Il sole che rischiara dalle nubi

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  1. Keita Kitase
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    SPOILER (click to view)
    Questo evento gdr si svolge subito dopo quello attualmente in corso con Yami Kabane alla strada principale di Konoha

    ...Il sole che rischiara dalle nubi


    Si era fatta ormai sera. Vagavo senza meta, fuggendo dalla responsabilità a cui ero stato chiamato a rispondere. Ero arrabbiato, irritato per qualcosa che sentivo essere giustificato, ma che sapevo non potesse essere capito da chi, non coinvolto, ragionava con la testa e non coi sentimenti.
    -Maledizione!!-
    Frenetico, continuavo la mia corsa verso chissà quale meta, digrignando i denti al pensiero e alla rievocazione di quanto era appena accaduto. La rivelazione di colui che era diventato tutto ad un tratto mio avversario era stata oltremodo scioccante e nella mia mente continuava a vorticare l'immagine inquietante introdottasi in quel mio genjutsu, la sorpresa imprevedibile e, soprattutto, il volto esanime di colei che avevo perduto per un semplice demoniaco capriccio umano.
    -Dannazione...dannazione...dann...-
    Sopportare ancora per qualche altro minuto tutto questo, era davvero chiedere troppo. Sentii le lacrime sgorgare dagli occhi, ma non mi ci abbandonai, non avevo più voglia di piangere, sentivo solo rabbia, adesso affiancata da quella di non voler cedere.
    Con espressione ancor più irata, mi asciugai gli occhi iniziati al pianto, scossi la testa e continuai il mio cammino.
    Le cicale, terminato il tramonto, cominciarono il loro canto, sentivo il frusciare continuo del vento su molti alberi.
    Capii di essere arrivato presso il bosco del villaggio.

    image
    -Vaffanculo!-
    Fu l'ultima, grande, esplosione di sfogo. Raggiunto un albero, accompagnato da quella imprecazione, ne colpii il tronco, con tutta la forza che possedevo, ansimando come se avessi appena fatto chilometri e chilometri di strada correndo alla massima velocità, percependo il battito spedito del mio cuore, lasciando scorrere la mia agitazione.
    Dopodiché, mi appoggiai con le spalle allo stesso e scivolando sul tronco, mi accasciai a terra, a testa bassa, le ginocchia ritirate, ancora arrabbiato.
    Non vi era anima viva attorno, eppure, sentivo qualcuno, ma, forse per la stanchezza, forse per la speranza di essere davvero solo, non vi badai.




    Topic autorizzato

     
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  2. sweethinata
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    Il Sole che Rischiara dalle Nubi


    Tenebre




    SPOILER (click to view)
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    Parlato
    Pensato
    Citato
    voce Amatsu/Benzaiten


    AVVENIMENTI POSTUMI ALL'EVENTO ESTIVO E ANTECEDENTI ALL'ADDESTRAMENTO DEL BYAKUGAN



    Il sole stava tramontando lentamente sulla tranquilla cittadina di Konoha. Il cielo, oramai tinteggiato di un rosso blu tenue, stava lentamente cangiando in ciò che di a lì a poco sarebbe divenuto blu notte.
    Le prime stelle erano apparse mentre una luna molto timida stava prendendo il posto dell’astro luminoso che dolcemente si eclissava in lontananza.

    Nella penombra di quello stesso bosco, nella direzione opposta del giovane chunin, si poteva intravedere una figura longilinea, dalle morbide curve e dai lunghi capelli scuri dolcemente mossi da una leggera brezza serale.



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    Camminava lentamente tra gli ultimi caldi raggi del sole accompagnata dallo frinire delle cicale che pareva non avere fine, un canto trasportato dal vento nelle notti d’estate tra l’erba fresca e il cielo stellato, un infinito eco antitetico allo scorrere del tempo.

    Procedeva con adagia inerzia, senza una meta precisa. I grandi e profondi occhi perlacei, erano densamente tristi, mentre ancora erano ben visibili sulle sue rosee guance i segni lasciati dallo scorrere delle lacrime.

    Lo sguardo spento specchio di un’anima vuota.

