Quartiere - Uchiha

[Ambientazione]

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    Mentre Raizen parlava osservava Atasuke, si ritrovò ad alzare un sopracciglio per la sorpresa quando osservò nel suo volto un velo di rabbia, affatto difficile da percepire.
    Fu per questo che non parlò nuovamente, ma si limitò a cedere la parola, semplicemente tacendo, agli attuali reggenti del clan Uchiha.
    Fu la donna, colei aveva subito l’accusa più grande, quella d’accidia, a farsi portavoce del gruppo, dimenticando lo sguardo triste che aveva poco prima e stringendo le labbra in un espressione ben poco accomodante, a nessuno piaceva veder le sue parole fraintese e venir accusato per qualcosa che non aveva fatto ne l’intenzione di fare.

    Atasuke-san, il vostro analfabetismo è pari solo alla vostra sfacciataggine.
    Abbiate premura, per una volta, di dare alle parole il significato che hanno, e non di inventarvene uno di sana pianta, altrimenti saremmo costretti a prendere atto dell’inadeguatezza…


    Parola, quell’ultima, su cui pose un accento particolarmente pungente.

    …delle vostre capacità intellettive che se la memoria non mi inganna, già una volta vi hanno permesso di fallire la missione che guarda caso ha condotto l’amato con sanguigno nelle mani del nemico.
    Possibile un po’ di coinvolgimento emotivo?
    Sarebbe una spiacevole scoperta, il coinvolgimento emotivo porta ad azioni avventate, a congetture avventate che possono portare ad errori grossolani categorizzati come suicidio.
    La natura umana è fragile quando è il cuore a comandare.


    Pessima scelta quella di sfoderare gli artigli contro quella donna.
    Izumi Uchiha sospirò riacquisendo la calma, anche se di certo il suo sfogo non era poi così plateale come sarebbe potuto esserlo quello del Colosso.

    Come il nostro rispettabile Hokage ha detto il motivo non era di inadeguatezza. Per quanto il soggetto della diatriba si sia dimostrato tale non era questo il motivo del rifiuto.
    Il motivo era un altro: il rischio che la missione comporterebbe.
    Kumo, luogo in cui ci risulti essere Sasori, è un luogo del tutto inesplorato e quanto mai pericoloso senza un’ adeguata esplorazione che ci assicuri tratte sicuri, agganci e quant’altro una missione di recupero necessiti.
    Oppure spera di andare li, mettere nel sacco il necessario e tornare indietro?
    Avete letto male il mio viso se questa era la vostra intenzione, la decisione era dura, ma la matematica non è un opinione, due vite a rischio per una sono un rischio fin troppo elevato, non vi sembra?
    E se per caso vi venisse in mente di fare una scommessa valutate questo: state puntando su un cavallo zoppo, e zoppo non è Sasori, bensì la sorte che si presuppone debba accompagnare la vostra missione ad una rosea conclusione.


    E dopo aver spiegato ciò che le parole di Raizen già avevano esposto in maniera più che cristallina, per difendere il suo onore di persona giusta e corretta, tacque per permettere agli altri due di parlare.
    Fu il corvo il primo a interloquire, evidentemente che Sorai stesse cercando di mandare giù il groppo alla gola che l’insolenza di Atasuke gli aveva procurato.

    Atasuke-san… ribadirò le parole di Izumi-san esclusivamente per chiarire che le mie parole non erano che un attenta analisi dei fatti.
    Sasori è assente da quasi un anno, è davvero utile che qualcuno rimetta nuovamente la vita per trovarlo?
    Siamo realistici. Un tempo così lungo cosa comporta generalmente?


    Lasciò passare qualche secondo di modo che Atasuke potesse intendere che quella era una domanda retorica.

    Sarebbe come perdere una vecchia carrozza ed il ronzino che la trainava ed andare alla sua ricerca, nello stesso pericoloso dirupo, con una nuova carrozza ed un cavallo da tiro premiato in quattro fiere diverse.
    Stupido, no?
    Non siate così attaccato agli esempi sentendo per questo declassata la natura umana di Sasori, ma comprendete che si tratta di mettere su due piatti della bilancia due vite differenti, se entrambe hanno pari valore vanno considerati altri parametri: il nostro consanguineo risulterà svantaggiato dalla semplice logica, comprendete?


