[Secondo Accesso] Le Mura

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Ignorai l’Akuma. Con lui non c’era tempo e voglia di sprecare inutili parole. E mi innervosiva che lui, reagendo come un pazzo a qualsiasi situazione, ponesse ogni volta Kiri sotto una cattiva luce. Magari un po’ di galera gli avrebbe raffreddato il cervello e soprattutto l’avrebbero tenuto abbastanza lontano da altra gente impedendogli di causare altri disastro.
    All’ordine di Shiltar annuii semplicemente. Fujiko aveva fatto un disastro con quel teatrino delle pulci. Se avesse semplicemente aspettato qualche secondo la mia presenza sarebbe bastata per mettere Jin in gattabuia senza fargli dire una parola. Poi, magari, si sarebbe deciso che fare. Ora però era tutto a favore degli otesi e se Kiri voleva evitare qualche grosso guaio sarebbe stato meglio per Fujiko fare un passo indietro e tornare a ragionare in maniera umana.
    Dopotutto lei era la politica. Chi meglio di lei avrebbe potuto capire ciò che era giusto fare?

    « Vado » dissi semplicemente « Stasera ho comunque intenzione di parlarti Shiltar, se puoi starmi a sentire. Non credo sarà una conversazione leggera »


    Detto ciò mi voltai e saltai giù dalle mura, dirigendomi come un razzo verso l’ospedale. Quanto tempo avrei impiegato ad arrivarci e a farmi trovare da Fujiko? Due minuti?

     
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  2. Akimaru Tokugawa
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    Disordini alle Mura
    Rettili, Ossa, Demoni e Idioti.


    Se qualcuno avesse assistito a quella scenata di sicuro non avrebbe saputo che fare: ridere, piangere, disperarsi o anche uccidere qualcuno. Per stupide incomprensioni, stupide parole pronunciate da stupidi individui, si stava rischiando il collasso, anzi, si rischiava una vera e propria guerra tra gli unici due villaggi accademici che, da tempo, avevano attriti tra loro.
    Nascosto nell'ombra il genin di Kiri aveva assistito a tutta la scenata dell'amministratrice, rimanendo quasi a bocca aperta dalla situazione che era riuscita a creare, incredulo che potesse essere così stupida da poter rischiare una guerra per simili idiozie.
    Fujiko era sempre stata pignola, ma fino a questo punto no.

    Non intervenne, rimase fermo a guardare e ascoltare, temendo che l'arrivo di Itai potesse creare ancora più problemi. Quella testa calda...si tiene solo perché non può vedere Fujiko... e per fortuna, se Itai si fosse scatenato contro l'amministratore di Oto, di sicuro Kiri sarebbe stata rasa al suolo.

    I toni si infuocarono, pacatamente, all'arrivo del Mizukage.
    Forse un po' infastidito dai modi dell'otese aveva mantenuto anche lui il contegno, tenendo testa all'otese come se potesse temerlo come no... intimando di star calmo e di scegliere le parole con cura, senza minacciare nessuno nonostante, secondo Akimaru, Febh aveva tutte le ragioni di rivendicare il suo onore; sotto questo punto di vista erano molto simili.

    La situazione sembrava esser tornata su toni meno belligeranti quando, dal nulla, comparve un ninja conosciuto dal locandiere di Kiri. Era lo stesso ragazzo che, tempo addietro aveva creato casini alla locanda. Questo è idiota! Io lo ammazzo! pensò sgranando gli occhi, stupito da quanto potesse essere idiota quel ninja. Shiltar alla scena, aggiunse un po' di ironia, ma nell'aria, comunque, la tensione era tangibile e solo la resa dei conti con Fujiko, forse, avrebbe risolto le cose.

    La partenza di Itai alla ricerca di Fujiko sbloccò la tensione del genin di Kiri che, preso da non so qual senso di sicurezza, si lanciò dalle mura quasi all'unisono col Demone. Itai... Intervenne prima che potesse scattare come un razzo.
    Vengo con te se non ti dispiace...ho assistito alla scena e la situazione mi sembra problematica...dobbiamo iniziare a preoccuparci?

     
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    Imbecille?...ma bene, vedo che si continua con il mantenere ottimi rapporti con i villaggi confinanti. Devo forse aspettarmi un Kunai nella schiena? Commentò lo Yakushi, sarcastico, alle parole del ninja decerebrato che già da prima si era lanciato nell'insulto libero. Certo, quello venne punito da Itai e immediatamente dopo la cosa fu commentata dallo stesso Shiltar.

    Febh sbuffò, prima di rivolgersi a Mizukage con un sarcastico sorriso. Beh, se volete punirlo potreste sempre lasciarmelo per qualche minuto. Vi assicuro che non oserebbe mai più fare una cosa del genere. Anche perchè senza lingua e arti è molto difficile riuscirci... Voleva essere una battuta ovviamente. Forse. Vabbè, il senso era quello, in ogni caso le parole successive del Kaguya lo fecero accigliare. Spero mi lascerete almeno controllare che sia davvero lui e non qualcuno sotto Henge...sai com'è, Shiltar, è una vostra abitudine abbastanza disdicevole spacciarsi per qualcun altro, e non la gradirei in questo particolare contesto.

