Villa MikawaResidenza di Aloysius Diogenes

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    I Segreti del Mikawa


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    I tentativi della giovane di liberarsi della stretta sanguigna furono vanificati dalla reazione del Colosso, o meglio dell'essere che ne aveva usurpato il corpo. Fu chiaro fin troppo presto che l'intuizione di Harumi era corretta: quello non era Diogene dei Mikawa. Yachiru, rannicchiata su se stessa per lo spavento e il dolore della ferita al braccio, confermò i suoi sospetti. Erano entrambe state ingannate, e ciò fece ribollire ulteriormente la rabbia nella portatrice, ad un passo dall'esplodere. Lei era abituata ad essere bistrattata e lasciata all'oscuro, ma come aveva osato sfruttare i sentimenti della bambina per i suoi scopi? E soprattutto, come si era permesso Diogene di lasciare a quella cosa campo libero per fare del male ad una persona a lui così cara?

    Io leggo perfettamente in quel tuo cuoricino insulso Jinkurichi... tu hai paura! Dammi il GATTO INFERNALE, fai che sia lui a parlare per TE!

    Quella farsa infine fu rivelata dal burattinaio stesso, colui che nell'oscurità tirava le fila. Non era lì per lei, non era mai stata il suo bersaglio. Lui voleva Matatabi. Se la prendeva con lei solo per fare uscire il Nekomata allo scoperto. Su una cosa però sbagliava. In quel momento la fanciulla provava un turbinio di sentimenti dentro di lei, molti dei quali non riusciva neppure a comprendere, ma la paura non era tra questi. E se anche ve ne fosse stata una traccia, la furia cieca li sovrastava ormai tutti. L'ondata di odio, che si era ritratta solo per un secondo, dilagò con un impeto tale da assumere una consistenza fisica. Il corpo della jinchuuriki fu avvolto da una spessa aura di chakra, dal colore cangiante. Blu come le fiamme più intense, nero come la notte più oscura. Occasionalmente, delle scintille d'un bianco accecante, brillanti come stelle, si accendevano intorno a lei. Fu questione di una frazione di secondo, il tempo che impiegò l'essere che era stato chiamato Diogene ad accanirsi su di lei. L'energia intorno alla kunoichi si condensò, assumendo le vestigia del demone tanto bramato dalla divinità decaduta [Slot Tecnica 1 e 2]. Ad avere il controllo del corpo di Harumi era lei, ma non era lei. La ragazza solare ed innocente stava sprofondando nel marasma d'odio, lasciando emergere al suo posto la sua parte oscura, il Gatto. Un ibrido composto da tutto ciò che aveva rimosso in passato, cristallizzato dai poteri del Nibi. Poteri cui aveva accesso, al contrario della sua metà più debole, il lato di Harumi che le persone incontravano ogni giorno. Fu lei a difenderle dall'attacco della creatura, che cercava di scassinare di mala grazia quel prezioso forziere. Le lance insanguinate si infransero sul muro di chakra, attutite dal cuoio del corpetto e dai muscoli irrobustiti dall'energia demoniaca [Slot Difesa 1][Chakra del Demone] +1 Resistenza
    [Furia Demoniaca] 1/2 Basso +3 Resistenza
    [Impasto] Basso +3 Resistenza
    [Controllo Demoniaco] - 1 Riflessi, +1 Resistenza
    [Manto del Demone] 10 Potenza
    [OverCap] +4 CAP Resistenza
    Statistiche: Resistenza Blu +8
    Totale Difesa: 55
    . Ciò nonostante, la presa del sangue era troppo potente per il fragile corpo della jinchuuriki, che si ritrovò ad affondare sempre più nella fanghiglia scarlatta, strappando un grido infastidito al Gatto che annaspava, allungando le braccia verso il cielo.

    Nyaah! Lasciaci andare!

    Forse non ci siamo capiti. Io VOGLIO ciò che sigillato dentro di te, non una mera imitazione! DAMMI il mio FUTTUTO DEMONE!

