[Secondo Accesso] Le Mura

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  1. - Hohenheim -
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    Post di fuga: UNA FINTA VITA



    Tratto dal diario di
    Hohenheim Kakita



    Tutto accadde una sera di novembre. Il focolare acceso del camino, una cena all’apparenza tranquilla, comune come tutte le altre. Il giorno prima aveva compiuto otto anni...che momenti felici. La festa era stata magnifica, il divertimento prevaleva su tutto.

    Però non tutto dura in eterno. Quella sera si era più silenziosi del solito, in genere il papà e il nonno discuteva anche vivamente su argomenti vari creando come piccoli dibattiti per ogni scemenza; la mamma dava da mangiare ai piccoli che tra una smorfia e qualche grida riempivano la stanza di rumori. Ma anche loro quella sera erano silenziosi, evidentemente prima di me si erano accorti di quello che stava per accadere di li a poco.

    Rimanemmo al tavolo io, il papà e il nonno mentre la mamma metteva a letto i miei due fratellini. Erano le undici passate. Papà parlò:

    “Hohenheim ieri hai fatto otto anni e, nonostante la tua giovane età, sei molto più maturo e grande di molti adulti...fino a dove arrivano i tuoi ricordi?”


    La domanda era strana, forse un test all’improvviso per verificare la mia lucidità...no, impossibile il papà aveva una voce triste, molto...troppo intensa.

    “ Bè ricordo la gita al lago. Era primavera avevo circa cinque anni...”


    “Si ma prima di quella data c’è qualcosa...ricordi?”


    “ ...adesso che ci penso...il compleanno del nonno...ho vaghi ricordi d quell’evento. Potevo avere tre-quattro anni.”


    “A quanto vedo non ricordi proprio che c’era prima di tutto questo...Bene credo sia giunto il momento di rivelarti qualcosa sul tuo passato.”


    La voce era tremolante ma risoluta. Già mi stavo agitando...ma cose era questa storia? Il nonno era seduto sulla sedia a dondolo, non diceva una parola. Stava con i polpastrelli dei pollici sulle tempie, ascoltando la conversazione.

    "Allora, procediamo per ordine. Penso che tu sia abbastanza grande da capire quello che ti sto per dire quindi ti prego di farmi finire senza interruzioni...alla fine potrai reagire come meglio ritieni opportuno...La mamma ed io ci siamo sposati, come tu hai visto dalle foto del matrimonio, che eravamo molto giovani. Questo circa dodici anni fa. Quegli anni passarono veloci ma non riuscimmo a metter su famiglia...
    Questa era la nostra situazione circa otto anni fa. Date le mie conoscenze per lavoro, avevo contatti con numerose famiglie di molto villaggi diversi. Un giorno arrivò un’aquila, si vedeva apparteneva al villaggio di Suna, Tra se sue zampe portava un fardello che lasciò davanti casa. Quando io e la mamma lo analizzammo, potemmo notare che il “dono” era un fanciullo neonato di pochi mesi. Insieme ad egli c’era una lettera.”


    Già un’idea si stava creando nella mia mente...un’idea che non mi piaceva quindi decisi di non tenerla conto. Intanto il nonno si era alzato e tra le mani stringeva una lettera, con la cera lacca spuntata. La posò sul tavolo e me la porse.

    “ Il mittente è una giovane ragazza del villaggio della Sabbia, Elena. Ella è stato il mio primo amore ma, dopo l’arrivo di tua madre, i nostri rapporti si spezzarono e mai la rividi...mai risentii le sue parole fino all’arrivo di quella lettera. Ormai conosco a memoria i contenuti del messaggio, per tante le volte che l’ho letto...Caro Zashi, ti affido questo pargolo frutto dell’amore tra me e il mio defunto marito. Spero che tu lo mantenga e lo tratti come un figlio, dato che tanto ho sperato potessi essere tu suo padre. Non ho ne le forze né le facoltà per mantenerlo…ti prego tienilo e crescilo. L’ho chiamato con il nomadi suo padre Hohenheim...Se mai un giorno dovessi avere il coraggio di rivederlo, mi farò viva io...con tanto affetto...Elena.”


    Intanto il dito scorreva veloce sulle parole della lettera, quasi in contemporanea con le parole di papà. In quegli istanti la mente formulava e cancellava milioni, miliardi di pensieri. Passai attraverso tutti i sentimenti concepiti dalla natura umana ma fermo stavo lì con la lettera tra le mani.

    “Non ti sei mai chiesto perché il tuo nome così strano. È tipicamente un nome del costume di Suna. I tuoi tratti si sono tipici di Kiri...ma questo perché tuo padre era originario di qui...”


    Sembrava volesse andare avanti, però le parole non uscivano dalla bocca che, come senza fiato, si muoveva senza emettere suono. Momenti di teso silenzio, non riuscivo a rispondere alle affermazioni di mio padre. Potevo solo sentire in lontananza il soffocato singhiozzare di una donna...la mamma stava piangendo.

