Gli Inferi di Oto - Le Prigioni

[Gestionale]

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    La donna rimase a fissare il suo interlocutore con uno sguardo ottuso per alcuni secondi, come se ciò che egli le avesse appena detto fosse poco più d'un incomprensibile farfugliamento oppure che non la riguardasse minimamente, dopodichè, abbassando lo sguardo e cominciando a sferruzzare con tutte e tre le paia di mani, rispose con tono cordiale:

    "Capisco...tuttavia c'è un problema, per quanto io non mi faccia personalmente alcun problema a scortarti sino alle prigioni, devo rispettare un certo protocollo per conservare il mio noioso posto di lavoro..."

    E rialzando lo sguardo verso Diogene gli chiese:

    "Potresti quindi favorirmi un documento o una qualche prova che mi permetta di accompagnarti al cospetto dei prigionieri più pericolosi del villaggio senza timori?
    Sai com'è, per quanto tu non sia una faccia a me nuova, devo assicurarmi che tu abbia il permesso di almeno uno degli amministratori del villaggio...a meno che..."


    E la donna amputò i tre filamenti che le pendevano dalla bocca con i denti affilati, per poi riporre i frutti del suo lavoro all'interno di una manica, mentre dall'altra estrasse un rotolo da richiamo e mostrandolo a Diogenes aggiunse:

    "Diciamo che io potrei chiudere un'occhio sui permessi applicando un'altra procedura meno ortodossa...diciamo che se tu acconsentirai ad indossare il contenuto di questo rotolo, io non avrò remore a farti fare un tour completo all'interno della prigione."

    Se il Mikawa le avesse chiesto spiegazioni sul contenuto del rotolo, lei gli avrebbe spiegato con un sorriso:

    "E' molto semplice in realtà, ci sono due modi d'arrivare alle prigioni che t'interessano, o si ha il permesso degli amminsitratori del villaggio, oppure lo si fà in manette...il rotolo rende possibile la seconda opportunità, naturalmente, non si tratta solo di comuni manette e subito dopo procederò alla perquisizione visto che non è consentito introdurre armi, a prescindere da tutti i permessi degli amministratori del mondo.

    Sia chiaro che io t'accompagnerò ovunque tu voglia ma che senza un permesso, posso limitarmi solo a farti parlare coi detenuti, ma ciò può permetterti d'individuare i più interessanti tra loro e poter così chiedere agli amministratori il permesso di tornare in futuro e chissà che non si possa utilizzare un'arena per fare una bella scrematura..."


    Poi, sollevando il rotolo chiese come ultima conferma:

    "Allora, accetti o hai altro da chiedere?"

    SE il Mikawa avesse accettato le condizioni imposte dalla guardia, la donna gli avrebbe lanciato il rotolo che una volta aperto ed utilizzato, avrebbe immediatamente avuto effetto, materializzando gli equipaggiamenti costrittivi direttamente addosso a Diogenes, il quale avrebbe sentito qualcosa tappargli la bocca ed impedirgli di formulare qualsivoglia parola mentre la vista sarebbe stata annullata da un qualche tipo di mascherina per gli occhi, avrebbe quindi sentito le proprie mani bloccate dietro la schiena e tutto il suo corpo immobilizzato da qualcosa che ne impediva i movimenti, inoltre, sarebbe stato totalmente incapace d'eseguire anche il più minimo impasto di chakra.

    Tuttavia, l'udito avrebbe funzionato ancora e sarebbe stato chiaro il rumore di passi che s'avvicinavano di fronte a lui, mentre la voce oramai familiare della guardia gli avrebbe detto tranquilla:

    "Non temere, adesso ti toglierò il bavaglio e ti perquisirò ed una volta arrivati alle prigioni, ti toglierò il resto della maschera, così potrai guardare i detenuti negli occhi, purtroppo le norme di sicurezza sono un pò strette per i detenuti del tuo calibro...fortunatamente, sei solo un visitatore e dovrai sopportare tutto questo per poco."

    Subito dopo, Diogenes avrebbe sentito le sei mani della donna scorrergli sul corpo e rimuovere ogni possibile arma, udendo poi un rumore metallico dietro di sè all'altezza delle caviglie e poi il rumore d'un lucchetto che si chiudeva, seguito da alcune spiegazioni della donna:

    "Le tue armi sono in una cassetta dietro di te, io ho le chiavi e te le renderò una volta usciti da qui, adesso ci dirigeremo nelle prigioni situate all'ultimo livello dei traditori del villaggio, tu rilassati perchè sarò io a portartici, se ti prude il naso fammelo sapere, così te lo gratto e naturalmente, non esitare a fare conversazione se lo desideri, parlando il viaggio passa prima."

    La donna aveva posto le chiavi all'interno della propria scollatura, dei seni come quelli offrivano ottimi nascondigli e ben presto, dopo la rimozione dell'oggetto che gli impediva di parlare, Diogenes si sarebbe sentito cadere leggermente all'indietro, mentre il cigolio delle ruote avrebbe reso evidente la natura delle sue "manette".

    CITAZIONE
    Ok, a te la scelta se mostrare alla donna un documento, farti scortare come se tu fossi un prigioniero, oppure picchiarla selvaggiamente e vedere che succede, in quel caso, ricorda che ti stà a 10 metri di distanza.

    Adesso, descrivo ciò che è contenuto nel rotolo:

    Maschera da Prigioniero: Una maschera che blocca la bocca del detenuto e gli impedisce di vedere, può essere rimossa senza causare problemi, tuttavia, la sicurezza impone che i detenuti non vedano come vengono attivate le porte o eluse le trappole durante la discesa.

    Manette Inibitrici: Queste particolari e robuste manette (Create apposta per i detenuti che raggiungono o superano il livello dell'energia nera), riportano delle incisioni che al pari dei sigilli posti sulle sbarre della prigione, impediscono qualsiasi impasto di chakra a chi le indossa, compresa l'attivazione della tecnica speciale.

    Carrello a Gabbia: Un carrello composto da una pedana per i piedi e con una lastra per la schiena, in cima alla quale sono posizionate un paio di manici per il trasporto, mentre alla base sono posizionate un paio di ruote.
    Dietro è posto un contenitore saldato alla lastra e con una serratura dotata di lucchetto per gli eventuali beni del prigioniero, inoltre, c'è un buco per lasciare in vista le mani dietro la schiena.

    Sulla parte anteriore, si estendono degli anelli che tengono fermo il detenuto, la loro resistenza è identica a quella delle manette e consente di immobilizzare anche shinobi dotati dell'energia nera.

    Di tutto il tuo equip, ti rimane addosso:

    -Tonici di Recupero/da Guerra

    -Respiratore

    -Fasce zavorrata

    -Benda per occhio

    -I coprifronti

    -Il rotolo da richiamo delle falci-donnole

    -Vermiglio Roccia e Sangue ("Lame Cremisi" incluse che le sono sfuggite perchè retrattili)

    -Calzature Speciali

     
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    Prevedibile. Eppure ho sperato che almeno lì, in quel posto così lontano dal Palazzo della Vipera le cose si facessero con maggiore buon senso. Non mi resta che scendere a patti perchè di certo non ho alcuna intenzione di privare Oto di un così fedele cane da guardia.

