Villa MikawaResidenza di Aloysius Diogenes

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    Magistra Vitae

    Group
    Giocatori
    Posts
    828
    Reputation
    +91

    Status
    Offline

    Nei meandri di villa Mikawa


    Post 2 ~ Madre

    L'espressione sul volto della ragazza gatto si fece disgustata nell'osservare i mutamenti che si rincorrevano nel corpo di quello che sarebbe dovuto essere un essere umano, ma che di umano ormai aveva ben poco. Neppure lei, che aveva in sé i ricordi di una creatura millenaria com'era il due code, aveva mai visto nulla del genere. Quando il gigantesco occhio rosso si rivolse verso di lei, fremette, realizzando di aver fatto un errore nel lasciare che la giovane si lasciasse trascinare fin là giù. Il demone aveva sperato di approfittarne per prendere controllo di quel debole corpo, e quasi non gli pareva vero di vedere il suo possente nemico in difficoltà, ma era stato uno sciocco. Aveva davanti qualcosa di tanto antico e assurdamente potente, che perfino la sua più intima natura ne era spaventata. Una goccia d'acqua le scese lungo la guancia, seguita da un'altra, e un'altra ancora. Fiocchi bianchi aveva preso a turbinare nella stanza sotterranea, da prima sciogliendosi al contatto con la pelle calda, e poi iniziando rapidamente ad accumularsi sulle pareti, negli angoli, sui corpi e su di lei. Neve~nya? ... Yu...ki?Da una folata di vento particolarmente intensa quando incomprensibile visto l'ambiente dove si trovavano, riemerse non già la figura femminea dai capelli bianchi, ma Harumi. Tremante per il freddo, per la paura, per la sorpresa. Aveva solo un vago, indistinto ricordo di essersi diretta in quel luogo dopo aver abbandonato la stanza al piano superiore, ma non aveva memoria della strada percorsa. L'ombra scura al centro dell'ambiente sotterraneo, così come il possente Colosso e i suoi servitori, tutti furono ricoperti della candida patina, giacendo a terra immobili, come addormentati, avvolti da un sonno senza risveglio. Solo, nella tormenta, svolazzava di lembo d'un mantello, anch'esso imbiancato. L'attenzione della giovane ne fu attratta come il ferro da un magnete. E, nel momento in cui l'iride cremisi si puntò su di lei, le ginocchia le cedettero sul soffice manto gelato, ed ebbe un motivo in più per tremare.

    Ansimando, la ragazza si prostrò al suolo. Aaaaargh! Le fitte lancinanti si susseguivano una dopo l'altra, come se entità invisibili le stessero piantando infiniti aghi di ghiaccio nel ventre. Urlando con tutte le forze che aveva in corpo, fino a sovrastare la voce altrettanto disperata eppure sfinita della donna poco distante, strinse le unghie al suolo incidendo profondi solchi nel manto nevoso. Stravolta da una marea di sensazioni, si rendeva appena conto del sangue che le colava lungo le cosce, formando una pozza vermiglia sempre più larga sotto di lei. Male... fa male... aiuto... qualcuno... aiuto... arrrrrgh! Ormai prona a terra, inarcò la schiena, contraendo le gambe in spasmi inconsulti che non riusciva a controllare, come nel tentativo di trattenere qualcosa dentro di lei. Le lacrime disperate che le scorrevano lungo il viso si cristallizzavano, lacerandole la pelle. Tra una coltellata e quella successiva si aprivano impercettibili attimi di attesa dove la mente della giovane, sommersa dall'eccessiva sofferenza, sembrava trovare pace nell'oblio, solo per poi venirne bruscamente strappata dalla successiva offesa che attraversava il suo corpo ancora acerbo. Probabilmente se le avessero spezzato tutte le ossa, il dolore sarebbe stato più sopportabile. Io... io... Respirando a pieni polmoni l'aria gelata che le trafiggeva il petto, riuscì infine a sollevare almeno un poco il capo, puntellandosi su un gomito, e conficcando le dita dell'altra mano così fermamente nel pavimento da spezzarsi le unghie. La figura distesa davanti a lei le riempì il campo visivo. Vicinissima, eppure al contempo più lontana che mai. Quella donna, chi era, cosa ci faceva lì, cosa le stava accadendo. Tutti interrogativi che attraversavano la mente della kunoichi tra una contrazione e l'altra. Tu... tu... La voce si rifiutava di uscirle, se non per gridare, ma qualcos'altro si stava facendo strada dentro di lei verso fuori, verso la libertà. La nausea che aveva provato superata la soglia la sopraffece nuovamente, facendola rantolare, e accasciare sul fianco. Sentiva la vita scorrerle via lentamente dal basso, e un'altra parte di lei risalire attraverso l'esofago e la trachea, in un rigurgito innaturale.
    La neve le stava coprendo il lato del viso rivolto verso il cielo, anche se al suo posto c'era solo un vecchio soffitto di mattoni. Eppure i fiocchi continuavano a cadere, dolcemente implacabili, nascondendo tutto alla vista. Sopraffatta dal dolore, si chiese se non fosse meglio lasciarsi andare al loro misericordioso abbraccio una volta per tutte. In fin dei conti, la vita che valore poteva avere per una come lei? Era sempre stata indesiderata, fin da quando aveva memoria. Per la gente del villaggio dove era cresciuta era un oni, una portatrice di sventura, una maledizione. Tutti coloro che l'avevano aiutata, che avevano avuto pietà di lei, che le avevano donato anche solo un po' di affetto, erano andati incontro ad una fine crudele anzitempo. Quando alla fine avevano deciso di bruciarla come la strega che era, ci aveva messo poco per convincersi anch'essa che fosse la scelta più logica, ma migliore che potessero prendere per difendere le loro famiglie. Eppure, era stata salvata, contro ogni pretesa, contro ogni buon senso. Ma, mentre se ne stava rannicchiata ad un passo dalla fine, le sembrava che la speranza che le era stata donata fosse la più atroce delle punizioni. Che diritto poteva avere lei di vivere, se aveva preteso perfino la vita della sua stessa madre per venire al mondo? I due anziani che si erano presi cura di lei quando era piccola non glielo avevano raccontato, ma una volta deceduti i suoi concittadini non si erano fatti nessuno scrupolo a rinfacciare una colpa così imperdonabile ad una ragazzina rimasta ancora una volta sola. Ma ora non aveva più importanza, nulla aveva più importanza. Il dolore la manteneva cosciente, ma non sentiva quasi più le gambe. Con gli occhi vitrei, guardò la donna al suolo. Anche lei doveva averne per poco ormai. Una nuvola di vapore si alzava dal suo capo sempre più di rado, incerta, andando a disfarsi rapidamente nell'aria fredda. Nulla aveva più importanza, ma allora perché non riusciva a distogliere gli occhi dal suo volto? Perché il calore che abbandonava quella pelle di porcellana le faceva provare un'atroce sensazione di nostalgia? Perché in quegli occhi rassegnati ci si rispecchiava così bene? E infine, perché il modo disperato con cui si stringeva il ventre, come a proteggerlo dal mondo, le stava spezzando il cuore? Eppure, sapeva già la verità nella sua anima, prima ancora che la voce la declamasse.
    Non era passato neanche un minuto da quando quell'incubo bianco aveva sostituito la realtà della giovane kunoichi, ma per lei quel tempo si era dilatato tanto da diventare un'eternità. Anf...a...rgh... Un ammasso di chakra lasciò il suo corpo in un rigurgito, formando una pozza vischiosa sul pavimento imbiancato. Piegata dai crampi, i connotati stravolti, una traccia di incomprensibile risata negli occhi. Il destino aveva una strana ironia. L'inferno se l'era immaginato diverso, eppure la sua pena stabilita per contrappasso le pareva appropriata. Già, perché evidentemente doveva essere morta senza accorgersene, e le divinità la stavano punendo per quello che era: un'assassina. Una serie di piccole impronte tondeggianti si era formata a partire dalla chiazza, tanto leggere da quasi non lasciare traccia sulla neve fresca che non smetteva di cadere. Per quanto si sforzasse, la ragazza non riusciva proprio a ricordarsi quando aveva chiuso gli occhi per l'ultima volta, ma forse era normale per un defunto rimuovere gli attimi traumatici della triste dipartita. Rivolse uno sguardo carico di una pletora di sentimenti alla donna a terra poco più in là. Quanto aveva desiderato incontrarla, almeno una volta! Non si poteva dire che i kami non le avessero mostrato almeno un minimo di magnanimità nel tormento che le era stato inflitto. Un tremito spaventoso si diffuse lungo il pavimento su cui la giovane giaceva, simile ad un terremoto, ma né la neve, né i corpi da essa sommersi, diedero alcun segno d'averlo percepito. Qualunque fosse la causa doveva essere vicina, ma oltre al candore etereo i suoi sensi non percepivano altro. Non che la situazione potesse peggiorare ulteriormente, ma la cosa risvegliò un poco la kunoichi dal torpore indolente in cui stava precipitando. Nel frattempo, le piccole impronte alle sue spalle si erano tramutate in orme umane.

    Sei proprio un'idiota~nya...

    Ad Harumi parve di udire delle parole sussurrate nel vento, ma non riuscì ad afferrarne il senso o l'origine. Mentre si interrogava a riguardo, inaspettata quanto un'esplosione, un'onda con la forza di una valanga proveniente dal centro dello scantinato dove si trovavano i resti del Mikawa e del Jaku la ribaltò e la scaraventò con violenza contro la parete dietro di lei. Argh! La ragazza rimase addossata alla parete dopo lo schianto, sputando sangue. Doveva essersi fratturata qualcosa nell'impatto. Ma il peggio venne solo dopo, quando la pelle le iniziò a bruciare come se qualcuno le avesse versato dell'acido addosso [Ferita][Diffusa] 6 Leggere (Contusione)
    [DnT Medio] Dolore (1/2 Leggera su 3)
    [Status] Indebolimento
    . Con il capo rivolto a terra a fissarsi i suoi piedi, non aveva la forza o la volontà di reagire. D'altro canto il suo corpo era tanto provato da quasi rifiutarsi di muoversi. Quanto sangue doveva aver perso poi, da quando era iniziato quel supplizio? Il flusso dal suo basso ventre, per quanto lento, non accennava ad interrompersi, ma forse, essendo una punizione che doveva durare per l'eternità...

    Sciaff

    Il suono dello schiaffo riverberò nell'ambiente sotterraneo facendosi sempre più sfumato fino a scomparire. Harumi alzò lo sguardo davanti a sé, fino a incontrare il volto della persona che l'aveva colpita con rabbia alla guancia. La mano ancora levata, era vestita come lei, anzi, sembrava proprio lei se non fosse stata per alcuni dettagli: i capelli di un bianco accecante, gli occhi gialli ferini e due orecchie feline a contornarne la figura. Le pupille della ragazza si dilatarono per lo stupore, facendole dimenticare per un secondo il mondo intorno a lei, mentre l'allucinazione, perché altro non poteva essere, apriva bocca.

    Proprio una marmocchia così stupida doveva trovarmi quello squartacadaveri~nya?

    La kunoichi del Suono, più perplessa per il modo di esprimersi che offesa per le insulti che dovevano essere rivolti a lei, se ne stette zitta. O era finita in un'oltretomba ben strano, o qualcosa non andava.

    Certo che qualcosa non va! Ma cosa ti dice la testa~nya? Guardati intorno!

    La ragazzina fremette, spaventata. Le stava leggendo nella mente? Ora che l'entità, qualsiasi cosa fosse, lo faceva notare, null'altro nella stanza sembrava essere stato turbato dalla devastazione invisibile che l'aveva quasi fatta secca. Stringendosi la testa con le mani, colpita da un'improvvisa emicrania alle tempie, la giovine si sforzò di ricordare. La neve...i fiocchi avevano iniziato a cadere dopo che quell'occhio l'aveva fissata... Unendo i puntini, la spiegazione poteva essere che...

    Allora forse non sei del tutto irrecuperabile, mocciosa~nya...

    Quella rivelazione suscitò nella giovane un moto al cuore simile ad una stretta, differente dalla morsa che le avvinceva le viscere e il cui responsabile si stava prendendo gioco di lei. Sì perché era proprio quello il pensiero che attraversò la mente della ragazza, e l'emozione che produsse aveva la forma della rabbia. Ne aveva ormai dimenticato il gusto in tutti quegli anni in cui l'aveva repressa, trasformandola in sottomissione, in senso di colpa e auto commiserazione. Sul volto del suo doppio felino comparve un'espressione di soddisfazione molto simile ad un sorriso. Harumi non aveva mai provato odio nonostante le innumerevoli sopraffazioni e cattiverie che aveva subito, ma ora il sapore acre di quel sentimento le invase la bocca, mescolandosi a quello del sangue che le colava lungo il mento. L'aberrazione atavica che si nascondeva nelle ombre aveva scrutato nella sua anima, estraendone uno dei frammenti a lei più caro, il ricordo di una madre che non aveva mai conosciuto. E per quello si era meritata il suo disprezzo. L'otese cercò di rialzarsi, ma nel muovere appena un passo lontano dalla parete a cui era appoggiata perse l'equilibrio. Con sua sorpresa, invece di cadere a terra, si ritrovò sorretta da quella copia di sé. Socchiudendo gli occhi, Harumi si affidò a quella sorta di abbraccio per un lungo, lunghissimo secondo. Grazie... La fiamma d'odio che aveva preso ad ardere in lei scemò lentamente, fino ad estinguersi, veloce come era venuta. Il sorriso compiaciuto scomparve dal viso dell'altra, sostituito da un'aria seria.

    Allora direi che è ora di tornare~nya.

    La giovane annuì, soffermandosi però a guardare un punto oltre la spalla del suo sostegno, perso tra le neve. Stringendo le mani intorno alle braccia che la tenevano su, fissò la se stessa gatto direttamente negli occhi. Lasciami...un minuto soltanto... Ogni parola le provocava fitte al petto, ma la voce le uscì salda. La sua interlocutrice, turbata, rivolse gli occhi altrove in un tacito fai come vuoi, per poi aiutarla a muovere qualche passo incerto.
    Davanti alla donna che le aveva donato la vita l'espressione della ragazza si fece cupa. Avrebbe avuto centinaia di cose da dirle, ma tra tutte svettava un desiderio ardente di implorare il suo perdono. Era colpa sua se era morta. Questa consapevolezza la schiacciava come un macigno fin da quando l'aveva scoperto. Tutte quelle persone che l'avevano sempre chiamata oni avevano, alla fine, ragione: era un'assassina. Se lei non fosse mai esistita, se sua madre non l'avesse mai avuta, forse... Harumi aprì la bocca, con la mandibola tremolante, senza però riuscire ad articolare alcun suono.

    Poppante, non farmi incazzare~nya!

    La giovane trasalì dalla violenza dell'esclamazione, ma quella non aveva ancora finito.

    Matanabi, un demone che ha strappato più vite di quante possa ricordare con la stessa leggerezza di un contadino che passa la falce sulle spighe, non ha mai provato un briciolo di senso di colpa~nya...E tu che hai perso la tua genitrice per l'indifferenza degli uomini, che sei la vittima dei kami capricciosi, te ne carichi l'intera responsabilità sulle spalle~nya? Non provarci neppure, pensi che lei lo voglia~nya?

    Come una doccia gelata, le fredde sentenze di quella parte di sé la stordirono, provocandole una vera e propria rivoluzione di paradigma dentro la sua anima che avrebbe richiesto tempo per giungere a piena maturazione. Intanto, però, le lacrime presero a rigare il viso della piccola Harumi, mentre il muro che aveva costruito intorno a sé per proteggersi da un mondo che non la voleva si crepava e iniziava a perdere alcuni tasselli. Mordendosi il labbro inferiore, chiuse gli occhi, stringendo le palpebre tanto forte da farsi male. Il tempo concessole ormai era agli sgoccioli, ma prima di andare doveva dirle almeno una cosa. E, se non potevano né dovevano essere delle scuse, allora l'alternativa era una soltanto.

    Grazie...arrivederci...mamma...

    Devastata nel corpo e nello spirito, ma non ancora rassegnata, non più, la ragazza unì le mani a comporre il sigillo della tigre. L'altra Harumi però la interruppe, appoggiandole una mano sulla spalla, e parlandole con una gentilezza inattesa.

    Un'ultima cosa~nya. Questa è la prima volta che ci incontriamo, ma io sono dentro di te, sempre~nya. Sono una parte di te, quella parte che hai rifiutato e sommerso più nel profondo, ma che il nibi ha riportato in superficie~nya. Ricordatene~nya! Ed ora, ti darò una mano~nya... Però togliti quell'espressione idiota dalla faccia~nya.