    Ma come era finito a fare un duello verbale con Shiltar alle mura di Kiri, quando tutto quello che voleva era solo una bella settimana bianca? Tutta colpa della maledetta amministratrice incapace. Se con questo "gestiscilo al di fuori di kiri" mi stai dando carta bianca per agire lontano da qui io accetto con piacere. Replicò istantaneamente. Shiltar verosimilmente intendeva tutt'altro, ma di fatto Febh lo registrò come un completo lasciapassare. Solo non ti lamentare se qualcuno finirà il Chakra...anche se la cosa non è decisamente nel mio stile..io preferisco che la gente si ricordi di quello che le ho fatto.

    Itai partì per recuperare i due, assieme a un altro che fino a quel momento si era tenuto in disparte. Rimasto solo con Shiltar, Febh si limitò a dire: Ora che c'è un pò di calma e meno gente ad ascoltare....mi spieghi da quando in qua si insultano gli amministratori di altri villaggi e si vieta loro l'ingresso? Che tutto questo salti fuori perchè un ninja di Oto è stato tanto scemo da venire mascherato mi sembra assurdo...Si può sapere che ha in mente la tua amministratrice?Lo guardò torvo, senza abbassare minimamente la sua ostilità Questo fermo restando che intendo fargliela pagare...ma sinceramente un atteggiamento del genere mi sembra troppo stupido per essere opera tua...è praticamente un suicidio diplomatico...
     
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    Febh propose di occuparsi lui del giovane idiota del clan Akuma, con metodi anche forse eccessivi, ma Shiltar, a quelle parole, scosse la testa: "Non ti preoccupare, si farà qualche altro mese, più di uno, in carcere qui, gli piacerà di certo.
    Al più, se un giorno mi darà fastidio tenermelo a Kiri, prima estraiamo qualche notizia che è meglio non divulgare, poi se vuoi te lo spedisco."
    , commentò cordialmente il Mizukage.

    Relativamente ai dubbi che lo Yakushi sollevò sulla possibilità che gli mandassero qualcun altro anziché il ninja otese del mistero, Shiltar sorrise sarcastico: "Un consiglio, io quando non sono sicuro dell'identità di qualcuno gli tiro una bella sberla in pieno volto, se è sotto Henge...", ed a quel punto avrebbe aperto la mano destra, "il trucco si disfa con facilità", avrebbe concluso sorridendo e, per quanto Febh non potesse saperlo, il Kaguya lo aveva in effetti fatto quando gli era stato presentato Godsan vivo e vegeto a Konoha.

    Passando di nuovo alle questioni d'onore, Shiltar non ebbe da ridire sull'idea che Febh e "Fujiko" risolvessero fuori dalle Mura, se Godsan aveva fatto un errore stava a lui pagarlo, gli piacque meno la battuta sul finire il chakra, e seppur con un pò d'amaro in bocca, evidente forse, perché non gradiva commentare ironicamente come stava per fare, il Kaguya aggiunse: "Almeno qualche allievo che ha appreso questa semplice lezione ce l'ho quindi? Rassicurante.", disse e l'amaro in bocca lo sentiva comunque.

    Itai nel frattempo aveva accennato qualcosa, prima di andare di persona a cercare Fujiko, ricevendo giusto un cenno d'assenso, per le sue parole, dal Mizukage, più concentrato su Febh, e quando l'otese ed il Kaguya rimasero da soli, l'altro pose un'ottima domanda.
    "Considera che, come amministratore otese, non ti potrei dire che cos'ha in mente l'amministratrice di Kiri, ma, se può farti piacere, non ho la bencheminima idea di cosa le passi per la testa.
    Finché non mi ha avvisato poc'anzi Itai, non sapevo nemmeno che ci fosse un ninja mascherato del tuo villaggio qui da noi, quindi immagina quanto ne posso sapere di qualsiasi cosa abbia pensato Fujiko.
    Non penso che voi diciate tutto al vostro Kokage e, purtroppo, anche qui è così, solo che io poi mi devo occupare di sistemare i cocci che rompono, tranne quelli più personali, che, poi vi sistemerete fra voi, fuori di qui.
    Fra me e te, personalmente, non lo avrei fatto entrare a questo ninja mascherato, non so nemmeno perché gli è stato permesso."
    , ammise, facendo spallucce e seriamente sorpreso e, in effetti, deluso, da quella scenetta che s'era formata alle Mura.

    Sperava che Fujiko-Godsan avesse sviluppato, con l'arte del raggiro e dell'inganno, anche un minimo di capacità diplomatiche migliori: non era difficile, secondo il Mizukage, bastava far rapire da Itai quel ninja non appena s'era presentato Febh alle Mura, non fare tutta quella pagliacciata... ma di questo ne avrebbe discusso a quattro, o sei se il Jinchuuriki voleva parlare di quella situazione, occhi con i diretti interessati.
     