    Ai suoi occhi, non era altro che un contenitore, uno scrigno ben chiuso. L'Harumi dai capelli bianchi e le orecchie feline che si trovava davanti al fu Mikawa ignorò le sue parole, continuando a dibattersi nella melma cremisi, ma ciò non significava che avessero mancato il loro bersaglio.

    Da qualche parte, vicino eppure lontano, la voce del dio del sangue risuonò nel nero, distorta come suoni sott'acqua. Harumi, l'altra Harumi, quella vera, se tale termine aveva qualche significato, aprì gli occhi, o meglio pensò di aprirli, perché non percepiva nulla, assolutamente nulla, neppure se stessa. Stava ancora respirando? Era ancora viva? Tutte domande alle quali non riusciva a dare risposta. Chiuse gli occhi, o per lo meno immaginò di farlo. Il nero rimase immutato intorno a lei. Qual'era l'ultima cosa che ricordava? Ah sì, era arrabbiata. Ma per cosa? Cercò di concentrarsi. Niente, non se lo ricordava. Non doveva essere nulla di importante. E poi, non era più neppure arrabbiata. Anzi, a pensarci bene, non provava proprio più un bel niente. Non erano solo i sensi a mancare, i colori ad essere assenti, ma ogni altra cosa. Odio, gioia, paura, tristezza, curiosità. Niente. Solo un sottile filo di pensiero che rispondeva al nome di Harumi.

    Ehi, svegliati!

    Si mosse a disagio, o così pensò. Non c'era già passata, attraverso tutto quello? Non se lo ricordava, ma se lo sentiva. Un minuscolo brillio davanti agli occhi attirò la sua attenzione. La voce aveva parlato di un demone. Un altro sfarfallio dietro le palpebre la distrasse. Un demone. Le diceva qualcosa, ma non riusciva a farselo venire in mente. Una serie di piccole esplosioni di luci, simili alle stelle filanti accese dai bambini in un festival. Era stata anche lei a un festival? Sì, le sembrava di sì. La sua mano era fredda, ma gentile. Chi era?

    Ragazzina, muoviti!

    Un flebile alito caldo la avvolse. Forse. Forse se lo era solo immaginato. Ma le luci, simili a lucciole danzanti nella notte, aumentavano. Avevano visto le lucciole insieme una volta. C'era la bambina dai capelli rosa. L'uomo dalla carnagione pallida. E Diogene Mikawa. Il tepore si trasformò in calore, le scintille in fiamme, e la coscienza della giovane sussultò. Volevano trovare il capoclan. E poi...

    HARUMI!

    Il muso del Nekomata stava a pochi centimetri dal volto della ragazza. Da lui provenivano la luce e il calore, dalle sue fiamme sempre ardenti. Il suo respiro infuocato fu come una carezza gradita sulla sua pelle, dopo essere stata ad un passo dal perdersi nel nulla. Harumi fissò i suoi occhi bicromi, giallo e verde, alla ricerca di rabbia. E ce n'era molta, in effetti, primitiva, fredda e ardente al contempo, ma vide anche dell'altro. Preoccupazione? Per lei, forse? Harumi allungò una mano ed accarezzò priva di ogni timore il manto striato del Demone.

    Scusa, Matatabi, mi devo essere addormentata un momento. Come sta andando là fuori?

    Il Due Code sbuffò, ma non si ritrasse. Tra tutte le portatrici che aveva avuto dopo di Lei, era sicuramente la più strana. L'unica ad aver abbracciato quella palla d'odio senziente in cui si era trasformato, mosso solo dal rancore e dal desiderio di vendetta. Non l'aveva ancora accettata, forse non l'avrebbe mai fatto, ma aveva imparato a sopportarla, come si porta pazienza con un gattino indifeso trovato sulla porta di casa. Non la schiacciava solamente perché non gli andava di farlo. Eppure, la ragazzina continuava a dargli una confidenza esagerata, considerandolo un amico, nonostante lui non avesse fatto nulla per farglielo credere, a parte non ucciderla. O almeno così se la raccontava. Uhm, non penso che quella là durerà tanto. Dovresti proprio farmi uscire. Harumi sorrise, ignorando la seconda metà della frase. I suoni attutiti dello scontro rimbombavano fin lì. Non devi sottovalutarmi, sono in gamba in fin dei conti. Da quando aveva fatto pace con la sua metà i confini tra le sue personalità erano divenuti più sfumati. Un giorno, si sarebbe svegliata e non ci sarebbero più state due Harumi, ma una sola, completa. Per il momento, però, quella divisione le tornava comoda, permettendole di interagire con il Demone mentre l'altra teneva occupato dio solo sa cosa.

