Vecchia Magione

Il Vecchio Maniero della Casata

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  1. Amanimaru
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    L'antica Cattedrale di Jashin, Il Maniero.

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    Situato in una zona di Oto poco distante dal centro città, circondato da locali a luci rosse e pub di ogni tipo, colore e forma, si erge il Maniero che un tempo apparteneva alla casata dei Jaku. Nel quale visse lo stesso Hokage con suo padre, prima di diventare il primo ninja di Konoha. Abbandonato per molti anni dopo la dipartita del padrone, presenta centimetri di polvere e metri di ragnatele in ogni zona che lo caratterizza. I suoi confini sono delineati da una ringhiera che rinhiude i modesti giardini verdi in ogni stagione, e davanti all'entrata principale è presente un grande cancello. Il palazzo è a tre piani, soffitta compresa, e possiede un piano in sottosuolo. La disposizione delle stanze è la seguente, al piano terra è presente il soggiorno, la sala da pranzo, e le cucine; al piano primo sono dislocate le camere da letto, 5 per la precisione, mentre nella soffitta è ammassata una quantità incredibile di roba, proveniente da chissà quali mondi. Il piano interrato è diviso in 3 settori. Una sala viene utilizzata per gli esperimenti sui corpi, sembra infatti che in passato, Kabuto Yakushi abbia usato quel maniero per i suoi studi, prima dell'avvento di Amano e del figlio, una seconda zona è di allenamento, una sala studiata per resistere all'utilizzo di potenti jutsu, e una sala, l'ultima del piano, è un agrande biblioteca, dove sono presenti migliaia di volumi e di ingredienti per i bisogni medici del villaggio del suono.

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    La quantità di rotoli, libri e volumi è impresionante. Ci sono enciclopedie mediche grandi come un uomno, ma cosa ancor più soprendente, quando l'erede di quel posto fosse tornato dall'ospedale e avesse controllato alcuni degli armai della bibioteca, avrebbe notato che uno di essi è in realtà una porticina che conduce ad una saletta pieda di bibbie e simboli religiosi di un culto sconosciuto. Il palazzo era stato costruito sulle rovine di una chiesa consacrata ad un dio mortifero, le cui catacombe erano rimaste integre come un nuovo piano del palazzo. Lì sotto, testi sacri di Jashin erano in ogni dove e un appassionato teologo, avrebbe fatto di quel luogo il suo nuovo santuario.
     
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  2. Yami Kaguya
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    Una lettera sarebbe stata recapitata alla magione del Neo resuscitato Amanimaru. Il mittente era un villaggio che conosceva bene, e che sembrava richiedere i suoi servigi.

    CITAZIONE
    Amanimaru
    Amano ci ha riferito che ti sei stanziato con lui a Oto. Capiti a proposito, abbiamo ricevuto una richiesta da un cliente che abita dalle tue parti. C'è una ragazza che gli dà problemi, sembra sappia troppo su certi affari privati, e chiede sia eliminata. Ha offerto un buon compenso, per quanto il lavoro si preannunci facile. Gli abbiamo parlato di te, se accetti incontrati con lui a uno dei cancelli del villaggio, lui preferirebbe il South. Se ti secca, vorremmo ricordarti chi ti ha aiutato a non farti uccidere da quella donna che chiamate Sayaka.
    Speriamo non ci saranno problemi.

    Kotetsu Bara


    La lettera non diceva altro. Ora stava ad Amanimaru, se accettare o no.




    Preludio All'Esame Jiashin
     
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  3. Amanimaru
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    Tornato a casa dopo 5 lunghi anni. Che fossero passati veramente oppure noi questo non ero ancora in grado di saperlo, sapevo solo che entrato in amministrazione mi era stato dato del pazzo. Secondo gli altri mancavo da meno di un anno, eppure ero certo di quello che avevo passato in quella prigione, ero sicuro di non aver sbagliato a contare il temo che passava, e cinque o sei anni erano la soglia di errore oltre la quale non potevo esser andato, dunque perchè fuori da quel luogo non era successo niente? In effetti, uscito dalla prigione, era successa una cosa strana, come una sorta di sensazione di pesantezza, come se qualcosa mi avesse trascinato indietro... avrei pregato, per ricevere la parola di Dio.

    Continua...
     
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  4. Amanimaru
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    Preludio al Chunin



    Stavo passando la mia giornata nello stesso modo in cui passavo tutte le altre, nella antica cappella presente in una zona segreta della villa. Non era passato molto tempo da quando avevo scoperto che la mia famiglia in antichi tempi era composta da fedeli discendenti dai primi discepoli di Jashin, e da quando lo avevo scoperto, mi ero votato corpo e anima allo studio e alla pratica di questa splendida religione, oltretutto questo credo rifletteva del tutto il mio modo di vedere il mondo, uccisioni e stragi, cosa poteva esserci di meglio per un ninja del villaggio del suono, no? Continuando, stavo passano come al solito il mio pomeriggio, quando fui colto dalla voglia di esplorare alcune zone della magiorne che no avevo anchroa mai esplorato, alcuni scantinati, la soffitta, e l'ala est. Ero seduto davanti al fuoco acceso nel camin della cappella, con i pantaloni neri indosso, e tronco nudo, leggendo un libro antichissimo scritto in lontani caratteri, che narrava la vita di Jashin prima che egli diventasse una divinità, quando sentii uno scricchiolio provenire da una possibile stanza dietro al muro alla mia destra, in corrispondenza dell'ala est. Da qui, la voglia di capire cosa vi fosse, poichè mai vi ero entrato. In effetti però, non c'era alcuna porta per recarsi dietro a quel muro, anzi, secondo la piantina della casa che avevo trovato, non avrebbe dovuto nemmeno esserci un muro.

    [...]

    Mi alzai, incuriosito, afferrai la lunga giacca che avevo appeso lì vicino, stando attendo a far passare sopra al colletto i lunghi capelli grigi, e mi avvicinai al muro, appoggiandovi l'orecchio. In quel momento udii una voce spettrale borbottare qualcosa, qualcosa che ancora non riuscivo a comrpendere, poichè stava parlando in antiche lingue arcane, non troppo dissimili a quelle contenute nel libro. Quindi, come colpito nell'orgiglio che ci fosse qualcuno nel mio territorio, estrassi il paletto dalla giacca, quello che usavo per i cerimoniali, e col manico iniziai a colpire forte il muro, che si rivelò essere di materiali molto scadenti, tanto che la parete si forò senza troppa fatica. Davanti a me un corridoio illuminato da fiaccole appese al soffitto, in fila, una dopo l'altra. Camminai nella luce soffusa, poi iniziai a correre, la giacca, non legata con i bottoni, si apriva ad ogni spinta in avanti, facendo colpire i miei fianchi da un venticello leggero, fresco.
    Impiegai circa 10 minuti di corsa, in discesa, per raggiungere quello che sembrava un portone altocirca 4 metri, e largo 3, molto strano, non sapevo nulla di questa parte della magione, nè tantomeno avevo trovato scritto nei volumi che avevo letto, ma dopotutto essendo migliaia, ancora non li avevo consultati tutti.


    [...]

    Cercai di aprirlo di forza, ma nonostante la mia possente fisicità non riuscii ad aprirlo, quindi provai a battervi sopra, ma nulla. Fino a che, dopo aver osservato bene, notai un piccolo piattino sporgere da una parte della porta, in basso, con inciso il simbolo di Jashin. Beh intuitivo quanto assurdo. Praticai un piccolo taglio sul mio palmo sinistro, e vi poggiai la mano. Il sangue, consacrato a Jashin, riempì il piattino, che fece aprire il portone, cigolando. Dietro, una sala, una sala enorme, sconfinata, una cosa era certa, dovevo essere molto sottoterra, davvero molto, perchè una sala così immensa potesse esistere. Per raggiungere il centro della sala stessa impiegai forse più del tempo che avevo speso per raggiungerla, incredibile. Fu proprio lì in mezzo, che mi resi conto che sotto ai miei piedi, c'erano delle mattonelle colorate, in rosso e nero, disposte in modo strano. Provai a saltare sempre più in alto, anche con il chakra, per rendermi conto che il pavimento non era che un enorme simbolo di evocazione. Sempre più assurdo.

