Per le vie di Oto

[Ambientazione]

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    Il chunin si ritrovò un paio di giorni dopo negli stessi vicoletti di Oto.Così per fare una passeggiata, ma soprattutto per vedere se qualcuno si era accorto del duplice omicidio commesso alla bella vista del sole.Non sapeva perchè aveva preso così a cuore questa faccenda, tuttavia eccolo lì, a passeggiare.

    Da quello che aveva scoperto nessuno sapeva nulla, il che era una buona notizia: un altro lavoro impeccabile era stato portato a termine.Aveva quasi finito il giro, quando scorse per terra una netta e grossa chiazza di sangue.Solo per un attimo gli passò per la mente di aver commesso una leggerezza...ma rapidamente si accorse che il sangue era troppo fresco per appartenere ai due malcapitati che, già da due giorni, erano ben riposti nel suo obitorio.

    Con curiosità, seguì la scia di sangue fino ad un muro, dove un ragazzo stava tamponando, con quella che sembrava essere un pezzo di maglietta, una qualche ferita sulla mano.Il chunin si avvicinò nei suoi abiti scuri e allo stesso tempo sottili, squadrando il ragazzo attraverso le due fessure della maschera che recava inciso il simbolo degli eliminatori di Oto.

    " Ragazzo ho ripulito queste strade solo due giorni fa e non mi piace dover ripassare su un lavoro ben fatto.Per cui se devi morire dissanguato, ti consiglio di farlo da un'altra parte"

    Nella voce non c'era rabbia o astio, ma pura indifferenza. Il ragazzo quella mattina aveva conosciuto Febh e la prima delle caratteristiche di un otese: la pazzia. Ora avrebbe conosciuto la seconda: l'efferatezza.

     
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  2. S t a r k
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    SPOILER (click to view)
    descritto; <<parlato>>; -pensato-


    CITAZIONE

    Una persona in difficoltà! Aiuto!



    Camminavo solo per le vie del villaggio di Oto. Ero uscito per fare delle commissioni per la mamma ed avendo finito presto avevo deciso di perdere un po' di tempo vagabondando per le vie, suonando la mia ocarina. Da quella mattina avevo in testsa una dannata melodia, realmente triste, che sentivo piano. Come se il volume, nella mia testa, si fosse improvvisamente abbassato o come se ci fosse necessità che fosse suonata piano.

    Diedi un calcio ad un ciottolo, facendolo andare a sbattere contro un muro, a pochi passi da me. Iniziai ad armeggiare con la cintura, tentando di estrarre da questa il mio strumento per cominciare a suonare.


    -Ugh!-



    Pensai, quando al primo leggero strattone non riuscì ad estrarla. Tentai nuovamente, con più forza: sembrava incastrata. Mi fermai, appoggiai le spalle ad un muro, piantai saldamente i piedi per terra ed iniziai a strattonare un po' in tutte le direzioni. Dopo qualche tentativo, finalmente, riuscii a liberare l'ocarina.



    <<facciamo i capricci questa mattina?>>



    Le dissi guardandola con un discreto cipiglio. La portai alla bocca e, molto debolmente, iniziai ad emettere fiato. Stavo raggiungendo la zona amministrativa, una delle poche 'vive' del nostro villaggio. Le note uscirono deboli, come potrebbe uscire un embrione morto da una donna che avesse abortito. Non era musica 'viva' quella, ma morta. Mi metteva tristezza suonarla, ma non riuscivo a togliermi quel suono dalla testa e quello era l'unico modo che conoscevo per esorcizzare certe cose. Tutto ad un tratto sentii dei lamenti che disturbavano la mia melodia.


    -Che diamine sarà?-



    Mi chiesi. Non sembravano lamenti 'normali'. Accellerai il passo e legai nuovamente l'ocarina lla mia cintura.


    <<tu sta' buona lì!>>



    La rimproverai.
    Accellerai il passo. Non molto lontano dall'amministrazione vidi un ragazzo prono, in evidente necessità di aiuto. Corsi verso di lui. Arrivato a un metro o poco più da lui mi chinai in avanti, poggiando le mani sulle ginocchia per sostenere il busto. Ripresi fiato. Dopo la corsa l'aria entrò bruciante nei miei polmoni, come se fosse veleno.



    <<signore, ha bisogno di aiuto?!>>



    Dissi a voce alta, quasi come se non potesse sentirmi, ansimando nelle pause tra le parole.





    image





    Notai che sanguinava da una mano e che nell'altra stringeva qualcosa che, a sua volta, perdeva sangue. Il liquido che colava era scuro, sangue venoso, che aveva già iniziato a seccarsi tra le dita del giovane, diventando di un fastidioso colore tra il rosso ed il marrone.



    Trattenni un conato di vomito.



    <<lei è ferito! Deve andare in ospedale, subito!>>


    Probabilmente la ferita lo aveva debilitato tanto da rendergli difficile il movimento.

    Mi chinai repentinamente su di lui, dal lato della mano malata. Tolsi l'ocarina dalla cintura, mettendola in una tasca, e legai la cintura intorno al polso di quella persona, per rallentare l'emorragia. Mi spostai sul lato 'sano' e gli misi le mani sotto le ascelle per poterlo sollevare con più semplicità.Per essere sicuro di riuscire a svolgere il compito, impastai una quantità pari a bassissimo nei miei arti, aiutandomi a mettere quel ragazzone in piedi. Gli feci mettere il braccio con la mano buona intorno alle mie spalle ed iniziai a camminare.



    <<si appoggi a me, non si preoccupi. L'ospedale è vicino>>


    Tentai di dire per confortarlo. Mancava poco oramai, non poteva cedere.


     
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  3. ~Ally~
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    Senza un dito e in cerca dell'ospedale, il meglio del meglio!