    Mi senti, Nibi? Voglio essere sincero fino in fondo con te. Io odio questo corpo. Questo ninja, questa prigione, questo KAGE, o come diavolo lo chiamate voi. Lo odio, non lo sopporto più. L'odore soprattutto. Ne sono saturato, mi nausea a sentire il suo fetore...

    La voce empia filtrava attraverso le dimensioni come un liquame tossico, ammorbando l'aria con la sola vibrazione. Cosa ne pensi? La domanda posta dalla giovane, indeterminata, poteva dare adito a diverse interpretazioni. Matatabi, complice la gravità della situazione, rispose greve e pragmatico. Quello non è il Mikawa... Lo sguardo contrariato della giovane gli strappò un ghigno divertito. ...ma immagino l'avessi già capito. Quindi forse è meglio se ci penso io, fammi uscire. La ragazza sospirò. Triste, non scocciata. A quanto pareva non era soltanto l'entità sconosciuta a sentirsi in gabbia, dentro un corpo che non era fatto per contenerla. Nel profondo, Harumi covava un devastante senso di colpa per lo stato in cui aveva costretto, seppur involontariamente, Matatabi. E lui lo sapeva, cercava di farvi leva ogni volta che si incontravano nel mondo interiore. Tuttavia, anche volendo, non poteva lasciarlo andare. Non era in grado di spezzare il sigillo che lo teneva intrappolato, e il suo fisico non avrebbe retto un rilascio incompleto. Al momento il modo per ritrovare la libertà, in effetti, era solo uno: che lei morisse. Già, forse era la soluzione migliore.

    ...E devo confessarti che ho paura di rimanere in qualche modo infettato dal suo puzzo repellente...Io me ne devo andare di qui, DEVO ESSERE LIBERO. E la chiave che mi serve è nel profondo di questa stronzetta, la MIA chiave. Mostrati ORA e dammi il corpo che più ANELO

    Harumi puntò gli occhi negli occhi del Nekomata, scrutandolo nel profondo, e ne afferrò delicatamente il muso con le mani.

    Pensi che staresti meglio con lui?

    Per un attimo il silenzio invase quel mondo e le fiamme stesse del Demone parvero immobili, come se il tempo stesso si fosse bloccato. Ma un istante dopo tutto riprese a scorrere quasi a ritmo accelerato, il fuoco intorno al Nekomata prese ad ardere con foga lambendola. La fessura felina nei suoi occhi si strinse con un'ira rinnovata, che la giovane portatrice percepiva per la prima volta.

    Come osi! Io sono la Tempesta che scuote le fondamenta del Mondo. La Tenebra che spegne le stelle del Cielo! Il Terrore che avvince i cuori degli Uomini!



    Io sono... Fuoco. IO SONO... MORTE!