    " Che delusione. Tu vorresti concedere a questi figli di puttana di vedere ammanettato e trattato al loro pari il capoclan di una delle famiglie più prestigiose di Oto? Capisco che tu non mi voglia far vedere i segreti delle prigioni, anche io sono un guardiano giovane Kunoichi, non ti avrei mai chiesto di farlo ma schiavizzarmi in questo modo la vedo una soluzione veramente poco elegante. Per quanto riguarda l'amministrazione se è vero quello che hai detto, ovvero che fai questo solo per non perdere il tuo posto di lavoro, ti assicuro che nessuno verrà a sapere della mia presenza qui. Se proprio vuoi possiamo risolvere la questione con una manciata di ryo. Non è mia intenzione darti problemi di alcun genere, farò strettamente ciò che ti ho riferito prima, ma non calpestare la mia figura. Hai la parola di un Jonin e difensore di prima linea della nostra patria. Conducimi all'ultimo livello bendato se vuoi, disarmami pure, scortami tu stessa sin da loro ma evitiamo la fredda sensazione di metallo sulla nostra pelle. Se invece queste faccende burocratiche ti fanno eccitare così tanto o non reputi la mia parola sufficiente a far smettere di tremare le tue fragili ginocchia posso mandare all'istante una donnola a farmi firmare l'autorizzazione che cerchi. "


    La cara Shinodari non avrebbe avuto motivo di vietarmi una scampagnata tra i giardini dell'Inferno. Nel peggiore dei casi anche lei si sarebbe unità al gruppo, volendo vedere con i propri occhi le bellezze del posto, e non sarebbe stato di certo una complicanza. Oggi non una lama sarebbe stata sfoderata, parola di Aloysius Diogenes Mikawa.

     
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    La ragazza si fece pensierosa, portando una mano al mento ed il relativo oppsoto a sostenerne il comito, incrociandone altre due e grattandosi la testa con un'altra mentre con l'ultima taburellava le dita sul fianco, ma alla fine disse dopo aver dato una fugace occhiata ai dintorni, dove la luce non arrivava:

    "Riconosco che la seconda soluzione non sia molto dignitosa e come ho ribadito all'inizio, non ho nulla di personale contro i tuoi obiettivi, il problema è fondamentalmente di protocollo...tuttavia, credo che si possa fare qualcosa per venirti incontro..."

    A quel punto, si avvicinò, riponendo il rotolo nella manica ed estraendone una sorta di braccialetto con una mano ed una bandana nera con l'altra, arrivata a circa due metri dal Mikawa e mostrandoglieli disse:

    "Per i prigionieri di infimo livello utilizziamo solo questi, la benda per gli occhi ed un bracciale che consenta di trasportarli senza che ricorrano al chakra e naturalmente è prevista una perquisizione, è un metodo estremamente rapido e dignitoso, tuttavia, sarà necessario spendere qualche Ryo per accellerare i tempi in tutte le fasi e non avere noie ad alcun livello, sarò brava, ma di certo non sono sola qui."

    Riponendo quindi gli oggetti in una delle maniche, la ragazza s'avvicinò d'un metro non con una mano tesa, ma con ben tre mani tese e forse, non si sarebbe fatta problemi nemmeno a ricevere una mancia in quella pratica tasca che si ritrovava tra i seni prosperosi.

    image



    Una volta che tutte e tre le mani fossero state riempite a dovere, la donna avrebbe passato a Diogene il bracciale, andandogli alle spalle con la spessa benda nera, alzandosi sulle punte dei piedi per poterlo bendare a puntino dopo che il Mikawa avesse indossato il bracciale, che a livello d'aspetto somigliava ad una manetta singola dotata di lucchetto e si sarebbe chiusa a scatto intorno al braccio, tuttavia, i segni incisi sul bracciale non erano normali e presto avrebbero cominciato ad emanare una fievole luce, il chakra del Mikawa sarebbe stato così sigillato.

    Dopodichè, avvenne la perquisizione, la donna portò tutte e sei le braccia sui fianchi dell'uomo, tastando con garbo e professionalità e rimuovendo tutto ciò che le sembrava un'arma, dopodichè, ne fece un mucchio e le sigillò all'interno d'un rotolo che poi mise all'interno di una delle tasche di Diogene, dicendogli:

    "Perfetto, ho sigillato tutte le tue armi all'interno di un rotolo di richiamo che ti ho messo in tasca, quando usciremo da qui, ti leverò il bracciale e potrai recuperarle in qualsiasi momento, la benda dovrai portarla solo durante i viaggi d'andata e di ritorno, per tutto il tempo, cammineremo tenendoci per mano, visto che il guinzaglio che usiamo di solito non sarebbe molto dignitoso."

    E Diogene avrebbe sentito una mano fresca e morbida stringere la sua e cominciare a tirarlo con garbo verso una direzione ben precisa, ogni tanto, quando la mano cominciava ad essere sudata, la donna faceva a cambio con una delle altre sei e mentre camminavano, lei continuò a parlare:

    "Sai, normalmente i prigionieri li imbavagliamo, ma se non siamo almeno in due, tutto il percorso diviene molto noioso ed il silenzio anche imbarazzante...attento allo scalino."

    Diogene avrebbe chiaramente sentito su di sé degli sguardi indiscreti, a confermare che lui e la guardiana non erano soli in quel posto.

    Ad un tratto si fermarono e la donna gli lasciò la mano, dicendogli:

    "Non toglierti la benda, torno subito."

    La guardia scostò una delle lunghe maniche del kimono, rivelando una spalla nuda quel tanto che bastava da tirare fuori una delle braccia, dopodichè, guardò in prossimità dell'ascella e v'impastò del chakra tenendo gli occhi chiusi e subito dopo, cominciò ad eseguire una serie di sigilli di frotne al portone, impastandovi anche del chakra e pronunciando qualche parola a pause prestabilite tra un sigillo ed un impasto:

    "Ki...Ryu...Zuu..."

    E subito dopo, Diogene avrebbe udito un rumore particolare, era la porta di pietra che si scostava lentamente al loro passaggio, mentre la donna ricopriva il braccio, avrebbe detto all'ospite:

    "Adesso siamo al punto di non ritorno."

    E riafferrandolo per mano, lo condusse per alcuni cunicoli che sembravano arrivare sino al centro della terra, senza la guida della donna, forse nemmeno il Mikawa sarebbe riuscito ad uscire da lì, inoltre, il suo udito avrebbe captato delle voci in lonntanza, erano i detenuti; alcuni si lamentavano, altri invece urlavano dal dolore in quelle che dovevano essere delle sale dedicate agli interrogatori.
    Per fare conversazione, la donna disse:

    "Alcuni detenuti insistono per avere le orecchie tappate durante gli spostamenti, immagino tu possa capirne il motivo, personalmente, sono lieta del fatto di non marcire qui da dietro le sbarre, almeno mi pagano."

    Ad un certo punto, si fermarono e la guardia gli chiese:

    "Siamo arrivati nelle vicinanze dell'area che c'interessa, hai già in mente il nome del primo fortunato?"