    Era caduta nel precipizio della desolazione, afferrata saldamente da una forza superiore, che la stava tirando a sé, giù, nell’oscure profondità di quel baratro chiamato sofferenza .

    Eventi terrificanti e rivelazioni traumatizzanti avevano sconvolto la sua esistenza. Aveva rivissuto drammi accaduti in un lontano passato, era finalmente venuta a conoscienza dei suoi natali, delle sue origini e di quella orrenda maledizione che scorre nelle sue vene. La pazza ambizione del suo avo che lo ha portato alla dannazione della propria anima e di tutta la sua stirpe. Quel compito così pericoloso a cui è stata inevitabilmente chiamata a svolgere senza alcuna possibilità di scelta.

    La dura battaglia per la salvezza della propria anima.

    Ricorda : sarò sempre vigile e alla più piccola e insignificante debolezza tornerò per annientarti ed impadronirmi per sempre del tuo corpo!

    Di te non rimarrà più nulla !!

    Questo è un avvertimento!!


    Come un incessante e tormentoso eco quelle minacciose parole la stavano incessantemente perseguitando. Così come quella satanica risata.

    Sapeva di non esser ancora forte abbastanza. Aveva vinto una battaglia, ma non la sua personale guerra. Lo sentiva, lo percepiva strisciare nell’oscurità della sua anima, si contorceva e si avvolgeva intorno al suo cuore , mordendolo, straziandolo in una morsa quasi letale.

    Un cinico scrutatore ininterrottamente vigile ai più nascosti turbamenti della psiche; uno spietato opportunista senza scrupoli pronto a cogliere ogni minima possibilità di appiglio per raggiungere il suo vile scopo.

    Quando sarebbe riuscita a mantenere questo equilibrio?

    Un solo e semplicissimo errore e della sua anima non sarebbe rimasto più nulla.

    Di ciò ne era terrorizzata.

    L’unica soluzione possibile . . . .

    DIVENIRE PIU' FORTE!

    Ma come?

    Errava senza uno scopo percorrendo sentieri senza fine, finchè non si ritorvò nei pressi di un grande albero, maestoso, dall’aspetto forte e fiero.

    Si fermò davanti ad esso e ne osservò l'aspetto magnifico.

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    Quell’albero le richiamò alla memoria il sommo ciliegio che si trovava a casa del suo sensei. Un flusso di ricordi la portarono a rivivere i passati momenti felici con Shiraki. . .

    Shiraki!!Perchè??

    Improvvisamente le lacrime cominciarono a scendere , non riusciva a fermarle. Si portò entrambe le mani al viso per coprirlo.

    Un senso di fortissimo rancore, rabbia e delusione iniziò a fluire nelle sue vene.

    Se ne era andato senza una parola, era scomparso senza lasciar alcuna notizia di sé . . . lo credeva morto e poi. . era ricomparso. Ne una spiegazione ne una parola. Lo aveva rivisto, talmente cambiato nell’animo che a stento era riuscita a riconoscerlo.
    Si era sentiva abbandonata e forse tradita dall’unica persona a cui si era profondamente legata.

    Era rimasta completamente sola. . .

    Solitudine.

    Pensò.

    Forse è meglio così. . .

    Si disse.

    Aveva tormenti peggiori. L'ombra incalzante di Amatsu era sempre in agguato. Doveva anticipare ogni qualsiasi sua mossa, doveva prevenirlo. Doveva raggiungere quello stato di assoluta cinica freddezza, nulla e nessuno avrebbe potuto scarfirla.

    Sarebbe dovuta fuggire da ogni emozione, da ogni turbamento, da tutti quei moti dello spirito potenzialmente pericolosi che avrebbero potuto rivelare la sua debolezza, la sua fragilità; lontana da tempeste interiori che scatenano angosce culminanti in un cataclisma di terrore, perdizione e annientamento.

    Forse se riesco ad allontanare da me ogni emozione , ogni sentimento, ogni affetto. . . diventerò più forte. In fondo queste sono solo sciocche debolezze che non mi posso permettere. . .


    Ma perché allora. . .

    sto soffrendo così?

    Perché non riesco a privarmene?




    Dannazione. . .

    Urlò improvvisamente colpendo con il pugno destro e con tutta la forza in corpo il tronco di quell’albero che le stava proprio davanti.