    Con un gesto fulmineo, trafisse il fianco della giovane con la punta delle dita della mano aperta [Slot Tecnica I e II + Slot Azione I] Rilascio - Genjutsu Kai
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tigre (1)
    L'utilizzatore può deflettere genjutsu usando 2 slot tecnica. L'utilizzatore deve essere consapevole di essere sotto l'influsso di un'illusione. È possibile sfruttare i danni subiti volontariamente per aumentare l’efficacia del rilascio, senza costo in chakra. Ogni leggera subita incrementa di 10 l'Efficacia; status Leggeri aumentano di 10 l'Efficacia, a status Medio di 30, status Gravi di 60. Si possono rilasciare solo illusioni con efficacia inferiore quella del rilascio. Può eliminare più genjutsu solo se la somma delle efficacia di ogni genjutsu è inferiore all'efficacia del rilascio. È possibile usarla su un'altra persona. È possibile sommare l’Efficacia con un’altra persona se utilizzata insieme. È possibile utilizzarla senza sigilli, riducendo di 10 l'Efficacia.Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: ½ Basso ogni 5 d'efficacia )
    [ [Efficacia Massima Rilasciata: 15 per Grado]]
    [Da studente in su]

    [Ferita]
    [Busto] 3 Leggere (Perforazione)
    [DnT Medio] Sanguinamento (1/2 Leggera di 3)
    . Un tenue sorriso attraversò il volto della fanciulla, mentre il mondo intorno a lei scompariva nell'oblio.

    VQJqTyq

    Nel riaprire gli occhi, la prima cosa che vide furono le pareti della stanza ricoperte di sangue. Ogni cosa ne grondava, compresa ella stessa, ma il proprietario era il Mikawa. La seconda cosa fu la sua mano, con le dita ancora unite a formare una lama, intrise invece del suo, di sangue. Oltre ai lividi e alle ustioni che aveva subito durante il suo sogno ad occhi aperti, infatti, il suo corpo era martoriato da una lacerazione sul fianco destro, poco sotto l'ultima costola, da cui continuava a colare la preziosa linfa vitale. Ci mise ancora un paio di secondi, ma alla fine Harumi tornò in sé. Afferrò dalla sacca porta oggetti due tonici, deglutendoli interi, mentre si asciugava con la manica i liquidi che le imbrattavano il volto [Slot Azione II e III][Equipaggiamento]

    Tonico di Ripristino Minore [Tonico]
    Ingerendo questo farmaco il ninja ripristina la propria vitalità di una ferita Media.
    Dose Massima: 2 al giorno.
    Tipo: Supporto - Supporto
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 1
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Crediti: 45)
    [Da genin in su]

    Tonico Coagulante Inferiore [Tonico]
    Questo tonico quando ingerito richiude ferite fino ad un valore complessivo di Media ma non rigenera vitalità.
    Dose massima: 2 al giorno.
    Tipo: Supporto - Supporto
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 1
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Crediti: 30)
    [Da studente in su]

    Azione Rapida [1]
    Abile: L'utilizzatore può annullare l'attivazione di un AdO avversario una volta a round; l'utilizzo dell'abilità deve essere specificato prima dell'attivazione dell'AdO. [Da genin in su]

    Possessione Demoniaca: L'utilizzatore, mantenendo la tecnica speciale, sarà maggiormente aggressivo e portato all'offensiva, incapace di controllare i propri istinti: tale condizione si affievolisce con l'aumentare del controllo sul demone. Alla disattivazione, deve aspettare almeno 1 round prima di riattivare la tecnica speciale. La rigenerazione naturale di chakra, vitalità e ferite è raddoppiata. Tutti i jutsu medici e oggetti medici migliorano (x1.5) la capacità di guarigione delle ferite. Questi bonus sono sempre attivi.
    . Davanti a lei nella stanza sotto Villa Mikawa, Diogene e l'oscura creatura si stavano ancora affrontando in una battaglia su un livello del tutto altro rispetto alla comprensione dell'inesperta genin del Suono e, sebbene non potesse vederne il volto, aveva la sensazione, o meglio il sospetto, che il Colosso si stesse esaltando, per l'aver trovato finalmente un nemico alla sua altezza, tanto da dimenticarsi perfino che lei era presente e coinvolgerla nel suo assalto. O per lo meno questo fu ciò che la giovane suppose. Eppure, ancora non riusciva a ricordare come fosse giunta in quel sotterraneo, o perché. Nella sua testa era tutto così confuso, ma ora l'urgenza era evitare di rimetterci le penne, presa tra due fuochi. Per la prima volta da troppo tempo, le importava della sua stessa vita. Perché, finalmente lo aveva percepito, non era una cosa che apparteneva a lei soltanto. Diogene-sama! Si ricordi che ci sono anch'io, per favore.
     
    .
  2.     +1   Like  
     
    .
    Avatar

    Jotty2Hotty

    Group
    Fan
    Posts
    1,341
    Reputation
    +703

    Status
    Anonymous

    Eoni fa


    Villa [8]



    Quale era lo scopo di tutto quello che stava accadendo?

    [...]

    Il Colosso sembrò recuperare, dopo alcuni attimi di smarrimento, la sua forza interiore, e si scagliò contro il simbionte con la forza di un cataclisma. Raccogliendo la sfida della spada, e vedendolo arrivare verso di lui con la grande lama rossa in mano, Indra sorrise nuovamente in modo smodato. L'impatto fu scoraggiante. Un enorme schianto cremisi scese verticalmente sul magro individuo fatto di muscoli e ossa. Troppo rapido per essere evitato; non solo, ma lo spirito ritrovato del Mikawa era quello di un vero Garth, e la sua presenza mentale aveva ancorato il posseduto dove si trovava; paura, se avesse potuto provarne. Giusto il portare in alto la Sua, di lama, parallela al terreno, perchè la lama cremisi vi si schiantasse contro. L'esplosione di sangue fu enorme e investì tutto quanto, segando a metà non solo la villa, ma gran parte delle colline circostanti. Nel sogno, per qualche motivo, Diogene dimostrava molta più potenza di quanta avrebbe potuto, o voluto. Senza rendersene conto, la sua mente aveva capito di trovarsi in una realtà separata, e si stava sfogando; come una febbre che cerca di liberarsi da un'agente estraneo.
    Prima ancora di potersi sincerare della sconfitta del suo nemico; il sangue del capoclan esplose polverizzando tutto ciò che di Indra si trovasse attorno a lui. In tutto quel delirio, il suono metallico della masamune che cadeva a terra si perse nel nulla, sovrastato dalla devastazione. E dalle fiamme.

    Per qualche ragione, il risultato della tecnica di sangue, fu...fiamme. Un'esplosione di fuoco si propagò tutto attorno, investendo Diogene e la giovane portatrice, ma senza nuocere loro; come un fiammifero acceso in una grande bombola di gas. Il fuoco investì ogni angolo della villa ancora in piedi; la neve sarebbe scomparsa per Diogene, e lo sarebbe stata poco dopo anche per Harumi, grazie al rilascio della ragazza aiutata dal demone, e dalle ferite.


    Nella realtà, Jotaro sbrodolò fiumi di pece dalla bocca, come un annegato che viene riportato a riva e ha i polmoni pieni d'acqua.






    Dalle fiamme, emerse una figura di forma umana, completamente annerita, sia per la luce generata dalle fiamme che ne impediva la messa a fuoco, sia per l'effetto della carbonizzazione. Ma la visione durò un istante. Il vento e le fiamme non sarebbero state l'ultimo pensiero di Diogenes, infatti una sensazione sgradevole avrebbe attirato lo sguardo del colosso al suo stomaco. Quando le sue pupille si fossero mosse e il suo mento abbassato, per sincerarsi di quello stimolo nervoso; un braccio, fuoriuscito dal suo stomaco, lo avrebbe improvvisamente toccato con l'indice dritto sulla fronte. Per poi conficcarsi in essa, come il dito di un bambino curioso, che infila parte della mano nel budino, per testarne gli effetti. Tutto sarebbe cambiato attorno a lui...

    [...]

    Quanto ad Harumi, nessuna propaggine sarebbe uscita dal suo corpo. La figura carbonizzata la fissava dalle fiamme che avevano avvolto il luogo in cui si trovavano, nella villa mezza crollata, o almeno ciò che restava della stessa.
    Il bruciato percorse un paio di metri in avanti e raccolse la masamune nera, con la mano destra, quindi tornò a fissare la ragazzina; prima di spalancare la bocca completamente nera, a rivelare un enorme occhio rosso che l'avrebbe fissata. In quel momento, Harumi avrebbe distintamente avvertito qualcosa simile ad un artiglio afferrarle le viscere, in una sensazione molto simile a quella avvertita in precedenza, ma stavolta non si trattava di una illusione. Indra stava forzando il suo sigillo di contenimento per farla sopraffare dal Nibi. Volutamente! Eppure, anche se la ragazza non fosse riuscita a resistere, il tentativo si sarebbe fermato, prima di causare completamente la fuoriuscita del demone. Voleva metterla alla prova.


    Il piano di Jotaro, qualunque fosse, era ancora oscuro a tutti; sempre che ce ne fosse uno, e che Indra non ne avesse reclamato il corpo. Decisamente però, la scelta di Eiatsu nella realtà fu la più sbagliata operata da chiunque a Oto quel giorno. Ben peggiore della scampagnata esplorativa di Gene e compagnia per creare la nuova tecnica. Infatti, l'intromissione mentale era il punto focale dell'essenza stessa della creatura che abitava Jotaro; il quale sopravviveva al continuo contatto con l'essere, poichè egli non si trovava mai completamente dentro di lui; erano più collegati da una sorta di corridoio, vicini, ma mai assieme. Eiatsu aveva appena spalancato la botola che dava sulla bestia, e ci si era aggrappato, per lanciarsi meglio contro di essa.



    Non ci furono suoni, nè domande. Coloro attorno ad Eiatsu lo avrebbero visto poggiare la mano sulla fronte di Jotaro, e concentrarsi, restare immobile per qualche secondo, come fosse di pietra, quindi socchiudere gli occhi, e scostarsi appena, accasciandosi a terra, immobile. Con le pupille sbarrate e un rigolo di bava che gli usciva dalla bocca; rigido.
    Solo i kami sapevano se da quel giorno, avrebbe potuto mangiare nuovamente con le sue mani, senza far cadere la forchetta. [Folle-Mente]Caratteristica dei Portatori: La vittima subisce danni alla vitalità in relazione alla profondità dell'intromissione e al livello dell'innata posseduto.


    Quanto al Colosso.
    La sua mente aveva compreso che quanto stesse accadendo non era reale; ma la sua brama di sangue e il suo bisogno di lottare erano in contrasto con la sua razionalità, e i suoi muscoli non vedevano altro che lo scontro. La voce di Indra risuonò nuovamente dentro di lui.

    DisCiPliNa lA tUA meNte.

    Il Colosso era altrove. Aveva a disposizione tutti i sensi. Ma non avrebbe avuto il controllo del suo corpo; anzi, non avrebbe avuto alcun corpo. Si sarebbe trovato passivo, in una situazione estranea, in un luogo sconosciuto e non; come uno spettatore che guarda uno schermo. Avrebbe osservato una scena, essendo presente, ma non fisicamente. Davanti a lui, in sequenza, avrebbe notato tre individui; ma per qualche strana ragione, avrebbe visto la scena senza colori, in scala di grigi, come un filmato in bianco e nero. Il suolo era chiarissimo, sembrava marmo, anche se i dettagli, il suono del vento, e l'odore, gli avrebbero ricordato il deserto di quando era un fanciullo. Lo sfondo, nero. Notte, ma senza alcuna stella; che non ci fossero, o fossero state escluse dalla scena, irrilevante.


    Notò un uomo. Non poteva vederlo in volto, era di spalle, e sarebbe restato di spalle per tutta al durata di quella esperienza extracorporea. Si trovava a un centinaio di metri da lui, era più una sagoma che altro. Poteva vederne i movimenti, poco altro. Non avrebbe udito quasi nulla.



    Aveva un mantello morbido, ma non eccessivamente lungo, che veniva spostato spesso dal vento che accarezzava le dune. Il soggetto era alto, longilineo, non sembrava nemmeno un combattente. Eppure le sue forme erano perfette, sembrava persino troppo perfetto per essere un uomo. Camminava dolcemente, come se non fosse appesantito dal tempo, o dai fardelli della vita, eppure emanava una sicurezza in grado di spaccare a metà una montagna. Diogenes non lo conosceva, non lo aveva mai visto, si trovava in un'esperienza non reale, ed era a decine e decine di metri da quell'individuo, eppure avrebbe percepito la differenza che li separava, potremo dire inadeguatezza. Quindi l'uomo si sarebbe fermato, e lo sguardo del colosso avrebbe virato verso sinistra.



    Più a sinistra, ma molto più lontano del primo individuo, un altro soggetto era apparso. Era pesantemente coperto di teli, come se giungesse dalla parte più calda del deserto, e aveva la mano destra alzata, per farsi notare dal primo uomo. Quando questo si fermò, il secondo individuo prese a camminare per raggiungerlo. Egli era differente. Diogenes poteva percepire che si trattasse di un normale uomo. Un ninja, per la postura, e per l'energia che emanava, ma nulla di più. Dai movimenti risultava stanco, forse la traversata nel deserto gelido, forse per altri motivi. Quando giunse in prossimità del primo uomo, si inginocchiò senza che questo compisse alcun movimento; quindi il secondo uomo tirò fuori dal mantello di stracci qualcosa, difficile da vedere dalla distanza, ma probabilmente un rotolo, che venne usato per un richiamo.
    Quando il gas, immancabile risultato del processo di evocazione fosse scomparso, in mano all'uomo, ancora in posizione inginocchiata, di supplica, era apparsa una spada. Una lunga katana, non troppo dissimile da quella che Indra gli aveva mostrato poco prima, a voler essere pignoli, probabilmente la stessa Masamune, ma senza la pece che vi colava dal fodero.
    L'uomo stava porgendo la spada al suo padrone, chinando il capo, in dono. Diogenes potè chiaramente comprendere le parole di Indra.

    SasAYakI. La lAMa dElLa roViNa. PUò uCCideRe qUalUNque CosA.

    Il primo uomo afferrò la spada dalle mani del servo, e, ancora infoderata, sollevò il braccio destro e la conficcò con tutto il fodero nel petto dell'ignaro servo, da parte a parte, fino a farla entrare nella sabbia con la punta del fodero, con una forza terrificante, senza un istante di esitazione. Il Colosso avrebbe potuto percepire la sorpresa, e il terrore della vittima, nonostante non potesse affatto vederne il volto. Era come se Indra gli stesse comunicando le sensazioni che avrebbe provato, se fosse stato spettatore di quella scena da vicino. La sabbia completamente bianca, per Diogene, divenne scura attorno al corpo del malcapitato. In quel momento, apparve un terzo uomo. A destra.



    YuRa, coLpiRà iL dRagO qUelLa nOttE.

    Questi era alla stessa distanza da Diogene del primo uomo, e si avvicinò a lui con passo tranquillo. Anche lui era ammantato in maniera massiccia, tanto da essere coperto in ogni parte del corpo, testa compresa, impedendo di vedere qualunque dettaglio. Quello che saltava all'occhio però, non era il corpo dell'uomo, quanto quello che portava con sè. Aveva sulla spalla destra un lungo palo, forse superiore ai 4 metri, al termine del quale era situata una lama gigantesca di forma particolare, sembrava quella di un falcetto da orto, ma di grandi dimensioni. Il guerriero sarebbe giunto fino al primo uomo, e avrebbe chinato il capo in segno di sottomissione. In quel momento, il padrone avrebbe estratto il fodero con la spada al suo interno, dal corpo della vittima, e avrebbe inserito la spada nella cintura, senza nemmeno pulirla. A quel punto Diogenes avrebbe potuto chiaramente notare il secondo uomo sollevarsi da terra con la difficoltà di un uomo che inciampando, cade a terra. Si rialzava con difficoltà, e si portava le mani al petto, per osservarsi, come se fosse testimone di un cambiamento.
    Il primo uomo gli disse qualcosa, quindi si voltò verso il terzo uomo, e assieme si allontanarono all'orizzonte.
    Rimase solo la vittima, che continuò a fissarsi le braccia, prima di cadere in ginocchio, in preda alla disperazione.

    Erano ricordi. Diogenes stava osservando il passato; ma il passato di chi? E quando? Tutto sembrava molto...lontano.


    In un battito di ciglia, Diogenes era sveglio, circondato da tutti i suoi alleati, i cui volti erano molto più distesi di quanto non fossero in precedenza. Harumi era presente, avrebbe avuto del tè in mano se ne avesse avuto bisogno. Fyodor la stava accudendo come un fratello maggiore. Incredibile a dirsi.
    Il colosso sembrava del tutto illeso, così come la villa.
    Jotaro era ancora disteso a terra, con gli occhi incavati, ma sveglio. L'unico a non passarsela troppo bene era Eiatsu, che si era ripreso in qualche modo, e ora si trovava in un angolo, con una coperta sulle spalle e una tisana, assistito dai presenti. Per sua fortuna, l'intromissione era stata molto breve, e grazie alla sua esperienza, cauta. Se si fosse lanciato con più energia nella mente di Indra, probabilmente sarebbe diventato un vegetale.
    La voce di Jotaro risuonò dal pavimento, oltre il fondo del letto, essendo lui non visibile da Gene, da dove si trovava, disteso.

    << Eiatsu starà bene in un giorno o due...Lui...vi ha messo alla prova laggiù. Conosce il nemico, sa che non abbiamo troppe speranze ora come ora, l'ho lasciato libero di dimostrarlo. >> Non disse altro, soprattutto riguardo all'ultima parte del sogno, non ne avrebbe parlato sul momento, non ce ne sarebbe stato bisogno, infatti Diogenes avrebbe chiaramente sentito la voce di Jotaro nella sua testa, con l'intonazione di Indra.

    l'Antico...lui ti ha mostrato qualcosa..vero? Una collina nel deserto, con i 3 uomini...Non è così?

