Villa Mikawa

Residenza di Aloysius Diogenes

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    Rivelazioni



    Rimase lievemente stupito dalla rivelazione di Yachiru, meraviglia che non si preoccupò tuttavia di mostrare.

    Due giorni, accidenti... beh c'è da dire che l'intensità dello sforzo non è stata affatto da sottovalutare... però, accidenti, due giorni!

    Ancora pensieroso lo shinobi rivolse l'attenzione a Matsumoto.
    Non si aspettava che il suo grezzo umorismo venisse preso così di petto, a dirla tutta non si sarebbe aspettato quella risposta, quantomeno non proprio in quella forma. La cosa gli strappò un secondo sorriso.


    A beh, quantomeno non ne dovresti essere delusa allora.

    Diede un tono scherzoso e al contempo conclusivo, sarebbe potuto andare avanti per giorni, il suo cervello partoriva questo genere di stupidaggini con una velocità che aveva dell'incredibile, tuttavia, visto che non rientrava minimamente in quel caso, non voleva fare la figura del M.D.F.
    Guardando la bambina e la donna tuttavia qualcosa non gli tornava: quella era veramente casa del Mikawa?
    La prima volta che mise piede li dentro l'ambiente era del tutto differente, quasi una caserma militare di cui il colosso rosso era il generale, un ambiente adatto a lui insomma. Gli risultava estremamente difficile immaginare l'otese in un ambiente differente dal campo di battaglia o con un sorriso diverso da quello dato dal piacere di togliere la vita al proprio avversario.
    Quei piccoli pensieri vennero subito mondati gentilmente da Matsumoto, se era Raizen l'uomo in questione ad una donna simile bastava ben poco: una scollatura come quella.
    Parlando chiaro non è che Raizen, come sopra specificato, fosse un M.D.F. Semplicemente aveva una passione per un certo genere di cose, e di quel genere di cose la subordinata di Aloysius ne aveva in abbondanza.
    Senza proferir parola il konohaniano sfilò la maglietta e mise il termometro sotto l'ascella, conosceva gli stetoscopi, e generalmente quei dannati affarini gelidi non si accontentavano mai dell'addome, dovevano farti rabbrividire dal ventre sino al collo.
    Denudò il torace con pochi gesti, mostrando un torso nerboruto e asciutto, forse troppo asciutto, ma dopotutto era da un po' che non mangiava un pasto decente, la vita che faceva non era tra le migliori e non aveva certo tempo di stare ai fornelli, tuttavia la sua mole era tutt'altro che impensierita da quel momentaneo dimagrimento, rimaneva sempre un colosso, il colosso di Konoha.
    La cosa che avrebbe incuriosito maggiormente un occhio attento tuttavia sarebbero state le piccole cicatrici che formavano sulla pelle di Raizen una trama precisa e accurata a forma di squame, un piccolo ricordo del suo contratto d'evocazione.
    Mentre Matsumoto faceva quella che pareva essere una visita ormai di routine fece il suo ingresso l'otese.


    20 ore in condizioni critiche... cosa diavolo ho rischiato?
    Cosa diavolo mi è successo?


    Questa volta toccò a Diogene distoglierlo dai suoi pensieri, anche se non riuscì a mascherare la sua preoccupazione trovò comunque il modo di rispondergli.

    “Dura” è un eufemismo, credimi, potendo scavare nei miei ricordi mi crederesti il tuo parente più vicino per il sangue che ho perso senza tirare le cuoia.

    Rise sommessamente per poi prestare attenzione a Matsumoto, anche se non avrebbe mai voluto farlo.
    Rimase impietrito da quelle notizie, shockato era la parola più adatta, abbastanza da non curarsi minimamente della donna che gli sfilava il termometro e annunciava ai presenti il suo stato di salute ormai del tutto ripristinata.
    Il tutto venne prepotentemente assorbito dal ronzio assordante di poche parole:
    apertura involontaria di prima e seconda porta.
    Fu come un fulmine, un rapidissimo giavellotto attraversò i suoi ricordi perforando e cucendo assieme quelli strettamente legati a quella rivelazione.
    Venne preso dal panico più totale. Tese la mano dinnanzi a se come a voler allontanare un terribile mostro, ancora tremante prese a parlare.



    N-non sono tr-roppo ignorante Matsumoto, comprendo ben più di quanto le mie dimensioni, collegate a tristi luoghi comuni, lascino immaginare.

    Mentre parlava riuscì a tranquillizzarsi quanto bastava da non balbettare, tuttavia avevano fatto un errore, ma era normale, senza conoscere la sua storia e senza le strumentazioni giuste che in quella casa potevano mancare era del tutto plausibile.

    Tuttavia vi mancava un piccolo pezzo per avere il puzzle intero...
    ...e renderlo più realistico.


    Sospirò.

    Basandomi su ciò che hai detto e su ciò che ho passato, è evidente il mio problema non è da limitarsi ad un solo episodio, anzi, è ben diverso, è ben più grave.
    Questa non è stata la prima volta che ho dato di testa, già poco dopo la promozione a genin mi successe la stessa cosa, vista la gravità di ciò che accadde si può dire che fosse solamente una “piccola” crisi dovuta all'apertura della prima porta.
    Più tardi, quando appresi la tecnica di manipolazione del vento che mi contraddistingue ne ebbi una seconda, simile a questa anche se meno potente.
    La prima la ebbi poco dopo il mio primo vagito, e probabilmente, inconsciamente fui io, poco prima della nascita ad uccidere mia madre, in un momento delicato come quello del parto è probabile che io abbia aggiunto qualche complicazione.
    Non è un apertura casuale, è incapacità, da parte del mio organismo, di mantenere chiusi quegli argini che normalmente rimangono sigillati.
    Per questo i draghi, fidati seguaci conosciuti durante l'addestramento al controllo della mia abilità, mossi da compassione e da gratitudine per aver salvato due membri delle loro fila mi imposero questo sigillo, utili ad arginare quella fuoriuscita di chakra.

    Chinò il capo sconsolato, si sentiva un po' un menomato. Inoltre aveva omesso, per ignoranza più che per altro, che tutte le volte che si era “sentito male” il suo corpo non era più sotto il suo controllo, bensì era un'altra entità che si sostituiva a lui in una logorante battaglia per conquistare la libertà.

    Tuttavia pare che la malattia sia degenerativa. Quando voi mi avete assistito si stava aprendo la 3 porta, ciò vuol dire che più il tempo passa più porte ci sono il rischio che si aprano.
    Non posso correre quel rischio. Ne va della mia vita come avete avuto modo di osservare.


    Aveva un aria grave.

    Per cui devo chiedervi un'altro favore: ora che le avete chiuse dovete sigillare le porte, evocherò un drago, colui che mi ha impresso il sigillo, aveva intuito tutto questo, quindi sarà sicuramente d'aiuto al vostro compito, sempre se accetterete.
    Il mio fisico non ne risentirà, se non per il chakra che ho a disposizione: ovviamente calerà vertiginosamente, perderò probabilmente anche la possibilità di usare la mia abilità innata, ma è meglio che perdere la vita.


    Dopo aver esposto tutti i suoi pensieri si focalizzò sull'otese.

    Dovrei parlare solamente con te ora, ovviamente se credi che Matsumoto e Yachiru possano ascoltare non mi faccio problemi.

    Avrebbe aspettato delle reazioni alla sua frase per poi riprendere a parlare.