    Seduto li a terra, appoggiato al muro sto soffrendo. Quel maledetto amministratore mi aveva fatto tagliare quel maledettissimo dito e ora sono in cerca di quel maledettissimo ospedale. Ma non si trova. Sono troppo dolorante per camminare e inizio a sentirmi strano dall'esagerata quantità di sangue. Premo forte la ferita con quel pezzo di maglia, ma il dolore è sempre uguale.
    Ormai nemmeno premo più la ferita perchè sto perdendo ogni speranza di cura. Ma un angelo vien dal cielo. Una persona mascherata porta il simbolo di Oto sulla sua maschera, ciò significa che sa come arrivare all'ospedale o nel migliore dei modi sa curarmi personalmente. Mi alzo e lo guardo supplicante « Ragazzo ho ripulito queste strade solo due giorni fa e non mi piace dover ripassare su un lavoro ben fatto.Per cui se devi morire dissanguato, ti consiglio di farlo da un'altra parte » Dopo averlo ascoltato osservo le macchie di sangue lasciate da me per poi guardare lo shinobi e rivolgergli la parola « La prego, mi deve salvare. Fa molto male e ho bisogno di cure. Non è che conosce per caso un chirurgo capace oltre a curarmi la ferita, anche di cambiare gli zigomi facciali, così da cambiarmi volto? Sa, preferisco non andare in ospedale. La prego mi deve aiutare... La pagherò poi dell'aiuto che mi ha dato. » Dopo aver pronunciato tali parole, ripenso a ciò che ho detto. Cazzo, io non possiedo Ryo, ne ho a malapena per mangiare. Lo avrei ingannato, fuggendo dopo il suo aiuto. Non gli avrei dato nemmeno un Ryo.
     
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    Il chunin guardò stranito il ragazzo che un momento prima era terrorizzato all'idea di perdere la vita, e un momento dopo gli chiedeva di chirurgia facciale. Certo era fortunato che lui da solo potesse soddisfare entrambe le sue esigenze. Però ancora non aveva deciso...quel ragazzo era un disperato, e decisamente non era una vita che valeva la pena salvare. Tuttavia un pò di soldi in più non gli avrebbero fatto male.

    “ Alzati e fammi vedere la ferita”

    Quando il ragazzo avesse eseguito l'ordine, il chunin avrebbe afferrato il palmo della mano insanguinato, rigirandolo per poter vedere meglio la ferita. In effetti stava perdendo un bel pò di sangue. I margini della ferita non erano slabbrati, anzi il dito sembrava essere stato tagliato da un'arma. Tuttavia il taglio era irregolare...

    Il chunin squadrò negli occhi il ragazzo: era un pappa molla. Arrivò ad una conclusione:

    “ Questa ferita è stata auto inferta, non è vero?”

    Ma non aspettò che quello gli rispondesse. Con precisione, mosse la mano con la quale aveva afferrato lo studente e portò le dita a circa due centimetri sopra il gomito. L'altra mano, la destra, invece sarebbe andata, col pollice,a fare pressione in un punto indefinito al centro dell'avambraccio. Eiastu non sapeva se il ragazzo sapesse cosa stava facendo,ma credeva fortemente di no. Tuttavia, in seguito alla doppia pressione, la ferita smise di sanguinare così copiosamente...

    “Seguimi e continua a tamponare”

    […]

    Non fecero, invero, molta strada. Eiastu non portò il ragazzo direttamente all'ospedale ( anche perché, a quanto pareva,il suo accompagnatore non ci voleva andare), bensì all'obitorio che, per caso,era più vicino. Lo portò in una delle tante sale buie e sotterranee, illuminate dai neon verdastri e giallognoli. C'erano molte ombre in quel luogo, erano illuminati solo gli scaffali, i tavoli operatori e buona parte dei corridoi. Nell'ombra, ogni tanto, si muovevano esseri dalle fattezze umane: forse il ragazzo avrebbe notato che queste cose indossavano sporchi camici, forse avrebbe intravisto chiome femminee...

    Nella stanza dove lo portò tuttavia erano soli. Eiastu indicò al ragazzo un lettino, dotato su entrambi i lati di braccioli dove avrebbe dovuto poggiare il braccio leso .Prese quindi un catino che posizionò sotto la mano ferita. Alla prima goccia di sangue che cadde l'acqua, prima limpida, si tinse di rosso cremisi prima in volute vaporose, poi sempre più con continuità.

    Da uno scaffale, il chinin prese una siringa e una boccetta di un liquido trasparente, prese garze, tamponi e quello che ,anche alla vista di un profano, sembrava essere disinfettante. Una volta seduto di fronte alla ferita, prelevò con la siringa il liquido incolore:

    “ Questo è un antidolorifico ed anche un antibatterico”

    Iniettò il tutto nel braccio del ragazzo senza troppe cerimonie. Quindi iniziò ripulire e disinfettare la ferita con una precisione maniacale:

    “ Mentre mi occupo di questo perché non mi dici il tuo nome e la storia che sta dietro questa mano?”

    Pose la frase come se fosse una domanda; in realtà non lo era.

     
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  5. ~Ally~
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    Un angelo mi salva dalla disgrazia, che sia benedetto dal cielo!


    Quel magnifico angelo! Quella magnifica persona!! Dio solo sa il bene che gli voglio. Ho avuto una fortuna enorme a trovarmi una persona che sapesse curare proprio nel momento del bisogno. Lo guardo con gli occhi sbrilluccicosi perchè tutta quella fortuna e la quasi certezza di non morire mi riempie di gioia. Alla domanda del salvatore di fare vedere la ferita, annuisco con la testa per poi porgere la mano al "dottore". Lo vedo osservare la ferita, controlla le sbavature attorno alla ferita per poi raggiungere ad una conclusione: auto lesione. Ma come cazzo ha fatto!? Neanche il tempo di rispondergli che preme in due punti precisi dell'arto ferito. Dopo qualche secondo il sangue sembra rallentare decisamente la sua fuoriuscita, così evitando il dissanguamento.



    «Seguimi e continua a tamponare»
    Dice il grande salvatore.
    «Ok, ma dove stiamo andando?»