    [...]

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    Quindi notai infondo alla sala un enorme altare con un rotolo altrettando grande, quindi corsi verso di esso, ma quando fui a circa 3 o 4 metri dal toccarlo, sentii una potente stretta, afferrami tutto il corpo, e ritirami all'indietro ad una velocità tale da farmi socchiudere gli occhi, e quasi vomitare. Fui sbattuto dall'altra parte della sala, contro il muro, sfracellandomi tutte le ossa. Il dolore fu immenso, tanto quanto il grido che emisi dalla bocca, prima che diventassi fioco, dalla visione che avevo davanti. Un enorme...animale, sembrava una specie di gorilla, o almeno, quello che ne restava. Un enorme scimmione mezzo scheletrico che mi guardava pieno d'odio. Che vedendomi rialzare, con il rumore delle ossa che si riattaccavano le une alle altre, sorpreso, parlò.

    - UHM ? PENSAVO TU...FOSSI UN ALTRO....INSETTO CHE MI CERCAVA...MA TU NON SEI MORTO DOPO LA MIA STRETTA...CHI SEI? -

    Il tempo di risistemarmi, e mi alzai da terra avicinandomi ad uno dei suoi piedi, perchè più in alto non potevo andare, quindi urlai, per farmi sentire dal mostro.

    << COME SAREBBE CHI SONO?! SEI TU CHE DEVI DIRMI CHI SEI, CHE CI FAI IN CASA MIA UUH ? NO ASPETTA, PRIMA DI DIRMI CHI SEI, COSA DIAVOLO SEI TU ?!?! >>

    Senza nemmeno doverlo dire, l'uso di tale tono mi valse un biglietto di sola andata per la parete dall'altra parte della sala, con contorno di sfracellamento fisico. Quindi la bestia parlò di nuovo.

    - NON C'E' DUBBIO, TU SEI UN ADEPTO DI JASHIN, E A GIUDICARE DALL'ODORE DEL SANGUE, SEI ANCHE UN EREDE DI QUESTA FAMIGLIA, E IL MIO COMPITO E' DI SERVIRE I JAKU ADEPTI DI JASHIN, MI CHIAMO EL MUNDO, E SONO IL RE DELLE BESTIE NON TRAPASSATE, SEI MOTO FORTE, LO SENTO, DIMMI RAGAZZO, SEI UN JONIN DEL SUONO ? -

    << Mi chiamo Amanimaru, hai detto bene, discendo da questa famiglia, e sono anche un fedele servo del nostro dio, ma mi spiace deluderti, sono un Genin. >>

    - IN QUESTO CASO, NON TI DEVO PROPRIO NIENTE, VATTENE, QUESTO LUOGO TI E' PRECLUSO ! -

    Una potente ventata mi risucchiò per tutta la sala facendomi oltrepassare la porta e rispedendomi nella cappella attraverso il corridio, quindi il muro di mattoni s richiuse, e non sentii più nulla.

    [ Un mese dopo ]

    Era passato circa un mese da mio incontro con El Mundo, e avevo, spinto da tali eventi, spedito una lettera all'accademia in cui chiedevo notizie sugli esami chunin. La risposta mi sarebbe arrivata di a poco. Una mattina notai un uccello messaggero con un contenitore per rotoli, lo accolsi in casa e lessi le missive, la prima mi invitava a partecipare, la seconda era una mappa, e la terza era un documento da riconsegnare firmato. Quindi afferrai una penna di falco, la conficcai nel mio polso, e scrissi col sangue.
    CITAZIONE


    Io, Amanimaru,

    Confermo di aver ben compreso che l'esame chunin a cui sto per partecipare si basa su uno scontro alla morte, prendendo quindi responsabilità di tale decisione ed accettando questo rischio.

    Il Fu Amanimaru Jaku


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    Una settimana di tempo per raggiungere il Colle del Tuono. Ci sarebbero stati nuovi ninja, persone che si cimentavano nell'esame per la prima volta, principianti, carne fresca per i miei rituali. Chiusi la giacca da battaglia, con i due paletti dentro, recuperai tutto l'equipaggiamento, quindi mi recai nella cappella, mi rasai i capelli a zero, e li gettai nel fuoco, una nuova battaglia stava per iniziare, e non sarebbe finita tanto presto...
     
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  5. Amanimaru
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    Nel Barovia avevo trovato un nuovo e simpatico animaletto, aveva i suoi problemi certo, seguiva le orme della persona diversa, ma tutto si poteva correggere, ormai gli avevo già fatto presente come il suo beniamino non fosse che cibo per vermi, non mi restava che distruggere tutte le certezze che aveva sulla vita che credeva di voler percorrere, e avrei iniziato con la sua paura, era troppa, e indirizzava verso i sentimenti sbagliati, lo avrei calpestato, tagliato, ferito, fino a che non avesse capito quale doveva essere il bersaglio della sua paura, e se non ci fosse riuscito, lo avrei ammazzato come un cane. Me lo stavo trascinando dietro fin dal locale, avevo usato un sigillo, e ancora stava mezzo in ginocchio per il dolore alla mano, e pensare che era una semplice ferita da tirapugni. Lo avrei lasciato solo nell'arena della magione, situata dietro al complesso dell'edificio. Un'arena vera e propria, come quella dei gladiatori, con il suolo coperto di sabbia fine. Sarei scomparso per un attimo per poi ritornare vestito in modo diverso, con una tenuta da combattimento, leggera, adatta per pestare i bimbi. Lo avrei riparato a modo mio.

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    Assieme a me, nell'arena, sarebbero comparse tante altre armi, più o meno lunghe, conficcate tutte nel terreno tra me e il mio ferito amico. Ci separavano 4 metri.


    << Scegli l'arma che preferisci, e attaccami, altrimenti sarò io ad attaccare te, e io non ho mezze misure. >>

    Quando e come avesse avuto finalmente voglia di attaccarmi, lo avrei atteso in posizione di guardia, pronto ad incassare e rendere tante di quelle botte, da far impastare il suo sangue con la sabbia.


    [Compaiono armi fino a Chunin]

    Edited by Amanimaru - 25/2/2009, 15:57
     
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  6. marq1
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    Lo studente si fece forza ,costretto "a non svenire" dal nuovo sensei.
    La ferita faceva male,il tirapugni fu strappato di forza dalla sua mano e rinserito nel fodero che lo sconosciuto aveva sul fianco sinistro.
    Il suo sguardo decisamente abbattuto,mai prima d'ora si era ritrovato in quella situazione.
    Disperato..quell'uomo lo aveva massacrato psicologicamente,ma allo stesso tempo gli aveva riempito il cuore di speranza.
    Con lui maestro,Hokoama poteva raggiungere ciò che lui bramava.
    Potere,Potere,Potere.
    Vide con la coda dell'occhio il suo sensei avvicinarsi,per poi prenderlo di forza e portarlo in mezzo alla strada.
    Sembrava un sacco di patate.
    Stringeva i denti per la ferita alla mano,anche se il dolore diminuiva con il passare del tempo .
    Sentì un colpo alla sua schiena,lieve ma rapido,Hokoama non si ribellò.

    [...]

    Raggiunsero un edificio a lui sconosciuto.
    Non riusciva nemmeno a stare perfettamente in piedi ,i ginocchi leggermente piegati davano una prova forte che Hokoama soffriva per il colpo subito al palmo della mano.
    Questa volta però , non si lamentava di questa sofferenza come prima aveva fatto.
    Davanti a lui ..una dimora che sembrava essere governata dall'oscurità,molta curiosità vi era nella mente dello studente ma quest'ultimo non si permise di parlare.
    Rimase in silenzio anche quando arrivarono all'interno di una specie di arena.
    Fu lasciato solo,e quasi senza forze cadde a terra.
    Si mise a sedere guardandosi la ferita sulla mano.
    Basta ora piagnucolare,sono finito nelle mani di un pazzo assassino.
    Devo fare tesoro dei suoi insegnamenti.