    Temo che Livon mi abbia giocato un brutto tiro.
    Non so quanto le mie parole possano infastidirti Mikawa...


    Pareva non fosse del tutto sicuro di dover dire ciò che. Mentre parlava pochi secondi prima, era maturato nella sua testa.

    Temo che il fabbro “infernale” mi abbia affidato una katana maledetta.

    Storse la bocca per poi continuare.

    Potrebbe sembrarti incredibile, ma da quando quella spada ha fatto la comparsa al mio fianco non ho avuto pace: Livon si è liberato di una spada maledetta.

    Leggendo il volto di Raizen, Diogene, non avrebbe scorto la benchè minima ombra di menzogna, il ninja era sincero, o almeno, nel suo delirio, pensava di esserlo.

    Da quando l'ho impugnata sono stato perseguitato da delle terribili entità, le stesse che mi hanno definitivamente mandato fuori controllo attanagliandomi la mente.

    Sospirò nuovamente, ancora più incupito.

    Una volta sigillate le porte dovremmo recarci da lui.

    Attese una risposta immobile, si scostò solamente per poggiare la schiena al muro, stare in equilibrio cominciava a dargli fastidio alla schiena.

    Quando siete pronti evocherò il drago.

    Appena ricevuto un segnale avrebbe evocato kubomi per dirgli di convocare il grande medico.
    Dopo qualche minuto sarebbe apparso da un enorme nuvola di fumo un drago altrettanto grande, lungo venti metri si attorcigliò fuori dalla finestra in attesa.


    Grazie Tekuro-san, abbiamo scoperto il motivo del sigillo.

    Sapeva di non parlare con uno studipo e che quindi sarebbero bastate quelle parole per far comprendere al draco la gravità della chiamata, dal canto suo il grosso drago parve preoccuparsi.

    Tranquillo, non abbiamo modificato nulla, ma grazie al tuo aiuto lo faremo, purtroppo la malattia è degenerativa, bisogna sigillare le porte.

    Il rettile si sfregò qualche volta il mento con le mani mentre rifletteva.

    Uhm uhmmm.

    Non parlò, ma dal modo in cui abandonò la sua posizione parve rimandare il tutto a più tardi.

    Bene allora, se non volete invecchiare qui giovani umani io sono pronto.

    Raizen annuì lanciando uno sguardo a Diogene per riceverne il via libera.
     
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    Non era certo una bella situazione quella che il colosso della foglia stava vivendo. Fu per questo che rimasi sorpreso nel vedere il modo in cui reagì alla notizia: dopo un iniziale momento di titubanza la sua voce divenne più ferma e con grande calma espose sia la verità che si celava dietro l'accaduto sia le possibili conseguenze che sarebbero potute scature dal tentare di porvi rimedio. I draghi, le creature con le quali si era legato con il sangue, parevano essere in grado di fare meglio dei medici miei alleati...il chakra di Raizen era particolare e probabilmente solo quelle antiche creature avrebbero potuto sigillare le porte del suo sistema circolatorio.

    " Non ti preoccupare...puoi fidarti di loro."

    Dissi al ninja riguardo la presenza delle due kunoichi. Tuttavia la confessione di Raizen non mi meravigliò poi molto. Secondo lui la katana che tempo addietro Livon, il più noto e abile fabbro tra i Mikawa di tutto il continente, gli diede era maledetta. Non ne rimasi sorpreso perchè, in effetti, io conoscevo davvero poco il mistico Mikawa. Certo parlavamo tra di noi come cugini, ci rispettavamo a vicenda, ma non sapevo qual'era la sua storia e le sue ambizioni...Sapevo solo che la sua famiglia era radicata nella storia del clan sin dai tempi della fondazione e che anche se non adoperasse alla Rosa godeva di grande rispetto del Consiglio.

    " Un viaggio sul monte Rufy si può sempre fare..."

    Dissi sorridendo. Livon era custode si segreti anche può grandi di quelli legate alle sue armi, andarlo a trovare non sarebbe stata una perdita di tempo. Tuttavia, in ogni caso, c'era prima da stabilizzare le condizioni di Raizen; questo infatti evoco una delle sue creature leggendarie che, a quanto pareva, conosceva perfettamente l'entità del problema. Una creatura possente la cui presenza incuteva un certo timore, lo stesso che potei leggere negli occhi di Matsumo nell'osservare l'evocazione. Quella sarebbe stata un'occasione più unica che rara per vedere jutsu di livello superiore: arti dimenticate dagli shinobi e ora custodite gelosamente dai sapienti Draghi. Con interessi guardai ciò che il rettile stava per compiere così, con un chiaro gesto si assenso diedi il mio benestare:

    "Procedi pure."

     
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    Rilascio.




    Raizen annuì grave, dando a Tekuro l’ultimo consenso di cui necessitava.
    Qualche rapido sigillo da parte del drago e dopo l’imposizione delle mani sulla fronte di Raizen questo cadde in un sonno profondo, immobile, ben più vicino alla morte di quanto un sonno normale concedesse.
    Addormentato il colosso di Konoha Tekuro si girò verso l’otese.


    Sei curioso, piccolo otese, ma per quanto il tuo sguardo possa essere affilato non potrà comprendere ciò che agli occhi è invisibile, l’essenziale: l’esperienza.
    A te, come alla donna, non basterebbero 4 vite per tentare di imitare ciò che farò a breve, ma non prendetela a male, si tratta solo di tempo e purtroppo agli esseri umani non ne è stato concesso tanto.


    Il grande drago chiuse gli occhi, pareva essere turbato.

    A questo mondo non sono tante le cose che possono impensierire un antico sciamano come me, tuttavia, forse per quella che voi chiamereste “veneranda età” ho compreso che ogni vita, anche la più breve, ha un valore inestimabile. Per noi, Raizen, ha un valore ancora più elevato, sotto il suo viso strafottente alberga un cuore nobile, tuttavia, in onore di quel valore ho bisogno di rivelarvi che altrettanto nobile non è la sua materia grigia.

    Sospirò nuovamente, pareva non essere del tutto sicuro di ciò che faceva.

    Questo shinobi… è folle.
    Non lo è sempre stato, e neanche lo è diventato per qualche sua azione sconsiderata, semplicemente il destino gli è stato avverso. Un piccolo difetto fisico ha compromesso parte del suo cervello … ma non dilunghiamoci troppo sugli aspetti medici. Io e la mia specie gli siamo debitori di 3 vite e il sigillo che porta sul ventre è il nostro modo di aiutarlo, tuttavia non è stato sufficiente, l’esubero di chakra ha bruciato qualche sua cellula celebrale, tuttavia il chakra ha una duplice natura, e le cellule perse sono recuperabili, ciò che dovete temere è la sua ignoranza.
    Gran parte della vita di quest’uomo si è sorretta su delle immagini, su delle storie, su delle sensazioni inesistenti, comprenderlo in una sola volta potrebbe essere un colpo troppo duro, per questo dovrete assecondarlo per qualche tempo. Se mai vi ha parlato delle sue abilità, o del suo passato, sappiate solamente che le prime erano frutto di un corpo e di una mente che cercava di non cedere sotto la sua stessa potenza mentre il secondo è il parto di una mente disadattata. Fortunatamente è ben temprato, la ripresa potrebbe essere ben più rapida del normale.
    Non so quanto cara vi sia la sua vita, ma se l’avete voluta preservare non vi costerà troppo continuare a farlo per un altro po’ di tempo.


