentare del controllo sul demone. Alla disattivazione, deve aspettare almeno 1 round prima di riattivare la tecnica speciale. La rigenerazione naturale di chakra, vitalità e ferite è raddoppiata. Tutti i jutsu medici e oggetti medici migliorano (x1.5) la capacità di guarigione delle ferite. Questi bonus sono sempre attivi.
    . Davanti a lei nella stanza sotto Villa Mikawa, Diogene e l'oscura creatura si stavano ancora affrontando in una battaglia su un livello del tutto altro rispetto alla comprensione dell'inesperta genin del Suono e, sebbene non potesse vederne il volto, aveva la sensazione, o meglio il sospetto, che il Colosso si stesse esaltando, per l'aver trovato finalmente un nemico alla sua altezza, tanto da dimenticarsi perfino che lei era presente e coinvolgerla nel suo assalto. O per lo meno questo fu ciò che la giovane suppose. Eppure, ancora non riusciva a ricordare come fosse giunta in quel sotterraneo, o perché. Nella sua testa era tutto così confuso, ma ora l'urgenza era evitare di rimetterci le penne, presa tra due fuochi. Per la prima volta da troppo tempo, le importava della sua stessa vita. Perché, finalmente lo aveva percepito, non era una cosa che apparteneva a lei soltanto. Diogene-sama! Si ricordi che ci sono anch'io, per favore.
     
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