Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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    - Parlato Ukitake –
    - Parlato Sakon -
    - Parlato Sakiji -
    "Pensiero"


    aticsaniR

    Villa Mikawa



    Giacevo disteso ancora sul quel lettino, ma questa volta la sensazione era differente, la comodità e la temperatura della stanza erano totalmente differenti da quanto provato prima di svenire di fronte a quel pazzo. Per la prima volta dopo anni riuscivo quasi a sentirmi vivo, il corpo totalmente rilassato e i muscoli a pieno delle loro forze. Lentamente cercai di aprire gli occhi che si richiusero velocemente facendo comparire un’altra persona all’interno di quella stanza ma l’immagine era offuscata, le palpebre ancora pesanti si richiusero in un istante di secondo.

    “Dove mi trovo?” Pensai cercando di riaprire gli occhi e cercare di mettere a fuoco le immagini di quella stanza. Vidi che accanto a me vi era un altro lettino ma questa volta vuoto, le coperte usate e attorcigliate, il cavo della flebo disteso a terra come se fosse stato tolto volontariamente, ma all’interno di quella stanza bianca e molto accogliente nessun’ombra di qualcun altro. “Questa volta cosa vorranno…o cosa mi faranno” Un lungo sospiro e alzai le coperte in cerca di risposte su cosa mi era accaduto prima di arrivare in quella strana stanza, quello che vidi erano soltanto un mucchio di bende sovrapposte che mi coprivano l’intero corpo, come se volessero nascondere ciò che mi era accaduto.

    “Che sia un sogno…” Senza esitare alzai il culo da quel lettino per perlustrare quella stanza, dalle grandi dimensioni e accuratezza dei dettagli e dalle attrezzature per il recupero, in fondo alla stanza vidi una porta che dava su una specie di magazzino, più mi ci avvicinavo più sentivo quel caratteristico odore di olio per armi e plastica dei vari strumenti d’allenamento, passo dopo passo potevo sentire il cambiamento di temperatura attraverso la pianta del mio piede, ma non era finito qua, oltre il magazzino vi erano altre stanze.

    “Che razza di posto è questo, chi o cosa mi ha portato qui dentro” Qualcosa però colpi la mia attenzione, udii delle voci provenire da una stanza in fondo al corridoio. " Noto con piacere che vi siete svegliati. Bhè, penso tocchi a me darvi il benvenuto; il mio nome è Ukitake e sono un residente della villa.
    Siete ospiti di Aloysius ma non libero accesso a tutti i piani della residenza; quindi vi devo chiedere di restare qui fin quando lui non torna."
    all’istante un'altra voce rispose a quelle parole - HEY! - Hey tu! Dove siamo !? Che posto è questo !? - Questa volta però le parole era molto più forti e con piu prepotenza rimbombarono in quella grande stanza. - Ospiti di Aloysius!? E chi è!? Non conosco nessuno con questo nome! E cosa mi è successo!? Perchè ero su un letto in quello spogliatoio di là!? Lo sai almeno chi sono io!? Consiglio a te ed al tuo amico di non fare scherzi con me! - Aumentai il passo in cerca delle due persone che stavano discutendo all’interno di un ultima stanza posta poco dopo un enorme tatami, ciò che mi aspettava però fu la visione di una prima persona seduta in meditazione darci le spalle senza mai voltarsi nonostante la rude irruzione del primo shinobi dalle due teste. Nonostante tutto ero stato abituato a vedere certe stranezze mal la seconda testa dello shinobi era accasciata e sembrava dormiente. Posai la schiena alla parete per poi inarcare il ginocchio e posare anch’esso, per poi prendere parola. – Quindi…Ukitake…chi siamo e cosa ci facciamo in questo posto? – delle semplici parole probabilmente, ma purtroppo io non ricordavo ancora chi ero.

     
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    " Purtroppo nemmeno io conosco chi voi siate e perchè siete stati portati qui. Quello che posso dirvi è che Aloysius Diogenes Mikawa, generale delle difese di Oto, ha voluto così, quindi ci deve essere un buon motivo. Inoltre mi pare di aver visto una delle creature di Febh al vostro arrivo, quindi ance lui deve essere immischiato nella faccenda. Ah, Febh Yakushi è amministratore del Villaggio..."

    I due ninja non lo sapevano ma la loro storia era rininziata a stretto legame con due degli shinobi più potenti del continente. Inoltre per anni erano stati imprigionati in uno dei luoghi più impenetrabili mai realizzati, sotto il controllo di un kokage che, in quanto a segreti, non aveva nulla da invidiare agli arcinoti Orochimaru e Kabuto.

    " Aspettate un attimo...io ho già visto il tuo volto. "

    Disse rivolto a Sakon. Prese una vecchia pergamena custodita nella sua tracolla e, srotolata, impose i sigilli per una semplice tecniche di richiamo. Un libro uscì dalla nuvola di fuomo e, avidamente afferrato da Ukitake, fu aperto in un sol colpo al punto di interesse.

    " Esatto, non mi sbagliavo. Tu sei stato un guardiano di Oto e attualmente risulti disperso, ovvero ricercato! Ma...ma...c'è qualosa che non mi torna. Non fare tu scherzi con noi, Sakon del Suono. Ti ricordo che la villa è sorvegliata e ad ogni passo falso potresti trovarti con una ventina di shinobi addosso. E anche tu, ora che ci penso, se non erro sei un ninja di Oto...Eccoti, Sakiji genin di Oto disperso; ultimo avvistamento in compagnia di Shinken Takatsui."

    Disse con un tono di voce alternato rispetto a prima. In effetti non era da tutti i giorni ritrovarsi con due ricercati in casa, inoltre se quello era davvero il ninja che sembrava essere, non c'era poi da stare tanto tranquilli; ai suoi tempi ne aveva fatti di casini...Poi stette in silenzio e, riflettendo bene su tutta quella situazione, riprese a parlare come se avesse trovato il bandolo della matassa. Sakon non era il primo ninja, ospite della villa, che apparteneva ad un tempo passato e se il Mikawa aveva condotto entrambi li non c'era da preoccuparsi (o perlomeno avrebbe avvisato se fossero pericolosi).

    " Ma ritroviamo la calma, non sono io a dovervi giudicare e se non siete stati gettati nelle prigioni vuol dire che non avete nulla da temere. Siete stati sottoposti a cure mediche e ora i vostri corpi dovrebbero essere pienamente ristorati. L'ultima volta che Aloysius è scomparso è mancato per un anno intero, quindi mettetevi pure comodi...oppure magari potete ammazzare il tempo allenandovi o, perchè no, con un combattimento. Sinceramente sarei proprio curioso di vedere perchè quei due siano interessati a voi. "

     
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    Prima che l'individuo nella stana potesse rispondere alla domanda di Sakon, il ragazzo sul letto accanto al suo li raggiunse, ponendo la sua domanda. Sakon non lo degnò di uno sguardo. Non gli interessava. Poi l'individuo rispose.

    CITAZIONE
    " Purtroppo nemmeno io conosco chi voi siate e perchè siete stati portati qui. Quello che posso dirvi è che Aloysius Diogenes Mikawa, generale delle difese di Oto, ha voluto così, quindi ci deve essere un buon motivo. Inoltre mi pare di aver visto una delle creature di Febh al vostro arrivo, quindi ance lui deve essere immischiato nella faccenda. Ah, Febh Yakushi è amministratore del Villaggio..."

    Alla sua risposta, Sakon cominciò a farsi delle serie domande, guardando nervosamente il pavimento della stanza..

    ° Mikawa... Febh... Ma chi sono!? Amministrazione del villaggio? Una cosa è certa, non mi hanno tenuto dormiente qualche giorno.. Ma che succede!? °

    Poi Ukitake scrutò il Ninja a due teste, evocando frettolosamente un libro su cui vi erano informazioni su di lui.

    CITAZIONE
    " Esatto, non mi sbagliavo. Tu sei stato un guardiano di Oto e attualmente risulti disperso, ovvero ricercato! Ma...ma...c'è qualosa che non mi torna. Non fare tu scherzi con noi, Sakon del Suono. Ti ricordo che la villa è sorvegliata e ad ogni passo falso potresti trovarti con una ventina di shinobi addosso. E anche tu, ora che ci penso, se non erro sei un ninja di Oto...Eccoti, Sakiji genin di Oto disperso; ultimo avvistamento in compagnia di Shinken Takatsui."

    Alle parole di Ukitake, Sakon sussultò, ponendo quella che fù la sua ultima domanda. - Di.. Disperso?.. Ascolta. E' chiaro che siamo ad Oto ed io ci sono tornato per cercare Dapaisu. Sono ricercato, si. Probabilmente sono anche un ricercato di Kiri. Ma disperso!? Non prendermi per il culo. Ricordo che voi di Oto mi avete attaccato e sequestrato appena arrivato qui e poi il buio totale. Quanto sarà passato? Qualche mese a dire tanto? Da quanto risulto disperso secondo quel cavolo di libro? -

    [...]

    Finito il loro discorso, l'uomo invitò i due ad attendere quello che in teoria avrebbe aiutato i due Ninja a rimettersi in piedi, invitandoli addirittura ad esibirsi in un combattimento. Sakon non era tipo da tirarsi indietro facilmente quindi, si voltò in direzione di quello che Ukitake chiamò Sakiji, guardandolo intensamente da capo a piedi. Nel frattempo disse..