    Si alzò fortunatamente quando il suo maestro lo raggiunse.
    Ad avvolgere il suo corpo vi era un nuovo abito,a prima vista decisamente più leggero del primo.
    In contemporanea a quest'ultimo,una decina di armi di vario tipo entrarono in scena davanti allo studente.
    Voleva combattere?
    La risposta arrivò all'istante.
    Hokoama poteva scegliere una delle tante armi lì presenti ,ed attaccare con essa cosi il suo sensei.
    Rimase un attimo in silenzio,portando lo sguardo sugli occhi del suo "nemico".

    Sensei ..
    Cercherò di aprirvi in due..questo è poco ma sicuro,anche se sò che battervi sarà impossibile.


    Era felice di affrontare uno shinobi superiore a lui,soprattutto se quest'ultimo era il suo sensei.
    Gli avrebbe insegnato a combattere,a muoversi in mezzo alla battaglia più sanguinaria di tutti i tempi.

    L'attenzione di Hokoama fu catturata da un'arma posta a pochi centimetri da lui.
    Utilizzò la mano perforata per afferrare ,non in modo deciso, quella catena di ferro con all'estremità un bastone e una lama ricurva. .
    Pesava,ma non eccessivamente.
    Riusciva tramite il pollice e e l'indice a tenere stretta quella specie di catena.

    Appena afferrò l'arma scattò in avanti,facendo si che il bastone con la lama all'estremità rimasero dietro lui.
    Veloce,rapido,bruciò i primi tre metri in un tempo piccolissimo.
    Percorsa quella distanza le due mani furono posizionate dietro alla sua schiena,cosi da effettuare il cambio di impugnatura .
    La mano sana afferrò l'elsa dell'arma ,ma nessuna delle due abbandonarono la loro posizione.
    Non doveva far intuire al suo avversario quel "cambio" che aveva effettuato.
    Raggiunta la distanza di un metro ,la spalla sinistra e il rispettivo braccio equipaggiato ruotarono in senso orario,cosi da portare la catena e di conseguenza il bastone a muoversi verso il suo avversario in modo tale da colpirlo ,nel caso non avesse schivato il colpo,sul fianco destro.
    I muscoli dell'arto superiore furono potenziati da un Basso di chakra ,cosi da velocizzare il movimento del braccio e di conseguenza dell'intera arma.[Velocità = 275]
    Se il suo sensei non avesse schivato il colpo,avrebbe ricevuto molto probabilmente l'affondo della lama dietro la schiena.
    Comunque sia il ragazzo non voleva di certo ucciderlo,anche perchè non riusciva nemmeno a sognarsi di poterlo battere .
    In reazione alla difesa del suo avversario Hokoama avanzò di qualche passo rapidamente cosi da poter portare avanti la sua nuova offensiva.
    Un medio di chakra fluì nell'arto in cui era presente la mano danneggiata appena il suo avversario avesse schivato,parato o subito il colpo.
    In un istante il braccio si trasformò..la pelle diventò decisamente più scura e il palmo della mano prese forma di una testa di un serpente,che rapida si sarebbe avvicinata alla testa del suo maestro.
    Il movimento dal basso verso l'alto da parte del serpente,avrebbe cercato di colpire il sensei al mento tramite un potente morso .
    SPOILER (click to view)
    Stretta della Serpe
    Villaggio: Oto
    Tipo: Ninjutsu (Arte delle Serpi-Hebiton)
    Seal: N/A
    Variante della tecnica del richiamo, ispirata da Kodachi Yamagata.
    Con un impasto di chakra pari a medio, si potrà tramutare in qualsiasi momento il proprio braccio in un serpente e la mano, corrisponderà alla testa, il cui morso infliggerà una Medio-Leggera (Potenza 20) e che nel caso in cui l'utilizzatore possegga la conoscenza dei veleni, potrà risultare velenoso (Il veleno corrisponderà ad uno qualunque di quelli conosciuti).
    Il braccio dell'utilizzatore sarà flessibile al pari del corpo d'un serpente e potrà quindi muoversi superando i normali limiti imposti alle articolazioni umane e risultando pertanto, più difficile da evitare.
    Da Genin, sarà possibile mantenere la trasformazione per più turni (Mentre da Studente termina alla fine del turno) e si potrà inoltre applicarla ad entrambe le braccia.
    Ovviamente, sarà impossibile comporre seal con le braccia tramutate in serpente, le quali, avranno delle scaglie piuttosto morbide e quindi non daranno alcun bonus in resistenza ma potranno, in quanto parti del ninja, godere delle caratteristiche derivate dalle Tecniche Speciali come ad esempio la Progenie del Serpente Bianco.
    (Livello 5 / Consumo: Medio per mano - Mantenimento: Basso per mano)

    Avrebbe terminato cosi il suo attacco,facendo ritornare la mano nel suo vero aspetto.
    Strinse i denti poichè quest'ultima iniziò a far male.
    Lasciò cadere l'arma a terra posizionandosi nella stessa postura difensiva del suo sensei.

    CITAZIONE
    Danni : 0/12
    Condizione Mentale: Concentrato
    Chakra Rimanente: 40/56 - Energia Verde
    Slot Difesa: ///
    Slot Azione:
    1.Movimento 4 metri
    2.Attacco con Kusari Gama
    Slot Gratuito:
    Slot Tecnica: Stretta della Serpe
    Caratteristiche Psicofisiche :
    Forza = 200
    Velocità = 200
    Resistenza = 200





     
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  7. Amanimaru
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    Più barcollando che muovendosi, il ragazzo afferrò una delle armi che speravo non prendesse. Un'arma da codardo. Lo vidi correre in avanti, notai subito la sua pessima postura durante la corsa, se avesse trovato una trappola ci sarebbe infilato dentro con tutti gli antenati, oltretutto, la sua presa sull'arma non era forte, per via della mano ferita. Sentiva dolore, pessima cosa. Quando mi fu addosso, notai come il suo braccio d'attacco, nonostante intuili e continui cambi di presa, stesse diventando più rigido, aveva bisogno di potenziamenti interni? A quanto pare avevo molto più lavoro da fare di quanto credessi. Il suo attacco fu un affondo portato in senso orario dalla catena e dalla lama, un attacco semplice, ma a differenza delle aspettative, la sua velocità remava contro. Ero grosso si, ma altrettanto agile. Quando mi venne ad attaccare, con un breve saltello portai avanti il corpo e cercai di eseguire una rotazione per portarmi alle sue spalle, poggiando la mia mano destra sul suo braccio per approfittare dell'inerzia e vanificare il suo colpo. Ma notai solo dopo che il braccio si stava trasformando, divenne viscido, e me ne accorsi quando riappoggiai le piante dei piedi a terra dietro di lui, sentii una forte fitta al collo, come se ci fosse entrato qualcosa, ma non mi mossi. In compenso però lui avrebbe sentito un forte calore allo zigomo sinistro, poichè mentre era tutto intento a colpirmi con una tecnica, il mio braccio era partito automaticamente in direzione delle sua faccia, per iniziare la cura ricostituente della sua personalità. Il mio pugno gli aveva spappolato uno zigomo, e lo aveva fatto schiantare a terra come il verme che era, avrebbe visto lui, quanto sangue sputare.

    [Le azioni le metto volutamente conclusive, fa tutto parte della tua formazione, mio giovane padawan.]

    Mi scrocchiai il collo con l'ausilio di una mano, e mi rivolsi di nuovo a lui.
    << Scegli un'arma da verme, ti muovi come un verme, e attacchi con le armi di un viscido verme. Speravi di farmela con una tecnica di quel lurido serpente? Non mi stupisco se i suoi seguaci sono come lui. Mi pareva di aver detto di non seguire le sue orme, perchè attacchi con le asue armi, dunque ?!? >>
    Le mie braccia, alzate al cielo, controsole, avrebbero rivelato allo sguardo del ragazzo, se mi avesse fissato, qualcosa di simile ad una tagliatesta, stare per tagliare la sua testa a metà, con un colpo verticale, se non si fosse prontamente spostato.

