Villa MikawaResidenza di Aloysius Diogenes

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    il trono vuoto


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    Harumi aveva seguito il suo istinto e si era recata nei recessi più segreti di Villa Mikawa. Mentre scendeva le scale cercò di esprimere una preghiera, ma non sapeva a quale divinità rivolgerla. Avendo vissuto una vita come la sua era difficile credere nell'esistenza di esseri superiori, ai quali interessasse il loro destino almeno. Eppure dopo tanta sofferenza aveva finalmente trovato il suo posto nel mondo, quindi forse la speranza era davvero l'ultima a morire. Persa in quel pensiero, si lasciò andare ad un'espressione di stupore alla vista della cripta. Similmente ad un fonte battesimale blasfemo, il suo centro era ricolmo di sangue. Aveva già visto quella scena. Era impressa nella sua mente in modo indelebile. Eppure qualcosa era diverso... Sbagliato. Il liquido era melmoso, di un colore malato, privo di vitalità, quasi mancasse il cuore di quell'antico rituale. La giovane portò una mano davanti alla bocca e corse su per le scale. Doveva avvisare gli altri. La sua intuizione poteva rivelarsi sbagliata, ma se non lo fosse stata...

    L'indizio racchiuso nel libro conduceva allo stesso punto indicato dall'intuito della kunoichi, l'unico residente nella Villa a non essere scomparso. Lo sguardo negli occhi della ragazza faceva chiaramente intendere che avrebbe voluto dire qualcosa, ma il Mizukage si sarebbe rivelato irremovibile nella sua volontà di sistemare prima la sua protesi e lei lo lasciò fare, stringendo le labbra dopo essersi limitata a correggerlo una volta sola. Il mio nome è Harumi. Lo guidò, insieme a chi volesse seguirli, giù per le scale, disarmando le trappole e premunendosi di avvisare Diogene perché cambiasse i codici, una volta che fosse stato in grado di farlo. Presto, sperava.

    La jinchuuriki lasciò che fosse prima Kensei a parlare, dando sfoggio delle sue conoscenze teoriche sui rituali Mikawa. Tuttavia non poteva competere con l'esperienza personale avuta dalla fanciulla, la quale infatti si sarebbe infine fatta avanti per colmare le sue lacune. Ho già visto questo rituale. Durante quella che ritenevamo l'ennesima assenza del Kokage... In realtà il suo corpo giaceva qui sotto, ricoperto di sangue fresco, in attesa dell'ultimo sacrificio, una scintilla per risvegliarlo. Non come Diogene Mikawa, ma come simulacro di Khorne. Un brivido corse lungo la schiena della ragazza che omise di specificare come l'agnello sacrificale richiesto dal dio oscuro fosse proprio lei e ciò che custodiva, il demone a Due Code. Quella volta siamo riusciti a sconfiggerlo, anche se non è stato...facile. In effetti, quella volta lei era semplicemente morta. O per lo meno avrebbe dovuto esserlo. Il sangue Mikawa che scorreva nelle sue vene era la testimonianza che per una volta nella sua vita Diogene aveva messo qualcun altro davanti a sé. Tuttavia il sangue sembra privo di energia, e non vi è alcun corpo, perciò... So che può suonare stupido, ma considerando quello che abbiamo visto con il pendolo... Potrebbe essere che ci troviamo nel passato, per essere più precisi in un giorno indeterminato prima della liberazione di Diogene-sama. Forse qualcuno voleva poterlo colpire proprio nel momento in cui era più debole, privo di conoscenza e prima che il dio si risvegliasse. Harumi osservò la reazione di Kensei ai suoi vaneggiamenti, rifiatando. Oppure si tratta solo di una coincidenza, e il rituale ha un altro scopo che ora mi sfugge. Mi dispiace non poter essere più utile, io... La fanciulla si interruppe, abbattuta per la sua impotenza e con un ansia montante.

    L'ultimo luogo da perlustrare era il laboratorio dove Fyodor conduceva i suoi esperimenti, mangiava, dormiva, insomma viveva. La ragazza c'era stata in precedenza, ma non si era mai trattenuta a lungo. A differenza dell'ambiente freddo, ma ordinato e pulito dove il suo padrino conduceva i suoi esperimenti sui cadaveri, lì sotto regnava una sorta di caos organizzato, ma piuttosto inquietante. Eppure mentre si allontanava dal centro della Villa proseguendo nei cunicoli sotterranei Harumi realizzò quanto si trovasse vicino ai margini della magione. Una casualità che si rivelò una fiaccola di speranza. Il gruppo non impiegò molto a trovare il nascondiglio e ad aprirsi una strada e Harumi li lasciò fare rimanendo in disparte per non intralciare, ma appena vide il volto al di là della porta fu la prima a gettarsi verso di lui con un grido soffocato. EIATSU! Per quanto emaciato e con la barba incolta, avrebbe distinto quei lineamenti tra milioni. L'uomo a cui era più legata li osservava con occhi severi. Doveva essere sopravvissuto al di fuori della bolla temporale grazie ai viveri lasciati dal padrone dell'antro, ma la sue condizioni sembravano quanto mai precarie.

    Il suo primo istinto fu quello di abbracciarlo e constatare il suo stato. Tuttavia la ragazza capì subito dal suo tono che non c'era tempo per lasciarsi andare a sentimentalismi, se non voleva rendere inutile il suo sacrificio. Mordendosi le labbra e trattenendo le lacrime, lasciò che fossero gli altri a rispondere. Erano stati loro a manipolare il libro e per quanto riguardava l'artefatto non aveva idea a cosa si riferisse, salvo che il sangue manipolato da Kensei non avesse rivelato sorprese. Aveva mille domande in testa, ma si impose di non farne alcuna, salvo l'unica che poteva dare loro una speranza di futuro. Cosa dobbiamo fare Eiatsu? Mi fido di te. Qualunque fosse stato il piano, qualunque richiesta avesse formulato l'uomo, lei avrebbe obbedito ciecamente, lasciandosi guidare dalla sua esperienza. L'aveva già salvata una volta, contro ogni previsione.



     
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