    Posizionò le mani a formare il sigillo del cavallo e dopo un lieve sbuffo di fumo vi comparvero 4 rotoli di dimensioni considerevoli.

    Queste sono le quattro chiavi, i quattro draghi. Abbiate cura di disporre i rotoli in modo che ognuno di essi sia in linea con un punto cardinale, dopodichè passatemi i lembi di tutti e quattro.

    Dopo aver impartito i pochi ordini con la lentezza e la calma di chi ha trascorso una vita troppo lunga per preoccuparsi del tempo che trascorre il drago compose un nuovo sigillo, questa volta i rotoli che comparvero erano di normali dimensioni, ed erano tre. Come i precedenti una volta srotolati si sarebbe potuta leggere una fitta quanto incomprensibile scrittura che li ricopriva interamente.
    Uno dei tre rotoli più piccoli venne srotolato per il lungo nel corpo disteso del colosso, mentre gli altri due, una volta srotolati, si sarebbero incrociati nella fronte formando una X.
    Tutti e tre i rotoli, sapientemente disposti dal rettile, si sarebbero incrociati nel mezzo di un cerchio che riportava al suo interno l’unico ideogramma che avevano in comune.


    Prima di poter sciogliere il sigillo nel ventre occorre arginare per sempre le porte, non vanno del tutto represse, la cosa danneggerebbe il sistema circolatorio e tutto l’organismo visto che ne bloccherebbe un intero troncone, praticamente strozzeremo le vie d’uscita.

    Tekuro allora cominciò una lunga cantilena, un sussurro più che una melodia, e lentamente gli ideogrammi presero vita, formando una lenta processione che li portava al centro del cerchio in cui si sovrapponevano i rotoli, appena il primo vi giunse sia il ritmo del sussurro, che la velocità di spostamento degli ideogrammi aumentò vertiginosamente mentre un foro pareva aprirsi nei rotoli per contenere quelle informazioni.
    Quando la corsa terminò il drago unì le mani nella posizione della tigre: il rito si era concluso.


    Abbiamo terminato la prima parte.

    Non aveva il fiatone, tuttavia era evidente che quel processo l’avesse stremato.

    Come vi avevo detto questo serviva a imprimere le strozzature al sistema, ora però è rimasto in circolo troppo chakra, per cui va sciolto il sigillo presente sul ventre.
    Una volta disposti i rotoli non toccateli per nessuna ragione, saranno i contenitori del chakra in eccesso, e di disturbato è più che sufficiente uno, non baderò alla vita di eventuali disertori di quest’ultimo ordine.


    Si fece passare i lembi dei quattro rotoli disponendoli in maniera che formassero un quadrato attorno allo shinobi di konoha.

    Non è il primo sigillo che viene scritto questo, la chiave non può essere trasferita dai rotoli ad un altro tramite, anche se Raizen ne ha per un momento incrinato la resistenza non ci sarebbe comunque modo di scioglierlo del tutto.
    Ricordate di non toccare i rotoli.


    I presenti osservando i rotoli li dispiegati avrebbero notato che non erano scritti così fitti come quelli dei rotoli utilizzati in precedenza, bensì era come se tra le varie righe ci fossero dei pezzi mancanti.

    Ora, per favore, fate silenzio.

    Preso qualche minuto per scendere in un profondo stato di trance il drago prese a comporre un numero abbastanza esteso di sigilli, completati i quali emise un flebile sussurro, un richiamo quasi.
    Al termine del piccolo rito apparve dal tantien del drago un’affusolata mano di chakra che colpì con una violenza incredibile il centro del sigillo che Raizen portava su di se, tuttavia il corpo non ne risentì, non si mosse minimamente. Una volta riemersa la mano sembrava essere ricoperta degli stessi ideogrammi incisi nei rotoli.


    Rilascio.

    Appena pronunciata la parola accaddero più cose contemporaneamente: la mano si schiuse per poi scomparire, lasciando ricadere gli ideogrammi che, come dei pulcini infreddoliti, strisciarono verso i rotoli, nel contempo quelli ivi presenti si erano orientati verso la mano appena scomparsa per lasciare il posto a quelli che tornavano.
    Il sigillo era stato sciolto.
    Il drago emise un lungo respiro, osservandolo Diogene avrebbe potuto notare come fosse lievemente dimagrito, probabilmente quei riti se eseguiti da un essere umano l’avrebbero portato alla morte ben prima della loro conclusione.


    Qui ho terminato, quando si riprenderà dite al ragazzo che ho fatto ciò che ritenevo più opportuno e nient’altro!
    Capirà tutto col tempo.


    Uno sbuffo di fumo annunciò la dipartita del prezioso alleato di Raizen e di tutto il suo materiale utilizzato per i sigilli.

    […]

    Raizen avrebbe riaperto gli occhi dopo altri 2 giorni di riposo, lievemente stordito, ma in piena forma.
    Non trovando più il sigillo dei quattro draghi impresso nel suo busto avrebbe chiesto al primo essere senziente cosa fosse accaduto in quel lasso di tempo.

     
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    Quello che accadde in quella stanza superò persino le conseguenze di vivere una vita impregnata dei segreti di Oto. Le tecniche che vidi quel giorno non riuscii mai ad emularle...ma che dico, non riuscii mai a comprenderle. La saggezza dell'antica creatura superava quella di ogni altro ninja conosciuto; ogni sua parola era carica di un significato che, sebbene fosse duro ammetterlo, non eravamo in grado di comprendere pienamente. I concetti, seppure espressi con la lingua comune, appartenevano ad un altro piano in cui idee come la morte assumevano un significato del tutto particolare.
    Raizen aveva il privilegio di potersi avvicinare ad una simile fonte di conoscenza; si era guadagnato quell'onore valutato come l'importanza di 3 vite...io ne avrei pagate cento per attingere dal suo stesso calice! In ogni caso il rituale fu lungo ed impegnativo...la prima parte serviva per affievolire il passaggio di chakra "attraverso" le otto porte mentre la seconda consisteva nella rimozione del sigillo e la dispersione del chakra in eccesso immagazzinato nel corpo del gigante di Konoha. Ebbene, probabilmente entrambi quegli interventi erano fuori portata per tutti o quasi i jonin più esperti delle pratiche mediche.
    Scoprire della pazzia di Raizen, poi, fu un duro colpo. Davvero le conoscenze di quel ninja provenivano da mere illusioni? Possibile che la scalata al potere da lui intrapresa poggiasse su fondamenta del tutto instabili? Il drago così aveva detto ed arrivati a questo punto era da sciocchi pensare che le sue parole fossero cariche di menzogne...

    " Glie lo dirò..."

    Il drago si congedò, portando con se i mistici rotoli utilizzati per il rituale.

    " Yachiru che ne dici se resti tu con il nostro ospite questa sera. Matsumoto ed io non ci siamo questa sera."

    " Ok Gene, mai hai visto cosa ha fatto quel drago?!?!?! E' stato bellissimo!!!"

    " Si, ma vorrei che non ne parlassi con nessuno, tantomeno con Raizen, qualora dovesse svegliarsi. Vorrei essere io a riferirgli tutto."

    " Uffa! Va bene ma ad una condizione: domani sera mi porti nel Bosco dei Sussurri a caccia di mostri!"

