Adunata Medica

[QdV]

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  1. Sasori Uchiha
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    SPOILER (click to view)
    Narrato
    -Parlato-
    /pensato/
    Titolo


    <<post attivo>>
    *Mistakes*




    Ancora un fallimento



    Era stufo di stare rinchiuso all'interno di quel vagone. Neanche ai peggiori criminali era riservato un simile trattamento. La sua espressione era come al solito fredda e indifferente verso le persone e gli eventi che si erano evoluti. Almeno,pensò, aveva provato a creare una piccola areazione all'interno di quel vano anche se era durata un istante.
    Non condivideva la passività del suo compagno, infatti rimanere lì inerte,per lui, era del tutto privo di significato. In quell'istante sembrava essere sovrappensiero o comunque distratto dalla realtà. In realtà, stava provando ad un piano per cercare di uscire da quella situazione che si era fatta davvero seccante, almeno per lui.

    Una cosa che aveva sempre odiato era l'attesa e il far attendere gli altri. Solo queste due cose, gli davano davvero fastidio. Si cercò di calmare e di analizzare la situazione.
    Il suo compagno, il Nara, aveva cercato con furbizia di far fermare la carrozza con la scusa di dover andare in bagno. Ma sembrava che nessuno, fuori della carrozza, che conduceva quel mezzo, avesse realmente ascoltato quella "furba" richiesta d'aiuto. Quello stratagemma era l'unico che potesse funzionare.
    Poi ebbe una illuminazione. Con il suo solito modo di parlare, freddo indifferente e del tutto interessato, si rivolse al suo compagno,Yoshikuni, che poco prima aveva cercato di placare la sua voglia di libertà.

    - Scusa se interrompo la tua meditazione. Per caso anche tu, come Taka, sai manipolare il legno? Quando ti sei presentato avevi lo stesso suo cognome, per questo motivo mi sono permesso di chiedertelo.-

    Se avesse risposto affermativamente avrebbe continuato non appena avesse finito di parlare.

    -Dai tuoi modi di parlare, sembri essere più esperto, rispetto a noi. Spero anche che sia più abile nel manipolare il legno. In ogni caso ti volevo chiedere se potessi rimovere in modo sicuro quello spiedo di legno,in precendenza creato da Taka, che è rimasto conficcato nella serratura. Poi sempre se non ti costa troppa fatica, volevo che con la tua abilità provassi ad aprire quella porta. Non volevo evadere, ma come vedi la qualità dell'aria si è fatta scadente ed anche la luce non è più abbondante.-

    Avrebbe aspettato una risposta, sperava che accogliesse la sua richiesta. Non voleva assolutamente evadere ma di sicuro quella porta aperta sarebbe stato un indubbio beneficio per tutti i suoi compagni.
    Poi una volta che Yoshikuni rispose alla sua richiesta rispose a Sori con i suoi soliti modi di esprimersi.

    -Sori, a me quello che preoccupa, è stato il lungo silenzio alla richiesta di Timosaki di andare in bagno. Forse vuol dire che in realtà non c'è nessun conducente su questo carro. Chiunque persino il meno istruito avrebbe fermato la carrozza per permettere al nostro compagno di fare i propri bisogni. Non credi?

    Per questo dobbiamo assolutamente aprire quella porta. Inoltre come tu hai fatto notare c'è poca aria. Se la riuscissimo aprire proporrei di andare a controllare che effettivamente c'è davvero un conducente su questa maledetta carrozza,sempre se voi siete d'accordo. -


    Poi avrebbe aspettato qualche osservazione dei suoi compagni.



    Edited by Sasori Uchiha - 11/4/2008, 23:13
     
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  2. Francis Roines
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    Let's get Out of Here!

    Ascoltai il ragionamento di Sori, poi il discorso dell'Uchiha. Quindi, dopo un paio di minuti di assoluto silenzio, durante i quali dentro di me stavo cercando di prendere una decisione, mi alzai in piedi e dissi loro

    <<avanti, usciamo fuori di qui...>>

    Studiai per bene la porta della carrozza e il pezzo di legno incastrato nella serratura. Se non ci fosse stato avrei potuto semplicemente creare una chiave di legno modellandola nella serratura stessa, ma purtroppo quello spiedo di legno complicava le cose. "Dunque bisogna usare le maniere forti..." pensai "Beh, sfondare una porta non è una cosa difficile da compiere...". Calcolai le distanze per poter buttar giù la porta con un unico calcio frontale, al quale avrei aggiunto tutto il mio peso e anche un pò di chakra. Dunque dopo aver detto

    <<fatevi da parte...>>

    Impastai un basso nella gamba sinistra [Forza 300 -> 375] e scaricai un violentissimo calcio frontale contro la porta della carrozza, col chiaro intento di distruggerla e poter finalmente uscire da li.
     
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  3. Ratty
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    L’ULTIMO COLPO
    Scricchioli




    Il guru della calma e dell’attesa si mosse.
    Spronato dalle parole sicure dei propri compagni, dall’esemplificazione fredda e oggettiva della situazione, dalle taglienti esposizioni dei ragazzi, si alzò in piedi. Con aria sicura.
    La parete si ruppe e con vigore il colpo, ardentemente preparato, fu compiuto. La potenza sfrenata fece sussultare per un momento tutto l’abitacolo, tremando la luce che la finestrella proiettava. Il pezzo di legno, soggetto a pressione della saracinesca, sembrava avere sempre meno controllo della situazione, facendo abbassare sempre più la luminosità di quel luogo.



    In compenso, una piccola luce affiorò dalla parte bassa della porticciola. Un piccolo, distinto buco, dal quale la giornata tentava prepotentemente di entrare, con scarsi risultati. Il prodigo piede, però, rimase incastrato. Situazione tutt’altro che tranquilla giaceva Yoshikuni in balia delle schegge e dei possibili tagli; eppure non aveva avuto alcun risultato utile, sebbene l’impegno profuso.



    Il legno cigolava, mentre la compressione sempre maggiormente preponderante.

     
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  4. Francis Roines
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    Carrozza d'Acciaio

    Il mio piede era rimasto allegramente incastrato nel buco che io stesso avevo appena aperto.

    <<fantastico...non posso arrivare fin laggiù col Mokuton e se non levo subito il piede di qui di sicuro lo perdo>>

    Pensai, mentre sentivo le schegge penetrare la carne e causarmi dolore, seppur sopportabile, comunque molto fastidioso. Dunque senza mezzi termini tentati di tirare fuori il piede.

    [Se Yasai ci Riesce]

    La situazione che mi si presentava davanti non era delle più rosee. Schegge in ogni parte scoperta della caviglia e sulla parte inferiore della gamba. Fortuna che le scarpe ninja avevano protetto in maniera abbastanza efficace il resto del piede. Tuttavia dovevo mettermi subito all'opera ed estrarre le schegge. Dunque presi il mio Kit Medico e, utilizzando la pinzetta, le tirai fuori una ad una. Alcune erano molto lunge e la sensazione, a toglierle, era parecchio fastidiosa, se non quasi dolorosa.

    <<e menomale che uso l'Arte del LEgno!>>

    Commentai. In tutto quella operazione non mi ero praticamente accorto che i miei compagni erano rimasti a guardare. Le schegge erano oramai state tutte rimosse, tuttavia restavano le ferite da rimarginare.

    <<avanti, che ve ne state li impalati? Volete o no diventare ninja medici?>>

    Chiesi loro, mentre impastavo nelle mani il chakra necessario all'esecuzione della tecnica medica più conosciuta nel mondo dei ninja. Era la seconda volta che la usavo, la prima risaliva oramai a tantissimo tempo fa, durante un addestramento con Iron.