    Le implicazioni di quella giornata, si sarebbero ripercosse per i decenni a venire.


     
    .
  3.     +1   Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Fan
    Posts
    5,482
    Reputation
    +721
    Location
    Isernia (molise)

    Status
    Offline



    " Questo non può essere..."

    Tra fuoco e fiamme una figura ne emerse, la stessa di sempre con quell'inquietante sorriso sul volto e fluida nei movimenti sebbene ormai priva di pelle, in quanto completamente carbonizzata. Nessun rivale fino ad ora mai affrontato dal Colosso aveva saputo reggere così bene i suoi colpi più potenti e questo sconvolgeva non poco l'orgoglioso Otese: apprezzava quando aveva difronte gente forte ma questo andava oltre ogni sua fervida immaginazione...E se la ratio e i sensi andavano a cercare la motivazione che teneva in piedi quell'assurda realtà, la stretta su Mumei si fece meno sicura ancora una volta; forse le sue convinzioni non si basavano su fondamenta così solide come tutti credevano e Indra sembrava abilissimo a svelarne i punti deboli!

    Poi tutto cambiò e solo allora l'indomito Mikawa sembrò trovare pace per i suoi pensieri: così come era accaduto con Khorne si trovava preda di una illusione intimamente legata alla sua persona fino al punto di non saperne discernere i confini!

    " Te la faccio vedere io la disciplina! Brutto figlio di putt..."



    Si guardò attorno, spaesato nel buio più profondo, alla ricerca di qualcosa da mettere a fuoco e ben presto trovò appagamento nella successione di tre individui che gli si parò davanti. Non si accorse nemmeno che, incrociando lo sguardo con quelle figure, aveva perso completamente il controllo sul suo corpo, e il motivo era perché aveva ancor ai suoi sensi a guidarlo e gli bastavano quelli per scoprire qualcosa in più su quello che stava accadendo nella sua testa.

    Indra voleva fargli vedere qualcosa e, sebbene fosse certo che non si trattasse di nulla di buono, Diogenes non poté trattenere la curiosità che l'essere era stato così' bravo a far crescere esponenzialmente in lui. Dopotutto poco fa era stato esortato ad una dieta della mente più selettiva e ferrea e magari era stato un briciolo di Jotaro a parlare.

    Il primo era la personificazione della Sicurezza, era quella l'espressione giusta per descriverlo. Aloysius ne aveva visti di ninja e di tutti ne aveva analizzato il passo...ebbene nulla si avvicinava alla perfezione di tale andamento. Non poteva raggiungerlo, ne era troppo distante e probabilmente non solo in unità di misura: per un momento si sentì inadeguato ma prima che questo sentimento attecchisse nelle sue membra l'attenzione passò su un secondo figuro, in panni ben più sgargianti.
    Stanco si inginocchiò al cospetto dell'essere in nero e gli porse una lama, che subito Aloysius ricollegò a quella vista in precedenza nelle mani di Indra...che l'arma evocata fosse un dono? Poi il ricevente parlò svelando finalmente la sua identità, almeno a giudicare dallo stesso tono di voce tetro e "sbagliato" che il Jonin aveva udito sin dal suo risveglio a seguito del rituale; Indra.
    La Lama della Rovina, così l'aveva etichettata, si mosse rapida e in un attimo la vita era stata sottratta all'ignaro ninja...solo allora il terzo uomo comparve nella mente del Garth. Aveva una falce che per nulla sfigurava a confronto con quelle leggendarie di Shiltar e la stazza era quella di un combattente; ma la sua presenza svaniva difronte a quella dell'unico ancora in piedi...finalmente uscì un nome, "Yura" e il riferimento ad un drago ma il tutto perse improvvisamente di importanza quando il secondo uomo, quello trucidato un attimo prima, si rialzò tremante! Nessuna gioia nel suo sguardo, solo una tremenda disperazione che faceva riflettere sul fatto che, forse, quel povero malcapitato aveva perso qualcosa molto più importante della sua stessa vita...

    :::

    " Gene! Gene! Svegliati cazzo! "

    L'ultimo ceffone sembrò generare l'effetto sperato: Fyodor aveva capito che Aloysius sembrava essere uscito da quel sonno innaturale e che gli serviva solo una spintarella per riaprire gli occhi. Sbraitava perché aveva perso anche Eiatsu, il quale era ancora sotto shock dopo il tentativo di indagine mentale su Jotaro; non reagiva a stimoli esterni e le Hikariton di base non sembravano avere alcun effetto!

    " Fyodor...Harumi e Jotaro sono svegli? Per un momento mi è parso di vederla...nel sogno."

    " Un sogno dici? Ecco cos'era allora! Comunque si, stanno bene...il Jaku è ancora provato da ciò che è accaduto durante la vostra connessione ma è lo Squartacarogne a preoccuparmi ora come ora! Ha provato a darvi una mano dall'esterno ma qualcosa lo ha fermato nella mente di Jotaro! Era...è...è..."

    Per fortuna fu il chunin stesso ad intervenire, dal lettino dove era stato adagiato, nella stanza accanto. Aloysius non perse tempo a sincerarsi della condizione del suo sottoposto e, avvicinandosi al suo corpo poté constatare con mano la sua completa assenza di reazione a stimoli esterni...Sapeva che si era spinto troppo oltre questa volta ma il vero problema era che a pagarne le conseguenze erano stati i suoi uomini questa volta! Prima di recarsi da Jotaro incrociò lo sguardo con l'unico Jinkurichi nella stanza e disse con tono perentorio:

    " Non ti muovere da qui, appena ho finito devo condurti in un luogo...dillo al tuo amichetto, non gli piacerà!"

    Non poteva dimenticare ciò che aveva visto nell'incubo in cui Indra gli aveva costretti a coesistere; quello sguardo squarciava il velo tra menzogna e realtà e arrivava nei suoi ricordi nitido...era giunto il momento che il Gatto diventasse più forte.

    Quindi sbatté la porta con forza per rimanere solo con il compagno di tante avventure e vomitò domande di cui esigeva risposte:

    " Non so più cosa sei vecchio amico, ti ho visto eruttare pece nera, tramutarti in pianta, espellere mistici artefatti, risorgere dal regno dei morti e spezzare le catena di un Dio...non ho mai fatto domande, non più di quelle indispensabili, ma ora devi dirmi cosa alberga dentro di te e se sei in grado di controllarlo.

    Cosa è Indra? C'è sempre stato oppure ci sei entrato in contatto successivamente? Quali sono i suoi poteri e perché ha deciso di rivelarsi a me ora? C'entra qualcosa il rituale di Orochimaru? Ho avvertito chiaramente che qualcosa è cambiato in te mentre manipolavi il mio sangue!

    Hai parlato di una prova; perché era così necessaria? Questo nemico di cui parli chi è e come ne fai o fa a conoscere la forza?

    La senti anche tu questa voce? Sei tu a generarla o parla solo attraverso te? L'Antico....parli di Indra? La voce era la sua, quella del primo uomo comparso. Voglio sapere chi sono gli altri due e perché quei ricordi, se così possiamo chiamarli, sono così importanti...Yura, chi è? Il Nemico? "


    Era il momento delle risposte e ora come al Colosso non gli importava nulla chi dei due glie le avrebbe date.

     
    .
  4.     +1   Like  
     
    .
    Avatar

    Magistra Vitae

    Group
    Giocatori
    Posts
    828
    Reputation
    +91

    Status
    Offline

    Nei meandri di villa Mikawa


    Post 3 ~ Sogno

    In quell'istante, il mondo andò in fiamme. Il sangue vermiglio e oscuro travolse ogni cosa, mutando misteriosamente la sua natura al contatto con l'entità antica, l'intruso che viaggiava tra le dimensioni del tempo e dello spazio, della realtà e del sogno, alla costante ricerca di una porta lasciata aperta, di una soglia da varcare, foriero di lutti e sventure, di terrore e di morte. Accecata dalla luce rossastra, investita dal calore del fuoco sovrannaturale, Harumi si ritrasse, schermandosi il volto con le braccia, temendo che fosse giunta la sua ora. Polverizzata, lasciando dietro di sé niente più di un'ombra sulla parete. Non aveva mai pensato che quella sarebbe stata la sua fine, ma in fin dei conti c'erano modi peggiori per lasciare questo mondo. Eppure, nulla di tutto ciò accadde. Per la prima volta nella sua esistenza, trovò surreale il fatto di essere ancora viva. Le fiamme crepitanti intorno a lei avevano avvolto tutto: gli shinobi che giacevano al suolo nella stanza, i mobili, le pareti, i sotterranei e la Villa stessa. Ma la giovane kunoichi di Oto respirava ancora. Non solo, la sua pelle era appena tiepida, i suoi polmoni sgombri, i suoi occhi umidi. Semplicemente, quanto stava accadendo era privo di senso. Siamo ancora dentro un'illusione? O forse...è tutto un sogno? Il dolore che le artigliò il fianco nel pronunciare quelle poche parole si erse a duro diniego di quel pio desiderio, lasciando la fanciulla esterrefatta davanti all'ombra nera che emergeva dall'inferno. L'abominio avanzò verso di lei con una maestosa lentezza. Ad ogni passo, la ragazzina arretrava, fino a ritrovarsi appoggiata al moncherino di parete dietro di lei. Quando l'oscuro raccolse la spada da terra, un brivido freddo le percorse la colonna vertebrale per l'intera lunghezza, mentre la fronte le si imperlava di sudore. Come avevano anche solo potuto pensare di affrontare una calamità del genere? La giovane cercò con uno sguardo venato di disperazione Diogene, capoclan dei Mikawa, jonin di Oto, il Colosso, ma ciò che trovò la gettò nella più cupa disperazione. L'uomo, o il suo simulacro, stava immoto, con gli occhi appannati, persi a fissare un paesaggio remoto, più lontano di quanto la ragazza poteva concepire. Sola, era rimasta sola. Di nuovo. Chiuse gli occhi, preparandosi ad accettare la sua sorte. No, non era così. Harumi riaprì le palpebre. Non era sola. Le sue iridi brillavano, riflettendo la luce delle fiamme che la circondavano. Regolarizzando il respiro, tornò padrona di sé. Flesse le gambe, inarcò la schiena, pronta a reagire. Non poteva buttare via la sua vita. Non più. Con un'espressione terribile in viso, contrasse i muscoli, preparandosi a scattare. In quell'istante, l'ombra senza nome spalancò la bocca.
    L'occhio rosso la fissò, l'afferrò, la rivoltò e la lasciò senza fiato. Il tutto accadde in un istante. Una violenta fitta le pervase l'addome, poi un'altra ancora più forte. Il suo grembo ardeva come se il fuoco lo stesse consumando dall'interno. Lasciandosi sfuggire un gemito, la ragazzina si accasciò. Il chakra dentro ribolliva, ustionando ovunque scorresse, le trafisse l'intero corpo di spilli. Quell'energia che non le apparteneva si stava ribellando, cercando di scavarsi una strada verso la libertà attraverso le sue viscere. La testa della fanciulla si fece pesante, ancor più che per il dolore rampante, per la confusione che vi dominava. La sua mente stava venendo invasa da centinaia di sensazioni, ricordi, emozioni, che non erano i suoi. E tra tutte, si ergeva alta, immensa, la rabbia. Un odio atavico, impossibile da accumulare nella breve vita di un uomo, tramandato attraverso i secoli, accresciuto, coltivato, ed ora pronto ad esplodere. Harumi spostò le mani con cui si stringeva la pancia alle tempie, nel tentativo disperato di fermare quel vortice che la scuoteva con tanta foga da farle perdere l'equilibrio e financo i sensi, se la sua volontà avesse vacillato un istante soltanto. La giovane kunoichi di Oto si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare, piantò i piedi, gridò, mentre copiose lacrime le scendevano incontrollate lungo le guance. Tutto, pur di rimanere presente a se stessa. Sarebbe bastato un istante, uno soltanto, per perdere tutto, per smarrirsi per sempre nell'oscurità. Sentiva il demone dentro di lei premere per uscire, sordo al suo pianto, cieco alla sua sofferenza, muto di fronte alla sua supplica. Che il due code ambisse alla libertà, poteva comprenderlo. Lo accettava. Ma non così, così era semplicemente...sbagliato. Matanabi, l'essere antico che aveva accolto dentro di sé, non l'avrebbe abbandonata in quel modo. Quella non era neppure furia cieca, era semplice istinto. Come se nella creatura fosse stato girato un interruttore, premuto un pulsante. L'occhio le aveva impartito un comando alla sua natura più ferale, oltre ogni possibilità di controllo da parte della ragione. Un'altra spinta, più violenta, fece riversare la ragazza al suolo, faccia a terra, boccheggiante. La sua coscienza non avrebbe retto ancora a lungo. Già si intravedevano le prime crepe, stava venendo spezzata dalla semplice forza bruta, la differenza tra di loro era semplicemente troppo grande. Harumi aprì la bocca, cercando di articolare una supplica, ma dalle sue labbra dischiuse non uscì che un rantolo afono, simile al sospiro di un'anima che abbandona il corpo. Un lampo di dolore improvviso, lancinante, dall'interno del cranio, le fece credere di morire. Si abbandonò con il fianco del viso appoggiato al pavimento freddo, le braccia ormai inermi abbandonate lungo i fianchi. Dagli angoli di bocca e occhi colavano lentamente lacrime, saliva e sangue. Un'altra convulsione, più debole, le scosse il busto. La fanciulla batte le palpebre un paio di volte, ma non riusciva più a mettere a fuoco. Il petto si alzava sempre più piano e le labbra rimaste socchiuse si increspavano appena ogni volta che esalava il respiro, contraendosi in una litania senza voce.

    Matanabi, perdonami se non ho avuto la forza di tenerti con me...in quel momento, quando per un istante ti sei fidato di me, ero così contenta...

    Madre, ti ringrazio per avermi donato questa vita...anche se per poco, ho cercato di viverla a pieno...sono perfino riuscita a farmi degli amici...

    Io...sono pronta.

    Harumi rimase muta, immobile, per interi, lunghissimi minuti. Era interdetta, incredula a tal punto da non lasciare spazio a nessun sentimento che assomigliasse alla felicità. Non riusciva semplicemente a credere di essere ancora viva. Certo, per un istante aveva sospettato che quello non fosse altro che un sogno, ma tutto ciò che aveva provato era così reale... Con una lentezza esasperante, la ragazza si tirò su a sedere, iniziando a prendere coscienza di ciò che la circondava. Un letto, sì, era adagiata su un morbido materasso, e sul suo grembo era scivolata la coperta che la stava coprendo. La stanza, si trovava nella Villa, l'edificio era ancora in piedi. E le voci, sì le riconosceva. Da quanto le si stavano rivolgendo? C'erano forse sempre state? Uh, dei volti. Ah, sì, se li ricordava. Da quanto la stavano fissando? Harumi non avrebbe saputo dirlo. Era confusa, stanca, ogni fibra del suo corpo urlava di dolore. Eppure, loro erano lì per lei. Le loro espressioni, i loro toni, tradivano una preoccupazione e un sollievo dettati da qualcosa di più del semplice senso di responsabilità, di dovere verso il Mikawa. Quello, almeno non se lo era sognato. Non era più sola.

    Sono tornata
    Sono a casa

    AWBkk7H

    Stringendosi nuovamente la coperta intorno al corpo, la giovane avrebbe sorriso tiepidamente agli astanti, rassicurandoli sulle sue condizioni e rispondendo a mezza voce alle domande che le venivano poste. Nel letto di fianco al suo, all'apparenza solo addormentato, era disteso il capoclan, mentre il Jaku era adagiato sul pavimento, circondato da diversi degli inservienti della Villa. La kunoichi si ritrasse impercettibilmente nel vederlo, ma Fyodor, con fare premuroso, la rincuorò, dicendole che non aveva più motivi di avere paura. La ragazzina si limitò ad annuire flebilmente, premiandolo però di un sorriso. Ciò che le era accaduto le appariva ancora surreale, ma più passava il tempo, più i particolari sfumavano e i ricordi si facevano incerti, come accade per i sogni subito dopo il risveglio. Alzatasi, Harumi mosse alcuni passi con circospezione, quasi non fidandosi delle sue stesse gambe. Con il massimo impegno, un passo alla volta, raggiunse la poltrona dove giaceva Eiatsu, anch'esso ricoperto da una calda coperta. Le occhiaie dell'uomo erano ancora più accentuate e tutto, in lui, testimoniava quanto profondamente fosse provato. Con timore, la fanciulla allungò una mano verso la sua fronte, sobbalzando al contatto con la sua pelle, senza però ritrarsi. Con estrema delicatezza, gli accarezzò i capelli, calmandosi a sua volta. Avrebbe voluto dirgli tante, tantissime cose. Raccontargli cosa aveva visto. Ma soprattutto, ringraziarlo. Rimase in silenzio, bloccata dalla timidezza, dall'inadeguatezza del momento, dalla presenza di molte altre persone oltre a loro. Tuttavia, in quel frangente, donò ad Eiatsu uno dei suoi sorrisi più belli, di quelli che valgono più di mille parole. I due accettarono di buon grado la bevanda calda offerta loro da una delle donne della Villa, e la kunoichi inspirò il tonificante vapore profumato che si levava dalla propria tazza. Da lì a poco, Diogene ritornò tra loro, animato come sempre dalla sua travolgente energia. Al jonin erano bastati pochi secondi per riprendersi, a differenza della genin, che si rendeva conto sempre di più dell'abisso che li separava. Con la potenza di un uragano, il Colosso prese subito le redini della situazione, non prima di aver severamente ammonito la ragazza di non allontanarsi. Harumi ricambiò il suo sguardo perentorio con occhi di un limpido quasi difficile da sostenere. D'accordo...aspetteremo qui... Lentamente, le sue dita continuarono a muoversi tra le ciocche di capelli.
     