    CITAZIONE
    Sei impossibilitato ad usare il chakra e di tutto il tuo equip, ti rimane addosso:

    -Tonici di Recupero/da Guerra

    -Respiratore

    -Fasce zavorrata

    -Benda per occhio

    -I coprifronti

    -Il rotolo da richiamo delle falci-donnole

    -Vermiglio Roccia e Sangue ("Lame Cremisi" incluse che le sono sfuggite perchè retrattili)

    -Calzature Speciali

    -Rotolo da richiamo contenente tutto l'equipaggiamento sottratto

     
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    I soldi facilitano sempre le cose. Non ho mai pensato come molti ipocriti che nascere sotto il vessillo di una famiglia ricca ed importante sia un male. La ricchezza è il potere sono obbiettivi che chiunque può raggiungere certo, ma necessitano di diverso tempo per essere raggiunti. Partire con un certo vantaggio non rende nemmeno il percorso più facile, mantenere un nome è anche più difficile di crearselo...ti permette solo di risparmiare tempo.

    " Adesso ragioniamo. Le tue condizioni mi stanno bene, guardiana. Per quanto riguarda i ryo penso che un mese di lavoro a tutti sia più che sufficiente per le poche ore che resterò qui dentro. Ecco...prendi questo sacchetto, ci dovrebbero essere un migliaio di ryo. Ed ora, andiamo."

    Quando il bracciale mi cinge il polso provo una insolita sensazione di intorpidimento, prima alle mani e poi al corpo intero. Dunque è così che ci si sente quando il sistema circolatorio del chakra viene bloccato. Devo ammettere che gli Hyuga hanno proprio un'abilità affascinante...

    Privo di armi e bendato avanziamo verso l'unica porta apribile della stanza.

    " Attento allo scalino? Kunoichi con chi pensi di parlare? Ah, e di agli altri guardiani che se vogliono continuare a squadrarmi almeno lo facciano come se avessero il sole negli occhi."

    Guardiani non fate l'errore di guardarmi dall'alto o anche solo trattarmi come un vostro pari. Abbiate rispetto perchè probabilmente non vedrete ninja più forte di me per il resto della vostra vita. Durante la procedura di apertura del portone resto in silenzio...la veste che scivola sul corpo, le mani che si intrecciano in uno stabilito numero di posizioni magiche, le tre parole necessarie per ultimare la procedura. Sicuramente avrà impastato anche una certa quantità di chakra ma non ho percepito toccare il portone; dunque l'attivazione deve essere a distanza. Ci deve essere un sigillo da qualche parte. Comunque dalla velocità di esecuzione dei sigilli, a patto che non si richieda una certa lentezza di esecuzione, posso dedurre che quella che ho davanti è un chunin.

    Entriamo e finalmente l'aria di prigione si inizia a sentire. L'aria pesante si percepisce sia al tatto che all'olfatto...che luogo affascinante.

    Siamo a 3678 passi, abbiamo girato 15 volte a destra e 23 a sinistra; esattamente a metà strada da qui le grida dei detenuti si sono fatte più forti. Nel tratto 890-1348 ho sentito chiaramente un continuo gocciolare dal soffitto. Al passo 2301 e per i 20 successivi un'aria più fresca ci ha "investiti", proveniva da destra in alto; fino al 1578 ho calpestato una griglia sempre con la stessa frequenza, ogni 139 passi, dopo non più. Anche il suolo sembra essere cambiato, da un ciottolame irregolare ma chiaramente usurato siamo passati alla semplice terra battuta. Non abbiamo sceso o salito una scalino ma la pendenza della strada è stata sempre e abbastanza costantemente in discesa. Avendo impostato sempre lo stesso ritmo di camminata e ampiezza di falcata sono certo che siamo tra i 1570 o 80 metri e ci abbiamo messi poco più di 13 minuti.
    Non siamo passati ancora mai così vicino alle celle o alle stanze di tortura per sentire una intera frase di un detenuto. Non abbiamo incrociato una persona, mi sarei accorto di un cambiamento di passo da parte della guardiana o di uno spostamento d'aria anomalo. Inoltre il profondo buio che vedo anche aprendo gli occhi è sinonimo del fatto che la zona è comunque poco illuminata. Non ha caso è da quando siamo entrati che costantemente, ogni 31 passi, percepisco una flebile fonte di calore provenire dal fianco, una volta destro una volta sinistro, e il nero che colora la mia vista si sposta un po più verso il grigio. Devono essere torce.

    image

    Poi la ragazza parla.

    " No, non ho avuto modo di andare in amministrazione e chiedere di vedere gli schedari dei detenuti. Ma non sarà necessario, portami davanti le loro celle."




     
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    Quando Diogene si lamentò dell'avviso dello scalino, la ragazza replicò assumendo un'espressione da bambina imbronciata:

    "Ed io che volevo solo evitare che inciampassi, ad ogni modo và bene, non t'avviserò più per i prossimi ostacoli...per quel che riguarda i nostri osservatori, per nostra fortuna ci sentono anche bene."

    Quando poi lei chiese al Mikawa se lui volesse vedere qualcuno in particolare, lui gli disse che non aveva nessuno in mente, tanto che la donna gli rispose:

    "Capisco...allora dovremo andare un pò a tentativi perchè le celle sono singole e sono in vari cunicoli...cominciamo dal primo vah."

    E conducendolo per mano, la guardia lo condusse sino al primo gruppo di celle, dopodichè, rimosse finalmente la benda dagli occhi dell'uomo che di fronte a sé avrebbe visto delinearsi cinque gallerie, dalle quali cominciavano ad udirsi le voci di alcuni prigionieri, i quali potevano udirsi a vicenda grazie all'eco presente nelle gallerie e quando la donna riprese a parlare, ci fù un forte vociare:

    "Ed eccoci qui, questa è la prima delle prigioni...hey gente!
    Se farete i bravi cagnolini forse qualcuno deciderà d'adottarvi oggi!"


    La luce in quelle gallerie era ridotta e le repliche dei vari detenuti furono variegate e colorite, la guardia guardò il Mikawa con un sorriso, almeno in seguito ai vari strepiti, avrebbe potuto farsi un'idea.
     
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  6. Hotarubi Deka
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    Hey gente? Cagnolini?

    Inssulsa, levami queste manette e poi vediamo se hai ancora il coraggio di fiatare. Ricordo ancora come tremavi quando ssono arrivata qui, non più di dieci mesi fa...hahaha quanto è ipocrita il genere umano. I sserpenti invece non ti deludono mai, ssempre letali e fedeli ai loro istinti. Come quessto piccoletto che ho incontrato qui; certo non ha il manto del sserpente piumato ma è bellissimo nella ssua ssemplicità...la forma affussolata, lunghezza non eccessiva. Sse ssventrassi quella stupida kuonoichi, le ssue budella ssarebbero un buon pranzo per il mio amico. Ssi di certo apprezzerà il gesto; di ssicuro meglio delle mezze zoccole che cattura qui nelle prigioni di Oto. Magari ssi decide anche a dirmi come ci è finito qui e ssoprattutto perchè ci è resstato. E poi i porci maniaci delle celle qui affianco smetterebbero di darmi retta, al massimo potranno sfogarsi sul cadavere di quella stronza.

    image

    Gattonando mi avvicino alle sbarre facendo sporgere di poco la mia testa oltre le larghe sbarre; in effetti il mio corpo ci passa perfettamente. Se trovassi il modo di sstaccarmi dalle catene che mi legano al muro potrei tranquillamente fuggire...potrei sstrapparmi le mani, il dolore non ssarebbe insopportabile, ma in effetti che ssenso avrebbe lasciare questa cella? Qui ho cibo ogni giorno, una branda per dormire e anche la compagnia necessaria...fuori è tutto più difficile. Ssi, ho fatto bene a scegliere di venire qui. La cosa che adoro più di tutte è l'illuminazione appena accennata.