    SPOILER (click to view)
    Tecnica delle Mani Curative (Chiyute no Jutsu - Healing Hands Technique)
    Villaggio: N/A
    Sigilli: N/A
    Convogliando il Chakra nella mano si crea un'aura di energia capace di curare le ferite. Il consumo di Chakra dipende dalla gravità della ferita, ma se il danno è elevato, come un organo interno disintegrato, la Tecnica non ha alcuna utilità. L'abilità in tale tecnica dipende dal grado di preparazione del ninja nel campo medico, grazie al quale potrà curare diverse entità di danno. Ogni grado di ferita necessiterà di un determinato numero di slot azione, offensivi o difensivi, per poterla guarire completamente. Se la guarigione è interrotta non si guadagnarà alcun ripristino dell'energia vitale, ma sarà possiblile, in un secondo momento, riprendere la guarigione da dove si era lasciata. Se vengono soddisfatti almeno il 50% degli slot richiesti, si formerà una membrana di chakra che impedirà l'ulteriore fuoriuscita di sangue e che s'inspessirà fino alla completa rimarginazione anche se l'operazione di rimarginazione verrà ripresa in un secondo momento.
    Sarà possibile, da grado chunin, attivare tale tecnica a distanza fino ad un massimo di sei metri, al costo di un basso aggiuntivo ogni due metri di distanza per round. Se mentre si attua tale tecnica si viene feriti in qualsiasi modo, per mantenere attiva tale tecnica sarà necessario un ulteriore consumo mediobasso. Mentre si mantiene tale tecnica non sarà possibile utilizzare altre tecnica avanzate o base.
    Tipo: Ninjutsu Medica
    (Livelo 4 / Consumo attivazione: Medio - Consumo mantenimento: Basso)
    [Per poter apprendere tale tecnica sarà necessario l'ingresso in una squadra medica almeno di villaggio]
    [Richiede Abilità Conoscenze Mediche]

    image


    SLOT NECESSARI PER LA GUARIGIONE
    FERITEABILITA' MEDICA
    IIIIIIIV
    Leggera7654
    MedioLeggera8765
    Media10876
    MedioGrave-987
    Quasi Grave-1098
    Grave--109
    Più che Grave--1210
    Quasi Critica---11
    Critica---12
     


    Tramite la tecnica delle Mani Curative, ovviamente se mi fosse riuscita, avrei provato a rimarginare alcune delle mie ferite, almeno le più gravi. Mi aspettavo che i miei compagni facessero lo stesso e mi aiutassero.

    [Se Yasai non Riesce ad Estrarre il piede da solo]

    Guardando i miei compagni in quella buffa posizione avrei detto loro

    <<avanti, state aspettando l'Oni che viene a rubarvi l'anima? Aiutatemi ad uscire fuori di qui>>

    [Una volta libero vale tutto ciò che è stato descritto sopra]
     
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  5. Sasori Uchiha
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    SPOILER (click to view)
    Narrato
    -Parlato-
    /pensato/
    Titolo


    <<post Attivo>>
    *The Wood*



    La finestra socchiusa



    Ora si era veramente stufato di quella situazione di staticità, per cui ignorò temporaneamente Yasai rivolgendosi ai suoi compagni disse:

    -Andatevi ad occupare dello Jyakushin, ora ho meglio da fare. -

    La sua pazienza era arrivata ai minimi storici per l'attesa e prese la panca che era presente all'interno dell'abitacolo, e la scagliò con forza in aria facendole descrivere una parabola e contemporaneamente facendola ruotare vorticosamente su sè stessa , impastando poco prima del distacco un basso per braccio. Per errore la panca prese il pezzo di legno incastrato nella finestra. Quest'ultimo cadde per terra producendo un suono metallico risuonando nell'oscura stanza. La panca continuò la traiettoria deviata dal pezzo di legno che aveva precedentemente colpito.

     
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  6. Ratty
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    SANGUINOSA META
    Praticantato




    La follia ormai aveva preso posto nell’oscuro abitacolo nella quale la piccola squadriglia di ninja era obbligata. Lentamente il piede del malcapitato Jyakushin venne estratto limitando al massimo i danni grazie alla particolare tecnica, basilare per ogni shinobi medico. Ma mentre una nuova apertura venne a formarsi nella parete, l’energia dell’Uchiha scaraventò la piccola panca in direzione del prigioniero, come per colpirlo volontariamente. Si schiantò contro, rumorosamente, sbattendo contro il busto probabilmente spezzandogli il fiato per un istante. Ma la mossa non fu vana.
    L’attrezzo si portò con se gli ultimi rimasugli dell’abilità del secondo Jyakushin, serrando definitivamente la serranda di quella finestrella. Il buio ora abbracciava tutti i malcapitati. L’abitacolo si mosse, veloce, in un istante, come in precedenza. Un tremito sempre di maggior entità scuoteva gli incauti passeggeri e nel buio quasi totale venivano sballottati dal cupo movimento caotico. Rovinosamente si capovolse, facendo schiantare ognuno dei presenti. Una parete si ruppe, squarciandosi e permettendo ad un vivo raggio di sole di solcare la pelle degli sventurati prigionieri.



    Erano arrivati.



    Un urlo straziante avrebbe interrotto i loro inevitabili gemiti di dolore, ovvia conseguenza del “piccolo” incidente che li avevano appena investiti. Finalmente liberi dalla secolare prigionia, avrebbero potuto finalmente adempiere al loro incarico, raggiungendo la meta, una delle più macabre mete che avessero mai potuto osservare.
    Tutt’attorno, solo distruzione e polvere, edifici diroccati e infermi che parevano cadere a momenti. Muri insanguinati e sudici si susseguivano in quel piccolo paesello immerso nella foresta, mentre muti passanti osservavano quella strana squadriglia di ninja, ormai privati di qualsivoglia interesse nel contrapporsi. Era stato un confronto rovinoso.



    Una ragazza in un candido vestito biancheggiante avrebbe subito attirato l’attenzione dei presenti, sbucando con la testolina da una porta e, senza aprir bocca, gli avrebbe invitati a seguirli dentro la stanza, l’orribile stanza che gli attendeva. Se si fossero soffermati ad osservare la fanciulla, avrebbero potuto notare che quell’abito non era così bianco ma macchiato di inquietante vermiglio e malamente lavato; il suo viso sciupato e i capelli cadenti sopra l’espressione rammaricata gli avrebbe rivolto un cenno, di saluto, appena entrati. Nel volto, nel frattempo, si delineava un cinico e triste sorriso, andando con gli occhi ad esporre la situazione.
    Decine e decine di feriti.



    « Ci aiuterete, vero? – bofonchiò la ragazzina, con voce atona – Qui, noi.. siamo.. Beh, non ce la facciamo da soli.. » avrebbe concluso sconsolata e guardando verso il pavimento lurido. Dozzine di altalenanti brandine accoglievano altrettanti pazienti sofferenti che a malapena potevano lamentarsi. Un’aria calda e soffocante avrebbe subito riempito i polmoni degli inesperti volontari, per la prima volta alle prese con una situazione reale e nettamente sopra le probabili aspettative.
    Nessuna parola sarebbe stata proferita dalla ragazza per spiegare la situazione in cui giacevano i pazienti. Sarebbero stati i ragazzi a diagnosticare il danno subito ed intervenire subito con una relativa cura. Avrebbero dovuto fare molta attenzione, cure errate o compiute da mani inesperte avrebbero sicuramente portato a danneggiare ulteriormente il ferito.
    Se non la morte.