    - Sakiji... Tu però non mi sei totalmente nuovo.. Ti ho già minacciato in passato? Aah, lasciamo stare. Non sono dell'umore per scherzare oggi. Voglio solo andarmene da qui e per farlo bisognerà aspettare questo Aloysius. Tanto vale ammazzare il tempo.. - ° C'è qualcosa di strano.. Ho tutta la mia conoscenza ben chiara in testa. Ma non mi sento altrettanto potente.. Ed oltre tutto sento che non ho un controllo totale delle cellule di Ukon.. Devo scoprire cosa mi hanno fatto e per farlo dovrò battermi con questo ragazzino. Beh se lo ammazzo sarà colpa di quel tipo. °

    Dopo qualche istante di silenzio, dove Sakiji avrebbe potuto controbattere a Sakon, quest'ultimo partì con uno scatto, azzerando la distanza di circa 2 metri che li separava, sferrando intanto un primo pugno destro diretto al volto del ragazzo, sperando di coglierlo di sorpresa. Sia che il colpo andò a segno o meno, Sakon si scansò velocemente da Sakiji, portandosi al lato più estremo del Tatami presente nella stanza. Aspettando la mossa dell'avversario.

    - Sarà divertente... - *CRACK CRACK* Un rumore di Nocche, come se fossero state scrocchiate, si alzò nella stanza insieme a quella voce, completamente diversa da quella di Sakon. Ma il Ninja era immobile da quando raggiunse il Tatami. Con le braccia ben in vista e penzolanti. Sakiji non potè vedere altro.

    - Già.. - Disse Sakon, come in risposta alla prima voce mentre però, un pensiero lo assillava, continuando a guardare quel ragazzo..

    ° Posso percepire che questo tizio, anche se non di molto, mi è superiore in quanto a caratteristiche fisiche.. Ma com'è possibile? Che mi abbiano veramente... Tolto la mia forza? Sono un Jonin.. E quel tizio ha detto che questo Sakiji è un Genin.. Non potrebbe mai essermi superiore! Che cazzo succede qui? °
     
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    Villa Mikawa

    1/?



    Con grande maestria sfilò dalla sua tracolla una pergamena e ne impose dei sigilli, una piccola coltre di fumo apparì lasciando spazio ad un libro subito raccolto dalle mani di Ukitake. Ne sfogliò le pagine per poi cercare di rispondere ad alcune delle nostre domande. " Esatto, non mi sbagliavo. Tu sei stato un guardiano di Oto e attualmente risulti disperso, ovvero ricercato! Ma...ma...c'è qualosa che non mi torna. Non fare tu scherzi con noi, Sakon del Suono. Ti ricordo che la villa è sorvegliata e ad ogni passo falso potresti trovarti con una ventina di shinobi addosso. E anche tu, ora che ci penso, se non erro sei un ninja di Oto...Eccoti, Sakiji genin di Oto disperso; ultimo avvistamento in compagnia di Shinken Takatsui." “Shinken Takatsui quel nome…”

    |…|

    Frammenti di ricordi iniziarono a passarmi per la testa, una serie di immagini sbiadite e prive di senso. Qualcosa si scosse nella mia mente ma qualcosa non tornava, cos’è successo in questi tempi? Disperso? Guardiani di Oto? In quella stanza si stavano scaldando gli animi, Sakon prese parte alla discussione con tono molto autoritario e prepotente nei confronti di Ukitake, cercando anche lui di capire quanto tempo sia trascorso dalla sua ultima apparizione in questo villaggio. Questa persona sa più di quanto voglia farci credere e quel libro chissà quante informazioni conterrà. Non distolsi lo sguardo da quello strano personaggio di nome Sakon, d’altra parte eravamo in tre in quella stanza ma tra le due persone presenti quella era l’unica che davvero mi preoccupava. Un guardiano dei cancelli di Oto sparito e dato per disperso per poi essere ricercato, sicuramente non sarà uno degli ultimi arrivati. Decisi quindi di posare la mia gamba sull terreno e tenermi pronto, nell’aria si poteva percepire della tensione. La discussione tra i due presenti continuò per qualche minuto finche il secondo non lanciò una sorta di sfida ad entrambi. Perchè per scappare o andarcene da questo luogo avremmo dovuto attendere questo Aloysius Diogenes Mikawa. “...oppure magari potete ammazzare il tempo allenandovi o, perchè no, con un combattimento. Sinceramente sarei proprio curioso di vedere perchè quei due siano interessati a voi. "

    Non esitò nemmeno un secondo, Sakon, che si voltò rivolgendosi a me con tono minaccioso, quasi irritato. “Sakiji... Tu però non mi sei totalmente nuovo.. Ti ho già minacciato in passato? Aah, lasciamo stare. Non sono dell'umore per scherzare oggi. Voglio solo andarmene da qui e per farlo bisognerà aspettare questo Aloysius. Tanto vale ammazzare il tempo…” Purtroppo quella strana sensazione di averlo già visto la ebbi pure io, ma purtroppo la mia mente era ancora offuscata, avevo solo un paio di nomi famigliari e delle immagini che mi passavano per la testa, nulla di più. “Nemmeno I tuoi volti mi sono totalmente vaghi…minacciato? Non credo proprio me ne sarei ricordato…” Risposi a tono alle sue affermazioni. “Non c’è modo migliore di ammazzare il tempo” Non perse tempo, da li a pochi istanti Sakon si sarebbe trovato a tu per tu con il mio visto, uno scatto repentino pronto ad azzerare la distanza che ci separava, pronta a scagliare il suo primo attacco. Avevo gli occhi puntati su di lui dal primo istante in cui ero entrato in quella stanza, tutto poteva accadere e come si poteva pensare l'unica variate plausibile era il confronto fra noi due. Impastai una quantità di chakra [Bassissimo-> Velocità Rossa +1 tacca]Velocità 400 +1 | Riflessi 400 sulle gambe per anticipare la sua mossa, mi scagliai contro di lui cercando di ridurre la traiettoria del suo pugno. Con un movimento rapido spostai il baricentro del mio corpo e il mio volto leggermente a sinistra, quel poco che mi bastasse per vedere lo spiraglio che c'era tra il suo braccio e la sua testa, misi il mio braccio sinistro all'interno della sua guardia per bloccare l'avanzamento del suo pugno interrompendone la traiettoria. Una volta raggiunta la distanza giusta tra me ed il suo corpo il mio avambraccio andò ad appoggiarsi al suo avambraccio cercando di spingere verso di lui il suo stesso braccio andandolo a piegare verso il suo volto.

    - La situazione si fa interessante - Un volta arrivato a tale posizione, dove il suo braccio era bloccato dal mio avrei impastato un altra piccola quantità di chakra [Bassissimo-> Forza Rossa +1 tacca]Forza 400 +1 per poi spingere il corpo di Sakon verso il basso e in quel caso avrei scagliato una ginocchiata al suo petto. Se andasse tutto secondo i piani mi sarei subito spostato di due o tre metri dal corpo dello shinobi dalle due teste. "C'è qualcosa che non torna in tutto questo. Non è possibile. Non ho mai provato così tanta voglia di combattere e far del male. Però tutto questo mi piace, mi fa sentire vivo" Tuttavia, non era ancora terminato il nostro scontro è solo l'inizio di una lunga serie. Presi subito una sorta di posizione di difesa, con gambe inarcate pronte a qualsiasi movimento, e le braccia inarcate verso l'altro con i pugni all'altezza delle tempie per proteggere le parti più delicate del corpo.

    Tutte le azioni compiute sono ipotetiche.

    Vitalità: 14/14 Leggere
    Chakra: 39/40 Bassi

    Consumi: 1Basso
    Difesa I: Mezzobasso incremento velocità
    Attacco I: Mezzobasso incremento forza, ginocchiata

    Riepilogo
    Slot Difesa: Cosumo Mezzobasso per una schivata semplice
    Slot Azione 1: Tentativo di contrattacco, ginocchiata all’addome





     
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    [ Qualche istante prima dello spostamento verso il Tatami di Sakon ]

    L'avversario di Sakon aveva previsto un probabile attacco dal Ninja a due teste e non si fece cogliere impreparato. Quando Sakon si mosse di un metro, già Sakiji percorse l'altro, portandosi a distanza ultra ravvicinata e sorprendendo l'Ex Guardiano di Oto.

    ° Cosa!? °

    Con molta velocità, Sakiji fermò il diretto di Sakon, che si ritrovò inoltre con il braccio destro bloccato. Non fece tempo neanche a pensare, che Sakon si trovò trascinato verso il basso, con un ginocchio ad aspettarlo alla fine della corsa. Il Mukenin sbarrò gli occhi osservando quel ginocchio avvicinarsi al suo petto.. Non poteva lasciarsi colpire da un colpo così pericoloso quanto basilare. Sfruttando l'incapacità dell'avversario di poter vedere il suo petto, dallo stesso uscirono velocemente due avambracci, con le mani disposte a croce una sull'altra, che presero il colpo con ben poche conseguenze al posto del petto del Ninja. Subito dopo Sakiji mollò la presa e si allontanò senza che Sakon potesse contrattaccare.