    .
  5.     +1   Like  
     
    .
    Avatar

    Jotty2Hotty

    Group
    Fan
    Posts
    1,341
    Reputation
    +703

    Status
    Anonymous

    Chi sono io


    Villa [9]




    Quando furono tutti svegli, l'unico a non muoversi era proprio Jotaro. Nella realtà, alla fine dei conti, quello che era più esausto era proprio lui. Nell'incubo, Aloysius lo aveva ucciso più volte di quanto immaginasse, e tutti quei danni non erano scomparsi nel nulla, si erano depositati da qualche parte dentro la sua mente. Quando furono tutti svegli, ci fu un grande parapiglia di persone che si abbracciavano, parole sommesse, oggetti spostati, e poco prima di restare soli, il Gatto venne allontanato. Harumi avrebbe sentito lo sguardo di Jotaro su di lei, sebbene il ronin fosse ancora disteso a terra, e sul suo volto si sarebbe dipinto un mezzo sorriso; poi la porta sarebbe sbattuta, e due dei ninja più vecchi del continente, non solo per età, quanto per esperienze passate, sarebbero stati nella stessa stanza, senza nessuno strano "essere" a dividerli. Diogenes, così grande fuori, così sicuro dentro, aveva visto dopo molto tempo il volto dell'insicurezza, e forse non più abituato a quella sensazione, si era sfogato come un ragazzino la prima volta che, vedendo il proprio cucciolo a terra, si trova faccia a faccia con il concetto della morte. Prima di rispondere, Jotaro rilassò i polmoni ed espirò.

    Jin aveva più controllo. La prima volta, lo incontrai al Neko. Ero ancora un servo di Jashin,
    lui entrò e iniziò a vantarsi, gli risposi, e mi apparve vicino, piantandomi una lama nel petto. Era a modo suo, e questo non gli ha dato una lunga vita, ma aveva più controllo.


    Jotarò reclinò la testa, sempre stando disteso a terra, voltandosi verso il colosso, con viso annoiato, e terminò il discorso, dispiaciuto, non deluso.
    Lei morirà, se non sarà pronta, prima di tutti noi. Questo lo sai.

    Con non poca difficoltà, il ronin si sedette a gambe incrociate, sollevando il busto da terra, facendosi perno sui gomiti ossuti. Ultimamente era molto più simile a Fyodor di quanto volesse ammettere. Non solo nel corpo, si sentiva sottile anche nell'animo. Sapeva di essere in debito, stavolta avrebbe dovuto dare al compagno tutte le risposte di cui aveva bisogno.

    CITAZIONE
    " Non so più cosa sei vecchio amico, ti ho visto eruttare pece nera, tramutarti in pianta, espellere mistici artefatti, risorgere dal regno dei morti e spezzare le catena di un Dio...non ho mai fatto domande, non più di quelle indispensabili, ma ora devi dirmi cosa alberga dentro di te e se sei in grado di controllarlo.

    Diogenes sul terminare della sua frase, avrebbe scorto qualcosa di nuovo negli occhi di Jotaro, tristezza; per qualcosa che aveva detto pochi istanti prima.

    Niente, non c'è niente dentro di me. Intendo in senso ampio. Penso però che ad un certo punto tu lo abbia capito. Sono sicuro che Eiatsu non abbia mai fatto troppa fatica a sopprimere la mia anima quando mi evocava con l'Edo Tensei.
    Chiaramente Jotaro non si stava riferendo ad Indra. Le parole di Diogenes avevano toccato inavvertitamente un tasto dei pochi, che ancora era in grado di far vibrare le corde del figlio del suono. Stavolta però, avrebbe dovuto essere sincero, per il pericolo che tutti avevano corso a causa sua.

    Fyodor quando si è presentato a te, ha portato qualcosa con sè, una carcassa. Un aborto del raziocinio, qualcosa oltre ogni possibilità di salvezza, QUELLO, sono io. Quello vero almeno. Sono sempre stato molto misterioso per non lasciare troppe tracce, ma a questo punto non ha molto senso nascondere ulteriormente la verità, ci sono cose più importanti. Io sono un contenitore. Niente di più.
    L'ho scoperto poco prima di morire in realtà, per questo ho cercato di porre fine alla mia vita, ero troppo orgoglioso per accettare il fatto di essere un involucro di carne.


    Jotaro fissò Diogenes chiudendo gli occhi e forzando un sorriso, impostazione decisamente oltre le sue capacità, tanto da essere evidente lo sforzo nel tentativo. Il ronin si grattò il capo per poi riprendere la confessione, che forse avrebbe dato qualche dettaglio in più al colosso di Oto.

    Non sono nemmeno figlio di Ayato, non in senso letterale almeno. La cosa che è stata distrutta nella tua villa da Fyodor, quello è il vero erede, figlio del vecchio e di una donna del tuo clan di cui non ho mai saputo nulla. Fu lui a crearmi e a creare altri come me, sfruttando il suo materiale genetico, e stabilizzandolo con le cellule rigeneranti dei Senju, aiutato da Orochimaru, ovviamente. Quando sono venuto a conoscenza di questo, mi sono chiesto perchè, poi ho collegato i puntini. Quelle "cose" che sono uscite dal mio corpo quando Eiatsu mi ha richiamato, sono il contenuto per il quale venne creato il contenitore. Prima erano conservate altrove penso, poi il "vero" Jotaro le ha raccolte e inserite dentro di me, il motivo lo ignoro.

    Il preambolo era stato particolarmente lungo, e decisamente complesso da portare a compimento. Era la prima volta che lui ne parlava in maniera estesa, ed era evidente il suo disagio nel dire come se niente fosse " sono un sacco di carne senz'anima, creato come scatola, e non ne avevo idea fino a ieri".
    Tutto il racconto era però necessario.

    Mi hai chiesto di questo Indra...questo Antico, stessa cosa, nomi diversi. Dovevo prenderla larga per spiegare. Non è come una forza portante. Non si trova dentro di mè,
    nè in collegamento con mè; il che è un bene perchè non è in grado di controllarmi o obbligarmi a fare nulla, e se venissi torturato o indagato,
    non ci sarebbe un bel nulla, è come se ci fosse una porta dentro di me, che si collega alla sua dimensione. Non ne so ancora molto, so che è stato lui a venire da me, c'è sempre stato, probabilmente attratto da quello che avevo dentro di me, non so in che modo vi sia collegato. Lui non parla con me, raramente siamo in contatto, figurarsi in sintonia. Quindi no, io non lo controllo, e lui non controlla me, a volte ci scambiamo pareri, per adesso nulla di più....Che è come dire che non ne so molto più di te.


    Il concetto era che questo "essere" che veniva da chissà dove, era innocuo, ma era la verità? Quello accaduto là sotto, nel sogno, sembrava diverso dal normale significato di innocuo.

    CITAZIONE
    Cosa è Indra? C'è sempre stato oppure ci sei entrato in contatto successivamente? Quali sono i suoi poteri e perché ha deciso di rivelarsi a me ora? C'entra qualcosa il rituale di Orochimaru? Ho avvertito chiaramente che qualcosa è cambiato in te mentre manipolavi il mio sangue!

    Cosa sia è una bella domanda. La verità è che non ne ho la minima idea. Io non chiedo,
    lui non parla. Penso che un tempo fosse un uomo, molto, molto tempo fa.
    Riguardo quello successo là sotto, anche se sembra difficile a credersi, non era una prova, nè una minaccia; è stata una dimostrazione. Lui non fa altro che cercare di avvertire me e tutti quelli che ho attorno. Non so di cosa, e non capisco se nemmeno lui lo sappia o se semplicemente il nostro modo di comunicare sia ancora primitivo. Ho avuto un contatto diretto con lui solo recentemente, durante l'incidente di Eiatsu, quando mi ha richiamato alla vita.
    Vuole metterci in guarda da qualcosa; riguardo il rituale, non ne ho idea,
    non ho ancora esplorato con attenzione quello che il mio creatore e Orochimaru hanno fatto al mio corpo, ma la presenza di quegli oggetti dentro di me, ha causato dei cambiamenti. Forse era questo che hai sentito riferendoti al sangue. E' come se io fosse un miscuglio di circuiti elettrici che vanno in corto tra loro. A volte ne esce qualcosa di sensato, a volta no.


    Quindi la discussione passò alla visione che c'era stata nel sogno, e Jotaro spiegò a Diogenes la vera natura di quello che aveva visto, e dell'errore di compresione che lo aveva confuso. La voce di Indra gli narrava gli eventi, ma non era uno dei tre uomini presenti.

    CITAZIONE
    Hai parlato di una prova; perché era così necessaria? Questo nemico di cui parli chi è e come ne fai o fa a conoscere la forza?

    La senti anche tu questa voce? Sei tu a generarla o parla solo attraverso te? L'Antico....parli di Indra? La voce era la sua, quella del primo uomo comparso. Voglio sapere chi sono gli altri due e perché quei ricordi, se così possiamo chiamarli, sono così importanti...Yura, chi è? Il Nemico? "

    Indra vuole mostrarci qualcuno, ho avuto anche io la tua stessa visione, identica, più di una volta, ho formulato teorie, Indra ne ha confermate alcune. Sono ricordi,
    non so esattamente di chi, forse di Indra stesso, forse era presente, o forse c'è dell'altro, ma so per certo che i 3 uomini non sono lui. Andiamo per gradi.
    La voce che senti, è Indra, a volte sceglie di manifestarla direttamente, a volte lo fa attraverso me, ma in questo caso, riesco a farlo sono con individui alleati,
    o a cui non voglio nuocere, per adesso. E' tutto molto confuso. Riguardo la visione, hai notato il primo individuo, alto, potente, molto più di te, o di Raizen,
    o di Ayato, o di chiunque io abbia mai incontrato. Non l'ho mai visto, ma mi terrorizza. Anche Indra ne è infastidito, lo percepisco. L'uomo che hai visto venire ucciso invece, è colui che ha creato gli oggetti che si trovavano nel mio corpo, questo lo ha confermato Indra stesso. La spada che hai visto, è uno di questi oggetti, l'ultimo uomo invece, Yura. Non ho idea di chi sia. Non ho mai trovato informazioni a riguardo, nè incisioni, nè pergamene, nulla. Nemmeno riguardo questo drago di cui parla Indra nella visione. Non so nemmeno se si tratti di verità, o se la frase sul drago sia una metafora. Sinceramente, sono stanco, non ho idea di che piega abbia preso la mia esistenza.


    E lo sembrava davvero, era molto diverso dal nukenin violento e impulsivo di un tempo, era perso, senza una meta. Per la prima volta non era ossessionato dal potere, o dalla ricerca di segreti, ma cercava solo di liberarsi da una ragnatela nella quale non aveva mai chiesto di finire. Poi gli passò un'idea in mente, e Diogenes lo avrebbe notato.

    Quasi dimenticavo. La tua nuova tecnica dovrebbe essere andata a buon fine.
    Quando sono rimasto senza forze, ho lasciato il posto a Indra. Lui ha usato il suo sapere e la sua energia per terminare il rituale. Dovresti essere in grado di utilizzarla. Quando al sogno...penso si tratti del suo modo di aiutarci. Partendo da me può generare un sogno nel quale far cadere uno o più individui. All'interno del quale è possibile generare chakra reale, sfruttando l'energia psichica rilasciata durante il sonno. In questo modo possiamo addestrarci.
    Preparare quello che non possiamo preparare all'aria aperta. Fin tanto che ci troviamo nel sogno, al massimo puoi perdere un po' di sangue dal naso,
    o avere la febbre, ma solo io rischio danni. Non è da ignorare come possibilità.


    A quel punto, Jotaro si alzò, reggendosi al letto. Sul volto apparve una smorfia che Diogenes aveva già visto, quando gli aveva impedito di uccidere Shiltar Kaguya, anni prima, durante il loro scontro.

    Sono diventato davvero debole; ma pensa te. Quando sono risorto mi hai offerto cibo e ristoro, che al tempo ho rifiutato. Accetterei adesso. Devo rimettermi in forze,
    se Oto non ha bisogno di me al momento, devo partire alla ricerca degli oggetti che albergavano dentro di me. Ormai penso sia l'unica strada per la verità.



     
    .
  6.     +1   Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Fan
    Posts
    5,482
    Reputation
    +721
    Location
    Isernia (molise)

    Status
    Offline

    Finalmente Jotaro parlò e molti dei dubbi che frullavano nella testa del Colosso trovarono infine riscontro: il Contenitore, sarebbe stato quello il nome con cui Aloysius avrebbe chiamato d'ora in avanti quello shinobi che conosceva come Jotaro Jaku. Una storia incredibile la sua, di quelle che un uditore esterno avrebbe facilmente etichettato come una clamorosa bufala...ovviamente per chi aveva visto con i propri occhi i riscontri di quelle affermazioni era tutt'altra storia: Indra era reale, forse più del ninja stesso a quel punto. Sapeva dei diversi corpi in cui lo spirito del compagno otese si era risvegliato ma mai avrebbe creduto che Lui non fosse l'originale!

    Lo fece parlare senza interrompere, era evidente che quella era la prima volta che rivelava tali informazioni sul suo conto perchè il tono era quello di chi sta elaborando un concetto più che esprimerlo come realmente proprio. Ma oltre il velo che divideva la realtà sulla figura del Jaku (o meglio del finto Jaku) si nascondeva anche il motivo degli accadimenti di quel dì e forse una prospettiva più ampia dove inquadrare il "disegno" dell'Antico. Di pari passo la curiosità per il padre di tutti i Jotaro stava crescendo e già Diogene iniziò a credere che le due figure fossero in qualche modo collegate...dopotutto se si trattava di uno scienziato tanto abile allora non aveva lasciato una porta socchiusa all'interno di una dei suoi figli.

    La spiegazione del sogno, poi, diede al Mikawa qualche spunto in più di riflessione: Indra probabilmente voleva mostrare loro un nemico, straordinariamente potente, da iniziare a prendere in considerazione e che le Reliquie, così le aveva chiamate Fyodor, entravano nel discorso in maniera dirompente seppur ancora incomprensibile. L'importante però era che ora Aloysius sapeva chi aveva difronte e cosa frullava nella sua testa; quindi, accontentata la sua sete di verità, rispose al compagno con sguardo serio:

    uxBks0I

    " Dunque è questa la verità..."

    Ma i lineamenti duri del suo volto ben presto lasciarono spasso ad un largo sorriso, accompagnato da una sonora pazza sulla spalla:

    " AHAHAHAHA toccherà trovarti un soprannome ora! Jotaro il Contenitore, penso possa andar bene...quest'aria malinconica non ti si addice proprio eh; cosa vai blaterando?! Le avventure trascorse insieme non sono affatto vuote e le conoscenze che hai appreso in questi anni tangibili e reali, quindi c'è una persona viva e vegeta in questo corpo, oltre che uno shinobi di Oto! La tua connessione con un tale essere io la vedo come una cosa incredibilmente stimolante, un'opportunità per conoscere e indagare realtà di cui ignoriamo persino l'esistenza e, a quanto pare, caratterizzate da personaggi con abilità straordinarie! Ovviamente Indra potrebbe starci ingannando, spingendoci alla ricerca di un uomo e di una verità che alla fine rischierà di distruggerci...ma quando mai ci siamo tirati indietro difronte al pericolo? Ti aiuterò nella tua ricerca, nemmeno a dirlo, per quanto le esigenze di Oto me lo permettano: abbiamo dei nomi, qualcosa da cui partire, le mie spie possono iniziare a mettersi a lavoro. Ma le informazioni più importanti penso che le potrai trovarle solo dentro di te; il rituale è stato solo l'inizio, ora devi cercare di aprire sempre di più la porta che ti lega all'Antico per attingere alla sua conoscenza e i suoi poteri. Quello che hai fatto manipolando il sangue di un Garth, attraverso di Lui, è qualcosa di straordinario Jotaro! Posso sentire ancora le cellule in fermento! "

    Un piccolo plus di autostima per il chunin il quale ora sapeva di poter far affidamento sulle spalle robuste del Colosso.