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  5. Impiegato di Kiri
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    « Sommo Mizukage » l'avvertì un guardiano.

    Si era avvicinato timoroso ai due che stavano scambiando battute poco incoraggianti.

    « L'avete visto, vero? Quel ragazzo là, in attesa »

    Gli indicò colui che era arrivato poco prima. Sicuramente era stato visto anche da Shiltar.
    Ma giacchè era un otese, la situazione poteva essere alquanto ironica e poco diplomatica.

    Che fare?


     
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    Un guardiano richiamò l'attenzione di Shiltar verso il quinto otese del giorno, che se ne stava in disparte già da un pò: in effetti con tutto quel susseguirsi di lamentele, idiozie, azioni sconsiderate e non, il Mizukage lo aveva momentaneamente dimenticato, ma lasciarlo lì ad aspettare poteva essere oltremodo scortese, peccato che dovesse occuparsene Shiltar.

    "Ehi ragazzino!", urlò il Kaguya, agitando verso l'otese in disparte la Falce di Luna, "Se vuoi entrare a Kiri, dimmi giusto il tuo nome, il motivo della visita e lascia alle guardie all'ingresso le tue armi.", avrebbe aggiunto, se sicuro di aver catturato l'attenzione dello stesso.
    Poi, facendo spallucce verso lo Yakushi avrebbe aggiunto verso lo stesso, perché già immaginava le possibili rimostranze: "Spiacevole Febh, ma tu sei finito in mezzo alla questione, lui no, quindi lui se vuole può entrare."
    Anche se Shiltar si sentiva più in diritto di lamentarsi dell'altro: dopo anni passati fra amministrazione e diventare Mizukage, si ritrovava di nuovo a fare il guardiano alle Mura, seppur per un breve momento, come aveva fatto da genin.
     
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  7. Roronoa™
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    Kiri sto arrivando.


    Tirava una brutta aria. Come già detto quella chiacchierata non stava promettendo nulla di buono così nonostante il tempo d'attesa decisi di starmene buono da un lato. Finalmente dopo molti minuti qualcuno si rese conto del sottoscritto.
    CITAZIONE
    Se vuoi entrare a Kiri, dimmi giusto il tuo nome, il motivo della visita e lascia alle guardie all'ingresso le tue armi

    Finalmente..., puntai lo sguardo verso le mura. Il guardiano si stava rivolgendo a me muovendo con eleganza la sua arma bianca. Senza dire alcunché mi avvicinai velocemente verso di lui cercando di slacciare la Sacca porta Oggetti. Non era per me un problema consegnare le mie armi. Sacca,coltello e tirapugni con lama, non avevo altro.
    Deveraux Yotsuki di Oto. Sono qui per una semplice visita. Sorrisi sincero porgendo le armi agli altri guardiani di turno. Queste sono tutte le armi in mio possesso. Ovviamente se avessero avuto la bizzarra idea di perquisirmi avrei lasciato fare sperando che il mantello, su cui era riportato il simbolo del mio clan, non fosse stato per i kiriani un problema.
    CITAZIONE
    "Spiacevole Febh, ma tu sei finito in mezzo alla questione, lui no, quindi lui se vuole può entrare."

    Mi voltai verso il ninja evocatore della lucertola e solo in quel momento mi resi conto che era di Oto. Avevo già sentito il suo nome. Doveva essere un pezzo grosso, alcuni Yotsuki avevano parlato di lui in non sò quale riunione a cui avevo partecipato.
    Per non sembrare maleducato feci un cenno di saluto con il capo e noncurante delle parole del guardiano attesi che le porte si fossero aperte.

     
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    Il paese delle Nebbie.

    Un'isola in mezzo al mare.


    Durante il viaggio, mi ero immaginata che si trattasse di un luogo avvolto dalla bruma, una landa celata alla vista degli stranieri da una cortina nebbiosa e, invece, non so, sembrava diverso da come me l'ero aspettato.
    Sbarcai dopo alcuni giorni di viaggio su una nave mercantile che ci aveva offerto un passaggio in cambio di una scorta.
    Il capitano doveva consegnare un carico di un certo valore a Kiri e Hajime aveva pensato di offrire i nostri servigi.
    Nonostante la mia storia eravamo pur sempre dei samurai, almeno la maggior parte di noi.
    Ma nel momento che misi piede a Kiri dimenticai ogni cosa.
    Per una ragazza cresciuta in territorio montano, la sola vista di quella vasta distesa acqua marina era qualcosa che toglieva il fiato.
    Penso di essere sembrata una bambina davanti al più bel regalo che potesse ricevere.
    Per qualche istante avevo scordato le mie origini, il mio severo addestramento, correndo lungo i moli con l'aria sorridente, ammirando ogni piccolo dettaglio: l'ancora che emergeva dai flutti, il cui metallo riluceva ai raggi solari, le vele gonfiate dal vento, i marinai che correvano lungo la passerella di un'altra nave per scaricare le merci, il profumo del pesce lasciato ad essiccare, più qualche altro odore che preferii non identificare per non macchiare la mia visione idilliaca di quel luogo.
    Per i segreti c'era sempre tempo.
    Come per le leggende...
    Ero seduta a gambe incrociate sopra un rotolo di cordame di canapa, credo si chiamasse “gomena”, con il mento appoggiato sul dorso delle mani con le dita intrecciate, lo sguardo fisso verso l'orizzonte ad osservare il volo dei gabbiani e i pensieri persi in lontananza, quando percepii il lieve contatto della mano di qualcuno sulla mia spalla.
    Nei miei giri per il porto li avevo lasciati in disparte ma loro non mi avevano perso di vista un solo istante, soprattutto lui...