    Dannazione!!

    Replicò. . .

    Dann. . .az. .

    Scoppiò a piangere,mentre si lasciava cadere sulle ginocchia, appoggiando la mano destra sul terreno.

    Un pianto dettato da un’esplosione di rabbia.

    Devo assolutamente diventar più forte! O per me sarà la fine!!

    Disse sussurrando.

    Alcune gocce di sangue caddero dal pugno destro ancora a contatto con il tronco dell'albero, mentre teneva il viso chino a fissare un punto inesistente.

    Non sentì il dolore del colpo ne percepì la ferita colare il sangue.

    La sua determinazione era tale da eludere ogni percezione di dolore.

    Altre gocce caddero e si infransero sul terreno.



    Edited by sweethinata - 11/11/2008, 12:14
     
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  3. Keita Kitase
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    ...Il sole che rischiara dalle nubi


    E spuntò la prima stella della sera.
    Il tempo era diventato lentamente qualcosa di accesorio non degno di considerazione tra i mille e vorticosi pensieri che mi stavano pressando l'anima. Era come ritrovarsi in una moltitudine di questioni dalla difficoltà crescente per i quali ogni soluzione sembrava impossibile. L'angoscia delle catene si rifletteva in quella morsa stretta mentre la libertà della spensieratezza pareva ormai un obbiettivo lontano ed irraggiungibile.
    Nella rabbia, nelle espressioni irate dello spirito e del corpo, l'aria respirata con affanno e con foga diventa l'unica prova esterna udibile che rappresenta il proprio stato d'animo e le proprie emozioni. Sembra quasi ricercato, mentre gradualmente prendi coscienza delle conseguenze. Le gambe cedono, gli occhi mutano in un'espressione corrucciata e tutto il mondo diventa tuo nemico fino alla volontà arrogante di portarlo alla distruzione per colmare il proprio sfogo.
    Era davvero come ritrovarsi schiavi improvvisati, incatenati, da una mera emozione, da un qualcosa che si rappresenta negletta al padrone che le vive, ma che, per difetto del suo controllo, si rende tiranno.
    E mentre il vento frusciava ignaro delle mie sofferenze, un rumore sordo pareva emulare quello appena sviluppato dal mio colpo.
    La metà della mela che in quel famoso simposio si narra la storia, mi stava vicina e, speculare, si muoveva alle mie storie, alle mie condizioni, ai miei sentimenti e alle mie emozioni.
    Ma tutto ciò che la mia mente giovane, ignara dei progetti del destino e dell'aiuto divino, riuscì a cogliere, fu solo un'ulteriore rabbia, quella di essere scoperti, quella di essere stati visti, quella di non essere soli quando si ricerca la più estesa delle solitudini.


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    -Ci diamine è là!?!-


    Mi alzai di scatto, ancora più irascibile. Mi sentivo spiato, violato. Fissai lo sguardo, tesi le orecchie, aguzzai il senso del tutto. Qualsiasi cosa ne sarebbe emersa, sarebbe stata la vittima del mio sfogo. Avrei mandato al diavolo qualsiasi freno inibitore...forse.

     
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  4. sweethinata
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    Il Sole che Rischiara dalle Nubi


    Lacrime rosse




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    Citato
    voce Amatsu/Benzaiten


    Lentamente scivolava tra le sue affusolate dita fino a staccarsi da esse e cadere nel vuoto. Un suono impercettibile all’orecchio umano avrebbe accompagnato il suo completo infrangersi su quel boschivo terreno, che lentamente si intinse di un rosso intenso.

    Una goccia di sangue.

    Poi una seconda, una terza. . .e così via. Un susseguirsi lento ma continuo, quasi ritmico.

    E sul quel terreno non solo sangue cadde.

    Lacrime.

    Un’amarezza nata dallo sgorgare impetuoso di una desolante malinconia, che devasta, brucia quell’ anima straziata , e infine muore in una cristallina lacrima.

    Venere era già ascesa al suo trono, lassù, alta nel cielo, splendente in tutta la sua magnificenza, mentre una timida Luna stava ancora faticando a far capolino in quel manto stellato.

