[Secondo Accesso] Le Mura

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  1. Shinodari
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    La Leggenda della Fenice

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    Il paese delle Nebbie.

    Un'isola in mezzo al mare.


    Durante il viaggio, mi ero immaginata che si trattasse di un luogo avvolto dalla bruma, una landa celata alla vista degli stranieri da una cortina nebbiosa e, invece, non so, sembrava diverso da come me l'ero aspettato.
    Sbarcai dopo alcuni giorni di viaggio su una nave mercantile che ci aveva offerto un passaggio in cambio di una scorta.
    Il capitano doveva consegnare un carico di un certo valore a Kiri e Hajime aveva pensato di offrire i nostri servigi.
    Nonostante la mia storia eravamo pur sempre dei samurai, almeno la maggior parte di noi.
    Ma nel momento che misi piede a Kiri dimenticai ogni cosa.
    Per una ragazza cresciuta in territorio montano, la sola vista di quella vasta distesa acqua marina era qualcosa che toglieva il fiato.
    Penso di essere sembrata una bambina davanti al più bel regalo che potesse ricevere.
    Per qualche istante avevo scordato le mie origini, il mio severo addestramento, correndo lungo i moli con l'aria sorridente, ammirando ogni piccolo dettaglio: l'ancora che emergeva dai flutti, il cui metallo riluceva ai raggi solari, le vele gonfiate dal vento, i marinai che correvano lungo la passerella di un'altra nave per scaricare le merci, il profumo del pesce lasciato ad essiccare, più qualche altro odore che preferii non identificare per non macchiare la mia visione idilliaca di quel luogo.
    Per i segreti c'era sempre tempo.
    Come per le leggende...
    Ero seduta a gambe incrociate sopra un rotolo di cordame di canapa, credo si chiamasse “gomena”, con il mento appoggiato sul dorso delle mani con le dita intrecciate, lo sguardo fisso verso l'orizzonte ad osservare il volo dei gabbiani e i pensieri persi in lontananza, quando percepii il lieve contatto della mano di qualcuno sulla mia spalla.
    Nei miei giri per il porto li avevo lasciati in disparte ma loro non mi avevano perso di vista un solo istante, soprattutto lui...


    «Oniisan...» Non avevamo legami di sangue, eppure io e Hajime eravamo cresciuti come due fratelli nella gabbia dorata di Suiren. Ne avevo riconosciuto i passi, sapevo che era lui anche senza voltarmi nella sua direzione.

    Era ora di andare, di dirigerci nel cuore della Nebbia.
    A malincuore decisi di lasciarmi alle spalle la magia di chi incontra il mare per la prima volta.


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    Risalimmo il sentiero che conduceva alle mura vere e proprie.
    Eravamo solo io e Saito.
    I nostri due compagni si erano fermati al porto alla ricerca di una nave in partenza nel caso non avessi avuto successo con le mie ricerche.
    Loro erano la nostra retroguardia.
    Per quanto fossi lontana dal mio paese natale, nulla impediva di incontrare qualche nostra vecchia conoscenza.
    Una principessa in fuga da un regno che non era più il suo.
    Per quanto nascondessi la mia iride cremisi dietro una lente azzurra, era trascorso poco più di un anno da quel giorno.
    La mia fisionomia non era cambiata da allora.


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    Quando raggiungemmo l'ingresso, per un istante, rimasi interdetta a fissare la zona davanti ai miei occhi.
    Rivolsi lo sguardo verso Hajime per poi voltami nuovamente verso l'entrata.
    Era solo una mia impressione o si respirava un'aria fin troppo pesante?
    Ma alla fine non era qualcosa che mi dovesse riguardare e in ogni caso “Ninfea di Giada” era al mio fianco e Oniisan dall'altro, per cui avanzai verso il portone con passo deciso.


    Mi fermai a distanza di voce, cercando di attirare l'attenzione di qualcuno.

    «Scusate il disturbo. Qualcuno di lor signori sarebbe così educato da indicarmi dove potrei trovare l'onorevole Shiltar del clan Kaguya?» domandai con voce chiara, schiarendomi un istante prima la gola con un colpo di tosse.

    Se si fossero voltati ad osservarci, avrebbero visto una ragazzina sui quattordici anni vestita con un corto kimono, lunghi capelli che le ricadevano all'indietro di un nero corvino, un volto dai lineamenti delicati che incorniciavano due iridi di un celeste luminoso.
    Una ragazzina accompagnata da un giovane in kimono ed hakama neri, una lunga sciarpa di seta bianca attorno al collo, di una decina di anni più vecchio di lei, di poche parole e dallo sguardo vigile.
     
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