    [Non usare più potenziamenti di chakra nè tecniche da adesso in poi.]

    In cuor mio speravo non morisse subito, altrimenti non avrei avuto modo di divertirmi oltre. Se avesse subito o meno il colpo, avrei lasciato a terra la grande arma, che sarebbe sparita nello stesso modo cui era comparsa, e avrei attaccato a mani nude. Se il giovane si fosse alzato, con una finta rotante col pugno sinistro evrso l'orecchio destro, seguita da un potente low kick, un calcio basso diretto al suo perone sinistro per spezzarglielo, se invece si fosse allontanato rimanendo a terra, avrei saltato per posizionare le braccia leggermente flesse lungo il busto, come per caricare in basso un pugno, e sarei andato ad atterrare sul suo corpo con il ginocchio destro.
     
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  8. marq1
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    Il serpente colpì in pieno l'avversario,anche se allo stesso tempo Hokoama ricevette un pugno in pieno viso.
    Un cazzotto che si sarebbe rivelato un macigno ,poichè anche lo zigomo fu seriamente danneggiato.
    Rotto,fratturato per l'esattezza,un calore seguito dal dolore assalì il viso del ragazzo.
    Cadde a terra rovinosamente assaggiando un mix di sabbia e suo sangue.
    Un sapore più che disgustoso.
    Sembrava sputare sangue da tutte le parti.
    Si voltò osservando il suo sensei ,urlargli tutto ciò che pensava su di lui.
    Parole dure,troppo dure per rimanere in silenzio.
    Vide un arma gigantesca mirare la sua testa tramite un colpo verticale.
    Rotolò verso destra,velocemente,cosi da schivare quel colpo decisamente mortale.
    Il pazzo faceva sul serio,Hokoama non doveva scherzare con lui.
    Si alzò in piedi questa volta in modo decisamente fuori dal normale, come se nulla fosse,come se niente gli era capitato.
    Le parole del maestro risuonavano nella sua mente ,in modo sempre più forte,più violento.
    Hokoama non provava più paura ..nè timore.
    Osservava il suo sensei come se quest'ultimo fosse qualcuno da uccidere,qualcuno da aprire in due .
    Lo odiava per ciò che aveva detto.
    Vide il suo sensei avvicinarsi ,e di conseguenza un pugno avvicinarsi al suo viso.
    Si diede una spinta con le gambe in modo tale da indietreggiare e schivare cosi il suo pugno,mantenendo le braccia abbastanza vicine al petto per rimanere in equilibrio.
    Atterrò a terra alzando un po’ di polvere.
    Vide il busto dell’avversario spostarsi e la gamba destra alzarsi .
    Quel calcio basso mirava al suo perone,all’osso posizionato leggermente sotto al ginocchio.
    Alzò la gamba piegando quest’ultima sul ginocchio,per poi posizionarla in avanti verso sinistra rispetto al suo busto.
    Il piede del suo avversario si schiantò sul collo del piede sinistro di Hokoama.
    Sentì il suo piede storcersi,leggermente,ma non se ne curò.
    Le palpebre dei suoi occhi erano semi chiuse ,i denti venivano stretti con tal forza da sembrare che ognuno si stesse per scheggiare.
    Urlò a squarciagola,sbattendo le mani sulle sue coscie quasi come se fosse diventato matto.

    BASTA ..Io ti spezzo..TI STRAPPO LA GOLA AD UNGHIATE BASTARDO!!!!

    Scattò in avanti velocemente , muovendosi a zig zag per quei pochi metri che li distanziavano.[2 Metri]
    Nessun dolore lo fermava,niente lo poteva fermare.
    Era andato fuori controllo,fuori di testa.
    Le labbra furono morse dai denti ..il sangue iniziò a colare dalla sua bocca.
    Arrivato in prossimità di quest’ultimo ,Hokoama si ritrovò nella parte destra del suo sensei.
    Con uno slancio eseguito con la gamba sinistra esso si portò sulla parte sinistra del rivale,e di conseguenza ,contemporaneamente a questo spostamento provò a colpire il suo rivale con una ginocchiata sinistra a mirare lo stomaco del pazzoide.
    Appena atterrò a terra ,in reazione alla difesa del suo avversario Hokoama partì con la sua seconda offensiva.
    Lo voleva uccidere…come si permetteva a definirlo in quel modo?
    Verme..chi era lui per giudicare?
    Gli avrebbe dimostrato il contrario.

    Se il pazzo avesse schivato la ginocchiata con un movimento indietro o laterale rispetto al giovane,Hokoama lo avrebbe raggiunto sguainando all’istante il suo coltello con la mano sinistra.
    Portandosi sotto al suo avversario, Hokoama si diede uno slancio con entrambe le gambe provando a colpire quest’ultimo con un affondo dal basso verso l’alto sul collo del maestro.
    Quest’ultimo avrebbe sentito il giovane ringhiare dall’ira che assaliva il suo corpo.

    Ancora non mi hai detto il tuo nome maestro! Cosa aspetti a dirmelo?


    Il suo tono di voce cattivo,serio..lo guardava in modo brutale...
    Si passò lentamente il coltello sulla mano ferita.
    Il sangue iniziò a scendere sulla fredda lama dell’Aikuchi,per poi leccarlo mostrando la lingua piena del suo sangue al maestro.

    Non ho paura delle mie ferite!!!

    Testardo il ragazzo..il sensei aveva incontrato uno studente con i cosiddetti,capace di ribellarsi anche a gente superiore a lui senza problemi.
    Si posizionò nella stessa postura difensiva di prima,attendendo l’attacco avversario.

     
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  9. Amanimaru
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    Almeno aveva un po di resistenza, evitò il mio colpo portato con la simil tagliateste, e riuscì anche a tenersi in piedi dopo la cannonata che gli avevo sparato in faccia, un colpo simile alla testa avrebbe dato a suoi frutti più avanti. Successivamente indietreggiando riuscì a limitare il danno al solo piede. Quindi lo vidi indietreggiare leggermente, sembrava diventare una bestia. Bene, finalmente stava uscendo l'uomo che era in lui. Ne approfittai per togliermi la giacca di kimono che avevo addosso, rivelando al ragazzo come non solo la pelle del viso, ma anche quella di tutto il corpo era ricoperta di vene a fior di pelle, oltre al colore bianchissimo, e che tutto il corpo era coperto di cicatrici, più o meno grandi. Piegai leggermente il busto, accennando un sorriso famelico, stava uscendo l'animale che era in lui. Quando lo vidi arrivare, iniziò a muoversi come a zig zag, nonostante il pochissimo spazio che ci separava, ero pronto a ricevere qualunque offensiva. Quando il colpo di ginocchio arrivò, protesi in avanti i palmi delle due mani, avvicinati tra loro per respingere il colpo, e successivamente, lo vidi estrarre un'arma, ma lasciai che colpisse. La lama penetrò nel mio corpo all'altezza dello stomaco e si bloccò a contatto con lo sterno, facendo fuoriuscire molto sangue. A quella visione, forse il ragazzo si sarebbe distratto, momento giusto per coprirlo di botte fino a quasi ucciderlo. Gli fui addosso, e caricando un potente pugno, avrei tentato di colpire una sua eventuale guardia, nono importava quanto fosse forte, avrei continuato ad impattare con il pugno dentro mentre mi colava sangue dalla bocca, fino a che le sue ulne non fossero state rotte in vari pezzi, quindi avrei compiuto un movimento come per colpire il suo volto con una gomitata col braccio sinistro, una finta, per colpire a guardia aperta il mento del ragazzo. Che lo avessi preso o meno, non mi intreressava, avrei assalito il suo corpo per colpirlo lateralmente all'altezza dell'ultima costola laterale, per sbilanciare la sua posizione e tirare una poderosa testata sul suo naso. Non se ne sarebbe andato fino a che non fosse stato un ammazzo di carne sanguinolenta. Quindi mi sarei lentamente spostato, pulendo il sangue che mi usciva dalla bocca con il retro della mano, e avrei risposto alle sue manie di grandezza.

