Villa MikawaResidenza di Aloysius Diogenes

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    il trono vuoto


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    Il meccanismo scattò come la giovane attendeva, segno che non era stato forzato da chi si era introdotto nella Villa. D'altro canto non sembrava neppure che fossero in possesso della chiave segreta del covo, ed il motivo era presto detto. Non c'era traccia di impronte sulle scale che scendevano nei recessi della magione. La scia che avevano seguito fino all'arazzo si interrompeva di fronte alla decorazione parietale, scomparendo nel nulla. Harumi scese alcuni scalini per accertarsene, ma quella pista sembrava condurre ad un vicolo cieco. E allo stesso modo dovettero pensarla gli aspiranti investigatori coinvolti in quel caso, che si disinteressarono della rivelazione della ragazza per tornare ad analizzare lo studio al piano di sotto. Eppure il marionettista sunese, comprensibilmente più attratto dai meccanismi che dalla superstizione, le aveva infilato una pulce nell'orecchio con il suo borbottio confuso. Un teatro od un tempio, aveva detto Shunsui. E se entrambi erano assenti in senso stretto, allargando il concetto le sovvenivano delle possibilità. Riguardo la prima, ragionando lateralmente, c'era il teatro anatomico, un modo elegante per chiamare la sala per le autopsie di Eiatsu. Si trattava tuttavia di una pista troppo flebile e decisamente fuori mano al momento, ma la avrebbe sicuramente verificata in seguito. Quanto alla seconda...

    Lasciata sola, la portatrice del Due Code sarebbe scesa per la scalinata, disattivando le trappole come le aveva insegnato il capoclan. Con i sensi allerta cercava tracce del passaggio recente di intrusi, così come dello scorrere del tempo anomalo che aveva colpito l'intero complesso. Possibile che qualche meccanismo di difesa avesse escluso i recessi più protetti da quella maledizione? Era forse per quello che le impronte svanivano una volta varcata la soglia? Già cancellate dal tempo, o al contrario non ancora impresse sul pavimento polveroso? Apparentemente anche là sotto tutto era immobile, ma non che prima fosse esattamente vivace. L'unico vero momento di gloria della sua storia recente, parlando dal punto di vista di Harumi, erano stati gli eventi della cripta. E proprio là si diresse, guidata da un'illusoria speranza. Il sancta sanctorum, il nucleo stesso della Villa e l'altare di sangue dove si era compiuta una morte e una rinascita. Se non era un tempio, era di certo la cosa che più gli ci si avvicinava.

    La kunoichi del Suono percorse con le dita le rocce levigate intorno alla stanza e le pietre regolari che ne componevano il fondo, raccogliendone presumibilmente solo polvere. Eppure nei suoi occhi quel luogo era tinto delle cangianti sfumature scarlatte del sangue. Raggiunto il centro, si chinò in una posa simile alla preghiera, di fronte al nulla, nel silenzio rotto solo dai rintocchi del pendolo che distorti e surreali raggiungevano anche quell'antro abbandonato. Dopo qualche secondo di riflessione, con una delle lame che portava con sé si aprì una ferita sufficientemente profonda per far sgorgare un copioso fiotto di sangue. In lei scorreva anche quello del suo benefattore e quel dettaglio poteva fare la differenza. La linfa vitale andò ad irrigare il suolo sterile e la fanciulla, mordendosi il labbro inferiore per non farsi sfuggire nessun mugolio di dolore, con un movimento deciso andò a disegnare un ensou, un cerchio simbolo della totalità e del nulla. Al suo interno, attingendo alla ferita che già si stava rimarginando per merito del Nibi, tracciò due kanji dal significato inequivocabile. Famiglia. Casa. Ovunque fosse il Mikawa, quella era la sua dimora e i suoi abitanti la cosa per lui più preziosa. Harumi si rialzò, sperando che quell'ancora potesse riunirli attraverso il tempo e lo spazio, un faro da seguire per il Maestro del Sangue. La prego, faccia ritorno sano e salvo, Diogene-sama.