    Un ringhio, profondo come l'Inferno, si levò da Matatabi, rivolto verso Harumi. La domanda della ragazza era tanto stupida da farlo infuriare. Per quanto volesse negarlo, non desiderava la morte della sua attuale portatrice, ma il vero motivo del suo sdegno era più pragmatico del mero sentimentalismo. Il Due Code si ricompose, ritraendo la zampa che era corsa a bloccare il corpo della giovane. Preferisco te, mocciosa. Quel... essere, è potente, abbastanza da sottomettere la mente del Mikawa. Mi cannibalizzerebbe per ottenere il corpo che desidera, estinguendo la mia volontà. Diventerei un contenitore vuoto per quell'anima empia. Il Bakeneko frustò l'aria con le code, stentando visibilmente a contenere la rabbia, anche se forse c'era dell'altro. Te invece non sei abbastanza forte per trattenermi in eterno, è solo una questione di tempo prima che io possa ottenere la libertà. In fin dei conti poteva capire la divinità insinuata nel sangue del kokage, entrambi aspiravano alla stessa cosa, ma non per questo provava la minima empatia nei suoi confronti. Anzi, ne era intimamente disgustato. E poi... Diogene è la mia preda. Mi ha deluso e profondamente offeso facendosi sottomettere da quella cosa. Non fa che accrescere il mio odio e disprezzo per lui. E quel mostro... come ha osato rubarmela! Se c'è qualcuno che ha il diritto di ucciderlo, quello sono IO. Non permetterò che venga eliminato da un signor nessuno come se stesse cambiando un paio di scarpe che non gli piacciono più! Il giorno in cui Harumi era diventata la portatrice del Nibi, loro due avevano stretto un patto. La ragazza chinò la testa, le labbra piegate in un'espressione triste. Rispetterò la mia promessa, quando verrà il giorno. Sto diventando più forte anche per quello, lo sai. Tu lo sai, perché sei sempre con me, puoi leggere nella mia anima meglio di quanto possa fare io stessa. Perciò ora, ti prego. Aiutami. La kunoichi si erse in tutta la sua altezza, con la schiena ben dritta, decisa come raramente era stata nella sua vita.

    Aiutami a riportare a casa Diogene Mikawa.


    Nel frattempo, nella cripta della Villa, l'Harumi oscura se la stava vedendo brutta nel tentativo di guadagnare tempo. Continuava a dibattersi inutilmente nel lago di sangue, in cui ormai era sprofondata fino al collo, graffiando l'aria in preda all'irritazione e lanciando insulti alla volta della sagoma sanguigna in avvicinamento. Il calcio dell'uomo, ammesso che si potesse ancora considerare tale, impattò con violenza contro il braccio della giovane che lo agitava cercando di liberarsi dalla presa, ma il contraccolpo fu tale da mandare a sbattere l'arto contro il viso [Slot Difesa 2][Chakra del Demone] +1 Resistenza
    [Furia Demoniaca] 1/2 Basso +3 Resistenza
    [Impasto] Basso +3 Resistenza
    [Controllo Demoniaco] - 1 Riflessi, +1 Resistenza
    [Manto del Demone] 10 Potenza
    [OverCap] +4 CAP Resistenza
    Statistiche: Resistenza Blu +8

    Danni: Media al Braccio (Contusione)
    . Il Gatto cacciò un urlo, ma non demorse. Aveva un compito ingrato, ma se l'era scelto da solo, rubando la scena alla sua metà e al Demone. Ti piace picchiare una povera ragazzina indifesa, nya? Provocarlo non era la strategia migliore, ma lei era fatta così. Non sarebbe stata il Gatto altrimenti. La violenza era la sua specialità, fisica o psicologica che fosse. Il nuovo proprietario del corpo del Mikawa non rispose, ma si chinò per afferrarle i lunghi capelli candidi, tirandoli con tanta violenza da strapparglieli quasi [Slot Difesa 3][Chakra del Demone] +1 Resistenza
    [Furia Demoniaca] 1/2 Basso +3 Resistenza
    [Impasto] Basso +3 Resistenza
    [Controllo Demoniaco] - 1 Riflessi, +1 Resistenza
    [Manto del Demone] 10 Potenza
    [OverCap] +4 CAP Resistenza
    Statistiche: Resistenza Blu +8