    << Puah, scordatelo, ammasso di merda. Hai avuto bisogno del dolore per svegliarti, se vuoi sapere il mio nome, dovrai soffrire molto di più. >>
     
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  10. marq1
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    Il pazzo si strappò il kimono mostrando al ragazzo tutto il suo fisico.
    Un corpo martoriato da ferite,centinaia di ciccatrici più o meno grandi coloravano la sua pelle.
    Era bianco come lui e tutte le sue vene erano visibili.
    Che mostro era quello?!.
    Il coltello penetrò nella carne del maestro,dallo stomaco fino allo sterno.
    Il sangue iniziò a colare velocemente e a quantità immense.
    Hokoama alla vista di quel sangue ,non provò rimorsi nè altro.
    Ben gli stava,ma la faccenda era tutt'altro che chiusa.
    L'uomo scattò verso lo studente come se non sentisse il colpo prima ricevuto,ma tutt'altro..sorrideva.
    Hokoama capì cosa il suo maestro voleva insegnargli..come doveva comportarsi in combattimento.
    Arrivato in prossimità dello studente il maestro scaraventò quest'ultimo a terra tramite un potente pugno diretto sul viso.
    Ovviamente Hokoama riuscì in tempo a coprire il viso con entrambi i bracci ,ma nonostante ciò si ritrovò a terra con l'uomo sopra di lui pronto ad infieririe senza pietà sul povero malcapitato.
    Pugni su pugni,macigni cadevano su entrambi gli arti superiori dell'Otese.
    Piano piano un bruciore investì la parte dell'urna..anche quell'osso era stato fratturato.
    La cosa grave era che il dolore proveniva da entrambi i bracci.
    Hokoama non urlò,si limitò a stringere ancora più fortemente le labbra fra i suoi canini.
    Altro sangue colava sul terreno di quell'arena.
    Si alzò velocemente,all'istante ,mentre una gomitata mirava il suo viso.
    Hokoama d'istinto portò il braccio destro ad intercettare il colpo e l'altra mano a difesa del viso.
    Abbassò il baricentro per potersi allontanare dal suo avversario,o comunque spostare il suo peso il più rapidamente possibile.
    La gomitata si rivelò una finta,il tutto seguito da un pugno che impattò la mano destra e di conseguenza il mento dello studente.
    Sputò due tre volte del sangue..la sua vista era diminuita parecchio.
    Coordinava tutti i movimenti con l'istinto,specialmente quel pugno che mirava ora alle sue costole.
    Rapido riuscì all'ultimo a schivare tal attacco con una rapida torsione del busto in senso antiorario,cosi da far fluire il pugno davanti al suo petto.
    Ad ogni colpo che subiva,la rabbia aumentava.
    Doveva trasformare la sofferenza ,il dolore in rabbia,ira ,capaci entrambi di portarlo alla vittoria su qualsiasi scontro.
    Appena vide il suo avversario portare avanti una testata,stessa cosa fece Hokoama.
    Testa contro Testa,capo contro capo.
    Appena il sensei si allontanò Hokoama fu preda di un giramento di testa,ma non se ne curò.
    Vedeva il suo avversario,percepiva ancora bene i suoni e gli odori che lo circondavano.
    Questo bastava per continuare a combattere.
    Avanzò alla ricerca di una nuova lotta nel corpo a corpo,afferrando il coltello precedentemente lasciato cadere a terra.
    Il sangue colava dal suo corpo come un ruscello.
    i suoi vestiti erano sudici,puzzavano di quel liquido rosso denso.
    Arrivato in prossimità del suo avversario provò a colpirlo con un gancio destro diretto sul naso ,mentre l'altra mano sarebbe scesa provando a tagliare i gioielli di famiglia del sensei con un affondo dal basso verso l'alto.
    Se il coltello sarebbe sceso e avrebbe colpito parzialmente o interamente quella parte cosi sensibile..per il maestro erano guai seri.
    Voleva vedere soffrire il suo rivale,se mai avesse potuto provare sofferenza e dolore.
    La mano destra aveva smesso di sanguinare,anche se intorno alla ferita iniziava a crearsi una specie di infezione.
    Nulla di grave,Hokoama era convinto di avere ancora del tempo prima di rischiare qualcosa,per esempio,un amputazione.
     
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  11. Amanimaru
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    Finalmente vedevo ciò che volevo, il ragazzo sembrava essere del tutto svegliato, la rabbia lo governava, l'odio lo guidava, a quanto pareva, c'era ancora qualcosa di buono da fare in quella accademia seminante bontà, qualche guerriero si nascondeva tra gli animi di quei poppanti, e uno lo avevo proprio davanti. Perfetto. Sarebbe stato un ottimo membro. Quando fosse arrivato il momento. Incassò con forza ogni mio colpo, persino il montante, ma riuscì a conservare la lucidità necessaria ad evitare il colpo al costato. Preso, il colpo che aveva ricevuto allo zigomo lo avrebbe fatto svenire, la pressione nel suo cervello, grazie anche all'ultimo montante, sarebbe diventata insostenibile. Avrei schiuso il combattimento in quell'istante. Lo vidi assalirmi con un gancio col braccio destro, dopo aver recuperato il suo pugnale, parai il colpo sovrapponendo l'avambraccio sinistro, e quando notai l'affondo verticale, aprii la mano destra e la puntai in basso, il pugnale mi penetrò nel palmo della mano, lo sentii arrivare fino al polso, che sensazione incredibile. Eseguii una rotazione su me stesso per portare via con me la sua arma, e lasciarlo disarmato, quindi mi rivolsi a lui, e gli parlai.

    << Vedo che finalmente hai avuto il buon gusto di mostrare chi sei veramente. Il mio nome è Amanimaru, sono un chunin del Suono. Usa con cautela questo nome, in più di un villaggio saresti torturato per la sola conoscenza di questo nome. Ho visto qualcosa in te, qualcosa che si è mostrata non senza fatica, ma che ha dimostrato di essere presente, adesso, se non ti dispiace, ti aspettano cure mediche. Io non ne ho bisogno. Dissi strappandomi dalla mano il coltello e lanciandoglielo contro. Ma tu si. >>

    Passai indice e medio sinistri sul palmo della mano che colava sangue, e composi dei rapidi sigilli. Quindi poggiai la mano a terra e da una grande nuvola di fumo, comparve un grande drago fatto di ossa.

    image
    CITAZIONE
    El Tribulation - Il Tormento
    Descrizione: Sola ed Unica carcassa dei cieli. E' lo scheletro di un drago d'ossa vissuto non si sa bene quando. Le sue caratteristiche saranno quelle di un'energia Blu ma con Forza diminuita di molto e Velocità aumentata di 2 tacche in volo. Sarà in grado di traportare fino a due carichi indipendentemente dal loro peso per 24 ore, al termine delle quali dovrà essere richiamata. Il Tormento non può eseguire nessun tipo di azione che possa arrecare danno ad un bersaglio nemico, essendo satata creata unicamente per il trasporto di soggetti. Il suo peso si aggira sui 100 kg e la sua altezza, da eretto, sui 250 cm. La sua apertura alare è in grado di ricoprire fino ad un bersaglio posizionato sulla propria schiena e con un consumo aggiuntivo di Chakra pari a Medio-Alto[Tecnica Base] Le ossa delle ali saranno rivestite da uno spesso strato di cotenna decomposta, in grado di donare alla creatura una capacità difensiva pari a quella di una protezione in acciaio; se usata in questo modo però, la creatura sarà sacrificata subito dopo aver ricevuto un colpo, e incapace di tornare in campo per i prossimi 4 turni / 10 ore. Se utilizzata durante il volo, questa tecnica permette di guadagnare un upgrade alla velocità di spostamento di 4 tacche in velocità, il consumo è il medesimo per la situazione di scudo.
    Energia Richiesta per L'evocazione: Blu
    Costo di evocazione: Quasi Alto
    Numero di Tribulation evocabili: 2

    << Tormento, portalo all'ospedale di Oto, ti ringrazio. >>



    Ot
    Il nostro primo allenamento si conclude qui, posta all'ospedale di Oto esponendo che ci arrivi volando, e quali sono le tue condizioni, ci rivedremo in game appena sarai genin.
     
