[Secondo Accesso] Le Mura

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    L'aria di casa



    Scendo dalla nave in silenzio, respirando a pieni polmoni quell'aria salmastra e umida, innaturalmente fredda anche in piena estate, che mi č mancata sin da quando ho lasciato quell'isola. Sorrido mestamente nel guardare il villaggio in lontananza. Non che sia propriamente visibile dal porto, ma riesco a immaginarlo. Le mura, gli edifici, il palazzo del Mizukage, l'Amministrazione (l'avranno aperta la nuova dopo il crollo che uccise Fujiko?) e casa mia.
    Quelli appena trascorsi sono stati due mesi alquanto duri, ma proficui. Mandato in un continente vicino di cui non ricordo il nome a risolvere un conflitto tra paesi di cui non ricordo quasi nulla perché da questi sembravano dipendere importanti rotte commerciali accademiche.

    A dire il vero quando due mesi fa mi proposero una cosa del genere, m'infuriai. Dover lasciar ancora la mia famiglia mi indispettiva molto, ma era la classica missione che non puoi rifiutare. Ayame capģ la situazione e questa volta, al contrario di due mesi prima, ci eravamo mantenuti in contatto. Adesso penso che non č stato tanto male. Brutto, ma tutto sommato sopportabile; sicuramente meglio di quei sei mesi passati a Kurohai per dare la caccia ad Enma.
    La mia mano inavvertitamente sfiora la cicatrice, pallida, che mi attraversa l'occhio sinistro. Per un momento i fantasmi del passato mi assalgono. Poi passano. Passano sempre alla fine.
    Immagino di dover correre a casa, penso e un momento dopo un sorriso nasce sulle mie labbra. Spontaneo. Chissą in quei due mesi come sono cresciuto Jukyu e Nana.

    Inizio a camminare verso il villaggio e tre passi dopo sono lanciato in una corsa forsennata verso le mura. Chi č sbarcato con me mi guarda male, ma decido di non importarmene nulla. Corro, seguendo quell'arcano istinto animale che in un modo o nell'altro ti conduce sempre nel posto in cui si č al sicuro, laddove ci si sente un po' amati e la vita assume un andamento lento e pacifico. Il posto che ti manca solo quando l'hai appena lasciato, pieno di odori familiari, di voci gradite e nel mio specifico caso, di parole senza senso di bambine che sanno dire appena qualche parola.
    Casa.

    Cosģ, come se attratto da una forza innaturale mi spingo fino alle mura galoppando veloce, con la sacca piena delle mie robe che sbatacchia dietro e la mia fedele spada cremisi, Garyuka, che sbatte contro la mia coscia come in una muta protesta. Giungo dinanzi alle mura di Kiri e respiro ancora una volta l'aria del mio villaggio e quasi scoppio a ridere.

    - EEEEHI! C'E' NESSUNO LA SOPRA? -



    Chissą se Etsuko č ancora in giro o se si č seppellito di nuovo nel suo laboratorio. Chissą se Ryutuski sta meglio. Chissą se Takuma č migliorato, mi sento un po' in colpa ad averlo lasciato a se stesso in quell'ultimo periodo. Chissą se Shiltar č ancora vivo.
    Rido appena, tra me e me, convincendomi che quei dubbi sono infondati. Va tutto bene a Kiri, ne sono certo.
     
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