    • Un uomo di mezza età con fratture scomposta in entrambi gli arti inferiori, in stato di panico.
    • Un uomo ferito al volto, copiosa presenza di sangue, svenuto, probabilmente ha perso l’uso della vista.
    • Una donna con forti dolori allo stomaco, presenza di un piccolo ematoma nella regione.
    • Una ragazza con un braccio rotto e molto agitata.
    • Un uomo con una sbarra di metallo conficcata nella coscia sinistra.
    • Un ragazzo, svenuto, con numerose ferite da taglio negli arti superiori e nel busto.
    • Una ragazza con insostenibili contrazioni addominali, continuative e sempre di maggior entità.
    • Un anziano con una profonda ferita da taglio a livello del ginocchio.
    • Un uomo con grave ferita alla schiena; completa insensibilità agli arti inferiori.
    • Un bambino con pericolosa emorragia allo stomaco, pallore diffuso.
    • Una donna con contusione al volto, copiosa presenza di sangue, in stato confusionale.
    • Una bambina ferita ad una mano, una gamba e con mal di testa.

    Avrebbero avuto tutti gli altri medici del villaggio, esperti e già presenti, a supportarli ed intervenire tempestivamente nel caso di ferite veramente gravi. Agli sventurati ninja di Konoha era stato assegnato il compito di accertarsi delle condizioni dei pazienti ed eventualmente applicare le prime cure, utile a facilitare il lavoro dei veri medici. Anche loro, forse, un giorno, avrebbero potuto avere quella possibilità, sebbene necessario sangue freddo e un’incredibile dose di cinismo.



     
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  7. Sasori Uchiha
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    SPOILER (click to view)
    Narrato
    -Parlato-
    /pensato/
    Titolo


    <<post Attivo>>
    *Doctors*



    A lavoro



    I suoi compagni, avevano aiutato il loro compagno , mentre aveva scaraventato con tutta la sua forza la piccola panca presente nell'abicolo contenente il minimo indispensabile per i suoi passeggeri. Involontariamente il pezzo di legno che bloccava la seconda finestrella venne colpito dalla panca. Cadde. Sapeva che quell'oggetto aveva deviato la traiettoria del proiettile,se così può essere chiamata.
    Ma era di maggior interesse vedere cosa sarebbe accaduto in seguito alla chiusura della seconda finestra. La sua curiosità non tardò ad essere soddisfatta.

    La luce all'interno dell'abitacolo venne totalmente a mancare. L'oscurità, fu l'unica cosa che vide in quegli istanti. L'abitacolo subì l'ennesimo scossone. Pensava che fosse stata una buca a causare l'oscillazione della cabina. Ma al contrario della volta precedente, l'oscillazione aumentò di ampiezza e frequenza, tali che la carrozza si ribaltò.
    Si ritrovò scaraventato contro la parete opposta alla sua posizione. Sbattè il busto, le spalle e poi la testa. Non era di certo una bella situazione. Per il dolore, fece un gesto di stizza, poi notò, riprendendosi, che una parete a causa del ribaltamento del mezzo era stata squarciata.

    La luce prepotentemente inondò l'abitacolo, permettendo agli occupanti di uscire da quella situazione di prigionia. Era ancora dolorante, ma non poteva essere colta da nessun indizio. La sua espressione era sempre la stessa fredda e indifferente. Mantenere la calma era un elemento essenziale per portare a termine con successo la missione. In questo aveva sempre creduto e questo regolarmente faceva. Stava cercando di capire in che zona si trovavano, quando un urlo straziante catturò ovviamente l'attenzione di tutti.
    Girandosi in direzione del suono, osservò attentamente e vide delle rovine o meglio degli edifici che non potevano essere più chiamati tali. I muri di ogni edificio portavano un segno tangibile di quanto riferito poco prima in ospedale del villaggio:sangue. I pochi sopravvissuti squadravano Sasori e anche i suoi compagni. Il loro comportamento era a dir poco svogliato e indifferente nei loro confronti. Sembravano stanchi di fronteggiare dei probabili nemici.
    Questo pensò quando li aveva osservati di sfuggita, per non destare dei sospetti,sul motivo della loro presenza. Con ogni evidenza, il gruppo medico aveva raggiunto la sua meta.

    Poi guardando intorno, non reputando troppo interessanti quelle persone per il loro compito, notò una ragazza, vestita di bianco che fece cenno a Sasori di seguirla nella stanza dalla quale faceva sporgeva dall'uscio.
    Probabilmente pensò è un medico o quanto meno qualcuno che aveva richiesto al villaggio il loro intervento in quella zona. Decise che poteva essere interessante seguirla. Così richiamò l'attenzione dei compagni per indicare anche a loro quella ragazza. Decise di farlo, per sicurezza, nel caso in cui non l'avessero notata. Poi avrebbe detto con parole fredde e sintetiche:

    -Direi di accogliere il suo invito, potrebbe darci informazione sui feriti, sui sopravvissuti.-

    Cercò di convincere i suoi compagni. Moriva dalla curiosità di sapere di più su cosa c'era da fare al momento.

    Sasori non aspettò molto e si diresse quasi subito verso la porta dalla quale la ragazza li aveva chiamati. Mentre aspettava l'arrivo dei suoi compagni, osservò l'espressione della ragazza, alquanto rammaricata. Poi una volta che tutti fossero presenti li salutò, senza cambiare espressione. Successivamente sorrise. Ma era un sorriso abbastanza strano, non sembrava provenire dal cuore, sentiva che era un sorriso di convenienza o quasi. Poi prese parola:

    « Ci aiuterete, vero? Qui, noi.. siamo.. Beh, non ce la facciamo da soli.. »

    Mentre parlava, fissava il pavimento. Osservandola meglio rispetto a prima notò che sul suo abito erano presenti delle tracce di sangue....dunque anche quella ragazza era un medico. Non appena finì questa riflessione, rimase a dir poco stupito. Guardandosi attorno vide esattamente cosa vuol dire la professione di medico.
    Dozzine di brandine erano collocate nella stanza, la cui aria consumata da quei feriti e da quei superstiti era calda e alquanto fastidiosa. Era molto peggio di quanto si poteva aspettare. Dei gemiti e lamenti regnavano in quella calda stanza che per un momento poteva paragonarsi tranquillamente ad un inferno.
    La ragazza non aggiunse altro a quelle parole. Toccava intervenire e in fretta. Anche se non conoscevano lo stato di salute di ogni singolo ferito, dovevano tentare di portare le prime cure. Era a conoscenza che gli errori non sono concessi.
    Si concentrò e sempre con i suoi stessi modi di fare disse:

    -Non mi va di stare qui con le mani in mano. Vado a fare un giro di brandine, le persone che riterrò interessanti, saranno sotto le mie cure.
    Spero che ci daremo una mano tra noi, per spartire il lavoro.-


    Poi fece una brevissima pausa, poi riprese:

    -Ci prenderemo tre pazienti a testa, in modo che ognuno di noi avrà il suo bel da fare. Questa non è una gara. Qui è in gioco la vita di queste persone. Un solo errore e la partita potrebbe essere persa. -

    Detto questo, salutò con un gesto i suoi compagni ed iniziò la sua passeggiata.
    Notò un uomo di mezza età, agitarsi dalla sua brandina. Urlava dal dolore. Decise di avvicinarsi. Poi con estrema gentilezza disse:

    -Sono un membro dei medici,sono qui per aiutarla. Per favore si calmi. Cercherò di risolvere il più in fretta possibile il suo problema. Dove le fa male maggiormente?-