    Non facciamo molta strada: percorriamo qualche via, giriamo qualche angolo ed eccoci... ad un obitorio? Posto un po' più scuro e macabro no? Va be, fatto sta che ora siamo li che percorriamo quegli scuri corridoi. Le uniche luci presenti, anche esse molto fioche, che rendono la visibilità molto ridotta. Non devono amare molto la luce 'sti tipi. La ferita continua a darmi fastidio, anche se ora molto meno, e il pezzo di maglia la tampona. Penso i positivo, e sono certo al 100% di essere in salvo. Camminiamo ancora qualche metro per poi entrare in una stanza. Sembra molto una sala operatoria. Il salvatore mi indica una poltrona operatoria, con due bracciali dove poggio la mano dolorante. Tolgo il tampone per lasciare gocciolare la mano e il sangue va a tingere l'acqua di una bacinella sotto di un rosso puro. Dopo di che, il medico va a prendere materiale per curare una povera anima come me per poi iniziare le cure



    «Mentre mi occupo di questo perché non mi dici il tuo nome e la storia che sta dietro questa mano?»Domanda sensata infine. Tanto dobbiamo passare un po' di tempo assieme, e tanto vale parlargli un po' di me «Allora, sono un traditore di Suna, venuto ad Oto perchè sono in cerca di una persona in grado di farmi diventare irriconoscibile. Sono scappato da Suna perchè dei sicari hanno ucciso i miei genitori e cercano pure me. E ho paura di loro, per questo voglio cambiare il mio volto. Il mio nome di battesimo è Niji Saitoru, ma per diventare una nuova persona devo anche cambiare nome. Per questo preferirei che ora mi si chiamasse col nome di Himo Korui. Arrivato in amministrazione quel bastardo di un amministratore, di cui non so il nome, in prova di fedeltà mi ha fatto tagliare sto maledetto dito. Spero di essere esauriente con le risposte. Ora dimmi, come ti chiami te?»

     
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    Il chunin sentì la storia del ragazzo, ma non commentò in alcun modo il tradimento e i sicari e tutto il resto. Quando ,per,ò il ragazzo parlò di quello che era successo in amministrazione, Eiatsu capì immediatamente lo svolgersi degli eventi.

    “ L’amministratore con cui hai parlato, l’unico in realtà che abbiamo, si chiama Febh Yakushin : è un jonin, uno dei migliori del villaggio, ma è anche il più pazzo. Inoltre credo di aver capito abbastanza di lui da dire che tutta questa storia del taglio del dito, fosse una cavolata.Con ogni probabilità se avessi risposto di no, ora non avresti questa ferita, ma staresti passando una brutta settimana come schiavetto dell’amministratore...il che , in effetti, mi fa pensare eliminare un’appendice inutile come un dito sia stata una mossa molto saggia...”

    Mentre parlava, continuava il suo lavoro con la mano.Ora che la ferita era stata pulita, iniziò con le tecniche di cura che gli furono insegnate dall’ormai primario di Oto Ledah. Incanalò il chakra nelle mani bianchissime e lo diresse verso la mano monca del ragazzo sotto forma di un alone verdognolo. Himo avrebbe avvertito una piacevole sensazione di calore venire irradiata verso la mano che, a questo punto, doveva essere , per il resto, insensibile.

    “Puoi chiamarmi Jin”

    Diede , come al solito, il suo nome in codice.Con ogni probabilità questa sarebbe stata l’informazione più personale che lo studente avrebbe mai carpito sulla persona dell’eliminatore.

    Il lavoro con la mano prese una ventina di minuti, in tutto.Quando il chunin finì, al posto della ferita sanguinante e slabrata ora c’era un lembo di pelle rimarginata.Essendo appena rimarginata, la pelle avrebbe assunto un colorito più roseo rispetto la restante parte della mano.

    “ La mano è sistemata. Ovviamente non puoi rimanere senza un dito.Se vuoi anche solo una chaches di diventare un valido ninja qui ad Oto hai bisogno di comporre i sigilli in maniera corretta.Quindi, quando avremo finito, dovrai recarti all’ospedale del villaggio e cercare direttamente il primario: Ledah.E’ specializzato nella costruzione e nell’impianto di innesti.Può sostituire qualsiasi cosa: braccia, gambe e, nel tuo caso, il dito che hai perso. Comunque la mano per ora può andare così.”

    Si alzò dalla sedia portando con se il catino ormai pieno di un liquido completamente rosso.Poggiò il tutto su un lavabo li vicino, comprese le pezze imbevute del sangue del ragazzo.Si tolse i guanti e si rimise nella posizioni originaria.

    “Ora parliamo di questo cambio di volto.Prima di tutto, parliamo di soldi.Il lavoro alla mano è una sciocchezze e, tecnicamente, sono un ninja medico di oto, quindi diciamo che era mio dovere.Il cambio di volto ad un ricercato di un altro villaggio è qualcosa che esula dai miei compiti standard.Per un lavoro di riassetto completo del volto, come immagino ti serva, richiede un pagamento di circa 1500/2000 Ryo. Tu ovviamente hai questo denaro, giusto?”


    Il chunin avrebbe sentito la riposta del ragazzo.Aveva già detto che poteva pagare, quindi non ci dovevano essere problemi . Ma il mondo era fatto di bugiardi...Tuttavia se il ragazzo avesse continuato a sostenere di poter pagare l’operazione , il chunin non avrebbe fatto altre domande, e certamente non era perché improvvisamente si fidava di quel marmocchio.

    “ Bene.Allora spiegami come vuoi essere sistemato.”