    " Aaaaaaah siamo d'accordo. "

    ::: Due giorni dopo :::

    Questa volta il primo volto noto che il colosso avrebbe visto sarebbe stato il mio. La camera da letto ospitava solo noi due...erano le quattro del pomeriggio e nuvole cariche di pioggia coprivano tutta Oto.

    " E' tuo diritto sapere cosa ti è accaduto Raizen. Le previsioni dei miei medici erano corrette ma, come sospettavo, il motivo di quei sintomi era per noi inarrivabile. Il drago ha detto di dirmi che ha fatto ciò che riteneva più opportuno. Dopo aver posto rimedio alle tue porte del chakra, ha eseguito un secondo rituale: come puoi vedere il sigillo sul tuo ventre è sparito. Capirai con il tempo, così ha detto. "

    Attesi dunque qualche minuto, il tempo necessario al ninja per assimilare quelle parole. Poi avrei continuato con con il medesimo toni di voce deciso di poco prima:

    " Raizen, per me puoi restare qui il tempo che vuoi...ma cosa hai intenzione di fare ora? Continuare nel piano si sembra avventato...Qualche giorno fa mi avevi detto di voler andare a trovare Livon; mi sembra un'ottima idea, l'aria di montagna accelererà il recupero del corpo e alla tua mente. "

    L'evocazione aveva detto di assecondare a follia del combattente; secondo lui la katana del fabbro Mikawa era maledetta...forse scoprire la verità a riguardo avrebbe accelerato il suo ritorno alla realtà. Lo Shinobi avrebbe dovuto trovare da solo la via per risolvere i suoi problemi. Certo, io lo avrei tenuto d'occhio e gli avrei dato una mano, se necessario, perchè nelle sue attuali condizioni avrebbe potuto compromettere i nostri piani e questo non potevo permetterlo.

     
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    Pulci







    Certo quello che aspettava Raizen non era certamente un gioioso risveglio, all’esterno la giornata minacciava pioggia e all’interno la faccia dell’otese non prometteva nulla di meglio.
    Chieste notizie sul drago e sull’accaduto venne spiegato a Raizen il processo di cura per il suo eccesso di chakra. Sospirò grave prima di parlare.


    Hai un buon team medico, sono stati in pochi ad azzeccare la mia patologia, il che è davvero pessimo, pare che non ci fosse da scherzare eh?

    Disse, mentre pensava ad altro, mentre si domandava perché parlava con quell’uomo. Credeva di aver superato quei dubbi, ma a quanto pare la sua spada, oltre che inseparabile compagna di battaglie era anche una preziosa e sincera alleata.

    Per quanto riguarda la mia salute stai tranquillo, quelle dei draghi sono aspirine belle forti, sono già in forze, e poi non vorrei tradire le mie apparenze.

    Ironizzò sul proprio fisico, mentre poggiava i piedi sul freddo pavimento. Una sensazione particolarmente sgradevole in quel momento, soprattutto perché interrompeva quel filo di pensieri che diventava sempre più inquietante, assumendo aspetti davvero poco rassicuranti.

    No Aloysius, purtroppo devo metterlo nuovamente in attesa, mi scoccia venir meno alla mia parte di accordi ma non posso fare altro.
    Pare che Livon mi abbia dato una spada canterina.


    E pare non canti nulla di buono

    Aggiunse tra se e se. Non voleva immaginare che il suo fosse solamente un fortuito caso e che ciò che era successo alle mura di Oto doveva succedere in realtà in quelle di Kiri.

    Si, comunque si. Mi recherò seduta stante da Livon, questa spada ormai è carica di troppi cattivi presagi, quindi non è decisamente il momento di inoltrarsi ancora per vie pericolose.
    Tuttavia vorrei recarmi da solo presso Livon.


    Due Mikawa nella stessa stanza sarebbero decisamente troppi, si disse, senza lasciar trapelare alcunchè dal suo viso, prima o poi avrebbe dovuto ringraziare qualche dio per le sue doti interpretative. Non riflettè troppo invece su quale tipo di "ripresa" parlava Diogene, dicendosi che era riferita al recupero del fisico probabilmente.

    Inoltre è probabile che mi fermi pure da lui, ti farò avere presto mie notizie, riguardo ogni evenienza.

    Si alzò tranquillamente e recuperati i suoi averi si avvicinò nuovamente a Diogene, e nonostante la pulce nell’orecchio si facesse sempre più fastidiosa gli disse sinceramente:

    Non temere, il fato ti ha permesso di incontrare la tomba più profonda in cui seppellire le tue parole.
    E non credere che metterla dentro un’altra la renderà più sicura, potresti sbagliarti.


    Battè sulla spalla dell’otese dandogli il tempo di ribattere prima di accomiatarsi e dirigersi alle mura
     
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    Raizen prese la scelta migliore, per fortuna. Aveva dei problemi personali da risolvere e, in quelle condizioni, mi serviva a ben poco. Era un ottimo alleato, forte e con il giusto spirito...ma ora quel guerriero doveva ritrovarsi e capire chi fosse realmente. Scelse di raggiungere Livon in solitaria, una scelta saggia e, visti i miei numerosi impegni per il reclutamento, necessaria. Credevo difficile che il mastro Mikawa avesse dato al ragazzo una katana maledetta; lui stesso, poco prima di andarcene, mi aveva confessato che in quel metallo risiedeva un potere enorme...ma con costrutti di questa natura non bisognava dare nulla per scontato. In ogni caso il nerboruto fabbro avrebbe dato le dovute spiegazioni e, chissà, facendo luce sul caso avrebbe indirettamente avvicinato il colosso della Foglia alla guarigione.

    " Ricordi la via? E' diverso tempo che sei allettato...la scalata del monte Rufy non è così leggera ahahahah"

    Dissi per rendere la conversazione più leggera. Poi l'ospite si alzò e pronunciò parole che, onestamente, rasserenarono almeno di un briciolo il mio animo irrequieto. Non avevo stretto con il sangue il patto che legava me e il gigante di Konoha; sentivo tuttavia che il suo animo era nobile e pieno di principi...un legame forse ancora più ferreo di quello sancito dall'antica tecnica dei miei avi.

    " Passa per il South...non faranno domande."

     
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  7. Roronoa™
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    L'inizio!







    Tutto inizia con una scelta, e noi l'avevamo presa!
    Come saette, due Yotsuki si muovevano per Oto. Uno spettacolo più unico che raro!
    Bypassando l'indovinello, e quindi il Neko Senzai, avevamo deciso di raggiungere la Villa del Mikawa. I motivi erano molteplici, inutile elencarli. Nella mia mente l'ordine regnava sovrano.
    Sapevo come muovermi, cosa dire... e questo era dovuto al fatto che ero convinto delle mie decisioni!
    Non ero più solo: al mio fianco avevo un altro Yotsuki. Forte, fiero, potente ed intelligente.
    Gli stemmi del clan, trapuntati sui mantelli, rilasciavano potenza allo stato puro. Il mio sguardo era duro e determinato.

    Fu facile trovare la villa del Mikawa, fu meno semplice prepararsi psicologicamente all'incontro.
    Non avevo più il timore di venire pestato a sangue, ma all'interno teoricamente poteva succedere qualsiasi cosa.
    Ero fiducioso a dire il vero, il mio progetto era ambizioso e abbastanza pronto! Dovevo sistemare qualche dettaglio, ma prima di concludere i preparativi desideravo ricevere qualche sua spiegazione e un consiglio per il viaggio a Kumo! Inoltre, Daisuke doveva uscire dalla casa pienamente convinto!