    «Oniisan...» Non avevamo legami di sangue, eppure io e Hajime eravamo cresciuti come due fratelli nella gabbia dorata di Suiren. Ne avevo riconosciuto i passi, sapevo che era lui anche senza voltarmi nella sua direzione.

    Era ora di andare, di dirigerci nel cuore della Nebbia.
    A malincuore decisi di lasciarmi alle spalle la magia di chi incontra il mare per la prima volta.


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    Risalimmo il sentiero che conduceva alle mura vere e proprie.
    Eravamo solo io e Saito.
    I nostri due compagni si erano fermati al porto alla ricerca di una nave in partenza nel caso non avessi avuto successo con le mie ricerche.
    Loro erano la nostra retroguardia.
    Per quanto fossi lontana dal mio paese natale, nulla impediva di incontrare qualche nostra vecchia conoscenza.
    Una principessa in fuga da un regno che non era più il suo.
    Per quanto nascondessi la mia iride cremisi dietro una lente azzurra, era trascorso poco più di un anno da quel giorno.
    La mia fisionomia non era cambiata da allora.


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    Quando raggiungemmo l'ingresso, per un istante, rimasi interdetta a fissare la zona davanti ai miei occhi.
    Rivolsi lo sguardo verso Hajime per poi voltami nuovamente verso l'entrata.
    Era solo una mia impressione o si respirava un'aria fin troppo pesante?
    Ma alla fine non era qualcosa che mi dovesse riguardare e in ogni caso “Ninfea di Giada” era al mio fianco e Oniisan dall'altro, per cui avanzai verso il portone con passo deciso.


    Mi fermai a distanza di voce, cercando di attirare l'attenzione di qualcuno.

    «Scusate il disturbo. Qualcuno di lor signori sarebbe così educato da indicarmi dove potrei trovare l'onorevole Shiltar del clan Kaguya?» domandai con voce chiara, schiarendomi un istante prima la gola con un colpo di tosse.

    Se si fossero voltati ad osservarci, avrebbero visto una ragazzina sui quattordici anni vestita con un corto kimono, lunghi capelli che le ricadevano all'indietro di un nero corvino, un volto dai lineamenti delicati che incorniciavano due iridi di un celeste luminoso.
    Una ragazzina accompagnata da un giovane in kimono ed hakama neri, una lunga sciarpa di seta bianca attorno al collo, di una decina di anni più vecchio di lei, di poche parole e dallo sguardo vigile.
     
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    La compagnia non è delle più gradevoli, e l'attesa nemmeno, Shiltar. Borbottò dopo diversi minuti lo Yakushi, che lungi dal voler mandar via la lucertola, aspettava a braccia conserte battendo il piede, mentre l'animale aveva tirato un libro fuori dalla bocca ("Sonetti di un Varano") e lo stava leggendo pigramente. Spero bene che non stiano perdendo tempo a nascondere i segni di eventuali torture dal mio chunin.

    Un atteggiamento poco simpatico, ma la cosa era decisamente condivisibile. Poi vedere altri ninja passare, anche se del suo villaggio lo irritò parecchio, tanto che lanciò la frecciatina. Lo fate entrare per arrestarlo senza motivo subito dopo? Quanto al ragazzo che lo fissava, lui fece solo un cenno col capo, come a dire "fa quel che ti pare". Non perse nemmeno tempo a cercare di riconoscerlo o ricordare il suo nome, e certo non poteva sapere che di lì a qualche settimana avrebbero partecipato a una missione assieme ("Caccia al Verme")

    Ed ecco che, dopo altri minuti, un'altra persona arrivò al villaggio. Trafficato come posto, eh? Era una ragazza dall'aria familiare. Tu..sei Miyori, giusto? Se cerchi Sshiltar lo hai davanti, è il brutto ceffo con la falce sulle mura. Fregandosene dell'etichetta, dal dorso della lucertola lo Yakushi indicò il Mizukage in cima alle mura.
     
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    Febh pareva non gradire l'attesa, ed a dirla tutta, nemmeno il Kaguya, che tamburellava con le dita sul piatto della Falce di Luna.
    "Come vedi, sono qui con te alle mura, non so cosa stiano facendo all'ospedale e non ti preoccupare, le torture e le sevizie fa parte di un tour turistico che non offriamo a tutti gli ospiti provenienti da Oto, al contrario di come probabilmente fate voi.
    Se l'attesa ti annoia, comunque, posso inviare qualche creatura a fargli fretta, anzi, aspetta che ne chiamo una."
    , disse il Mizukage, mordendo leggermente un dito ed evocando, con la sola mano destra, un geco, Amara, il più grosso e veloce fra quelli che a lui s'erano alleati da breve tempo.