    Oh, ma chi è quello che ssta con il futuro cadavere? Un altro coglione che si è fatto rinchiudere qui dentro? No, se sta a questo livello vuol dire che ci sa fare e ha troppi pochi ferri addosso. No ma...che sstrano...non è possibile...il ssuo sguardo...mi piace!

     
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    Silenzioso e lento cammino tra le fredde sbarre. Dalle celle invece arrivano grida di sfida o semplici insulti, pronunciati da bocche mostruose e con toni inudibili. Gentaglia, feccia, di sicuro non adatta alla mia impresa. No, non sarebbe servito alcun manuale riguardante i dati di quei detenuti...la scelta avrebbe preso autonomamente la sua strada naturale; il premio sarebbe giunto certamente ai più meritevoli. E prima ancora di fermarmi davanti la quarta cella, sapevo già che tale trofeo sarebbe stato impugnato sicuramente dal personaggio più silenzioso e discreto. Il più chiassoso della stanza è il più debole della stanza...

    Faccio quei due passi necessari a vedere il contenuto della cella su cui aleggia quella strana aura, forse unica prova del passaggio del soprannaturale. E qui rimango immobile, quasi pietrificato.
    Qualcosa non torna. Perchè il mio sguardo deve abbassarsi così tanto per lo shinobi "prescelto"? Che questa volta la dea bendata e quella con la bilancia si siano invertite i ruoli? Possibile che la bussola punti proprio su quella ragazzina dai capelli purpurei? Che mi stia sbagliando?

    Ma che dico. E' solo la mia mente ancora troppo legata alle convinzioni comuni, alla normalità, all'idea che nulla di così anomalo possa nascondersi all'interno di un semplice bambina...Non c'è nessun errore. Più la guardo più vedo in lei l'essenza di Oto; in quei grandi occhi a palla l'esatta personificazione dello spirito del Suono. Dopo un attimo di cecità ora ci vedo molto chiaro: probabilmente la nostra amata madre, così perversa e impenetrabile, non avrebbe potuto scegliere migliore immagine di essa. Dunque parlo alla guardiana, senza staccare lo sguardo dalla bambina:

    " Parlami di questo detenuto..."

     
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    Quando si fermarono di fronte ad una delle celle, la guardia trovò di fronte a sé un volto familiare che le era rimasto impresso per un motivo molto semplice.
    Quella prigioniera era stata infatti la prima che avesse mai scortato dopo essere stata promossa a quel livello e ricordava ancora come fosse tesa per il timore di fare qualche cretinata e perdere così la propria promozione.

    Quando la prigioniera fù incatenata ed i sigilli furono posti in azione, la guardia tirò un sospiro di sollievo dicendosi che prima o poi ci avrebbe fatto il callo e che il suo aumento di stipendio sarebbe stato assicurato.
    Quando però Diogenes le chiese informazioni, le venne in mente che non sapeva poi molto di lei, percui si affrettò a dire quel poco che sapeva:

    "Il suo nome è Hotarubi Deka, nostra ospite da circa 10 mesi.
    E' l'unica a non lamentarsi mai della sbobba che le serviamo ed è talmente silenziosa e quieta che solo le chiassose avances dei detenuti a lei vicini ci ricordano della sua esistenza.
    Oltre a questo, sembra avere un fetish per i serpenti, per il resto, chiederei direttamente a lei."


    E poi passò lo sguardo da Diogene a Deka, guardandola negli occhi senza esprimere il minimo timore, adesso era confermata a quel posto e se ci fossero stati problemi, la colpa sarebbe stata scaricata sul Mikawa.
     
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    ::: Un mese dopo :::

    Continua da Qui

    I due fogliosi si sarebbero svegliati dopo un periodo di oscurità per loro ignoto. In realtà sono passati cinque giorni dal loro arrivo alle mura. Eppure non hanno solo dormito per tutto questo tempo; drogati pesantemente hanno passato lunghe ore seduti su scomode sedie, da soli, in una stanza buia. Avrebbero potuto accorgersene dal senso di torpore sulle gambe e sul fondoschiena. Probabilmente non hanno avuto coscienza di ciò, Mayuri prepara dei composti davvero efficaci. Parte degli indumenti sono stati loro levati facendoli restare a torso scoperto; fa molto freddo. Se in possesso di una vista abituata all'oscurità [Visione notturna] la coppia avrebbe potuto vedere lo spazio circostante. Una cella costruita con mattoni grezzi e pietre irregolari; da una crepa del soffitto cade un lento ma continuo gocciolio, una fioca luce artificiale proviene dalle fenditure della griglia posizionata sulla porta, a circa 9 metri dalla loro attuale posizione.

    image

    Sulle pareti: un paio di corde da un metro, identiche a quelle usate per legarli, una catena lunga 2 metri e mezzo, diverse paia di manette. A terra invece: due secchi d'acqua putrida, due piatti sporchi e due reti, probabilmente i loro letti privi di materassi. Loro, invece, sono posizionati su due sedie spartane, semplici, di solido legno, a tre metri di distanza l'uno dall'altro. Sono legati con una doppia corda: gli arti inferiori alle corrispettive gambe della sedia tramite uno strambo intreccio per caviglie e collo del piede, ancorando la pianta alla superficie lignea; quelli superiori invece bloccati per i polsi dietro lo schienale. Tuttavia non sarebbe stato impossibile liberarsi dalle corde se in possesso della dovuta forza [For 500] e/o specifiche abilità [Manualità, Prestigiatore]. Passando all'analisi delle condizioni fisiche dei due la situazione non è drastica ma nemmeno rosea. La ferita al ginocchio per entrambi è stata medicata in modo grossolano e al solo movimento provoca non poco dolore, su ambo le teste, in prossimità delle tempie, c'è un grosso livido, residuo di un trauma in grado di far perdere i sensi, le punte dei piedi e le ginocchia sono palesemente scorticate, come se fossero stati trascinanti per diversi metri. In effetti calzature e pantaloni in prossimità di tali zone sono usurati. Naturalmente ogni genere di arma e oggetto vario sono stati loro sottratti, persino eventuali catenine, braccialetti ed averi apparentemente ed effettivamente innocui. Nonostante il senso dell'udito non al meglio avrebbero potuto percepire due voci provenire da fuori quella porta, impossibile però sarebbe stato capire l'argomento di discussione. Ad un olfatto sviluppato [Olfatto I] non sarebbe sfuggito l'odore di muffa e di chiuso del posto.
    Hanno sete, molta sete e non mangiano qualcosa da diverso tempo.


    CITAZIONE
    Il veleno è, in parte, ancora in circolo:
    - Precisione, udito, vista ridotti di 1/3.
    - Movimento rallentato di 4 tacche.