     
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  7. ~Ally~
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    Verso l'anonimato


    Durante tutta l'operazione, io e Jin parliamo. Discutiamo della mia storia, e arrivato al punto dell'amministrazione, Jin sembra capire tutto. Come se avesse avuto un ottima intuizione mi spiega che l'amministratore con cui mi ero imbattutto precedentemente era Febh Yakushi, uno degli shinobi migliori del villaggio, e anche il più pazzo. Ma no, non l'avevo proprio capito! Solo un pazzo può far tagliare un dito a uno appena arrivato! Fatto sta che se non avessi accettato di tagliarmi il dito, ora sarei a fare lo schiavetto di quel pazzo. Dai, ho avuto un pizzico di fortuna e la fortuna non è mai troppa. Dopo che Jin mi diede queste informazioni iniziò a rimarginarmi la ferita. Una sensazione fantastica mi trasmetteva quella tecnica. Sento caldo, un leggero caldo e non sento più dolore. Stupendo.
    Dopo una ventina di minuti l'operazione è finalmente terminata. La ferita è rimarginata completamente ma è comunque stranissimo non avere più la facoltà di muovere un dito. Mi sento abbastanza giù di morale perchè ho la paura di terminare la mia carriera ninja ancora da studente. Ma Jin, il mio angelo custode, mi da ancora una bellissima notizia. Ad Oto esisteva un medico che è in grado di innestare una qualsiasi protesi, e a me serve proprio una persona del genere. Dopo di che inizia a parlare del pagamento riguardo alla chirurgia facciale. Argomento molto dolente per me. Deglutisco vistosamente. Penso che alla fine di tutto dovrei scappare da Jin, ma ho un brutto presentimento. Fatto sta che se dovessi dirgli il vero, diciamo adios al mio anonimato.



    «Ora parliamo di questo cambio di volto.Prima di tutto, parliamo di soldi.Il lavoro alla mano è una sciocchezze e, tecnicamente, sono un ninja medico di oto, quindi diciamo che era mio dovere.Il cambio di volto ad un ricercato di un altro villaggio è qualcosa che esula dai miei compiti standard.Per un lavoro di riassetto completo del volto, come immagino ti serva, richiede un pagamento di circa 1500/2000 Ryo. Tu ovviamente hai questo denaro, giusto?»
    «Be si, certamente che ho il denaro, ma preferirei pagare alla fine dell'intervento se ciò non ti scoccia.» Dico con addosso un po' di nervosismo



    Inizio a tranquillizzarmi. Non so per quale motivo ma sono abbastanza sicuro di me. Continuo ad avere paura di Jin, ma penso che andrà tutto bene. Ho un buon presentimento.



    «Bene.Allora spiegami come vuoi essere sistemato.»
    «Be, m servirebbe un foglio e una penna, ho in testa un ottimo viso irriconoscibile.» Aspetto che mi venga data carta e penna per poi iniziare a disegnare qualcosa sopra. In pochi minuti finisco il mio "capolavoro". «Bene ecco qui. Spero che sia fattibile una cosa del genere. Spero soprattutto che il cambio del colore della pelle non sia un problema... altrimenti... be altrimenti mi farò venire in mente qualcosa di nuovo (Immi



    Edited by ~Ally~ - 28/2/2011, 16:36
     
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    Il chunin squadrò per pochi secondi le parole pronunciate con un pò di disagio dal suo paziente, poi fece cadere il suo sguardo sulla mano appena rimessa apposto. Certo, pagare a lavoro finito era una sua prerogativa ma, e glielo disse:

    “ Certo, ma non faccio alcun “ soddisfatti o rimborsati” “

    Osservò per bene l'immagine del volto nel quale lo studente voleva mutare il suo. Il chunin passò con gli occhi da un viso all'altro cercando se fossero presenti gli elementi strutturali di base per impostare un volto come quello nell'immagine. Dopo un'attenta analisi dell'ossatura della mascella, del mento, degli zigomi, delle arcate sopraciliari e della fronte concluse:

    “ Si, posso darti questo volto, ma non posso far nulla per il cambio di colore della pelle. Onestamente non è il mio settore e sono poco informato. Puoi provare a chiedere al Primario, ma non sono sicuro che ne sappia più di me. Forse però lui ha i contatti necessari per far venire degli specialisti da Konoha...”

    Se al ragazzo fosse andato bene, l'eliminatore si sarebbe messo subito al lavoro. Come prima, si recò ad uno scaffale e prese una bomboletta alla quale era inserita una maschera sigillata.

    “ Ti servirà un'anestesia totale. Un conto è guarire un dito, un altro è toglierti la faccia per prendere a martellate le tue ossa”

    L'aveva fatta un po' rude, ma in effetti non è che l'operazione consistesse in qualcosa di molto diverso .Legò quindi lo studente al letto e gli pose la mascherina in maniera tale da coprire sia il naso che la bocca. In 5 secondi il gas avrebbe fatto effetto.

    [...]

    Il chunin non si mise immediatamente al lavoro. Prima di tutto, controllò il vestiario del ragazzo per scoprire cosa si portava dietro. Se, in particolar modo, avesse avuto con se i soldi che gli doveva, sarebbe stato meglio. Ma, difatti, non trovò nulla del genere: questa cosa non gli piaceva , anzi confermava quella che era stata la sua prima impressione sul ragazzo: che era uno squattrinato inetto.

    Rifletté un pò sul da farsi. Ucciderlo non era conveniente per i seguenti motivi: Febh sapeva che il ragazzo era ad Oto e, anzi, lo stava aspettando per fargli un nuovo coprifronte. In secondo luogo, anche da morto, la sua forza non sarebbe valsa nulla: sia in termini di scontro che di informazioni.
    L'unico modo per far si che quel ragazzo valesse qualcosa era lasciare che si sviluppasse, che migliorasse...
    Poi un'illuminazione! Eiatsu si rese conto che forse aveva davanti a se l'opportunità di fare qualcosa di grandioso. Hohenheim gli aveva parlato tante volte della creazione e della manipolazione in termini di arte. Quello che poteva fare lui era la stessa cosa, sebbene lui si sarebbe cimentato a plasmare quel ragazzo. Chissà, forse alla fine ne sarebbe valsa la pena: in fondo un bell'esperimento per uno scienziato quale lui si reputava.