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  12. Amanimaru
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    [Segue dal Chunin di Fenix]



    [Questo intermezzo è abbastanza lungo da spaziare dall'esame chunin di Fenix all'attacco ad Oto da parte di Yashimata.]


    Quando arrivai alla vecchia magione con l'enorme cadavere di Raizen in spalla, ero ababstanza stremato, il viaggio era stato lungo, e portarsi dietro quella carcassa gigantesca non aveva aiutato. E la carcassa di un fallito è sempre più dura da portare. Sbattei la porta del maniero con un possente calcio e mi portai avanti nei corridoi fino a raggiungere le sale sotterranee, una delle quali, era adibita ad un misto tra una prigione e un laboratorio medico, il fatto che Rengoku mi era stata maestra, si sentiva molto nella mia vita. Arrivai vicino ad un muro incrostato di sangue secco, tra le piastrelle, e appoggiai il corpo del giovane in un angolo per riposare qualche ora, così mi gettai a terra e dormii per qualche ora.
    Al mio risveglio il suo corpo già emanava un odore decisamente poco gradevole, era un pezzo ormai che era morto. Quindi lo afferrai per un piede e lo sbattei violentemente sul tavolo operatorio, che era stato ricavato da un enorme blocco di marmo ancorato nel terreno. Ottimo da pulire dopo le schifezze che facevo laggiù. Quindi afferrato un vecchio paio di forbici iniziai a tagliare i suoi capelli fino ad arrivare alla cute, stessa cosa cercai di fare con il resto della peluria. Dove non mi era possibile arrivare con le forbici, usai un panno bagnato e una piccola fiamma. Non ero certo un estetista. Quindi usando le risorse idriche a me concesse colpii violentemente con getti d'acqua il suo corpo, fino a rimuovere gli strati superficiali di pelle. Se dentro di se dal cielo stava ringraziando di non essere stato nel corpo, dopo che ci fosse tornato, avrebbe pregato di trovarsi invece all'inferno. Ora era pronto per tornare indietro. Come aveva fatto mio nonno durante il mio chunin, prima di ucciderlo avevo preparato uno speciale rotolo, costatomi un occhio della testa, non mia, per riportarlo indietro. Lo presi di nuovo, lo riposai nel solito angolo sudicio, e legai braccia e coscie al muro tramite spessissime catene. Quindi mi sedetti a circa 5 metri da lui con il rotolo aperto davanti a me, dopo aver tracciato col mio sangue migliaia di simboli in tutta la stanza, e aver eseguito una trasfusione totale delmio sangue, nel suo corpo.


    << Bene stronzo. Vedi di muoverti. >>




     
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    Come se potesse voltarsi e andarsene.
    Un grido venne rinfoderato, niente tagliò quella silenziosa notte, solo un corpo che si irrigidiva per il dolore, mentre cercava nel petto l’oggetto entrato nella schiena.
    Sentiva la fredda lama divaricare e tagliare le sue carni con estrema facilità ma anche con estrema lentezza, più che il suo sangue pareva desiderare il suo dolore, strana lama, assetata di dolore.
    L’ultimo respiro gli permise di sbarrare gli occhi, aveva di fronte a se Jotaro, due sensei, un omicida e l’altro complice, il mondo girava strano.
    Prima di morire ebbe il tempo di un ultimo sguardo, un ultima concessione da parte di di chi? Riuscì a vedere il viso di Jotaro: triste, non sarebbe mai riuscito a capire quel uomo, in quel momento si limitò a catalogarlo come il più infimo dei bastardi.
    Venne trasportato per ore, ma lui non lo sapeva, non avrebbe potuto sapere.

    [ ]

    Si trovava da....si trovava in...da quanto? Dove? Un’altra illusione?
    Non ne sapeva nulla era solo circondato da un opprimente oscurità in cui era difficile respirare, muoversi, pareva vi fosse incatenato.
    Cercava di ricordare, ma farlo gli provocava solo un gran senso di nausea, come se quel non aveva corpo! Si accorse che le sue mani si trapassavano senza difficoltà, rimase a fissarle come un neonato, lucevano, si pareva lucessero di eterno.
    Ciò che lo tratteneva pareva essere tutto il contrario, quel oscurità pareva essere pesante, famelica, era come avere la morte sulle spalle intenta ad alitare cupi sussurri di morte mentre posiziona il suo oscuro bagliore nel collo del malcapitato.
    Si voltò provando a muovere qualche passo, ma non v’era via d’uscita, era intrappolato, come una zanzara nella resina, era quella la morte di un perdente? Era quella la vita eterna che avrebbe dovuto passare?
    Non sapeva darsi risposta, dopotutto poteva anche essere un illusione, e col suo misero controllo del chakra non poteva certo spezzarla, sapeva solo che quando venne inglobato da quel oscurità fu doloroso, era come se venisse strappato a morsi dal suo corpo per poi venir trascinato via, quasi strappato.
    Nessun suono in quel “mondo” solo il suo respiro echeggiava in quelle pareti inesistenti, ma perché respirava? Non serviva, non aveva un corpo a cui l’ossigeno servisse, e in quel posto probabilmente nemmeno v’era aria, attese, non poteva fare altro.
    Era assurdo e irreale il silenzio che aleggiava in quel luogo.
    E se fosse un non morto? Se quel limbo fosse un trucco per farlo scivolare via dalle mani di lucifero a cui avevano promesso la sua vita?
    Ricordò lo sguardo di Jotaro, che dopotutto nemmeno lui credesse che quel destino era adatto al canuto konohaniano?
    Quello che successe dopo fu del tutto inaspettato.

    [all’esterno]

    Appena attivati i sigilli si smossero, come se prendessero vita, si mossero lentamente, prima si stirarono per poi scrollarsi dal loro “supporto” e formare una grande e ondeggiante processione che confluiva verso Raizen, o verso quello che ne era restato, ne avvolse l’intero corpo come un sutra divino, quelle righe di sigilli lo avvolsero stretto come le bende di una mummia, dopo un momento di riposo persero il loro colore per acquisire una tonalità più vicina a quella del chakra, lentamente si mossero.
    I sigilli presenti sugli arti e sulla schiena cominciarono a fluire verso il petto mentre quelli già presenti presero a ruotare confluendo sul punto che corrispondeva al centro del tantien, da li cominciarono a levarsi formando un lungo cilindro che andava stringendosi mentre si prolungava verso il rotolo, il corpo di Raizen ebbe un primo fremito, il sangue di Jotaro cominciò a fare effetto, le catene lo zittirono.

    [nel rotolo]

    Improvvisamente l’oscurità parve ritirarsi intimidita, mentre quella che ormai era conscia di essere soltanto l’anima di Raizen, la sua ultima goccia di chakra, come rincuorata parve acquisire un suo spessore, e ancora maggior lucentezza, il sigillo del rotolo si scioglieva, mentre quelli dell’esterno vi si addentravano per condurre Raizen “a casa”.
    Era doloroso, era la sensazione contraria a ciò che aveva provato prima, come se lo rimettessero in un barattolo veramente troppo piccolo.

    Restane fuori.
    Già rere restane fuori fffff fffeccia

    Raizen sorrise, conosceva quelle voci, sapeva a chi appartenevano.
    Ancora dell’oscurità gli ostruiva la via le braccia dell’anima si mossero lentamente, mentre le dita si contraevano rapide, spasmodicamente, afferrarono l’unico sipario che separava la sua vita dalla sua seconda entrata in scena, sorrideva, si, sorrideva, un sorriso insano, maniacale e quel enorme squarcio lo accompagnava mentre una nuova luce lo accoglieva, mentre il suo corpo lo attendeva.