    Il digiuno vi provoca:
    - Forza e Resistenza diminuita 3 tacche.
    - Frequenti giramenti di testa

    D'un tratto la porta si spalanca e nella stanza buia entrano due uomini robusti, sulla trentina, che trasportano di peso un giovane ragazzo svenuto. Lo buttano a terra senza fare troppi complimenti.

    " HAHAHA Un altro sfigato che prova ad entrare ad Oto per il South AHAHAHA"

    " Quando capiranno che da lì non si passa?!"

    " Questo dormirà per almeno altre due ore. Possiamo legarlo dopo con calma "

    " Si, finiamo prima la partita! Era il tuo turno!"

    E tra sonora risate se ne vanno, richiudendo la porta a chiave. Se in possesso di udito ben addestrato [Udito I] si può percepire il suono di un meccanismo di sicurezza applicato alla porta a tre mandate. Osservando il nuovo arrivato, i due ninja possono ricavare poche informazioni: anche a lui sono stati sottratti tutti i beni e non sembra avere ferite evidenti come le loro sul corpo. Tuttavia ad un occhio finemente addestrato [Vista I] sarebbe apparso evidente il taglio sul braccio, una ferita "pulita" ma semi "aperta"...pensare ad un innesto non sarebbe stato improponibile per ninja addestrati come loro.
    Come si sarebbero mossi i due shinobi della Foglia?

     
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    ::: Detenuti e Reclutamento :::

    " Il mio nome è Diogenes. Mi servono seguaci pronti a morire per Oto. Sei uno di questi?"

    " Morire per la mamma? "

    " Perchè Oto è tua madre? "

    " Sssi...o almeno quessto ricordo. "

    " Vuoi venire con me, allora ? "

    " Ma fuori è tanto difficile! Qui è più sssicuro."

    " Di cosa hai paura? Io posso proteggerti. "

    " C'è una tremenda malattia tra le vie di Oto! Tu però non sembri essere stato contaminato! Sssei un medico? "

    " ...si..."

    " Allora va bene. Ma lui viene con me..."

    " Ok..."


    La guardiana-ragno avrebbe sentito tutta la discussione e avrebbe potuto pensare qualunque cosa, poco mi importava dopotutto. Quella ragazza era chiaramente un dono, era posseduta da uno spirito scomparso nei cuori degli Otesi che lei stessa chiamava malati. Almeno questa era la mia interpretazione o, per meglio dire, la mia speranza; per sapere chi veramente era quella giovane, avrei fatto analizzare i suoi ricordi da Eiatsu non appena ne avrei avuto modo.

    " Apri questa cella. Lei viene con me...non serviranno manette o altro ma, se proprio lo ritieni necessario, fa quello che devi. In ogni caso penso che più le sarai vicino più lei si agiterà...Ora andiamo ancora avanti, sono sicuro che c'è dell'altro nell'oscurità di queste celle!"

    Passavo tra i vari settori senza vedere nulla più che rozze belve rinchiuse per chissà quale motivo. Il loro chiasso era assordante e non mi faceva concentrare sull'obbiettivo; maledette quelle manette! Un briciolo di chakra per attivare l'aura di paura sarebbe stato sufficiente a farci trascorrere minuti di pace.

    " Fanno sempre così oppure sono eccitati per la mia visita? "

    Proseguimmo ancora, addentrandoci nella parte più profonda degli Inferi, fino ad arrivare in una zona diversa da tutte le altre; eppure non si trattava del differente tipo di pavimentazione o disposizione delle celle...lì c'era silenzio. Vi erano poche celle più grosse delle altre, sei per la precisione, ognuna delle quali sembrava inabitata per via di un denso strato di tenebre che i miei occhi non riuscivano a fendere. L'aria stessa era più pesante e una mistica aura aleggiava su tutta la zona, conferendo una sensazione vagamente negativa percepibile tramite tutti i sensi. In altre parole, lì si stava male. Poi, d'un tratto, due occhi affilati sbucarono dall'oscurità della seconda cella sulla destra.

    " Guarda Diogenesss! Un altra persssona sssana! "

    Ma subito qualcosa in movimento mi distrasse dal dito puntato della bambina in direzione di quelle due fenditure bianche. Una specie di scheletro con gli occhi di sangue, nella cella difronte, cercava di liberarsi da quelle ombre che come tiranti lo risucchiavano al loro interno. Fece un urlo infernale prima di venire trascinato di nuovo nel nulla, scomparendo alla nostra vista.

    fantasyartdarkghost

    Contemporaneamente, come svegliata dalle grida dello scheletro, si mosse qualcosa in una cella poco distante. Una gigantesca coda si vide sbucare tra le sbarre e andò a colpire con violenza quelle della cella adiacente, facendola vibrare da cima a capo. Poi, però, la gigantesca appendice si ritrasse e di nuovo fu il silenzio.

    Cosa diavolo ospitava quelle celle? Osservai nuovamente tutti e sei le grosse gabbie, nulla si muoveva ora. Ritornai quindi ad osservare quegli occhi luminosi, nella celle numero due, e dunque chiesi alla donna:

    " Guardiana, che genere di jutsu c'è su queste celle? Chi sono questi prigionieri e, soprattutto, chi abita la numero due?"

     
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    Malattie e la mamma, quella bambina diventava più matta di giorno in giorno, forse era per questo che se ne stava sempre zitta zitta.
    In ogni caso, se la donna avesse saputo della fantasiosa interpretazione di Diogenes, avrebbe riso all'idea che fosse da considerarsi sano colui che aveva stroncato colei che aveva plasmato Oto in ciò che quella bambina rimpiangeva.

    Quando però le chiese di prendere il primo articolo della sua "spesa", la guardiana fù costretta a ricordargli i termini dell'accordo:

    "Capisco, però sarà comunque necessario applicare delle misure restrittive visto che questa volta si tratta di un prigioniero...inoltre, ricorda che la responsabilità per i prigionieri prelevati da qui ricadrà su di te, un pò come avviene con i propri animali, assicurati di tener stretto il loro guinzaglio."

    E da una manica estrasse un paio di manette sulle quali erano incisi dei simboli, un fuuinjutsu simile a quello del bracciale di Diogenes, lo scopo era chiaramente quello d'impedire l'uso del chakra alla detenuta.
    Porgendole al Mikawa la guardiana disse con un sorriso:

    "Mettile al tuo nuovo cagnolino e vediamo se le piaci, gliele leveremo all'uscita dalla prigione."

    Una volta che la prigioniera fosse stata ammanettata, la guardiana avrebbe aperto i lucchetti dei ceppi e richiuso la gabbia della cella alle loro spalle per andare in cerca di un nuovo animaletto per il Mikawa.

    Quando poi si trovarono a passare tra i detenuti, la donna avvertì un brivido lungo la schiena nel momento in cui il Mikawa andava a cercare di calmare i residenti del posto, tuttavia non erano tutti delle amebe, si rattava comunque del livello peggiore di quelle prigioni e non era così semplice domarli.
    Per rispondere alla domanda di Diogenes, la guardiana disse:

    "Che io sappia lo fanno sempre, ma credo che sia normale visto che tutti loro vanno in bianco da parecchio e si attaccherebbero anche alla tua nuova amica.
    D'altronde, voi uomini non riuscite a nascondere la vostra eccitazione nel vederci..."