    Non gli restava che vincolare quel ragazzo a lui in qualche maniera. Aveva il suo sangue e poteva minacciarlo a piacimento, senza contare la disparità di forze, ma non era quella la strada da seguire. Se il suo piano doveva dare i frutti sperati, l'avvicinamento del ragazzo doveva essere almeno un minimo consensuale. Già quello che stava facendo per lui, con l'operazione e tutto il resto, li avvicinava non poco. Sarebbe bastato qualche altro elemento e tutto sarebbe andato per il meglio.

    Non gli ci volle molto a trovare una soluzione.

    [...]

    L'operazione era un classico, ed Eiatsu aveva acquisito una maestria non indifferente con il bisturi e con i volti .Una volta che il ragazzo fu anestetizzato per bene, prese 4 spiedi di legno e li conficcò, con precisione e decisione, nel collo di Himo. Ad un occhio attento, la pelle avrebbe perso colore a testimonianza che l'afflusso di sangue in quella zona stava diminuendo. Avrebbe preso , quindi, un affilato bisturi e, impugnando con la destra lo strumento, avrebbe praticato una lunga incisione che andava da sotto l'orecchio sinistro, quindi percorreva tutta la fronte del ragazzo, all'altezza dell'attaccatura dei capelli, per poi concludersi alla base dell'altro orecchio. Grazie alla stimolazione degli Tsubo, uscì davvero poco sangue: cosa strana se si considera che i tagli al volto sono i più sanguinosi a parità di ferita.

    Le mani guantate presero delicatamente i lembi della pelle e praticamente la abbassarono: letteralmente gli rimosse la faccia. Muscoli e cartilagini e ossa erano in bella vista davanti gli occhi impassibili dell'eliminatore. Col passare del tempo cambiò svariati strumenti: lime , uncini chirurgici, martelletti. Era impressionante il vigore con il quale sferrava certi colpi precisi alle ossa del ragazzo: queste si deformavano senza fratturarsi o sgretolarsi.

    Andò avanti così per un po' di tempo, quindi richiuse il tutto sfruttando le sue conoscenze mediche per far rimarginare velocemente i tagli. Continuò quindi a infondere energia curativa su tutto il viso: sebbene infatti il ragazzo non potesse sentire nulla, tutti quei colpi avevano fatto diventare il volto livido e l'avevano reso gonfio. Per qualche ora non si sarebbe accorto del dolore, perchè sarebbe stato intontito dai farmaci, ma certamente, quando la zona avrebbe ripreso sensibilità, non sarebbe stato piacevole.

    Bendò completamente il volto con garze sterili bianche, ed aspettò che il ragazzo si svegliasse.

    [...]

    Quando Himo aprì gli occhi, lasciati scoperti, probabilmente la testa gli avrebbe girato un po. Si sarebbe sentito spossato per le droghe che l'eliminatore gli aveva iniettato. In definitiva ci avrebbe messo un pò per riprendersi.

    “ L'operazione è andata bene. No, non ti alzare. Finiresti sicuramente per cadere a terra proprio sul quel viso nuovo, che certo non ha bisogno di altre botte. Sei intontito per colpa dell''anestesia, ma fra tre ora dovresti riuscire ad andare da Febh per il copri fronte e quindi da Ledah. Fra tre ore il volto inizierà a farti male. Le bende le potrai togliere fra una settimana.”

    Mentre parlava metteva a posto tutti gli attrezzi che dovevano ora essere sterilizzati.

    “ Ti controllerò per tutto questo tempo, in maniera da ricordarti anche che ora hai il mio salario da pagare...”

    Continuò a mettere in ordine. Sotto la maschera, un sorriso gelido si era stampato sul volto.

     
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    " Yakiru mentre tu infesti Oto di questi volantini io farò un giro al mercato. Ok? "

    " Si, mamma! "

    " Ci vediamo all'inizio della via del serpente bicoda. "

    yachirukusajishibleach1

    " Ooooooooook! "

    E partì spedita come un razzo.

    " Stai attenta e non correre troppo!"

    A chi lo dicevo? La mia bimba era già scomparsa tra la folla. Continuavo a dire la mia bimba, certo non davanti Aloysius, lui non lo avrebbe mai accettato ma anche se non ero la sua vera madre ero io che l'avevo, cresciuta, io che conoscevo il suo carattere e i suoi pensieri meglio di chiunque altro. Comunque c'era poco da preoccuparsi; era giorno e Yakiru sapeva badare bene a se stessa, Gene l'aveva addestrata al meglio dedicandole le stesse attenzioni che avrebbe dato ad un figlio o ad un cugino Mikawa. Aloysius...avevo imparato ad apprezzare i modi di quell'uomo dall'aspetto tanto inquietante...a dirla tutta non lo trovavo nemmeno tanto brutto. Non nego che più di una volta ho sognato il suo corpo nudo, che avevo visto per sbaglio in almeno un paio di occasioni da quando ero a Villa Mikawa, avvinghiato attorno al mio. Tuttavia sapevo che erano pensieri di poco conto, non avrebbe mai funzionato...non che non pensassi che anche il colosso aveva più volte fantasticato sul mio corpo ma...ma...semplicemente non si poteva fare, ecco.

    matsumoto3

    Mi incamminai per la zona del mercato; Aloysius aveva portato a casa altri quattro tipi, oltre Ashiro, probabilmente nuovi compagni di avventure. Dunque c'erano altre quattro bocche da sfamare e, finquando non avessimo trovato servitù sufficiente avrei continuato io ad occuparmi della manutenzione della casa e dei pasti. Dovevo rifare, inoltre, il guardaroba dell'uomo-gorilla-orso...i primi vestiti che gli avevo preso erano troppo piccoli, nonostante Aloysius ci sarebbe potuto entrare due volte hihihi In questi giorni avrei dovuto tralasciare gli addestramenti per tornare a fare la donna di casa e, sinceramente, non mi sarebbe dispiaciuto rimettere il grembiule...considerando anche quanto mi stava bene addosso!