    CITAZIONE
    Sakon si scansò velocemente da Sakiji, portandosi al lato più estremo del Tatami presente nella stanza. Aspettando la mossa dell'avversario.

    - Sarà divertente... - *CRACK CRACK* Un rumore di Nocche, come se fossero state scrocchiate, si alzò nella stanza insieme a quella voce, completamente diversa da quella di Sakon. Ma il Ninja era immobile da quando raggiunse il Tatami. Con le braccia ben in vista e penzolanti. Sakiji non potè vedere altro.

    - Già.. - Disse Sakon, come in risposta alla prima voce mentre però, un pensiero lo assillava, continuando a guardare quel ragazzo..

    ° Posso percepire che questo tizio, anche se non di molto, mi è superiore in quanto a caratteristiche fisiche.. Ma com'è possibile? Che mi abbiano veramente... Tolto la mia forza? Sono un Jonin.. E quel tizio ha detto che questo Sakiji è un Genin.. Non potrebbe mai essermi superiore! Che cazzo succede qui? °

    [ In quel Momento ]

    I Ninja si trovarono circa a una decina di metri di distanza. Dopo quel primo confronto fisico, Sakon capì che sarebbe stato controproducente attaccarlo ancora fisicamente senza ricorrere ad aiuti da parte del fratello, ma non poteva sprecare subito quella carta..

    ° Devo cambiare modo di pensare.. Non mi sono mai trovato davanti ad una situazione come questa. Solitamente io domino gli scontri fisici... Ma lui è più veloce.. Dovrò batterlo con l'esperienza e con Ukon... Sono le uniche carte che ho in mano per riuscire a vincere.. Però utilizzare attacchi a distanza sarebbe inutile. °

    - Complimenti Sakiji. Sembri forte per essere un moccioso. Vediamo di fare sul serio però... Uh uh -

    Mentre Sakon proferì quelle frasi, le sue mani si mossero velocemente nel formare tre posizioni.

    CITAZIONE

    Folgorazione
    Villaggio: Oto
    Posizioni Magiche: Cane, Maiale, Cavallo (3)
    L'utilizzatore può ricoprire il proprio corpo con uno strato di chakra elettrico. L'utilizzatore può scaricare l'elettricità acquisita con il tocco, causando un danno di potenza 25 e Stordimento per 1 round. Dal punto d'impatto si propagherà entro 3 metri un flusso elettrico di potenza 15. La Velocità è pari alla Concentrazione dell'utilizzatore.
    Tipo: Ninjutsu - Raiton
    (Livello: 4 / Consumo: Medio )
    [Da genin in su]

    Improvvisamente, piccole scosse elettriche circondarono l'intero corpo del Ninja a due teste, rumoreggiando come classico dell'elettricità. ° Siamo ad una distanza troppo alta per avvicinarmi senza che si scansi. Devo portarlo dove voglio io. °

    Senza troppi fronzoli, Sakon scattò verso l'avversario e nel frattempo si mise la mano Destra nella borsa porta oggetti che aveva dietro la schiena. Il muro presente al lato lungo del Tatami gli parse di ottimo aiuto. Sakon guardò solo per un secondo il muro alla sua sinistra che Sakiji, di riflesso, aveva alla sua destra ed arrivato a circa 4 metri dal nemico, sfilò dalla borsa 4 Kunai, che infilati tra un dito e l'altro, lanciò a distanza quasi precisa da uno all'altro, circa 40 cm. Il primo da sinistra era rivolto direttamente a Sakiji, che se si fosse spostato verso la sua sinistra, si sarebbe trovato in traiettoria del secondo, del terzo e del quarto, per un totale di circa 120 cm di raggio d'azione. La speranza di Sakon, che intanto si era spostato a sinistra, continuando a correre, quasi azzerando la distanza tra i due che ormai era di circa 1 metro, era che Sakiji si spostasse verso Destra, trovando il muro a bloccargli una via di fuga. Sakon quindi avrebbe cercato di afferrare o anche solo toccare una parte del corpo dell'avversario con entrambe le mani, per scaricare l'intera scarica elettrica al suo corpo al momento del tocco fra i due.

    ° Sono esposto. Ma lui non sà ancora che posso difendermi mentre attacco. Devo fare subito sul serio. °

    STATS

    Chakra: 35.5 / 37.5 Bassi
    Vitalità: 11.5 Leggere
    En.Vitale: 30 Leggere
    Movimento: 12m/slot
    Salti: 4metri

    SLOTS

    Slot Azione: 3/3 : 1) Spostamento di 10m 2) Lancio 4 Kunai (Kunai Rimanenti: 6) 3) Ricerca del contatto con l'avversario
    Slot Difesa: 1/3 : 1) Difesa di Ukon su ginocchiata di Sakiji
    Slot Tecnica: 1/2 1) Folgoramento


    OT/ Ho dovuto spezzare il prima e dopo del contrattacco di Sakiji perchè non aveva chiaro se il mio spostamento sarebbe avvenuto anche se fossi stato bloccato. Comunque nessun problema ci siamo già parlati ;)


    Edited by Sen™ - 17/7/2015, 00:47
     
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    Villa Mikawa

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    Qualcosa non andava, era stato fin troppo facile bloccare quel suo pugno, il volto di Sakon però non lasciò trasparire nessun’emozione, il suo corpo fu spinto verso il basso dalla mia presa per poi fargli arrivare la ginocchiata al petto. Non era preoccupato, il colpo stava per andare a segno e il suo avversario ne era cosciente, ma proprio nel momento in cui la ginocchiata doveva toccare il petto di Sakon, qualcosa si contrappose, non potevo vedere cosa fosse stato perché la mia visuale era coperta dal corpo e la seconda testa del mio avversario. “Che diavolo è successo li sotto” Mollai subito la presa e mi scansai, anche l’ex guardiano di Oto si allontanò prendendo un'altra posizione, però questa volta era diverso. Udii delle ossa scrocchiarsi ed una seconda voce intervenire in quella stanza. – Sarà divertente…– Quella voce provenii dalla seconda testa che questa volta era cosciente rispetto alla prima volta che lo vidi. – Già – Fu la risposta in concommittanza con la prima, ora le due personalità di quello shinobi erano state svegliate e probabilmente il combattimento da li a pochi istanti avrebbe prese un'altra strada.

    Pochi erano i metri che ci distanziavano l’uno dall’altro, ma il silenzio regnava in quella stanza. Attimi di concentrazione e studio, ci osservavamo attentamente come se nessuno dei due volesse attaccare per primo ma si aspettasse la prima mossa da parte dell'altro. Quel silenzio però fu interrotto dall'ex guardiano Sakon. - Complimenti Sakiji. Sembri forte per essere un moccioso. Vediamo di fare sul serio però... Uh uh –Sorrisi, alla sua affermazione, come se volessi lanciargli un segno di sfida. Qualcosa all'interno di me si stava muovendo, avevo una strana sensazione ma ciò mi piaceva, una sfida che in quel momento non potevo vincere. Ma non volevo nemmeno perderla. Dei movimenti veloci delle mani, il giovane guardiano stava componendo dei sigilli, forse erano tre o quattro sigilli ma in pochi istanti il corpo del ninja iniziò ad essere circondato da delle piccole scosse elettriche emettendo anche il loro suono caratteristico. Rimasi stupito da cosa stesse accadendo, il corpo umano poteva resistere a quel tipo di scossa ma non avevo mai visto una persona padroneggiarne l’utilizzo, o forse si, ma la mia memoria purtroppo non mi era d'aiuto in questi momenti. – Non c’è dubbio che anche voi non siate niente male, diamo una svolta a questo inizio di riscaldamento. – Accennai con tono sicuro, ma qualcosa non mi tornava, quella seconda testa mi precludeva ogni attacco a sorpresa. La sua copertura visiva in questo momento era di 360° e non aveva un punto morto. Se la seconda testa non fosse sveglia avrei potuto sfruttarla per qualche contrattacco ma con essa in piena attività non avevo altra scelta che combattere a distanza, o magari un punto debole lo avevano quelle due teste.

    Le piccole scosse elettriche sul corpo del mio avversario facevano sembrare il suo scatto molto più veloce del precedente, il suo movimento questa volta era più deciso e convinto, portò la mano alla sua schiena in cerca di qualcosa. Fissai molto attentamente ogni singolo movimento del corpo del mio avversario in cerca di qualche indizio del suo prossimo attacco, e qualcosa colpi la mia attenzione il suo sguardo per un istante cambiò direzione verso la mia destra, con la coda dell'occhio l'unica cosa che potessi vedere era una della pareti portanti di quella stanza. Ormai la distanza che ci separava per una seconda volta si riduceva sempre di più in poco tempo. Il braccio che poc'anzi era dietro alla sua schiena si portò molto velocemente difronte del suo corpo, fra le dita però teneva quattro kunai, uno dopo l'altro li lasciò andare con grande precisione. Uno dei quattro era diretto verso di me all'altezza del busto mentre gli altri sembravano stati lanciati ad una distanza regolare ma non diretti verso al mio corpo.