    " Dai, andiamo a mangiare, qualcosa da stuzzicare nella cucine della villa si trova sempre...ah e per quanto riguarda il Jinkurichi del Nibi sono pienamente d'accordo: è giunto il momento che diventi PRESENTABILE ai nemici che ci attendono. Per il momento le ho detto di aspettarmi immobile nella stanza accanto...secondo te quanto potrà durare? AHAHAHA "

    Così i due ninja del Suono si sarebbero incamminati verso la cucina, passando per l'altra porta che collegava la camera da letto con il resto della villa. Avrebbero banchettato in compagnia degli altri residenti, bevendo vino e mangiando a sazietà, raccontando storie ed aneddoti del presente e del passato. Persino Fyodor, dopo aver stabilizzato la condizione fisica di Eiatsu e raccolto i suoi arnesi da medico, si sarebbe per un momento unito alla combriccola: Dago, il cuoco, aveva preparato il sanguinaccio e nel frigo c'era un pollo crudo da poter trafugare! Avrebbero fatto baccano fino all'alba per poi coricarsi nelle rispettive stanze, chi ubriaco e che in dolce compagnia...Harumi sarebbe stata sola per tutto il tempo, nella perenne indecisione di poter o meno contravvenire all'ordine del Colosso.

    Solo verso le 18 del giorno successivo qualcuno sarebbe entrato da quella porta.

     
    .
  7.     +1   Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Fan
    Posts
    5,482
    Reputation
    +721
    Location
    Isernia (molise)

    Status
    Offline

    Era passato un anno circa dal giorno in cui Aloysius aveva ricevuto le redini del Suono per poi sparire nuovamente.
    A villa Mikawa tutto procedeva come al solito, lì tra quelle imponenti mura di pietra la vita continuava per la famiglia allargata che il Colosso aveva messo insieme ormai otto anni or sono. Anteras continuava a tenere la tenuta come un gioiellino, grazie anche all'aiuto di Finnian e Meirin; Ashiro aveva ormai dimenticato la vita nel Bosco dei Sussurri e gli insegnamenti di Matsumoto avevano fatto miracoli. Per Soifon e Fyodor non era cambiato poi molto, la kunoichi continuava ad allenarsi per superare la sua sensei mentre il secondo continuava a preferire il Pozzo ai confort della casa, conducendo i suoi assurdi esperimenti. Ukitake ed Unohana erano attivi nella formazione dei giovani otesi, aspiranti ninja e non, per cercare di trasmettere loro un po di ciò che la vita aveva loro insegnato mentre Goyo era ormai diventato il guardiano di presidio al South, sebbene l'amministrazione non volesse ancora riconoscerlo come tale. Alla combriccola si erano aggiunte anche due giovani donne, vecchie conoscenze di Lulu ai tempi del Neko Senzai, che avevano di certo rallegrato lo spiriti dei tanti uomini in casa. Anche i tre ex detenuti degli Inferi avevano trovato il loro posto in quella comunità: Kasumi aveva aperto un piccolo laboratorio di tatuaggi tra i vicoli nel cuore di Oto, Hotarubi invece aveva intrapreso la carriera di cantante in un gruppo chiamato "Le bisce Elettriche" mentre Hajikee aveva riallacciato i suoi contatti nel giro delle scommesse rimanendo sempre sul filo della legalità (o almeno quella considerata tale ad Oto).

    C'era una persona però, per la quale la vita non era riuscita a progredire o almeno non come dovrebbe per una ragazzina di dieci anni. Ogni mattina e ogni sera si appollaiava sull'albero più alto del filare che conduceva alla magione e scrutava l'orizzonte, nella speranze di vedere quei capelli a punta spuntare oltre la valle.

    MKghiyR

    " Dove ti sei cacciato ? "

    :::

    L'ala ovest è sempre stata la più inabitata della villa, questo ormai era chiaro anche ad Harumi. Probabilmente aveva provato più volte a saperne il motivo ma nessuno mai le aveva saputo dare una risposta esaustiva. Quel giorno, però, fu la piccoletta dai capelli rosa a parlargliene di sua spontanea volontà; avevano appena finito di fare colazione e la ragazzina decise di rompere il silenzio che nell'ultima periodo l'aveva allontanata dagli altri.

    " Vieni con me, voglio farti vedere una cosa. "

    Erano amiche, lo erano state fin dal primo momento e la jinkurichi sapeva bene quello che stava provando da mesi a questa parte. Perchè, però, si era decisa a parlare solo ora? Non era la prima volta che si trovavano sole...Qualora avesse assecondato il volere di Yachiru, questa l'avrebbe condotta lungo i corridoi infiniti della dimora fino a raggiungere quella parte "avvolta nel mistero"; più precisamente si sarebbe fermata difronte ad un enorme arazzo raffigurante la Prima Guerra del Sangue, avvenuta nei territori della Rosa d'Acciaio tra gli antenati di quelli che poi avrebbero preso il nome di Mikawa e di Kenkichi.

    " Lo vedo...manca anche a te. Per questo credo di potermi fidare. Cosa sai tu di Aloysius? Sai perchè è sempre lontano da casa? "

     
    .
  8.     Like  
     
    .
    Avatar

    Magistra Vitae

    Group
    Giocatori
    Posts
    828
    Reputation
    +91

    Status
    Offline

    I Segreti del Mikawa


    1

    Quali che fossero i tormenti degli uomini, il mondo andava avanti lo stesso. Le stagioni passavano, alternandosi secondo ritmi ancestrali. L'inverno aveva ceduto il passo alla primavera, e la vita era sorta germogliata nuovamente dalla terra scura. La primavera si era tramutata in estate, con il frinire delle cicale ad accompagnare l'ondeggiare delle spighe mature. L'estate era sfumata nell'autunno, indistinto come le sue nebbie sorte che ricoprivano risaie e corsi d'acqua. Ed infine, l'autunno aveva nuovamente lasciato corso all'inverno, giunto prepotente insieme ai freddi venti del nord. Un anno era passato da quando Diogene Mikawa era stato nominato Kokage. Il pianeta intero aveva fatto un giro su se stesso da quando il Colosso del Suono se n'era andato, il giorno stesso della sua elezione. Eppure, qualcuno era rimasto immobile ad attendere il suo ritorno, sperando con ogni alba e ad ogni tramonto di vedere la sua sagoma imponente affacciarsi all'orizzonte, lungo il viale che conduce a Villa Mikawa.

    La vita continuava tranquilla in quel di Oto, giusto un filo più incasinata per alcuni dei suoi abitanti. Mancando il capoclan, era Eiatsu a farne le veci, distribuendo incarichi straordinari per il bene della Villa, anche se questo accadeva sempre più di rado. Per la maggior parte, ognuno attendeva ai propri compiti secondo un meccanismo ormai ben rodato. Harumi invece si divideva tra il suo nuovo lavoro da segretaria, dove cercava di sopperire con l'entusiasmo e con il duro lavoro all'inesperienza, e la custodia della spada di Diogene sulle rovine di quello che fu il Palazzo del Kokage, un tempo appartenuto al mitico fondatore del Suono, Orochimaru, e di recente distrutto dall'altrettanto straordinario, anche se per ragioni diverse, consigliere Febh Yakushi. Come un monito, o una promessa, Mumei svettava imperterrita dove il Mikawa l'aveva piantata prima di scomparire, e non passava giorno senza che la jinchuuriki vi si recasse a verificare che la sorveglianza da lei preposta non battesse la fiacca facesse il suo lavoro. Di tanto in tanto, ripuliva con cura la katana dalla lama frastagliata. Un gesto simile ad una preghiera, per un felice ritorno a casa del suo proprietario.

    Nel bene e nel male, i giorni passavano sempre uguali. O almeno, così pensava la ragazza. Aveva appena consegnato l'elegante tazza vittoriana vuota ad Anteras, apparso silenzioso come suo solito al suo fianco, ringraziandolo con un sorriso, e si era alzata quando Harumi abbassò lo sguardo. Davanti a lei che la fissava stava Yachiru. Di nuovo, la kunoichi sorrise, ma questa volta con un'inafferrabile mestizia. La piccola era stata la persona a soffrire più di tutti la scomparsa di Diogene, che per lei era una sorta di figura paterna. Harumi immaginava di poter capire i suoi sentimenti. Anche lei era stata abbandonata, da una madre morta per darla alla luce e da un padre che non aveva mai conosciuto. Era cresciuta isolandosi dagli altri, convinta che la vita non le avrebbe riservato null'altro che sofferenza. E poi, senza merito alcuno se non l'essere viva, aveva infine trovato il suo posto, lì a Villa Mikawa. Con una tenerezza spontanea, allungò la mano per accarezzare il capo della bambina.

    Vieni con me, voglio farti vedere una cosa.

    Sorpresa, rimase immobile, con le dita che sfioravano appena i morbidi capelli rosa. Yachiru si era rinchiusa in se stessa, parlando sempre meno anche con lei e Matsumoto, che giorno dopo giorno non riusciva più a nascondere la propria preoccupazione per la piccola. Harumi non sapeva che cosa fosse cambiato, ma in cuor suo era felice di sentire di nuovo la sua voce.

    Certo, andiamo pure.

    Avrebbe fatto tardi in ufficio, probabilmente, ma non le interessava. Tanto era abituata alle sfuriate della consigliera che assisteva, Hebiko, famosa per il pessimo carattere ben oltre i confini del Villaggio.

    Harumi porse la mano a Yachiru, che la strinse tenuemente. Il suo passo però era deciso, e la condusse fino all'ala occidentale dell'enorme Villa. Raramente la ragazza, che ormai soggiornava lì da molto tempo, vi si era recata, visto che per la maggior parte si trattava di stanze chiuse. Interi corridoi poi erano perennemente immersi nel buio, e neppure Eiatsu, che senza dubbio conosceva molti dei segreti della casa, aveva mai saziato la sua curiosità in merito, limitandosi ad osservarla con i suoi occhi freddi. Eppure, la bambina dai capelli rosa procedé senza timore o dubbio alcuno, fermandosi infine davanti ad una parete adornata da un'elaborata tappezzeria.

    Harumi rimase in silenzio, osservando con ammirazione l'arazzo. Finemente decorato, i colori avevano sofferto del passare del tempo, perdendo la loro originale vivacità. Ciò nonostante rimaneva un'opera sublime, tale da suscitare ammirazione nella giovane, mista però ad una sottile angoscia. I fili intrecciati a distanza di anni trasmettevano ancora la volontà del suo artefice di testimoniare una guerra perduta tra le pagine della storia, violenta e terribile.

    Lo vedo...manca anche a te. Per questo credo di potermi fidare.
    Cosa sai tu di Aloysius? Sai perchè è sempre lontano da casa?

    La voce minuta della bambina la fece riprendere dalla trance in cui era caduta. Distogliendo lo sguardo dalla tela dopo un ultimo lunghissimo secondo, Harumi si abbassò, in modo da poter parlare con Yachiru alla stessa altezza.

    Hai ragione, mi manca... Però ogni volta che succede qualcosa, mi accorgo che di lui, in realtà, non so niente.

    Il suo passato, i suoi sogni, i suoi ideali, ciò che gli piaceva e ciò che lo faceva arrabbiare. Diogene parlava pochissimo di sé e si confidava ancora meno. Quel poco che la jinchuuriki aveva imparato, l'aveva imparato standogli vicino ed osservandolo con ammirazione, o magari desiderio. Di essere accettata, di poter rimanere al suo fianco forse. Non se l'era mai chiesto.

    Però, se qualcosa ho capito, è che non fa mai nulla senza una buona ragione. Sono sicuro che anche questa volta se ne sia andato perché non poteva farne a meno...

    Parole per consolare la piccola Yachiru, o forse se stessa. Una sola cosa era certa: a tutti loro mancava Diogenes Aloysius Mikawa.

     
    .
  9.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Fan
    Posts
    5,482
    Reputation
    +721
    Location
    Isernia (molise)

    Status
    Offline

    Era proprio così, Aloysius non si era mai confidato con nessuno riguardo i suoi problemi. Solo una manciata di ninja potevano dire di conoscere almeno un po il Garth ma persino loro che avevano passato, in periodi diversi, molto tempo a contatto con il Colosso non sapevano decifrare quello che frullava in quella mente malata. Quindi non era colpa della giovane Harumi se del suo Kage conosceva poco o niente e la ragione principale era che, per quanto burbero e strano, Diogene non chiedeva mai aiuto per i suoi problemi ma cercava sempre di risolvere quegli degli altri (o almeno di quelli che riteneva meritevoli delle sue attenzioni).

    " E' sempre stato così, si sentiva debole nel chiedere una mano. Ma dopo quello che è accaduto alla Rosa d'Acciaio ne avrebbe avuto bisogno eccome. "

    Si era seduta su una vecchia cassettiera proprio difronte al dipinto e, guardandosi le punte dei piedi avrebbe continuato con la sua vocetta innocente:

    " Il clan di Gene non ha origini nel Suono; suo nonno, mi sembra, creò una colonia del clan del Sangue ad Oto. Questa che vedi è la guerra che diede inizio ai Mikawa e a tutte le altre varianti che i ninja hanno saputo creare con il sangue; prima erano tutti un'unico popolo, tra i più importanti della Rosa d'Acciaio. Mi sono fatta spiegare tutto questo da Ukitake, dice di averlo letto in un libro, come suo solito hihi. "

    Un sorriso, ma più di facciata che realmente sentito.

    " Non so se ricordi quando il Flagello attaccò Oto; Gene doveva essere di guardia al Gate ma in realtà si trovava allettato. La sua malattia iniziò quando tornò da quella terra maledetta dove non si è mai capito cosa gli abbiano fatto; rimase a letto settimane e quando provammo a svegliarlo da quel suo sonno fu il putiferio. Se quella volta non ci fossero stati Febh e Shinken a proteggerci adesso il villaggio non esisterebbe più...era come impossessato. Qualcosa controllava il suo corpo e la sua mente al punto da non riconoscere più amici e nemici! VEDEVA SOLO SANGUE! "

    -Kenpachi-Zaraki-Bankai-zaraki-kenpachi-39710431-500-469

    Le immagini terribili di quel giorno le ritornarono alla mente e inevitabilmente le sfuggì un accenno di pianto isterico che però fu brava a smorzare. Stri stropicciò gli occhi e continuò quel suo racconto:

    " Ad ogni modo, dopo quella crisi ci mise del tempo a riprendersi ma tornò attivo nella vita del villaggio. Anche l'Hokage venne a trovarlo. Fece qualche missione con gli accademici, che sai bene non vede di buon occhio, e sembrava che il peggio fosse ormai alle spalle; insomma il solito Mikawa. Poi sparì nuovamente e questa volta senza davvero dire nulla. Nei giorni precedenti avevo notato che passava più tempo del solito da solo, qui in quest'ala del palazzo ma era già capitato in passato, ad esempio per prepararsi mentalmente ad una missione complicata. L'ho rivisto insieme a te e tutti gli altri a quella "riunione" di un anno fa, mentre ci salvava tutti da quel folle piano di Febh. Si è preso il titolo, vi ha dato il potere dei Sigilli e poi se n'è andato via ancora una volta, senza nemmeno salutare o spiegare il perché delle sue azioni. "

    Il suo era uno sfogo, le sarebbe bastata una parola rivolta dall'uomo che l'aveva cresciuta come una figlia per rasserenare il suo animo e sapere che tutto sarebbe andato bene. Ma nulla, nemmeno uno sguardo indirizzato solo per lei.

    " IO LO SO PERCHE' FA COSI'! Pensa di essere un pericolo per il villaggio, ecco perché non vuole starci vicino! Ancora si sente addosso la colpa per non aver salvato Deveraux, di aver permesso a quelli del Fulmine di seminare il panico...Si sente debole e lui odia i deboli...quindi si sta odiando, capisci? "

     
    .
  10.     Like  
     
    .
    Avatar

    Magistra Vitae

    Group
    Giocatori
    Posts
    828
    Reputation
    +91

    Status
    Offline

    I Segreti del Mikawa


    2

    L'assenza del Kage del Suono era stata tenuta nascosta all'esterno, ma la verità era che nessuno aveva idea di dove si trovasse in quel momento l'uomo più forte del Villaggio. In qualche modo se la stavano cavando, ma secondo i più critici l'amministrazione attuale, acefala, non faceva che starsene rintanata sulla difensiva a leccarsi le ferite e a progettare una vendetta che non aveva la forza di attuare. In molti nei corridoio del palazzo mormoravano che se il Colosso fosse stato presente avrebbe già mosso guerra a Kumo, riportando Oto alle antiche glorie. Parlavano senza alcuna cognizione di causa, solo perché potevano farlo, ignoranti degli sforzi profusi da tutti per rimettere la macchina bellica del Suono in condizioni tali da poter affrontare lo scontro con una speranza di vittoria. Nessuno, nei piani alti, dubitava che il conflitto fosse dietro l'angolo. E, al suo ritorno a casa, il Mikawa avrebbe trovato tutte le pedine pronte sulla scacchiera.

    E' sempre stato così, si sentiva debole nel chiedere una mano. Ma dopo quello che è accaduto alla Rosa d'Acciaio ne avrebbe avuto bisogno eccome.

    Harumi piegò appena la testa di lato. Non sapeva a cosa la ragazzina si riferisse di preciso. Ondeggiando piano i piedi, Yachiru continuò senza alzare lo sguardo.