    ::: Yakiru :::

    Non avevo nemmeno letto il contenuto di quel volantino; papà è mamma ne avevano parlato a casa, qualcosa riguardo camerieri, donne delle pulizie e giardinieri...a casa saremmo stati in più gente e questo mi rendeva tanto felice! Finalmente avrei visto il grosso tavolo rettangolare del salone pieno di cibarie e di persone a banchettare! Chiasso e risate invece che il solito silenzio tombale! Magari mamma sarebbe riuscita anche a conquistare il cuore di papà...come vorrei che si volessero più bene....
    Immersa nei miei pensieri sfrecciavo tra i vicoli del villaggio. Attaccavo qualche volantino sui lampioni, sulle porte dei bar e dei locali e ne spargevo qualcuno nelle piazzette. Insomma, mi sarei fatta una corsettina tra la gente di Oto, ascoltando i loro discorsi e guardando i loro vestiti. Sarà stata la quarta volta che venivo al villaggio...per me quei posti e quelle persone erano fuori dalla mia vita; non avevo nessun ricordo che valesse la pena di tenere a mente in quel caos che tanto mi piaceva...



    CITAZIONE

    Lavoro ben pagato e duraturo.
    Vitto e alloggio a spese del richiedente.
    Cercasi uomini e donne di esperienza, otesi di nascita con esperienza nel mondo ninja.


    Luogo: Villa Mikawa, zona Nord Est di Oto a 2 Km dal centro abitato.
    Selezione e orari colloqui: Settimana a venire, ogni mattina dalle 08 alle 12 e ogni pomeriggio dalle 16 alle 19.

    Numero 2 di Cuochi.
    Numero 2 di Giardinieri.
    Numero 4 di Domestiche.
    Numero 1 di Inservienti.


     
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  10. Amber
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    ~ post 4: Flashback, la famiglia del maestro



    Elektra stava camminando in quello che le sembrava il viale principale del villaggio, aveva ascoltato con attenzione le spiegazioni dell'uomo al cancello, cui aveva spiegato la sua presenza di fronte alle mura ed aveva ottenuto il permesso di entrare a Otogakure, suggerendomi poi di entrare in contatto con l'amministrazione per registrare la mia presenza al villaggio. Ma la ragazza aveva altro da fare, prima.

    Quell'uomo era un gigante, in molti sensi. Se ripensava a lui, la ragazza provava ancora un po' di dispetto per essersi lasciata andare così, ma non poteva non rinnovargli la fiducia assoluta, non dopo una tale, inaspettata, accoglienza.

    ...



    Seguendo le indicazioni, aveva trovato la casa del suo maestro, tra le altre del villaggio: all'apparenza nulla di speciale. Si fermò un attimo, incerta sul da farsi, dubitando, ma solo per un istante, di star facendo la cosa giusta. Poi si fece coraggio, e bussò.

    Dopo pochi momenti, le fu aperto, alla porta stava una donna, non troppo in là con gli anni, sulla quarantina, ancora piacente e florida.

    - Lei chi è? - le chiese la donna.

    - Sono Elektra...Elektra Salander, signora. -

    - Non mi sembra di conoscerti, che cerchi qui? -

    Quella semplice domanda aveva nuovamente messo in crisi "Lyza", come la soprannominavano i suoi amici più stretti, prima di partire con Hikai. Una vita fa. Deglutì, e, con voce un po' tremante, iniziò a dire:

    - Io...io conoscevo Hikai..è questa casa sua? -

    ...



    Aveva appena finito di raccontare la sua storia a quella che aveva scoperto essere la signora Shimasu, moglie del signor Hikai, suo defunto mentore. Era avvilita e stringeva tra le mani la tazza di the che la padrona di casa le aveva messo tra le mani.

    - Ecco, le ho riportato il suo coprifronte ed il suo flauto... - disse la ragazza, estraendo da un panno un flauto lucido ed un coprifronte vissuto, e porgendoli alla donna.

    - Grazie della premura, cara..oddio, è terribile.. - scuotendo il capo desolata, si sporse a prendere gli oggetti: li osservò, se li rigirò tra le mani, a Elektra sembrò, per un attimo, li carezzasse, con infinita tenerezza. Poi, dopo un tempo che le parve infinitamente lungo, la signora parlò, mostrando il flauto:

    - Questo puoi tenerlo, mi hai raccontato che l'ha costruito tuo padre, e che tu sai suonare il flauto...forse servirà più a te, mi hai detto che vuoi diventare una kunoichi, tienilo. -

    Elektra non se l'aspettava, era attonita, e prese il flauto tra le mani. A contatto col metallo, tornò in sé, lo afferrò più saldamente, e ringraziò.
    Poi fece per avviarsi. La moglie del suo maestro era persa nei suoi pensieri, le fece appena un cenno e non l'accompagnò all'uscita. Cercando di non fare rumore, la ragazza trovò da sola l'uscita e se ne andò.


    Era di nuovo fuori, da sola, in questo nuovo villaggio, col flauto del suo maestro ed un desiderio: diventare un ninja in grado di vendicarlo. Si sedette su una panchina, ad osservare la gente che passava. Dove andare? All'amministrazione, le aveva suggerito la guardia..sì, ma dove mai sarà? Non restava che chiedere.
     
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  11. Roronoa™
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    Elektra
    Nuove leve di Oto




    Avevo da tempo lasciato a marcire l'idea di diventare chunin.
    Non mi importava, non lo desideravo minimamente.
    Il clan mi opprimeva con lettere e convocazioni al quartier generale, si stava stufando di quella situazione cosi patetica. I saggi anziani non pretendevano altro che una posizione di rilievo all'interno della gerarchia di Oto e per il semplice motivo che erano stati incapaci di ottenere ciò quando erano giovani, dovevo essere per forza io a lottare per i loro desideri.

    C'era tempo per tutto mi ripetevo. Ora il mio cuore desiderava una sola cosa: scoprire chi avesse ucciso mio padre all'East Gate e non potevo far altro che lasciarmi guidare da quella sete di vendetta. Mi ero recato a Kiri e a Konoha per ottenere informazioni. Ero disposto anche a prendere la via per Kumo, che si diceva fosse piena di Nukenin.