    Le possibilità erano poche da una parte il muro che mi ostacolava, dall'altra i kunai lanciati in precedenza da Sakon a distanza regolare. La traiettoria del primo però era molto regolare e avevo il giusto tempo per scansarmi tramite un movimento svelto e non troppo ampio per incappare negli altri kunai. Spostai il mio baricentro più in basso possibile così da caricare il peso sulla gamba d'appoggio, mentre il mio busto accompagnato dalla testa si spostarono verso sinistra così da far passare l'unico kunai che era sulla mia traiettoria. In quell'istante concentrato sulla mia azione con la coda dell'occhio vidi Sakon spostarsi verso destra dove precedentemente io avrei potuto scansarmi ma senza via di fuga per colpa del muro. Quell'azione serviva soltanto da diversivo per farmi incappare in una trappola e un progetto più ampio d'attacco. Una volta evitato quel kunai, la nostra distanza si fece di nuovo di una decina di metri. Feci passare la mia mano dietro la schiena per poi infilare la mano nella sacca porta oggetti. All'interno cercai quattro degli otto spiedi che possedevo ed in più una carta bomba che in un secondo momento avrei avvolto attorno ad uno dei quattro spiedi da lancio. Con un movimento veloce gli scagliai verso Sakon che in quel momento era in quell'angolo dove probabilmente aveva ben pensato di farmici incastrare.

    Dopo il lancio degli spiedi concentrai una quantità di chakra [Mezzobasso-> Velocità Rossa +1 tacca]Velocità 400+2/ 450 | Riflessi 400 sulle gambe per incrementare la mia velocità e il fattore sorpresa, in quel momento non pensavo ad altro, l'unico obbiettivo era mettere fuori combattimento l'ex guardiano di Oto. Se qualcuno mi avesse guardato negli occhi in quel momento, avrebbe notato che erano privi di espressione, vuoti. La distanza che si contrapponeva si faceva sempre minore. Ad una distanza di circa quattro metri estrassi la [Wakizashi]
    Wakizashi [Mischia]
    La Wakizashi e' una spada corta ad una mano che veniva portata insieme alla Katana. Essendo lunga circa mezzo metro è adatta per battersi negli interni
    Tipo: Lama-Taglio
    Dimensione: Media
    Quantità: 1
    (Potenza: 20 | Durezza: 3 | Crediti: 60)
    , che posta alla vita non mi fece perdere di vista il mio obbiettivo. Nel momento dell'estrazione si poteva evidentemente notare la colorazione bluastra del chakra [Lame di Chakra]
    Lame di Chakra
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può sviluppare una lama di chakra che aumenta la lunghezza delle armi impugnate o del colpo senz'arma di mezzo metro. L'estensione energetica è visibile, ha potenza pari alla potenza dell'arma e può solo tagliare. Se posseduta l'abilità Impronta di Chakra, queste estensioni ottengono il potenziamento come ninjutsu.
    Tipo: Ninjutsu - Ninjutsu – Ninpou Katon/Suiton/Fuuton/Raiton/Doton
    (Livello: 4 / Consumo: Mediobasso )
    [Da genin in su]
    , impugnavo la lama con il piatto vero il mio avambraccio, un impugnatura insolita, ma mi favoriva la corsa verso il mio avversario. - Inizia a piacermi questo combattimento. - Una volta arrivato alla distanza di un metro feci partire un fendete dal basso verso l'altro, grazie alla lama ampliata tale distanza mi sarebbe servita per evitare il contatto con Sakon e favorirmi un vantaggio nello spostamento. Se il fendente o no fosse andato a segno mi sarei subito allontanato dal ninja di qualche metro per poi attivare la precedentemente carta bomba attaccata allo spiedo. " Meglio tenersi lontano, il suo corpo è ancora carico di elettricità e quella secondo testa non mi piace affatto."




    Tutte le azioni sono ipotetiche

    Vitalità: 14/14 Leggere
    Chakra: 36.5/40 Bassi

    Consumi: 21⁄2 Bassi
    Difesa I:
    Attacco I: Fendente scagliato dal basso verso l'alto
    Azione I: Spostamento e schivamento Kunai.
    Azione II: Estrazione e lancio spiedi + cartabomba
    Azione III: Spostamento + estrazione Wakizashi
    Tecnicha I: Utilizzo Lame di Chakra

    OT Mi scuso per il precedente errore, eviterò di farne altri /OT




     
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  7. Skylineeez
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    Prologo : Accesso alle mura Mamma e papà erano davanti a me, continuavano a girare attorno al carro con molta preoccupazione, non sembravano affatto tranquilli, eppure mi avevano detto che saremmo andati a fare un viaggetto dopo tutto quel tempo che non si facevano vedere. Io ero abbastanza contento di passare qualche giorno con loro, erano mesi che non li vedevano. I lunghi tempi dell'abbandono nelle strade di Suna sembravano ormai tempo passato, speravo la mia piccola famiglia potesse finalmente riappacificarsi.
    Attorno a noi regnava un silenzio strano, non si sentivano nemmeno i rumori degli animali, e la sensazione di essere osservati era particolarmente intensa. D'un tratto il meccanismo dell'enorme portone davanti a noi ruppe quell'angosciante silenzio. I miei genitori sussultarono, e si strinsero uno accanto all'altro, mentre una figura si avvicinava per farci entrare. Disse pochissime parole, che non riuscì nemmeno a captare. Ed i miei genitori mi presero dal carro di forza e mi fecero scendere a terra.


    Mamma dove andiamo ?

    Chiesi con naturalezza. Lei mi rispose di tutto punto con un veloce schiaffone sul viso, seguito da un gesto abbastanza eloquente: si porto il dito alla bocca, per farmi segno di tacere. Aveva gli occhi sbarrati, sembrava impietrita. A me non sembrava di aver fatto nulla di male, ma questo posto non mi piaceva molto. Non capivo come mai tutto questo silenzio, sembrava stessimo andando in qualche luogo segreto. Capì che per i miei genitori quel posto sembrava importante, e cercai di comportarmi in maniera esemplare. Avevo moltissime cose da raccontare, tra cui le mie disavventure a Kiri con quello strano tizio che mi aveva portato nella sua macelleria. Ma sembrava che i miei genitori non fossero pronti a sentirle in questo momento, avrei dovuto attendere. Magari era tutto un piano della mia mamma per farmi una sorpresa. Seguimmo la figura che ci aveva invitato a entrare all'interno del villaggio prima, e poco fuori verso la campagna dopo. Giunti davanti ad un cancello ci disse di andare fino in fondo al viale. Non aggiunse nessun'altra parole, e ci continuò a fissare con uno sguardo severo.


    Se è una sorpresa recitano molto bene.

    Pensai mentre i miei genitori avanzavano, ed io con loro, verso la fine del vialetto. La villa davanti a noi si presentava quasi abbandonata, l'edere saliva buona parte dei suoi muri, ed un orologio ormai non più funzionante sembrava quasi volersi staccare da quella costruzione. In realtà quel luogo dava una sensazione particolare, forse avrei dovuto avere paura, ma in un certo senso mi incuriosiva per la sua stranezza. Mia mamma mi prese forte la mano, e sentì che tremava come una foglia. Salimmo la doppia scala che portava davanti all'ingresso principale, i miei genitori stavano attenti addirittura a non fare rumore camminando. Qualunque posto fosse doveva esserci qualcuno di molto importante, i miei sembravano volerlo quasi compiacere. Strano per un albergatore, generalmente è il cliente a dover essere lusingato. Per un attimo pensai che forse non stavamo andando in vacanza, ma ne rimasi speranzoso.
    Rimanemmo li, in attesa di qualche novità. Non c'era nessuno attorno a noi, ma non riuscivo nemmeno a pensare di non essere osservato. Che strano.
     
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    La porta si aprì e un ragazzo in vesti eleganti accolse i tre viandanti. Aveva un volto amico anche se dietro il suo sguardo si celava qualcosa di oscuro, profondamente inconvenzionale, non così diverso da quello del ninja di Suna dopotutto.

    jpg

    " Il vostro arrivo era in programma. Datemi i vostri mantelli, sarete zuppi. Prego, seguitemi. "

    Il maggiordomo posò le vesti bagnate nell'armadio antistante per poi guidare i suoi ospiti in un vasto salone, oltrepassando una delle tante porte che si aprivano sulla sinistra. Ogni oggetto che decorava quella villa era palese avesse un grande valore: quei tappeti, i quadri, la mobilia...il divano sul quale Anteras fece accomodare i suoi ospiti aveva i manici in legno pregiato, ricoperto da un elaborato tessuto di lana intrecciata.

    " Mettetevi comodi. Due minuti ed arrivo. "

    Così il ragazzo uscì dalla stanza, lasciando nel silenzio più assoluto i sunesi. L'ora era tarda e quasi tutti i residenti della villa erano a letto...quasi. Dopo un tempo che sembrò interminabile, sebbene spaccato al secondo in realtà, Anteras tornò con un vassoio con 3 tazze di the caldo e un piattino con diversi biscotti fatti in casa. Avevano fatto un lungo viaggio quei tre...sebbene misero, quello spuntino avrebbe ristorato non poco quei provati corpi.

    " Veniamo a noi. L'informatore ha detto che avete una proposta concreta da porre...e per arrivare fin qui devo credere che sia in effetti una buona controparte al vostro...problema."