    Venne poi il momento di Sorai, pareva aver trovato la calma.

    Ah, e quando di preciso sarebbe accaduto, signor membro dell’alto consiglio?
    Con tutta la sua esperienza nel clan Uchiha da cui è entrato a far parte da una manciata d’anni a questa parte saprà sicuramente fornirmi un esempio della moltitudine di casi di recupero avvenuti in queste medesime condizioni.


    Strinse gli occhi, per quanto Izumi si fosse sentita colpita era Sorai quello ad essere stato leso più a fondo.

    Si fanno sempre delle stime riguardo i dispersi nelle missioni e le loro possibili condizioni, se queste sono in perdita allora il ninja si dichiara semplicemente disperso.
    Stupido moccioso.


    Non si sentì in grado di risparmiarsi quel complimento.

    Sai quanti shinobi avremmo perso se avremmo ragionato come te?
    Almeno il quintuplo! Tutti morti cercando dei cadaveri!
    Tsk!
    Hai poi pensato alla valenza dell’informazione?
    O ti sei preoccupato esclusivamente di leggere grossolanamente e poi fare l’eroe?
    Non si tratta soltanto di muscoli e valore, le battaglie si vincono col cervello.


    Venne poi il turno di Raizen, direttamente interpellato da Atasuke che, come suo solito non faceva a meno di passare in rassegna a tutti i presenti con le sue parole.

    Come gradisci, non posso che augurarti il meglio.
    Ma stai attento, le mura di Konoha non possono vantarsi di un numero troppo folto di guardiani.
    E non osare, al tuo ritorno, dire “ve l’avevo detto” potresti incappare seriamente in gravi ritorsioni, personali più che ufficiali.


    Si concesse un piccolo sorriso.

    Ci sono motivazioni dietro a queste scelte che non è possibile ignorare.
    E tutto ci porta a pensare che di Sasori non sia rimasto che il ricordo, come quando lo salvammo dall’isola degli abomini, non ci sono arrivate richieste di riscatto, solo voci di corridoio su uno dei nostri.
    Per cui, va con la consapevolezza di non trovare nulla, ma non tornare chiedendo squilli di tromba... questa è una tua missione.


    Annuì una singola volta prima di alzarsi e lasciare ai tre lo spazio che gli era stato richiesto.
    I tre fissarono il Guardiano per tutta la durata del suo silenzio, scoraggiandosi mano a mano che si prolungava e meravigliandosi infine della domanda.

    Ma che razza di domanda è?

    Chiese il corvo.
    Furono le sue labbra a parlare, ma quelle di Sorai e Izumi ne ricalcarono più di una parola, e l’espressione non fu da meno.

    Credi a me Atasuke…

    Ed era curioso notare che fosse sparito il tono formale.

    …chiedere all’Hokage di uscire è stata la scelta migliore che tu potessi fare in tutta la tua vita.

    Tuttavia fu il sospiro di Sorai a pretendere la parola.

    Atasuke, ragazzo, sarò gentile perché voglio che tu comprenda, al di fuori delle tua visionaria bontà che ti ha portato a richiedere l’autorizzazione per questa missione devi comprendere che tutte le azioni da noi intraprese hanno una storia, il villaggio ha una storia.
    La riassumerò in poche, pochissime parole.
    Prima che il concetto di villaggio nascesse nella mente del primo Hokage nessuno aveva mai concepito alleanze più grandi di un solo clan.
    E nessuno voleva concepirle, tutti fissati, convinti di essere i migliori in un mondo dove regnava la guerra e il caos, in cui ci si azzuffava per un fiume senza comprendere che quell’acqua avrebbe potuto dissetare tutti se ben gestita.
    Fino a che non vennero gettate le basi per la grande alleanza che fondò la foglia, il suo simbolo stesso, come saprai, è l’unione di due simboli distinti. Guardati attorno Atasuke, quanti clan sono stati riuniti nel nostro villaggio?
    Quante persone orgogliose hanno rinunciato alla loro totale indipendenza per aiutarsi a vicenda?