    Passeggiavo senza meta. Mani in tasca, capo basso e occhi puntati a terra.
    Ad un tratto qualcosa di indefinito attirò la mia attenzione. Mi fermai alzando lo sguardo al cielo per poi riposizionarlo di fronte a me.
    Un signore, che mi seguiva per caso, dovette scansarsi per non travolgermi. Mi urlò brutte parole ma non ci feci caso, non ero un tipo che amava fare a pugni. Non risposi neanche alle sue provocazioni.
    Nonostante tutta la gente che transitava quella strada riuscii ad intravidere a una decina di metri di distanza una ragazza seduta da sola. Perchè volevo andare a conoscerla? Perchè...perchè amavo cosi tanto addestrare nuove leve di Oto? Era un segnale di..mio padre? I dubbi avevano straziato la mia anima da tempo.
    Iniziai a correre, puntando la giovane, scontrandomi accidentalmente con alcuni signori.
    Ad un tratto fui al suo fianco. Avrei rifiutato di sedermi, desideravo osservare i suoi lineamenti dall'alto verso il basso.

    << Una ragazza da sola ad Oto? Pericoloso, e non mi sembri una kunoichi . Sono Deveraux Yotsuki>>
    La mia affermazione , che precedette la presentazione, suonava nello spazio circostante come : " devi diventare una combattente di Oto" .
    Forse desiderava diventarlo.

    << Le serve aiuto? >>




     
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  12. elsamu
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    ..LA RICERCA..


    CITAZIONE
    pensato
    parlato
    parlato altri

    Ero appena entrato dal cancello sud del villaggio e non avevo tempo da perdere. Avevo fatto tutta quella strada per venire a trovare il mio amico Igoru, ma ora dovevo trovarlo, e viste tutte quelle viette e case di certo non sarebbe stata una faccenda semplice.

    La strada non era molto affollata, solo un paio di vecchietti ogni tanto seduti. Ogni volta che mi trovavo davanti a qualcuno gli avrei chiesto sempre la stessa cosa

    Mi scusi, signore. Sto cercando Igoru Kitsune. Sa per caso dove abita o dove poso trovarlo?

    Sfortunatamente la gente a cui chiedere non era molta, e nessuno mi sapeva dire esattamente dove stava, sempre indicazioni vage.

    Finalmente dopo una ventina di minuti di domande trovai una vecchietta

    Mi scusi, signora. Sto cercando Igoru Kitsune. Sa per caso dove abita o dove poso trovarlo?

    Igoru Kitsune dice? E come mai lo sca cercando ragazzino?

    Semplicemente è un compagno di team e sono venuto da Konoha per venire a trovarlo e vedere come sta. E' da un pò che non ci vediamo e mi faceva piacere passare a trovarlo. Tutto qui. Lei lo conosce per caso?

    Certo che lo conosco. Mi segua che la accompagno. Non dista molto da qua.

    Grazie mille signora. La seguo volentieri e la ringrazio già da subito per la sua gentilezza.

    [...]

    Il viaggio non fu lunghissimo, ma il passo era molto lento, vista l'età avanzata della signora.
    Finalmente dopo una decina di minuti la signora si fermò giusto davanti ad una casa.

    Eccoti ragazzino, questa è la casa di Igoru, o almeno mi sembra. Dovrebbe essere questa se non ricordo male. Ciao ragazzino.

    Ancora grazie signora. La ringrazio per la sua gentilezza. E anche se non è questa non importa, continuerò la ricerca. Grazie mille ancora

    Bè, ora dovevo solo bussare alla porta e sperare che fosse la casa giusta.


     
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  13. Lord Cinnamon
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    WANDERING WONDERING
    Parte Prima


    Domanda: che cazzo ci faccio qui? Risposta: niente. Soddisfacente, direi. In fondo sono solo un nessuno che non fa niente in particolare. Cammino, questo sì. Si può considerare qualcosa? In ogni caso, continuo. Questo villaggio mi annoia. Ogni centimetro quadro di Oto emana noia. E banalità a non finire. Qui tutti sono uguali. Conosco tanta gente? No, praticamente nessuno. Tolti i locandieri, le puttane, le gestrici di bordelli, gli spacciatori e in generale la feccia che vaga senza meta tra le innumerevoli vie di questo covo di ratti. Nessuno, in pratica. Ma sono proprio quelli che non conosco che mi fanno schifo. Non li conosco, non ci ho mai parlato, ma li vedo. E ciò che vedo non mi piace. Sono tutti diversi, eppure tutti uguali. Bugiardi. Ognuno a modo suo mente. Solo i reietti non mentono: non hanno niente per cui valga la pena farlo. Io sono come loro, sincero e limpido come una fonte. Probabilmente se avessi qualcosa mentirei anche io. Anzi, ne sono sicuro. Non sono migliore degli altri. Allora perché continuano a farmi schifo?

    Uno scintillio attira la mia attenzione. Un'insegna. Non vedo nemmeno cosa raffigura, e cosa pubblicizza. Vedo solo il materiale: acciaio, freddo e lucidato alla perfezione. Mi piace particolarmente il metallo, qualsiasi tipo di metallo. Ma l'acciaio di più. L'acciaio non mente: se è pericoloso si vede, si capisce dalla lucentezza. Lo stesso: se non lo è, appare chiaro fin dalla prima occhiata. Adoro il metallo. Il mondo perfetto sarebbe una liscia sfera d'acciaio abitata da omini metallici che fanno cose metallicamente sincere e dicono cose metallicamente vere. Un paradiso.
    Il mondo in cui vivo, però, non è di metallo. È fatto piuttosto di serpenti: grossi, grassi serpenti, che celano, camuffano, dissimulano. Non li vedi. Quel tubo? un cobra. Un tronco? Illuso! Un pitone pronto a stritolarti. E peggio ancora sono quelli colorati e belli da vedere: terribili, coi loro veleni e le loro malizie. I serpenti non mi piacciono. E Oto è la patria dei serpenti. Ironico. Più cerco di evitare le cose che mi fanno schifo più mi ci ritrovo invischiato. Ma è così che va la vita. Almeno per me.