    Sola in quell’immenso bosco, lontana da occhi indiscreti. Solo Espero e la dolce Luna. Nessun’altro. Almeno così credeva. Nessun altro testimone di quella violenta azione e di quella sconfinata amarezza.

    Chi diamine è là?

    Una voce estranea distrusse l’unica certezza di quel momento.

    I singhiozzi si placarono in un istante, gli occhi bianchi e perlacei smisero di lacrimare. La sua rabbia morì in quell’inaspettato avvertimento.

    Un battito talmente forte echeggiò nel suo cuore. Il respirò si smorzò per un istante.

    Qualcuno era lì, e aveva percepito la sua presenza. Una voce maschile si era intromessa nella sua solitudine.

    Ma chi poteva essere costui?

    Socchiuse per un attimo gli occhi, alcune lacrime caddero. Le asciugò velocemente con la mano sinistra. Poi si alzò, aiutandosi con la stessa mano che un attimo prima aveva provato ad allontanare dal suo dolce viso quell’amara tristezza, e, cautamente, fece alcuni passi sporgendosi al di là del tronco, mentre ne accarezzava la forte corteccia.

    Un istante e il volto della kunoichi incrociò il suo.

    Un soffio di vento agitò dolcemente i lunghi capelli corvini mentre spazzò via dal suo triste viso le ultime parvenze di lacrime.

    La mano sinistra ancora appoggiata a quell’enorme tronco come sostegno della sua instabilità.
    Il braccio destro disteso lungo il suo armonioso fianco, mentre da quella mano completamente inerme alcune gocce di sangue continuavano a cadere.

    Uno sguardo e per la seconda volta i candidi occhi della giovane Hyuga si smarrirono in quelli del ragazzo.

    Azzurri e limpidi come un cielo primaverile, occhi magnetici che aveva già incrociato in un lontano passato.

    Lo riconobbe.

    Quel volto che tanto le aveva dato da pensare e da rammentare era di nuovo lì, di fronte a lei.

    Per la seconda volta provò la stessa sensazione. Nostalgici e remoti ricordi affluirono alla sua memoria, ma ancora friabili ed evanescenti per essere rimembrati.

    Ma forse non era ancora pronta per questo.

    Altre gocce caddero.

    I suoi occhi dolcemente si abbassarono, lo sguardo si posò altrove. Lentamente si voltò e si incamminò nella direzione in cui era arrivata.

    Per la seconda volta si stava allontanando da lui. Ma lui si sarebbe allontanato di nuovo da lei?






    Edited by sweethinata - 11/11/2008, 12:26
     
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  5. Keita Kitase
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    ...Il sole che rischiara dalle nubi


    Più l'irritazione che la rabbia, salì in quell'istante senza controllo. Il pensiero che fosse stata violata quella solitudine, voluta e dovuta, da chissà quale ficcanaso anche solo presente nei dintorni per caso, era talmente snervante da risultare angosciante. Con sguardo corrucciato cercai di scrutare tra le ormai padrone tenebre affinchè potessi vedere quella figura di disturbo.
    Ma, prima di riuscire in quella caccia, fu la stessa preda a trovarmi, qualcuno che non avrei mai pensato di rivedere, ma, soprattutto, non avrei mai pensato potesse associarsi ai miei ricordi, lei, che sembrava un angelo mai visto, mai sentito, mai vissuto.