    Il clan di Gene non ha origini nel Suono; suo nonno, mi sembra, creò una colonia del clan del Sangue ad Oto. Questa che vedi è la guerra che diede inizio ai Mikawa e a tutte le altre varianti che i ninja hanno saputo creare con il sangue; prima erano tutti un'unico popolo, tra i più importanti della Rosa d'Acciaio. Mi sono fatta spiegare tutto questo da Ukitake, dice di averlo letto in un libro, come suo solito hihi.

    La kunoichi annuì, spostando di nuovo lo sguardo sull'arazzo. Aveva sentito anche lei quel racconto dal professore della Villa. Ukitake nelle sue lezioni divagava spesso, iniziando a parlare di storia antica, asserendo con faccia seria che comprendere il passato era l'unico modo per capire il presente. Ciò valeva tanto per le nazioni, quanto per gli individui.

    Non so se ricordi quando il Flagello attaccò Oto; Gene doveva essere di guardia al Gate ma in realtà si trovava allettato. La sua malattia iniziò quando tornò da quella terra maledetta dove non si è mai capito cosa gli abbiano fatto; rimase a letto settimane e quando provammo a svegliarlo da quel suo sonno fu il putiferio. Se quella volta non ci fossero stati Febh e Shinken a proteggerci adesso il villaggio non esisterebbe più...era come impossessato. Qualcosa controllava il suo corpo e la sua mente al punto da non riconoscere più amici e nemici! VEDEVA SOLO SANGUE!

    Harumi, vedendo la bambina così scossa, mosse istintivamente una mano verso di lei, fermandosi però prima di toccarla. Incerta, aprì e chiuse le dita un paio di volte mentre cercava le parole giuste. All'epoca dell'attacco lei non si trovava ancora ad Oto, bensì nel villaggio dove era cresciuta, conducendo una vita miserabile. Incapace di trovarle, rimase i silenzio, ma superò il suo tentennamento e prese ad accarezzare la schiena minuta scossa dai singhiozzi. Coraggiosamente, Yachiru si ripulì gli occhi e proseguì.

    Ad ogni modo, dopo quella crisi ci mise del tempo a riprendersi ma tornò attivo nella vita del villaggio. Anche l'Hokage venne a trovarlo. Fece qualche missione con gli accademici, che sai bene non vede di buon occhio, e sembrava che il peggio fosse ormai alle spalle; insomma il solito Mikawa. Poi sparì nuovamente e questa volta senza davvero dire nulla. Nei giorni precedenti avevo notato che passava più tempo del solito da solo, qui in quest'ala del palazzo ma era già capitato in passato, ad esempio per prepararsi mentalmente ad una missione complicata. L'ho rivisto insieme a te e tutti gli altri a quella "riunione" di un anno fa, mentre ci salvava tutti da quel folle piano di Febh. Si è preso il titolo, vi ha dato il potere dei Sigilli e poi se n'è andato via ancora una volta, senza nemmeno salutare o spiegare il perché delle sue azioni.

    Yachiru tremava, difficile dire se di tristezza o di rabbia, mentre parlava. Harumi, senza smettere di consolarla, ascoltava attenta. Lei aveva conosciuto Diogene solo dopo quella lunga malattia, di cui si faceva rare volte cenno nella Villa come se fosse appena uscito dalla convalescenza. Nello stesso periodo c'erano stati i fatti della prigione, la sua trasformazione in jinchuuriki, l'attacco della Nuvola a cui aveva assistito proprio al sicuro nella magione dove era stata accolta. Era stato il capoclan ad adottarla, in un certo senso, per poter tenere sotto controllo il Due Code, ma non le aveva mai fatto nessuna pressione in merito, delegando di fatto la sua protezione ed educazione ad Eiatsu, mentre lui se ne stava sempre lontano per qualche missione nota a lui soltanto. Fino al giorno in cui le aveva affidato uno dei sigilli maledetti, era stato eletto kage ed era scomparso, di nuovo. Solo che questa volta nessuno sapeva quando sarebbe tornato. O se sarebbe tornato. Al solo pensiero Harumi fremette, ma non di spavento. Quella era rabbia, probabilmente.

    IO LO SO PERCHE' FA COSI'! Pensa di essere un pericolo per il villaggio, ecco perché non vuole starci vicino! Ancora si sente addosso la colpa per non aver salvato Deveraux, di aver permesso a quelli del Fulmine di seminare il panico...Si sente debole e lui odia i deboli...quindi si sta odiando, capisci?

    La giovane strinse a sé Yachiru, ma non vista chiuse la mano libera a pugno con tanta forza da piantarsi le unghie nella pelle. Sentiva l'irrefrenabile desiderio di picchiare il Mikawa con violenza. L'uomo si stava odiando, a credere alle parole della piccola, per qualcosa di cui non aveva colpa, per qualcosa che esisteva solo nella sua testa. Non era però questo il vero problema. Che si detestasse pure, che portasse il cilicio e facesse ammenda dei suoi peccati. Ma non avrebbe dovuto mettere in difficoltà il Villaggio con quei vaneggiamenti. No, non era neppure quello il punto. Ciò che veramente faceva arrabbiare Harumi era che Diogene coinvolgesse Yachiru, lei e tutte le altre persone che facevano affidamento su di lui nei suoi egoismi, scegliendo anche per loro. Facendole soffrire così, senza una spiegazione, una scusa, una parola.

    Che fosse chiuso nel suo mondo l'avevo capito, ma non credevo che fosse una tale testa dura.

    La giovane dopo un respiro profondo si era calmata, trovando le parole migliori da rivolgere alla bambina, la quale non aveva colpe, anzi era la vittima dei patemi d'animo del suo sanguinoso patrigno.

    Se lui ha paura di essere un pericolo per il Villaggio, cosa dovrei dire io, che ho letteralmente un demone al mio interno?

    Harumi sorrise, cercando con quella battuta di strappare una smorfia divertita alla cupa Yachiru. Aveva imparato ormai da tempo a convivere con Matanabi, ed anzi non l'aveva mai odiato fin da principio. Lo accettava, come accettava quella parte di sé più oscura che il Nibi aveva fatto emergere dall'oblio in cui l'aveva relegata. Tuttavia non aveva solo compassione da offrire alla piccola, che nonostante l'età non era stupida e sapeva benissimo che non era colpa sua se Diogene si era allontanato da loro.

    Vedi, Yachiru, a volte le persone si convincono delle cose sbagliate da sole e non c'è verso che si smuovano da quelle idee.... A meno che qualcuno non gli sbatta in faccia l'evidenza.

    O le colpisca così forte fino a farle rinsavire. Solo che per infilare un poco di sale in zucca al Colosso, prima bisognava trovarlo. La mente della portatrice iniziò a rimuginare, tant'è che probabilmente ad un certo punto Yachiru avrebbe alzato gli occhi su di lei per controllare che andasse tutto bene. L'avrebbe vista osservare meditabonda l'arazzo.

    La Rosa d'Acciaio... Sembra che ogni volta che qualcosa lo impensierisce si rifugi in quel luogo...

    Il posto dove tutto era iniziato, che lo aveva segnato profondamente nello spirito e nel corpo, mutandolo più radicalmente di quanto fosse disposto ad ammettere.

    Sai, credo che abbiamo sbagliato a lasciarlo per conto suo. Per noi, lui è il più forte, il capo, il condottiero. Eravamo convinti che sapesse quello che faceva, che tutto avesse uno scopo, che obbedisse ad un suo qualche disegno più grande che non potevamo comprendere, sempre. E così, l'abbiamo lasciato solo. Con tutto il peso della responsabilità sulle spalle. Ai nostri occhi appare come un dio, ma è anche lui una persona normale, con le sue insicurezze e le sue paure. Le tue parole me l'hanno finalmente fatto capire, ti ringrazio, Yachiru. Si vede proprio che lo conosci bene!

    La ragazza avrebbe spettinato i capelli rosa della bambina, per poi alzarsi ed avvicinarsi alla parete damascata. Le sembrava che il panno oscillasse leggermente, sospinto da un refolo d'aria, ma forse era solo una sua impressione.

    Oto ha bisogno del suo kage...

    Mentre allungava una mano verso il tessuto dando le spalle alla piccola, scosse la testa, correggendosi subito.

    No... Noi abbiamo bisogno di Diogene.

    In cuor suo, Harumi aveva già preso una decisione. Nessuno si sarebbe accorto della sua assenza, al di fuori della Villa. Magari giusto la Vipera del Suono, ma solo per l'aumentare delle scartoffie sopra la sua scrivania. In fin dei conti era considerata dai ninja del Villaggio alla stregua di una simpatica mascotte, non gli serviva veramente. Invece, lontano, c'era qualcuno che aveva bisogno del loro aiuto. Aveva bisogno di essere salvato, da se stesso e dai propri demoni. Un uomo, chiamato Diogene Mikawa.


     
    .
  11.     +3   Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Fan
    Posts
    5,482
    Reputation
    +721
    Location
    Isernia (molise)

    Status
    Offline

    Harumi stava iniziando a capire parte della complessità celata dietro la figura del suo kage. Aloysius era un Sunese, adottato poi da Oto; era stato un vero e proprio schiavo del clan del Sangue, costretto dal padre ad attivare i geni assopiti dei Mikawa. Era stato un ninja accademico e guardiano impeccabile, scalando ben presto le gerarchie e facendosi notare nel palcoscenico che più conta. Era stato un servo fedele di Oto, acquisendo il sigillo del Nidaime e aveva rischiato tutto, fino a perdere la sua identità addentrandosi negli esperimenti macabri che solo ad Oto si potevano perseguire. Vecchio, peró, aveva come realizzato quale fosse il suo posto nel mondo...aveva trovato una quadra negli intrighi accademici e in essa aveva scorto il reale nemico. Inizió a trovare seguaci, stringere alleanze ed ammassare esercito portando al lastrico il patrimonio della famiglia...tutto per rendere Oto l’Impero che più volte aveva visto in sogno. Si sbarazzò del Kage, rivelatosi poi Orochimaru, per dare inizio ad una nuova era per il Suono e, dopo la cattura dello Yonbi, era ormai pronto a sferrare il suo attacco verso il primo dei tanti nemici della sua lista. Fu in quell’esatto momento che tutto andò a rotoli e i guai di un passato ormai apparentemente assodato lo investirono in pieno: attirato da una mistica forza nella Rosa d’Acciaio venne soggiogato ad essa, schiavo di un antico rituale in grado si far tremare le fondamenta del mondo.
    Finì in coma poco dopo e solo con immane fatica e con l’aiuto delMi ninja di Oto riuscì a tornare Aloysius. Era stato posseduto, era stato cambiato nel profondo: il bere non lo dissetava, il cibo in cenere si trasformava, e la migliore compagnia del mondo non leniva la sua lussuria.

    Non lo diede a vedere e continuò nei suoi piani, ritrovandosi a contatto con le armi di Iwa e riuscendone a trafugarne il segreto. Anche i colossi si unirono alla sua causa e Ogre rappresentava l’ultimo tassello per poter fronteggiare a viso aperto i nemici che intento gli avevano rubato la scena. Tra tutti spiccavano i Cremisi che avevano addirittura osato attaccarli in casa propria, minando la solidità e la sicurezza di Oto.
    La seconda ricaduta troncó sul nascere qualsiasi tentativo di contrattacco e questa volta non sarebbero bastati i batteri di Febh o le conoscenze di Eiatsu e Fyodor a salvarlo; si rifugiò nello stesso villaggio ancestrale del Sangue, dove tutto era iniziato, e lì riuscirono a placarne la sete in modi indescrivibili e tremendi...solo i sacrifici al Dio potevanno lenire quella spaventosa voragine.

    Il resto è storia nota: dopo la nomina e gli accadimenti della riunione dei kage decise di risparire poichè ancora non era in grado di dare ad Oto ciò di cui aveva bisogno. Acquisire quel potere tanto anelato aveva, per assurdo, mandato per aria anni di preparazione per un qualcosa che ora difficilmente sembrava realizzabile: l’oscurità che ormai attanagliava la sua mente e il suo cuore era calata anche sul villaggio, divenuto spoglio di ninja e di entusiasmo.

    “ Ora che sai, sei pronta per vedere. “

    Con un saltello la ragazzina scese dal mobile e, avvicinandosi al mito affianco al quadro, infiló le dita in delle piccole fessure che, a prima vista, non sembravano nulla di più che irregolarità della roccia. Una lunga sequenza di movimenti, precisi ma troppo rapidi e prolungati per memorizzarne la sequenza, fece scattare un tick del tutto meccanico e l’enorme quadro si staccó dal muro di qualche millimetro.

    “ Benvenuta nella tana di Diogene ”

    L’accesso appena rivelato non era altro che ingresso nel covo del Mikawa, una zona della villa ignota agli stessi abitanti salvo qualche eccezione come Yachiru.
    Oltrepassata quella soglia l’ambiente attorno era completamente diverso dal resto della residenza. Lì si poteva vedere come fosse davvero la magione prima dell’opera di ristrutturazione di Aloysius.: nuda pietra, inospitale e terrificante, ricoperta da strati di polvere e ragnatele. Una scalinata a chiocciola, stretta e ripida, conduceva al piano interrato ma prima di scendere la jinkurichi avrebbe osservato la ragazzina infilare nuovamente le dita in un secondo antro del muro, praticamente impossibile da notare a prima vista.

    “ Meglio disattivare le trappole hihi “

    Ora che il passaggio era sicuro, la piccoletta dai cappelli rosa avrebbe esortato la compagna a seguirla per quello stretto e buio condotto nel quale avanzare senza la capacità di vedere al buio non era affatto facile. Doveva averlo fatto almeno cento volte per muoversi con tale disinvoltura: passarono tre punti nel quale il tunnel si diramava in tre direzioni ma la giusta scelta (centro, sinistra, sinistra) e il giusto codice di sblocco per le trappole avrebbe permesso loro di raggiungere il core della struttura in poco tempo. Era chiaro che il Mikawa si era inspirato ai labiritni del Palazzo della Vipera per il suo giaciglio e aveva delegato alle zampe chirurgiche delle donnole la costruzione dei vari tunnel segreti; si trovavno ora ad almeno 7-8 metri sotto terra, dove le fondamenta della villa erano state innalzate almeno un secolo prima.

    " Eiatsu concorda con me nel dire che questa è la parte più bella della villa...penso gli ricordi il suo obitorio. Vieni e attenta a dove metti i piedi. "


    Prese una lanternina di quelle ad olio, la accese e iniziò ad avanzare nella penombra tra le stanze; gli spazi dovevano essere enormi perchè ad ogni loro passo si generava un eco tale da rimbombare tra le alte volte del sopffitto. Ogni tanto la ragazzina si fdermava, in corrispondevza di targhette che denominavano la nuova zona, prima armeria, poi sala alta e poi ancora palestra 2...Ad ogni stanza sbloccava tramite il solito meccanismo l'accesso, dimostrando di possedere una memoria di ferro; ogni combinazione era composta da trentina di mosse e non c'era possibilità di errore. Tagliarono dritto, coprendo l'intero lato corto della villa, prima di fermarsi difronte alla loro meta finale: la Stanza del Sangue.

    " Siamo arrivati, aspetta qui. "

    La esortò. Poi si diresse ai due lati della nuova zona e accese delle fiaccole ivi posizionate per dare luminosità all'ambiente: era come una grotta naturale, piccolina e spoglia, ricoperta fino all'orlo di sangue. Nemmeno a dirlo, l'odore ferroso del liquido vitale pervadeva l'intero ambiente al punto da risultare nauseabondo per chiunque non fosse avvezzo ad un certo tipo di pratiche.



    Yachiru di addentrò per qualche passo nella vasca e, quando il sangue le arrivò agli stinchi, si mise in ginocchio, chinò il capo fino a sfiorare con la fronte lo specchio cremisi e chiuse le mani a mò di preghiera.

    " Fai comne me, le preghiere aiutano sempre. "

     
    .
  12.     Like  
     
    .
    Avatar

    Magistra Vitae

    Group
    Giocatori
    Posts
    828
    Reputation
    +91

    Status
    Offline

    I Segreti del Mikawa


    3

    L'intuito della ragazza, osservatrice attenta, l'aveva spinta ad esaminare più attentamente la parete su cui si stagliava l'enorme arazzo, ma senza l'intervento di Yachiru non si sarebbe mai accorta dei piccoli fori nel muro. Quando la sua manina fece scattare il congegno, il supporto della tela si sollevò quel tanto che bastava per permetter loro di intrufolarsi dietro di esso. La genin arretrò un passo, sorpresa, ma le bastò uno sguardo sulla ragazzina dai capelli rosa per farsi di nuovo avanti, decisa. Aveva espresso a voce alta i suoi pensieri, e Yachiru l'aveva reputata degna della sua fiducia. Non l'avrebbe tradita.

    Fai strada, per favore.

    Che Villa Mikawa nascondesse al suo interno numerosi segreti, era dato per scontato da tutti. Ma che sotto l'edificio si dipanasse un tale dedalo di scale e corridoi probabilmente nessuno l'avrebbe pensato. La parte sommersa della struttura era pari se non superiore a quella emersa, nella migliore tradizione del Villaggio del Suono. Se non fosse stato per Yachiru, Harumi si sarebbe persa già alla prima deviazione. Ma anche se fosse giunta fino alle fondamenta, non avrebbe saputo dove dirigersi a quel punto. La piccola invece trotterellava sicura precedendola, fermandosi solo di tanto in tanto per disattivare trappole o aprire serrature celate. Semplici tocchi delle dita, ma troppo complicati per memorizzarli senza un lungo studio, che invece alla bambina venivano naturali. La kunoichi si chiese quante volte Yachiru fosse venuta laggiù in compagnia del Mikawa, e soprattutto quante volte vi si fosse rifugiata da quando lui se n'era andato.