    "Mizukage-sama, quale piacere! Non mi avevate mai evocato prima! Certo, questo luogo è un pò freddino, ma va bene...", esordì il geco guardandosi attorno, era piuttost grande (10 slot dimensionali) e sembrava incuriosito dall'ambiente, "Amara, dovresti fare una corsa fino all'ospedale del villaggio e chiedere dell'amministratrice, con una certa urgenza...", stava iniziando a spiegargli Shiltar, quando accaddero altri due fatti che impedirono il compimento di quella richiesta.

    Il primo fu l'aver notato il rettile di Febh per il Geco, infatti Amara gettò un urlo da sopra le mura: "Ehi, tu, lucertola non illuminata, non saluti un tuo simile che ha intrapreso la via della conoscenza!!!", e questo, se il rettile aveva il carattere del padrone, avrebbe potuto portare non pochi problemi.

    L'altro fu l'arrivo di una coppia di individui che, guarda il fortuito caso, cercavano proprio Shiltar.
    Per quanto il Mizukage di suo non avesse problemi ad interagire con le persone, si era ritrovato da una delle sue pacate, e diciamolo un pò noiose, giornate in ufficio ad aver rivisto Luis, cosa gradito, scoperto che Yami aveva un figlio di cui si sarebbe dovuto occupare, cosa sorprendente, trovatosi in mezzo ad un incipit di problema diplomatico con Oto causa Febh, "Fujiko", Itai ed un misterioso chunin otese, cosa che poteva essere divertente, ed ora c'era pure una coppia di perfetti sconosciuti che chiedeva di lui, cosa inattesa.
    L'amministratore di Oto fu lesto nell'indicarlo come il brutto ceffo con la Falce, "Sì, l'isterico con la lucertola qui sotto ha ragione, sono io Shiltar Kaguya, però dovrei chiedervi di attendere qualche minuto, anche qualche decina, temo, per potervi concedere la mia attenzione. Sono momentaneamente occupato in questioni diplomatiche.", indicando prima se stesso e poi lo Yakushi.


    ----

    OT: Febh, dicevi che volevi far litigare due lucertole, te ne dò l'occasione, mentre che aspettiamo :guru: /OT
     
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    La Leggenda della Fenice, parte 2

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    SPOILER (click to view)
    Narrato
    pensato
    «Parlato di Miyori Uchiha»
    "Parlato di niisan Hajime Saito"
    "Parlato di Toshi Hijikata"
    "Parlato di Susumu Ymazaki"


    La mia governante mi aveva insegnato sin da piccola che da certe questioni era meglio restarne fuori e considerarle un P.A., nome in codice per “Problemi Altrui”. Non sempre avevo attuato questo proposito, soprattutto se la questione in qualche modo tendeva alla fine a riguardarmi fin troppo da vicino, ma di sicuro quello che stava avvenendo alle mura di Kiri non era certo un mio affare.
    Fino a quando qualcuno non si rivolse a me chiamandomi per nome.


    Tu..sei Miyori, giusto?

    Quella voce, non l'avrei mai potuta dimenticare.

    Se cerchi Shiltar lo hai davanti, è il brutto ceffo con la falce sulle mura.

    E se avessi sperato di aver sognato quelle parole, quel rettile troppo cresciuto, dai colori che cambiavano in continuazione, creando uno strano effetto ottico, era fin troppo reale; le lucertole erano la sua firma.
    Sollevai lo sguardo verso il mio ex caposquadra.


    Febh san...

    In tutti i posti dove poteva trovarsi, proprio qui, proprio ora.
    Questo era un pessimo segno.
    Forse se avessi fatto qualche offerta ad uno dei kami del mare, la cattiva sorte non si sarebbe abbattuta sull'esito delle mie ricerche.
    O almeno non troppo, perché anche gli spiriti della natura non possono fare miracoli nell'arginare le calamità di cui era capace l'otese.


    «Onorevole Shiltar sama, attenderò tutto il tempo di cui avrete bisogno.» Replicai con un tono di voce calmo e cortese.

    Avevo trovato la persona che stavo cercando, solo che...

    Miyori che succede? Sentii la sua voce come un sussurro.

    Sapevo che aveva percepito il mio turbamento.


    «Ho paura che si sia trattato di uno scherzo di cattivo gusto. Io vedo solo lucertole e gechi in questo luogo.» Sospirai.

    E poi...

    «Niisan, sarà meglio stare all'erta. A meno di non trovarci nel culmine di una rappresentazione kabuki, in cui “brutto ceffo” e “isterico” siano i soprannomi dei due attori principali, temo che ci troviamo davanti una dimostrazione di diplomazia armata.» Considerai sottovoce, avendo raccontatogli in precedenza della mia prima missione al “chiaro di luna”.

