Gli Inferi di Oto - Le Prigioni

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  1. DioGeNe
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    ::: Detenuti e Reclutamento :::

    " Il mio nome è Diogenes. Mi servono seguaci pronti a morire per Oto. Sei uno di questi?"

    " Morire per la mamma? "

    " Perchè Oto è tua madre? "

    " Sssi...o almeno quessto ricordo. "

    " Vuoi venire con me, allora ? "

    " Ma fuori è tanto difficile! Qui è più sssicuro."

    " Di cosa hai paura? Io posso proteggerti. "

    " C'è una tremenda malattia tra le vie di Oto! Tu però non sembri essere stato contaminato! Sssei un medico? "

    " ...si..."

    " Allora va bene. Ma lui viene con me..."

    " Ok..."


    La guardiana-ragno avrebbe sentito tutta la discussione e avrebbe potuto pensare qualunque cosa, poco mi importava dopotutto. Quella ragazza era chiaramente un dono, era posseduta da uno spirito scomparso nei cuori degli Otesi che lei stessa chiamava malati. Almeno questa era la mia interpretazione o, per meglio dire, la mia speranza; per sapere chi veramente era quella giovane, avrei fatto analizzare i suoi ricordi da Eiatsu non appena ne avrei avuto modo.

    " Apri questa cella. Lei viene con me...non serviranno manette o altro ma, se proprio lo ritieni necessario, fa quello che devi. In ogni caso penso che più le sarai vicino più lei si agiterà...Ora andiamo ancora avanti, sono sicuro che c'è dell'altro nell'oscurità di queste celle!"

    Passavo tra i vari settori senza vedere nulla più che rozze belve rinchiuse per chissà quale motivo. Il loro chiasso era assordante e non mi faceva concentrare sull'obbiettivo; maledette quelle manette! Un briciolo di chakra per attivare l'aura di paura sarebbe stato sufficiente a farci trascorrere minuti di pace.

    " Fanno sempre così oppure sono eccitati per la mia visita? "

    Proseguimmo ancora, addentrandoci nella parte più profonda degli Inferi, fino ad arrivare in una zona diversa da tutte le altre; eppure non si trattava del differente tipo di pavimentazione o disposizione delle celle...lì c'era silenzio. Vi erano poche celle più grosse delle altre, sei per la precisione, ognuna delle quali sembrava inabitata per via di un denso strato di tenebre che i miei occhi non riuscivano a fendere. L'aria stessa era più pesante e una mistica aura aleggiava su tutta la zona, conferendo una sensazione vagamente negativa percepibile tramite tutti i sensi. In altre parole, lì si stava male. Poi, d'un tratto, due occhi affilati sbucarono dall'oscurità della seconda cella sulla destra.

    " Guarda Diogenesss! Un altra persssona sssana! "

    Ma subito qualcosa in movimento mi distrasse dal dito puntato della bambina in direzione di quelle due fenditure bianche. Una specie di scheletro con gli occhi di sangue, nella cella difronte, cercava di liberarsi da quelle ombre che come tiranti lo risucchiavano al loro interno. Fece un urlo infernale prima di venire trascinato di nuovo nel nulla, scomparendo alla nostra vista.

    fantasyartdarkghost

    Contemporaneamente, come svegliata dalle grida dello scheletro, si mosse qualcosa in una cella poco distante. Una gigantesca coda si vide sbucare tra le sbarre e andò a colpire con violenza quelle della cella adiacente, facendola vibrare da cima a capo. Poi, però, la gigantesca appendice si ritrasse e di nuovo fu il silenzio.

    Cosa diavolo ospitava quelle celle? Osservai nuovamente tutti e sei le grosse gabbie, nulla si muoveva ora. Ritornai quindi ad osservare quegli occhi luminosi, nella celle numero due, e dunque chiesi alla donna:

    " Guardiana, che genere di jutsu c'è su queste celle? Chi sono questi prigionieri e, soprattutto, chi abita la numero due?"

     
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