Villa MikawaResidenza di Aloysius Diogenes

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    I Segreti del Mikawa


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    L'assenza del Kage del Suono era stata tenuta nascosta all'esterno, ma la verità era che nessuno aveva idea di dove si trovasse in quel momento l'uomo più forte del Villaggio. In qualche modo se la stavano cavando, ma secondo i più critici l'amministrazione attuale, acefala, non faceva che starsene rintanata sulla difensiva a leccarsi le ferite e a progettare una vendetta che non aveva la forza di attuare. In molti nei corridoio del palazzo mormoravano che se il Colosso fosse stato presente avrebbe già mosso guerra a Kumo, riportando Oto alle antiche glorie. Parlavano senza alcuna cognizione di causa, solo perché potevano farlo, ignoranti degli sforzi profusi da tutti per rimettere la macchina bellica del Suono in condizioni tali da poter affrontare lo scontro con una speranza di vittoria. Nessuno, nei piani alti, dubitava che il conflitto fosse dietro l'angolo. E, al suo ritorno a casa, il Mikawa avrebbe trovato tutte le pedine pronte sulla scacchiera.

    E' sempre stato così, si sentiva debole nel chiedere una mano. Ma dopo quello che è accaduto alla Rosa d'Acciaio ne avrebbe avuto bisogno eccome.

    Harumi piegò appena la testa di lato. Non sapeva a cosa la ragazzina si riferisse di preciso. Ondeggiando piano i piedi, Yachiru continuò senza alzare lo sguardo.

    Il clan di Gene non ha origini nel Suono; suo nonno, mi sembra, creò una colonia del clan del Sangue ad Oto. Questa che vedi è la guerra che diede inizio ai Mikawa e a tutte le altre varianti che i ninja hanno saputo creare con il sangue; prima erano tutti un'unico popolo, tra i più importanti della Rosa d'Acciaio. Mi sono fatta spiegare tutto questo da Ukitake, dice di averlo letto in un libro, come suo solito hihi.

    La kunoichi annuì, spostando di nuovo lo sguardo sull'arazzo. Aveva sentito anche lei quel racconto dal professore della Villa. Ukitake nelle sue lezioni divagava spesso, iniziando a parlare di storia antica, asserendo con faccia seria che comprendere il passato era l'unico modo per capire il presente. Ciò valeva tanto per le nazioni, quanto per gli individui.

    Non so se ricordi quando il Flagello attaccò Oto; Gene doveva essere di guardia al Gate ma in realtà si trovava allettato. La sua malattia iniziò quando tornò da quella terra maledetta dove non si è mai capito cosa gli abbiano fatto; rimase a letto settimane e quando provammo a svegliarlo da quel suo sonno fu il putiferio. Se quella volta non ci fossero stati Febh e Shinken a proteggerci adesso il villaggio non esisterebbe più...era come impossessato. Qualcosa controllava il suo corpo e la sua mente al punto da non riconoscere più amici e nemici! VEDEVA SOLO SANGUE!

    Harumi, vedendo la bambina così scossa, mosse istintivamente una mano verso di lei, fermandosi però prima di toccarla. Incerta, aprì e chiuse le dita un paio di volte mentre cercava le parole giuste. All'epoca dell'attacco lei non si trovava ancora ad Oto, bensì nel villaggio dove era cresciuta, conducendo una vita miserabile. Incapace di trovarle, rimase i silenzio, ma superò il suo tentennamento e prese ad accarezzare la schiena minuta scossa dai singhiozzi. Coraggiosamente, Yachiru si ripulì gli occhi e proseguì.

    Ad ogni modo, dopo quella crisi ci mise del tempo a riprendersi ma tornò attivo nella vita del villaggio. Anche l'Hokage venne a trovarlo. Fece qualche missione con gli accademici, che sai bene non vede di buon occhio, e sembrava che il peggio fosse ormai alle spalle; insomma il solito Mikawa. Poi sparì nuovamente e questa volta senza davvero dire nulla. Nei giorni precedenti avevo notato che passava più tempo del solito da solo, qui in quest'ala del palazzo ma era già capitato in passato, ad esempio per prepararsi mentalmente ad una missione complicata. L'ho rivisto insieme a te e tutti gli altri a quella "riunione" di un anno fa, mentre ci salvava tutti da quel folle piano di Febh. Si è preso il titolo, vi ha dato il potere dei Sigilli e poi se n'è andato via ancora una volta, senza nemmeno salutare o spiegare il perché delle sue azioni.

    Yachiru tremava, difficile dire se di tristezza o di rabbia, mentre parlava. Harumi, senza smettere di consolarla, ascoltava attenta. Lei aveva conosciuto Diogene solo dopo quella lunga malattia, di cui si faceva rare volte cenno nella Villa come se fosse appena uscito dalla convalescenza. Nello stesso periodo c'erano stati i fatti della prigione, la sua trasformazione in jinchuuriki, l'attacco della Nuvola a cui aveva assistito proprio al sicuro nella magione dove era stata accolta. Era stato il capoclan ad adottarla, in un certo senso, per poter tenere sotto controllo il Due Code, ma non le aveva mai fatto nessuna pressione in merito, delegando di fatto la sua protezione ed educazione ad Eiatsu, mentre lui se ne stava sempre lontano per qualche missione nota a lui soltanto. Fino al giorno in cui le aveva affidato uno dei sigilli maledetti, era stato eletto kage ed era scomparso, di nuovo. Solo che questa volta nessuno sapeva quando sarebbe tornato. O se sarebbe tornato. Al solo pensiero Harumi fremette, ma non di spavento. Quella era rabbia, probabilmente.