    Conoscevo il nobile Shiltar solo di nome, ma una cosa sapevo con certezza: se Febh san con un semplice chewingum era riuscito a mandare in berserker una mandria di bufali, non volevo neanche immaginare di cosa fosse capace quando non era avvolto da una calma serafica.
     
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    Il gigantesco camaleonte, con il colore delle squame che variava costantemente, ruotò appena un occhio verso il geco. SSSsalve. Buona giornata, ma non mi interesSSSsano i vostri opusSSscoli. Poi ruotò anche l'altro occhio, distogliendo definitivamente lo sguardo dal libro.

    Tu sei uno di quei tizi Zen, giusSSsto? Che sSSsciocchezza! L'unica via è la poesSSsia! AsSSscolta e sSSstupisSSsci!

    E si prodigò in una incessante nenia di sibili, arrotamenti di lingua e strani versi privi di significato che, per un rettile, verosimilmente dovevano avere un qualche significato poetico, come ritmo e versi. Grazie al cielo Febh non era mai stato nè interessato nè in grado di capirlo. E di questo ringraziava. In compenso le altre lucertole dicevano sempre che i versi di Ssalshape erano a dir poco penosi, con rime baciate ottenute in modo improbabile, licenze poetiche al limite della follia e in generale una proprietà di linguaggio da bambino dell'asilo.

    E piantala Shape! Sbuffò lo Yakushi, irritato dal suono. Non badò al fatto che Miyori non lo avesse salutato..per ora aveva ben altro a cui pensare. E si rivolse ancora al Mizukage. Spero vivamente che il mio chunin arrivi qui illeso. Non sarebbe salutare irritarmi ancora di più.

    La lucertola intanto, risentita per l'esibizione interrotta, avrebbe brontolato sottovoce.
     
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    Parlato da altri, parlato da Oniji, pensato, flashback