    In caso in cui non si fosse calmato:

    -Così complica la sua situazione. Più collabora e meno seccature mi causerà.-

    Poi vide che l'uomo si teneva entrambe le gambe. Probabilmente potevano essere rotte o nel peggiore dei casi lesionate. Se si contorceva in quel modo di sicuro non potevano essere lesionate, per quel poco che riusciva a muoverle in quegli spasmi, sembravano rispondere ai suoi comandi. Attese la conferma da parte dell'uomo.
    Quindi,chiamò uno dei medici del villaggio che erano presenti sul posto.
    Poi avrebbe detto in modo freddo e sintetico:

    -Dal modo in cui si tiene le gambe con ogni probabilità le ha entrambe fratturate, Fate una lastra per vedere se la diagnosi da me fatta, corrisponda a realtà.-

    Dopo aver detto questo al medico, continuò dopo una breve pausa:

    -Non appena avete i risultati, fatemi sapere l'esito. Io intanto vado a vedere un altro paziente.-

    Poi rivolgendosi all'uomo disse:

    -Segua quello che le diranno i medici. Guarisca presto mi raccomando. -
    Decise intanto di dare un pacco di ghiaccio istantaneo al paziente gli disse che ogni dieci minuti doveva applicarlo sulla gamba destra e poi sulla gamba sinistra .
    Poi si allontanò dalla brandina occupata dall'uomo.

    Poi vide un uomo dal volto totalmente tinto di rosso. Ad osservarlo sembrava aver riportato il danno maggiore nella zona degli occhi. Era privo di coscienza. Non stava dormendo. Probabilmente gli avevano dato dei sedativi. Doveva far male. Inoltre l'aspetto di quell'uomo non era di certo dei migliori che si potessero vedere in quel reparto.
    Si avvicinò. Indossò un paio di guanti sterili, prese un pò di cotone idrofilo e impregnandolo con del disinfettante, ripulì con attenzione il volto, lasciando intoccata la ferita. Questo per non destare il paziente.
    Poi una volta evidenziata in modo chiaro la ferita, chiamò a sè uno dei medici e disse:

    -Ha una ferita al volto. Ho ripulito con attenzione l'area interessanta prima irrorata di sangue per mettere in luce la ferita. Per vedere se la sua vista può essere rimasta compromessa, proviamo a fare una tac. Da lì dovrebbe venir fuori qualcosa.-

    Fece una pausa poi continuò.

    -Come al solito, fatemi sapere novità. Sono qui a vedere il mio ultimo caso-

    Riprese il suo cammino. Vide che un uomo gridava dal dolore ogni volta che provava a cambiare posizione. Si chiese la ragione di tale sofferenza. Poi vedendolo comprese. Aveva una sbarra di metallo conficcata nella coscia. Si chiese come diavolo avevano fatto a conficcarla proprio lì, ma abbandonò subito il pensiero e decise di intervenire.
    In precedenza, prima di arrivare alla branda dell'altro paziente aveva buttato i vecchi guanti e il cotone. Ne indossò quindi di nuovi. Poi parlò con il paziente,sempre con i suoi soliti modi di fare.

    -Per alleviare il suo dolore, le farò una dose di morfina, probabilmente sarà leggermente stordito negli istanti successivi, ma sicuramente le diminuirà il dolore, che a quanto credo sia molto forte. Mi favorisca un braccio in modo da mettere il laccio emostatico. Poi somministrò la dose.-

    Non appena fatto, chiamò immediatamente il personale medico e con i suoi soliti modi di fare disse:

    -Ho somministrato al paziente della morfina per alleviare il dolore. Sicuramente avrà bisogno di un anestetico per rimuovere la sbarra metallica che ha conficcata nella coscia.-

    Poi salutò con un cenno il signore e tornò nel punto dove aveva congedato i suoi compagni per mettersi al lavoro. Era curioso di sapere l'esito delle sue diagnosi.

     
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  8. Francis Roines
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    Medicina d'Urgenza

    Beh tutto sommato avevo limitato al massimo i danni al piede, anche se mi ero preso in pieno busto una panca, rimanendo per un attimo senza fiato. Stavo per inveire di brutto contro l'Uchiha, in maniera anche poco pulita, quando all'improvviso la carrozza cappottò e andai a sbattere rovinosamente col soffitto della stessa.

    "Per la Barba dell'Hokage! Ma imparate a guidare diamine!"

    Fortunatamente i nostri Kit medici non si erano rovinati nell'urto. Trattai le pinzette con qualche goccia di sterilizzante e le riposi al loro posto, richiudendo il Kit Medico prima di uscire finalmente all'aria aperta.

    "Grandioso..."

    Commentai, acciaccato, mentre uscivo all'aria aperta. Il viaggio non era stato dei migliori, ma era ora di mettersi all'opera. Una ragazza vestita di bianco ci fece segno di seguirla all'interno di un edificio. "Evidentemente si tratta della zona ospedaliera..." pensai, mentre mi rassettavo velocemente camminando verso l'obiettivo. Mentre camminavo aprii il Kit Medico e mi accertai che fosse tutto al proprio posto e che non avesse subito danni in seguito all'incidente. Fortunatamente c'era ancora tutto. La Ragazza chiese se avevamo davvero intenzione di aiutarli, presi parola, il mio tono era sicuro

    "Ci hanno mandato apposta...Mi dispiace però dirle che tra di noi non c'è nessun Chunin Specializzato, siamo semplici Genin, ma sappiamo il fatto nostro..."

    Avevo detto ciò per far capire alla ragazza lo stato delle nostre abilità, ma dalla sua espressione sembrava che avrebber accettato tutto l'aiuto possibile, anche se fosse venuto da un cane parlante a tre teste. Ci portò in Corsia, l'aria era calda e pesante e risuonavano le urla dei feriti. L'odore, per me che avevo un olfatto più sviluppato del normale, era molto molto forte. Sangue misto a disinfettanti, sudore e liquidi corporei. Di certo non profumo di rose. Sasori partì in quarta e iniziò a girare per le brandine. La sua idea di prendere tre feriti a testa era buona, ma trattandosi della prima vera esperienza l'eccesso di zelo avrebbe potuto fargli causare qualche danno irreparabile ai suoi pazienti. Iron mi aveva sempre avvertito riguardo a ciò e i suoi metodi e il suo modo di fare mi avevano addestrato ad una sorta di freddezza esteriore che mi faceva mantenere la lucidità. Seguii dunque il ragazzo da lontano, mentre mi avvicinavo alla mia paziente. Presentava forti dolori allo stomaco, si lamentava di continuo. Le parlai con voce ferma ma non compassionevole mentre indossavo i guanti in lattice e le dissi

    "Sono Yoshikuni Jyakushin Shun, Ninja Medico di Konoha, cerchi di non farsi prendere dal panico, risolveremo subito il suo problema..."

    Le alzai la maglietta, notai l'ematoma. Non era eccessivamente grande. Poteva trattarsi di una semplice contusione molto forte o di una Emorragia Interna. Per escludere la seconda decisi di aspettare qualche secondo e poi controllare nuovamente se l'Ematoma si era allargato. Nel frattempo Sasori stava dando del ghiaccio ad un uomo che probabilmente aveva le gambe fratturate

    "FERMO!"

    Esclamai, andai alla sua brandina e tolsi la busta di ghiaccio dalle gambe del paziente.