    Tornata nello studio, Harumi si trattenne dal gridare, ma per motivi diversi. Un misto di incredulità e un pizzico di rabbia per la condizione in cui era ridotta la stanza presumibilmente. Solo la condizione dei suoi occupanti le fece sbollire, lasciandole sulle labbra una domanda laconica. Si può sapere che cosa avete combinato? Tuttavia già si era avvicinata al sunese, che del terzetto le pareva l'unico a cui potere effettivamente prestare una mano con le medicazioni. Il Mizukage infatti aveva un arto fuso, che quindi si rivelava come sospettato dalla giovane metallico, mentre l'altro che si era presentato come Akuma si teneva gli occhi quasi fosse stato accecato. Akira non era presente, probabilmente era fuori a sbollire la rabbia per non aver potuto distruggere il marchingegno diabolico. Abara-san, se ha delle medicazioni posso disinfettarle e fasciarle le mani, purtroppo con la casa in queste condizioni non ho idea di cosa sia rimasto. La giovane avrebbe fatto del suo meglio per mettere in pratica le nozioni apprese dal medico della Villa, al quale in molti dovevano la vita. D'altronde la ragazza era una spugna che assorbiva qualsiasi nozione dalla sua famiglia allargata, una tela bianca sui cui il Capovillaggio aveva abbozzato delle linee appena accennate.

    Mentre Harumi accudiva il giovane di Suna ebbe modo di farci conversazione. In particolare si fece spiegare nei dettagli cosa avevano fatto per provocare l'esplosione. La ragazza ascoltò in silenzio, per poi buttare lì un commento apparentemente superfluo. So che è una domanda stupida a questo punto, ma qualcuno ha provato a riavvolgere le lancette della pendola? Sarà anche un cliché da romanzo... La kunoichi lasciò trasparire il suo principale svago, a cui poteva dedicare meno tempo che in passato dopo essersi ambientata in quella caotica famiglia. ...però non vedo perché non provarci. C'è anche quella questione della scrittura al contrario del Secondo Kokage, forse ha qualcosa a che fare con questo. In fin dei conti qui sembra sia passato molto tempo, quasi fossimo nel futuro... Magari si può riavvolgere o qualcosa del genere. La voce della genin tradiva tutta la sua incertezza e quasi sembrava riemergere la sua personalità timida e impacciata di quando era arrivata ad Oto. Si rendeva conto da sé che era fin troppo scontata come idea, ma non le veniva in mente altro. Anche se parlare della pagina strappata le fece ricordare di un'altra cosa. Prima cercavate delle mappe vero? Avete delle coordinate se non ho capito male. E se andassero lette al contrario, da destra a sinistra? Ovviamente Harumi non poteva sapere che si trattava di un messaggio lasciato tempo prima dal Kokage all'Abara, perciò le mancava un pezzo del puzzle. Tuttavia era così in ansia per i suoi cari da parlare a ruota libera con qualsiasi suggerimento le venisse in mente, al costo di fare la figura dell'idiota, nella speranza di trovare qualcosa di utile.

    In realtà aveva un altro paio di idee non particolarmente brillanti. In precedenza Kensei le aveva rivolto una domanda alla quale non aveva saputo rispondere. Perché lei era ancora lì, unica tra gli abitanti della Villa? Qualcuno si era preso la briga di alterarle i ricordi e intrappolarla in un'illusione perché conducesse la sua vita di tutti i giorni senza interruzioni. Ma se fosse bastato che non interferisse aveva molto più senso ucciderla... Il pensiero la fece rabbrividire, temendo non per lei, ma che quella sorte fosse toccata agli altri. Anche imprigionarla sarebbe stato più efficace. Per quanto assurdo, sembrava che volessero che rimanesse lì, anche se innocua. Mi chiedo se...Harumi spostò lo sguardo dall'orologio all'Akuma. Aveva una vaga idea di cosa potevano fare i suoi occhi, ammesso che nel frattempo avesse recuperato la vista. Forse lui o il marionettista potevano darle una risposta. Scusate, ma questo artefatto come si alimenta esattamente? Secondo voi è in grado di sostenersi autonomamente, oppure ha bisogno di una qualche fonte? A seconda della reazione, le sarebbe venuta in mente una sola risposta, sebbene non necessariamente corretta. La fanciulla era una jinchuuriki, portatrice del Demone a due code. Se si parlava di chakra, non poteva esistere batteria migliore di lei. Cosa avrebbe visto il kiriano osservandola con i suoi occhi magici? O forse Matatabi, percepiva alterazioni nel flusso di energia, ora che glielo faceva notare?




    Edited by Historia - 2/9/2021, 20:41
     
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