    Visita?
    Capitolo XIX



    Che dire, certamente non erano chiari i motivi per cui Oniji volesse visitare Kiri, ma decise comunque di organizzarsi e partire. Non li dispiaceva affatto lasciare quel luogo, Oto era diventato un inferno per lui: troppi criminali, troppi rumori; in fondo il ragazzo era un tipo tranquillo, no traquillo non è la parola giusta... insensibile, direi. Ma di certo non era completamente colpa sua, il merito sicuramente andava ai suoi genitore e a quel dannato culto di Jashin. Sicuramente l'otese aveva degli affari in sospeso con il dio, ma non era questo il momento di occuparsene. Il suo obiettivo era quello di eliminarlo, insieme ai suoi discepoli, forse era per cercare degli alleati che voleva dirigersi a Kiri.
    « Tu, figlio mio, sei speciale. Ricordatelo. » Furono le ultime parole del padre prima di rinchiudere, per sempre, la sua testa mozzata in un baule.
    Non si sarebbe mai dimenticato di quelle parole, ma cosa voleva dire con speciale? Per lui era solo uno stimolo per porre fine a tutto ciò che li aveva causato sofferenze in passato. Certamente, non si sarebbe trattenuto. Con questi ricordi che invadevano i suoi pensieri cominciò il suo viaggio, sarebbe passato dal cancello orientale del villaggio, poichè Kiri si trovava ad ovest di Oto. Forse sarebbe ritornato nel Bosco dei Sussurri, l'unico luogo di Oto che lo avesse veramente attratto.
    Percorse la strada che lo separava dal cancello, era sul confine della possibilità di realizzare molto presto i suoi sogni o attendere ancora del tempo. Un grande sospiro andò a interrompere la sua fredda espressione; si poteva quasi dire che era emozionato. Dopo nemmeno un'ora di cammino si poteva già scorgere il Bosco dei Sussorri, ma a malincuore non ci si sarebbe fermato: sarebbe stata una notevole perdita di tempo, senza considerare il fatto che poteva perdersi come aveva precedentemente fatto. Ma la tentazione era veramente forte: era come se gli alberi che ,componevano quell'immensa foresta, lo chiamassero per nome, attirandolo verso di loro; la tentazione era forte, ma non come la determinazione di Oniji nel raggiungere la sua meta. Ci sarebbe ritornato un'altra volta in quel "paradiso".
    La strada da percorre era ancora enorme, doveva spostarsi ancora molto prima di poter vedere il mare, da lì avrebbe cercato di guadagnare un passaggio per raggiungere l'isola.
    Il viaggio proseguiva bene, le uniche soste era dedicate ai bisogni fisiologici e a precauzioni dovute ai possibili banditi che potevano aggirarsi di notte. Tutto procedeva per il meglio, l'unico problema era trovare un uomo disposto ad attraversare il mare trasportando con se Oniji. Un'ardua impresa.
    Il viaggio, per vie terrene, proseguiva con questa monotona routine, fino al raggiungimento della riva, da quel punto in poi le acque del mare separavano il ragazzo dal villaggio di destinazione e per il momento non era presente nessuna persona in grado di fornirli un passaggio. « Merda! Chissà quanto dovrò aspettare! » La situazione non era certo delle migliori: Oniji era solo e sembrava che nessuno stesse arrivando per approdare in quella riva. Si fece sera e l'otese dovette accamparsi lì per quella notte, accese comunque un falò all'esterno della tenda in modo che se fosse arrivato qualcuno si sarebbe accorto della presenza del ragazzo. Infatti fu così, un uomo di mezza età sbarcò proprio in quel preciso punto, forse incuriosito dal falò; si avvicinò lentamente aprendo con cura la tenda, Oniji sembrava caduto in un sonno profondo, ma il minimo rumore avrebbe potuto svegliarlo. Prese qualche secondo per vedere dove si potevano trovare degli oggetti di valore, video lo zaino, molto probabilmente vi poteva essere qualcosa di prezioso all'interno. Un piccolo sorriso comparve sulla faccia dell'uomo. L'attimo di felicità durò ben poco, una mano lo afferrò per un braccio e lo spinse fuori dalla tenda facendolo inciampare e cadere. Pochi secondi dopo comparve Oniji, la solita espressione fredda e impassibile, nella mano destra impugnava un kunai. « No! Per favore, ho moglie e figli! Sei solo un ragazzo, non vorrai sporcarti le mani alla tua giovane età! » L'uomo era evidentemente impaurito e non poteva nemmeno immaginare che l'otese si era già macchiato di sangue; ucciderlo non li avrebbe arrecato nessun rimorso. Ma un particolare giocò a fortuna dell'uomo, la piccola barca, la quale era approdato, emetteva dei rumori dovuti all'attrito con la spiaggia; Oniji non potè che voltarsi e osservandola riflettè: « Se la barca è di questo tizio, potrei chiederli un passaggio in cambio della sua vita. » Poi si rovolse all'uomo: « E' tua quella barca? » L'uomo esitò per qualche istante, poi rispose: « Si, prendila se vuoi. Ma per favore... » L'uomo smise di parlare, Oniji aveva puntato il kunai alla sua gola. « Bene, quindi non è un problema se mi scorti verso Kiri, giusto? » L'uomo annuì lentamente.
    Smontata la tende e raccolte le sue cose, Oniji e l'uomo, si diressero verso l'imbarcazione. « Ehm... ecco, ti dispiace se ti accompagno fino alla riva più vicina e non al porto? Meno mi faccio vedere in quel villaggio e meglio è. Potrai comunque passare per le mura... » L'uomo aveva visibilmente cominciato a tremare, uno spettacolo orribile agli occhi di Oniji. Il ragazzo si limitò a fare un cenno con il capo, l'importante per lui era raggiungere il villaggio. Il viaggio fu tranquillo e senza interruzioni, si poteva soltanto sentire il rumore delle acque, nessun scambio di parole fra i due.
    « Siamo arrivati. Ora se non ti dispiace devo proprio andarmene! » L'otese scese dalla barca, cominciando così il suo tragitto verso le mura che erano già visibili e non molto lontane.
    Arrivò quindi davanti all'ingresso ignorando tutte le persone che erano lì presenti, non rispettando nemmeno un ordine, casomai ci fosse stato. « Vorrei entrare, la motivazione è personale e non vorrei dirla a nessuno. Non c'è da preoccuparsi, non resterò per molto. » Disse il ragazzo, era fenomenale come riuscisse a mantenere quell'espressione e quel tono calmo e allo stesso tempo inquietante in tutte le situazioni.

     
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    L'atmosfera di quel villaggio, era diventata sin troppo opprimente per me. Il mondo governato dai pochi, accaparitisi il potere non lasciava spazi per la speranza. Non avrei mai potuto trovare la mia felicità, in un mondo in cui i tentativi di portare avanti gli ideali, venivano oppressi con la violenza. Stavo solo scrivendo, stavo creando dal nulla. Non provavo risentimenti nei confronti dell'otese, ma odiavo come potevo quel Nara, che con la sua arroganza si era accaparrato ciò che Kiri aveva da offrirgli. Coperto dal falso perbenismo, non aveva intenzione di mostrarsi per ch'era. Eppure in quei istanti, nei quali odiavo Kiri per la gente che l'amministrava, il mio cuore era terribilmente diviso tra la volontà di collaborare e quella di ricostruire il tutto partendo da zero. Del sangue mi andò nella gola, ricordandomi dell'assenza del libero arbitrio in cui mi trovavo. Non potevo costruire, in quelle condizioni. Non potevo eliminare il marcio di quel mondo, da solo. Il mio Mondo di Luce, senza stupide organizzazione a intralciare un Cammino, me lo sarei costruito da solo. Con le persone di cui mi fidavo, avrei eliminato i shinobi che pretendevano di conoscere le virtù della Forza, per ricostruire il Mondo in cui ognuno era il padrone del proprio Destino. Avrei eliminato gli intoccabili, costruendo sulle loro macerie la Giustizia e la Pace, che l'Accademia aveva sottratto.
    Non avevo alcun bisogno di parlare agli altri. Ognuno di loro aveva di già un compito da portare avanti, e tutti sapevano come agire nel caso me ne andassi. L'eventualità di abbandonare quel luogo mi bazzicava già da tempo nella testa, e ne avevo parlato anche agli altri membri del gruppo. Era la Via che avevo scelto, quella che mi avrebbe portato a realizzare i miei piani, e i miei progetti. Quella che mi avrebbe permesso di progredire nell'utopia portata avanti da quand'ero piccolo. La strada verso il sogno era colma di pericoli, e scelte. Ogni bivio poteva portare alla morte, oppure verso la gloria.
    Rapido, raggiunsi un vicolo vicino alla mia abitazione. Sapevo ch'era abbastanza grande poterci evocare la mia creatura. Nell'ombra di quell'ignota casa, sarebbero per sempre rimaste le mie lacrime, e i miei dubbi.