    La sigaretta è finita. E non ne ho altre. Merda. Sono ubriaco, o almeno credo. Ormai non ci capisco più molto. Corpo, cosa vuoi dirmi? Barcolli? Perché? Sono ubriaco? Sì, forse sì. Proviamo a parlare.

    Shi-ba shi-ono balalalalala...

    [size =15]O[/size]k, sono ubriaco. Perfetto. E voglio una sigaretta. La voglio tanto e a quest'ora di notte non le vendono. Saprei anche dove trovarle, ma le gambe non hanno voglia. Arti traditori. Rimane un'unica soluzione. Mi odierò per questo. Avevo fatto un patto. Ma pace, non ho la pretesa di essere anche coerente. Sono già sincero. Il primo stronzo che passa lo fermo e gli chiedo se ha una cicca. È deciso.
    Oh, ecco il fesso. Mi avvicino, cerco di non traballare troppo. Voce, non farmi brutti scherzi. Quella sigaretta io la voglio!

    Shcushi-hic! Coso, cosa! Non mi piashi pe' niente, nessun rancore eh! È che pro...proprio non mi andate a sgenio. Ecco, l'ho detto. Dovevo dirlo e l'ho det-hic-to. Ora me la dai una shigaretta, eh?



    OT| Giocata Free aperta a tutti! Il primo che risponderà si beccherà la domanda sulla cicca, e poi vedremo! Buon GDR! |OT
     
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  14. The Retribution
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    That Night

    Niente, nessuno
    capisce cosa dico.
    Nemmeno io.


    Dovevo ammettere che Oto iniziava ad avere una piega miglior mano a mano che il tempo scorreva ed io mi ritrovavo a viverlo assieme agli altri Otesi. Era qualcosa di un pochino contorto a dire il vero perché Oto non è proprio definibile come uno di quei villaggi che ti fanno sentire a casa, anzi, ti fa sempre sentire fuori posto finché non lo fai tuo o, viceversa, non è il villaggio a farti suo.

    Quella sera specifica non avevo molto da fare, mi era passato per la mente di andare a trovare mamma al neko senzai, ma la visita non era stata di mio gradimento visto che l'avevo trovata con un cliente e, per giunta, nuda. Ma cosa volevo farci? Se voleva riallacciare i rapporti con me sapeva benissimo di doversi presentare almeno una volta nella vita con le mutande al posto giusto, e non sembrava averne la minima intenzione a giudicare dagli ultimi tempi. Peggio per lei, non ero io a rischiare le peggio malattie ed i peggio clienti facendo la puttana in un bordello. E mi sarei sgozzata con un cucchiaio prima di cadere tanto in basso, assolutamente.

    Mentre camminavo per i fatti miei, con una giacca imbottita per evitare il fresco primaverile notturno, mi si avvicinò un tizio che di normale aveva poco o niente. Pareva essere totalmente ubriaco, il che non mi stupì più di tanto, ma era del tutto intenzionato a instaurare un qualche tipo di dialogo con me e non era decisamente la serata per farmi irritare in maniera eccessiva. - Che cazzo vuoi? - Dissi a bassa voce mentre mi barcollava vicino. Si, era decisamente messo molto male, ed il fatto che volesse anche una sigaretta mi faceva sperare che, accendendola, le scintille lo avrebbero fatto deflagrare tanti alcolici si era ingozzato quella sera. - Non ce l'ho le sigarette, non fumo. Togliti di torno pezzente, non ho voglia di spaccarti la faccia stasera, non ti do uno schiaffo solo perché non lo reggi.. - E detto questo feci per spostarmi e proseguire oltre il malcapitato ubriacone.
     
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  15. Lord Cinnamon
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    WANDERING WONDERING
    Parte Seconda


    Carina. Stronza, ma carina. Begli occhi. Belle tette, soprattutto. Peccato sia una stronza. E pure con un faccia familiare. Magari la conosco? Difficile, dato che conosco solo battone navigate. In ogni caso, stronza è e stronza rimane. E la stronzaggine si paga!

    Shenti, bella, alza una mano contro di me e dovrai - hic - chinarti per raccoglierla! Sharò anche ubriaco, ma per farmi paura shi vuole qualcosha di più di una - hic - ragazzina!

    Spacconata? Un po'. In fondo per quello che ne so potrebbe pure essere un Kage. Dovrei seguirla meglio questa cosa dei ninja. In fin dei conti lo sono anche io. Un po' di attenzione verso i miei carissimi colleghi non sarebbe male. Almeno per riconoscere le loro brutte facce. Ma ormai la frittata è fatta. Il dado è tratto. Il sasso è lanciato e non si può nascondere la mano. E ho finito le frase proverbiali.

    Non è mia intenzione farmi da parte come vorrebbe lei. Ormai questo s'era capito. Però cosa faccio? L'offesa va lavata col sangue. Problemi a picchiare una donna? Nessuno. Il problema è che non mi piacerebbe essere picchiato da una donna. Che faccio? Azzardo? Forza la mia buona stella anche stavolta? Ma sì, sono sbronzo, in astinenza da nicotina da cinque minuti, e pure un po' incazzato. Azzardiamola.
    Concentrazione. Il pugno prima lo devi caricare. Ecco bravo. Ora vai!, avanti tutta! Nocche ben chiuse. Angolazione giusta. Sono meno ubriaco di quanto pensassi. Un po' sbilanciato in avanti, ma non si può pretendere tutto. Un istante prima che il pugno si avventi sulla sua faccia, proprio su quel bellissimo zigomo sinistro (sigh!), mi ritorna in mente che quella ha una faccia familiare. Pugno che arriva, voce che parte.

    Ma io e te, shi conoshi-shamo?

     
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79 replies since 12/5/2008, 19:19   2095 views
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