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    -Ah...m-ma...-
    Non era tanto conseguenza di un'atteggiamento impacciato dovuto ad imbarazzo, quanto a sorpresa. Tutto finì col cessare, l'odio, il rancore, il disagio e l'angoscia di quei giorni, di quello stesso giorno fatidico di tutti quei sentimenti malsani che logoravano e corrodevano un'anima giovane ma appesantita da molti fardelli troppo gravosi per poter reggerli da solo, per quanto mi ostinassi di credere non dovessi far affidamento in nessun altro se non in me stesso.
    Ma, ora, lei era lì, e per quanto il primo pensiero che inondò le mie membra e il mio spirito fu un potente senso di colpa, quasi come all'esser vicino al tradimento di Ami, la persona che il destino mi aveva concesso di conoscere e che in poco tempo mi aveva strappato in un gioco sadico, non riuscii a staccarle gli occhi di dosso. Era come un'attrazione magnetica, talmente forte da far male, dolore acuito nel momento stesso in cui quella calamita impattava contro gli ostacoli che non permettevano di vivere spensieratamente l'esperienza.
    Ami era ancora troppo vicina per poterla metter da parte, ma, la chiave per sbloccare quella ovvia serratura, mi era stata concessa proprio da Ami stessa, nella promessa che le feci, in quel giuramento che mi chiese di generare nel continuare a vivere, senza soffermarmi ad un passato che avrebbe continuato a fuggire senza sosta dal presente, rischiando di trascinarmi inevitabilmente con se qualora mi ci fossi attaccato senza vie d'uscita.
    E mentre, gocce di sangue miste a lacrime si posavano a terra, lei si voltò intenta a lasciare quel luogo in cui l'avevo aggredita, ad allontanarsi di nuovo da me, così come poco tempo prima.


    ...Aspetta!


    La raggiunsi, in un attimo, spinto da non so cosa, quale forza, quale desiderio che restasse, che nulla al mondo si mettesse in mezzo, ancora, e far fuggire le cose che si sanno, in quella misteriosa conoscenza della vita, essere preziose e importanti.
    Sfiorandole la mano ferita, la spinsi con delicatezza verso il mio petto.
    Non ebbi cuore di incrociare il suo sguardo ma lo fissai nel sangue che ancora colava fresco.
    Senza dire nulla avvicinai la mano sinistra verso il dorso e quella lucina verde, quel chakra puro come quell'incontro, avrebbe presto lenito la sua lieve sofferenza.
    La cura terminata, mi portò a levare il volto verso il suo, a osservare i suoi lineamenti, innalzandomi sempre di più, scorrendo i suoi capelli lisci e vellutati, fino a quando, incontrato il suo sguardo, un presente lontano si disegnò in un'atmosfera vissuta, un ricordo d'infanzia.
    Eravamo ancora dei ragazzini, un'età in cui la vita da shinobi era lontana e viva solo nei nostri sogni, praticabile solo attraverso la teoria dell'accademia che ci formava nel tempo.
    Quella giornata alla sala del thè, la stessa in cui conobbi Tetsu Musashi. Chi avrebbe mai immaginato che quella ragazzina così timida potesse diventare una ragazza così affascinante e dallo sguardo tenace e sicuro, deciso per la sua strada.


    -S-sei Sori?-

     
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  6. sweethinata
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    Il Sole che Rischiara dalle Nubi


    Tenerezza e . . .




    SPOILER (click to view)
    Narrato
    Parlato
    Pensato
    Citato
    Flashback


    Mai avrebbe voluto incontrarlo così, mai avrebbe desiderato trovarlo lì, in quel momento, dinnanzi alle sue debolezze, dinnanzi alle sue lacrime e al suo dolore, cosicché, per una sciocca presunzione d’orgoglio o per il forte imbarazzo avrebbe preferito scappare da lui per rincontrarlo, chissà ,una prossima volta, se il fato lo avesse voluto.

    . . . .Aspetta!

    Un invito a rimanere che ella non accettò senza una parola, ne una spiegazione.

    Sparire, scappare . . .andar via queste erano gli unici pensieri a cui si stava aggrappando quando
    un delicatissimo tocco le accarezzò la mano,
    la stessa dalla quale alcune lacrime di sangue continuavano lentamente a cadere, come ad esternare tutta quella amarezza che l’opprimeva e la soffocava.

    Si fermò, mentre il suo cuore iniziò a battere più forte. Avvertiva la sua persona essere proprio dietro lei, mentre la sua mano sfiorò gentilmente la sua, ne captava il respiro, ne percepiva il dolce profumo e perfino quello strano imbarazzo che lentamente cresceva in loro.

    Lentamente si voltò e mentre gli occhi di lui fissavano la sua mano ferita, un tenuo calore curò la sua ferita. In qualche modo cercava di calmare quel cuore che batteva all’impazzata, cercando di non pensare che adesso lui si trovava vicino a lei, che adesso stava sfiorando la sua mano e che adesso i suoi occhi cristallini la stavano guardando.