    "Non ti accorgi che non riesce affatto a muoverle? E' in insensibilità nervosa alle gambe, segno che si tratta di fratture scomposte, perchè l'osso ha interessato il nervo...Somministragli una dose di morfina e preparalo per l'operazione...Immobilizzagli le gambe, ma evita di fargli fare movimenti che potrebbero peggiorare la frattura"

    Fatto ciò tornai dalla mia paziente. Controllai l'ematoma era cresciuto, ma non di molto, segno che c'era una Emorragia Interna, ma era molto debole. La girai di schiena tanto per sicnerarmene e in effetti non c'era sangue ristagnante. Concentrai dunque il chakra nella mano sinistra e, per la seconda volta in quella giornata, utilizzai la Tecnica delle Mani Curative per porre fine alle sofferenze della donna. Stavo per passare oltre quando sentii Sasori chiedere ad un medico di fare una TAC ad un paziente. Mi avvicinai a lui e dissi

    "Credi che abbiano il tempo di pensare a fare le TAC? Siamo in Emergenza, c'è un modo migliore e più immediato per vedere se la sua vista è compromessa..."

    Mi feci dare una mini torcia a batterie da uno dei medici e la diedi a Sasori

    "Puntagliela negli occhi, se ti seguono ci vede ancora..."

    Tornai al mio giro e capitai in una branda dove una ragazza si stava agitando in maniera copiosa. Sembrava stesse per morire dal dolore da un momento all'altro e aveva un braccio che le ricadeva sul corpo in maniera innaturale. "Frattura, non riesce a tenerlo sollevato per il troppo dolore" pensai, mentre parlavo alla ragazza con la stessa voce ferma di prima

    "Ciao, sono Yasai, sono qui per farti star meglio, ma devi promettermi di agitarti di meno. So che magari avrai visto molte atrocità e che sarai sicuramente sotto shock, ma se continui così peggiorerai il tuo braccio."

    La ragazza non accennava a smettere di agitarsi. Pensai che fosse comprensibile da parte sua, perciò le iniettai una dose di Morfina nella zona del braccio. Nonappena fu bell'e calma creai, sfruttando la mia abilità speciale, due listelli di legno e glieli legai intorno al braccio con della garza, in modo da immobilizzarlo prima dell'intervento definitivo.
    Nel Frattempo Sasori si stava intrattenendo col tizio che aveva una sbarra metallica nella coscia. Mi avvicinai nuovamente a lui, nuovamente per farli notare un suo errore

    [se Fosse riuscito a bloccarlo prima dell'Iniezione di Morfina]

    "La Morfina del Kit Medico è ad effetto locale, perciò devi iniettargliela nella Coscia in modo da fargli più effetto e non c'è bisogno che tu lo faccia endovena..."

    [Se non ci Fosse riuscito]

    "L'hai calmato, vero, ma continuerà a provare un dolore assurdo alla Coscia, la Morfina è ad azione locale...Ora purtroppo non puoi più far nulla, altrimenti lo mandi in overdose..."

    [In entrambi I Casi]

    Dopo l'ennesimo rimprovero stavo per avvicinarmi al letto successivo, quando una signora mi fermo e mi disse
    "La prego dottore, venga con me...mio figlio sta per morire..."
    Senza aggiugnere altro mi prese per una manica e mi portò ad una brandina.
    Era un emergenza, non c'era dubbio. Si trattava di un bambino, con una copiosa emorragia all'altezza dello stomaco. Il fatto che stesse iniziando a farsi pallido mi fece capire che non c'era molto tempo.

    "Preparatevi alla Trasfusione, presto!"

    Dissi ai medici in sala. Mi accertai del gruppo sanguigno del ragazzo dalla madre, mentre mi toglievo i guanti, dovevo agire subito con quella tecnica. Nel frattempo mi preoccupavo di tranquillizare la madre, in evidente stato di shock

    "Si Calmi Signora, provvederemo subito e il suo bambino sarà presto fuori pericolo. AVANTI! Mi servono Due Unità di Sangue A positivo!"

    Esortai i medici affinchè si affrettassero a far partire la trasfusione, nel frattempo cominciai ad usare le Mani Curative sul ragazzo. Tuttavia non ero abbastanza abile da fargli richiudere completamente la ferita. Sanguinava di meno, adesso, ma la ferita non era richiusa del tutto.

    "Bisogna suturare...avanti!"

    Lasciai questo compito a chi era di certo più esperto di me. Il mio l'avevo svolto, il bambino si poteva dire oramai fuori pericolo. Mi aggirai dunque per la stanza, per vedere se gli altri avevano bisogno del mio aiuto.
     
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  9. t1m0
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    In azione

    Finalmente potevamo uscire da quella stanza dove eravamo rilegati ormai da ore ed ore. Potevamo muoverci e sgranchirci le gambe, rese quasi flaccide per il non continuo uso durante il viaggio. Non mi accorsi subito del paesaggio circostante. I miei occhi non avevano mai visto una cosa simile. Un qualcosa di vagamente apocalittico. Un luogo lugubre, triste. Il classico teatro di una guerra o similia. Doveva essere successo qualcosa, sicuramente. Ma non era compito nostro scoprirlo. Dovevamo prenderci cura di tutti coloro che erano stati coinvolti in quello che sembrava essere stato un massacro.
    Urla, fuoco, macerie. Non avrei mai voluto uno scenario del genere. Non potevo proprio sopportarlo. Sopportare l'idea che qualcuno con la mente non tanto funzionante avrebbe potuto fare di questo scempio. Una ragazza, non in perfette condizioni - non di salute - ci venne incontro implorante. Anche lei sconvolta, proprio come ero io. Doveva avere una gran forza, però. Aveva la mia stessa aria, solo che lei stava qui da pi tempo di me. Io solo da qualche minuto. Ne avevo già il ribrezzo. Ma non potevo non aiutare quella gente. Un medico, anche noi che lo volevamo diventare, doveva dare il massimo per chi richiedeva il loro intervento. Una specie di missione. E come tale deve essere adempita al massimo delle proprie forze. Sebbene la situazione mi risultava nuova e tremendamente difficile, dovevo lasciarmi alle spalle tutte quelle sensazioni e non lasciarmi condizionare. Non potevo sbagliare. Non me lo sarei mai perdonato.



    «..»


    La stanza dove ci condusse doveva essere una sorta di piccolo ospedale da campo. Pochissimi medici, poche attrezzature. Non ce la potevano fare da soli con tutti quei feriti. Ecco perché eravamo stati adunati all'ospedale di Konoha. E chi mai si sarebbe aspettato una scena simile. Nemmeno nel peggiore degli incubi. Ma non c'era niente da fare. Dovevamo dare loro una mano. Non potevamo andarcene via, quando avevamo riempito le loro mani di speranze. Non dovevano essere vane. Quelle persone avevano fiducia in noi e noi in qualche modo dovevamo ripagargliela. Sia lo Yakushin che Sasori avevano cominciato con i primi interventi. I primi feriti che gli capitavano sotto mano, per cercare di alleviare almeno qualche pena. Strinsi la valigetta che tenevo saldamente in mano e mi diressi verso una di quelle brandine. Era un uomo non molto giovane. L'unica ferita che riportava era un taglio, terribile ferita, sul ginocchio. Terribile per l'entità. Sembrava profonda in un punto abbastanza cruciale. Il sangue aveva macchiato quasi nell'interezza la gamba, i vestiti e le coperte dove era stato disposto. Il sangue mi impediva inoltre di osservare perfettamente la ferita.


    «Non si preoccupi, tra poco starà meglio. Portatemi intanto dell'acqua, se potete!»