    Lo guardò a lungo, Sorai era un uomo di valore, la cui fedeltà al villaggio ed al suo clan erano indiscutibili, e dall’alto di tali ferree convinzioni aveva elaborato, che il clan non aveva nulla da nascondere o che non potesse essere deciso insieme a quello che era il leader del villaggio e che, a differenza dei suoi recenti predecessori, li reputava degni di considerazione.

    Molti Hokage hanno fallito nel tenere a bada i clan.
    Conosci la nostra storia Atasuke?
    La storia degli Uchiha?
    Come ti credi che sia stato possibile lo sterminio di un INTERO clan?


    I due reggenti più giovani tacevano, in un religioso silenzio.

    Credi davvero che fu un solo uomo a riuscire a sterminarci tutti?
    Un singolo uomo?
    In una notte non ne avrebbe avuto il tempo materiale!
    Donne, vecchi, bambini, civili e non… tutto il clan.
    Chi pensi abbia emanato quell’ordine?
    UNA sola persona poteva farlo, e quella persona ha il suo viso scolpito nella montagna, è il terzo.
    L’Hokage più magnanimo e benvoluto della foglia dopo il primo.
    Eppure ci ha sterminati, o stava per riuscirci quantomeno, persino lui ha fallito.
    Sai per cosa?
    Perché le nostre riunioni erano segrete.
    Perché potevamo nascondere, pianificare, credendo che nessuno ci avrebbe mai scoperto, credendo che una guerra civile vi avrebbe dato lustro e rispetto ora che i Senju andavano estinguendosi.
    È questo che vuoi Atasuke?
    Segreti?


    Il suo volto si era ingentilito, qualcosa di quel discorso ancora riusciva a scalfirgli il cuore, duro come il Guardiano sapeva che fosse.

    Per questa volta la tua mancanza passerà, l’ignoranza non è un male se si impara a colmare le lacune ed a sfruttare ciò che si è appreso.
    Tuttavia, mai più ti sarà concesso di chiamare, o definire l’Hokage un estraneo.
    Ma se hai compreso le mie parole avrai anche capito che un unico nodo lega tutte le corde che i clan rappresentano. Ed esso va protetto, rispettato ma soprattutto gli si deve fiducia, e dalle tue parole ne proviene così poca che quella goccia non basterebbe a dissetare una mosca.
    Ho letto nelle tue parole un filo di risentimento quando parlavi di colpe d’amore.
    Sai cos’ha fatto il Juudaime in tal proposito?


    Il Corvo e Izumi si guardarono per un istante, incerti.

    Dovresti, conosci l’erede dei Kobayashi e più di una volta di ho visto scambiare amichevoli parole con lei, se non altro conosci sicuramente sua madre, Heiko.
    Shinobi valorosa, un tempo, prima che il clan decidesse di cacciarla, senza fare a meno del solito disonore, perché amava il suo attuale marito.
    Ebbene, la prima cosa che l’Hokage fece fu di chiamare a riunione il clan ed imporre la sua ammissione allo stesso in quanto nessun tradimento o disonore era riscontrabile nell’amare una persona con cui non condividesse una seppur lieve linea di sangue.
    Non condivido questo pensiero, ma tanti giovani si, e a quanto pare tu stesso lo pensi.
    È forse tempo di evolversi quindi, è forse tempo di essere coerenti e maturare realmente Atasuke e comprendere che tra alleati non possono esistere segreti.
    I segreti portano sospetti, i sospetti indagini, le indagini fraintendimenti… e i fraintendimenti portano alla guerra.


    Su quell’ultima parola si fece grave la sua voce da anziano, dando un peso che solamente quelle rughe, scavate nella pelle dal peso dell’esperienza, sapevano dare.

    Il clan esiste, ma il clan e fedele al villaggio, e il villaggio ha un Hokage che lo rappresenta.
    Nessuna di queste cose è scindibile dalle altre.
    E fedeltà è anche questo, soprattutto questo.


    Terminò Izumi mentre indicava il posto in cui poco prima era seduto l’Hokage, l’uomo a cui il Daimyo aveva dato la sua fiducia.
     
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