    Alzò lentamente lo sguardo verso di lui e di nuovo si perse nella limpidezza di quell’intenso azzurro . . come un cielo mattutino di una lontana estate.

    Ed quel ricordo assopito esplose dinnanzi a lei in tutta la sua chiarezza e trasparenza.



    . . . Ricordi



    La calda e rassicurante mano della nonna, che fino ad allora aveva stretto quella della bambina, dolcemente allentò la presa e si posò sulla testolina di Sori, accarezzandola. La nonna si accucciò un poco e guardando teneramente la piccina le disse con tono sereno:

    Sori-chan, nonna deve andare a parlare con Hokage-sama, tu, per favore, rimani qui. .

    Poi portò quella stessa mano sulla testolina di quello strano orsacchiotto che le bambina tenacemente teneva stretto a sé e rivolgendosi proprio ad esso disse:

    Baku-kun, tu veglierai sulla piccola Sori?

    Poi volse di nuovo lo sguardo verso la bambina:

    Vedi? Laggiù ci sono altri bambini come te, perché non vai a giocare con loro?

    Indicando alla bambina un gruppetto di altri bambini un poco più avanti rispetto a loro.

    Nonna torna subito!!

    disse rialzandosi e dopo averle dato un bacio sulla fronte la nonna si allontanò lentamente da lei.

    La piccola Sori la seguì con lo sguardo fino a quando quella figura non scomparve all’interno di un imponente edificio situato proprio dinnanzi a quel grazioso parco gioco, poi lentamente, si volse verso quei bambini.

    Ridevano, giocavano, sembravano esser felici. Si rincorrevano, saltavano spensieratamente con quell’ingenuità tipica della loro età.

    Si sentiva completamente estranea, diversa addirittura.



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    Baku-kun . . disse sussurrando

    Siamo soli, di nuovo, io e te. MA Baku-kun non deve esser triste, Sori-chan è qui con lui!

    Una piccola, quasi impercettibile lacrima, scese sul viso della bambina.

    Ancora ben visibili erano i segni lasciati da sconcertanti eventi verificatesi alcune notti precedenti.
    L’esile e fragile braccio sinistro era stato fasciato con delicatezza da una benda mentre alcuni cerottini, posizionati uno sotto l’occhio e l’altro sul braccio destro, in prossimità del polso, celavano due piccolissimi taglietti.

    Gli occhioni bianchi e dolci celavano disagio e paura e chiunque avesse incrociato il suo sguardo avrebbe notato un’espressione di tristezza e di smarrimento dipinta sul quel grazioso visino.

    Quello che accadde quella notte fu il motivo per cui adesso lei si trovava proprio lì e del perché sua nonna avesse chiesto udienza all’Hokage in persona.
    Ma questo la piccolina non poteva saperlo, ne poteva immaginare che gli eventi di quella notte avrebbero per sempre segnato la sua esistenza. Ignara di tutto ciò aspettava il ritorno della nonna, dondolandosi su un’altalena, tenendo stretto a se quello strano orsacchiotto bendato.

    Fissava perennemente il vuoto cercando in esso un qualche sollievo, un’evasione infantile da quel senso di opprimente soffocamento che le opprimeva incessantemente il cuore.



    Ogni tanto le grida di quei bambini catturavano la sua attenzione. Volgeva lo sguardo verso di loro, li guardava giocare e gioirsi della compagnia reciproca, ridere e scherzare di quei giochi tipici della loro età.

    Avrebbe voluto scendere da quell’altalena e raggiungerli ma forse l’eccessiva timidezza le impediva di farsi coraggio e di raggiungere la meta così vicina. Preferiva restarsene lì, in completa solitudine, inerte e immobile; per qualche strano oscuro motivo non se la sentiva assolutamente di inebriare il suo cuore con il calore della gioia e della spensieratezza e quando spiacevoli ricordi cercavano di farsi strada nei suoi pensieri, lei stringeva ancora più forte il suo orsacchiotto, tremando, si rinchiudeva sempre di più in se stessa.