    Mentre attendevo qualcuno che esaudisse la mia semplice richiesta, aprì la valigetta che ci dettero a Konoha e mi infilai un paio di guanti di lattice. Compiuta quest'operazione, presi le forbici e cominciai lentamente a tagliare il tessuto dei pantaloni dell'anziano. Non rilevavo ustioni, quindi potevo stare tranquillo che brandelli di tela non erano rimasti attaccati alla carne del pover uomo. Adesso avevo più libertà d'azione. Presi l'acqua che mi portarono poco dopo e sciacquai la ferita in maniera tale che il taglio non venisse confuso per la presenza ingente di sangue. L'acqua fresca, inoltre, avrebbe rallentato l'uscita di sangue pulendo eventuali impurità presenti. Il signore non sembrava nemmeno troppo dolorante. Non fu necessario nemmeno fargli una puntura di morfina. Non appena avevo pulito la ferita, poggiai delicatamente il pollice e l'indice perpendicolarmente al taglio sul ginocchio. Avevo un po' le mani che vibravano. Avevo paura di fare qualcosa di sbagliato, ma non avevo tempo di pensare. Solo delle gocce di sudore che scendevano copiose dalla fronte stavano dando sentore di una certa tensione. Con cura, allargai le dita, in maniera tale che la ferita si aprisse un poco. Sembrava una macabra operazione per arrecargli più dolore, ma mi era necessario per vedere se c'erano delle impurità più grandi quali schegge, legnetti o vetri che andavano assolutamente tolti. In tal caso, avrei usato delle pinzette per rimuovere quegli oggetti indesiderati. Non si poteva certo ricucirlo con quelle schifezze all'interno. Inoltre, non potevo ancora disinfettare se non compivo quel gesto. Solo dopo che la ferita era completamente ferita avrei potuto disinfettarla con dell'acqua ossigenata. Fatte queste piccole operazioni di primo soccorso, chiamai il primo medico disponibile e gli chiesi se poteva mettere dei punti a quella ferita. Non c'era altro verso. Troppo profondo era il taglio per usare delle semplici garze. Quei medici lo sapevano bene. Il mio compito con lui era finito. Non potevo fare nient'altro purtroppo. Non ero in grado di fare di più di quanto ho fatto. Ma non era un problema. Quelle noiose operazioni l'avrebbero dovute fare quei dottori, perdendo solamente del tempo.
    Mi avvicinai al lettino accanto. Un uomo, sdraiato di schiena presentava una ferita abbastanza grave alla schiena. Per giunta, accusava oltre a forti dolori anche insensibilità agli inferiori. Non era difficile intuire che il colpo che aveva subito aveva toccato vertebre e nervi che regolano il movimento. Purtroppo non potevo fare niente. Non avevo abbastanza conoscenze per operarlo lì sul momento. Inoltre, sarebbe stato un rischio troppo grande. Avrei solamente peggiorato la situazione, qualora ci avessi messo mano. L'unica cosa che potevo fare era un endovena di morfina all'altezza dei reni. L'effetto locale dell'anestetico avrebbe alleviato le sofferenze del giovane, almeno per qualche minuto. Mi sentivo dannatamente impotente. Se avessi avuto delle doti maggiori, sicuramente avrei fatto di meglio. Pulì anche questa ferita con acqua ed acqua ossigenata. Evitare un'infezione sarebbe già stato un passo avanti. Una complicanza di meno. Non sapendo come se l'era procurata, era la scelta più ovvia da fare. Chiamai rapidamente un medico, aggiornandolo sulla situazione del ragazzo con una semplice quanto ovvia diagnosi.


    «La ferita che reca sulla schiena avrà toccato sicuramente qualche nervo. Forse, dovrebbe essere operato. In qualche modo dovete vedere di allentare la pressione che si sarà formata tra le vertebre, se eventualmente questo è il problema. Altrimenti, cercare di ripristinare la mobilità riattivando nervi e muscolatura.»

    Il terzo paziente che aveva bisogno del pronto soccorso era una donna, visibilmente scossa ed in stato confusionale, ferita al volto. Era ingestibile. Metterci mano significava peggiorare la sua situazione. Era fin troppo agitata per poter intervenire. Chiesi se mi potevano portare dell'alcool, possibilmente whiskey. Nel frattempo, cercavo di calmarla, bloccandogli i polsi oppure dicendo qualche parola di conforto abbastanza generica e forse banale. Arrivato l'alcoolico, glielo feci bere tutto velocemente ed in un sorso. Non avendo calmanti e sapendo che in questo caso una puntura di morfina sarebbe stato impossibile da fare, ubriacarla l'avrebbe certamente stordita ed anestetizzata. Una volta calmata, mi occupai di vedere dove era ferita. Pulendo ancora il sangue con acqua fredda e la ferita, ormai palesata, con della garza imbevuta di acqua ossigenata, ovviamente. Non conoscevo metodi diversi: Inoltre mi sembrava anche il più "semplice" e "sicuro". La perdita di sangue, comunque, era data da un profondo taglio sulla fronte. Inoltre non era solo questo. Vicino al taglio, un forte gonfiore con ematoma. Forse, una forte botta sul capo che l'aveva portata in quello stato. L'unica cosa che potevo fare era prendere del ghiaccio ed applicarlo delicatamente sul punto d'interesse. Stava comunque perdendo ancora molto sangue. Il sangue continuava a pompare verso il cervello ed a causa delle vene lacerate, si aveva una fuori uscita ingente. Il sangue stava sì coagulando, sebbene lentamente, ma per quanto ne aveva perso si stava rendendo necessaria una trasfusione. Feci applicare all'ennesimo medico di passaggio i punti. Velocemente, la ferita fu suturata. Ma non bastava. Si vedeva come la giovane era sbiancata per la mancanza nel suo sistema circolatorio di una buona parte del suo sangue. Gli chiesi il suo gruppo sanguigno, e, qualora fosse stato compatibile con il mio, mi sarei offerto per donarglielo. Non sapendo se erano disponibili delle sacche o meno, non sembrava il caso consumarle quando sarebbero state più utili per altri pazienti.

     
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  10. sweethinata
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    Post Attivo


    Nuove Esperienze




    SPOILER (click to view)
    [color=000000]Narrato
    Parlato
    Pensato
    Citato
    voce Amatsu/Benzaiten


    Era buio, molto buio. Sori si era completamente isolata dal resto del gruppo, mentre questo tentava disperatamente di uscire da quella prigione ambulante. L’aria iniziava a mancare. Jyakushin e Sasori aveva cercato di aprirsi un varco in qualche modo, ma sembrava che le loro gesta non avessero portato ad alcun fine.

    Il buio la circondava. Lei, iniziava ad avere paura.

    Una sequenza di tremiti in palese crescendo scuotevano quell’abitacolo, mentre questo continuava ad correre all’impazzata.
    Lo sballottio all’interno di quella prigione diveniva sempre più forte, incontrollabile. Sori cercò di reggersi il più che poteva ma era davvero difficile districarsi in un luogo completamente privo di luce.

    Improvvisamente l’abitacolo ci capovolse.

    Non se ne rese nemmeno conto, non ne ebbe assolutamente il tempo.
    Violentemente fu scaraventata dalla parte opposta di dove si trovava. Il suo corpo sbattè contro la rigida parete, ma in quell’improvviso ed inaspettato capovolgersi e ruzzolare della carrozza, questa cedette su di un lato. Una parete si ruppe completamente e un caldo raggio di sole ne illuminò l’interno.

    Ancora un po’ dolorante uscì fuori dal quel relitto.

    Improvvisamente un urlo straziante catturò la sua attenzione, anzi l’attenzione di tutti.
    Si girò verso il luogo da dove quello strillo era stato emesso.