    E ora Seinji? Cosa farai?
    Appoggiato al muro, lanciai un'ultima occhiata al villaggio. Lì dov'ero cresciuto, dove con me crescevano i miei ideali, tra litigi e gioie. Dove mi allenavo da piccolo, o dove giocavo quand'ero leggermente più grande, e dove in quei istanti il villaggio stesso mi rifiutava. Quella separazione, dovuta e triste, era obbligatoria. Ero pronto a sacrificare me stesso per quel villaggio, ero pronto a morire per farlo risplendere in quei tempi bui.
    Quindi creai con il magan un piccolo muro, atto a nascondermi dentro al vicolo, affinché nessuno mi avrebbe visto all'interno con la mia evocazione.[1slot azione]

    Non so. Probabilmente andrò alla ricerca della mia libertà. Alla ricerca di compagni con cui portare il mondo verso la Luce.
    Lo sentii sorridere.
    E poi?

    -Tornerò qui, dove tutto ha avuto il suo inizio.



    image




    Mi voltai un attimo, osservando il freddo, e la nebbia, che ne facevano di quel villaggio un posto speciale. Con il mio sguardo al di là della pietra, al di là del Mondo.
    Tornerai... per divenire Mizukage, vero?
    Sorrisi.
    Io non voglio essere Mizukage... Io voglio essere Dio.
    Nell'ombra della casa, mi morsi il pollice e mettendo quindi il palmo della mano sul suolo, evocai. Da una nuvolina, apparve la creatura che desideravo vedere. Quella che sulle sue ali, mi avrebbe portato verso l'orizzonte della libertà. Lì dove nessuno, vantandosi del proprio grado, mi avrebbe obbligato.
    Voglio Carne!
    Dannatamente magnifiche quelle creature.
    Perché non ti allei con Oto? Mi sembra che quel villaggio porti avanti i tuoi ideali.
    Misi il palmo della mia mano sul corpo del Pterosaura, accarezzandolo. Infondo, come ogni creatura anche loro amavano l'Amore e la tenerezza.
    Magari... più in là. Ricordandomi che quel tipo era il loro amministratore.
    Non ho avversari da darti in pasto quest'oggi, mi dispiace.
    Il magnifico uccello mi guardò dall'alto con i suoi occhi tristi. Gli sorrisi in cambio.
    Magari ti mangerai qualche uccello in volo, come ai vecchi tempi. D'accordo?
    Con un cenno, il pterosaura mi fece capire ch'era d'accordo con me.
    Bene... perché quest'oggi ci tocca un lavoro speciale.
    E chi avrebbe mai preso in considerazione l'eventualità che animali del genere esistano ancora, eh Seinji?
    Diventa invisibile.
    Nell'istante in cui il suo corpo diventò trasparente, fermai le mie carezze, ritirando la mia mano.
    E' stata una fortuna l'aver conosciuto quel tipo... in effetti.
    Bravo...
    Stetti per compiere i miei ultimi sigilli sulla Terra della Nebbia, ma non riuscii a non rivolgere un ultimo sguardo sulla Terra che mi aveva ospitato.



    image



    Abbassai il capo. Poi sorrisi amaramente.
    Addio Kiri. Quando tornerò qui sarà per completare la mia opera di amore.
    Con un salto mi ritrovai sulla schiena dell'animale. Era come fluttuare nel vuoto, ma l'ombra della casa mi conferiva anche certi vantaggi. Composi alcuni sigilli e divenni un uccello di quelli che volavano nella zona.
    Poi non ci volle molto, per capire cosa fare. Sbattendo le sue invisibili ali, l'animale preistorico si portò in alto, sempre di più, finché le case non divennero simili a delle piccole confezioni di carta, e finché gli uomini non sembrassero essere delle formiche. Da lì, volammo oltre le mura completamente opposte a quelle ospitanti il Mizukage e l'amministratore otese. Oltre le mura il mare, e da lì la libertà.



    Edited by leopolis - 2/6/2011, 02:17
     
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  15. Fujiko M.
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    CITAZIONE
    L'utente Leopolis fugge da Kiri.



    Edited by Fujiko M. - 5/6/2011, 12:35
     
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2644 replies since 28/1/2005, 14:01   43122 views
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