    Più avanti si ritrovarono in una delle aree più problematiche, detenuti per i quali non bastava un semplice paio di manette, quelli avrebbero dovuto impacchettarli ben bene prima di spedirli fuori da lì.
    Con uno sbadiglio, la donna rispose alla domanda di Diogenes:

    "Questa è quello che potresti chiamare un girone infernale, qui non ci limitiamo a tener chiusi i prigionieri ma a punirli costantemente tramite jutsu più o meno fantasiosi.
    Questo perchè qui si trovano i peggiori traditori del villaggio, non è un'area dedicata ai più forti ed infatti molti cedono ed impazziscono, altri sono abbastanza saggi da mordersi la lingua prima o poi, ma difficilmente hanno successo e per evitare che reiterino l'atto gliela tranciamo del tutto."


    La guardiana non sembrò far caso a nessuna delle cose bizzarre che si svolgevano aldilà delle celle, alcuni prigionieri subivano pesanti sofferenze fisiche come dimostravano corpi ricoperti di tagli freschi e cicatrici, altri erano trasformati nelle bestie mostruose che avevano colpito Diogenes, il tutto sempre ad un ritmo alternato che probabilmente consentiva i prigionieri di rigenerare e tornare a subire nuove e più pesanti torture.
    Era come se lei stesse assitendo per la millesima votla allo stesso film horror, dopo un pò diviene prevedibile e lo spavento cessa d'esistere.
    Rispondendo alla domanda sulla cella numero due, la donna disse:

    "Il residente della numero due è un traditore coi fiocchi, pensa che ha servito il Kokage sino a due anni fà ma ha commesso l'errore di provare a rubargli il segreto dei sigilli demoniaci, anche lui è molto silenzioso considerando ciò a cui l'hanno condannato."

    Ed avvicinandosi alla cella vicina, lo scheletro riemerse solo per poter essere afferrato per il collo dalla donna che stringendo la presa riuscì a strappargli un urlo lacerante prima di lasciare che le ombre lo inghiottissero nuovamente:

    "L'effetto del jutsu è estremamente semplice, il prigioniero è inghiottito dalle ombre ed a contatto con la luce le sue carni si essiccano sino a renderlo una pallida ombra di sé stesso, talmente debole che una stretta più decisa da parte mia gli spezzerebbe l'osso del collo...Kasumi Gyoubu, l'uomo che v'interessa, subisce la stessa condanna ma invece di bramare la luce e cercare di fuggire come quest'altro, se ne stà tranquillo al suo posto."

    Prendendo una torcia la donna si avvicinò alla cella numero due, aggiungendo:

    "C'è da dire che forse preferisce alienarsi in un modo d'oscurità, sia la moglie che i tre figli hanno pagato con la loro vita il prezzo del suo tradimento, lasciandolo senza nessun luogo in cui tornare, una sentenza decisamente crudele..."

    Avvicinando la torcia la porta svanì lentamente, come se fosse stata bruciata e dietro di essa si poteva scorgere una figura seduta quietamente a gambe incrociate.
    Avvicinandosi con la torcia, la guardiana avebbe messo in atto la traformazione ed ad ogni passo, l'uomo sarebbe assomigliato sempre più ad uno scheletro, una trasformazione dolorosa che tuttavia, poteva essere un'ottima prova del suo reale valore per Diogenes.
    A poco più di un metro dallo scheletro in catene, la donna gli disse:

    "Kasumi Gyoubu, ci sono visite per te."
     
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    " MMM...Mia prosperosa guardiana lei mi onora con la sua presenza ma potrei chiederle di allontanare quella dannata torcia? Inizio a sentire un pizzichio al volto e non vorrei che la mia pelle si disidrati.
    Visite! Permettete anche visite in questo posto? Oh, ma cosa vedono i miei occhi, IL Mikawa! E' un piacere conoscerla domatore del Fenrir! Il Nidaime, gli ultimi tempi, non faceva che parlare di lei..."


    " Allora può intuire almeno uno dei motivi che mi portano alla sua porta."

    " Dunque è vero! Lei è un folle, Aloysius. Il potere di quell'uomo è sconfinato e i suoi seguaci sono vere leggende della storia del mondo ninja. Lei non può immaginare chi sia realmente e fin dove si sia spinto nelle arti proibite."

    " So quello che faccio."

    " Lei non ha capito! Quell'uomo è padrone assoluto dell'Edo Tensei!!! L'arte più potente che questa terra abbia mai ispirato!"

    " Si, lo so."

    " Com..? Non importa! Lei non ha nulla che mi possa interessare! Qui, tra queste tenebre ho tutto ciò che mi serve."

    " E se ti dicessi che ho alleati utilizzatori dell'arte che tu tanto elogi?"

    Allorchè quello si alzò da terra, barcollante e senza forze per via del jutsu ma anche della prolungata immobilità. Era debole e fragile più che mai in quel momento. Ero riuscito a trovare la giusta leva.

    " Un allievo dello stesso Nidaime, con un grande potenziale..."

    Kasumi avanzò fin quando le catene glie lo concessero. Si sporse allora con il busto in avanti cercando di incrociare il mio sguardo da più vicino possibile. Intravidi un focolare di speranza accendersi nei suoi grossi occhi vitrei.

    " ...promettimi che farai rincontrarmeli...anche solo per un istante...io, io farò tutto quello che vuoi."

    " Hai la mia parola. Guardiana, prendo quello con il pelo bruciacchiato AHAHAHA!

    ::: Poco prima di uscire :::


    " Mi auguro che questa mia visita e ciò che ho prelevato dalle celle rimanga un segreto. Mi sembra inutile avanzare minacce o cose del genere; faccia il suo dovere soldato e vedrò di mettere anche una buona parola per lei, a meno che non voglia rimanere in questo buco dimenticato dal mondo per sempre."

     
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    La guardiana ritirò leggermente la torcia rispondendo zuccherina al prigioniero:

    "Ops, dimenticavo che al contrario dei prigionieri normali tu non aspiri a rivedere la luce, non sei diventato cieco vero?
    Non vorrei portare i miei clienti a visionare merce avariata, spero tu mi capisca."


    Successivamente la donna assistette allos cambio di carinerie e cortesie tra i due, per un momento se li immaginò con indosso un abito femminile in stile art noveau da perfette dame, sia il vecchietto che lo scheletro non stonavano poi molto all'interno di un elegante salottino.

    Nel frattempo registrò l'informazione relativa all'Edo Tensei, non era detto che in futuro non potesse tornarle utile, ad ogni modo il Mikawa fece la sua scelta e lei gli consegnò un altro paio di manette in modo che potesse metterle al suo nuovo cagnolino, dopodichè lo liberò dai suoi ceppi ed una volta rimosso anche l'ultimo, il sigillo posto sull'uomo tramite gli stessi si sciolse e per la prima volta da molto tempo, fù in grado di sopportare la flebile luce della torcia.
    La carnagione dell'uomo era molto pallida, anche se non come quella della guardiana che commentò:

    "Non sei messo poi così male, solo vedi d'abbronzarti un pò uscito da qui."