    Quello che stavamo per fare, noi semplici Genin, era un qualcosa di epico.
    Una "muraglia" di acciaio grigio, limpido e ben lavorato delimitava la proprietà del Mikawa.
    Nel caso il cancello principale fosse aperto, sarei entrato senza problemi e senza particolari avvisi.
    Sarebbe stato inutile e deleterio tentare di occultarsi. Dovevamo essere alla luce del sole, e sopratutto trasparenti.
    Procedendo verso la casa, molto simile alla mia, i miei sensi erano pronti a captare qualsiasi anomalia.

    Se nessuno sarebbe intervenuto, fermandoci, ormai giunti davanti all'enorme portone di legno massiccio avrei bussato. Tre possenti colpi si sarebbero propagati per quasi tutta la dimora.

    - Speriamo ci sia qualcuno - Mormorai, attendendo l'arrivo del Jonin o di un suo maggiordomo!




     
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    Il cancello in ferro battuto era aperto e i due ninja avrebbero potuto iniziare a percorrere il lungo viale alla cui fine prendeva posto la villa. Ogni singola cosa sembrava nuova ed estremamente ben curata...i lavori erano finiti da poco e ora tutto era al suo posto. Oltre i giardini, i quali costeggiavano la strada in pietrisco, i due ragazzi avrebbero potuto intravedere sulla sinistra il lago con l'adiacente pineta. C'era fermento da quelle parti, un gruppo di donne ed uomini sembrava divertirsi e le loro risate si sentivano fin sulla strada.
    Continuando verso l'abitazione, l'incontro con due chiassose figure sarebbe stato inevitabile.

    png

    " Finnian mi spieghi perchè siamo le uniche persone a lavorare oggi?!?!?!"

    " PERCHE'?! Perchè, grazie a te, ieri non abbiamo finito di ripulire tutto il giardino! Come vorrei andare a lago...ma se finiamo presto possiamo raggiungere gli altri!"

    " Oh guarda...due ospiti!"

    A meno di particolari azioni, i due Yotsuki sarebbero stati notati in largo ritardo. La domestica si sarebbe dunque alzata a terra e, pulendosi maldestramente le ginocchia, avrebbe esordito così:

    " Benvenuti! Io sono May, la domestica, e lui è Finnian, il giardiniere."

    " Ciao!"

    " Ma immagino voi vogliate parlare con il padrone! Non so se è in casa ma vale la pena tentare! Finnian finisci tu qui, ok? Seguitemi."

    E senza dare tempo di replicare alla compagna, avrebbe preso sottobraccio i nuovi arrivati e si sarebbe allontanata dal posto. Ai due ninja sarebbe apparso palese che stava cercando un pretesto per non svolgere l'incarico assegnato. In poco tempo arrivarono all'altezza del maneggio e May riprese a parlare, mentre a passo spedito avanzavano verso la meta.

    " Non che non mi fidi di voi, ma è prassi che io vi chieda la vostra identità e lo scopo per il quale siete qui. Aloyius non da molte importanza a queste cose, farebbe entrare il suo più odiato nemico all'interno della residenza, ma il mio superiore non è d'accordo. "

     
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    Villa Mikawa






    Non era proprio nel mio stile girare per Oto indossando il mantello del clan, attirammo un bel po' di attenzione, ma mi piacque. Non mi ero mai sentito così tanto vicino al clan. Ci stavamo recando a Villa Mikawa, in quanto Deveraux, dopo aver ascoltato il mio parere, aveva deciso che avremmo fatto visita al jonin otese. Sembrava che tenesse particolarmente in conto la mia opinione. Era da così tanto che non godevo della presenza di un amico, soprattutto non di un amico Yotsuki. Mi stavo facendo prendere dall'entusiasmo, anche se dall'esterno difficilmente qualcuno avrebbe potuto capirlo, per tutti questi avvenimenti. Senza contare che stavo per incontrare una vecchia conoscenza: Aloysius Mikawa, guardiano di un gate, un vero gigante, sia fisicamente che come ninja.
    Mentre cercavo di ricordare il nostro incontro alle mura di Oto, vidi la sua villa. Doveva avere una passione per le mura, vista la recinzione intorno alla sua abitazione, ma fortunatamente trovammo aperto il cancello in ferro. Percorrendo il viale che portava alla casa del Mikawa notai come ogni particolare era curato, sembrava che il tempo non scorresse per Villa Mikawa, forse grazie a delle recenti restaurazioni o ad una cura maniacale perpetrata nel tempo.
    Delle risate attirarono la mia attenzione, della gente festeggiava vicino ad un laghetto. Senza distrarmi proseguii, al fianco del mio compagno, fino ad incontrare due persone che non sembravano molto contente del compito assegnato loro che si presentarono come May e Finnian, rispettivamente domestica e giardiniere.

    « Buongiorno, potrebbe dir... »


    Non feci in tempo a parlare che la ragazza mi prese sottobraccio: aveva capito che volevamo discutere con Diogenes e ci stava accompagnando da loro. Non gradii come prese confidenza, ma cercai di ignorarla, non eravamo qui per provocare un battibecco. Se la domestica non aveva voglia di lavorare non era un problema mio.
    Camminando di buona lena arrivammo fino al maneggio, dove la ragazza ricominciò a parlare. Dalle sue parole capii quanto il jonin si sentisse al sicuro nella sua residenza, nella quale avrebbe fatto entrare anche il suo peggior nemico, parole di May. In ogni caso, il superiore della domestica pretendeva che ci fosse chiesta la nostra identità e il motivo della visita. Sperai che avesse ricevuto qualche addestramento, a prima vista non mi sembrava un ostacolo per eventuali malintenzionati. Anche se il vero ostacolo sarebbe stato il jonin che abitava all'interno della casa. Personalmente, anche se non avessi trovato problemi a superare la domestica, non avrei mai sfidato il padrone della villa. Mai.
    Prima di presentarmi guardai Deveraux, annuendo leggermente, volevo fargli capire che avrei detto la verità, anche se mi sembrava scontato.

    « Sono Daisuke Yotsuki, genin di Oto. Chiediamo di poter parlare con Aloysius »


    Non approfondii sul motivo della richiesta, lasciando la parola al mio compagno. Avrebbe scelto lui quanto dire alla domestica e, se fossi stato al posto suo, mi sarei fidato pienamente di chi aveva ottenuto la fiducia del Mikawa.
     
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    Primo ostacolo - Una domestica da convincere?







    Non eravamo soli in quel giardino ben curato.
    Poco lontano, alla nostra sinistra, nei pressi di una pineta bagnata da un piccolo lago, sembrava esserci una festa.
    Sentivo delle risate, nulla di più.

    Non riuscivo ad immaginare il gigante tra fiumi di birra e amici, ma nemmeno come un individuo che mette a disposizione la sua proprietà per feste. Che fossero operai in pausa?

    Continuai ad avanzare al fianco di Daisuke, ignorando le risate. Non tutti però si stavano divertendo, infatti, a differenza di altri, due individui erano al lavoro. Il loro ruolo forse non consentiva pause e gli effetti si vedevano: il giardino della villa era perfetto, niente sporcizia, manto d'erba senza difetti, insomma, facevano bene il loro lavoro.

    CITAZIONE
    " Oh guarda...due ospiti!"