    Danni: Media alla Testa (Contusione)
    . Ancora una volta, Harumi urlò, ignorando le parole della divinità oscura, che d'altronde non erano rivolte a lei, mentre il sangue le sgocciolava sul viso dal braccio del Mikawa. Tuttavia, non sarebbe rimasta in balia del suo aguzzino senza reagire, ne andava del suo orgoglio. Temo che la padrona mi sgriderà questa volta, nya.Appena quegli terminò di parlare, la giovane sorrise, scoprendo i canini appuntiti, e con un colpo delle lunghe unghie affilate tranciò di netto la sua folta chioma, facendo presumibilmente mancare per un attimo l'equilibrio a Diogene che ancora la reggeva [Slot Azione 1][Chakra del Demone] +1 Forza
    [Furia Demoniaca] 1/2 Basso +3 Forza
    [Manto del Demone] 10 Potenza

    Statistiche: Forza Blu +4, Potenza 20
    . Fulminea, colse l'apertura lasciata da quel gesto sconsiderato per ripagare l'uomo con la stessa moneta, mollandogli una severa testata contro il naso a pochi centimetri dalla sua testa [Slot Azione 2] [Chakra del Demone] +1 Forza
    [Furia Demoniaca] 1/2 Basso +3 Forza
    [Impasto] Basso +3 Velocità
    [Manto del Demone] 10 Potenza

    Statistiche: Forza Blu +4, Velocità Blu +3, Potenza 20
    . Questo è da parte mia, nyahaha! L'uomo avrebbe riportato un danno ridicolo, considerando le sue capacità, ma forse il Gatto era riuscita nel suo scopo di ferirlo nell'orgoglio, incapace di piegare una stupida ragazzina.

    Sembra che le altre due abbiano terminato i preparativi, nya.

    Harumi era tante cose. Ingenua, debole, manipolabile. Ma non era stupida. E quando ne valeva la pena, sapeva essere anche piuttosto determinata, animata dalla fede incrollabile nelle proprie capacità che solo chi non teme la morte può provare. E darle le spalle era stato un errore, un enorme errore da parte del dio del sangue. La mano della mocciosa, come la chiamava Matatabi, corse ad afferrare la caviglia di Diogene, chiudendo le unghie sopra al malleolo e fermandolo sul posto prima che si allontanasse ancora [Slot Azione 3] [Chakra del Demone] +1 Forza
    [Furia Demoniaca] 1/2 Basso +3 Forza
    [Impasto] Basso +3 Velocità
    [Manto del Demone] 10 Potenza

    Statistiche: Forza Blu +4, Velocità Blu +3, Potenza 20
    .

    Volevi parlare con me?

    La voce del Nibi sarebbe risuonata direttamente dentro la testa di Diogene, proferita non con labbra mortali, ma dallo spirito più oscuro che solcasse quella terra. Se avesse abbassato lo sguardo, avrebbe potuto vedere un flusso di chakra impetuoso risalire dal braccio della jinchuuriki fino alla sua gamba, iniettato direttamente sotto pelle dalle unghie che affondavano nella carne del capoclan, e da lì l'avrebbe percepito mescolarsi col suo diretto verso il suo centro. Blu come le fiamme più intense, nero come la notte più oscura, bianco come le stelle più brillanti. Il Demone, il Gatto e la Ragazza, insieme. Una cacofonia di voci dritte nella mente della creatura figlia dell'abisso, il parassita che stava consumando il kokage ormai da troppo tempo. Che fosse un dio o un verme, poco cambiava. Aveva sfidato il Demone a Due Code, e ora avrebbe dovuto affrontare la sua ira. Aveva ignorato Harumi, e ora si sarebbe ritrovato a pagarne il prezzo. Un eco in crescendo di risa e urla cancellò ogni sua altra percezione, catapultandolo fuori dalla realtà, nel buio più assoluto. Con due enormi occhi gialli a scrutargli l'anima.

    Chi osa presentarsi di fronte a me?

    Diogene...

    Nyahaha!

    Vuoi il mio corpo? Vieni a prendertelo...

    Diogene...

    Nyahaha!

    ...se sei pronto ad affrontare la Morte!

    Diogene!

    Nyahaha!


     
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