    Potresti rallentare? I gradini sono scivolosi...

    La piccola saltellava verso il basso con l'agilità di una capretta, ma Harumi dovette attendere che i suoi occhi si adattassero alla penombra prima di poterla seguire con disinvoltura. Le pareti in nuda roccia trasudavano umidità, e la temperatura si faceva man mano più fredda. Un breve brivido sorpresa la ragazza quando ormai erano giunti in fondo. Guidata dalla luce oscillante retta da Yachiru, Harumi superò diverse stanza, molte delle quali identificate da targhe. Si soffermò giusto un istante davanti all'armeria, prima di allungare il passo per evitare di rimanere indietro. Polvere e ragnatele la facevano da padrona, lì sotto, e la ragazza non poté che domandarsi se Anteras conoscesse quel posto. Evidentemente no, altrimenti avrebbe provveduto a ripulire come si deve. Ne era invece al corrente Eiatsu, il suo tutore-custode, ma l'eliminatore si era sempre guardato bene da fargliene parola. Chi sa quante altre cose le aveva tenuto nascosto fino ad ora.

    Siamo arrivati, aspetta qui.

    Le parole della bambina interruppero il flusso dei suoi pensieri, ed Harumi ritornò a fare attenzione su ciò che la circondava, rimanendo in attesa mentre Yachiru illuminava la stanza. Prima ancora che la luce si diffondesse però, un odore dolciastro raggiunse le sue narici. La kunoichi ispirò un paio di volte per studiare l'aroma, aspirando l'aria per farla depositare sulla lingua. Dolce, con un retrogusto metallico. Quasi come... Le fiaccole andarono a rischiarare la sala, immersa letteralmente nel sangue. Uno sconfinato lago di sangue occupava l'intera cripta, estendendosi anche oltre la portata del suo sguardo, perdendosi nell'oscurità. La giovane era consapevole che, almeno razionalmente, sarebbe dovuta inorridire di fronte a quello spettacolo, o per lo meno essere nauseata dall'odore, una volta scoperta l'origine. Invece, le risultava quasi piacevole, come il profumo di un dolce appena sfornato. La bambina era di spalle, quindi non se ne sarebbe accorta, ma per un istante le iridi di Harumi virarono sul giallo e la fessura si fece allungata, come quella dei predatori. Fu un attimo, e la ragazza tenne sotto controllo quel rigurgito d'odio come si fa con un conato di vomito. Attraverso l'olfatto, il più atavico dei sensi, la sua parte più sommersa era riemersa, agevolata dalle pulsioni costanti del demone dentro di lei. Ma la giovane non era debole, ed era venuta a patti con la sua metà oscura ormai. Chiuse gli occhi e si calmò, accettando la reazione che il liquido vitale vermiglio risvegliava in lei. Quando li riaprì, la bambina si era già inoltrata nella pozza, china in preghiera.

    Preghiere, eh?

    Harumi avanzò a sua volta, avvicinandosi alla piccola, ma lasciando tra di loro un poco di spazio. La osservò per un paio di secondi, poi si inginocchiò a sua volta. La sensazione del fluido che sciabordava sulla sue cosce, come le onde sulla battigia, era gradevole, sebbene la ragazza non potesse fare a meno di chiedersi da dove venisse quel sangue. O meglio, da chi venisse. Tante altre domande le si affollavano in testa. Come potesse rimanere perennemente allo stato liquido, ad esempio, o a cosa servisse quel luogo. I Mikawa erano i padroni del sangue, la storia delle loro origini glielo aveva confermato. Evidentemente Yachiru lo considerava una specie di tempio. Il rapporto di Harumi con le divinità era... complicato. La sua vita era stata all'insegna delle difficoltà fin da quando era nata, nessun potere sovrannaturale aveva mai vegliato su di lei. O almeno questo era ciò che avrebbe risposto un paio d'anni fa, prima di essere liberata dal suo triste destino e di trovare una nuova casa ad Oto. Quando avevano affrontato l'oscurità, lì a Villa Mikawa, aveva potuto rivedere sua madre. Il modo in cui l'aveva protetta a costo della sua vita le aveva fatto capire una cosa. Che, in realtà, il suo spirito non aveva mai smesso di vegliare su di lei. Perciò, sebbene non avesse una fede salda, per lo meno aveva iniziato a credere in qualcosa. Ma non si sarebbe accontentata di fidarsi delle parole altrui, avrebbe scoperto con le sue forze la sua verità dietro la cortina tra i due mondi. Con questi pensieri, giunse le mani e abbassò il capo, fino a specchiarsi sulla superficie cremisi.

    Mamma, ti prego, mostrami la via...


     
    .
  13.     +2   Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Fan
    Posts
    5,482
    Reputation
    +721
    Location
    Isernia (molise)

    Status
    Offline



    " amrashi Khorne comè indarutturi abe et ei rescuilutrui gheritetzu ei po ri Sangue et boi "

    Le due ragazze passarono diversi minuti in quella scomoda posizione; Yachiru aveva iniziato una lenta e cadenzata litania, tetra al punto da far sorgere delle domande alla sua compagna Otese. Il villaggio non era di certo un posto per "buoni" ma i suoi abitanti sapevano ancora distinguere le situazioni convenzionalmente accettate da quelle ogggettivamente macabre ed oscure...e quella circostanza aveva tutta l'aria di essere una di quelle. Nel farfuglio incomprensibile che usciva dalla bocca di quella voce bianca, ogni tanto si potevano sentire invocazioni a Khorne, chiunque esso fosse per Harumi, al sangue e alla guerraa. Non c'era altro modo che descriverlo come una vera e propria seduta demoniaca.

    " mmm non c'è solo la carne questa volta..."

    Fu come un sussurro, a malapena distinguibile e generato dall'aere stesso, sebbene certamente non rassicurante ed inumano. Qualora la genin avesse chiesto delucidazioni a Yachiru non avrebbe ricevuto alcuna risposta in quanto la ragazzina era ormai entrata in trance continuando a ripetere la invocazione e adoperandosi in quel movimento del corpo oscillatorio al limite del razionale. Stava accadendo qualcosa di malvaggio e, se la portatrice non se ne avesse ancoira preso piena coscienza, sarebbe stato il suo cercotero a metterla in guardia. Il Nibi doveva aver sentito fin da subito una strana presenza in quella vasca cremisi, ingombrante e malvaggia: forse aveva titubato nell'esortare cautala solo per curiosità di vedere cosa si celasse dietro quel chakra, a tratti simile ad uno tanto odiato già incontrato in passato. Aveva il dubbio che si trattasse di Lui, del suo nemico, ma non ne aveva la certezza poichè sentiva un'entità estranea ad Oto e alla sua infinita memoria. L'amica in ginocchio intanto piangeva e continuava a pregare sforzandosi di trattenere le lacrime, sebbene senza successo. Quindi prese a canticare con voce piena, scandendo bene le parole, e levando gli ultimi dubbi su cosa stesse accadendo ad un'incredula Harumi:

    " TeSChi PEr ilTrONo di KHORNe, SangUE per iIL SalvatoRe! Che poSSa disSEtarsI DEL sacrifiCIO, che pOSsa il suo CONTenitorE troVare TreguA! "

    Al primo movimento del corpo, una delle trappole del covo avrebbe colto in pieno la jinkurichi....non ci avev afatto caso ma, entrando in quell'ultima stanza, la sua guida non aveva effettuato il solito giochetto dei fori! Il lago di sangue mascherava perfettamente le botole sottostanti che, come delle mine, avrebbero fatto emergere degli acuminati spuntoni a cambio di pressione [1 SA Trappole -> Pot 15, Nera], Nemmeno a dirlo quell'attacco non era altro che il diversivo per la vera minaccia per la giovane kunoichi del Suono: si trovava nell'elemento del suo nemico, la condizione a lui pià favorevole in quanto manipolatore arrivato all'apice del controllo sanguigno [1 TA Pozza di Sangue ->2 pozze, 2 TA Sabbie Mobili -> Intralcio Grave + risucchio arti inferiori, For 850]. La poveretta era finita in una trappola e, per assurdo, ci era entrata con le sue stesse gambe! Se ne sarebbe accorta semplicemente troppo tardi, poichè avrebbe iniziato a sprofondare un istante dopo l'attivazione del meccanismo anche se il sangue aveva già fatto subdolamente presa sul suo corpo nel momento della preghiera.

    " Mi dispiace....nf nf...era l'unico modo. "

    Yachiru si era ovviamente portata lontana dalla scena, non essendo sotto l'effetto del chiiton, ma nel suo angolino si malediceva per quello che aveva appena fatto all'unica amica che avesse mai avuto. La verità, però, era che l'amore per Aloysius era troppo grande e lei avrebbe fatto di tutto, ma davvero di tutto, per riportarlo a casa.
    Sprofondando, Demone e portatrice avrebbero potuto vedere una sagoma comparire a circa 5 metri dalla superficie di sangue, ormai divenuto fangoso: il bozzo pian piano prese forma umane e la massa assunse i tratti inconfondibili del Kage scomparso, sebbene ancora non del tutto realistica [1 TB Khorne no Keshin].

    A2IfGXh

    Aloysius era lì tra loro e questo bastò per far scoppiare la piccolina in un pianto liberatorio di pura gioia. La voce però non era affatto la sua, bensì quella empia e innaturale udita poco prima da Harumi:

    " Ho sempre saputo di poter contare su di te, mia piccola servetta: finalmente mi hai portato un sacrificio degno! Ora rivelati a me, NEKOMATA! "



    Sabbie mobili?
    Villaggio: Personale
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può rendere le sue "pozze di sangue" fangose. Qualora un nemico dovesse finirvici sopra, verrà attratto con forza pari a quella dell'utilizzatore al suo interno. Causa intralcio grave alle zone in contatto con la Pozza; risucchia 2 unità a round. Se completamente immersi causa svenimento. Se trovato bersaglio, è' possibile tenerla attiva per massimo 3 round. Richiede Manipolazione del Sangue IV.Tipo: Ninjutsu - Chiiton
    Sottotipo:
    (Consumo: MedioAlto per pozza / Mantenimento: MedioBasso per pozza)
    [Da jonin in su]

    Pozza di Sangue
    Villaggio: Personale
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può creare una pozza o più pozze di sangue di forma circolare del raggio pari ad 1,5 metri ed immergersi completamente in essa o permettendo di immergere persone consenzienti o incoscienti, trattenendo il fiato per massimo 3 round. Ogni pozza la manipolazione di 3 Unità di sangue e può contenere fino a 5 unità di persone o esseri viventi, l'equipaggiamento posseduto non è mai conteggiato. La Pozza di Sangue occulta l'utilizzatore a tutti i sensi. L'utilizzatore può manipolare la Pozza, muovendola in tutte le direzioni. Se colpita, la pozza viene distrutta rivelando l'utilizzatore. Emergere richiede 1 slot azione/tecnica. Il mantenimento costa slot tecnica. E' considerata una Trappola; consuma slot tecnica base se utilizzata con la tecnica "Trappola Camuffata".Tipo: Ninjutsu - Chiiton
    Sottotipo:
    (Consumo: Medio per pozza / Mantenimento: Basso per pozza)
    [Slot Dimensionali Massimi: 20 ogni grado ninja]
    [Richiede Manipolazione del Sangue III]
    [Da chunin in su]

    Anatomia Sanguigna:L'utilizzatore è costituito completamente di sangue. I danni verranno percepiti come un qualsiasi altra persona; non può subire Rotture o Amputazioni. I danni subiti dall'organismo si suddividono equamente in ogni zona dell'organismo. Se utilizzata Immissione Vitale o Controllo Sanguigno, l'utilizzatore ottiene un bonus in resistenza nel round successivo tale utilizzo.


    Edited by DioGeNe - 19/12/2019, 18:14
     
    .
  14.     +1   Like  
     
    .
    Avatar

    Magistra Vitae

    Group
    Giocatori
    Posts
    828
    Reputation
    +91

    Status
    Offline

    I Segreti del Mikawa


    4

    Mentre annaspava nel sangue nel tentativo di non affogare, Harumi non poté fare a meno di chiedersi perché ogni qualvolta si recasse nelle fondamenta di Villa Mikawa qualcosa di malvagio cercasse di trascinarla nell'abisso, fosse un mare d'oscurità ribollente o il vermiglio fluido vitale. Sfortuna, o pessime scelte di vita. Eppure, ogni volta ci cascava di nuovo, senza mai imparare dai suoi errori. Una stupida, irrimediabile ottimista. In effetti, conosceva la ragione di tutto ciò. Era sempre la stessa, in fin dei conti. Il male era attratto da lei. Anzi, dal frammento di tenebra che lei custodiva, portandolo in grembo come un figlio. Alla fine, non era lei che volevano. Non era mai lei che cercavano. Per loro non era che un contenitore, un fattorino al massimo. Nessuno, quando la guardava con quegli occhi bramosi, vedeva lei, ma solo il demone al suo interno. Era come se lei non esistesse. Era sempre stato così, in fondo. Aveva vissuto come se fosse trasparente, fino al giorno in cui non era diventata la portatrice del due code. Solo da quel momento in poi l'avevano considerata, dandole un posto dove stare. Ma non per chi era, bensì per cosa era. Tali pensieri che aveva scacciato da lungo tempo riemergevano, man mano che la presa sanguigna su di lei si faceva più forte, lasciando emergere le sue paure più sepolte. E insieme, la sua rabbia repressa da una vita intera.

    Nekomata, Nekomata, ce l'hanno tutti con questo dannato Nekomata! Mai una volta che qualcuno voglia Harumi. Nekomata di qua, Nekomata di là! Nekomata Nekomata Nekomata... Volete il Nekomata? Ve lo dò io il Nekomata maledizione!

    Qualche minuto prima, la situazione era ancora tranquilla, anche se strana. Sotto qualsiasi punto di vista la si guardasse, quel rituale era tutto fuorché benevolo. Sacrilego era il primo termine che le veniva alla mente, ma anche maledetto si adattava molto bene. Forse per via di tutto quel sangue. O per la cantilena incomprensibile intonata dalla bambina in uno stato simile alla trance. Delle poche che riconosceva, una era Khorne, che aveva l'aria di essere un nome proprio. Di chi o cosa, solo i kami lo sapevano. Qualche divinità oscura, probabilmente, se era fortunata. Mancava solo che iniziasse a sentire misteriose presenze per completare il quadro.

    " mmm non c'è solo la carne questa volta..."

    Non mi piace questo posto.

    Non una, bensì due voci sconosciute giunsero alle sue orecchie. La prima, simile ad un sussurro nel vento, tanto flebile da farle credere di essersela immaginata. L'altra proveniente da un luogo lontano ed al contempo vicinissimo, quasi fosse dentro di lei. Un brivido freddo corse lungo la schiena della ragazza, spaventata da quelli che sembravano presenze spiritiche. Si guardò intorno senza scorgere nulla di anomalo rispetto a prima, se non la bambina sempre più persa nelle sue invocazioni oscure. Osservandola meglio, Harumi si accorse che le lacrime le scorrevano senza sosta lungo le guance piene. Sul suo volto un'espressione sofferente, che fece preoccupare la giovane, che si alzò, facendo un passo verso di lei.

    Ehi, Yachiru, tutto ben...

    TeSChi PEr ilTrONo di KHORNe, SangUE per iIL SalvatoRe! Che poSSa disSEtarsI DEL sacrifiCIO, che pOSsa il suo CONTenitorE troVare TreguA!

    La domanda fu interrotta dall'ultima invocazione della ragazzina, questa volta comprensibile alla kunoichi. Prima ancora che il suo cervello processasse le parole, tuttavia, con un clic soffocato dal fluido un meccanismo ai suoi piedi scattò e diversi spuntoni metallici le si impiantarono nel busto da ciascun lato. Solo il corpetto protettivo che portava sotto i vestiti impedì che la trappola la finisse sul posto [Danni]3 Leggere al Busto

    Corpetto in Cuoio [Protezione]
    Corpetto in cuoio indossabile che sopra i vestiti. Presenta una buona resistenza, offrendo all'utilizzatore una discreta protezione al busto.Tipo: Protezione - Supporto
    Dimensione: Mediogrande
    Quantità: 1
    (Potenza: 25 | Durezza: 3 | Crediti: 60)
    [Da genin in su]
    . Harumi sputò un fiotto di sangue, guardando incredula i pali acuminati che si stavano ritirando. L'ultima briciola di dubbio le fu tolta dal trasmutarsi sotto i suoi piedi del liquido in fanghiglia torbida, che iniziò ad attirarla verso il fondo con una forza irresistibile. L'istinto di sopravvivenza della ragazza, a lungo addormentato in un passato in cui aveva reputato la sua vita senza valore, era stato risvegliato da Eiatsu a forza di addestramenti severi e costanti. Mentre ancora la sua coscienza cercava di capacitarsi di cosa le stava accadendo il suo corpo rispose meccanicamente, cercando di sottrarsi dalla presa, ma inutilmente [Nota]La massima Forza che Harumi può raggiungere è BLU + 4 CAP +4 OVERCAP +3 CAP TS = 775
    775 < 850 quindi GG XD
    .