    Aprì la sua agenda e accompagnò son suoni poco rassicuranti lo sfogliare di quelle pagine. La calligrafia era sottile e precisa...proprio come quel ragazzo, dal fare certosino e a modo. Sebbene di sfuggita un occhio attento avrebbe potuto notare diversi zeri preceduti da un segno negativo scritti su quelle pagine...Ma il ragazzo manteneva un'espressione serena; una facciata del tutto calzante per i compiti che quel ninja svolgeva all'interno della villa, I tre non potevano saperlo ma quello era uno degli uomini più intransigenti che l'associazione avesse a disposizione; era per merito suo se la baracca si reggeva in piedi.

    " Anche se devo essere onesto, non vedo molte alternative per voi. "



    CITAZIONE
    OT/ Mi scuso con i due combattenti per i post di intermezzo ma villa Mikawa è praticamente una casa aperta a giocate di ogni genere XD / OT
     
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  9. Skylineeez
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    L'attesa questa volta non fu particolarmente lunga, e dopo qualche istante il grande portone si aprì, ed accoglierci arrivò un ragazzo molto elegante, anche se il suo sguardo mi infondeva una sensazione particolare, che non avrei saputo spiegare. Qualcosa di particolare, se da un lato mi trasmetteva qualcosa di tetro, dall'altro sembrava chiamarmi a gran voce. Io non ero mai stato abile a relazionarmi con il prossimo, e non avrei saputo come comportarmi in questa circostanza. Smisi di guardare il ragazzo e spostai gli occhi sul pavimento, mentre seguivo i miei genitori spostarsi in un'altra stanza. La mano della mia mamma continuava a tremare, non si era calmata nemmeno adesso che eravamo all'interno di questa famigerata villa. Nemmeno l'educato gesto del ragazzo di chiedere i loro cappotti sembrò farla tranquillizzare. Al contrario mio papà aveva uno sguardo torvo, in un certo senso mi ricordava la sua faccia al termine dei lunghi rimproveri che mi faceva. Sembrava rassegnato. Ci sedemmo sul divano ed io rimanevo proprio in mezzo ai miei genitori. Anche a casa mi piaceva stare così, tra loro.
    Non capivo, a me sembrava un viaggio di piacere, eppure i miei genitori non sembravano essere molto rilassati, la rassegnazione di papà poteva essere dovuta al fatto che aveva deciso mamma la meta, classica cosa da vita da coppie, ma prenderla così a male mi sembrava esagerato. Nei pochi minuti il cui il ragazzo si assentò i miei genitori cercano sottovoce di scambiarsi qualche parola.



    Non avremmo dovuto venire in questo posto, stanno facendo di tutto per metterci in ansia. Non è un buon segno!

    Devi stare zitta ormai. Non avevamo altra scelta. Se non fossimo venuti saremmo già stati uccisi a Suna, almeno abbiamo fatto un tentativo.

    Ighishi, non dire niente di simile!

    Mia mamma stava per iniziare la sua romanzina verso mia papà quando il ragazzo fece nuovamente apparizione con un vassoio e delle tazze di tè. Un gesto carino, a me non piaceva particolarmente, ma appena l'ebbe posato mi lanciai su una delle tazze per berlo. Il viaggio era stato lungo e nemmeno una volta ci eravamo fermati perchè io potessi mangiare. Il tè non era molto, ma indubbiamente meglio di niente. Il mio gesto mi fece guadagnare degli sguardi carichi di rimprovero da parte della mia mamma, che invece non si avvicinò nemmeno lontanamente alle tazze. Ero certo che avrebbe voluto sgridarmi, ma davanti al ragazzo sembrava essere in soggezione: avrei guadagnato il richiamo più tardi. Il ragazzo parlò di qualcosa ch'io non capì, sembrava che i miei genitori dovessero fare qualche genere di offerta, forse volevano acquistare questa casa. Dando uno sguardo attorno a me però potei notare come quadri e altri oggetti attorno a noi fossero molto più belli dei nostri soprammobili, sarebbe stato molto bello vivere qui. I miei genitori si guardarono per un attimo, poi stranamente fu mio papà a prendere la parola.


    La nostra situazione non è molto rosea signore. La ringraziamo per la sua ospitalità e per la grazia con cui ci avete accolto, troppo onore sire. Detto ciò è mia premura non farle perdere tempo, non abbiamo tutto quel denaro, ma siamo qui per proporre uno scambio.

    Iniziò carico, si lanciò in un discorso pieno di complimenti e bei gesti, che però durò poco. Appena terminata questa frase si dovette fermare, sembrò come terminare la voce, poi iniziò a singhiozzare. Mia madre colse la palla al balzo.


    Facciamo breve sire, la nostra offerta è seduta qui, in mezzo a noi due.

    Non c'era bisogno di ulteriori spiegazioni, perlomeno questo è quello che penso mia madre, che non disse una parola di più. Si porto le mani nei capelli e resto in attesa di qualche segnale da parte dell'elegante ragazzo che ci aveva fatto entrare. Mio padre si era piegato su se stesso, con i gomiti sulle ginocchia ed il volto nascosto tra le mani, sembrava soffrire molto per quella situazione. Io ero stranito, non riuscivo a capire cosa stesse accadendo. Seguivo il discorso con attenzione, e le parole di mia mamma erano strane. Sembravano parlare di me, ero io ad essere seduto in mezzo a loro, eppure non capivo come la mia posizione potesse centrare qualcosa.
    Non ero mai stato un genio, ed anzi avevo sempre avuto grossi problemi di comprensione, ma nei momenti di pericolo anche i più lenti ingranaggi mettono la seconda. Guardai perplesso prima mia mamma, che fece di tutto per evitare il mio sguardo, e poi il ragazzo davanti a me. Non capivo, ma avevo iniziato a rivalutare il viaggio di oggi, non si trattava di una vacanza. E forse, sarebbe stato meglio per me non capire le reali intenzioni dei miei cari parenti.
     
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    " E cosa me ne faccio di un moccioso qualunque?"

    Disse una voce provenire da uno degli angoli bui della stanza.

    " Padrone non doveva scomodarsi per questa faccenda. "

    " Non prendevo sonno è ho deciso di venire a curiosare. Dopotutto ho uno stretto legame con Suna e i miei interessi lì sono più vivi che mai, soprattutto ora che il villaggio è senza una guida. "

    Avanzò dalle ombre e, rimanendo celato, si andò a sedersi su una delle poltrone poco distanti. Un fasciò di luce illuminava parte delle gambe e un pezzo del volto con la vistosa capigliatura...era un gigante e, da quel poco che si poteva scorgere, dall'aspetto tutt'altro che rassicurante. la sua voce era profonda e perentoria, di quelle abituate a dare ordini e a non essere contraddetto.

    " Dunque è questo ragazzo il motivo di tutto. Sono passati quasi due anni da quando hai iniziato a lavorare per me, spia B4, ma questa è la prima volta che mi incontri. Ne intuisci il motivo? "

    Diede il tempo per rispondere al padre di famiglia ma poi riprese come se la sua risposta gli interessasse poco:

    " Una spia è per definizione un'ombra, fa quello che deve fare e sa quello che deve sapere. E' una piccola pedina in un sistema più ampio che non è tenuta a comprendere...tuttavia se solo una spia non fa il suo lavoro al meglio allora tutta l'organizzazione è a rischio. E io questo non posso permetterlo. "

    Poi soffermò la sua attenzione sul ragazzo, evidentemente troppo acerbo per poter comprendere la situazione nel quale si era cacciato; e non per suo volere ma per come madre natura lo aveva fatto.

    " Hai fatto spendere un mucchio di soldi ai tuoi genitori per farti curare. Tuttavia tua madre e tua padre sostengono che tu possa ripagare il debito che loro hanno con me..."

    " Signore non sta davvero considerando l'idea...questo signore ha coscientemente infranto il patto che stringemmo, non adempiendo al suo compito e mettendo a rischio tutti noi. "

    " Grazie Anteras per avermelo ricordato ma forse la risposta a questo dilemma può darla solo lui. Anche perchè uccidendoli e basta non riavremo indietro i nostri soldi nè tantomeno la soluzione al danno recato. La loro abitazione vale ben poco e non possiedono altri beni di valore..."

    Il kunai volò dritto sulle gambe del ragazzo e il verdetto finale venne pronunciato:

    " Ammazzali. Ammazzali tutti e due. Sono dei vili codardi che ti avrebbero venduto pur di aver salva la vita. Solo così potrai avere salva la vita!"


    Zaraki_Kenpachi_Stencil_by_BlackNoise06

     
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  11. Skylineeez
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    Può esserci per un bambino di una decina d'anni situazione più difficile da comprendere ?
    Dubito.

    L'ultimo arrivato si era seduto poco distante da noi, ma la luce ne illuminava solo parte delle gambe e del volto. Bastava perchè si potesse intuire la sua mole, era un gigante rispetto ad una persona normale, era incredibilmente grande rispetto alla mia piccola persona. Sin da quando si era unito a noi avevo sentito delle strane sensazioni dentro di me, i miei genitori nel vedere quella persona avevano iniziato a tremare e singhiozzare peggio di prima, ed io, anche senza essere famoso per la mia empatia capivo che provavano sensazioni devastanti. La paura, indubbiamente prima delle altre. Prese il monopolio del discorso, lasciando ben intendere il suo ruolo preminente rispetto al giovane ed elegante ragazzo che ci aveva intrattenuto sino a quel momento.
    Non che avesse poi parlato molto, era stato molto rapido ed allo stesso tempo intenso.
    Sulle mie povere spalle piovevano adesso non solo emozioni contrastanti, ma vere e proprie responsabilità. Un genere di cosa che non avevo mai provato prima. Nella mia esistenza infelice nessuno mi aveva mai affidato un compito, nè semplice nè difficile. Nemmeno apparecchiare il tavolo era cosa per me adatta.
    Nella semplicita delle sue parole e nel suo rivelare la situazione era riuscito a far comprendere anche a me il genere di pericolo che incombeva sulla mia testa, ma non solo, si riversavano su di me verità che mi erano state nascoste da tempo.