    Posai la lettera sul tavolo e subito corsi per le scale a chiocciola. La mamma era lì seduta sugli scalini con le mani sul viso e sui capelli in un bagno di lacrime. Rapido le salti in braccio e la strinsi forte a me...

    “Non ti preoccupare mamma, per me sei solo tu l’unica mamma.”


    La presa su di me si fece più forte. Il caldo petto di quella sul mio, le mani che mi stringevano forte a se, tutto il corpo avvinghiato alle mie membra. Chiusi così gli occhi e mi lasciai andare. Uno strano sonno cadde su di me e il buio prese il sopravvento.

    [...]



    Il giorno seguente mi risvegliai nel letto di camere mia. Era alba da un pezzo e i raggi di luce penetravano dalla veranda illuminando la stanza di un giallo ancora acerbo.
    Il ricordo della sera prima era nitido nella mia mente. Adesso provavo una forte rabbia ma allo stesso tempo la voglia di sapere più cose a riguardo era tanta. D'altronde ieri papà non aveva finito del tutto il discorso. Quando scesi giù l’atmosfera era ancora tesa. Mamma bazzicava tra i fornelli e il nonno e il papà stavano parlando a tavola. Decisi subito di rompere il ghiaccio.

    “ Buongiorno a tutti! Per quanto riguarda ieri sera posso solo dire che apprezzo la vostra onestà e posso comprendere la forza che avete avuto per dirmi determinate cose. Ma voglio che sia chiara una cosa: per me siete voi la mia famiglia.”


    Era sorprendente come in quella situazione avessi avuto la freddezza di essere così razionale. D'altronde avevo solo otto anni, un altro ragazzino della mia età neanche avrebbe capito le cose che mi erano state dette in quei giorni. Comunque un largo sorriso si accese sui volti dei lì presenti e l’argomento fu riaffrontato con più calma e precisione.
    Quella mattina si parlò di tutto. Compresi molte cose riguardo Suna, l’abbandono e in particolar modo su Elena. Donna molto giovane, più della mamma, economicamente non se la passava bene...

    “ Attualmente non so con certezza se è viva, però si possono fare indagini...”


    Furono queste le parole di papà che più mi scossero. Dalla sera precedente avevo capito che ella era morta, dato che non si era fatta vedere per tutti questi anni.

    Più cercavamo di indagare, con il passare del tempo, più il mio piano di stava elaborando nella mia mente. Era logico volevo andare a vedere se mia madre, quella genetica, era ancora viva e magari chiederle un perché più profondo sul mio abbandono. Di certo la mia famiglia non mi avrebbe impedito nel tentativo.

    Passò un mese esatto dal giorno delle “verità” e ormai avevo deciso: sarei andato a Suna. Sapevo che il passaggio di villaggio non era così facile quindi decisi di escogitare un piano. Il nonno in questo mi fu molto utile e, all’insaputa di mamma e papà, mi aiutò nei miei intenti. Dovevo lasciare il villaggio in qualche modo. Questo avrebbe comportato un mio passaggio di stato da ninja di Kiri a traditore. Difficilmente sarei potuto rientrare nel villaggio, ma era il risvolto della medaglia che avrei dovuto sopportare. La cosa più difficile fu convincermi ad abbandonare i miei amici, i “parenti” del posto, il luogo tesso del villaggio...mi feci forza.


    [...]



    Tratto dal diario di Hohenheim Kakita
    4 Dicembre



    LASCIANDO KIRI



    Quando l'impiegato mi diede il definitivo lasciapassare, non reagii in alcun modo strano. Con un sonoro "Grazie!" uscii dalla porta per dirigermi alle mura. Con passo rapido annulai la distanza che mi separava dal tradimento. L'impiegato era stato molto preciso: se tradivo Kiri diventvo un ricercato essendo genin...
    Mi presentai alle porte ove alcune guardie erano lì appostate per difendere il villaggio. Con tono elevato pronunziai:

    " Salve guardiano. Devo abbandonare il villaggio per una missione. Questo è il lasciapassare firmato dall'amministrazione."


    E tesi il foglio verso il ninja reggente di quel luogo. Orami non avevo più rimossi in quello che facevo...mi ero deciso niente poteva farmi cambiare idea.


    SPOILER (click to view)

    Narrato - Grigio / siz.1
    Parlato Hohenheim - Porpora
    Pensato Hohenheim - Bianco
    Parlato Terzi - altri colori


    Il primo post è la spiegazione in gdr del mio tradimento. Il preambolo era necessario necessario.
    Chiedo scusa per la discussione sulla tecnica. La seconda parte la posto appena l'amministrazione di Kiri risponde.


    Edited by - Hohenheim - - 23/12/2007, 11:02
     
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