    IO LO SO PERCHE' FA COSI'! Pensa di essere un pericolo per il villaggio, ecco perché non vuole starci vicino! Ancora si sente addosso la colpa per non aver salvato Deveraux, di aver permesso a quelli del Fulmine di seminare il panico...Si sente debole e lui odia i deboli...quindi si sta odiando, capisci?

    La giovane strinse a sé Yachiru, ma non vista chiuse la mano libera a pugno con tanta forza da piantarsi le unghie nella pelle. Sentiva l'irrefrenabile desiderio di picchiare il Mikawa con violenza. L'uomo si stava odiando, a credere alle parole della piccola, per qualcosa di cui non aveva colpa, per qualcosa che esisteva solo nella sua testa. Non era però questo il vero problema. Che si detestasse pure, che portasse il cilicio e facesse ammenda dei suoi peccati. Ma non avrebbe dovuto mettere in difficoltà il Villaggio con quei vaneggiamenti. No, non era neppure quello il punto. Ciò che veramente faceva arrabbiare Harumi era che Diogene coinvolgesse Yachiru, lei e tutte le altre persone che facevano affidamento su di lui nei suoi egoismi, scegliendo anche per loro. Facendole soffrire così, senza una spiegazione, una scusa, una parola.

    Che fosse chiuso nel suo mondo l'avevo capito, ma non credevo che fosse una tale testa dura.

    La giovane dopo un respiro profondo si era calmata, trovando le parole migliori da rivolgere alla bambina, la quale non aveva colpe, anzi era la vittima dei patemi d'animo del suo sanguinoso patrigno.

    Se lui ha paura di essere un pericolo per il Villaggio, cosa dovrei dire io, che ho letteralmente un demone al mio interno?

    Harumi sorrise, cercando con quella battuta di strappare una smorfia divertita alla cupa Yachiru. Aveva imparato ormai da tempo a convivere con Matanabi, ed anzi non l'aveva mai odiato fin da principio. Lo accettava, come accettava quella parte di sé più oscura che il Nibi aveva fatto emergere dall'oblio in cui l'aveva relegata. Tuttavia non aveva solo compassione da offrire alla piccola, che nonostante l'età non era stupida e sapeva benissimo che non era colpa sua se Diogene si era allontanato da loro.

    Vedi, Yachiru, a volte le persone si convincono delle cose sbagliate da sole e non c'è verso che si smuovano da quelle idee.... A meno che qualcuno non gli sbatta in faccia l'evidenza.

    O le colpisca così forte fino a farle rinsavire. Solo che per infilare un poco di sale in zucca al Colosso, prima bisognava trovarlo. La mente della portatrice iniziò a rimuginare, tant'è che probabilmente ad un certo punto Yachiru avrebbe alzato gli occhi su di lei per controllare che andasse tutto bene. L'avrebbe vista osservare meditabonda l'arazzo.

    La Rosa d'Acciaio... Sembra che ogni volta che qualcosa lo impensierisce si rifugi in quel luogo...

    Il posto dove tutto era iniziato, che lo aveva segnato profondamente nello spirito e nel corpo, mutandolo più radicalmente di quanto fosse disposto ad ammettere.

    Sai, credo che abbiamo sbagliato a lasciarlo per conto suo. Per noi, lui è il più forte, il capo, il condottiero. Eravamo convinti che sapesse quello che faceva, che tutto avesse uno scopo, che obbedisse ad un suo qualche disegno più grande che non potevamo comprendere, sempre. E così, l'abbiamo lasciato solo. Con tutto il peso della responsabilità sulle spalle. Ai nostri occhi appare come un dio, ma è anche lui una persona normale, con le sue insicurezze e le sue paure. Le tue parole me l'hanno finalmente fatto capire, ti ringrazio, Yachiru. Si vede proprio che lo conosci bene!

    La ragazza avrebbe spettinato i capelli rosa della bambina, per poi alzarsi ed avvicinarsi alla parete damascata. Le sembrava che il panno oscillasse leggermente, sospinto da un refolo d'aria, ma forse era solo una sua impressione.

    Oto ha bisogno del suo kage...

    Mentre allungava una mano verso il tessuto dando le spalle alla piccola, scosse la testa, correggendosi subito.

    No... Noi abbiamo bisogno di Diogene.

    In cuor suo, Harumi aveva già preso una decisione. Nessuno si sarebbe accorto della sua assenza, al di fuori della Villa. Magari giusto la Vipera del Suono, ma solo per l'aumentare delle scartoffie sopra la sua scrivania. In fin dei conti era considerata dai ninja del Villaggio alla stregua di una simpatica mascotte, non gli serviva veramente. Invece, lontano, c'era qualcuno che aveva bisogno del loro aiuto. Aveva bisogno di essere salvato, da se stesso e dai propri demoni. Un uomo, chiamato Diogene Mikawa.


     
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