    Una volta usciti dai livelli inferiori delle prigioni, la guardiana porse delle bende a Diogenes dicendogli:

    "Mettile ai tuoi cagnolini e poi a te stesso, dammi la mano e l'altra dalla ad uno dei due, seguite con precisione i miei passi altrimenti saranno guai."

    E così, ancora una volta Diogenes ed i suoi nuovi seguaci si sarebbero fatti una camminata al buio, solo che per i due che lo seguivano ciò significava rivedere la luce di un sole quasi dimenticato e forse, anche un pò temuto.

    [...]



    All'uscita dalla prigione ed una volta tornati all'ingresso, Diogenes avrebbe potuto togliere benda e manette ai suoi cagnolini, prendendo commiato dalla guardiana, questa gli rispose:

    "Al di là del fatto che dirlo mi porterebbe più guai che altro, se chiederanno dirò che mi hai picchiata selvaggiamente, porto sempre con me una tecnica di sigillo che mi consente di ricoprire il mio corpo con falsi lividi.
    Mi sbatterebbero fuori lo stesso, ma forse potrei dedicarmi a fare ciò che desidero, insegnare all'Accademia.
    Ma non è il caso di dedicare troppo tempo ai problemi della mia famiglia, portati via questi due e fai in modo che non tornino qui durante il mio turno."
     
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    " Ti stiamo ordinando di farlo per il bene del Villaggio, ninja di Oto. Aloysius e Febh non dovranno saperne nulla. "

    " Onorevoli signori, sono convinto che il capoclan Mikawa sarebbe d'accordo con voi nel gestir..."

    " Esattamente. Quindi non servirà informarlo, il suo compito è stare a fissare blocchi di pietra, quello dello Yakushi firmare scartoffie; il nostro quello di decidere per le sorti del villaggio e il modo in cui prendere tali decisioni. In assenza del kage è l'unica soluzione. Kumo è alle porte e non possiamo attendere oltre. Farai ciò che ti è stato ordinato?"

    Aveva molte domande da fare ma, capendo di poter sbattere solo contro un muro, un cenno del capo fu l'unico gesto che il Jonin fece prima di abbandonare la sala della villa in cotto rosso e le prestigiose figure che sedevano all'assemblea cui era stato convocato. Lei non aveva parlato per tutto il tempo, lasciando agli altri nobili parola su tutto. Nell'oscurità che la avvolgeva si vedevano solo i suoi occhi di ghiaccio e il luccichio delle affilate katane delle due guardie al suo fianco. Alzandosi dalla sua seduta, la Daimyo concluse la sessione e tutti abbandonarono le comode poltrone per recarsi nella sala accanto dove il banchetto era stato già preparato. Dal canto suo, Eiatsu si rimise il suo mantello fradicio e lasciò alle sue spalle la magione per ritornare al villaggio al chiaro di luna, sotto la pioggia battente; c'era aria di Tempesta all'orizzonte e a lui toccava un compito ingrato.

    ::: Il giorno seguente, alle sei del mattino :::

    Harumi sarebbe stata convocata senza molto preavviso al gate Nord tramite una lettera informale, di quelle che si spedivano per l'assegnazione delle missioni. Se la ragazza avesse avuto l'intuito e l'occhio attento, però, il sigillo di cera che chiudeva la missiva non era quello tipico dell'amministrazione bensì riportava due note musicali, intrecciate da un serpente; un simbolo del villaggio molto antico e che probabilmente solo le persone più anziane erano in grado di ricollegare alla casata più nobile del villaggio.

    Quando la kunoichi sarebbe arrivata nel pressi del Gate, una figura snella ed incappucciata la stava già attendendo. L'eliminatore non era un personaggio così famoso all'interno del villaggio, almeno non quanto i più rinomati Jonin; lo stesso Omoi, ormai da diversi mesi "scomparso", viste le sue eroiche imprese da cattura-demoni ed ex capo delle squadre speciali era più conosciuto di Eiatsu. Lui, invece, rimaneva quasi la maggior parte del tempo chiuso nell'obitorio ed usciva praticamente solo per le faccende dell'Associazione o per andare a trovare Fyodor nel pozzo della Villa. La gente sapeva che un folle ninja badava ai cadaveri del villaggio, gente comune o ninja che fossero, ma ben poco sapevano di quanto aveva fatto per Oto in anni di attività.

    Dunque lo shinobi non si sarebbe meravigliato se la ragazza non lo avesse riconosciuto, dopotutto non si erano mai presentati fino ad allora, e per compensare questa mancanza avrebbe preso parola per primo scoprendosi il volto:

    " Salve, tu devi essere Harumi Kanazawa. Io sono Eiatsu Nai, il tuo capomissione. Siamo solo io e te quindi non servirà essere molto informali, non mi sono mai piaciute queste cose. "

    Disse con sguardo svogliato sebbene il tono fosse amichevole. Voleva infonderle sicurezza, dopotutto ciò che stava per affrontare non era affatto banale...e perché quei vecchi bacucchi avessero scelto una ragazzina neofita del mondo ninja era per lui un vero mistero. Probabilmente la scelta di affidare ad un genin un peso così grande era favorevole a chi avesse intenzione di averne un maggiore controllo ma, per l'eliminatore, i rischi sorpassavano di gran lunga i possibili pro. Senza Omoi a supervisionare il passaggio le probabilità di fallimento incrementavano enormemente e tutto sarebbe stato nelle mani, o meglio nella forza di volontà, della ragazzina!

    589c3e20fdf44

    " Sai cosa si deve fare ad inizio missione, quindi avanti dimmi in cosa te la cavi. "

    Lui non fece altrettanto speranzoso di suscitare una reazione nella sua interlocutrice; studiare le menti delle persone, il loro modo di ragionare, era da sempre una delle poche cose che piaceva fare con i "vivi". Qualora non avesse dovuto rispondere a nessuna domanda, quindi, avrebbe preso a parlare del motivo per il quale si trovavano ora alle porte del Suono.

    " La missione è semplice, tutto sommato. Bisogna entrare nelle prigioni di Oto e portare in amministrazione uno dei detenuti: deve rispondere dei suoi crimini dopo il periodo di prigionia e, se reputato colpevole, dovrà essere giustiziato. In ogni caso, il nostro compito è solo prelevare il soggetto e garantire un trasporto sicuro; un gruppo di soldati ci aspetta già all'ingresso degli Inferi. Tu sei qui perché un genin deve imparare a conoscere tutte le varie attività che si svolgono in un villaggio e, nel tuo caso, ti è toccato questo trasferimento. Mai entrata nel bosco dei sussurri? Può essere inquietante la prima volta...forse è meglio passare per i cunicoli. "

    Non era mai stato così accondiscendente con un essere vivente, nemmeno con Aloysius. Che fosse la consapevolezza di quello che stava per accadere ad averlo addolcito? Oppure l'esperienza con Shiltar e Jotaro lo aveva provato così in profondità da cambiarlo? Domande che di certo Kanazawa non poteva porsi sebbene quel modo di fare l'avrebbe probabilmente messa a suo agio e aperta al Jonin.