    Sorrisi amichevolmente, notando lo strano comportamento della ragazza. Si era alzata subito, troppo velocemente. Che il suo ruolo all'interno della villa fosse un altro?

    - Salve -

    Non ci fu il tempo per dialogare. Dopo i semplici saluti, che precedono spesso le presentazioni, May si "avventò" su di noi. Ci prese sottobraccio e ci portò via, verso il maneggio distante qualche decina di metri dal giardiniere.
    Divenni leggermente rosso.
    Nell'imbarazzo iniziale spostai delicatamente il braccio avvinghiato dalla giovane, mantenendo il sorriso. Ovviamente non avrei dato la sensazione di voler uscire dalla sua presa, anche perchè stavo bene. Mi ero posizionato per colpire in caso la situazione fosse degenerata.
    Se May avesse tentato di agire contro di noi avrei provato a spaccarle la spalla, sfruttando la mia notevole forza fisica.

    Quasi raggiunto il maneggio, lontano dal giardiniere e da orecchie indiscrete, May svelò il suo vero ruolo nella Villa.
    Primo controllo sugli ospiti. Prevedibile.


    CITAZIONE
    " Non che non mi fidi di voi, ma è prassi che io vi chieda la vostra identità e lo scopo per il quale siete qui. Aloyius non da molte importanza a queste cose, farebbe entrare il suo più odiato nemico all'interno della residenza, ma il mio superiore non è d'accordo. "

    Dalle sue parole estrapolai moltissime informazioni. Esisteva una scala gerarchica, con il Mikawa in cima alla piramide.
    Tra la "domestica" e Diogenes esistevano altre figure e per una villa quel tipo di organizzazione, anche se non conoscevamo i vari dettagli, sembrava eccessiva. La domanda da farsi era semplice: che qualcosa c'entrava con il tentativo di migliorare Oto?
    Ricordavo come nel suo ufficio al Gate Diogenes aveva tentato di mettermi in difficoltà, ma che poi si era lasciato andare a considerazioni
    jpg
    molto simili alle mie, seppur più approfondite. Quei ideali non erano ben accetti, ecco spiegato il motivo di tanto riguardo.
    Comunque, avrei rivelato tranquillamente nome e scopo per cui eravamo lì.
    Mi voltai verso Daisuke, intercettando il suo sguardo e il suo cenno. Avrebbe detto la verità, anzi, doveva dirla! Senza chiedere nessun permesso o altro!
    Sorrisi quando ascoltai le parole del mio compagno. Aveva saltato la parte più importante, lasciandola al sottoscritto.

    - Deveraux Yotsuki, Genin di Oto... siamo qui per parlare con il Jonin Presi una pausa, cercando di attirare maggiormente la sua attenzione.
    Avrei parlato in codice.
    - Siamo due Genin usciti dalle tane ... con un progetto da esporre al vostro capo! - Daisuke avrebbe colto facilmente l'analogia con il biglietto che aveva letto nella sua casa.











     
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    I due ragazzi risposero con un tono di voce particolare, tipico di chi ha ponderato attentamente su cosa dire. May non ricevette nè più nè meno di quello di si aspettava; avevano svelato le loro identità ma dei loro intenti avrebbero parlato solo con Aloysius. Molto bene.
    La cosa interessante era che i genin di Oto avevano subito compreso chi fosse in realtà quella ragazzina dall'aspetto buffo e i movimenti goffi...era suo compito capire se gli ospiti della villa erano effettivamente chi affermavano di essere. Bastò l'amichevole presa per gli arti per classificare il livello di preparazione fisica dei due shinobi; inoltre May era aggiornata sui ninja presenti al villaggio e ricordava perfettamente i nomi dei due membri del clan Yotsuki. A meno di particolari abilità o un'esperienza notevole nel campo del travestimento e del raggiro, quei due erano proprio Deveraux e Daisuke.

    " Molto bene ragazzi. Per fortuna la villa è al momento semivuota quindi non sarete disturbati. Come dicevo, non è detto che il padrone sia qui, in genere esce all'alba per andare al Gate o rimane rinchiuso in palestra per due o tre giorni."

    Salirono la scalinata e giunsero finalmente alla porta d'ingresso. May cercò di aprirla ma le grosse ante di legno non avanzarono di un centimetro.

    " Strano. In genere è sempre aperta..."

    Ed estrasse da sotto il grembiule una grossa chiave di bronzo lunga circa trenta centimetri. Fece X giri e la serratura scattò permettendo ai tre di entrare nell'abitazione. Le vile degli Yotsuki erano entrambe abitazioni di alto profilo dunque i due si sarebbero sentiti in qualche modo di casa circondati dallo sfarzo e l'eleganza degli interni su cui ora posavano gli occhi. Le cinque porte che si affacciavano su quell'ampio spazio erano tutte chiuse; solo sul lato destro le due aperture del muro permettevano di intravedere alcune teche in vetro, armature e quadri...forse una collezione a tema, ma era difficile dirlo dalla posizione in cui May fece fermare i due ospiti.

    " Potete attendere qui mentre io vado a cercare qualcuno. Volete del the? O magari qualcosa di più forte."

    Qualunque fosse stata la risposta la ragazza avrebbe salito le scale per scomparire alla vista degli otesi.
    Salvo azioni specifiche i minuti sarebbero trascorsi lentamente e nessuno avrebbe accolto i due genin...

    ::: Palestra :::

    " Diogene, ci sono Deveraux e Daisuke Yotsuki che vogliono parlarti. "

    " Di già! Bene...facciamoli attendere un po per saggiare quanto sia forte il loro spirito...intanto vai a chiamare Tanaka."



    CITAZIONE
    OT: Mi siete piaciuti; vediamo come vi comportate ora :guru:

    EDIT: Avente inteso a che gioco sto giocando? :guru:
    Confido nel fatto che non vi salverete il mio post per poi andarvelo a ripescare quando servirà. Leggete con attenzione; una volta che avrete risposto mi sentirò libero di censurare informazioni di ogni tipo :what:



    Edited by DioGeNe - 11/10/2012, 22:44
     
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    Attesa






    Dopo che mi presentai, fu il turno di Deveraux che, nel dire il motivo della nostra visita, parlò in modo enigmatico, dicendo tutto e niente. Dei genin usciti dalle tane, eh? In effetti è una descrizione che mi calza a pennello... Comunque, davanti a May, non disse neanche una parola sul nostro progetto, ma solo che ne avremmo parlato con il Mikawa. Sfortunatamente la domestica ci informò che spesso il jonin usciva presto per recarsi alle mura, quindi c'era la probabilità che avessimo fatto un viaggio a vuoto, ma sempre meglio che cercarlo durante un allenamento. Non mi piaceva molto l'idea di interromperlo mentre si trovava nella palestra, soprattutto se era abituato a rinchiudercisi per diversi giorni.
    Salimmo le scale che portavano all'imponente portone d'ingresso, che era stranamente chiuso. May fece spuntare dal grembiule un'enorme chiave metallica, che sembrava fin troppo grossa per essere stata nascosta per tutto questo tempo, un po' come un coniglio in un cappello. Dopo due scatti, che non potevano che provenire da una serratura a prova di scasso, la porta si aprì, lasciandoci entrare. Nonostante possedessi una casa altrettanto bella, la differenza fra la mia villa e questa era enorme. Per prima cosa, i domestici erano un sogno lontano, non avevo uno stipendio abbastanza alto da permettermeli, di conseguenza dovevo curare da solo tutta la casa, giardino compreso. Secondo, vista la fatica derivante dal sistemare il giardino e la depandance che usavo più spesso, l'edifico principale era vuoto e anonimo. Come Deveraux aveva potuto notare poco tempo prima, l'arredamento era un po' carente, avevo tenuto solo lo stretto necessario, regalando tutti i mobili che precedentemente occupavano la casa al villaggio di Oto. Magari a quest'ora erano all'ospedale, o in amministrazione, oppure nel camino del Kokage, chi lo sa... Fatto sta, che a casa mia non era presente alcuna teca esposta, né armature in bella mostra. Forse era rimasto un quadro, in qualche stanza, ma ne dubito. Avevo cercato di cancellare ogni ricordo del passato, mi provocavano troppo dolore.
    May si congedò, chiedendo se desideravamo qualcosa da bere. Non sapevo che fare: rifiutare mi sembrava scortese, ma accettare qualcosa di più forte di un the era alquanto fuori luogo. Era raro che bevessi qualcosa di alcolico, figuriamoci prima di incontrare un ninja di grado superiore. Bene, che the sia.