    Quello che vide le fece gelare il sangue.

    Davanti a lei si estendeva una distesa di sole macerie e rovine. Edifici completamente distrutti, detriti ovunque. Davanti ai suoi occhi regnava la più totale desolazione.

    Calcinacci, polvere e sangue. Distruzione.

    Disperazione, che chiara e limpida si leggeva sui volti delle persone che erano lì presenti. Nei loro occhi la stanchezza di lottare, l’avvilita rassegnazione di chi ha perso completamente tutto.

    Poi, inaspettatamente, una testolina vece capolino da una porta. Si trattava di una ragazza vestita di bianco che catturò l’attenzione degli shinobi. Non disse nulla, ma si limitò a far cenno di seguirla.

    E così fù.

    Mentre si avvicinava alla ragazza, Sori non potè non notare che quel candore e quella bianchezza dell’abito, visto da più vicino, in realtà presentava delle macchie color vermiglio, molto probabilmente era stato lavato malamente; un viso sciupato e un’espressione rammaricata fecero capire alla giovane Hyuga la precarietà e la delicatezze di tutta quella situazione.

    Un sorriso cinico e al contempo triste si delineò sul quel volto affaticato mentre accoglieva i giovani shinobi di Konoha.

    Tutt’intorno decine e decine di feriti. Brandine sparse ovunque sulle quali giacevano pazienti doloranti, alcuni agonizzanti, altri che riuscivano a malapena a lamentarsi.
    Sangue, disinfettanti e sudore. Questo ciò che percepì immediatamente la kunoichi;la calura e l’afosità di quella stanza, inoltre, erano davvero insostenibili.

    Una situazione davvero drammatica, molto di più di quello che la stessa Sori avesse potuto immaginare.

    Ci aiuterete, vero? Qui, noi.. siamo.. Beh, non ce la facciamo da soli..

    Sembrava una disperata richiesta d’aiuto.

    Immediatamente Sasori, Yoshi ed infine Timo si precipitarono nella richiesta d’aiuto.
    Sori per un attimo rimase lì, ferma, come in preda al più terribile del panico. La sua mente era completamente priva di pensiero, di volontà di azione. .

    Vedeva i suoi colleghi impegnarsi nel porre il loro aiuto a quelle persone tanto bisognose.
    Eppure lei rimane lì ferma.

    Il sangue? Le sofferenze dei pazienti? La paura della sua inesperienza?

    Nemmeno lei sapeva né capiva il perché di tale titubanza.

    Signorina signorina. . .

    Disse una vocina mentre sentì qualcosa aggrapparsi alla sua gonna . .

    Signorina . .


    Insistette quella vocina. . .

    Allorchè Sori abbassò lo sguardo.
    Davanti a lei una bambina, dai lunghi capelli biondi raccolte in due treccine che le scendevano sulle spalle. Un vestito di un oramai rosa sporco come lo era il visetto vispo e i capelli scapigliati. In braccio teneva un orsacchiotto, anch’esso ricoperto di polvere e terra.

    Signorina . . . il mio Teddy . . . gli fa tanto bua la testa, lei, signoria lo può aiutare, vero?


    Sori rimase completamente sorpresa.

    Notò che la mano con cui la bambina teneva stretto il suo orsacchiotto presentasse una lieve ferita così come su una gamba era ben visibile una sbucciatura.
    Allorchè Sori si accucciò e accarezzando quella buffa testolina disse :

    Non preoccuparti piccola, cureremo insieme il tuo Teddy!

    Poi sorrise dolcemente cercando di infondere tranquillità e fiducia in quella bambina.

    Vieni disse cerchiamo una brandina dove poter curare il tuo Teddy. Così dicendo si alzò e allungò la sua mano verso la piccola la quale, si lasciò guidare dalla giovane Kunoichi.
    Poco distante c’era una brandina libera. Prese in braccio la piccola e la posò su di essa.

    Adesso disse mentre aprì il suo kit che le avevano consegnato prima di partire per la missione e indossando quindi i guanti sterili Visiterò il tuo orsacchiotto, va bene, piccola ?

    La bambina sorrise e diete il suo orsacchiotto alla giovane Hyuga,che delicatamente lo appoggiò sulla brandina.

    Adesso Teddy deve stare fermo alcuni secondi. Prima però, dovrei sapere cosa è successo al piccolo Teddy . . . disse mentre dolcemente e cautamente in modo tale da non spaventarla, prese la mano ferita della piccola.

    Ispezionò rapidamente la ferita. Sembrava abbastanza recente. Sanguinava ma non eccessivamente, questo era un buon segno. Il taglio non era profondo. Doveva solo ispezionare la presenta di eventuali corpi esterni, ma non sembrava averne alcuno.
    Prese allora una salvietta disinfettante e dolcemente pulì la mano della bambina cercando di non toccare il taglio. Poi, una volta pulita, prese dal kit la pinza e con essa una garza sterile, la piegò con l’aiuto delle forbicine e vi versò sopra il disinfettante, poi dolcemente la appoggiò in prossimità del lieve taglio. In seguito vi mise sopra un cerotto.
    La bambina, che nel frattempo era rimasta incuriosita della azioni della Kunoichi, aveva solo proferito poche parole:

    Stavo correndo . . . disse in casa . . . quando ho sentito un rumore fortissimo mentre raccontava Sori eseguì le stesse procedure anche sulla gamba. La ferita lì sembrava un poco più profonda.
    un rumore fortissimo? domandò la kunoichi mentre delicatamente estrasse dalla ferita una scheggia di legno con le pinzette.
    si si. .. forte come un tuono! disse la piccola
    e poi, sono caduta! Teddy era in braccio e così non volendo gli ho fatto battere la testa . . . disse con un tono dispiaciuto.
    Capisco disse Sori mentre poneva la nuova garza disinfettata sulla ferita e dimmi, piccolina, dove di preciso gli fa male a Teddy?

    Sori aveva capito la piccolina stava proiettando il suo dolore alla testa sul suo orsacchiotto.

    proprio qui. . indicò la bambina mentre con l’indice si toccava la parte sinistra della testa quasi in prossimità della tempia, sotto il cuoio capelluto.
    Adesso mi è tutto chiaro disse con tono rassicurante.
    Velocemente , ma pur con la giusta attenzione, come si trattasse di un essere vivente, Sori fasciò la testa all’orsacchiotto con un pezzo di benda e poi avvicinandosi alla piccola, accarezzandole la testa, in modo da vedere possibili ematomi.
    Sei una bambina coraggiosa! disse, mentre notò una evidente ecchimosi sotto il cuoio capelluto, con altrettanto gonfiore.
    Sai che facciamo adesso? disse alla piccola Cerchiamo un dottore per il tuo Teddy e vediamo un po’ quanta bua possa avere, tu, però dovrai aiutarlo e stare sempre con lui, va bene?
    La piccola annuì. Sori la prese immediatamente in braccio ed insieme all’orsacchiotto andò alla ricerca di un medico.

    La forte contusione, pensò, potrebbe aver causato delle commozioni !

    Con il solo kit a disposizione, considerando che solo e soltanto di quello poteva disporre, non poteva provvedere a darle le giuste cure. La piccola necessitava di un vero medico. Camminò con passo spedito alla ricerca di un dottore.
    Ne trovò immediatamente uno.

    Questa bambina e il suo orsacchiotto . . sono caduti ed hanno picchiato violentemente la testa, presentano entrambi ecchimosi e forte dolore. Putroppo non ho l’abilità di utilizzare le arti mediche, quindi, la pregherei di intervenire lei
    detto ciò salutò la piccola e la porse al medico che subito intervenì con le dovute cure.
    Successivamente, senza perder tempo,Sori andò in cerca di possibili altri pazienti da assistere.