    Restarne fuori? Questo è il mio corpo!
    P P pi pipicc piccolo IDIOTA! Sssse non foFFo ffoooosse STATO PER NOI! Tu st st! stt tata staresti aaa ah ancora le lele leccando LA TERRA CHE TI MANTIENE!
    Sta zitto!


    Era l’anima di Raizen, aveva sofferto quel passaggio, quello strappo, ma ora non importava, ora era di nuovo viva, o almeno lo sarebbe stata dopo aver risolto il piccolo inconveniente.

    Ormai questo corpo non è più tuo.

    Sorrise nuovamente, divertita.

    Qui. Comando. IO!

    Gli occhi del konoaniano si sbarrarono, vuoti, solo qualche strano bagliore passava sfuggente, i capelli crebbero nuovamente, prima acuminati puoi nuovamente laschi e lucenti.
    Entrambe risero, quello spazio infinito quanto piccolo si riempì d’una nobile risata e di un latrato bestiale, che forse era una risata.

    Dicci, allora, perché tu stai fuori e noi dentro.
    Gh gh ! GIA di! Didi DICCELO!

    Il divino angelo e l’immondo diavolo parlavano.

    Perché qui...comando io.


    Quando l’ultima parola fu pronunciata delle enormi sbarre comparvero a sigillare i due.

    Chi comanda qui, e?
    Ricordatevi che l’Hokage ha ridotto vuoi due a delle piccole amebe, io devo solo fornire il chakra per alimentare il sigillo.


    Si allontanò.

    [esterno]

    Il corpo di Raizen fremette ancora una volta, quel innaturale luce si era già spenta, tornava lentamente in se, mentre istintivamente cercava di liberarsi dalle catene, parve che il movimento stesso fosse dovuto all’anima che si riadattava al suo corpo, dal busto si estese un ondata di movimento che si riversò negli arti come un torrente in piena

    “muoviti stronzo”

    Il braccio destro diede uno scossone mentre i piedi si piantavano a terra, le catene cantavano, le pareti vibravano, e Raizen soffriva.

    Che cazzo mi hai fatto pervertito?


    I capelli sfregavano contro la pelle che bruciava per via delle escoriazioni.
    Alzò la testa e guardò Jotaro negli occhi.

    Perché mi hai riportato in vita? Ti sei affezionato?


    Sorrise, anche se non nel vero senso della parola, nonostante ciò c'era una velata tonalità di gratitudine mista ad una di pentimento, quel leone spodestato non voleva venir reintegrato nel branco, e visto che era morto meglio restare tale.
     
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  14. Amanimaru
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    << Ah eccone un altro posseduto da mille demoni. Ormai ne escono fuori come funghi. >>

    Restai lì seduto a vedere mentre la sua anima usciva dal rotolo per tornare nel suo corpo, nonostante lui non se ne rendesse conto, ci vollero circa 5 o 6 ore perchè il rituale fosse completo. Alla fine, ero più arrabbiato che stanco.

    CITAZIONE

    Perché mi hai riportato in vita? Ti sei affezionato?



    << Hai poco da fare il simpatico. >>
    Gli risposi assestandogli un calcio in faccia tale da spaccargli qualche osso. Ero davvero stanco di tutto questo, di tutte le nullità che mio padre mi affibbiava indirettamente. Questa sarebbe stata l'ultima, e poco mi importava di come sarebbe finita. Aprii uno degli armadi di ferro nella stanza e ne estrassi un'ascia bipenne piuttosto pesante.

    << Sono stanco di essere circondato da idioti. >>


    Speravo avesse abbastanza volontà da sopravvivere, sennò, amen. Due rapidi fendenti in successione spaccarono stinchi e pavimento, in un lago di sangue e schegge d'osso. Con i due arti recisi che ancora stridevano in piccoli movimenti per i nervi recisi. Se fosse arrivato prossimo allo svenimento dal dolore lo avrei afferrato per il collo e con un braccio lo avrei volato sull'altare di marmo coprendolo di pugni sul volto.


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    <<Cosa hai da lamentarti pezzo d'idiota, hai il mio sangue in corpo, non puoi morire, percui vedi di farla finita! >>

    Avevo io la soluzione a quel corpo troppo grande e troppo goffo, sperava davvero di combattere contro dei ninja in quello stato ? Era più un abominio che un uomo. Quindi lo bloccai sull'altare con la tecnica della paralisi e iniziai ad aprire un braccio fino allo strato muscolare, per inserirgli delle placche metalliche, quindi richiusi, ed effettuai la stessa operazione con tutte le principali fasce muscolari. Per quanto riguarda le gambe, qualche arto in più lo avrei trovato lì in giro, le avrei attaccate più o meno correttamente, il mio sangue avrebbe fatto il resto. Il tutto sarebbe durato circa un paio di giorni. Quindi con un grande rotolo di bendaggi e alcuni vecchi stracci avrei coperto ciò che restava del suo corpo.


    << Devi restare a riposo per tre settimane, prima di iniziare ad allenarti, cè un frigo con del cibo e qualcosa da bere, fattelo bastare, io adesso ho da fare, ci rivediamo tra qualche giorno per una bella trasfusione. E non fare casino. >> Quindi me ne sarei andato sbattendo la porta blindata.

    [...]

    Qualche giorno dopo, circa 5 o 6 sarei tornato per controllare lo stato del suo corpo sperando non fosse già morto. E lo avrei sistemato sull'altare per trasferirgli del mio sangue, quindi successivamente lo avrei posto seduto per praticargli un sigillo. [Dopo ciò che hai subito il tuo corpo ha la potenza di una energia Bianca.]
    Posto dietro di lui avrei composto moltissimi sigilli con le mani e impugnato un pennello per trasferire l'inchiostro irrorabile avrei segnato sulla sua schiena alcuni simboli arcani, quindi poggiata una mano sul suo dorso, essi sarebbero entrati nella pelle.


    << Bene ragazzo. Da adesso sei un ninja del suono, e solo al suono risponderai delle tue azioni, fino a che non sarai in grado di combattere resterai nel nostro villaggio e verrai addestrato, trovati quindi un nuovo nome e una nuova storia. Ti ho posto un sigillo particolare, se rivelerai la tua identità, o tradirai il suono, brillerai in una nuvola di ceneri. Se hai qualcosa da obiettare, vai a fanculo, e cerca di imparare a controllare questo tuo nuovo corpo, pesante, ma più piccolo. Quando ci riuscirai, vedrò di ficcarti qualcosa di utile in quella zucca marcia. >> [ Ri-apprendere a muoversi agilmente ti riporta all'energia Gialla] Questo, è il tuo nuovo inferno.

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    Mostro la lingua colma di sigilli, i suoi non erano doppie personalità, erano scomodi ospiti da scacciare.
    Poi divenne tutto bianco mentre tutto il suo viso si contraeva cercando di contenere il dolore, Jotaro gli aveva assestato un potente calcio, forse lo zigomo sinistro era andato, sputò violentemente del sangue per terra.

    Diventi ogni volta più strano.

    Sorrise per poi tornare serio in men che non si dica, Jotaro aveva estratto un ascia bipenne di dimensioni notevoli

    Che cazzo ci vuoi fare?