    « Prendo volentieri un the, possibilmente senza zucchero, grazie »


    Dopo la risposta di Deveraux, vidi scomparire la domestica oltre delle scale. Lasciai passare qualche secondo, prima di aprire bocca. Non avevo parlato molto con il mio compagno e, prima di arrivare davanti a Diogene con pareri contrastanti, era meglio mettersi d'accordo.

    « Non è la prima volta che incontro Aloysius. Una volta, tornando da un viaggio, fu lui a fermarmi al Gate, per accertarsi della mia identità. Sfortunatamente non potei farci conoscenza, visto che un ninja sconosciuto si presentò, chiedendo di parlare con lui. Te come lo hai conosciuto? Vorrei capire perché ti fidi così tanto di lui e perché pensi che sia stato lui a scrivere il biglietto.
    Ah, e mi spieghi come hai fatto ad ottenere uno di questi? »


    Indicai il suo mantello: non era come il mio, la fattura era molto più pregiata, i simboli più elaborati e, dulcis in fundo, dimostrava la sua importanza all'interno del clan. Né io, né mio fratello prima di me, eravamo riusciti a conquistarne uno, nonostante il nostro talento. Già, mio fratello. Prima o poi, probabilmente, Deveraux mi avrebbe chiesto di lui, in fondo gli anziani avevano tagliato corto nella spiegazione sulla sua scomparsa e in molti avevano dei dubbi, ma nessuno li aveva mai manifestati. Se me lo avesse chiesto avrebbe capito perché avevo deciso di partecipare al suo progetto, un po' della spazzatura del clan mi riguardava molto da vicino.
    Nel frattempo, nessuno sembrava preoccuparsi di doverci accogliere.
     
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    Durante l'attesa...







    Ascoltate le nostre presentazioni e lo scopo per cui eravamo lì, May ci accompagnò nella dimora del Colosso.
    Il suo "molto bene" suonò come "avete superato la prova". Di certo non potevo essere felice per cosi poco, ma se dovevo essere sincero ero curioso di conoscere le abilità della giovane!
    Chiederlo al Mikawa sarebbe stato un azzardo; per ora mi sarei tenuto dentro la mia curiosità.
    Speravo che Diogene fosse in casa. In caso contrario avrei raggiunto il Gate, non sarei tornato a casa senza nulla.

    Ormai giunti di fronte alla porta d'ingresso May estrasse una grossa e unica chiave dal suo stretto grembiule. La porta era stranamente chiusa secondo la domestica, forse il Mikawa era realmente in casa. Rimasi stupito quando disse che solitamente il Jonin si rinchiudeva in palestra per giorni interi.
    Per un attimo pensai di aver avuto un espressione abbastanza sconvolta.
    Mostruoso! Io in palestra massimo un pomeriggio.

    Nonostante l'impazienza, che occultavo perfettamente dietro al solito sorriso, feci caso a qualsiasi particolare.
    Nel caso dovevamo fuggire dalla dimora del Mikawa dovevo conoscere ogni singolo dettaglio. Dovevo essere pronto a qualsiasi evenienza, ma sopratutto dovevo abituarmi a quel modo di pensare. A Kumo ogni singolo cittadino sarebbe stato un potenziale pericolo.
    Dopo due giri il meccanismo della porta scattò.

    Entrati nell'abitazione fummo accecati dallo sfarzo della casa Mikawa.
    Anche io abitavo in una villa, anche abbastanza grande, ma all'interno oltre a mobili pregiati non avevo niente di così particolare.
    Non persi molto tempo ad "assaporare" il potere del Mikawa.
    Eravamo in una vasta sala con cinque porte ai lati.
    Ero concentrato e pronto! Ogni singolo dettaglio del progetto sembrava filare!
    Il mio obiettivo era anche quello di rafforzare il legame con il Jonin.
    Ero un ninja di Oto pronto a mettersi in gioco, sfruttando un viaggio che avrei comunque fatto.

    CITAZIONE
    " Potete attendere qui mentre io vado a cercare qualcuno. Volete del the? O magari qualcosa di più forte."

    - Niente grazie, sto bene così -

    Daisuke invece ne approfittò per un bel thè!

    Prese le ordinazioni May si congedò, sparendo dalla nostra vista.
    Con lo sguardo a terra attesi l'arrivo del Jonin.

    CITAZIONE
    « Non è la prima volta che incontro Aloysius. Una volta, tornando da un viaggio, fu lui a fermarmi al Gate, per accertarsi della mia identità. Sfortunatamente non potei farci conoscenza, visto che un ninja sconosciuto si presentò, chiedendo di parlare con lui. Te come lo hai conosciuto? Vorrei capire perché ti fidi così tanto di lui e perché pensi che sia stato lui a scrivere il biglietto.
    Ah, e mi spieghi come hai fatto ad ottenere uno di questi? »

    Alzai il capo, guardando Daisuke con un espressione abbastanza indecifrabile. Domande lecite, avrei dato risposta.

    - Ah se l'hai già incontrato molto meglio.- Mi schiarii la voce.
    - Ho avuto il suo nome durante il corso Genin che ho svolto in qualità di sensei. Dopo un conflitto con alcuni ninja ne interrogai uno tramite jutsu ed ebbi il nome del Mikawa. - Perchè interrogavo qualsiasi shinobi da me sconfitto? Per ottenere risposte riguardo l'assassinio di mio padre, ucciso all'East Gate. Se ora ero interessato al viaggio verso Kumo, mio padre era comunque il chiodo fisso nel mio cervello.
    - Andai al Gate dove lui lavora e feci alcune affermazioni abbastanza pericolose ma vere. Dopo un po' di resistenza il Mikawa si è lasciato andare a considerazioni pesanti ed approfondite, tipiche del suo grado.
    Perchè mi fidavo di lui? Bella domanda.
    - Non mi fido ciecamente di lui... sò solo che la pensa quasi come me, e quindi essendo di alto grado voglio confrontarmi con lui. - Feci una pausa, per poi aggiungere. - Il mio punto di vista può essere considerato quasi anti accademico. Parlarne con altri ninja può costarmi caro. - Cercai di sorridere, ma ci riuscii a malapena.

    - Sul biglietto non ho la certezza che sia stato a lui a scriverlo - Pronunciate queste parole presi in mano il mio mantello.
    Lì c'era molto da dire!