    " Mettimi una mano sulla spalla. Non si dovrebbe usare il teletrasporto per aggirare il controllo delle mura ma essere Jonin darà qualche vantaggio, no? "

    In un attimo [Tecnica del teletrasporto] si sarebbero ritrovati circa venti metri sotto i ciottoli del manto stradale, in uno dei cunicoli segreti che formavano la fitta rete sotterranea del Suono. Il posto era umido e sgradevole all'olfatto, infiltrazioni d'acqua creavano pozzanghere e, sebbene il condotto fosse sufficientemente largo (4 metri), il soffitto basso permetteva ai due di camminare a malapena in posizione eretta.
    Eiatsu avrebbe quindi afferrato una delle fiaccole posizionate ai lati e avrebbe preso a camminare verso l'oscurità aspettando che fosse la sua compagna a proporre il primo argomento di cui parlare.



    CITAZIONE
    OT/ Addestramento per il primo livello di TS approvato da Febh. Temporalmente siamo poco prima dell'attacco dei Cremisi. / OT
     
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    Parte i ~ Una missione semplice



    Harumi si stiracchiò sotto le lenzuola appena sveglia, ma fu scossa da un brivido. Ancora una volta si era agitata nel sonno, disfando il letto, ed i piedi si trovavano esposti al gelo fuori dalla coperta. Li ritirò, raggomitolandosi su se stessa stesa su un fianco. Aveva ripreso a fare brutti sogni, di cui però raramente ricordava il contenuto, ma che probabilmente avevano a che fare con il suo recente passato. Vincendo una sfida con la sua volontà riuscì ad uscire dal suo comodo giaciglio per affrontare una nuova giornata. Rabbrividì nuovamente e si affrettò ad indossare un maglione sopra il pigiama. La sua attuale sistemazione era una catapecchia, anche se l'amministrazione di Oto la spacciava come appartamento per i ninja dipendenti. Gli infissi erano consumati dal tempo e lasciavano passare degli spifferi terribili, ma anche il resto dello stabile aveva visto tempi migliori. Purtroppo la giovane al momento non poteva permettersi di meglio: giunta al Villaggio del Suono senza un soldo, si era arruolata come kunoichi per diventare più forte. Con il magro stipendio che percepiva riusciva a malapena a far fronte alle spese correnti, per quanto stesse attenta ad ogni ryo e cercasse di mettersi da parte qualcosa. Per questo aveva accolto di buon grado la missione che l'aspettava quel giorno, ogni incarico era un guadagno extra ben accetto.

    Giunta al luogo convenuto, uno dei quattro cancelli d'ingresso al Villaggio, trovò il suo compagno di team ad attenderla. La figura incappucciata, alta e snella, scoprì il volto, presentandosi. E, per partire con il piede giusto, storpiò il suo nome. Abbozzando un sorriso, la giovane rispose educatamente, chinando il capo. Ehm... Sarebbe Miyazaki... Piacere di conoscerla, Nai-san. Nonostante la raccomandazione dell'uomo, Harumi usò automaticamente la forma di cortesia riservata a superiori e senpai. Se anche l'uomo fosse stato famoso a Oto, lei non lo avrebbe di certo saputo: era arrivata nel Villaggio da poco più di un mese e, ad eccezione dell'amministratore e della sua segretaria non conosceva quasi nessuno. A onor del vero aveva avuto modo di incontrare anche Kato, il genin a cui era stata affidata per farsi le ossa, una persona dalla personalità più complicata di quanto potesse apparire ad una prima occhiata. Harumi stava superando la sua naturale timidezza, che la portava in passato a balbettare insicura ogni qual volta si rivolgeva ad una persona importante, peggio se sconosciuta, ma a volte ricadeva in quel vizio. La domanda postale da Eiatsu ad esempio la coglieva impreparata, e di riflesso le parole le uscirono inciampando una sull'altra. Io... ehm ecco... suppongo di cavarmela con i ninjutsu, hanno detto che sono portata, ma veramente... ecco, come dire... non ho ancora affrontato un vero combattimento, quindi...



    Con le guance arrossate, distolse lo sguardo dallo shinobi, giocando nervosamente con le mani. Stava di certo facendo una pessima prima impressione. Si impose di calmarsi, quindi riformulò una frase per cercare di salvarsi in corner, scandendo bene le parole. Imparo in fretta e do sempre il massimo, signore. Un eccesso di formalismo, dettato dall'agitazione certo, ma anche dalla sua educazione. Qualunque fosse la sua reazione, gli spiegò in cosa consisteva il loro compito. Harumi annuì, memorizzando le consegne. Non sembrava nulla di troppo complicato per fortuna, anche se il modo in cui aveva menzionato il Bosco dei Sussurri la inquietò sottilmente: era tanto terribile quel posto? Si imbarazzò lievemente quando lui le disse di appoggiare una mano sulla sua spalla, ma obbedì. Eh? Ah.. sì, ok... Deglutì impercettibilmente, appoggiando l'altra mano chiusa a pugno davanti al petto ed abbassando la testa a fissare il suolo. Non era più abituata ad avere contatti fisici con le altre persone e si sforzò per apparire naturale. Ogni suo pensiero venne tuttavia azzerato dopo il teletrasporto. Allontanandosi di qualche passo dal jonin si guardò intorno, sforzando gli occhi ad abituarsi alla penombra. L'aria malsana le saturò le narici, mentre goccioline d'acqua putrida le cadevano tutt'intorno, sfiorandola occasionalmente. A giudicare dalla temperatura dovevano trovarsi diversi metri sotto terra, e la kunoichi ricordò che il veterano aveva parlato di cunicoli. Quelli afferrò una delle torce fissate ai muri e la usò per rischiarare i suoi passi, incamminandosi senza dire una parola. Nai-san, mi aspetti! La ragazza corse dietro alla sua guida, recuperando lo svantaggio, anche se nel farlo dovette stare molto attenta a dove metteva i piedi: chiazze di muschio e pozzanghere rendevano la pavimentazione irregolare piuttosto pericolosa e più di una volta rischiò di ritrovarsi gambe all'aria. Sentendosi a disagio a camminare così in silenzio, cercò di rompere il ghiaccio e al contempo di ottenere qualche informazione in più. Ecco... mi chiedevo, il criminale che dobbiamo prelevare di che reati si è macchiato? Aveva avuto un assaggio della dubbia morale di Oto, quindi la domanda era piuttosto azzeccata. Giustiziare i criminali... è un uso comune qui, non è vero? Lo shinobi avrebbe notato questa volta un cambiamento nella giovane. Il suo tono di voce era più deciso, ma anche più secco, vi era insito un giudizio, per quanto non espresso. Se tuttavia si fosse voltato ad osservarla l'avrebbe vista sorridere come in precedenza, senza tracce apparenti sul viso di disapprovazione. Poco più avanti, nuovamente Harumi riprese la parola, questa volta più per saziare una sua curiosità. E invece lei, Nai-san, di cosa si occupa? Deve essere noioso per lei dover badare ad un ninja novizio come me, mi dispiace se le sono un peso... Era la storia della sua vita, sentirsi di troppo, un fardello non richiesto di cui qualcuno doveva farsi malvolentieri carico. Il sorriso sul suo volto era triste, e non parlò oltre, se non per commentare la risposta ottenuta, persa nei suoi pensieri.
     
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