Gli Inferi di Oto - Le Prigioni

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  1. leopolis
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    "Pensieri"
    «Dialoghi»


    «Mi chiamo Tasaki,» – risposi tranquillamente alla sua domanda per ascoltare poi tutta la tiritera sul fatto che non avevano interesse a lasciarmi andare oppure farmi marcire lì tanto per. Mi venne da chiedermi perché, allora, venne lì su richiesta di quel pivellino che era quasi riuscito a perdere pure contro un criceto ubriaco e zoppo. A quelle parole, in effetti, mi vergognai abbastanza di me stesso. Anche perché non avevo perso solo contro la Jonin di Kiri, ma contro qualcuno che le prendeva anche dai criceti. Il che la diceva lunga sulla mia preparazione fisica e sul fatto che, forse, non avrei mai dovuto lasciare Kumo e magari restarci lì, dove la mia forma fisica sarebbe rimasta a degli alti livelli nonostante tutto. - «Beh, non mi interessa se vivere o morire... senza la mia famiglia vicino.» – Dissi quella che almeno per era un'altra verità dura e cruda. Sfortunatamente non potei osservare il suo sorriso, in quanto privato di vista. Non sapevo comunque quello che mi stavo perdendo. Alle sue parole sul fatto che combattere due contro uno è da carogne, accennai un leggero sorriso: la pensava esattamente come me e alla fine dei conti, forse, non eravamo proprio molto dissimili. - «Tra uomini d'onore ci intendiamo, vedo...» – risposi credendo, abbastanza ingenuamente, che quel tizio fosse serio. Capii anche che il discorso si stava incanalando verso la direzione giusta quando mi disse che anche lui odiava la gente di Kumo. E qui avrei potuto fare una piccola precisazione: non odiavo la gente di Kumo. La gente di Kumo era la stessa di tutta la altra gente; non vi era alcuna differenza tra i contadini di Kumo e quelli di Taki o di Kiri. Quello che mi dava fastidio erano i rivoluzionari che avevano preso il potere mandando nella tomba un ordine che era durato numerosi anni. Ed ero davvero pronto, in quanto reazionario, a fare di tutto pur di ristabilire quell'ordine che vi regnava prima dell'arrivo di quei tizi. Ma ero piuttosto sicuro del fatto che mi avrebbe capito: la gente era ovunque uguale, cambiavano soltanto gli alti vertici del potere e lui lo sapeva, esattamente come lo sapevo bene anche io. - «Non m'interessa se il Suono nasce come un villaggio di traditori. Anche coloro che ora sono a Kumo, sono dei traditori a mio modo di vedere le cose. M'interessa solo la sicurezza della mia famiglia e, magari, anche la possibilità di effettuare un colpo di Stato nel mio villaggio natio riportandolo al vecchio ordine. Queste sono le cose che desidero sopra ogni altra cosa e se Oto potrebbe diventare uno strumento utile per riportare Kumo all'ordine delle cose, beh, non posso che essere felice.» – Che fossi davvero capitato nel posto giusto? Nel posto giusto in quelle fogne sarebbe iniziata la mia rinascita? Oppure quella di Kumo? E chi mi trovavo davanti? - «Non è una trappola. Fate quello che volete,» – gli risposi. - «Sondatemi nel cervello, navigate nella mia mente, scoprite il mio passato... li avete i ninja in grado di farlo, no? Tanto non mi piace dire bugie, mentire e percorrere queste disonorevoli strade: non ho niente da nascondere.» – Se poi non era avido del denaro, riteneva carogne i ninja che combattevano in superiorità numerica e poteva aiutarmi a difendere la mia famiglia e anche uccidere tutta l'elité militare di Kumo, non potevo che considerarlo un alleato. O un possibile alleato. Quando disse di voler sapere di più sulle lettere, lo capii. - «Non ti posso dire molto su di loro... perché si tratta di figure che non si espongono, non mostrano le loro debolezze, non si fanno vedere, né combattono al pubblico. Quelli che hai nominato sono tra i più influenti nel villaggio. Probabilmente sono l'elité dell'elité. Se hanno una lettera, del resto, è perché sono tra i 21 ninja più forti di Kumo. La lettera, difatti, si può avere solo per merito. Ne conosco anche i visi e so che quello che si fa chiamare H è un esperto sensitivo che si dice abbia unito le capacità di percezione a quelle di manipolazione dell'acqua. Di più non ti so dire.» – Per quanto riguardava le loro teste, la questione era molto più semplice: li si doveva sconfiggere in battaglia, dopo averne raccolto le informazioni utili per la battaglia. Sfortunatamente, non vi era nessun altra soluzione se non quella che prevedesse la guerra: bisognava andare lì, in un modo o nell'altro, batterli, ucciderli e ristabilire il vecchio ordine. Qualsiasi altra soluzione non poteva funzionare. - «Come fare per avere le loro teste? Beh, ucciderli in combattimento. Raccogliere un esercito abbastanza grande e invadere le terre di Kumo. Riportare la pace in quelle terre è possibile solo con l'uso della forza. Esattamente come avere le loro teste. In nessun altro modo.» – La verità era pur sempre una cruda verità. Ma preferivo dire quella piuttosto che mentire.
     
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