    Poi si sentì chiamare.

    Ehy tu! Qua, sbrigati!

    Sori si girò di scatto, a vide che un’infermiera, stava agitando in alto la mano per farsi notare.
    Sori accorse immediatamente , ma l’infermiera, che sembrava avere già diversi anni di esperienza, la fermò e le disse:
    Ho bisogno di diversi cuscini e bende pulite . . e anche dell’acqua!Sbrigati non c’è tempo! La paziente ha insostenibili contrazioni addominali, continuative e sempre di maggior entità.

    Subito! Disse Sori.

    In un battibaleno aveva trovato tutto ciò che l’infermiera le aveva chiesto con tanta urgenza.
    Si stava recando appunto da quest’ultima mentre pensava a ciò che la paziente potesse avere.

    contrazioni addominali . .cuscini . .bende . . non sarà forse . . Una gestante!!

    Con sommo stupore la paziente era appunto una gestante, in pieno travaglio.

    ed ora?!

    Si chiese la giovane Hyuga, in che modo posso essere d’aiuto?

    Di certo quella era assolutamente la prima volta che si trovava nel mezzo di una tale emergenza, una situazione del tutto sconosciuta per lei.

    Ma come comportarsi? E soprattutto come portare aiuto?

    Il Kit non prevedeva assolutamente un manuale che descrivesse come comportarsi in situazioni simili e comunque su di esso di certo non poteva fare assolutamente affidamento.

    Questa situazione andava ben oltre le sue capacità, tuttavia, in qualche modo doveva aiutare quella povera ragazza se non ad alleviarle il dolore, almeno a farle capire che lei era lì per aiutarla.

    Consegnò i cuscini e le bende pulite all’infermiera, mentre la bacinella con l’acqua venne appoggiata su un tavolino lì vicino.

    L’infermiera sistemò i cuscini in modo tale da permettere alla gestante una posizione più comoda.

    Poi controllò di nuovo la frequenza delle contrazioni.

    Intervallo di 7 minuti per una durata di 45 secondi disse l’infermiera.
    C’è ancora tempo prima del parto. Tieni, disse alla kunoichi della Foglia e porgendole un orologio Quando le contrazioni arrivano ad un intervallo di circa 2-3 minuti ed ad una durata di oltre 50 secondi,allora chiami! Adesso devo andare a veder se c’è qualche ferito urgente, qui te la puoi cavare da solo benissimo!

    Né una parola di più. L’infermiera se ne andò.

    Sori si avvicinò alla paziente. Si trattava di una giovane ragazza, qualche anno più grande di lei. Aveva sul volto un’espressione davvero dolorante sebbene cercasse di non esternarlo.

    La ragazza la fissava un poco impaurita.
    Sori con tutta la tranquillità che poteva esternare le disse:

    Non si preoccupi signora! Cercherò di esserle d’aiuto il più possibile. Adesso tenga la mia mano e quando ha una contrazione la prego di stringerla il più possibile . . nel mentre cercherò in qualche modo di rinfrescarla con questa acqua.
    così dicendo prima immerse una benda nell’acqua poi, una volta strizzata, si mise a sedere vicino alla donna , le porse una mano mentre con l’altra le asciugava dolcemente la fronte, il viso e il collo. Teneva l’orologio al polso in modo tale da monitorare l’intervallo tra una contrazione l’altra.

    Le parlava dolcemente cercandola di rassicura sebbene si sentisse impotente davanti a cotale dolore.
    Mai e poi mai avrebbe immaginato che il travaglio raggiungesse una tale intensità di sofferenza.

    Rinfrescava continuamente il viso della donna, le massaggiava i dorsali ogni qualvolta questa glielo chiedesse e attentamente controllava ogni più piccola variazione di durata delle doglie.

    Cercava di prendersi cura della ragazza sostenendola e confortandola, parlandole, assistendola, cercando di fare tutto ciò che eri in suo potere.

    Il tempo scorreva lentamente. I dolori addominali divenivano pian piano sempre più frequenti così come l’intensità del dolore.

    Sori controllava, visionava accuratamente, le frequenze dei dolori, che di li a poco sarebbero divenuti sempre più acuti e di una durata davvero minima.

    Il travaglio stava raggiungendo la sua ultima fase. Sori quindi, seguendo le direttive precedenti dell’infermiera, rassicurò la gestante che da lì a poi sarebbe tornata con l’infermiera ed il medico.

    E così fu.

    Molto velocemente la partoriente fu preparata per il parto che sarebbe avvenuto in poco tempo.

    Sori era stanca. Tuttavia non era il momento di pensare a riposarsi.

    C’erano ancora molti pazienti che avevano bisogno di lei.

    Improvvisamente notò un ragazzo che aveva i vestiti completamenti lacerati da tagli. Era svenuto.
    Sori si precipitò da lui. Per prima cosa sentì se il polso e il respiro fossero regolari, sembrava tutto nella norma. Immediatamente dopo prese le forbici dal suo kit e iniziò a tagliare il maglione lacerato,comprese le maniche. Riportava delle ferite su tutto il busto e negli atri superiori. Alcune Ferite sembravano non preoccupanti, mentre altre, un poco più profonde, suscitarono preoccupazione nella ragazza, in quanto presentavano un discreto sanguinamento. Una in particolare: un taglio netto e profondo sul braccio destro, quasi in prossimità del gomiti.

    Il sangue stava uscendo troppo velocemente. Sembrava una emorragia copiosa.
    Prese il laccio emostatico, lo tese e lo girò ben due volte intorno all’arto, lo strinse il minimo indispensabile e lo annodò. Poi prese delle garze le appoggiò vicino la ferita e compresse la zona.

    Sapeva che ci sarebbe stata la possibilità che l’emorragia non si sarebbe arrestata. Quindi era necessario trovare un medico e il più veloce.
    Ma nello stesso tempo, non poteva di certo abbandonare quel ragazzo.

    Avrebbe urlato in cerca di aiuto fino a quando qualcuno non fosse arrivato.

    Così fu.
    Repentinamente un medico arrivo e alla fine riuscì a fermarla.

    Nel frattempo il paziente fu rinsavito.

    Sori toccò quindi occuparsi delle ferite minori. Lavò con le salviette il busto del ragazzo cercando di evitare il contatto diretto con le ferite. Poi, prese le garze e ci versò sopra il disinfettante. Successivamente le copri con garze sterili o cerotti a seconda della superficie che la ferita occupava. Mentre si curava nel disinfettare le ferite naturalmente faceva caso se in esse fossero state presenti dei corpi estranei e dove era necessario le rimuoveva con le pinzette prima di procedere con la medicazione.

    Contemporaneamente cercava di interagire con il ragazzo, rassicurandolo. Ogni movimento della ragazza, deciso ma al contempo delicato, era accompagnato da parole di conforto e di sostegno.

    Non un ninja medico. Questo lo sapeva benissimo. Ma ciò non le impedì di aiutare, nei suoi limiti possibile, tutte le persone che ne avrebbero avuto bisogno.

     
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  11. Keita Kitase
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    CITAZIONE
    Sori Hyuga; Sasori Uchiha; Yoshikuni Jyakushin Shun
    Sono abilitati all'utilizzo della tecnica Chyuute no jutsu.
    Potranno dunque considerarsi parte della squadra medica del villaggio della Foglia.

     
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55 replies since 29/12/2007, 11:37   1938 views
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