    Finchè la voce di un bambino non richiamò la sua attenzione. Sorrideva.
    Nemmeno si era accorta che quel bambino si era avvicinato a lei e le aveva appena chiesto qualcosa, molto probabilmente il suo nome

    Quei candidi occhi perlacei si voltarono verso quella voce e inaspettatamente si incrociarono con di quelli del suo piccolo interlocutore. Erano di un azzurro intenso, colore alquanto insolito per lei, cristallini e limpidi come un cielo mattutino. Arrossì quando si accorse che stava fissando il suo volto e tanto fu l’imbarazzo che dovette volgere lo sguardo verso il basso.

    Strinse ancora di più il suo prezioso amico, mentre il cuore le batteva forte per quella sua innata timidezza che sempre l’accompagnava.
    Non sapeva assolutamente cosa fare, ne cosa dire. . .

    Poi in lontananza la voce di sua nonna che stava appunto chiamandola. Si alzò e si incamminò quasi correndo verso sua nonna, voltando le spalle a quel bambino. Pochi passi e si fermò, si girò e con un riverenza disse tutto d’un fiato:

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    Sori Hyuga!!

    Un sorriso dolcissimo si dipinse sul suo viso, mentre stringeva a se il suo orsacchiotto. Poi, si voltò verso sua nonna e la raggiunse correndo.

    Il giorno dopo Sori era di nuovo là, in quel parco di Konoha, proprio dinnanzi al palazzo dell’Hokage, così come il seguente e quello dopo ancora. Diversi furono gli incontri di sua nonna con L’Hokage, diverse furono le domande che la stessa bambina ricevette da tutti quegli shinobi al cospetto dell’Hogake, strani sogni venivano riesumati, incubi spaventosi che venivano analizzati e subito assopiti nella sua mente, allontanando con essi pure tutte quelle paurose e angosciose immagini che continuamente turbavano la sua tranquillità e la sua serena infanzia.
    Ma qualsiasi fossero le analisi a cui veniva sottoposta, qualsiasi le paura che doveva affrontare, niente avrebbe spento in lei il desiderio di tornare laggiù, in quel luogo dove quel bambino giornalmente la stava aspettando.

    In fondo le piaceva molto stare in sua compagnia, in qualche modo,in quel bambino Sori aveva riposto tutta la sua fiducia. Per la prima volta sentì di avere finalmente anche lei un amico con cui parlare e confidarsi, e quel bambino, era il suo primo ed unico amico, tanto da raccontargli, un giorno, gli oscuri segreti che si celavano nel suo cuore e che cercava di nascondere dietro a quei dolcissimi sorrisi che era solita dipingere sul suo viso quando si trovava in sua compagnia.

    Baku-kun ha tanta paura. . .di vedere Onii-chan. . Per questo Sori-chan ha bendato gli occhi di Baku-kun, così non avrà più paura.

    Disse mentre i suoi occhi si fecero improvvisamente scuri e tristi.

    Baku-kun dice che Onii-chan è un bambino malvagio e che vuole far del male a Sori-chan. Onii-chan è davvero spaventoso. . . E’ per questo che Sori-chan e Baku-kun sono qui oggi. Nonna è andata a parlare di Onii-chan con Hokage-sama. . .

    Poi la sua voce iniziò a singhiozzare mentre alcune lacrime scesero dai suoi occhi impauriti. Stava piangendo.

    Ma Sori-chan deve essere forte, anche se ha tanta paura di Onii-chan, vero Keita-kun?


    [. . . . . . . .]


    Sei . . . Sori?

    Dai suoi occhi grandi e perlacei una lacrima scese delicatamente sulla sua rosea guancia, un raggio di luna che si riflesse in essa prima di infrangersi, echeggiando, sul terreno di quel bosco, testimone di un incontro atteso da moltissimo tempo.

    Poi una secondo lacrima e una terza. . .

    Senza rendersene conto stava piangendo, ma non erano amare lacrime quelle. . .
    La sua mano destra si fece pugno che dolcemente si appoggiò al petto di lui, si avvicinò leggermente, cercando con il viso la sua spalla. Era completamente In lacrime mentre la mano sinistra stringeva ancora la mano del ragazzo.

    Keita-kun . . . !! Riuscì a dire singhiozzando prima di esplodere in un pianto liberatorio.



     
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