L'Infermeria dell'Accademia

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  1. ~Cube
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    Legenda Testo:
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    -Parlato-


    Pioveva a dirotto e un ragazzo, terribilmente magro con un vestito a stracci, sostava sotto un parapetto di una casa diroccata. Del resto non ci si poteva aspettare molto di più da una delle numerose città portuali del Paese delle Sorgenti Calde. La densità umana era terribilmente alta e la più totale disorganizzazione regnava in quelle baraccopoli. Infondo era quello che il ragazzo voleva: passare inosservato. Aveva freddo e sapeva che aveva solo una opportunità. Era da quasi quattro giorni che non metteva sotto un pasto caldo. Era terribilmente aggressivo. Il ragazzo alzò gli occhi e vide il suo obbiettivo.

    Si mosse, mescolandosi in mezzo alla povera gente, e seguii l’uomo, sulla cinquantina stempiato e malnutrito. Lo seguì fino davanti alla sua casa, se così si poteva definire. Nel momento preciso in cui l’uomo stava per chiudersi la porta il ragazzo irruppe e con un strattone allontanò l’uomo, il tizio reagì ma il ragazzo fu più veloce, prese a lanciare pugni su pugni ovunque, in tutte le aperture. La rabbia e la fame urlavano ferocia ogni volta che le nocche andavano ad impattare sul corpo dell’uomo, il quale nonostante alcuni tentativi vani di reazione cadde per terra. A quel punto alzò lo sguardo, i suoi occhi freddi si incrociarono con quelli di una ragazza poco più giovane, comprese che era la figlia. Ma ragazzo continuò a colpire il volto, non smise finché le sue mani e la sua faccia non percepirono il calore del sangue. Solo a quel punto smise, quando ormai la ragazza in lacrime, disperata, cercava di spostare il ragazzo dal corpo del padre agonizzante. Il ragazzo si alzò, era felice.: aveva guadagnato la cena.


    ~.~



    -CAZZO!- mi svegliai di soprassalto. Iniziai ad ansimare. I miei occhi si spostarono a destra e a sinistra velocissimi ma non capivo. Un forte mal di testa comparve nel giro di un istante. Stavo sognando? Mi passai la mano sul viso, grondo di sudore e compresi che in quel momento mi trovavo disteso un letto, decisamente più comodo di quello di casa. A quel punto ripresi ad osservarmi attorno e quando vidi una signora sulla sessantina vestita di bianco realizzai che mi trovavo in un posto decisamente sgradito… L’infermeria dell’Accademia.

    A fatica mi portai semisupino. Avevo dolore ovunque, in qualunque punto i muscoli spingevano i nervi: -Non credete di aver leggermente esagerato?- Mi voltai alla mia sinistra, l’origine della voce apparteneva proprio all’infermiera. Sospirai, non risposi: -Siete entrambi svenuti, e visto che si trattava di un semplice allenamento non c’era nessuna guardia medica pronta ad assistervi in quel momento. Siamo arrivati da lì a poco e quando ci siamo accorti delle vostre condizioni vi abbiamo trascinato di corsa qui…. Avete rischiato grosso, troppo... Soprattutto lei! Ferite sparse in tutti gli arti! Sanguinamenti vari! Mi chiede come riesca ad essere già lucido dopo così poco tempo!- La fisiologica di flebo collegata al mio braccio era la prova lampante. Non serviva dire altro. Il mio pensiero tuttavia andò al mio avversario. Aoi di Suna. Un bambino che mi aveva steso. Forse quel sogno, quel frammento del mio passato, voleva dirmi qualcosa?

    -Il bambino invece? Dove è?- furono le mie uniche parole che rivolsi all’operatrice, la quale indispettita dal mio modo rude si limitò ad indicare un angolo della stanza, coperto da una tenda. Mi alzai e la reazione fu immediata: -Ma è pazzo?!- Sorrisi, se camminavo potevo stare in piedi molto semplice. Disinteressato degli avvertimenti mi avvicinai al mio ex nemico e spostai la tenda. Sorrisi nuovamente, mi trovavo davanti ad un bambino. Un ragazzo però che era riuscito a procurarmi numerose ferite e soprattutto stendermi per terra. Presi una sedia e appoggiando le gambe sul suo letto e la flebo vicino al braccio attesi, del resto il dolore mi impediva di rilassarmi e aspettai il risveglio di Aoi. Se lo meritava.

    Quando il ninja di Suna aprii gli occhi la mia risposta fu semplice:

    -Buongiorno Aoi.-
     
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