    Mai avrei pensato mio papa una spia...

    Guardai più volte i miei genitori, spostando ripetutamente lo sguardo dall'uno all'altro. Che dire, penso sia impossibile per la natura umana provare dell'odio sincero verso i propri familiari, ma era la sensazione che sentivo dentro di me adesso. La spiegazione può essere di per sè semplice, l'amore verso la propria mamma ed il proprio papà è grandissimo, ma come ormai si sa, l'amore può trasformarsi in odio, ma senza diminuire nell'intensità. Si tratta solo di cambiare il verso ad un vettore, non se nè modica l'intensità. In questo momento ero riuscito a capire che molte delle cose che mi erano state dette non erano altro che menzogne.


    Non sono stato lasciato in quella casa con le strane persone per una vacanza, ma era per curarmi. E poi mi hanno abbandonato da solo. E papa è una spia.

    I pensieri non erano poi così chiari. Non si può cambiare l'intera esistenza di una persona con così poche parole; soprattutto non si può sperare che una persona possa cambiare radicalmente in un niente. Il cambiamento dev'essere coltivato, ed io ero certo e sentivo dentro di me che oggi, in quelle parole pronunciate dal gigante ci fosse nascosto il seme della mia ricrescita. Una crescita che sarebbe stata lenta e difficile, della quale non potevo certo prevedere i risultati, ma che indubbiamente mi avrebbero reso una persona diversa.


    Ryoshi tu devi capire...

    Provò a dire mia mamma, prima che il proprio pianto le smorzasse le parole in gola. Era evidentemente non in grado di continuare il discorso, ed allo stesso modo lo era mio papà. Da quando era entrato nella stanza il gigante non aveva smesso per un secondo di guardarlo, con le guancie rigate dalle lacrime e gli occhi rossi. Aveva mosso in capo in avanti annuendo alle sue parole, ed aveva strabuzzato per un'attimo gli occhi quando il gigante mi aveva lanciato il kunai dicendo di ucciderli. Da quel momento aveva spostato su di me il suo sguardo. Difficile dire se avesse paura, i miei genitori mi pensavano un'idiota, presumibilmente erano già certi che saremmo morti tutti in quella stanza.
    Io, non ne ero della stessa idea. Mi alzai lentamente dal divano e presi il kunai con la mano destra. Ne avevo già maneggiati diversi, non era la prima volta che usavo un'arma, non sarebbe stata nemmeno la prima volta che ferivo qualcuno, ma se fossi riuscito nel compito ordinatomi, sarebbe stata la prima volta in cui avrei tolto la vita da un corpo.


    Come ?

    La domanda era semplice, la risposta assai meno. Per quanto le emozioni fossero contrastanti mi ritrovavo a dover superare un muro molto alto, ed io non ero abituato nemmeno a superare i gradini. Un'intera esistenza senza una vera e propria educazione rendeva difficile per una persona renderla preparata alla vita. Ma la vita generalmente prima ti chiede i risultati, e poi ti spiega come ottenerli. Sta a te, appunto, vivere e sopravvivere.
    Mi voltai, guardando sia il ragazzo elegante che il gigante. Chissà quali erano i compiti che mio padre doveva svolgere nei loro confronti, e chissà in quale modo aveva fallito...


    Fallito...

    Pronuncia quella parola mentre guardavo mio papà. Non era propriamente voluta, ma si sa che l'inconscio tira dei brutti scherzi. Il suo sguardo cambiò, per un'attimo mi guardò con aria di rimprovero, ma quell'emozione si trasformò in stupore quando la lama del kunai passò rapida sotto il suo mento, tranciando di netto la gola e facendo zampillare del sangue sulle mie vesti.
    Non mi ero nemmeno accorto di averlo fatto, il tutto era successo troppo velocemente, mi portai la mano sinistra alla bocca, che nel frattempo avevo spalancato per l'incredulità del mio gesto. Rimasi qualche attimo a guardare gli occhi di mio papà, il cambio d'espressione era stato rapido, rapidissimo, ma mentre passava dal rimprovero allo stupore ero certo di aver visto un lampo di trionfo nei suoi occhi. Essere padre dev'essere difficile, ed io certo non gli avevo mai dato nulla di cui vantarsi, ma forse oggi mio papà avrebbe potuto gioire del suo figliolo. Io certo dovevo rimediare alla terribile reputazione che quell'uomo mi aveva lasciato.


    Ryoshiiiiiii!!! Sei il solito scemo!!!! Odd

    A me era sembrato che dal momento in cui avevo sgozzato mio padre al momento in cui mia madre si era alzata per inveire contro di me fossero passati dei secoli, nei quali ero rimasto fermo impietrito ad osservare il corpo di mio padre afflosciarsi. Ma probabilmente nella realtà si era trattato di pochi secondi, istanti per meglio dire. Mia madre era schizzata in piedi, mentre il suo corpo veniva pervaso dai brividi, probabilmente paura e dolore allo stesso tempo. Verso di lei provavo le stesse sensazioni che provavo verso mio padre. Lei però, aveva detto quella terribile parola. Tutta Suna sapeva bene come le mie emozioni diventassero incontrollabili quando venivo appellato con quella parola : " scemo " . Era una cosa che non potevo sopportare, e lei lo sapeva. Non avrei mai potuto perdonarla per quell'affronto. Non dopo che era stata lei a provare a vendermi. A vendere il suo unico figlio.

    Se l'azione che aveva portato alla morte di mio padre era stata imprevedibile, questa volta le mia condotta venne segnata dal seme della ricrescita ch'era stato piantato. Fu proprio un'ondata di crudeltà ed odio ad invadermi, sostituendosi alla solita stupidità che mi accompagnava. Saltai addosso a mia madre, facendola cadere a terra e rimanendo a cavalcioni sopra di essa. A differenza di mio padre l'unica emozione che mi comunicarono i suoi occhi fu lo schifo. Lei mi aveva sempre detestato, da sempre provava rancore verso quel figlio demente che tanto la faceva vergognare.
    Non riuscì a controllare lo stato di stress e disperazione che mi aveva inculcato in tutto questo tempo. Una pioggia di coltellate cadde sopra il suo corpo, andando a colpire indistintamente ogni dove, sia il petto che il collo che il volto.
    Non potevo certo comprendere la devastazione che tutto quel sangue stava portando ai tappeti ed ai divani. Pezzi si pregiati avrebbero meritato un trattamento migliore, ma come già detto, la crescita ha bisogno di tempo.
    Forse avrei dovuto alzarmi e consegnare il kunai ai piedi del gigante, mostrando come avevo adempiuto al mio compito, per segnalare la differenza rispetto al mio genitore inadempiente, ma non era questo ciò che mi premeva. Non mi premeva sapere se avrei avuto la grazia, ora coma ora, mi premeva sfogarmi.
    In tutto questo lasso di tempo non avrei pronunciato altra parola, sarei rimasto con lo sguardo fisso verso mia madre, continuando a riempirla di coltellate finchè qualcuno, o qualcosa non mi ci avesse diviso.
     
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    La belva era stata rilasciata ed il gigante guardava la scena con gli occhi spalancati, eccitato alla vista del sangue. La goffaggine mista alla furia del movimenti del ragazzo erano uno spettacolo impagabile, di quelli che si potevano vedere sempre più di rado ormai. L'istinto che domina la ragione, frutto di una latenza troppo duratura all'interno di un corpo fragile e una mente ancora più acerba.

    L'aveva uccisa già alla quarta coltellata ma il giovane continuò, il preda ad uno stato di trance che per il momento non poteva comprendere (e forse non lo avrebbe fatto mai, visto lo stato mentale precario cui era soggetto). Tuttavia quell'esubero di eccitazione non gli permise minimamente di notare che il padre, ferito quasi mortalmente alla gola, con le ultime forze rimaste, gli si era portato alle spalle e gli cinse la gola più forte che potè. Una morsa micidiale che non avrebbe rilasciato fin quando il sanguinamento copioso non avrebbe sottratto anche l'ultima scintilla vitale nel suo corpo.

    " Ti attende una vita all'ombra di tutto e tutti; un'esistenza da doppiogiochista per uno scopo che ancora non puoi comprendere e che forse non ti apparterrà mai. Fingerai sempre e non avrai mai veri amici. Sarai fedele solo e soltanto a me e non mi tradirai mai, sacrificandoti pur di adempiere ai tuoi compiti e servire la causa maggiore. Se non sei disposto a vivere in questo modo smetti di resistere e lascia che il fiato ti venga meno; in caso contrario decreta la parole fine suo tuo passato ultimando ciò che hai iniziato."