    - Ho ricevuto questo mantello dopo aver addestrato due neo Genin del nostro clan. - Fui sincero con lui.
    - Non è molto come servizio svolto, ma all'interno di esso sono un po' raccomandato. Mio padre è stato ucciso durante l'assalto all'East Gate e quindi, essendo cresciuto nel quartier generale, mi hanno preso tutti in simpatia.- Descrissi in quel modo la mia infanzia. Fu un capitolo della mia vita di cui non andavo molto fiero, e che volevo dimenticare alla svelta.
    - Faccio pena un po' a tutti forse - Dissi quasi ridendo.
    Volevo rendere meno drammatico e triste l'ambiente.

    Dopo qualche secondo di silenzio mi sarei rivolto a Daisuke:

    - Ma quanto è grande questa casa? Ormai May è arrivata a Konoha a prenderti il thè - Risi di gusto, immaginando la scena! Nonostante la risata qualche sospetto iniziai ad averlo.













     
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    Attesa2






    Deveraux mi ascoltò quasi senza battere un ciglio, manteneva un'espressione indecifrabile, impedendomi di capire i suoi pensieri riguardo alle mie parole. Si schiarì la voce, per poi rispondere alle mie domande. Il nome del jonin era venuto fuori durante un'interrogatorio mentale e, anche se non si fidava completamente del Mikawa, la pensavano allo stesso modo. O così credeva: per un jonin, ingannare qualcuno come me o Deveraux, deve essere semplice come respirare. Però aveva ascoltato le idee quasi antiaccademiche del mio compagno senza metterlo alla gogna, considerandolo un pericolo per Oto. Già un passo avanti.
    In riferimento al biglietto, non potevamo essere sicuri che l'avesse scritto proprio il Mikawa, ma eravamo venuti proprio per questo: chiedere del plenilunio. Già, potevamo sembrare stupidi, chiedere ad un jonin della sua levatura quando sarebbe stata la prossima notte di Luna piena, ma era solo un modo per scoprire se fosse stato davvero lui l'autore dell'enigma.
    Afferrando il proprio mantello, mi spiegò che l'aveva ottenuto dopo aver fatto da maestro a due giovani Yotsuki e per via del suo passato movimentato come, d'altronde, il mio. Solo che lui aveva avuto la fortuna di essere cresciuto vicino alle persone giuste. Mio nonno non mi avrebbe mai concesso una scorciatoia per via della nostra parentela, anzi, era pronto a mostrare a tutti che non basta essere suo nipote per avere tutte le porte aperte. Ciò che mi colpi fu il fatto che anche Deveraux aveva perso il padre, deceduto mentre difendeva l'East Gate. La mia memoria viaggiò, tornando velocemente indietro fino al momento in cui rividi mio fratello uccidere a sangue freddo due guardiani di Oto. Che fosse...? No, non è possibile. Non mi sembra di ricordare che ci furono dei funerali all'interno del clan in quei giorni. Ma questo mi fa capire il perché Deveraux, come me, voglia ripulire la spazzatura.

    « Mi dispiace per tuo padre, so cosa vuol dire perdere delle persone care... »


    Cercai di fargli capire che questo evento ci accomunava, mentre lui tentò di sdrammatizzare con una risata e dicendo che faceva pena un po' a tutti. Stavo per dirgli che non era pena quella che provavo, ma chiusi la bocca prima di averle dato fiato, optando invece per un sorriso leggermente forzato. Deveraux invece sembrava così spontaneo nelle sue risate, nelle battute che diceva, il suo comportamento... Mi sembrava che avesse superato bene la perdita del genitore. Magari anche sarei diventato così un giorno, dopo aver incontrato mio fratello e avergli ripulito la coscienza.
    Comunque, come stava dicendo il mio nuovo amico, May ci stava mettendo un'eternità per preparare il the. Stavamo aspettando da troppo tempo, che il Mikawa non fosse in casa? No, ci avrebbe avvertito e mandato via. La villa era piuttosto grande, tuttavia il tempo che stava impiegando a recarsi nelle cucine, far bollire dell'acqua e tornare era eccessivo. O le cucine si trovavano nei sotterranei, oppure qualcuno ci stava facendo aspettare volontariamente. Ero quasi sicuro che fosse la seconda opzione.

    « Mm, probabilmente avrei fatto prima ad andare fino a Kumo per raccogliermelo da solo il the... Senti Deveraux, non pensi che il Mikawa ci stia mettendo alla prova? Mi sta dando proprio quest'impressione. »


    Ecco, è proprio in quei momenti che la persona di cui stai parlando ti appare alle spalle. Mi sarei sentito come un bambino con le mani nel vasetto di marmellata, se fosse successo. Almeno, però, avremmo potuto finalmente incontrarlo.
     
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    Dopo circa due ore May sarebbe riapparsa dal lato X, in corrispondenza della X apertura. Aveva un'aria divertita, come se sapesse bene che l'attesa era solo l'ultimo degli ostacoli che avrebbero incontrato nel loro cammino. Anche la servitù prendeva parte alle riunioni e nell'ultima effettuata il nome di Deveraux era spuntato fuori...e con lui il suo spirito ribelle.

    " Venite pure."

    Abbandonando il grosso ingresso il terzetto sarebbe passato per il museo personale di Diogene. In fondo alla sala vi era un'armatura cremisi e, situate in delle teche di vetro, due particolari katane...se i due ninja fossero stati attenti si sarebbero accorti che proprio una di quelle due armi, la più lunga per esattezza, era proprio la lama che Diogenes soleva avere al suo fianco. Possibile che lasciasse così in bella vista il suo equipaggiamento?! Vi erano poi diversi altri oggetti ma sicuramente di minor impatto visivo. Comunque l'incontro non sarebbe avvenuto lì, May avrebbe proseguito in direzione della porta più vicina per giungere nella stanza designata per l'occasione: la biblioteca. Tappezzata di scaffali ricolmi di libri la stanza dava un bel colpo d'occhio; una scala di quelle scorrevoli permetteva di arrivare anche i ripiani più alti situati ad oltre X metri da terra dove un palchetto comunque permetteva un facile raggiungimento.

    png

    Al centro della stanza, invece, proprio sotto l'appariscente lampadario, prendeva posto un grosso tavolo in legno di quercia attorniato da diverse poltrone. Aloysius era lì, seduto proprio su una di esse.

    " Benvenuti e scusate per l'attesa, non interrompo mai una seduta di allenamento...sedetevi"

    In effetti non era proprio vero ma le catastrofi provocate da Febh non facevano testo. Le due postazioni erano state opportunamente preparate: una poltrona affacciava su un lato del tavolo sul quale era presenta una tazza di the verde fumante mentre l'altra si trovava difronte a tre libri dalle copertine antiche. Il Mikawa invece era chiaramente appena uscito da una doccia, i capelli erano sciolti e la caratteristica acconciatura assente. Indossava una maglietta nera aderente che rispetto al solito kimono, metteva in evidenza il fisico statuario...sembrava come un'altra persona, meno impostata e severa di come appariva fuori da quelle mura.

    " A cosa devo l'onore? "

    Sapeva cosa stavano cercando i due ninja ma voleva fossero loro stessi a pronunciare quelle parole.



    CITAZIONE
    Edit: non imbroglierò riguardo il contenuto delle X, potete fidarvi :teach:



    Edited by DioGeNe - 11/10/2012, 22:48
     
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