    La frase pronunciata dopo gli diede un indizio. Sbarrò gli occhi inorridito.
    Il tutto parve avvenire a rallentatore, gli vennero mozzati gli stinchi il respiro si fece affannoso e il tempo prese il suo normale scorrere, ma la velocità non diminuiva, andava sempre più veloce, sempre più veloce, iniziò a vorticare, il viso si sconvolse la respirazione sempre più veloce mentre ormai quel volto aveva poco di umano, come se fosse percorso da scosse, terrorizzato era poco: aveva perso le gambe!
    Qualche rantolo mentre ogni terminazione nervosa tentava di connettersi con una parte del corpo che non esisteva più, quasi ringhiava il konohaniano mentre sentiva le schegge delle sue ossa grattugiare con ciò che era rimasto delle gambe.
    Non urlò per il dolore, solo la troppa aria proveniente dai polmoni provocò qualcosa di simile ad un ruggito, quello di un leone morente e sconfitto.
    Il capo divenne pesante, il dolore insopportabile spingeva il cervello a sconnettersi, ad evitare quel supplizio, cercava di tenersi sveglio, non volle darla vinta a Jotaro, ma le palpebre divennero pesanti e non riusciva a mettere a fuoco ciò che vedeva. Presto gli sarebbe stata data una mano.
    Venne brutalmente afferrato per il tempo e risvegliato a suon di pugni, senti lo zigomo sinistro srpofondare un altro po’, troppo dolore, troppo per un umano, si allontanò, parve che qualcosa lo trascinasse via dolcemente.

    Bastardo, che cazzo gli ho fatto?

    Non gli riusciva di pensare ad altro mentre veniva brutalmente percosso, mentre sentiva le sue ossa incrinarsi sotto quei colpi.
    Ormai masticava sangue rappreso, non sapeva se i suoi denti erano ancora al loro posto, si sentiva gonfio oltre l’inverosimile, sputò ancora sangue.

    Hhhhhrrrr...c...cof...che cazzo ti ho fatto Jotaro?

    Soffocò un grido, faceva male, ma avrebbe preferito tagliarsi le corde vocali prima di dargli quella soddisfazione.

    Dimmi Jotaro, cosa ti ho fatto?

    La risposta fu delle più idiote che Raizen udì in tutta la sua vita.

    Pp hhhhhargh

    Bisbigliò un grido, lo sussurrò, mentre cercava di non affogare nel suo sangue.

    Sai quanto mi fotte del tuo sangue?

    Cercò di sputarle sul viso, ma le fitte di dolore erano troppe, il sangue scivolò lungo la guancia.

    Mi hai portato via le gambe e mi hai spaccato mezza faccia.

    Disse tutta la frase in un soffio, tra un imprecazione ed un’altra, tra una smorfia di dolore e un lamento soffocato, aveva quel vizio sin dalla più tenera età: mai gridare per dolore fisico.
    Poi venne nuovamente immobilizzato, solo gli occhi erano liberi di seguire Jotaro, ma forse sarebbe stato meglio non farlo lo vide prendere degli strumenti, lordi, affilati quanto rovinati, incrostati di sangue appartenuto a chissà chi, gli strumenti per la prossima macabra esibizione stavano per fare la loro entrata in scena.
    Una struggente, macabra sinfonia.
    Archi, no: ossa e seghetti.
    Ance, no: piastre di metallo che gli venivano inserite tra ossa e muscoli.
    Sentiva ogni singolo dente del seghetto farsi strada nelle sue ossa vive, le sentiva vibrare, dolevano sotto quel taglio impreciso, raffazzonato.
    Sentiva i granelli d’ossa sui muscoli che eruttavano il sangue di Jotaro.
    Ancora però non era arrivato il meglio, le piastre di ferro, fu un dolore se possibile ancor maggiore, impossibile da descrivere come tutti gli altri, in quel momento era come se la sua vita che si moveva su un soffice filo di seta si fosse irrigidita per poi spezzarsi, più di una volta, dolorosamente. Non era un chirurgo, si vedeva, le sue conoscenze mediche erano vicine al nullo, ogni taglio era prettamente pratico, nessuna attenzioni per parti delicate irrecuperabili, ogni taglio pareva un colpo di zappa nella nuda terra, ad ogni colpo la terra si apriva e soffriva, ad ogni colpo una nuova piastra che separava il muscolo dall’osso, sentiva la piastra divaricare le due parti del corpo per poi instaurarvisi.
    Quel operazione venne compiuta nei tratti in cui il corpo del canuto ninja presentava più muscoli, terrificante.
    Quando il suo corpo fu bello che rabberciato Jotaro lo fasciò, non disse più nulla, non cercò di ribellarsi, ogni sua articolazione doleva, ogni suo millimetro vivo gridava di dolore, e le parti ancora morte gridavano come fantasmi, per un corpo morto tornare in vita non è piacevole.
    Affaticato e torturato come mai in vita sua chiuse gli occhi.
    Sentì le parole del ninja di oto.

    Fottiti, saranno settimane da inferno, non ho un tendine nel posto giusto, ti devo una vita e un inferno.

    Abbandonò la testa al tavolo, dopo aver sussurrato come una serpe.
    Dormire sarebbe stato impossibile, troppo dolore, lo stesso valeva per gli spostamenti.

    [...]

    Era probabilmente in un interrato, non sapeva quanto era passato dalla miracolosa operazione che l’aveva visto protagonista di mille morti, sapeva solo che quando Jotaro tornò lo trovò in piedi, solo due giorni prima era riuscito a scendere dal tavolone di marmo, quelli precedenti lo videro fallire a causa del troppo dolore, era intento a mangiare.
    Il sangue di Jotaro si mostrava comunque portentoso, quei danni sarebbero stati impossibili da recuperare in quel tempo così breve, le varie infiammazioni si facevano sentire, e forse anche qualche piccola infezione, ma tutto sommato era miracoloso.
    Durante l’ultima trasfusione il sangue parve compiere gli ultimi miglioramenti, ora aveva solo qualche fastidio in corrispondenza dei precedenti dolori.

    Che mi hai fatto alla schiena?

    La risposta giunse rapida, ma non era spiacevole, dopo l’inferno passato era acqua fresca.

    Ok, siamo d’accordo.
    Ryuji, Ryuji Mitsuoshi andrà bene.


    Lo inventò sul momento, ma dopotutto ora era una persona totalmente diversa, ed inesistente, del suo nome non sarebbe importato a nessuno.
    Non aveva tempo da perdere, visti gli effetti del sangue di Jotaro sarebbe stato meglio farlo circolare il più in fretta possibile, trasse un lungo respiro, era a disagio in quel corpo, ormai non era più suo, si sentiva un enorme sacco di immondizia con della ferraglia dentro.
    Lentamente sgranchì ogni articolazione, e da ognuna arrivavano preoccupanti schiocchi, nulla di compromesso nonostante gli sgradevoli suoni.
    Non era complesso, i muscoli lentamente si adattavano alla nuova struttura ossea accorciata, sicuramente senza quelle fasciature strette a reggerli sarebbero sembrati appesi allo scheletro come grosse lumache. Respirava lentamente mentre provava quel nuovo corpo: era lento ed impacciato, goffo, pesante, totalmente diverso da ciò che era Raizen, longilineo e armonioso nelle proporzioni, pareva che tutta quella bellezza fosse stata schiacciata, sembrava una panciuta colonna dorica messa a confronto con la slanciata corinzia, ma lentamente acquisiva fiducia nei movimenti, erano ancora fra i più elementari, ma avrebbe dovuto iniziare da quelli per non avere problemi.
    Afferrò un kunai e provò a stringerlo, la presa era buona, ma non come quella di un tempo, si, il massimo era sempre il massimo, ma si sentiva fiacco, debole.

    Farmi quel intervento è stata una grande minchiata, una grande merdosa perdita di tempo.

    Non era arroganza, o almeno, lui non la percepiva come tale, ma se le intenzioni erano quelle di fare un addestramento rapido era ovvio che quella non era la strada giusta, era la semplice verità magari espressa male.
    Continuava a muoversi lentamente per prendere familiarità con il corpo, con i muscoli, ogni movimento, anche quello che sarebbe dovuto essere il più rapido venne compiuto minuziosamente ed attentamente come se fosse un collaudo attento di un qualcosa di difettoso appena aggiustato.
    Qualche scatto gli diede sicurezza mentre movimenti complessi come schivate repentini scatti o cambi di direzione venivano sempre più naturali, pareva essere a posto, o quasi, almeno muscoli tendini e nervi parevano recepire e scambiare i giusti messaggi e reagendo in maniera appropriata.
    Cosa lo aspettava ancora?
     
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