    In quella situazione critica, tra sentimenti contrastanti, una psiche completamente devastata e, per giunta, a rischio di morte il ragazzo avrebbe dovuto prendere la decisione più importante della sua vita. Lì, su quel tappeto di quella villa sconosciuta si stava scrivendo indelebilmente il suo destino: mettersi al servizio di quel gigante senza nome oppure porre fine alla sua inutile esistenza.

     
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  13. Skylineeez
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    La pianta di pomodori richiede tantissima pazienza e cura. Beve tantissima acqua, e quindi il contadino deve costantemente controllarne la riserva, e richiede tantissimo sole, così da ricercare il posto migliore dell'orto. Dopodichè, pazienza e ancora pazienza. Dapprima si vedrà crescere il centro della pianta, e dividersi lentamente in tante ramificazioni. Poi inizieranno a spuntare dei piccoli fiorellini gialli, i quali non daranno alcuna soddisfazione, e poi con la dovuta calma della natura, arriveranno dei piccoli pomodorini. Inizialmente verdi, e verdi rimarrano finchè non avranno raggiunto la giusta dimensione, dopodichè pian piano le sfumature verdi diverranno rosse, e solo a quel punto ci sarà la maturazione.
    Questo discorso poteva essere molto lontano dalla mia attuale condizione. Cavalcioni sopra il corpo martoriato di mia madre, afflitto da decine di pugnalate con le quali avevo lacerato tutto il suo corpo. Immersi in un lago di sangue, mi ritrovavo con le possenti braccia di mio padre attorno al collo. Il motivo di quel gesto era ignoto. Aveva fallito come persona, aveva fallito come padre ed evidentemente come marito vista l'attuale situazione. Eppure cercava di seminare altri fallimenti in quel poco che rimaneva della sua vita. I miei occhi erano ancora puntati verso quelli di mia madre, o di quello che ne rimaneva vista la mole di coltellate che avevano colpito la testa ed il viso. Si sgranarono in fretta quando sentì la stretta al collo, e contestualmente l'aria iniziare a mancare. Generalmente si ha un po' d'aria nei polmoni, ma io non ero in una situazione di quiete. Il mio corpo era pervaso dai brividi e dalle scosse. Avevo appenna sterminato la mia famiglia, o perlomeno, avevo iniziato l'opera di sterminio visto le forze residue di mio papà, e questo genere di squilibrio mentale e fisico mi aveva devastato, era faticosissimo.
    Per un attimo pensai al peggio. Poi, così come la pianta di pomodori ritrova la vita quando viene bagnata, io ritrovai la speranza nelle parole del gigante davanti a me. Per un attimo il mio piccolo cervellino aveva pensato che il proprietario di casa si sarebbe incazzato per il pandemonio che avevo scatenato. Migliaia di Ryo sarebbero stati spesi per ripulire le mura di casa, e non è detto che i preziosi tappeti che il sangue della mia stirpe aveva imbrattato sarebbero stati recuperati. Invece si era gustato la scena, non mi avevano nemmeno fermato dopo la quarta coltellata, quella che effettivamente aveva ucciso mia madre. Erano li, fermi ad osservarmi.
    In tutto questo c'era qualcosa di assurdo ed incredibile, la situazione era evidentemente ai limiti del paradossale, ma questo era esattamente lo specchia della mia stessa esistenza. Questo, inoltre era l'ultimo ramo cui potevo aggrapparmi prima di spirare. La frase del gigante era carica di emozioni, da un lato per la prima volta mi veniva data la possibilità di essere destinatario di alcuni doveri. Dall'altra la sensazione di dover rispettare degli obblighi e di dover conseguire obbiettivi mi era nuova. Un'intera esistenza senza aver mai provato nulla di simile. Era fantastico. E non mi interessava se non avevo mai visto prima quelle persone, esse mi stavano dando una sorta di possibilità.
    Il patto non era equo.
    Il patto non era facile.
    I rischi erano tutti miei.

    Ma, d'altro canto, cosa potevo ottenere ?
    Sorrisi. Non avevo fiato per ridere, ma ci provai. Aprì la bocca per ridere, riuscendo solamente in una simulazione. La mia bocca si mosse contraendosi, ma non riuscì ad emettere alcun suono. Poteva apparire agghiacciante in effetti, da fuori non so se un esterno sarebbe riuscito a distinguere quel movimento, poteva anche essere un terribile urlo di dolore. A distinguerlo da ciò c'era solamente lo scintillio dei miei occhi, in un certo senso pieni di gioia e redenzione.
    Questa casa mi aveva finalmente fatto provare una sensazione nuova, seppur minima ed iniqua, la fiducia.

    Sudato com'ero riuscì a voltarmi, mentre la dita di mio padre erano bianche dallo sforzo. Nonostante l'odio che provassi verso di lui in questo momento dovevo riconoscere l'enorme sforzo di volontà che stava facendo, non solo stava incredibilmente resistendo alla morte, ma stava anche cercando di disseminarne altra.
    Con la pacatezza di chi è su un'amaca, e non a rischio di morire concentrai il chakra nel mio pugno sinistro, quello senza il kunai. Razionalmente sapevo che le mie energie stavano per finire,e che da li a poco sarei svenuto, ma volevo godermi questi ultimi momenti. D'altronde avevo sempre vissuto al limite della totale follia, e coerentemente con il resto della mia vita stavo adesso danzando sul bilico della morte.
    Il mio sguardo e quello di mio padre si incrociarono, difficilmente lui nella situazione poteva immaginare cosa stessi facendo, ma ciò che a me importava era ben vedere quella scena. Avrei voluto ricordarla per tutta la vita, dovevo essere concentrato per gustarla appieno.

    Veloce e letale il mio pugno sinistro partì dal basso, trasformandosi in un montante foriero di morte. Spaccamontagne

    Il pugno avrebbe impattato poco sotto il naso, rompendo di netto il setto nasale, che per la forza con cui veniva colpito avrebbe tranquillamente potuto uscire dalla nuca del malcapitato, e spostando la mandibola deformando totalmente il viso del mio procreatore. Inutile parlare del fiume di sangue che sarebbe uscito dai resti di quel cranio, tanto ce n'era già abbastanza per terra per sfamare popoli di vampiri.
    Nemmeno a dirlo la stretta attorno al mio collo scomparve, il corpo di mio padre si spostò seccamente di almeno un metro, lasciandomi finalmente la possibilità di respirare di nuovo.
    Avrei voluto prendermi il mio tempo, e rimanere a fissare la scena attorno a me come una fotografia prima di inspirare, ma non ci riuscì. L'istinto di sopravvivenza si può controllare fino ad un certo punto, dopodichè prevale. Respirai affannosamente per circa un minuto.
    Nel lasciar cadere il kunai che avevo stretto nella mano destra notai una piccola ferita sul palmo, dovuta all'eccessiva forza con cui avevo tenuto salda l'impugnatura dell'arma. Non me ne curai.
    Stremato e affaticato rimasi fermo, con la gambe ancora cavalcioni su mia madre, lasciando andare gli addominali e quasi afflosciandomi su me stesso, nel mentre fissavo attentamente il soffitto.

    Passati i famosi sessanta secondi un quattro o cinque volte, una parvenza di energie parve tornare, anche il cuore sembrò raggiungere nuovamente dei battiti cardiaci accettabili. Si trattava di una finzione, un mero inganno del mio stesso corpo. Ci sarebbero volute ore per rimettermi in sesto fisicamente, secoli per l'aspetto mentale oramai compromesso.
    Detto ciò, mi alzai. Si rivelò uno sforzo sovrumano, le gambe mi facevano male, e così anche la testa. Una sorta di fitta continua pervadeva la mia mente, costringendomi a strizzare gli occhi.
    Cercai di rimanere composto, nei limiti che la mia attuale situazione mi permetteva.
    Sporco di sangue, dato che ne avevo le vesti zuppe, stanco e con gli occhi ancora indiavolati per ciò che avevo vissuto fissai il gigante.
    Non volevo parlare, ma lui avrebbe capito. Quello del silenzio non era un voto che stavo facendo, ma da questo momento avrei misurato attentamente le mie parole, poche persone avrebbero udito la mia voce nella mia vita futura.
    Non badai al ragazzo elegante, sempre seduto alla sua posizione. Lo svolgimento dei fatti aveva reso ovvio anche a me come il comando della casa non fosse nelle sue mani.

     
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    " Magnifico...puro istinto da plasmare. Seguimi, hai preso la tua decisione. "

    Il colosso si era alzato dalla poltrona, tornando nella penombra. Si era già incamminato quando il terzo uomo della stanza osò interrompere le azioni del padrone.

    " Padrone, la prego. Impiegherei ore per pulire questo scempio e non ritornerebbe comunque come prima."

    Attimi di silenzio prima che qualcosa di impensabile per il giovane si verificasse. Il sangue iniziò a staccarsi da ogni oggetto precedentemente macchiato; era ancora fresco per fortuna. Il divano e i mobili antistanti diventarono come nuovi mentre il maggiordomo si preoccupava di caricarsi sulle spalle i due cadaveri e permettere al vortice di particelle di sangue che si era generato di andare a ripulire anche il tappeto. Quello che il ragazzo pensava sarebbe risultato un danno di migliaia di ryo si tradusse in poco tempo nell'assoluta banalità.