    Come si dice? La curiosità uccise il gatto, nya~?
    Simpatico, veramente simpatico. Se non fossi chiuso qua dentro rideresti poco...
    A proposito di questo, perché non l'hai avvertita, nya~?
    Tu che sei una parte di lei, ma trai la tua forza da me, dovresti saperlo...
    Ah già, lei non può sentirti, nyahaha.
    E DI CHI PENSI CHE SIA LA COLPA? Ha una personalità così contorta da soffocarmi ogni volta che cerco di riemergere, e per colpa di quel dannato sigillo messo giù in fretta e furia ci riesce pure! Riusciamo a parlarci solo se scende lei di sua spontanea volontà, o se qualche orrore le causa un trauma sufficiente da spedirla qua sotto...
    A proposito, non sembra che dovrai aspettare poi tanto, nya.

    Inconsapevole del dialogo che Matatabi e Harumi oscura stavano intrattenendo dentro di lei, la giovane si era ripresa dalla sorpresa iniziale e si stava spremendo le meningi per cavarsi d'impiccio. Al contempo però, non poteva che considerare tutto ciò come un enorme fraintendimento. Non poteva veramente credere che Yachiru, la dolce Yachiru, la stesse veramente usando come sacrificio. Di sicuro era stata traviata da qualcosa di malvagio. Oppure... Harumi rimase a bocca aperta. Di fronte a lei il fango cremisi si stava plasmando, fino ad assumere fattezze umane. Una figura di sangue, dall'aspetto di Diogene Mikawa. Possibile che fosse rimasto lì per tutto il tempo, fin dalla sua scomparsa?! Il chakra di cui l'intera cripta era immersa era chiaramente il suo, anche se mescolato a qualcos'altro. Come lo sapesse, visto che la kunoichi non possedeva doti da sensitivo, era un mistero, ma nella concitazione del momento non ci fece neppure caso. Non poteva sapere che la voce del Nibi, per lei muta, raggiungeva a tratti il suo inconscio. Così, insieme alla conoscenza, si fece largo la rabbia. Da principio sorda, indistinta, tanto che la ragazza la ritenne naturale per la situazione. Era stata ingannata, tradita da persone di cui si fidava. Ancora.

    Quale che fosse il motivo, Harumi non sarebbe rimasta immobile ad attendere la sua sorte. Quei tempi erano passati per sempre ormai. Portata una mano dietro la schiena, senza farsi vedere attivò una carta bomba, lasciandola cadere alle sue spalle dopo aver impostato il timer. Contò i secondi lentamente, per non sbagliare, eseguendo con il corretto tempismo tutte le azioni che aveva programmato. I capelli le si allungarono ad avvilupparle il corpo un istante prima della deflagrazione, e il suo pugno irrorato di chakra si abbatté sulla superficie semifluida di fronte a sé allo stesso momento [S.A. I e II, S.T. I]Cartabomba I [Bomba]
    La cartabomba è un piccolo foglio sul quale è inciso un fuuinjutsu: causa una potente esplosione di diametro pari a 1,5 metri quando attivata; entro un raggio di 3 metri causa danni dimezzati. L'attivazione è percepibile tramite udito, vista e tatto; è possibile scegliere il tempo dell'esplosione, da tre secondi fino a 30 ore.Tipo: Speciale - Ustione
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 1
    (Potenza: 30 | Durezza: 1 | Crediti: 45)
    [Da genin in su]

    Simulacro di Spine - Marin Jizou
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può rendere i propri capelli molto resistenti, trasformandoli in una difesa resistente ed efficace, in grado di proteggere e danneggiare l'avversario. I capelli avvolgeranno completamente l'utilizzatore e concederanno una protezione di potenza pari a 15. La coperta di capelli risulterà dannosa per qualsiasi attaccante, che subirà un danno di potenza 5 se toccata la coperta di spine a mani nude.Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    Sottotipo: Supporto
    (Consumo: Medio)
    [Da studente in su]

    Tocco Distruttivo (Base)
    Arte: L'utilizzatore può danneggiare gli oggetti con gli attacchi corpo a corpo; la potenza del colpo non armato contro oggetti e armi è aumentata di 10 ogni consumo ½ Basso. Non aumenta la potenza contro avversari. (Consumo: ½ Basso a colpo ogni 10 di potenza
    [Consumo massimo: 2 Bassi])

    [Da genin in su]

    Potenza complessiva dell'attacco: 80
    (30 Cartabomba I + 10 Colpo Senz'arma +40 Chakra distruttivo [2 Bassi])
    Danno subito: 1 Leggera e 1/2 Diffusa

    Non so se alle tecniche derivate che richiedono Unità manipolate si applichino le stesse regole di rottura dei costrutti delle manipolazioni, ma ci provo per scena nel caso.
    . Una fontana di sangue eruttò tutto intorno al corpo della fanciulla, ricoprendola di vermiglio. Harumi digrignò i denti, non tanto per il dolore del contraccolpo, quanto per la furia che le stava facendo salire il sangue alla testa. Un sentimento solo in parte giustificabile dal dolore che aveva colpito il suo animo per quel tradimento inaspettato. La maggior parte era infatti un odio puro, a lungo coltivato, per la persona che si ergeva, ancora informe, nel lago di sangue.

    Fammi uscire!

    Harumi scorlò la testa, scacciando quella voce molesta dalla sua testa e cercando di mantenere il controllo delle sue azioni, ma non riusciva a spostare i suoi occhi iniettati di sangue dalla figura del kokage. Si sarebbe tagliata un braccio per poterlo prendere a pugni, o una coda.

    Se mi lasciasse prendere il controllo anche solo per un minuto lo schiaccerei, quel bastardo di un Mikawa!
    Il suo corpo non resisterebbe, nya, lo sai benissimo. Anche se magari non ti interessa. E poi, non ti ha già battuto una volta quando eri nel pieno delle tue forze, nya?
    GRRRR... L'ho solo sottovalutato e se ne è approfittato, ma non farò due volte lo stesso errore...
    Sì, certo... Guardala, sta lottando con tutte le sue forze per cavarsela senza di noi. Non è adorabile, nyahaha?
    Il coraggio non le manca, ma è inutile, non può farcela.
    Parli per esperienza personale, nya?

    Ho sempre saputo di poter contare su di te, mia piccola servetta: finalmente mi hai portato un sacrificio degno! Ora rivelati a me, NEKOMATA!

    La frase pronunciata dalla sagoma di sangue condensato zitti tutti, producendo una serie di reazioni disparate nei presenti. Yachiru scoppiò a piangere per la gioia, mescolato a senso di colpa. Harumi, strinse i pugni fino a far uscire alcune gocce di sangue dai palmi martoriati. Matatabi ruggì di rabbia. Harumi oscura, o il gatto come la chiamavano, iniziò a ridere a crepapelle.

    Tu... Non sei Diogene...

    Ormai ad un passo dall'essere capace di controllarsi, la kunoichi mormorò con disgusto quelle poche parole.

    Lui... Non chiamerebbe mai Yachiru... Servetta...

    Chi se ne frega di come chiama quella puttanella, fammi uscire!

    La giovane chiuse gli occhi, per zittire il grido di odio che le martellava in testa ormai chiaramente percepibile ed afferrò un kunai dalla sacca dietro la schiena, non ancora sommersa. Aveva bisogno di un'ultima prova, anche se per ottenerla avrebbe dovuto macchiarsi di un crimine orribile per lei, a cui una cosa sola importava nella vita. La sua famiglia. Scagliò con forza l'arma verso la bambina distratta dall'apparizione del suo patrigno, mirando al braccio. La lama le avrebbe appena sfiorato la pelle, causandole un danno superficiale. Ma con gli ultimi sprazzi di lucidità rimastegli, Harumi se ne sarebbe accertata: il vero Diogene l'avrebbe protetta, senza se e senza ma [S.A. III]Potenza 8, Forza Blu+3

    [Impasto] Basso +3 Forza

    Kunai [Distanza]
    Piccoli pugnali a lama quadrangolare, affilati sui due angoli stretti; alla fine dell'impugnatura (grande appena per una mano) si trova un buco, per permettere di utilizzarli con fili o in combinazione con altre armi. I kunai hanno gittata pari a 15 metri. Possono essere utilizzati anche come AdCC.Tipo: Da Lancio/Lama - Taglio/Perforazione
    Dimensione: Piccola
    Quantità: 8
    (Potenza: 8 | Durezza: 3 | Crediti: 10)
    [Da studente in su]
    .

    Perdonami, Yachiru...

    Ma perdonami cosa, quella mocciosa ti ha tradito! Come tutti gli altri! Quando lo capirai, maledetta ragazzina? A nessuno frega un cazzo di te! Fammi uscire!

    Certo che... Sei insistente...

    In quel momento, l'ondata mondante d'odio si ritrasse un istante per la sorpresa del Demone a Due Code. Allora alla fine era riuscito a farle arrivare la sua voce. Solo i kami sapeva quanti notti aveva urlato la sua rabbia e la sua disperazione ad un cielo nero muto ai suoi lamenti, dentro la prigione che gli uomini avevano eretto per lui. Una prigione di carne e sangue, con un anima a pezzi e nessuna speranza per il futuro. Eppure lei, a differenza sua, si era rialzata ed era andata avanti. Matatabi l'avrebbe aggiunta ai bersagli del suo odio, se non fosse stato che in quell'istante, prima di risalire, lei si era girata per tendergli la mano. Era stata la prima a non dimenticarlo, in quell'abisso buio. Gli aveva dato una scintilla di speranza. Eppure, una volta andatasene, la sua voce non l'aveva più raggiunta. Fino a quel momento almeno. Il momento di toccante riunione fu interrotto dalla voce di Harumi, ma con un tono che non le apparteneva.

    Nekomata, Nekomata, ce l'hanno tutti con questo dannato Nekomata! Mai una volta che qualcuno voglia Harumi. Nekomata di qua, Nekomata di là! Nekomata Nekomata Nekomata... Volete il Nekomata? Ve lo dò io il Nekomata maledizione!

    Tra i due litiganti, il terzo gode. Harumi sorrise, mostrando i canini affilati. Battè le palpebre, e nel farlo rivelò le iridi ferine gialle. Giunse le mani, componendo un unico sigillo [S.T. II] Tecnica della Trasformazione - Henge no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Capra (1)
    L'utilizzatore può cambiare il proprio aspetto. Le dimensioni possono essere maggiorata o diminuita al massimo del 50% rispetto le proprie dimensioni reali. La trasformazione permette di assumere le caratteristiche tecniche dell'oggetto in cui trasformati oppure ottenere armi naturali se possedute dall'animale trasformato. Le potenzialità devono essere parigrado l'utilizzatore, non è possibile ottenere una protezione fisica e non è possibile ottenere capacità di movimento non possedute dallo shinobi. È possibile applicare questa tecnica anche in combinazione con un altro shinobi, unendo i due in uno stesso aspetto fittizio. Solamente uno dei due shinobi avrà il controllo delle nuove sembianze ma entrambi dovranno pagare il costo di attivazione. Subire un danno pari o superiore a leggera causerà lo scioglimento della tecnica. Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: Basso )
    [Da studente in su]
    . Il profilo della giovane, che fosse riuscita a liberarsi o meno dalla costrizione del sangue, fu avvolto dal fumo. Nel dipanarsi, il mostro di sangue avrebbe scorto un Nekomata in miniatura, ma grande comunque quasi il doppio di una persona normale, che ondeggiava le due code e ringhiava contro di lui, sopraffatto dall'odio. Per ciò che incarnava, il più grande dei nemici, Diogene Mikawa. Per il tradimento che le aveva inflitto. Per l'inganno di farsi passare per il capoclan. Ma altrettanto odio circolava nel corpo della ragazza rivolto verso il suo interno. Per la stupidità di Harumi, che si ostinava a credere in un futuro migliore. Per la furia cieca di Matatabi, che al contrario si era lasciato andare alla più cupa disperazione. Per l'arroganza del Gatto, che conosceva un solo modo per risolvere i problemi, l'inganno e la violenza. Lì sotto, nelle viscere di Villa Mikawa, dove lo sguardo dei kami non arrivava, nessuno era innocente. E nessuno si sarebbe salvato dal compiere il suo destino.


     
    .
  15.     +1   Like  
     
    .
    Avatar

    « Let alone yourself. »

    Group
    Giocatori
    Posts
    8,735
    Reputation
    +469

    Status
    Anonymous

    Continua da qui.

    Lascio a Gene e Historia decidere se il post si inserisce nella loro giocata o se parte un filone successivo separato.

    La Nemesi era stata precisa.

    Non appena il Flagello era riapparso, aveva nell'ordine rapidamente tracciato Fuuinjutsu Inarrestabili [2]
    Arte: L'utilizzatore può imporre in simboli le proprie tecniche ninjutsu e genjutsu e decidendo il metodo d'attivazione. Tali scelte non devono essere scorrette, sleali o antisportive. L'attivazione del fuuinjutsu deve avvenire entro 1 ora, altrimenti si scioglierà senza effetti. L'attivazione richiede slot azione/tecnica. È possibile rilasciare un Fuuinjutsu Inarrestabile per round.(Consumo: pari al costo d'attivazione)
    [Da jonin in su]
    su di sé un ulteriore simbolo, rilasciato la presa sul mondo naturale e di nuovo sigillatoChakra Nullo
    Villaggio: Specializzazione
    Posizioni Magiche: Tocco (0)
    L'utilizzatore può azzerare il proprio flusso di chakra, rendendosi completamente occultato nei confronti delle abilità di percezione dei Sensitivi e qualsiasi forma d'individuazione del chakra. Non sarà possibile utilizzare il chakra mentre mantenuta attiva la tecnica.Tipo: Fuuinjutsu - Ninpou
    Sottotipo:
    (Consumo: Basso)
    [Da chunin in su]
    il proprio chakra, così da rendere praticamente impossibile percepirlo tramite il chakra, data la finestra di due o tre secondi che aveva creato. Sempre uno con la notteRivestimento Mimetico [Meccanismo]
    Tramite un rivestimento posto in qualsiasi protezione, l'utilizzatore potrà mimetizzarsi con l' ambiente circostante. L'utilizzatore può considerarsi sotto un occultamento parziale finché non compie azioni offensive.Tipo: Speciale - Supporto
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 1
    (Potenza: 0 | Durezza: 0 | Crediti: 25)
    [Da studente in su]

    Mantello [Protezione]
    Lungo indumento munito di cappuccio che copre il corpo dal collo fino ai piedi, pur lasciando un'ottima libertà di movimento. Utile per nascondere le proprie azioni.Tipo: Protezione - Supporto
    Dimensione: Gigante
    Quantità: 1
    (Potenza: 5 | Durezza: 2 | Crediti: 60)
    [Da genin in su]
    , gli ci era voluto anche meno del previsto ad arrivare dove si trovava ora, davanti ad un'antica porta in legno massiccio, con alle spalle un lungo viale fiocamente illuminato da quella pochissima luce lunare che filtrava dalle nubi.

    L'Immortale non aveva dubbi di essere già stato individuato dagli abitanti di quella che era nota come Villa Mikawa. Se così non fosse stato, la reputazione del Garth dei Mikawa ne avrebbe risentito. Per questo non aveva bussato: semplicemente si era limitato ad arrivare fino davanti alla porta. Al contempo, era improbabile che lo avessero riconosciuto: il suo volto era celato, e così il suo chakra. Certo, la Nemesi, tramite i ricordi di Deveraux Yotsuki, gli aveva rivelato che Oto aveva raccolto alcune informazioni su di lui e sui suoi movimenti, ma era comunque plausibile che non fosse stato riconosciuto, dato che tra l'altro aveva cortesemente evitato di far mangiare al nuovo Guardiano i suoi intestini e non aveva nemmeno distrutto la porta.

    Invece, si limitò a parlare.

    8O6O7AR

    « Sono qui per cambiare il futuro del continente. »

    Una pausa, per ascoltare le sirene lontane e quegli sciocchi che probabilmente brancolavano nel buio al South Gate.

    « Dite al Garth che il Flagello Immortale desidera un confronto con lui in un luogo schermato da tutti. »

    L'uomo con una benda sull'occhio sarebbe riuscito a dominare i suoi sentimenti e scorgere le irrinunciabili opportunità che si nascondevano dietro quelle parole?

    OFF GAME

    Jeral, Flagello Immortale

    Nukenin S | Energia Nera


    Vitalità: 20/20
    Danni: /
    Status: /
    Buff: Rigenerazione x5 (Vitalità ed Energia Vitale);
    Rigenerazione x 1.5 (Chakra)
    Chakra: 1345/1500
    Spese di Chakra:

    -1x 75 [Fuuinjutsu Inarrestabili, dati sul mio foro.]
    -1x Basso (10)[Chakra Nullo]
    _________________

    Angolo Commenti

    At long last! Qua si cambierà il corso degli eventi sul foro :guru:

     
    .
390 replies since 2/11/2007, 23:19   12098 views
  Share  
.