    " Contento? Avanti, seguimi. "

    Disse il gigante, con il sangue catturato racchiuso in una sfera perfetta che gli girava attorno. I due abbandonarono Anteras e, attraverso una scala stretta e oscura, giunsero in un'altra ala della villa, completamente diversa per aspetto dalla precedente. Il giovane era provato, distrutto ma quel ninja gli stava chiedendo un ulteriore sforzo: era bene capire fin da subito qual'era il livello di sacrificio richiesto dal Colosso ai suoi sottoposti. Lo fece sedere su di una sedia attorniata da macchinari di ogni genere e forma di tortura ma non era quello il destino del sunese.

    " Io ti farò diventare una spia: indagherò, plasmerò e rafforzerò la tua mente per assolvere a tale compito, ti insegnerò abilità e procedure specifiche e, non meno importante, renderò il tuo corpo adatto a sostenere missioni e fatiche inumane...ma prima, devo vedere se le motivazioni sono quelle giuste! "

    Tese dunque la mano verso il ragazzo e continuò dicendo:

    " La tua scelta di poco fa verrà suggellata ora, in un vincolo di sangue il cui raggiro comporta la morte. Sei disposto ad essere la causa della rovina del tuo villaggio? "

    Assecondando la stretta di mano, il jutsu di Sangue si sarebbe attivato inarrestabile: il sangue dei genitori del ragazzo avrebbe formato una catena che con forza inumana avrebbe serrato le mani dei due ninja mentre un'aura fredda e malinconica avrebbe investito l'aria attorno ai due. Per un semplice studente, per giunta nello stato psicofisico precario nel quale si trovava il ragazzo, resistere a quella pressione chakrica sarebbe stato tremendamente difficile. Tuttavia venire meno ora che il Patto di Sangue era attivo avrebbe comportato non pochi rischi per un corpo palesemente fuori contesto, a contatto con situazioni e forze molto più grandi e complesse di lui. Quella sarebbe stata una vera e propria prova di sopravvivenza e l'alternativa vincente avrebbe fatto fare al ninja un balzo in avanti enorme nella sua crescita.

    Chissà cosa frullava nella mente di Aloysius...a cosa gli serviva un ninja di quel livello? Che non fosse un semplice studentello di Suna?

     
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    Le giornate difficili sono sempre lunghe. Indicare quando questa avesse avuto inizio per me sarebbe stato molto difficile. Ricordo di aver visto i miei genitori venirmi incontro, ma non saprei dire quante ore prima fosse successo. A quello era seguito l'essere legato, il viaggio verso Oto, poi l'attesa davanti alle mure, ed infine le vicende recenti. Sicuramente erano molte ore che non chiudevo occhio, che non mangiavo e che la mia mente viveva emozioni contrastanti. Le ultime in maniera imprevedibile.
    Il tutto però non sembrava voler avere fine. Anzi, sembrava che quella giornata avesse ancora troppe prove per le mie poche risorse rimanenti.
    Guardai tutto il sangue che avevo versato formare una strana bolla di sangue. Avevo creduto di aver fatto danni infiniti nei confronti di tutti quei benni lussuosi, ed invece sembrava essersi tutto sistemato, il sangue sembrava sparito da ogni dove, ed ora era totalmente concentrato in quella sfera. Sfera che sembrava essere sotto il controllo del gigante.
    Lo seguì. Anche in questo caso non avrei saputo stabilire che strada avessi fatto, ero troppo stanco per stare attento ai luoghi che stavo varcando. Seguivo quella figura davanti a me in maniera stoica, era quello che mi rimaneva da fare al momento. Attingendo le ultime forze nel portare i piedi l'uno davanti all'altro. Dopo qualche tempo per me misurabile solo in eternità, arrivai a sedermi su di una strana ed inquietante poltrona, attorniata da diversi strumenti di tortura. Li guardai per un attimo con grave sconforto. Non era la paura di essere torturato a preoccuparmi, era l'idea di essere torturato oggi, dopo tutti gli avvenimenti recenti a creare grande disagio. Il mio sguardo si soffermò su quei dannati strumenti per poco, realizzai in fretta che per oggi non era quello il mio destino. Se avessi dovuto morire oggi, sarei morto dopo aver varcato la porta. Mi trovavo in quella stanza per un altro motivo, che non tardò a rivelarsi.


    Rovina del villaggio...

    Di tutte le parole dette dal gigante davanti a me solo quelle mi rimasero impresse. Tutto il discorso sulle sofferenze, la fedeltà, l'essere una spia mi passò in un certo senso liscio come l'acqua. La mia intera esistenza per il momento era stata vana, priva di alcuna utilità. Anzi, in ogni dove mi ero recato avevo avuto problemi di sorta, un'esistenza torbida e costosa per l'intera società. Ma da oggi avevo la possibilità di ribaltare le cose. Non solo qualcuno mi stava dando fiducia, ma il compito a cui avrei contribuito era maestoso. Avrei potuto aiutare qualcuno a distruggere o perlomeno compromettere la salute di Suna. Vero, si trattava del mio villaggio originario, dove ero nato e vissuto. Ma pensando a quell'esistenza, che dopo le infinite coltellate a mia madre sembrava così distante non ricordavo momenti validi. Non c'era nulla di rilevante in quell'intero periodo, di tutti questi collegamenti che legano il mio nome al villaggio della sabbia non v'è niente che possa davvero contare qualcosa.
    Possono forse tutte le notti fredde passate a dormire sotto una panchina convincere un giovane a rimanere fedele ? Può l'odio degli abitanti, che al posto di porgere una mano o panino ad un bambino smarrito lo hanno sempre rincorso con il forcone in mano permettere a questo di crescere sano ?
    Come può un paese che lascia un suo concittadino essere torturato da un bastardo Kiriano pensare che questi cresca con spirito patriottico ?
    Non può.
    Ryoshi Okura era merda per il villaggio in questo momento. Valeva poco meno di un credito non saldato, nemmeno lo spreco di carta d'una missiva al Mizukage per chiederne notizie od il rientro immediato. Nulla.
    Suna faceva parte del villaggio della sabbia, e sabbia sarebbe dovuta tornare prima di poter in un certo senso risorgere, figlia di un destino diverso. Piu tetro, ma meno infame.

    Vidi il gigante pormi la mano. Era ben evidente anche ai miei occhi stanchi che non si trattava di una mera stretta di mano, ciò che stavo per firmare era un patto di sangue. Avrebbe segnato la mia intera esistenza. Avrei vissuto e dedicato la mia vita ad un obbiettivo che probabilmente non avrei mai nemmeno capito appieno. Chissà qual genere di torto avrei dovuto recare alle persone che conoscevo, ed al prossimo in generale.
    Allo stesso tempo era altrettanto chiaro come non solo non avessi scelta, ma come desiderassi finalmente vivere questa nuova vita. La crescita, come detto, era iniziata, e stava progredendo ben più veloce di quella dei pomodori.

    Seduto su quella sedia delle torture allungai il mio braccio, il movimento risultò lento ed impacciato, ma ciò che importava veramente era solo il risultato. Guadando ben dritto negli occhi la figura davanti a me toccai la mano dell'altro, stringendola e sigillando il patto. Il dolore non tardò, come previsto. Una sorta di catena di chakra si strinse attorno alla nostra presa, probabilmente era un mero rituale per suggellare il patto, che avrebbe avuto vigore eternamente.
    Strinsi i denti e chiusi gli occhi. Il dolore era forte, l'ennesima prova di quella giornata. Io però volevo resistere dignitosamente, non stringendomi alla sedia, non lasciando che le lacrime rigassero il viso, non emettendo alcun suono. Per gestire tutto questo servivano grandi motivazioni, ed ad una prima occhiata si poteva pensare ch'io non ne avessi. Effettivamente anche l'idea di abbandonarsi al dolore, e lasciare che la morte prendesse il sopravvento aveva il suo fascino. Ma l'avevo già scartata quando mi ero ritrovato con la morsa di mio padre stretta al collo, e l'avevo cacciata mandando al creatore mio padre stesso. Dopo tutto il sangue versato non potevo mollare adesso. Inoltre avevo finalmente una meta, l'idea di avere un'obbiettivo da compiere a dare linfa alla mia esistenza. Dovevo distruggere Suna, o perlomeno portarla alla distruzione. Quel villaggio bastardo avrebbe conosciuto una nuova era. Non sapevo come, non sapevo quando, ma sapevo o potevo sperare che sarebbe accaduto. E se fosse accaduto, avrei voluto essere fondamentale nella riuscita. Rimasi nella stessa posizione per non so quale unità di tempo, nuovamente non ero riuscito a tenerne conto, troppo occupato a non lasciar prevalere il dolore sulle mie forze.
    Non fu facile, ma anche questa volta riuscì a resistere, anche questa prova era stata superata.
    Come prima, non dissi niente. Terminato il dolore e superata la prova riaprì semplicemente gli occhi, guardando fisso il gigante. Avrei voluto emanare sicurezza e fiducia, ma date le precarie condizioni potevo emanare solamente molta stanchezza. Ciò che l'altra persona avrebbe capito, o perlomeno speravo che avrebbe inteso, e ch'io ero pronto. Per cosa, a me non interessava.
     
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